Da Mani Pulite al Mose passando per l’Expo. La corruzione non sembra tramontare mai nel nostro paese. Quali sono le ragioni politiche, sociali ed economiche? Quali gli strumenti efficaci per combattere il malaffare? Analisi e commenti in questo nuovo dossier.
Un tema che non tramonta mai nella politica e nell’economia italiana. Oggi sulle pagine dei giornali con i nuovi scandali legati all’Expo e al Mose. Ma mai veramente scomparso dopo la stagione di Mani Pulite. Lavoce.info ha dedicato un’attenzione costante al comprendere le dinamiche fondamentali che stanno dietro l’emergere di fenomeni di corruzione, e le forme nuove che oggi essa tende ad assumere, con una perdita di coesione dei partiti politici e un ruolo sempre più importante di mediatori, faccendieri e personaggi trasversali. Nel dossier che presentiamo sono raccolti alcuni degli interventi apparsi sulla voce sul tema della corruzione, attraverso cui si può cogliere sia la stabilità di certi meccanismi che il mutare del fenomeno negli anni. Li proponiamo ai nostri lettori come spunto di riflessione sul passato e sull’oggi.
Lavoce è di tutti: sostienila!
Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!
piertoussaint
Mi pare che la realtà si palesi in modo sempre più palmare. La corruzione è parte integrante della “società dei consumi” di stampo keynesiano, che lavora in sinergia con la democrazia rappresentativa.
Uno dei corollari del sistema, come diceva il mio maestro Pier Luigi Zampetti, citando Sturzo, è “L’istituzionalizzazione dello spreco della spesa pubblica”. Quindi, Mose, piuttosto che EXPO, o TAV a Firenze, come dico qui
http://lafilosofiadellatav.wordpress.com/2013/09/17/nuovo-scrollone-giudiziario-sulla-tav-fiorentina/
piuttosto che un appalto statale per 10.000 rotoli di carta igienica, dovrebbe essere ormai chiaro e lampante che qualcuno, anzi parecchi, ci faranno la cresta sopra. E’ sicuro come l’oro.
Detto questo,
1. il sistema Renzi, in quanto statalista, fa parte del gioco, e quindi anche Renzi cadrà proprio sul keynesismo, che ha ribadito di voler fare, come dicevo qui
http://lafilosofiadellatav.wordpress.com/2014/05/27/renzi-lha-ridetto-faremo-operazione-keynesiana-ecco-perche-cadra-li/. Purtroppo ci siamo dentro anche tutti noi.
2. Ribadisco che, corruzione a parte, deve ancora scoppiare il mega-bubbone delle scelte politiche apparentemente “legali”, ma in realtà assolutamente bancarottiere e suicide per la finanza pubblica, come i project-financing FINTI delle nuove autostrade lombarde, finanziate quasi totalmente con i soldi dei contribuenti e dei risparmiatori delle banche e di Poste Italiane Spa:
http://lafilosofiadellatav.wordpress.com/2014/04/29/avvenire-e-pedemontana-che-cose-la-verita-2/. Per vedere questi passaggi, cari amici, NON servono inchieste della magistratura. E’ tutto alla luce del sole, riscontrabile in rete. Questo la dice lunga.
3. Chiaramente, l’unico e solo rimedio a questo status quo è quella “turbo-sussidiarietà” rappresentata dalla “società partecipativa” secondo Pier Luigi Zampetti. Trattasi di Dottrina sociale cattolica, ai massimi livelli. Questa, chiaramente, non si fa, e anzi nemmeno se ne parla, perché senno’ in quel caso gli squali non avrebbero più cibo…
Chi vuole, ne può leggere estesamente qui, nei due “Quaderni”:
http://lafilosofiadellatav.wordpress.com/i-maestri-2/pier-luigi-zampetti/i-due-e-book-sulla-lezione-di-pierluigi-zampetti/
Guest
Una “palingenesi”. Ma chi molla l’osso?
piertoussaint
Giusta definizione. Non si tratta di vedere chi cede prima, se lo Stato oppressore/oligarchico o il cittadino vessato. E’ un percorso di crescita umana del popolo, certamente lungo e tormentato, che non può che partire dall’educazione del popolo. Meglio ancora, dalla libertà di educazione, cioè dal buono-scuola. La prospettiva storica di fondo, comunque, resta quella della “società partecipativa”.
gmn
Libertà di educazione? Sfido chiunque a dimostrare che, a parte approvare l’etichetta di “privata” o “cattolica”, una famiglia esamini a fondo il progetto educativo e didattico, la personalità, i valori e l’esempio vivente di ogni singolo maestro o professore. Perché se di educazione vogliamo parlare, dobbiamo farlo a partire dalle persone reali
nel momento in cui partiamo da “istituzioni” (scuole, istituti, organizzazioni) parliamo di embrioni di “stato” (magari alternativo all’esistente ma quello è)
anche il concetto di “educazione del popolo” mi sembra sospetto. In regime di sussidiarietà si educano le persone, forse è in regime statuale che si educa il popolo! E la società partecipativa è quella che partecipa alle istituzioni comuni o che ne crea di alternative? Se non dobbiamo averne di comuni (statali) ma solo di “partecipate”, come identifichiamo la comune appartenenza, come gestiamo il conflitto e la competizione? quale istituzione sta sopra le parti? Sta a vedere che ci vuole lo stato…
piertoussaint
Intendevo questo: http://www.tracce.it/?id=266&id2=228&id_n=6419
gmn
Dove trovo scritto: “L’uomo d’oggi si sente continuamente minacciato dalla stessa società che in questi anni ha costruito.” Il che è una balla colossale. E’ la narrazione di Cl per ottenere consenso. Vecchia storia, creare insicurezza e proporre rassicurazione. Un approccio tutto politico e volto a mettere le mani sullo stato. Ora lo scandalo expo è nato nella lombardia governata da chi si rifà alla dottrina di Cl. “L’uomo d’oggi si sente continuamente minacciato dalla stessa amministrazione che in questi anni ha votato”. E la donna?
piertoussaint
Questo dibattito, al di là dei punti “tecnici” che giustamente vengono trattati di consueto su lavoce.info che gentilmente ci ospita, e che ringrazio, ha toccato il punto a monte, quello incandescente. Ma dal quale non si può prescindere, se vogliamo davvero affrontare e risolvere il problema politico: è il livello antropologico. Dunque direi, strutturando una risposta ai tuoi legittimi interrogativi, e pur non pretendendo essere questa completa,
1. Non sono di CL, ma conosco bene il movimento. E ho grandissima stima del Servo di Dio mons. Luigi Giussani (c’è una causa di beatificazione in corso), come grande educatore di persone. Delle quali, per riprendere e interpretare diversamente – consentimi – un tuo commento precedente, si compone il popolo. Quindi, “popolo” non come massa anonima e indistinta, ma come unità culturale, ancor prima che politica, di persone educate al senso della vita.
2. Essendo CL un movimento di Chiesa cattolica, il politico che viene culturalmente da CL la politica la fa a nome proprio, e non di CL, prendendosene tutte le responsabilità. Detto questo, all’atto pratico, nella realtà mi pare che in Italia – nonostante tutto – la Regione Lombardia, sotto Formigoni, abbia dato risultati significativi, nel campo della sanità. Se è vero che in quella regione affluivano dal resto d’Italia per curarsi nelle sue strutture, mentre non mi risulta si sia dato l’inverso. Molto buoni risultati anche sull’educazione e sulla formazione professionale, anche in questo caso in forza della dote-scuola e del principio di sussidiarietà: agenzie di educazione “pubbliche”, in quanto rivolte liberamente a tutti, non gestite dallo Stato.
3. Non condivido tutto ciò che ha fatto Formigoni. Ancora nel’ambito dei politici usciti da CL, riferendomi alle figure note a tutti (ve ne saranno certamente altri a livello locale, ma non li conosco) NON valuto positivamente le prove dell’ondivago e inaffidabile Mario Mauro e soprattutto del Ministro alle infrastrutture Maurizio Lupi, sempre in primo piano. Direi che la figura di Lupi è esemplare dei disastri politici che si compiono quando si vuole mixare una pretesa Dottrina sociale col peggior liberalismo keynesiano. D’altronde tutto questo fa parte dell’inevitabile limite umano. Non riduciamo tutto agli errori dei politici usciti da CL. L’importante, secondo me, è tener ferma l’idea antropologica giusta di fondo. E anche d’altronde, abbiamo visto che, alla prova dei fatti, anche la sinistra, e la destra berlusconiana, NON hanno prodotto di meglio. Il cammino dell’umanità è lungo e accidentato, e il popolarismo vero ed efficace – quello sturziano – è stato abbondantemente distorto e tradito dai suoi successori politici. C’è ancora grande predominanza dei “poteri forti”, nella società.
4. Giustissima la tua domanda: “E la società partecipativa è quella che partecipa alle istituzioni comuni o che ne crea di alternative? Se non dobbiamo averne di comuni (statali) ma solo di “partecipate”, come identifichiamo la comune appartenenza, come gestiamo il conflitto e la competizione? quale istituzione sta sopra le parti? Sta a vedere che ci vuole lo stato…”.
La risposta – qui devo far sintesi – è che dal rinnovamento e dall’approfondimento della coscienza di sé della persona umana, secondo Gesù Cristo, tanto per fare nomi e cognomi, quindi secondo Dottrina sociale cattolica, nascono un’economia, una politica, Istituzioni e uno Stato completamente rinnovati.
Questa la sfida che ci ha lasciato il mio maestro preferito, Pier Luigi Zampetti, dopo che è ormai palese che tutti gli altri sistemi politici, compreso il presente keynesismo, hanno sonoramente fallito, anche a livello economico, finanziario e del lavoro. Quanto a questi due piani, specie dove tu scrivi “come identifichiamo la comune appartenenza, come gestiamo il conflitto e la competizione?…”.
La questione si potrebbe vedere anche dal punto dove tu dici “Un approccio tutto politico e volto a mettere le mani sullo stato”. Ebbene, mi pare che la Storia insegni che NON esistono vuoti, e che le mani sullo Stato saranno SEMPRE di qualcuno. La teoria partecipativa zampettiana, secondo Dottrina sociale, è in pratica una “turbo-sussidiarietà” che preconizza che “le famiglie DIVENTINO lo Stato”.
gmn
La turbo sussidiarietà? Cioè? Le strade provinciali le costruiscono a pezzettini i cittadini riuniti in squadre comunali?
piertoussaint
Per sussidiarietà s’intende che lo Stato sia a servizio del cittadino, e non che il cittadino sia suddito dello Stato, come è adesso. Per turbo-sussidiarietà si intende che il “popolo delle famiglie” (Giovanni Paolo II, lettera alle famiglie, 1994) diventi lo Stato. Questa l’idea di Zampetti, la sfida che quel grande maestro della Dottrina sociale ci ha lasciato da “testare”.
gmn
Ma le strade chi le costruisce e le mantiene?
Guest
Viene provocatoriamente da sorridere. Siamo ancora nel mondo dell’ὑπερουράνιος! A parte l’intervento del Dott.Spagnolo, possibile che non si capisca/non si veda che: 1) corruptissima re publica plurimae leges 2) State economy (con buona pace della “netiquette”) ed impossibilità/incontendibilità delle scelte del decisore politica (la Salerno/Reggio Calabria, è in piedi dagli anni ’60; Mosè, il divisore dei flussi di cassa, dagli anni ’30) 3) assenza di qualsivoglia basilare principio di analisi costi/benefici, analisi di impatto, regole base (elementari, o elementary) di project management (strettamente correlato al punto 2 che precede). In breve: un paese e processi da rifare from scratch. Ma comunque utile la silloge/library. Confido che alla 4a Mani Pulite interverrà il Commissario Montalbano. Ops nessuna allusione a Rai, ca va sans dire.
Guest
In relazione al tema Affari. Ennesima riedizione: geniali ministri che pongono ricchi incentivi fiscali per privati che doneranno fondi alla cultura. In Italia si risolve ogni cosa con incentivi fiscali: si risolvono crisi aziendali (Electrolux), si aiutano interi settori (automotive), si risolvono situazioni di esuberi strutturali, si aiutano compagnie che volano con ali altrui. Per fare ex albo nigrum, ex nigro album.
Legenda: cosa sono gli incentivi fiscali? Semplice. Molti ignoti contribuenti pagano maggiori tasse per risolvere dei problemi che altri hanno creato e che il mondo politico non riesce a risolvere. Taluni parlerebbero di state-owned enterprises, altri di merry-go-round e sussidi dai tempi di Crispi.