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Con la flat tax costi enormi a beneficio di pochi

Le proposte di flat tax di Forza Italia e Lega darebbero un gettito nettamente inferiore a quello attuale dell’Irpef, anche con un ottimistico recupero totale dell’evasione. A beneficiare del risparmio di imposta sarebbero soprattutto i redditi più alti.

Due ipotesi di flat tax

Nel 2003 il governo Berlusconi approvò la legge delega n. 80, in cui all’articolo 3 si disciplina la nuova imposta sul reddito riducendo a due le aliquote, “rispettivamente pari al 23 per cento fino a 100 mila euro e al 33 per cento oltre tale importo”. Nella legge si definisce la volontà di istituire una no tax area e di concentrare le deduzioni sui redditi medio-bassi. Tuttavia, quella legge delega non è mai stata attuata perché non sono mai stati promulgati i decreti delegati. Il motivo è stato l’eccessivo aggravio che ne sarebbe derivato per le finanze pubbliche, benché anche allora, come oggi, la motivazione principale della riforma fosse riposta in un forte recupero dell’evasione fiscale.

Nella campagna elettorale del 2018 sono emerse nelle piattaforme del Centrodestra due proposte di riforma dell’imposta personale sul reddito di tipo flat tax, cioè con aliquota unica estremamente simili a quelle che circolano attualmente da parte di Lega e Forza Italia. I governi insediati successivamente alle elezioni non hanno dato luogo alla realizzazione della flat tax se non per gli autonomi con fatturato inferiore a 65 mila euro. Plausibilmente la motivazione anche in questo caso è l’eccessivo aggravio per le finanze pubbliche.

Al momento non esiste una proposta univoca di flat tax da parte del Centrodestra, ma le prime proposte da parte di Lega e Forza Italia sembrano essere piuttosto in linea con quelle del 2018. Riproponiamo quindi le stime che facemmo in occasione della precedente campagna elettorale. Quando avremo maggiori dettagli a disposizione, rifaremo i conti su perdita di gettito ed effetti redistributivi. 

La proposta di Matteo Salvini per queste elezioni non sembra molto diversa da quella della Lega Nord per il 2018, in cui si proponeva uno schema con aliquota unica al 15 per cento da applicarsi alla base imponibile familiare, con deduzione di 3 mila euro per componente. La formula è quindi Irpef = 0,15*(reddito familiare – 3000* numero componenti). È prevista una clausola di salvaguardia che evita che qualcuno debba pagare più di quanto versa oggi, a parità di reddito. Nella nuova proposta, basata su un disegno di legge presentato in Senato da Siri, Salvini e Romeo, il sistema di deduzioni è più complesso (e, apparentemente, più oneroso per le casse dello Stato). Per indicare il costo della misura e semplificare il calcolo, per il momento, ci basiamo sulla proposta di quattro anni fa, non molto distante da quella attuale.

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Anche Forza Italia ritorna sulla proposta di una flat tax al 23 per cento, che aveva già annunciato nella campagna elettorale del 2018. All’epoca, Silvio Berlusconi aveva dichiarato l’intenzione di istituire una flat tax con aliquota del 23 per cento e deduzione concessa a tutti di 12 mila euro. Sembra di capire che la base imponibile sia individuale e non familiare come la proposta della Lega Nord esplicitamente prevede. La formula è quindi Irpef = 0,23*(reddito individuale – 12000).

Utilizzando il dataset Silc 2015, un campione rappresentativo delle famiglie italiane su cui si sono applicate le regole di calcolo dell’imposta sul reddito, stimiamo costi ed effetti distributivi delle due proposte di Lega e Forza Italia.

I calcoli sul gettito

La proposta della Lega produrrebbe un gettito di 94 miliardi all’anno (escludendo le addizionali regionali e comunali), con un calo di 58 miliardi rispetto a quello Irpef attuale.

Uno degli argomenti a favore dell’introduzione della flat tax con un’aliquota molto più bassa di quelle oggi in vigore sugli scaglioni più alti è che farebbe emergere base imponibile finora nascosta da evasione o elusione. La relazione annuale sull’evasione del ministero dell’Economia e Finanze stima una perdita di gettito Irpef da evasione di circa 38 miliardi. Nell’ipotesi più rosea in cui si potessero recuperare tutti, mancherebbero ancora 20 miliardi. Anche ammettendo un eventuale effetto sulla crescita economica, con conseguente aumento di gettito, è molto improbabile che si arrivi a recuperarli. Questo equivale a un aumento della base imponibile Irpef del 25 per cento. A parità di base imponibile, per ottenere lo stesso gettito di oggi, l’aliquota unica dovrebbe salire al 35 per cento, sempre tenuto conto della clausola. Se invece non applicassimo la clausola, basterebbe il 24 per cento, ma molte famiglie povere pagherebbero più di ora. Con aliquota e deduzione proposte dalla Lega, la crescita di base imponibile complessiva che garantirebbe un gettito pari a quello odierno dovrebbe essere del 45 per cento, una variazione impossibile nel giro di pochi anni.

La perdita di gettito è simile per la flat tax proposta da Forza Italia.

Rispetto allo schema della Lega, in quello di Forza Italia la maggiore aliquota compensa la più alta deduzione. L’aliquota unica che manterrebbe costante il gettito sarebbe del 37 per cento. Invece, con aliquota e deduzione proposte da Forza Italia, servirebbe un incremento della base imponibile del 35 per cento per ottenere il gettito di oggi.

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L’impatto di questa misura sarebbe peraltro ancora più pesante sui conti pubblici oggi rispetto a quattro anni fa. Nel 2018, infatti il rapporto debito/Pil era pari al 132,2, mentre nel 2021 aveva raggiunto il 150,8 per cento.

Gli effetti distributivi

Passando agli effetti distributivi, la Figura 1 mostra l’incidenza dell’Irpef sul reddito complessivo familiare, in migliaia di euro. È un confronto non del tutto corretto perché non è fatto a parità di gettito, quindi tutti sembrano guadagnare rispetto all’Irpef attuale, ma non si considera la perdita di servizi e trasferimenti derivante dal minor gettito. È comunque utile per mostrare il forte calo della progressività: l’aliquota media (asse verticale) crescerebbe molto più lentamente rispetto a oggi, soprattutto nel caso della Lega. La perdita di gettito si riflette quindi in una forte riduzione dell’incidenza. La flat tax di Forza Italia incide di meno sui redditi bassi a causa della maggiore deduzione e leggermente di più sugli alti grazie all’aliquota superiore.

Assumendo che la distribuzione della base imponibile dopo la riforma rimanga invariata, dalla tabella si nota che i risparmi medi di imposta sono moderati per i decili di reddito medio-bassi ed estremamente elevati per l’ultimo decile. L’ipotesi Forza Italia è un po’ più generosa con le classi medie.

In conclusione, entrambe le proposte lascerebbero non finanziata una quota rilevante del gettito Irpef attuale pur tenendo conto di un ottimistico recupero totale dell’evasione. Inoltre, la classe di reddito più elevata beneficerebbe del risparmio di imposta in misura di gran lunga maggiore rispetto alle altre.

Questo articolo è stato originariamente pubblicato il 19 gennaio 2018. Aggiornato il 10 agosto 2022.

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11 commenti

  1. Vincenzo Ranalli

    Finalmente forse ci sarà una vittoria della matematica elementare. Chi più guadagna più paga. Se uno guadagna 100000 euro pagando il 15 % gli restano in tasca 85000 euro. Se uno guadagna 10000 euro pagando il 15 % gli restano in tasca 8500 euro. Il tutto significa che chi più guadagna più paga di tasse, chi meno guadagna meno paga di tasse, è il sistema più giusto e semplice del mondo

    • Maurizio

      Caro Vincenzo, non la faranno mai, sia chiaro, se fossero credibili forse li voterei ma la verità è che è pura propaganda, anche riciclata. La flat tax potrebbe stare in piedi solo mettendo a pagamento cose costose che oggi non paghiamo o paghiamo sotto costo tipo la sanità, l’università, l’utilizzo di strade, superstrade, ecc. Insomma, scoppia la rivoluzione 🙂

    • Angelo

      Io capisco quello che è stato spiegato, ma in Italia come per il RDC bisogna fare i conti con i comportamenti opportunistici della popolazione. Ci sono decine di migliaia di piccoli artigiani e partite IVA, soprattutto quelli che prestano servizi senza un pubblico esercizio su strada, che evadono anche il 70-80% perché il costume nazionale è questo e i controlli e le sanzioni sono blande. Se li chiamate a casa e ci parlate hanno tutti 4-5 appartenenti, barche non registrate, etc. Questi si mettono d’accordo col commercialista e pagano le imposte che gli pare a loro. Sono decine di migliaia. È vero che magari costa, ma riporterebbe una vera democratica redistribuzione, non tra ricchi e poveri ma tra dipendenti che pagano le tasse per tutti e chi fa quello che gli pare perché in Italia per le partite questo alla fine è un paradiso fiscale. Anche per quelli che fanno i proclami e le proteste, si facessero un esame di coscienza e contassero le volte che non hanno fatto fatture e scontrini come se fosse normale.

      • Massimo

        Peccato che le tasse dei dipendenti le paghino i datori di lavoro. E i dipendenti totalmente o parzialmente al nero (hai presente qquelli che magari hanno un contratto part time di 4 ore e poi ne lavorano 8 facendosi pagare la differenza fuori busta?) evadono anche loro. Quindi i tuoi sono i soliti luoghi in salsa marxista in cui ci sono gli imprenditori avidi e sfruttatori e i salariati schiavizzati. Onestamente, nel 21° secolo, pensavo che avessimo superato queste ideologie tardo sessantottine. Ma evidentemente mi sbagliavo.

    • Luca Oacifici

      Gentile Vincenzo Ranalli,
      qui non si tratta di matematica elementare, ma di una pressione fiscale che nel suo totale raggiunge anche il 71% (e non per sentito dire!? o per teorie da libri universitari)
      Non è economicamente sostenibile.
      Questa è economia elementare!?
      Benissimo fanno le aziende ad andare all’estero!

    • Tio46

      Certo perché una persona che guadagna 10.000 all anno e già sta sulla linea della povertà , levargli 1.500 ( con riduzione della sanità , educazione ecc ) gli conviene in confronto a uno che al posto di avere solo 100k di euro ne avrà solo 85k . Comunque anche se una democrazia imperfetta come quella italiana , se il CDX farà bene all Italia verrà rivotato, sennò ciao alle prossime elezioni

  2. Claudio

    Cauri autori,
    Quando parlate di 38 miliardi circa di tax gap IRPEF, considerate il lavoro dipendente, partita IVA ed addizionali. Però per quanto riguarda il lavoro dipendente, stiamo parlando di soli 4,5 miliardi di euro circa.
    Ora, credo sia lecito pensare che l’introduzione della flat tax per il lavoro dipendente possa al massimo portare all’emersione (e direi solo parziale) dell’evasione IRPEF per lavoratori dipendenti (con meccanismi più complicati in quanto rientrare anche il rapporto col datore di lavoro) . Per il resto dell’evasione IRPEF (P.IVA), si dovrà prevedere ben altra modalità di emersione.
    Anzi, l’evasione IRPEF P.IVA dal 2014 al 2019 ha avuto una tendenza a crescere in termini proporzionali e su periodi più lunghi non c’è stata sostanziale differenza.
    Inoltre, nell’ambito partita IVA, le soglie di 65000 euro e 100000 euro per flat tax possono pure funzionare come incentivo all’evasione per le parti eccedenti di reddito.
    Cosa ne pensate? A mio avviso, lo sbilanciamento finanziario è pure peggiore di quanto preventivate nell’articolo. Inoltre, privilegiando i redditi più alti, la maggiore capacità di spesa si tradurrà in maggiori consumi e IVA e lavoro solo in minima parte, in quanto le fasce più abbienti avranno più tendenza a ad eseguire operazioni finanziare ed acquistare prodotti i di fascia alta o di lusso (quindi, meno produzione di massa e minore creazione di posti di lavoro).

  3. Carmine Meoli

    Eppure la. equità’ del cumulo dei reddditi esteso oppure per le sole famiglie monoreddito non viene mai proposta , neppure come specchietto elettorale !

  4. Pietro Della Casa

    Io capisco che una persona con reddito elevato possa fregarsi le mani e salivare nell’attesa messianica di una riforma antisociale e pericolosa come la tassa ad aliquota costante (tradotto per gli italiani: flat-tax). Capisco meno che possa credere alla sua attuabilità nel mondo reale, ma si sa, la cupidigia è come l’amore, acceca.

  5. Domenico

    Vorrei evidenziare che proporzionalita’ non significa equita’. Il sistema progressivo in vigore ( solo sull’irpef ricordo che l’ires sulle societa’ e’ proporzionale 24% ) e’ un sistema equo che permette di contribuire alla spesa collettiva in modo crescente al crescere dei redditi.
    Sicuramente vanno riviste le fasce e ridotte le aliquote degli ultimi scaglioni ma definire un’aliquota del 15% per tutti vuol dire che a chi dichiara 10000 eu post irpef ne rimarrebbero 8500 per vivere a chi ne dichiarea 100000 ne rimarrebbero 85000 . Forse sarebbe piu equo che non pagasse il contribuente con redditi di sussistenza e versasse una maggiore irpef ( il 30%per esempio) chi ha un reddito medio alto sempre conteggiando il gettito globale

  6. SERAFINO PANTANO

    Condivido parzialmente l’analisi, perché a fronte di minore gettito fiscale diretto (ammesso e non concesso che le sue proiezioni siano giuste) vi sarebbe un aumento dei consumi con incremento del PIL e delle entrate anche derivanti dalle imposte indirette (vedi IVA sulla vendita di prodotti e prestazioni di servizi).

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