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Siamo in ritardo sul Pnrr come sostiene Meloni?

Il fact-checking de lavoce.info passa al setaccio le dichiarazioni di politici, imprenditori e sindacalisti per stabilire, con numeri e fatti, se hanno detto il vero o il falso. Questa volta tocca a Giorgia Meloni: davvero siamo in ritardo con l’attuazione del Pnrr?

In un discorso del 5 ottobre di fronte ai vertici del proprio partito, Giorgia Meloni, discutendo delle prospettive del prossimo governo, di cui probabilmente sarà presidente del consiglio, ha dichiarato:

“Ereditiamo una situazione difficile: i ritardi del Pnrr sono evidenti e difficili da recuperare e siamo consapevoli che sarà una mancanza che non dipende da noi ma che a noi verrà attribuita anche da chi l’ha determinata”.

Il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha risposto a queste dichiarazioni poco dopo:

“Non ci sono ritardi nell’attuazione del Pnrr: se ce ne fossero, la Commissione non verserebbe i soldi”.

Chi ha ragione? Verifichiamolo utilizzando gli open data presenti sul sito Italia Domani, dedicato alla diffusione di informazioni sul funzionamento e l’attuazione del Pnrr.

Cosa dicono i dati del Governo

Secondo gli ultimi dati messi a disposizione dal Governo, quelli relativi alla prima metà del 2022, le sette scadenze del primo trimestre e le 38 del secondo sono state tutte raggiunte. In un precedente fact-checking, avevamo sottolineato come, secondo l’Osservatorio sul Pnrr di OpenPolis, non tutte le scadenze fossero state completate in tempo, ma si trattava soprattutto della pubblicazione in Gazzetta ufficiale dei decreti attuativi di alcuni provvedimenti. In ogni caso, sempre secondo i dati OpenPolis, a oggi tutte le scadenze relative al secondo trimestre sarebbero state realizzate.

Le informazioni fornite da Governo e OpenPolis sono anche ampiamente confermate dal comportamento della Commissione europea, che ha autorizzato il trasferimento della seconda tranche di fondi del Pnrr, condizionato alla realizzazione delle scadenze previste per il secondo trimestre 2022.

I dati di OpenPolis

La Fondazione OpenPolis ha costruito uno scadenziario del Pnrr che monitora la realizzazione dei Target e delle Milestones (T&M) del Piano, raggruppandoli per trimestre entro cui andrebbero completati. Questo strumento ci dà la possibilità, oltre che di verificare con una fonte indipendente i dati del Governo, anche di avere informazioni sulle scadenze relative ai trimestri più recenti, su cui l’esecutivo non ha ancora fornito dati pubblici. Secondo OpenPolis, nel trimestre appena concluso (luglio-settembre), erano previste quattro scadenze, di cui una completata, due “a buon punto” al 31 agosto e una ancora in fase di realizzazione al 30 settembre. Per le due scadenze “a buon punto” si attende solo la pubblicazione delle graduatorie di aggiudicazione e l’emanazione di due decreti interministeriali, per cui, di fatto, la realizzazione è quasi completata.  Per quanto riguarda l’ultimo trimestre del 2022, il primo in cui la responsabilità di realizzazione del Pnrr passerà in capo al nuovo esecutivo, il governo Draghi ha già portato a termine 7 delle 51 scadenze previste. Oltre a consegnare al prossimo governo un Pnrr tendenzialmente “in ordine”, dunque, l’esecutivo attuale si è anche portato avanti, agevolando il lavoro di chi sarebbe venuto dopo.

Verdetto

Giorgia Meloni sostiene che l’attuazione del Pnrr sia in ritardo, ma quasi tutte le scadenze concordate con la Commissione europea sono state rispettate, sia secondo i dati offerti dal Governo, sia secondo il monitoraggio della Fondazione OpenPolis. Inoltre, era già accaduto che nel primo o nel terzo trimestre, alcune scadenze venissero portate a termine con leggero ritardo, ma comunque realizzate entro la fine del semestre di riferimento. Le affermazioni di Giorgia Meloni sono perciò FALSE.

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  1. Va bene, ma è risaputo che nelle Programmazioni europee i problemi emergono negli anni successivi ai primi, soprattutto in chiusura. Da persona che si occupa di Fondi europei da anni, sospetto che Meloni abbia torto formalmente, ma sostanzialmente ragione.

  2. Savino

    Gli obiettivi non possono essere solo sulla carta. La PA, la giustizia civile, le infrastrutture o ci sono oppure no, o migliorano la vita del cittadino oppure no.

  3. Francesco

    L’ennesima dimostrazione che i populisti al governo sono l’anticamera della bancarotta del Paese. Purtroppo, ancora una volta gli italiani si sono fatti gabbare.

  4. Emanuele

    Opinione personale, l’affermazione è in parte vera. Non si può ignorare il dato fattuale della NADEF che esplicitamente riporta:

    Per gli investimenti fissi lordi della PA si prevede una battuta d’arresto nell’anno in corso, a causa della posticipazione di alcune spese per investimenti relative al PNRR dal 2022 agli anni successivi, rispetto alle previsioni di aprile. La concreta attuazione dei progetti del PNRR si sta rivelando complessa. Ciò deriva dal fatto che molti progetti altamente innovativi sono attuati tramite la predisposizione di bandi di concorso. Lo svolgimento dei bandi richiede tempo e spinge inevitabilmente la spesa prevista per il 2022 verso gli anni 2023-2026, periodo in cui sono attesi i maggiori effetti economici del PNRR.

    Probabilmente la verità sta nel mezzo. Il piano è on-time perché

    a) La quota di riforme su traguardi e obiettivi dei primi due anni è più corposa di quella relativa agli investimenti rispetto a quanto lo sarà nei prossimi anni
    b) Il raggiungimento di un traguardo/obiettivo è spesso legato a provvedimenti procedurali, la effettiva erogazione delle risorse avviene in seguito

    Tuttavia
    c) Sulle effettive erogazioni si prevedono ritardi a seguito dell’allungamento dei tempi di attuazione dei bandi (che però in alcuni casi son già partiti)
    d) Ciò ha portato a riprogrammare la spesa effettivamente erogata per determinati interventi verso gli anni conclusivi del piano.

    Tutto questo è anche riportato nella relazione al parlamento nel paragrafo sulla programmazione finanziaria.

  5. Michele

    “Ereditiamo una situazione difficile: i ritardi del Pnrr sono evidenti e difficili da recuperare e siamo consapevoli che sarà una mancanza che non dipende da noi ma che a noi verrà attribuita anche da chi l’ha determinata”

    Che la situazione sia difficile nessuno lo mette in dubbio, proprio per questo è stato chiamato Draghi.
    Il 25 settembre gli elettori hanno indicato che un governo di centro-destra debba, per i prossimi 5 anni, far fronte a questa situazione difficile. Personalmente mi auguro che il prossimo governo lavori con competenza per il bene di tutti e per il bene del paese, tralasciando la ricerca del consenso.
    Consiglio di intervenire con chiarezza riguardo all’evasione fiscale, alla precarietà, alla fiscalità che deve essere progressiva, alla riduzione del debito pubblico ed alla scelta di campo che deve essere europea, libera e democratica.

  6. Paolo

    Meloni mette le mani avanti. Quando a fine anno ci saranno da coprire 50 o 60 mld di debiti del superbonus, e sarà quindi giocoforza riversarci 1/3 del PNRR per tappare il buco, con le tempistiche andrà tutto a posto.

  7. erasmo

    Il programma di spesa approvato con l’Europa prevedeva la messa a terra di 13,8 (2020-21) più 27,6 (2022) miliardi, per un totale di 41,4. Già il Documento di Economia e Finanza del Governo Draghi pubblicato la scorsa primavera aveva ridimensionato questi numeri, riducendo le somme spese nel biennio 2020-21 da 13,8 a 4,3 miliardi. IL Ministro Franco nella nota di aggiornamento al DEF di settembre 2021 ha corretto ulteriormente per il 2022 le cifre originarie: dal 2020 al 2022 ci dobbiamo aspettare che dei 41,4 miliardi solo 20,5, la metà, saranno andati spesi.

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