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Alitalia, un “pacco” postale

In nome dell’italianità la nostra compagnia di bandiera è stata lentamente affossata. L’ultimo della lunga catena di errori porta il nome di Poste Italiane. Una soluzione assurda perché priva di ogni logica industriale e che rischia di compromettere la situazione dell’acquirente.

CAPITANI CORAGGIOSI O INTERESSATI?
Le compagnie aeree, si sa, sono un business fragile e nel mondo nomi famosi hanno conosciuto l’onta del fallimento: da Panam a Swissair. Alitalia è in crisi cronica da decenni, progressivamente affossata da un accanimento terapeutico condotto nel nome dell’italianità che ha salvato la forma della proprietà nazionale, a prezzo di soluzioni sempre più pasticciate per non dire vergognose. Era chiarissimo che i “capitani coraggiosi” del 2008 erano mossi o da interessi immediati (i crediti di Banca Intesa ad Alitalia e soprattutto Air One) o che intendevano acquisire crediti politici (Riva e Ligresti, tanto per capire qual era il clima). Così come era chiaro che le ipotesi di profitti elevati e monopolistici sulla rotta Milano-Roma erano assolutamente irrealistiche, nonostante fossero la chiave di volta dell’intero piano industriale, prontamente benedetto da consulenti “indipendenti”.
Ma poiché non c’è limite al peggio, l’idea che una società che rischia di dover lasciare gli aerei a terra perché non ha più i soldi per pagare il carburante possa essere salvata dall’intervento di Poste Italiane appare come una trovata degna del miglior teatro dell’assurdo. Al di là dell’iniezione di capitale immediato che ne può derivare, quali altri benefici può portare una simile soluzione? Poste Italiane in realtà è un conglomerato finanziario, perché ormai lettere, pacchi e cartoline rappresentano meno di un quinto dei ricavi totali. Il grosso viene dai servizi assicurativi (57,5 per cento) e finanziari (22 per cento).
POSTE ITALIANE: UN’OPERAZIONE INSENSATA
Insomma, poiché il suo patrimonio è detenuto al 100 per cento dal Ministero dell’Economia, è l’ultima banca pubblica in circolazione e dunque l’unica che possa prestarsi ad un’operazione politica per quanto azzardata, così come si era prestata nel recente passato alla costituzione della Banca del Mezzogiorno, fortemente voluta dal Ministro Tremonti e dimostratasi assolutamente inutile. E l’unico punto di contatto con il trasporto aereo è dato da una partecipazione di una piccola società Mistral (110 milioni di ricavi, di cui oltre un terzo infragruppo), così florida che nell’ultimo bilancio il suo valore è stato ridotto di 12 milioni. Non solo: sempre nel bilancio 2012 si legge che il 19 luglio di quell’anno Poste aveva pubblicato “una sollecitazione all’invio di una manifestazione di interesse per l’acquisto della partecipazione totalitaria attualmente detenuta nel capitale di Mistral Air Srl al fine di valutarne la cessione a un operatore selezionato”. Decodificato: “toglieteci questo peso dal bilancio. A qualunque prezzo”. Ovviamente, il mercato ha manifestato sì, ma il più totale disinteresse.
E adesso questa aziendina traballante e poco amata anche dal suo azionista unico dovrebbe diventare il taumaturgo che risolve la crisi aziendale più cronica della storia dell’aviazione civile mondiale? Ma mi faccia il piacere, direbbe Totò.
Ma soprattutto: ammesso che il ministro Saccomanni sia disposto ad avallare questa scelta scellerata, sarà interessante vedere se il consiglio di amministrazione di Poste Italiane riuscirà a trovare una motivazione per una decisione priva di ogni logica industriale, che rischia di compromettere la situazione dell’acquirente, che ha un profitto interessante in valore assoluto (1 miliardo di euro) ma una posizione finanziaria netta già negativa (-1,9 miliardi), a causa dei 40 miliardi di conti correnti postali, che costituiscono la principale passività. Nonostante questo, Poste Italiane è chiamata ad un contributo significativo di 75 milioni, che si aggiungono ai 200 che dovrebbero versare i capitani coraggiosi, in forme peraltro tutte da definire.
Insomma: il tragico destino di Alitalia è una lunga catena di errori commessi dall’azienda, dal sindacato e dalle forze politiche di ogni colore. Sembrava che si fosse toccato il fondo con l’ultima trovata, confezionata da Berlusconi e guidata da Colaninno.. Nossignori; per Alitalia vale sempre la vecchia battuta: quando hai toccato il fondo, comincia a scavare.

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11 commenti

  1. Piero Thor

    1) La Cassa Depositi e Prestiti per un cavillo legale non poteva, così il risparmio postale dei cittadini viene prelevato direttamente dalle poste senza fare il solito gioco delle tre tavolette.
    2) Tra i capitani interessati non dimentichiamoci dei Benetton che si beccarono una bel rinnovo della concessione autostradale a maglie larghissime (a danno degli automobilisti e del trasporto merci su gomma cioè di mezzo sistema industriale) per 20/30 anni..
    3) Apparentemente non c’entra niente: ora con una bella accoppiata amnistia/indulto mezza classe dirigente politico/imprenditoriale ora si autoassolverà per tutto (incluso Mps, Telecom e Sai e ecc.)..
    Amen

  2. Paolo Rossi

    Un’ennesima palla al piede per tutti i nostri giovani. L’ennesima ottima motivazione per chiunque per andarsi a cercare un lavoro decente all’estero. L’ennesima garanzia che chi resta in Italia pagherà il conto di decenni di disastri. L’ennesima illusione per un popolo di ignoranti sognatori destinati ad essere trascinati nel più profondo baratro dal pifferaio magico di turno. L’ennesima certezza dell’incapacità della nostra classe dirigente di imboccare una qualunque via di uscita dal baratro in cui siamo stati cacciati. L’ennesimo frutto avvelenato di un albero, la classe politica italiana, che da ormai troppi anni sta intossicando il Paese al punto che oramai neppure col carro attrezzi sta in piedi.

  3. Franco

    Oggi ho sentito dire da Cofferati che in Germania il maggior azionista della Lufthansa (definita anche la più grossa compagnia aerea europea) siano le Poste Tedesche. E allora perché lì si e qui no?

  4. Ciro Burattino

    Ancora una volta personaggi della più squalificata politica (come Lupi), passano per salvatori della patria. Ma lo sanno che dai dati dell’ultimo bilancio risulta che Alitalia ha realizzato 277 milioni per addetto e Poste Italiane solo 166 milioni per addetto? A fronte di tali performance come si può pensare che la seconda salvi la prima???

  5. Michele

    ineccepibile

  6. raffaele

    Sembra che alla fine i Capitani daranno prova del loro coraggio nel depredare i risparmi postali: forse è arrivato il momento di trasferirli da qualche altra parte.

  7. Cuoco

    Quando i burocrati che ci comandano (non i politici, figure evanescenti che fingono di farlo) cesseranno di buttare a mare i nostri soldi, raccolti con le imposte e le tasse, cui non possiamo sfuggire?
    E’ paradossale che Saccomanni, che quando era alla Banca d’Italia (là era un burocrate che comandava), avrebbe posto il veto a questo ulteriore spreco, ora, come ministro, lo autorizzi.
    Piuttosto che autorizzarlo, dovrebbe dare le dimissioni, come ha già minacciato, dimostrando così che è una persona seria.

  8. Mario Rossi

    E fu così che gli amici di Vedrò riuscirono ad aprire il forziere della cassa depositi. Si dice che in Italia ci siano 4 volte i soldi del monte del debito pubblico e quindi non dovrebbero esserci problemi, solo che i soldi sono imboscati. L’Italiano ormai da anni è diventato un mollusco smidollato a cui non passa nemmeno per l’anticamera del cervello di mettersi in gioco perchè semplicemente è stato imboscato nella massa, tra le file di quelli che il 27 del mese succeda quel che succeda prendono un lauto stipendio. Pare difficile per la classe politica che ha compiuto questo scempio cambiare rotta senza essere massacrata per strada e quindi cosa si fa? Si ritirano fuori tutti i soldi che vi hanno dato passando da una manovra che i più non hanno nemmeno capito visto l’annullamento delle proprie capacità intellettive.

  9. Senza considerare il REDDITO MINIMO (mascherato da cassaintegrazione extraordinaria) di PLATINO dei piloti e hostess del comparto aereo…..

  10. david berera

    E’ il problema di molti italiani: non siamo semplicemente in grado di prendere atto dei fatti e di ragionare partendo da essi (una compagnia che ormai non fa altro che bruciare cassa e ricchezza) ma da ciò che si vorrebbe avere (una compagnia aerea di bandiera con un futuro radioso).
    E’ chiaro che ormai l’ingresso delle Poste equivale all’ennesima situazione trita e ritrita che uscendo dalla porta (pochi anni fa) rientra dalla finestra (in questi giorni) a scapito di molti e a vantaggio di pochi: ma a qualcuno può davvero giovare ciò?
    P.S. Articolo lucido e tagliente al punto giusto.

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