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DENARO DI PLASTICA E DEBITI DA PAGARE

Il crescente livello del tasso di insolvenza legato alle carte di credito negli Stati Uniti rischia di aprire un nuovo fronte della crisi economica. E anche in questo caso il contagio potrebbe estendersi all’Europa. L’Italia è meno coinvolta di altri paesi europei, ma anche le nostre famiglie ricorrono sempre più a prestiti dalle banche. La creazione dell’istituto del fallimento del debitore potrebbe essere una soluzione e uno strumento utile per le famiglie in difficoltà. A condizione di disincentivare i comportamenti opportunistici ponendo un filtro per l’ammissione alle procedure fallimentari.

E’ stato dato ampio spazio dalla stampa nazionale alla notizia dell’allarmante livello del tasso di insolvenza legato alle carte di credito: secondo i dati forniti dal Fondo Monetario Internazionale, il 7% dei 1727,7 miliardi di Euro circa anticipati dai circuiti bancari e dalle società di credito ai consumatori europei non sarà rimborsato. A questi fanno da contraltare i dati provenienti dagli Stati Uniti con un tasso di insolvenza pari a 14 punti percentuali.
In particolare, i dati peggiori si hanno nel Regno Unito e a darne conto è il Financial Times che, citando i dati forniti dagli analisti di Moody’s, rivela come il tasso di insolvenza sia passato dal 6,4% del maggio 2008 ai 9,37 punti percentuali registrati nello stesso mese durante il 2009. Il timore è che questo possa essere il preludio di una crisi più ampia in grado di interessare buona parte dei paesi europei e ricalcare almeno in parte quanto avvenuto negli Stati Uniti negli ultimi tempi, rallentando l’auspicata ripresa dell’economia nel vecchio continente.

L’ITALIA E GLI ALTRI PAESI EUROPEI

Anche se secondo l’ABI (Associazione Bancaria Italiana) l’Italia non dovrebbe andare incontro a particolari problemi grazie a un sistema ancora fortemente orientato al contante e solo in misura minore alle carte di credito, occorre però considerare che anche le famiglie italiane tendono ad indebitarsi in modo crescente negli ultimi anni e che un numero sempre maggiore va incontro a sovraindebitamento(vedi Fig.1). Secondo le parole del Governatore della Banca d’Italia, “dall’inizio di questo decennio la crescita dei prestiti alle famiglie consumatrici italiane è stata elevata: 11,5 per cento in media all’anno per i prestiti totali e oltre il 15 per cento per quelli relativi all’acquisto di abitazione”(1)

Figura 1 – Indebitamento delle famiglie italiane
(in percentuale del reddito disponibile lordo)

Fonte: Banca d’Italia, “Relazione Annuale del Governatore della Banca d’Italia 2008”, p. 72.Nota: il servizio del debito include il pagamento degli interessi e il rimborso delle quote di capitale.

Per quanto riguarda il confronto con gli altri paesi europei, in Italia i debiti finanziari delle famiglie risultano essere ancora ad un livello inferiore a quello degli altri paesi, ma con un trend che cresce in misura maggiore della media europea (vedi Fig. 2).
Importante sarebbe capire quali sono le cause. Se cioè si tratta di ragioni legate ad un eccesso “colpevole” di consumi alimentato dalla facilità di concessione dei finanziamenti e di utilizzo delle carte di credito; oppure se l’indebitamento è di tipo “involontario” e derivi da diminuzioni di reddito legate a fattori traumatici o congiunturali imprevedibili, come perdita dell’occupazione, separazione coniugale, grave malattia, perdita o deprezzamento di beni patrimoniali.

Figura 2 – Incidenza dei debiti finanziari delle famiglie sul PIL nei principali paesi europei

Fonte: BCE, “Statistical Data”, 2008.

Quali ne siano le cause occorre, comunque, tenere presente che, a parte l’evoluzione meramente quantitativa, il fenomeno presenta complessi risvolti sociali ed economici e richiede interventi di politica economica, anche al fine di disincentivare il ricorso a circuiti criminosi e usurari (2).
In tutti i paesi europei sono stati adottati strumenti con effetto ex ante all’interno della disciplina degli intermediari finanziari, come l’adozione di controlli sull’accesso e sulle condizioni di erogazione del credito, nonché lo sviluppo di Centrali di Rischi che consentono uno scambio di informazioni sulla storia creditizia dei richiedenti credito.
Accanto a questi, ma non in Italia, si sono sviluppati strumenti di intervento ex post, come l’istituto del “fallimento del debitore civile”, sulla scia dell’esperienza degli USA, dove la procedura della personal bankruptcy  vanta una tradizione consolidata (3).
Nel nostro paese, ci sono stati dei tentativi di introdurre questo istituto: il disegno di legge dell’Adiconsum; i lavori della “Commissione Trevisanato”, insediata presso il Ministero della Giustizia nel febbraio del 2002, e della commissione più ristretta c.d. “Commissione Trevisanato bis”; il disegno di legge elaborato dal gruppo DS nel luglio 2004.

UNA QUESTIONE DA AFFRONTARE NUOVAMENTE

Dall’introduzione dell’istituto del fallimento del debitore potrebbero derivare diversi vantaggi  per i creditori: un maggior numero di persone sottoponibili alla procedura esecutiva, un maggiore patrimonio aggredibile, la possibilità di revocare i pagamenti del fallito, la presenza di un curatore, la natura pubblica della sentenza dichiarativa; e per i debitori: la possibilità di usufruire di accordi, riduzioni e dilazioni dei debiti, la possibilità di tenere al riparo alcuni beni (c.d. exemptions).
I problemi principali sono legati al fatto che la possibilità di essere liberati dai debiti (esdebitazione o discharge) in caso di sovraindebitamento comporta effetti sulla libertà negoziale e sulla fiducia nelle contrattazioni, nonché sulla disponibilità e sul costo del credito. La prospettiva di avere un fresh start potrebbe poi incentivare eventuali comportamenti opportunistici con un aumento del numero totale delle insolvenze.
Considerando l’esperienza degli altri paesi si potrebbero però trovare soluzioni legislative volte a minimizzare gli effetti negativi: essenziale è sicuramente il filtro che verrà previsto per l’ammissione alle procedure fallimentari. Un dibattito sul tema potrebbe dunque portare a configurare una procedura adatta al nostro ordinamento. Tutto ciò al fine di mettere le famiglie, ed i privati più in generale, nelle condizioni di poter affrontare le situazioni di sovraindebitamento, e recuperare un ruolo attivo nella società in un contesto sociale ed economico come quello odierno, caratterizzato da una deregolamentazione del mercato del credito e da volumi crescenti di finanziamento al consumo.
Senza dimenticare la motivazione ulteriore che nell’Unione Europea, l’Italia è l’unico paese insieme alla Grecia a non avere ancora adottato questo tipo di strumento.

(1) Relazione Annuale del Governatore della Banca d’Italia 2007, p. 166
(2) “Il sovra indebitamento: analisi dei casi pervenuti al fondo di prevenzione usura Adiconsum”, a cura di Silvia Landi – “Sportello famiglia” Adiconsum –
(3) White M.J., “Bankruptcy Reform and Credit Cards”, in Journal of Economic Perspectives, vol. 21, n. 4, 2007, pp. 175-199.

Foto: da internet

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10 commenti

  1. Cicci di Gongo

    Cara Professoressa, ma negli States un bancarottiere tipo Madoff o il Ceo della Enron quando lo prende l’FBI comincia a collezionare una serie di ergastoli in tempi brevissimi. In italia i bancarottieri passano spesso e volentieri per salvatori della Patria e quindi non vedo perchè gli ultimi della società debbano essere ulteriormente vessati. Tra l’altro negli States il sistema non ha funzionato perchè molti istituti di credito per alimentare l’afterburner monetario hanno concesso finanziamenti a soggetti con storie di procedure esecutive alle spalle.

  2. maurizio sbrana- Lucca

    Stante l’attuale crisi, un espediente potrebbe essere quello di ‘dilazionare’ i rimborsi per almeno un anno. Tra un anno la crisi sarà presumibilmente in via di graduale risoluzione e così i debitori potrebbero avere la possibilità di rientrare.

  3. Ivano Urban

    A proposito di "insolvenze"… proprio ieri sul Sole24Ore c’era un bell’articolo (mi scuso con l’autore, ma non lo ricordo) che riportava i dati relativi alla crescente difficoltà per le Assicurazioni del ramo di assicurare il credito d’impresa. A Giugno l’insolvenza delle nostre imprese è passato dallo standard nazionale del 5/8% al 30%, e ci si aspetta che per fine anno arrivi a toccare il 50% (Fonte ANIA-ABI). Se tanto mi da tanto, tutto questo vuol dire che investire nelle attività imprenditoriali nel prossimo futuro equivale -in un contesto probabilistico- a giocarsi i soldi sul rosso e/o sul nero della roulette. Se così fosse, lo scenario futuro del business che si prospetta davanti a noi è quello di un proporzionale ritorno al vecchio sistema che non fallisce mai: "Pagare moneta, vedere cammello"

  4. coerenza

    Non mi trovo d’accordo con l’autore dell’articolo. La creazione dell’istituto del debitore finirebbe soltanto per determinare la fine della credibilità di ogni persona e della fiducia che il mercato ripone in alcuni strumenti o istituti giuridici. Chiariamo bene, le difficoltà ci sono per tutti e non voglio strumentalizzare. Ma occorre precisare che ci sono tanti poveri (leggere pensionati minimi) che quando percepiscono la propria entrata mensile fanno ancora i conti della massaia, creano dei mucchietti (questo per la luce, per il telefono, per la spesa, per l’affitto, etc.) e ne conosco tanti così. Questa gente qui andrebbe aiutata. Diverso è il caso della gente indebitata con le carte di credito (spesso revolving), con i prestiti personali, etc. etc. Se non te lo puoi permettere vai a fare la spese al mercatino (dove la carta non l’accettano), non chiedere il prestito per acquistare l’auto. Personalmente la mia banca mi aveva proposto una simile carta e ho risposto no grazie. E’ pazzesco pensare che tu vada a mettere benzina, a comprare un libro, o magari al ristorante e poi pretenda di pagare a rate il relativo costo.

  5. Ulisse

    1) Visa ha appena riportato utili record e non credo sia un caso. 2) Dopo le Banche d’Affari, le Carte di Credito saranno la causa della seconda ondata. 3) Infine ci sarà ancora fra un pò di anni la terza, la più forte di tutte: alcuni Stati…

  6. Ulisse

    1) Visa ha appena riportato utili record.. e non credo sia un caso..
    2) dopo le Banche d’Affari le Carte di Credito saranno la causa della seconda ondata..
    3) infine ci sarà ancora fra un pò di anni là la terza.. la più forte di tutte : .alcuni Stati..

  7. l'upereri

    Ricordo che anni fa l’allora magistrato On. Di Pietro, di cui peraltro non sono grande estimatore, riferendosi agli attacchi che gli provenivano dal mondo politico disse che qualcuno stava cercando di fargli perdere il buon umore. Da un pò di tempo mi succede la stessa cosa quando leggo della miriade di richieste e di proposte di aiuto a privati ed aziende sovraindebitate: una massa crescente di postulanti incapaci di far di conto, dediti ad esibire ricchezze non possedute se non a credito. Ci sarebbero tante cose da dire, ma in realtà si tratterebbe di energia sprecata: le chiacchiere, come diceva mio nonno, sono corte: i conti si fanno alla fine e se la fine si avvicina prima per le cicale che per le formiche è poi così strano? Serve un trattato di finanza per capire che non ha senso indebitarsi per una vacanza o è sufficiente prendere carta e penna e vedere quanto costa una cosa e se ce la si può permettere? Coraggio ragazzi, non è difficile, i nostri vecchi l’hanno fatto per una vita!

  8. Marco

    Si deve smettere di portare aiuto con i soldi di tutti a quelli che hanno sperperato fino adesso. Sarebbe ora di premiare il risparmio e non la spesa ad ogni costo. Vogliono il cellulare ultimo modello e l’LCD a 60’000 pollici, che se lo paghino con i loro soldi. Basta assistenzialismo!

  9. Roberto Marchesi

    A me sembra che la dottoressa Porrini si preoccupi piu’ di proteggere le banche che emettono le carte di credito piuttosto che le sprovvedute vittime di quella corsa al consumismo di massa che ha spinto (come nel caso dei mutui) le banche a concedere carte di credito con estrema leggerezza e poi, quando la crisi e’ cominciata a ricorrere a pratiche odiose per cercare di "dissanguare" i poveretti caduti nella trappola. Nel mio articolo del 27 luglio scorso (pubblicato su Rinascita) racconto il caso di un poveretto che, costretto a trasferire il suo debito su una Citicard che gli prometteva un tasso agevolato del 5.99%, si e’ trovato poi inchiodato a dover pagare il 29.99% a causa del ritardo di un giorno nel pagamento del suo saldo su quella carta nel mese precedente, quando il saldo era di soli 120 dollari. Le sue proteste telefoniche fatte al servizio clienti hanno ottenuto solo (arrivando a parlare con la manager) di sentirsi ribadire i cavilli procedurali che hanno consentito alla “stimata” banca di mettere la vittima designata sul mattatoio.

  10. Carlo

    Occorre distinguere tra chi non ripaga un debito per circostanze fortuite (non pago la rata del mutuo perche’ mi hanno licenziato) e chi invece e’ in difficolta’ perche’ ha fatto il passo piu’ lungo della gamba. In USA e in UK, purtroppo, le persone nella seconda categoria sono molte, troppe, tanto che in questi paesi esiste anche la bancarotta individuale per le persone fisiche. Non credo che vada provata molta simpatia per chi si trova nei guai per aver fatto spese superflue al di sopra delle proprie possibilita’, ne’ per le banche che hanno elargito credito cosi’ copiosamente.

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