L’Italia è in ritardo nella costruzione delle infrastrutture per le reti a banda ultra larga, in modo da raggiungere case, uffici e aziende delle zone interne. La Corte dei conti ha indicato le linee di azione per superarli. Ora si tratta di attuarle.
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I rapporti sull’Europa di Draghi e Letta suggeriscono di “togliere il rischio” che i privati corrono quando contribuiscono al finanziamento di infrastrutture. Non sembra una buona idea. Perché ci sarebbe un incentivo a costruire opere di dubbia utilità.
I trasporti pubblici locali sono già materia devoluta alle regioni, anche se lo stato continua a finanziarli con sussidi e investimenti infrastrutturali. In un sistema così complesso, aumentare l’efficienza dei servizi è il presupposto di ogni riforma.
L’emendamento che spalma su dieci anni le detrazioni comporta una leggera stretta sul Superbonus. Il problema è che si continua a operare in un’ottica anno per anno e non di medio periodo, come invece richiederebbero le nuove regole europee.
Arriva la valutazione costi benefici per il Ponte sullo Stretto di Messina, dopo che la decisione di costruire l’opera è già stata presa. Il risultato è positivo solo grazie all’alto valore economico attribuito alla riduzione delle emissioni di CO2.
Benché le quantità siano ridotte, il valore delle merci trasportate per via aerea rappresenta una quota rilevante del nostro interscambio commerciale, con un saldo attivo importante. Il problema è l’assenza di un grande vettore di linea sul lungo raggio.
Un nuovo decreto cerca di limitare il costo del Superbonus per le casse dello stato. Nel mirino è ora la cessione del credito per i residenti Iacp o per chi è stato colpito da calamità naturali. L’agevolazione resta invece per le seconde case condominiali.
La costruzione dei trafori ferroviari di base in Svizzera è pressoché unanimemente giudicata un successo. A conti fatti però la realtà risulta meno rosea e i benefici inferiori ai costi sostenuti per le infrastrutture. Pochi miglioramenti anche per l’aria.
Nonostante la completa liberalizzazione del mercato, anche in Italia il trasporto merci su ferrovia è in declino. Per ridare slancio al settore, più dei costosi investimenti europei in infrastrutture, può essere utile il ripristino di un incentivo.
Le zone 30 esistono da decenni in varie città europee, ma anche in Italia. E sono state analizzate sotto i più diversi profili. Presentare come estemporanea la scelta del comune di Bologna significa ignorare sperimentazioni a livello internazionale.