Il fact-checking de lavoce.info passa al setaccio le dichiarazioni di politici, imprenditori e sindacalisti per stabilire, con numeri e fatti, se hanno detto il vero o il falso. Questa volta tocca a Matteo Salvini: quanto è stato accurato nell’intervento a Porta a Porta?
Durante l’intervento a Porta a porta che sostituisce il dibattito elettorale sulla televisione pubblica, Matteo Salvini ha citato più volte dati verificabili. Procediamo ad esaminare una dichiarazione per volta.
“La prima cosa è lo scostamento di bilancio di 30 miliardi per salvare un milione di posti di lavoro”.
Il Segretario della Lega insiste ormai da settimane sulla necessità di uno scostamento di bilancio da 30 miliardi di euro per aiutare imprese e cittadini in difficoltà e tentare di contrastare la crisi prima che colpisca nel modo peggiore. La proposta politica si potrebbe anche valutare in maniera positiva: la crisi del Covid, per esempio, è stata affrontata dalla maggior parte dei governi in questo modo, con aiuti perlopiù incondizionati e con un forte impegno da parte della finanza pubblica. In quel caso, però, la crisi aveva colpito sostanzialmente tutti i settori dell’economia e lasciato senza la possibilità di lavorare, almeno nelle prime fasi, la maggioranza degli italiani. Per quanto l’inflazione colpisca tutti, non si può certo sostenere che questa crisi abbia lo stesso impatto sofferto dall’Italia nel 2020. Allora i posti di lavoro persi furono poco meno di mezzo milione: se anche questa volta, come ipotizza Salvini, la perdita occupazionale fosse addirittura doppia rispetto al 2020, non viene spiegato come e perché 30 miliardi sarebbero abbastanza per fermare questo crollo. Dal punto di vista politico, poi, andrebbe considerata l’equità generazionale di uno scostamento di bilancio così ampio: dopo un forte aumento del debito pubblico dopo la crisi Covid, il peso del debito sulle generazioni future aumenterebbe ulteriormente.
Matteo Salvini cita numeri in maniera piuttosto casuale senza dimostrare perché si rischia una riduzione così drastica dell’occupazione a causa di questa crisi (i posti di lavoro a rischio ci sono eccome, ma non ci sono elementi per giustificare cifre così elevate) né perché uno scostamento di bilancio di 30 miliardi impedirebbe questa riduzione dell’occupazione. Le sue affermazioni sono perciò TENDENZIALMENTE FALSE.
Abolizione del test di ingresso a medicina
“Mancano medici? Togliamo il numero chiuso, ha costo zero”.
No, non è vero che abolire il test di medicina è a costo zero: come ha spiegato Andrea Gavosto su questo sito, vanno considerate le spese aggiuntive dovute a una mancata selezione all’ingresso. L’accesso libero a medicina, anche imponendo una valutazione alla fine del primo anno per decidere chi potrà continuare a frequentare la facoltà e chi no, comporta un aumento consistente del numero di studenti e dunque un aumento della domanda di servizi: più professori, più aule, più laboratori e così via. Secondo Gavosto, il costo annuo sarebbe di circa 200 milioni di euro: si tratta di una cifra piuttosto significativa, paragonabile a quello che lo Stato stanzia complessivamente per le borse di studio universitarie. Inoltre, molti studi hanno mostrato che non cambierebbe la platea di studenti che continuano gli studi nella facoltà: chi passa il test di ingresso, in media, avrebbe passato anche la selezione alla fine dell’anno basata sui voti, e viceversa, mentre gli esclusi dovrebbero semplicemente attendere un anno prima di fermare il proprio percorso a medicina. Una dimostrazione che, con tutti i suoi limiti, il test di medicina è più efficiente, perché meno costoso, di una selezione alla fine del primo anno di studi.
Le dichiarazioni di Salvini sono dunque, in questo caso, FALSE.
Il costo di Quota 41
“Penso che questo diritto alla pensione valga 1,3 miliardi di quota 41 come calcolato dalla Cgil”.
Anziché affidarsi alle ben più attendibili stime dell’Inps, Matteo Salvini preferisce citare i numeri della Cgil sul costo di Quota 41, che considerano che solo il 40 per cento degli aventi diritto vi accederebbe. Tralasciando il fatto che il costo della misura dovrebbe essere considerato almeno sul decennio successivo e non sul primo anno di applicazione, la stima della Cgil è decisamente troppo conservativa.
È vero, a Quota 100 ha acceduto solo il 40 per cento degli aventi diritto, ma in quel caso la penalizzazione data dal prepensionamento era molto superiore rispetto a quella di Quota 41: andando in pensione con soli 38 anni di versamenti alla previdenza, infatti, si perdevano quasi cinque anni di contribuzione rispetto ai requisiti della Legge Fornero, con un forte ridimensionamento dell’assegno. Nel caso di Quota 41, invece, la penalizzazione sarebbe molto limitata a fronte di un anticipo pensionistico non indifferente: quasi due anni per gli uomini e quasi uno per le donne. Diventano quindi più realistiche le stime dell’Inps, già riportate in un precedente intervento su lavoce, che prevede una spesa complessiva di 75 miliardi nei primi dieci anni dall’introduzione della misura (4,3 nell’anno di introduzione). Anche in caso di adesione inferiore, la cifra sarebbe comunque ben lontana dagli 1,3 miliardi l’anno stimati dalla Cgil.
Anche in questo caso, le dichiarazioni di Matteo Salvini sono FALSE.
Condoni
“Se fai una mega operazione di saldo e stralcio facendo pagare il 20% porti in cassa almeno 30 miliardi di euro”.
Salvini dimostra ancora di non essere un lettore de lavoce: come ha scritto Tommaso Di Tanno, la pace fiscale vale sempre meno di quello che promette la politica. Secondo Di Tanno, è vero che ci sono oltre 1.100 miliardi di crediti fiscali non ancora incassati, ma l’Agenzia delle entrate ha più volte riferito che, di fatto, solo 81 miliardi di questi crediti sarebbero esigibili, mentre gli altri non sarebbero più disponibili per le ragioni più disparate, dai contribuenti deceduti o falliti a quelli non più reperibili (per cambiamento di residenza) o effettivamente nullatenenti (e quindi non più proficuamente aggredibili). Con un saldo e stralcio del 20 per cento, e ammesso che tutti i debitori sarebbero disposti a pagare, un fatto mai verificatosi finora, si riuscirebbero a ottenere al massimo 16 miliardi. Ma, di nuovo, anche questa cifra è molto improbabile da raggiungere.
Salvini sovrastima il potenziale dei condoni, che anche in passato non hanno portato entrate così elevate per lo Stato e hanno incentivato i debitori a non pagare, in attesa del successivo condono. Le sue dichiarazioni sono perciò FALSE.
L’autofinanziamento della flat tax
“La flat tax oggi è realtà per quasi 2 milioni di partite Iva. Non aiuta i ricchi. Il primo obiettivo è estenderlo a 100 mila euro, lo Stato non si svena ma guadagna”.
Come abbiamo già scritto nel fact-checking delle dichiarazioni di Silvio Berlusconi (LINK) a Porta a porta, non è vero che la flat tax non comporta un costo per lo Stato. Secondo le stime dell’Ufficio parlamentare di bilancio al momento dell’introduzione della misura, infatti, il costo sarebbe stato di 1,8 miliardi nel 2020 e 1,4 nel 2021. Anche in quest’ultimo caso, le dichiarazioni di Matteo Salvini sono FALSE.
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