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Quanto costerebbe il bonus affitti proposto dal Partito Democratico

Il Partito Democratico ha proposto un bonus di duemila euro annui per i giovani in affitto. Si tratta di una misura che potrebbe aiutare in maniera efficace ad abbandonare la casa dei genitori e che, se ben regolata, non avrebbe un costo eccessivamente elevato.

Negli ultimi giorni, il Partito Democratico ha lanciato una campagna che propone iniziative molto semplici in caso di vittoria alle elezioni. L’obiettivo è quello di fare delle proposte chiare e immediate per le prime fasi della campagna elettorale, da distribuire sui social o da affiggere su grandi manifesti elettorali. Tra i temi, il salario minimo e la parità di genere, la tutela dell’ambiente e le agevolazioni sugli affitti per i giovani. Analizziamo quest’ultimo tema.

Il Pd ha deciso di proporre un bonus di duemila euro annui per sostenere i giovani che escono di casa e devono pagare un affitto. Il problema dei giovani che non riescono ad abbandonare la casa della propria famiglia – o che non si trovano nelle condizioni di risparmiare una volta usciti di casa a causa del costo degli affitti – è molto rilevante e una risposta di questo tipo risulterebbe molto più efficace rispetto a misure come la detrazione del 20 per cento sugli affitti per gli under-31 introdotta dal governo Draghi, come spiegato di seguito. Sembra inoltre guardare al problema da una prospettiva più realistica rispetto ai vari bonus per l’acquisto della casa (per molti giovani di oggi, il problema è come pagare l’affitto, più che come acquistare un immobile).

Come funziona l’agevolazione attuale e quali sono i suoi limiti

L’attuale agevolazione offerta dal governo Draghi prevede una detrazione lorda annua di 991,60 euro o, nel caso in cui l’affitto sia superiore a cinquemila euro, una detrazione pari al 20 per cento del canone, per un massimo di duemila euro annui.

Come già spiagato da Armillei, Bidut e Sartori per Tortuga su Domani, il principale limite di questa misura è legato al fatto che non si tratti di un contributo diretto, ma di una detrazione. Questo significa che chi non paga imposte non ha diritto a riceverla e, inoltre, anche nel caso in cui si avesse diritto a ottenere il beneficio, bisognerebbe aspettare la dichiarazione dei redditi per ricevere il rimborso. Data la necessità di pagare l’affitto a cadenza mensile (e non sono rari i casi di locatori che richiedono anche due o tre mensilità anticipate anziché solo una), un’agevolazione di questo tipo non è in grado di sanare un’importante difficoltà dei giovani, e di chi paga l’affitto in generale: la mancanza di liquidità.

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Inoltre, l’ottenimento dell’agevolazione è limitato a chi possiede un Isee inferiore ai 15 mila euro. Può essere giusto limitare la detrazione solo a chi ne ha più bisogno, ma va ricordato il fatto che i giovani che lasciano il nucleo familiare rimangono a lungo legati all’Isee della famiglia di origine, anche cambiando la residenza, perché vengono considerati redditi e patrimoni degli anni precedenti.

Il bonus proposto dal Partito Democratico

Il Pd non è molto chiaro sulle modalità attraverso cui erogare il bonus, né su eventuali limitazioni alla platea di beneficiari. Dalla proposta, però, sembrerebbe che i duemila euro arriverebbero immediatamente o quasi nelle tasche dei giovani che dovessero riceverlo. Per quanto riguarda i possibili beneficiari, invece, proviamo a immaginare due diversi scenari. Un primo in cui il bonus viene ricevuto da ogni giovane tra 20 e 34 anni (si escludono i diciottenni e i diciannovenni che non erano inclusi nemmeno nella precedente agevolazione del governo Draghi). In un secondo scenario, immaginiamo in primis che il bonus arrivi solo a chi ha un Isee inferiore a 15 mila euro, per poi vedere di quanto aumenterebbe il costo all’aumentare della soglia Isee. Questo secondo calcolo viene fatto imputando al numero dei giovani la percentuale nazionale di persone con un Isee inferiore a quella somma.

Partendo dal primo scenario, secondo i dati Istat, i giovani tra 20 e 34 anni sono 9.204.136 al primo gennaio 2021. Assumendo che ciascuno di essi richieda il bonus, il numero dei beneficiari moltiplicato per il beneficio risulterebbe in una spesa di circa 18,4 miliardi. Se si restringesse la platea agli under-30 (5.987.668), il costo calerebbe a circa 11,8 miliardi.

Per il secondo scenario, proviamo a calcolare la percentuale di giovani con un Isee al di sotto di 15 mila euro e di altre eventuali soglie. Secondo i dati del Rapporto Isee 2020, l’Isee è stato presentato da famiglie che rappresentano il 35,9 per cento della popolazione residente e il 70,2 per cento presentava un Isee inferiore a 15 mila euro. Assumendo che la distribuzione Isee per i giovani sia simile a quella del totale nazionale, risulta che i beneficiari del bonus tra 20 e 35 anni sarebbero circa 2 milioni e 300 mila, per una spesa complessiva di 4,6 miliardi. Abbassando la fascia d’età a 20-29 anni il costo calerebbe a circa 3 miliardi.

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Il calcolo è stato fatto moltiplicando il numero di persone nella fascia di età per 0,359 (il 35,9 per cento che presenta l’Isee) e moltiplicando di nuovo per 0,702 (il 70,2 per cento che si trova al di sotto di 15 mila euro). Si tratta di una soglia minima di spesa calcolata per difetto, ma il costo dovrebbe comunque avvicinarsi molto più a questa cifra piuttosto che ai 18 o agli 11 miliardi ipotizzati come soglia massima. Alzando il valore Isee a 20 mila euro (79,6 per cento di chi presenta Isee) il costo salirebbe a circa 5,3 miliardi in caso di bonus agli under-35 e a 3,4 miliardi se il bonus fosse riservato ai 20-29enni. La Tabella 1 riassume le stime di costo in base alle varie soglie.

In conclusione, il bonus proposto dal Pd, se limitato in base a soglie Isee, anche relativamente alte, avrebbe un costo rilevante, ma non eccessivamente elevato, considerando anche il potenziale beneficio per chi lo riceverebbe. Per esempio, su una stanza in affitto a 500 euro al mese (una cifra non facilmente raggiungibile, se non in città come Milano, Bologna o Roma) il bonus coprirebbe un terzo del costo annuo di affitto. Su una di 300 euro al mese (un prezzo più realistico per città universitarie “minori”), il bonus coprirebbe oltre la metà dell’affitto (55,5 per cento).

Va naturalmente considerato l’impatto inflattivo di un bonus di questo tipo: se tutti i giovani, o comunque una parte rilevante, hanno a disposizione questa somma, infatti, probabilmente i prezzi tenderanno a crescere perché i locatari saranno disposti a pagare di più. Inoltre, i proprietari di casa potrebbero sfruttare il bonus anche per coprire l’aumento dei costi degli ultimi mesi. In ogni caso, il rapporto tra costo ed efficacia della misura sembra essere sostenibile.

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  1. Maurizio Cortesi

    Altro regalo ai proprietari immobiliari che è la vera base sociale del PD o dei comunisti come finalmente li si ritorna a chiamare. Altro bonus mirato sui clusters elettorali e di consumo, cioè le clientele della prima Repubblica oggi le possiamo chiamare Whatsdem.. Invece di riforme strutturali i soliti aggiustamenti gattopardeschi, alla faccia del cosiddetto progressismo che si dimostra ancora una volta quello che è veramente: pubblicità ingannevole.

    • Luca Neri

      Il bonus affitto sarebbe un ottimo strumento solo se venisse eliminato l’istituto delle case popolari (la cui abolizione produrrebbe risparmi di gestione che potrebbero essere riutilizzati per il bonus affitto). Una volta ricevuto il bonus il beneficiario dovrebbe cercare casa sul mercato. Questo avrebbe i seguenti vantaggi:
      1) eliminerebbe le concentrazioni di povertà criminogene e lo scempio dell’edilizia popolare nelle grandi città.
      2) consentirebbe l’emergere di un mercato libero di case ad affitto libero o affitto convenzionato con una miglior allocazione delle risorse pubbliche
      3) consentirebbe una più efficiente distribuzione abitativa
      Viceversa il bonus affitto così come disegnato è una inutile regalia elettorale che non migliorerà l’efficienza delle politiche abitative. In pratica, soldi buttati.

  2. Carmine Meoli

    Da anni ma senza udienza ( era Ministro del lavoro un mio conterraneo) proponiamo un contributo affitti in favore di disoccupati ( ora percettori di RDC eventualmente) che si trasferiscono per accettare lavori distanti dalla propria abitazione .
    Per conoscenza diretta caro affitti e salari da part time impediscono la accettazione di lavori distanti e la carenza viene solo riempita da extracomunitari che ricorrono ad alloggi assai critici . ( per inciso anche inPaesi a noi vicini ho visto dormitori per stranieri negli scantinati di ristoranti !!!!!!)

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