La diagnosi del Rapporto Draghi sulle carenze del settore europeo delle telecomunicazioni non appare sufficientemente articolata. Non tutte le soluzioni sono quindi convincenti. Non lo è in particolare l’allentamento dei criteri di valutazione delle fusioni.
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Dopo la pubblicazione del Rapporto Draghi, l’attenzione si è concentrata sugli ingenti investimenti necessari per stimolare crescita e aumenti di produttività. Ma i punti strategici centrali riguardano il diritto della concorrenza e il commercio con l’estero.
Il rapporto Draghi offre una profonda analisi delle ragioni per la scarsa crescita Ue e dei rischi per il futuro. Le soluzioni proposte richiederebbero che l’Europa diventasse una vera federazione. Ma qualcosa si può iniziare a fare, almeno tra paesi volenterosi.
L’Ue ha varato un nuovo pacchetto di norme per contrastare il riciclaggio di denaro sporco. Se si tratta di un passo decisivo o di un nuovo sforzo velleitario dipenderà da come gli stati attueranno le nuove regole e dalla capacità di sfruttare la tecnologia.
Nel 2004 dieci nuovi stati entrarono a far parte dell’Ue. In quindici anni il loro Pil pro capite è quasi raddoppiato, senza provocare alcuna conseguenza sui vecchi stati membri. È un dato da considerare in vista di eventuali nuove adesioni.
Alle elezioni europee si è registrata la crescita della partecipazione nei paesi del Nord-Ovest e dell’Est e il crollo in quelli mediterranei. L’estensione del voto a 16 anni può essere, anche per l’Italia, un antidoto al crescente disinteresse.
La procedura per deficit eccessivo decisa dalla Commissione nei confronti dell’Italia dovrebbe comportare un aggiustamento di bilancio di circa 10-12 miliardi l’anno per un triennio. Bisogna però tener conto anche delle regole del nuovo Patto di stabilità.
Il governo promuove prodotti made in Italy su Amazon. Ma la campagna pubblicitaria è contraria al diritto dell’Unione europea, che vieta agli stati di pubblicizzare i ‘propri’ prodotti, a danno di quelli di altri paesi membri, pur con qualche eccezione.
Il successo di alcuni gruppi di estrema destra non sembra poter cambiare i destini dell’Ue. In Italia, gli elettori premiano Giorgia Meloni e i partiti di maggioranza. Buon risultato anche del Pd. Falliscono la rincorsa all’Europa sia Renzi sia Calenda.
Sarà difficile formare una maggioranza nel Parlamento europeo. Anche l’indebolimento dei governi di Francia e Germania non è una buona notizia per l’Europa. Probabili passi indietro sul Green Deal e più incertezza nell’applicazione delle regole fiscali.