Il risparmio è una grande risorsa dell’Italia. Se utilizzata bene, ridimensiona il problema del debito e crea le condizioni di un vero sviluppo. È però necessaria un’azione complessiva che favorisca crescita, occupazione, innovazione e sostenibilità.
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L’Italia fa passi indietro nella parità di genere. Secondo i dati del Global Gender Gap Report 2024 complessivamente la forbice tra donne e uomini è da noi del 30 per cento. E se procediamo così serviranno trenta generazioni per colmare le differenze.
Un patto alla francese avrebbe funzionato alle ultime elezioni politiche in Italia? La nostra legge elettorale è molto diversa, quindi le condizioni dell’accordo sono più difficili da realizzare. Ma qualcosa avrebbe potuto cambiare, soprattutto al Senato.
I giovani in Italia hanno poche prospettive. Manca infatti una visione strategica che inquadri il loro sviluppo in quello generale del paese. I governi locali hanno adottato alcune buone pratiche per individuare l’impatto generazionale dei loro interventi.
Nelle grandi città l’affluenza alle urne è superiore nelle zone dove il reddito è più alto. E l’astensione, che i sondaggi danno in aumento, colpisce in modo diverso le varie forze politiche. È a questo bacino di voti che i partiti dovrebbero guardare.
Le elezioni europee si avvicinano, ma in Italia nessuno discute del futuro delle politiche europee per la coesione territoriale, benché abbiano un peso notevole per le regioni. Servirà avere una posizione chiara su obiettivi che appaiono contrastanti.
Negli ultimi tre anni i contratti collettivi non sono riusciti a proteggerli i salari reali dall’inflazione. Fra i settori le differenze sono ampie e solo in alcuni le componenti di secondo livello hanno compensato in parte le perdite di potere d’acquisto.
Nonostante l’astensione dei parlamentari europei italiani, è stato approvato dal Parlamento europeo il nuovo Patto di stabilità e crescita: non semplifica le regole e prevede vincoli più rigidi e uniformi.
È il meccanismo del Superbonus che ha portato alla nuova correzione di Istat sui dati sul deficit della Pa per il 2024, ora al 7,4 per cento. Con le vecchie regole era difficile stimare la spesa. L’ultimo decreto dovrebbe aver messo fine alle sorprese.