In Italia, ogni giorno, in media, tre lavoratori perdono la vita, una tragica realtà resa ancora più evidente dall’ultimo grave incidente avvenuto il 16 febbraio a Firenze, che ha causato la morte di quattro operai. I dati diffusi nell’ultimo rapporto dell’Ispettorato nazionale del lavoro mettono in luce l’importanza delle ispezioni che conducono accertamenti in ambito di salute e sicurezza: quasi 8 aziende ispezionate su 10 presentano irregolarità in tali settori. Oltre alla prevenzione degli incidenti sul lavoro, da tempo al centro delle agende politiche, rimane aperto anche il problema del lavoro irregolare, che coinvolge soprattutto i lavoratori del settore terziario.
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SILVINO
Quanto vale la vita di una persona che si reca al lavoro?
Dopo l’ennesima strage di lavoratori che si erano recati al lavoro nel cantiere di Firenze , si è
riaperta la discussione sulle morti sul lavoro. L’ennesima circostanza nella quale si esprimono
condoglianze alle famiglie e si dichiara “ mai più”. Giustamente, ma non basta.
Si evocano nuovi provvedimenti legislativi, rispetto delle leggi già esistenti, aumenti degli ispettori
per l’istituto nazionale del lavoro(800/1000), e tante altre azioni.
Mi sono occupato per diversi anni della tematica e penso che se ci si crede veramente alla
necessità di poter “mai più” bisogna fare , ora le cose per affrontare per oggi e in prospettiva il
problema , con risultati concreti da realizzare.
Andando per ordine , direi che le azioni vanno distinte tra quelle di immediata realizzazione e
quelle che vanno prospettate per il prossimo futuro in quanto necessitano di investimenti, nuovi
modelli organizzativi, nuove competenze e tecnologie.
I dati sugli infortuni e delle malattie professionali che tutti gli anni vengono resi noti dall’INAIL,
sono dati ancora molto rilevanti ,e spesso sottostimati, sia per la mancanza di denuncia che per
l’incidenza del lavoro nero.
Uno degli obiettivi , quindi, dovrebbe essere quello di progetti per l’emersione degli infortuni e
delle malattie professionali in tutti i luoghi di lavoro.
Tale impegno dovrebbe riguardare imprese, sindacati e soggetti istituzionali, a partire dalle regioni
e dall’INAIL che hanno competenze in merito.
I vari aspetti che richiedono azioni concrete riguardano , secondo il mio punto di vista:
1) Da parte del Governo emanare i decreti attuativi che si attendono ,ormai ,da circa 15 anni, per
rendere più efficace il decreto 81/2008;
2) Istituire una struttura Nazionale, con articolazioni regionale e territoriale, sul modello della
Protezione Civile, con poteri di Coordinamento di tutte le strutture che si occupano del tema
salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
La struttura potrebbe essere insediata presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Strutture e soggetti ,pubblici e privati , coinvolti , direttamente o indirettamente in funzioni o
gestione di aspetti legati alla sicurezza nei luoghi di lavoro sono tante:
a) Ministero della salute;
b) Ministero del Lavoro;
c) Inail;
d) Inps;
e) Ispettorato Nazionale del Lavoro;
f) Regioni e Ausl;
g) Vigili del Fuoco;
h) Forze dell’ordine;
i) Magistratura;
l) Datore di lavoro;
m) RSSP;
n) RLS;
o) Medico competente;
p) Patronati per la tutela individuale
Il numero così significativo di soggetti che svolgono funzioni nell’ambito della sicurezza nei luoghi
di lavoro richiede necessariamente un forte e strutturato Coordinamento, competente ed
autorevole, come quello che indicavo prima , presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Ogni struttura o soggetto di cui sopra, ovviamente, deve conservare la propria autonomia in
termini di funzioni e responsabilità.
La novità sarebbe quella di partecipare ad un sistema ,di per sé complesso, in grado di avere una
visione complessiva delle problematiche e in grado di dare risposte efficienti ed efficaci per la
tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Tale struttura dovrebbe occuparsi , in termini interdisciplinari, di obiettivi quali, 1) Formazione;2)
informazione e comunicazione;3) organizzazione dei Presidi di Prevenzione e controllo nei luoghi
di lavoro;4) utilizzo dell’Osservatorio e dei dati statistici sugli infortuni e malattie professionali; 5)
indirizzo di studi e ricerche sui materiali e modelli organizzativi per ridurre i rischi
nell’Organizzazione del lavoro;6) Organizzare momenti di studio e approfondimento su tematiche
specifiche relative alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, coinvolgendo centri di ricerca
specializzati in tale materia e associazioni di rappresentanza scientifica e sociale;7) uno strettorapporto con centri di ricerca di alto profilo tecnologico con l’intento di acquisire tutte le
conoscenze dell’evoluzione delle tecnologie che potranno essere al servizio di un lavoro sicuro e
di qualità per i lavoratori/trici; 8) organizzare campagne di informazione e comunicazione nei
luoghi di lavoro, nelle scuole e attraverso i mezzi di comunicazione mediatici(Radio, Televisione,
Giornali, Social-Network)
I suddetti obiettivi, già oggi ,sono affrontati nelle varie sedi Istituzionali, Ministeriali e in strutture
private, con impegno di risorse e competenze più o meno significative. Purtroppo, l’affrontare in
modalità separata le problematiche per ogni struttura, rendendo ,spesso , poco efficaci ed
efficienti le azioni e vani i risultati.
La novità sarebbe di dare una nuova prospettiva di cooperazione e collaborazione sistemica a
tutte le strutture e a tutti i soggetti elencati, finalizzando le risorse e professionalità disponibili ad
obiettivi condivisi e concordati per ridurre in termini significativi il numero di infortuni, a partire da
quelli mortali, e delle malattie professionali.
Sarebbe opportuno affrontare tematiche come quelle relative a stress da lavoro correlato, delle
sostanze cancerogene di vecchia e nuova origine, delle patologie neurologiche, tutte patologie, in
questi ultimi anni , in crescita.
Pensare a modelli organizzativi tesi a ridurre i rischi correlati a ritmi e carichi di lavoro insostenibili,
soprattutto per nuove tipologie professionali e di lavoro, sia nei servizi che nella logistica.
Condivido, ovviamente, la necessità di affrontare il problema dei subappalti, spesso causa di gravi
infortuni sul lavoro, l’istituzione di una Procura Nazionale specifica, della Patente a punti.
Tutte questioni fondamentali ed essenziali.
Ritengo , però che ci sia bisogno anche di altre azioni che oltre ad evitare, giustamente, i rischi
espositivi a conseguenze infortunistiche e di malattie professionali, mettano , i lavoratori e
lavoratrici, in condizioni di lavoro salvaguardando il loro benessere sotto l’aspetto fisico e
psicologico.
A tal fine, vorrei fare due esempi concreti rispetto ai quali si potrebbe affrontare il problema della
salute e sicurezza , oltre che dal punto di vista normativo, anche con azioni ,a breve e medio
termine.
In tal modo si potrebbero utilizzare al meglio le risorse che già oggi esistono( vedere ad esempio i
dati annuali di avanzo del bilancio INAIL) , rinnovare e migliorare l’organizzazione delle strutture
esistenti( vedi AUSL e Ispettorati del Lavoro, che vanno assolutamente potenziati) , con concreti
investimenti che l’emergenza richiede.
Inoltre, si potrebbe realizzare:
1) un archivio territoriale dei DVR presso gli Ispettorati del Lavoro/ AUSL(documento di
valutazione dei rischi) strumento essenziale per una seria e qualificata politica di Prevenzione
se ben redatti e conosciuti, dai datori di lavoro, RSSP, RLS, dalle Rappresentanze sindacali, dai
lavoratori e lavoratrici, e se appropriatamente fatte applicare nei suoi contenuti dai Medici
Competenti.
Uno strumento che attraverso la informazione, la formazione e le azioni relative ad affrontare e
ridurre i rischi presenti nel processo produttivo di ogni singola azienda sarebbe essenziale e
propedeutico ad una azione efficace di PREVENZIONE degli infortuni e malattie professionali.
Tutto ciò , oggi, avviene raramente in quanto il DVR assume spesso il carattere di uno
strumento formale e burocratico senza alcuna ricaduta pratica sulla Organizzazione del Lavoro,
sulla formazione e informazione dei lavoratori come sarebbe necessario ed utile che fosse.
2) Infine, credo che in un mondo dove la transizione tecnologica e digitale, grazie alla scienza e
alla ricerca, che ha fatto e farà ulteriori passi da gigante ,sarebbe fondamentale che le
innovazioni già acquisite e che si intravedono nel prossimo futuro fossero messe a
disposizione del mondo del lavoro per ridurre drasticamente i rischi a partire dai settori che le
statistiche rivelano più esposti(edilizia, metalmeccanica, logistica, trasporti ecc.).
Anche, qui, per essere concreti, penso ,ad esempio, che ogni lavoratore che entra in un luogo
di lavoro, dovrebbe essere dotato di uno dispositivo tecnologico in grado di evidenziare e rivelare
in automatico che tutti i protocolli di sicurezza siano stati rispettati sia per quanto riguarda i
DPI(dispositivi individuali di protezione) sia per quanto concerne le condizioni di macchinari e le
loro funzionalità, sia la collocazione del lavoratore in un posto di lavoro , essendo, in tal senso,
autorizzato sotto tutti gli aspetti( informativo, formativo, di qualificazione ed esperienza adeguata).
Se tutto ciò non è confermato, per esempio, il lavoratore non può iniziare a lavorare e tale
condizione viene segnalata ad un responsabile che si attiva per risolvere il problema, senza
ovviamente manomettere procedure o aspetti organizzativi , altrimenti ne paga le conseguenze
anche penali.Segnalazioni di non rispetto delle procedure e delle regole per un lavoro sicuro dovrebbero
giungere in automatico anche agli organi di vigilanza che si attiveranno immediatamente
contattando il responsabile aziendale della sicurezza o procedendo a controlli diretti.
Con ciò , come si comprende si evita di scaricare sul singolo lavoratore la responsabilità di un
eventuale rischio di infortunio.
Tutto ciò può sembrare fantasioso ed irrealizzabile, invece ritengo che sia a portata di mano solo
se si guarda ad esempi pratici che riguardano le tecnologie utilizzate per i nuovi modelli di mezzi
di trasporto( auto comprese), grazie a software e strumenti di nuova generazione o a tutto ciò che
si utilizzano nei modelli organizzativi degli uffici e dei luoghi di lavoro più all’avanguardia in diversi
Paesi, compreso il nostro.
La salvaguardia della vita umana e della salute dei lavoratori e lavoratrici non può avere un limite
stabilito dalla necessità di massimizzare il guadagno. Un guadagno e un profitto che alla base
deve avere un giusto riconoscimento del valore della vita di chi presta la propria opera affinché
esso si realizzi , ma che abbia riconosciuta la propria dignità e il diritto di tornare alla propria
famiglia ogni giorno integro e in piena salute. E’ un problema di giustizia e di civiltà per tutti. A
partire dalla politica.
Realizzare tali obiettivi, con norme, regole, pratiche concrete da parte dei vari soggetti coinvolti nel processo di garanzia della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, vuol dire realizzare sia un nuovo approccio al problema e sia lo sviluppo di una nuova cultura della salute e sicurezza, che da un lato salverebbe vite umane, cosa più importante di tutto il resto, dall’altro creerebbe i presupposti per un benessere lavorativo, con risvolti positivi su tutto il sistema economico e sociale del Paese.
Paolo
Credo che appaia in modo netto che gli enti strutture pubbliche che si occupano di sicurezza del lavoro sono troppe bisogna ridurle ( a mio avviso solo una unica a livello nazionale inail o ispettorato lavoro) e rendere la normativa più semplice da attuare la complessità determina una difficile applicazione che si tende a by passare.
Pasquale Fusco
La sicurezza nei luoghi di vita e di lavoro non può essere assicurata solo con le norme ma soprattutto con la consapevolezza del rispetto di esse bisogna che ci sia una vera cultura che ci induca al rispetto delle regole fisssate per legge nell’interesse della nostra salute e di quegli che ci stanno vicini a casa o nei luoghi di lavoro.In troppe occasioni ho verificato che gli stessi lavoratori mal sopportavano la presenza nei cantieri degli ispettori del lavoro perché veniva messa in discussione la loro convinzione che così ho sempre fatto ed è così che si deve fare.