Il livello di istruzione terziaria è fondamentale per crescita e innovazione, ma in Italia i laureati sono ancora pochi: solo il 20 per cento dei lavoratori, con forti differenze tra settori. Il vantaggio economico di una laurea magistrale rispetto alla triennale è presente, ma meno marcato che in altri paesi europei e molto variabile a seconda delle discipline. Anche l’attrattività internazionale delle università resta bassa: meno di cinque studenti su cento provengono dall’estero. Sul fronte del dottorato, l’Italia si colloca a metà classifica europea, con prevalenza di percorsi in ambito STEM.
Ne parliamo in questa serie di grafici.
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Chiara Abenante è studentessa del corso di laurea magistrale in Economics and Public Policy presso l'Università di Bologna. Attualmente, sta svolgendo un periodo di studio all'estero presso l'Università di Oslo. In precedenza, si è laureata in Economia Aziendale presso l'Università di Pisa. È Research Assistant per lavoce.info.
Lorenzo Garofalo è studente di Economic and Social Sciences presso l’Università Bocconi, dove ha conseguito la laurea triennale in International Politics and Government. Attualmente lavora come research assistant per il desk di lavoce.info. Ha maturato esperienza nella pubblica amministrazione e nella consulenza sui temi di energia, infrastrutture e trasporti. È inoltre ideatore e conduttore di un podcast di attualità, in cui affronta settimanalmente temi di politica, economia e società.
Eleonora Trentini è attualmente resposabile del desk de lavoce.info. Si è laureata in triennale in Economia aziendale e in magistrale in Economics all'università degli Studi di Verona. Ha conseguito un master in comunicazione all'università IULM.
Kim ALLAMANDOLA
Il problema è che “università” in Europa dice poco: ci sono paesi in cui esiste il corso di laurea in Ingegneria del Verde Attrezzato, e non sto scherzando. L’Italia aveva sino ad un po’ di anni fa un’università obsoleta ma anche comunque formava meglio di altri sulle basi, cosa che permetteva alle eccellenze di far carriera la dove si faceva ancora ricerca e sviluppo serie, ovvero tipicamente non in Italia. Oggi è proprio obsoleta e basta.
Io farei un test banale: se un professore ordinario non sa scrivere in LaTeX o produrre un grafico al volo poco importa se con Plotly, GGPlot, PGFPlot, TiKz ecc semplicemente o va in pensione o si licenzia giusto per dar un indice di cosa serve oggi per poter insegnare. Abbiamo un reazionarismo e assenza di cultura IT tali per cui è impossibile proseguire così, si DEVE cambiare, insegnando il FLOSS e l’open hardware come base, il desktop come modello e centro del mondo IT. Si deve imparare a leggere, scrivere e far di conto con strumenti letterati, non con suite da ufficio per ignoranti digitali, nati per far scrivere a computer personale di segreteria stereotipico senza formazione. Serve insegnare a prender nota al computer, che sia Zim o Emacs non importa più di tanto, ma importa il concetto, serve insegnare a raccogliere fonti e usarle (es. Zotero, org-ref) DAL LICEO. Dopo è tardi, sono strumenti gnoseologici base, competenze operative base senza cui non si può andar avanti. Non c’è LLM o evoluzione tecnologica che possa compensare una simile mancanza.
Nel lavoro serve imporre il telelavoro per ogni mestiere da scrivania, così che l’informatizzazione delle imprese debba per forza avvenire bene o si fallisce in subordine (e al contempo si salva l’economia perché in telelavoro garantito la popolazione si sparge sul territorio e si crea per farlo lavoro per almeno un ventennio implementando il new deal per necessità e interesse).
Serve capire che il treno della storia non s’è mai fermato ed il modello economico dei giganti, oggi dominante non è semplicemente sostenibile, non si può salvare, non ha futuro.