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Letta vs Meloni: quanto è stato accurato il leader Pd?

Il fact-checking de lavoce.info passa al setaccio le dichiarazioni di politici, imprenditori e sindacalisti per stabilire, con numeri e fatti, se hanno detto il vero o il falso. Questa volta tocca a Enrico Letta: quanto è stato accurato durante il dibattito con Giorgia Meloni?

Il dibattito

Il 12 settembre, il Corriere della Sera ha ospitato un dibattito tra Enrico Letta e Giorgia Meloni, leader delle due principali forze politiche in corsa alle elezioni del 25 settembre. Entrambi hanno fatto affermazioni su eventi passati verificabili tramite fact-checking. Nel caso del segretario del Partito democratico, sono in particolare sei le dichiarazioni da controllare.

Le sanzioni contro la Russia

Riferendosi alle sanzioni contro la Russia, Letta ha dichiarato che “le misure stanno funzionando anche se hanno ripercussioni sulla nostra economia”.

Come già sottolineato in un precedente fact-checking, l’efficacia delle sanzioni occidentali contro la Russia è difficile da valutare. Sulla base dei pochi dati disponibili, anche di fonte russa, sembra che l’impatto sia stato significativo e abbia già portato a un calo del Pil russo almeno del 5 per cento dall’inizio del 2022.

D’altra parte, è stato osservato un calo della crescita economica dei paesi dell’Unione europea, con un tasso di crescita dello 0,6 per cento nel primo e nel secondo trimestre del 2022, al di sotto dei trimestri precedenti. A ciò contribuisce l’aumento dei prezzi dell’energia, in parte legato alla riduzione delle forniture di gas da parte della Russia come ritorsione contro le sanzioni. Anche le ripercussioni citate da Letta sono quindi innegabili.

L’affermazione del leader del Partito democratico è perciò VERA.

L’Europa e i diritti di veto

Letta si è anche espresso contro il voto all’unanimità nel Consiglio europeo, sostenendo che il diritto di veto che ne consegue “piace ad esempio a Ungheria e Polonia”, che “spesso lo utilizzano contro l’Italia. Si sono opposti ad esempio al Next Generation EU che ha poi portato al Pnrr”.

Ungheria e Polonia hanno spesso utilizzato il diritto di veto. A giugno, per esempio, entrambi i paesi si opposero all’introduzione di un’aliquota minima del 15 per cento per le imposte sulle società nei paesi Ue, in applicazione di un accordo raggiunto in sede Ocse. Nonostante costituiscano una minoranza nel Consiglio, il requisito dell’unanimità fece deragliare le trattative.

Nel 2020, i due paesi posero il veto sul bilancio pluriennale europeo, che includeva Next Generation EU. Si opponevano al meccanismo che legava l’erogazione dei fondi europei al rispetto dello stato di diritto. Nonostante l’accordo di tutti gli altri paesi membri dell’Unione, furono necessarie ulteriori trattative, che portarono a un compromesso.

L’affermazione di Letta è quindi VERA.

Fratelli d’Italia e il “Recovery Fund”

Secondo Letta, “Fratelli d’Italia non ha mai votato a favore del Next Generation EU”.

Il tema è già stato affrontato su questo sito. Ci sono stati cinque voti chiave, nel Parlamento italiano e in quello europeo, per la costituzione e definizione di Next Generation EU. Fratelli d’Italia votò a favore soltanto una volta, presso il Parlamento europeo, a proposito della creazione di ReactEU, uno dei blocchi costitutivi del piano. Si astenne invece, sempre al Parlamento europeo, a proposito della costituzione del cosiddetto “Recovery Fund” (lo strumento principale di Next Generation EU) e dell’introduzione di entrate proprie dell’Unione europea per finanziarlo. In Italia, il partito di Giorgia Meloni di nuovo si astenne quando si votarono le linee guida al governo per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e poi quando il piano fu approvato dalle Camere.

Fratelli d’Italia, quindi, votò a favore solo una volta, su un capitolo meno rilevante di quelli su cui si astenne. L’affermazione di Letta è perciò TENDENZIALMENTE VERA.

Il Centrodestra e il debito pubblico

Il dibattito ha anche toccato i conti pubblici, con il segretario del Partito democratico che ha accusato il Centrodestra di una cattiva gestione: con “il governo di cui ha fatto parte Giorgia Meloni, cioè l’ultimo governo di Centrodestra, dal 2008 al 2011, il debito pubblico è aumentato di 230 miliardi”.

La figura 1 utilizza i dati Istat sull’indebitamento delle amministrazioni pubbliche per ricostruire l’andamento del bilancio durante il governo Berlusconi IV. Il governo entrò in carica a maggio del 2008, quindi il deficit riscontrato nel secondo trimestre del 2008 potrebbe essere legato in buona parte all’eredità delle misure dell’esecutivo precedente. Tuttavia, anche escludendolo e partendo dal terzo trimestre, si osserva un disavanzo di bilancio durante quasi tutti i periodi fino al quarto trimestre 2011, quando il governo Berlusconi IV cadde. Complessivamente, l’aumento del debito ammonta a circa 216 miliardi di euro (a prezzi correnti di aprile 2022); anche ignorando il trimestre dell’entrata in carica, il valore sarebbe intorno ai 210 miliardi di euro.

L’affermazione di Letta è quindi VERA.

I veti ungheresi alla politica migratoria dell’Unione europea

Letta ha anche dichiarato che “l’Ungheria ha sempre bloccato, usando il veto, tutte le volte che ha potuto, tutte le politiche migratorie comuni”.

È difficile ricostruire ogni passo dell’evoluzione delle politiche migratorie e di asilo dell’Unione europea avvenuta negli ultimi anni. Spiccano, ad ogni modo, due passaggi chiave.

Nel 2015, la Commissione europea propose un meccanismo di ricollocazione dei rifugiati nei paesi dell’Unione. La quota che ogni paese membro avrebbe dovuto accogliere sarebbe stata obbligatoria, costringendo anche i più riluttanti a conformarvisi. A causa dell’opposizione dell’Ungheria e di altri paesi, l’obbligatorietà fu abbandonata. L’Ungheria accettò di ricevere profughi, ma solo una piccola parte fu effettivamente trasferita.

Nel 2016 fu presentata una proposta di riforma del regolamento di Dublino, che disciplina quali paesi debbano esaminare le domande di asilo. La proposta fu approvata dal Parlamento europeo, ma a causa anche dell’opposizione ungherese fu affossata, non venendo mai votata dal Consiglio europeo.

A riprova di quanto l’Ungheria si sia opposta all’azione europea in ambito di immigrazione, si consideri che nel 2020 il paese fu addirittura condannato dalla Corte di giustizia dell’Unione europea per non aver rispettato le direttive sull’accoglienza dei rifugiati.

Sulla base di questi casi, l’affermazione di Letta può essere considerata VERA.

I voti del Centrodestra sull’ambiente

Infine, riferendosi a Fratelli d’Italia Letta ha affermato che “non c’è una votazione a favore dell’ambiente al Parlamento europeo nella quale abbiate votato a favore. Sempre contro. Addirittura contro il CBAM, cioè la carbon tax che evita che arrivino da fuori […] prodotti che porterebbero concorrenza sleale da noi”.

La tabella 1 ricostruisce i voti in materia ambientale avvenuti dall’inizio del 2022 al 14 settembre. Come riportato dai verbali del Parlamento europeo, il 22 giugno gli europarlamentari di Fratelli d’Italia hanno votato contro il “Carbon border adjustment mechanism” (CBAM), come sostenuto da Letta. Inoltre, in generale il partito di Giorgia Meloni ha votato contro le proposte della Commissione in materia ambientale o si è astenuto. Lo stesso vale per le mozioni per risoluzioni dell’Europarlamento a favore dell’ambiente. Anche sul Social Climate Fund, unico voto favorevole, FdI votò inizialmente per rifiutare la proposta della Commissione, salvo poi esprimersi a favore nella votazione finale.

I parlamentari europei di Fratelli d’Italia non hanno quindi votato “sempre contro” l’ambiente, ma lo hanno fatto nella grande maggioranza dei casi. Le affermazioni di Letta sono quindi TENDENZIALMENTE VERE.

Alla luce dei verdetti relativi alle singole dichiarazioni, sembra che in generale il segretario del Partito democratico abbia citato dati corretti durante il dibattito con Giorgia Meloni.

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  1. Ferdinando V.

    Per quanto possa valere il mio parere, apprezzo molto questo tentativo di fare capire ad ogni singolo cittadino elettore quanta differenza c’è tra “Politica” e “Propaganda”.
    Purtroppo, la stragrande maggioranza degli italiani ( e non solo) va a votare senza far uso della ragione ma dell’istinto.
    Quest’ultimo, specie di questi tempi, e’ influenzato da una pletora di informazioni, per lo piu’ false, diffuse attraverso i cosiddetti “social” in cui quello che scrive di piu’ e’ spesso ignorante o in mala fede.

  2. GIOVANNI

    Ebbravo Letta!
    Tuttavia, fare l’analisi su dichiarazioni relativi a fatti non è poi cosi trascendentale (le votazioni di FDI, quelle dell’Ungheria, ecc.) Bastava una ricerca veloce su internet.
    Più interessanti sarebbero state le verifiche sulle proposte politiche ed economiche del PD, indicate durante il faccia a faccia, se fattuali o meno.
    Mi appare, invece, che sia un fact-checking sulle dichiarazioni del centro destra…..

    • Saverio Gpallav

      Una volta appurata la veridicità di un’affermazione, del tipo “Polonia e Ungheria hanno fatto uso del diritto di veto”, cioè di un fatto notorio e facilmente verificabile, ciò che poi interessa è come un politico si relaziona con quel fatto. La circostanza che il politico non menta sulla esistenza di un fatto non rende in alcun modo oggettivamente giusta la sua posizione su quel fatto. Se ci si esprime sulla giustezza di un’opinione si esprime un giudizio politico di parte che col cosiddetto fact-checking non dovrebbe avere nulla a che vedere anche se è arcinoto che i fact-checkers operano spesso per dare una parvenza di oggettività a opinioni di parte di cui essi stessi sono propagandisti. Se è vero che Polonia e Ungheria si sono avvalse del diritto di veto non significa che la veridicità del fatto renda giusta l’opinione di Letta sull’abolizione del diritto di veto. Mischiare le dichiarazioni vere sulla esistenza fatti con le valutazioni personali su quegli stessi fatti è un’operazione tendenziosa tesa a far passare per oggettivamente giusta una opinione di parte solo perché il fatto su cui si esprime l’opinione non è falso. L’oggettività del fatto non rende oggettiva l’opinione

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