Un vero sistema di difesa comune non si costruisce semplicemente aumentando le spese militari. Serve prima di tutto un cambiamento nella governance europea. Perché senza una regia comune, crescerà la distanza tra i paesi ricchi e i paesi più poveri.
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Negli ultimi anni i paesi dell’Est europeo hanno notevolmente migliorato la loro posizione nelle classifiche di inclusione finanziaria e in quelle che misurano il benessere della popolazione. Una conferma della validità del progetto di Europa unita.
L’Europa ha sviluppato il suo welfare state grazie alla protezione militare garantita dagli Usa? È una tesi infondata e la Svezia lo dimostra. Il paese è entrato nella Nato nel 2024. Prima ha scelto una spesa di qualità, in campo sociale e nella difesa.
Liberarsi dalla tutela americana pare una necessità per l’Europa, vista la crescente inaffidabilità dell’alleato. Il Piano proposto dalla Commissione è forse un primo passo, ma appare inadeguato. Più promettente l’ipotesi di un gruppo di volenterosi.
Il Manifesto di Ventotene è alla base dello sviluppo del capitalismo europeo così come lo abbiamo conosciuto dal dopoguerra a oggi. Ma soprattutto prefigura uno stato europeo in grado di dialogare da pari a pari con gli Stati Uniti e i paesi asiatici.
In un Bundestag ridisegnato dalle elezioni di febbraio le modifiche costituzionali al “freno al debito” sono difficili. L’escamotage è far approvare un pacchetto per difesa e infrastrutture dal parlamento uscente. Ma la decisione finale è ancora in dubbio.
Avviato l’iter per la definizione del Quadro finanziario 2028-2034 della Ue. Dovrà affrontare tre temi cruciali: competitività e produttività, flessibilità e fonti di finanziamento. Potrebbe essere il primo passo per rafforzare l’Unione europea.
Il problema della spesa per la difesa in Europa è oggi la frammentazione nei diversi stati. Un semplice aumento delle percentuali non servirebbe a molto. Si dovrebbe invece investire su progetti comuni. Farlo nella Ue a 27 è però praticamente impossibile.
Scende la disuguaglianza di reddito nell’Unione europea. Tra i salari, infatti, c’è più convergenza e il miglioramento è essenzialmente legato allo sviluppo dei paesi dell’Est europeo. Tra i sistemi di welfare restano invece molte differenze.
Le differenze normative e fiscali tra stati e la frammentazione industriale sono le cause principali del declino dell’Europa. Per facilitare la creazione di massa critica si dovrebbero sviluppare due programmi d’intervento da condurre simultaneamente.