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Un’analisi del programma del Movimento 5 Stelle sull’istruzione

Scuola e università sono citate, con più o meno spazio dedicato, nei programmi di tutti i partiti candidati alle politiche. In una serie di articoli, analizziamo alcune delle proposte. Ecco quelle dal programma del Movimento 5 Stelle.

Un programma sintetico

Il programma del Movimento 5 Stelle su scuola e università è molto sintetico: presenta, senza elaborarli, alcuni punti – la maggioranza dei quali presenti nelle piattaforme elettorali di altri partiti e già discussi in questa serie di commenti. Le proposte sono:

  • Adeguamento degli stipendi degli insegnanti ai livelli europei. La proposta è già stata discussa nella scheda relativa al Pd: si basa su un fondamento corretto, vale a dire che il livello dello stipendio degli insegnanti italiani è inferiore a quello medio europeo, ma si limita a un solo aspetto della questione. Anche gli orari di lavoro e la progressione retributiva nel corso della vita lavorativa di un insegnante andrebbero portati sugli standard europei.
  • Benessere a scuola: più psicologi e pedagogisti per fornire un sostegno ai nostri ragazzi e a tutta la comunità scolastica. La proposta, da valorizzare, è presente anche nella scheda di Forza Italia e richiama le esperienze di altri paesi europei.
  • Introduzione di una “scuola dei mestieri” per valorizzare e recuperare la tradizione dell’artigianato italiano. Si tratta di una novità rispetto agli altri partiti, anche se qualcosa di simile è presente nel programma del Terzo Polo. Il nostro Made in Italy è infatti caratterizzato da alcune lavorazioni artigianali (ma potremmo definirle artistiche) di eccellenza mondiale: si pensi al disegno delle ceramiche, alla lavorazione della seta e del tombolo, ad alcune produzioni calzaturiere, alla nautica, ma anche al cibo e al vino (si vedano a questo proposito gli studi pubblicati da Altagamma e da Fondazione Cologni). Questi antichi mestieri sono trasmessi attraverso il metodo della “bottega”, apprendistati con piccolissimi numeri di allievi: da questo punto di vista, è difficile preservarli in un sistema scolastico che è tarato per apprendimenti che, in ciascun indirizzo di scuola secondaria, riguardano decine se non centinaia di migliaia di allievi. Di qui l’esigenza, richiamata da più parti, di avviare scuole di formazione specifiche per la conservazione e lo sviluppo di queste competenze pressoché uniche: un movimento analogo è presente in Francia dove Lvmh ha creato l’Institut des Métiers d’Excellence nella moda. Se l’idea è apprezzabile, andrebbero però chiariti numerosi aspetti, come la definizione dei mestieri, i criteri di selezione degli studenti (immaginando che si tratti di corsi secondari o post-secondari, come le Its Academy); la tipologia degli insegnanti, il tipo di diploma, il ruolo dello stato e dei privati.
  • Aumento dei fondi per università e ricerca a favore di studenti, ricercatori e personale tecnico e amministrativo
  • Favorire l’accesso aperto ai risultati delle ricerche
  • Riduzione del numero chiuso per l’accesso all’università. Questa proposta è stata discussa nel programma di Fratelli d’Italia nel caso di Medicina, dove comporta costi significativi (200 milioni all’anno) per lo Stato.
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Non si parla più di “classi-pollaio”

Sorprendentemente, nel programma non figura l’eliminazione delle “classi-pollaio” e la riduzione del numero di allievi per classe, che era stato il cavallo di battaglia dei Cinquestelle nella scorsa campagna elettorale. L’affermazione dell’eccesso di studenti si basa su argomentazioni discutibili. La legge prevede che nelle scuole primarie gli alunni siano compresi fra 15 e 27; nelle secondarie di primo grado fra 18 e 28; nelle secondarie di secondo grado fra 27 e 30; inoltre le scuole hanno un margine di flessibilità del 10 per cento; in presenza di uno studente disabile la soglia scende a 20 alunni. Se si adottano i criteri di legge, secondo le stime di Fondazione Agnelli (2019) la percentuale delle classi sovraffollate è appena dello 0,5 per cento, quasi tutte concentrate nei primi due anni delle scuole superiori e all’interno di realtà metropolitane. Recentemente il Ministero dell’Istruzione ha confermato che delle 331 mila classi quelle che eccedono 30 allievi sono lo 0,6 per cento del totale; quelle che eccedono i 27 (quindi sotto soglia per le superiori) sono il 2,5 per cento (6,5 per cento alle superiori). Si tratta di numeri molto piccoli e di situazioni specifiche (che vanno in ogni caso risolte), a fronte di una media di allievi per classe che a livello nazionale è di 19 alle primarie, 21 alle medie e 22 alle superiori, peraltro in ulteriore riduzione a causa del declino della popolazione studentesca. Evidentemente, questi numeri hanno indotto i Cinquestelle a non considerare più le classi-pollaio un tema urgente.

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Il Punto

  1. Savino

    Chi propone il reddito di cittadinanza è contro l’istruzione. M5S farà emergere solo nuovi Di Maio, pronti a voltare le spalle per il proprio tornaconto. Stupisce che nei sondaggi (ma sono, appunto sondaggi) la gente non dia la responsabilità al M5S della folle legislatura appena trascorsa.

  2. Marcello

    Mi sembra di vivere sulla luna. Ieri parlavo con un mio collega con una famiglia di 5 figli monoreddito. Ha speso per i soli libri delle scuole medie 1.200 euro. Io avendo una sola figlia 400 euro. quando andavo alle medie si pagavano i libri di testo, dopo 50 anni si continuano a pagare i libri di testo. Semplicemente una vergogna: il costo di rendere gratuiti i testi è di circa 320 milioni annui, possibile che non si trovino questi euro nel bilancio statle? Ovviamente non, perchè a nessuno interessa. Ieri è stato sbloccato il superbonus, quello per le facciate ormai siamo a oltre 40 milairdi! Q.qualcuno ha mai pensato a cosa sarebbe accaduto se una quota di questa regalia, magari quella risparmiata per le vllette e le case di pregio, come in quel paese civile che è la Francia, l’avessimo destinata a mettere in ordine e rendere fruibili, riscaldamento, areazione, palestre, rispetto delle norme edilizie, le scuole italaine? Nessuno ovviamente, e una domanda sorge spontanea: perchè?
    Sull’università stendo un velo pietoso il FFO a prezzi costanti si è risotto del 20%, gli iscritti sono calati del 25% e i docenti del 20%, in 10 anni! Ma lo sapete d cosa parlate?
    Un’ultima considerazione, senza entrare nei contenuti, che per curiosità vi invito a visitare, vi comunico che i testi acquistati per la prima media costituiscolno un parallelepipedo di 70cm, dal peso di 20kg, un multiplo di quelli necessari per conseguire una laurea magistrale….Ma vogliamo provare a dire qualcosa di serio almeno per una volta? Il dicastero dell’istruzione è stato diretto da ministri dei 5S e del PD nell’ultima legislatura, mi sono perso qualcosa?

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