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Meno contante contro l’evasione*

La tracciabilità è uno strumento necessario per combattere l’evasione fiscale, ma non è sufficiente. Una parte molto importante nasce infatti dalla micro e piccola impresa e da transazioni economiche il cui valore unitario è molto contenuto. Nel 2010, solo dai bancomat, sono stati prelevati circa 142 miliardi di euro. Si potrebbe allora limitare l’impiego del contante con una modifica del regime di tassazione oggi applicato sui mezzi di pagamento. Passando dall’imposta di bollo sull’estratto conto delle carte di credito alla tassa sui prelievi.

Il governo Monti ha recentemente varato un pacchetto di misure per il contrasto dell’evasione fiscale. Lo strumento principale che sarà utilizzato è la tracciabilità, in base alla quale non potranno essere più effettuati pagamenti per importi superiori ai mille euro in contanti; la precedente soglia, stabilita dal governo Berlusconi nell’estate scorsa, era pari a 2.500 euro.

STUMENTO NECESSARIO, MA NON SUFFICIENTE

L’intervento previsto dal governo va senz’altro nella giusta direzione e porterà dei benefici in termini di lotta all’evasione. Forse la scelta poteva essere più coraggiosa, prevedendo una soglia per l’utilizzo del contante ancora più stringente, ad esempio 300 o 500 euro, ma probabilmente l’attuale difficile equilibrio politico non ha permesso di fare di più, posto che il principale partito politico in Parlamento si è palesemente schierato contro questa misura attraverso la voce dell’on. Silvio Berlusconi.
Se la tracciabilità può essere vista come uno strumento necessario per combattere l’evasione, purtroppo però non può essere considerata sufficiente a tale scopo. Una fetta molto importante dell’evasione in Italia nasce infatti dalla micro e piccola impresa – su cui la struttura produttiva del nostro paese è fortemente radicata –e su transazioni economiche il cui valore unitario è molto contenuto. In Italia un settore che ha queste caratteristiche è, ad esempio, quello della ristorazione, dove in media il reddito dichiarato dagli imprenditori che vi lavorano è pari a circa 14mila euro all’anno, meno di 1.200 euro lordi al mese.
La tracciabilità imposta per legge, in questi casi, non può essere evidentemente molto di aiuto in quanto per importi inferiori ai mille euro l’utilizzo del contante sarebbe in ogni caso permesso. (1)
Una semplice evidenza di questa relazione è rappresentata nel grafico 1, dove sono riportati l’importo medio unitario dei prelievi di contanti da sportelli automatici bancari, nei vari paesi europei, e l’economia sommersa, espressa in percentuale di Pil. (2) La relazione è chiaramente positiva: dove si maneggia più contante, l’incidenza dell’economia sommersa è più elevata. In particolare, Grecia e Italia sono i paesi europei che mostrano i prelievi di contanti di importo medio più elevato (rispettivamente 250 e 175 euro) e che contestuale hanno la più alta incidenza sul Pil dell’economia sommersa.

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COME SI POTREBBE RIDURRE L’’UTILIZZO DEL CONTANTE?

Una via per limitare l’impiego del contante nelle transazioni commerciali potrebbe essere quella della leva fiscale, cioè mediante la modifica dell’attuale regime di tassazione applicato sui mezzi di pagamento. La normativa italiana, prevede che le carte di credito, uno degli strumenti che permettono di tracciare i pagamenti, debbano pagare un’imposta di bollo di 1,81 euro sugli estratti conto di importo superiore ai 77 euro, mentre il prelievo di contante non è sottoposto ad alcun onere fiscale. Di fatto, quindi, il sistema attuale produce delle evidenti distorsioni incentivando l’utilizzo di strumenti che facilitano l’evasione e disincentivando, di converso, quelli che potrebbero ostacolarla. La cosa molto semplice da fare dovrebbe quindi essere quella di invertire questa situazione prevedendo, da un lato, un’imposta sui prelievi di contante (–siano essi effettuati direttamente presso sportelli bancari o postali, siano essi effettuati tramite sportelli automatici)– e, dall’altro, la detassazione completa degli oneri fiscali sugli strumenti di pagamento diversi dal contante.

Grafico 1. La relazione tra prelievi di contante ed economia sommersa

In Italia la massa dei prelievi di contante è molto elevata: dalle statistiche della Banca d’Italia emerge che, nel 2010, solo dagli bancomat sono stati prelevati circa 142 miliardi di euro. Dunque, un’imposta con un’aliquota contenuta determinerebbe un alto gettito. Ad esempio, una tassa dello 0,5 per cento sui prelievi in contanti determinerebbe un gettito di circa 700 milioni di euro solo dal canale degli sportelli automatici. Per un correntista, ciò vorrebbe dire che prelevando 200 euro in contanti sarebbe soggetto a un euro di imposta, che verrebbe riscossa dalla banca e poi trasferita all’erario.
Il gettito derivante dall’imposta sarebbe sicuramente più che capiente per coprire le minori entrate derivanti dall’eliminazione del bollo sugli estratti conto delle carte di credito, stimabili in circa 150 milioni di euro. Le entrate eccedenti potrebbero essere utilizzate per incentivare ulteriormente l’utilizzo di strumenti alternativi al contante da parte di alcune categorie di soggetti che attualmente li impiegano poco. Le evidenze basate sulle scelte di utilizzo delle carte di debito e di credito mostrano, al riguardo, che pensionati e famiglie con più basso reddito tendono a utilizzare meno questi strumenti. (3)
Una possibile spiegazione di può essere legata, da un lato, ai costi di tenuta di questi mezzi di pagamento e, dall’altro, ai timori legati alle frodi. Sul primo aspetto, introdurre la possibilità di detrarre fiscalmente le spese annuali di tenuta delle carte, entro certi margini di reddito, potrebbe essere un modo per superare i vincoli economici, mentre l’investimento in campagne informative e di contrasto della criminalità informatica potrebbe aiutare a superare vincoli di natura più psicologica.

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* Le opinioni espresse appartengono esclusivamente all’autore e non sono quindi attribuibili all’Istituto di appartenenza.

(1) Al riguardo va detto che la relazione esistente tra l’utilizzo del contante, strumento di pagamento di cui non è possibile seguire le tracce fiscali, e l’evasione è chiara ed è stata evidenziata da diversi studi. Si veda, ad esempio, Rogoff, K. (1998), “Blessing or curse? Foreign and Underground Demand for Euro Notes”, Economic Policy – A European Forum, 261-303, e Goodhart, C., e Krueger, M. (2001), “The Impact of Technology on Cash Usage”, discussion paper 374, Financial Markets Group, London School of Economics and Political Science, London, UK.
(2) Per il valore dell’economia sommersa utilizzo le stime di Bovi M. e R. Dell’Anno, (2010), “The changing nature of the Oecd shadow economy”, Journal of Evolutionary Economics 20(1), pp. 19-48.
(3) Di Giulio D. e Milani C., 2011, “Diffusione della moneta di plastica e riflessi sull’economia sommersa: un’analisi empirica sulle famiglie italiane”, Abi, Temi di Economia e Finanza, n. 3.

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34 commenti

  1. giorgio capon

    Mi sembra improbabile che una tassa sui prelievi bancomat o allo sportello dell’ordine del 0.5 % possa scoraggiare chi vuole eludere il fisco mentre sicuramente contrarierebbe il normale cittadino. D’altronde forse non dovrebbe essere difficile monitorare, tramite i dati bancari, chi fa un uso dei suddetti prelievi sproporzionato rispetto ai redditi denunciati.

  2. Rino Impronta

    Al limite di importo che si intende porre alle operazioni in contanti aggiungerei un’ ulteriore iniziativa, finalizzata alla individuazione dei possessori delle banconote da € 500. Di recente la Banca d’Italia ha pubblicato, che la banconota da € 500 è un potenziale strumento di riciclaggio. La sua circolazione corrisponde al 19% del nostro PIL, cioè 288 miliardi di euro. Tra le grandi valute occidentali, a superare il mega taglio da 500 euro c’é quella svizzera, con la sua ammiraglia, anche lei di color violetto, da mille franchi (851 euro). Per il raggiungimento degli obiettivi della lotta all’evasione, sarebbe necessario che la BCE dichiarasse il “fuori corso legale” della banconota da € 500, impedendone l’utilizzo e obbligando contemporaneamente i possessori a recarsi agli sportelli bancari per il cambio in banconote di taglio inferiore. In questo modo scatterebbe l’obbligo dell’identificazione dei presentatori delle banconote e la segnalazione dei dati anagrafici, dei richiedenti l’operazione, alle Autorità competenti per i successivi adempimenti di controllo e verifica. Spero che la mia non sia utopia. Rino Impronta

  3. piepar

    Fatico a capire a cosa serva vietare il pagamento oltre una certa cifra. Quello che è vietato è pagare in nero e se non scopro quello quando mai scoprirò chi pago cash oltre 1000 Euro Se una gioielleria vole evadere un importo da 1500 si fa pagare cash 1000 euro e 500 con carta di credito. Piuttosto credo servirebbe è il penale sia per chi paga che per chi riceve. Per carità non la galera dove non c’è posto, ma le pene alternative. Dai domiciliari fino all’iscizione al casellario. Molti continuerebbero a pagare in nero il dentista a fronte di uno sconto del 20% con il rischio della fedina penale sporca per x mesi? E poi grande pubblicità sui media!

  4. Alberto Lusiani

    Invito a riflettere a lungo prima di proporre nuovi bolli, non importa quanto buona sia la giustificazione. Per la mia (pur limitata) esperienza i Paesi civili e avanzati non usano mettere bolli sui conti correnti, sulle carte di credito, nemmeno su passaporti e (tassa assimilabile a bollo) sugli abbonamenti dei telefonini. Ritengo sia possibile ottenere sia il vil denaro per le casse dello Stato sia incentivi e disincentivi desiderati con mezzi piu’ civili, meno regressivi e meno stupidi e “borbonici” dei bolli, e invito tutti gli italiani a studiare le soluzioni adottate nei Paesi che ci precedono nell’indice di sviluppo umano dell’ONU, astenendosi dal replicare e perpetuare le pessime esperienze della tradizione e della creativita’ italiana in materia fiscale.

  5. Stefano Pisani

    La correlazione che si evidenzia tra il sommerso e l’uso del contante non è significativa, poichè le stime del sommerso utilizzate nel testo sono realizzate con l’approccio basato sull’utilizzo del contante, quindi il ragionamento è circolare. Il tema è, comunque, rilevante e per questa motivo le recenti norme, tra l’altro, hanno potenziato l’accesso delle Autorità Fiscali ai conti bancari.

  6. l.scalzo

    Ci risiamo. Anche i più avveduti economisti fingono di non vedere quello che è sotto gli occhi di tutti: l’evasione è l’altra faccia della corruzione. Leggendo le notizie di cronaca dell’ultimo mese, basta leggere del calcio scommesse (con base a Singapore) sul Corriere dello Sport , si comprende che le grandi aziende, che non usano certo il contante, sono capaci di creare fondi neri ovunque nel mondo e farli rientrare nel circuito dell’economia legale, senza usare contante. E’ forse utile che gli economisti inizino a studiare un pò di contabilità ( che magari hanno snobbato al’epoca dell’Università) e un pò di tecnica bancaria.. Consiglio anche di leggere l’ultimo libro del procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, “Soldi sporchi”.

  7. AM

    Tra i commenti ve ne è uno che merita riflessione. Su la Voce sono apparsi in passato proposte inaccettabili che ci metterebbero in conflitto con la BCE come quella di tassare il cambio delle banconote da 500 Euro (tuttora moneta legale). Quindi, invece che tassare il cambio, si potrebbe identificare la persona che cambia. Chi non vuole essere identificato può però cambiare queste banconote all’estero. Sono invece nettamente contrario all’idea di tassare i prelievi. Sarebbe un provvedimento scarsamente utile e percepito come vessatorio dai cittadini.

    • Andy mcTredo

      Tutte le persone che si recano in banca sono sempre identificate, sia che paghino una bolletta da 22,33 euro con monetine da 1 cent che con una carta da 500, sia che versino 1 euro o prelevino 50 cent.

  8. f.m.psrini

    Favorire in tutti i modi l’uso della moneta elettronica ed abolire le detrazioni a carico di lavoratori,autonomi e pensionati per lavoro/figli a carico ed introdurre la possibilità di detrarre oil 20% di tutte le spese sostenute. Se non mi faccio rilasciare la fattura o lo scontrino non detraggo nulla …quindi faccio l’esattore. Le autorità potrebbero usare ora i dipendenti per la caccia grossa e lasciare ai piccoli il fai da te fiscale scaricando,i piccoli,tutto quello che possono in funzione sia del reddito sia dei componenti.

  9. Nicola

    Credo che se anche questa iniziativa sulla limitazione dell’uso contante non produca risultati efficaci in termini di lotta all’evasione l’intera compagnia che ha pensato la lotta all’evasione con la ridondanza degli accertamenti a tavolino debba risarcire lo stato

  10. armando plaia

    La tassazione del prelievo bancomat è una sciocchezza: ma perché dovrei pagare una tassa sui contanti che prelevo per fare la spesa durante la settimana? Peraltro il grafico mostra che paesi con limiti rigorosi, come il Belgio, hanno molto sommerso.

  11. Valerio D

    Invece di pensare a divieti e obblighi è arrivata l’ora di passare agli incentivi. Concordo con l’autore sulla proposta di eliminare il bollo da 1,81 Euro sugli estratti conto delle carte di credito. Si aggiunga inoltre un piccolo credito d’imposta a chi fa utilizzo di pagamenti elettronici. Propongo: 0,1% sui pagamenti eccedenti i 1000 Euro annui. Chi è più ferrato di me faccia una stima della spesa, poi individuiamo una copertura.

  12. basile Antonio niocola

    Ma smettiamola una volta per sempre di ridurre la libertà individuale. Perchè in uno stato che si reputa democratico tante restrizioni? Mi ricorda i tempi passati nella ex DDR, dove lo stato imponeva di volere è sapere tutto di tutti. Si facciano più seri controlli, si liberano da impiegati infedeli. Perchè i costi ,non possono essere detratti nel 730?

  13. antonio spontino

    Sembra un esercizio sportivo quello di escogitare cosa tassare: dall’aria che respiriamo (ci sarà pur qualche economista che ci spiega come trattenendo il fiato si abbatterebbe l’anidride carbonica) fino ai prelievi bancomat. Ma lo si vuol capire che in Italia il problema non è cosa tassare ma cosa detassare? Se avessimo metà della tasse e uno stato efficiente ci sarebbero gli svizzeri che porterebbero i capitali in Italia. Se avviene il contrario è perchè lo stato funziona male e non si sa più cosa tassare… saluti S

  14. Patrizia Paciello

    Io cerco di pagare tutto utilizzando la carta di credito o il bancomat, ma ci sono ancora moltissimi esercizi commerciali che sono privi di pos, per non parlare dei piccoli acquisti come giornali, latte, ecc. Perché dovrei pagare per prelevare dei soldi che altri mi obbligano ad usare?

  15. Massimo

    Non riesco proprio a capire cosa c’entra il limite massimo di pagamento con l’evasione. Se devo pagare 2000 euro in nero, li pago in contanti e non mi faccio fare la fattura! Eventualmente potrebbe essere utile un limite stringente sul prelievo di contante. Probabilmente mi sfugge qualcosa, qualcune me lo spiega?

  16. Andrea Bogiani

    Personalmente credo che per contrastare efficacemente il ricorso al “nero” bisogna prendere seriamente di petto la questione ed inserire con validità normativa un elemento che interrompa il meccanismo perverso che costringe il consumatore finale a condividere con la micro azienda/ditta individuale/professionista l’evasione fiscale a fronte di un beneficio derivante dalla riduzione di prezzo del servizio offerto al di fuori della legalità fiscale. Per esempio introducendo la possibilità di beneficare di una detrazione fiscale del 20/25% escludendo quelle attualmente in vigore. Ciò comporterà sicuramente un maggior impegno sotto il profilo burocratico, ma, a mio parere è l’unico modo per raggiungere l’obiettivo.

  17. Eduardo Stagnitti

    Il sacro furore contro l’evasione fa perdere di vista che non possiamo immolare sull’altare della caccia all’evasore i più elementari diritti costituzionali. Premesso che l’evasione e’ stimata, non si considera che partecipano al montante la corruzione, stimata dalla Corte dei conti in 60 md, e i proventi del malaffare certamente più del doppio. Con la pressione fiscale attuale la piccola evasione consente la sopravvivenza di piccole attività artigianali e commerciali. Si proceda con il monitoraggio sistematico dell’incremento del patrimonio in funzione del reddito e si eviti il controllo ordinario di tutta la popolazione attraverso pratiche vessatorie.

  18. Umberto

    Al fine di incentivare i cittadini nel programma di contrasto all’evasione fiscale siete ebbe pensare di recepire nel nostro paese un meccanismo tipo la Nota Fiscal Paulsta. Questo strumento, che costituisce una facoltà per il cittadino ed un obbligo per il titolare di partita iva, assicura alla persona che utilizza la strisicata del proprio codice fiscale al momento del pagamento e che quindi aderisce di al programma , il recupero del 30% dell’iva relativa alla transazione al raggiungimento di un adeguato CAP. Sarebbe altresì importante assicurare su base settimanale un’informazione sulle verifiche effettuate in ambito Retail (i cosidetti fornitori delle persone non dotate di partita iva) a livello di provincia/comune con li esiti delle medesime ed investire in occupazione creando la figura degli ausiliari fiscali legittimati a richiedere prova dell’avvenuta transazione che comporta consegna di beni e/o prestazioni di servizi. A mio avviso non si possono creare regole senza lavorare sull’enforcability.

  19. andrea

    Potrebbe sembrare una provocazione. Me ne rendo conto. E probabilmente lo è. In una ipotesi di questo tipo, gran parte del sommerso legato alla piccola e media evasione emergerebbe in tempi brevissimi. Spaccio di droga, criminalità dedita alle rapine, trasporto valori e relativi assalti. Eliminazione delle code in posta per ritirare la pensione con i conseguenti rischi di rapine.. Ci pensate? Scomparsi!. Costi bancari assorbiti dal Tesoro. O creazione di un circuito di proprietà dello stato privo di costi. E poi la privacy..L’amministrazione finanziaria come il grande fratello… Che è un po’ come per le intercettazioni telefoniche. Ma se non ho nulla da nascondere.,mi crea problemi essere intercettato, e se non evado le tasse, mi crea problemi che qualcuno verifica i miei acquisti? E comunque stiamo parlando del 15% del PIL che sfugge a tassazione. E poi vengono fatte manovre per 80 miliardi di euro solo nel 2011 con il rischio di default. Almeno rimarrebbe solo la grande evasione.Un problema in meno… almeno.

  20. Patrizio

    I vari limiti all’uso del contante sono abbastanza inutili perchè facilmente eludibili e scarsamente controllabili: se voglio pagare in contanti beni per 1000 euro lo faccio e non mi faccio fatturare nulla. Per ottenere qualcosa bisognerebbe affiancare a tutte queste manovre restrittive all’uso della moneta fisica, un corrispondente obbligo di chi apre una partita iva a dotarsi del pos per il bancomat/carta di credito. In questo modo si sarebbe invogliati dalla comodità della moneta elettronica al suo utilizzo. E comunque 1000 euro rimane un limite troppo alto: 500 sarebbe il limite sindacale secondo me.

    • bob

      “E comunque 1000 euro rimane un limite troppo alto: 500 sarebbe il limite sindacale secondo me.” Perchè lei vuole decidere quanto denaro voglio avere in tasca? Me lo può spiegare?

  21. Sammartino Vittorio

    Mi sembra interessante la proposta di tassazione dei prelievi in contanti, magari però con dei correttivi, tenendo conto delle spese “spicciole” mensili di ciascun correntista (giornali, caffè, …): ad esempio nell’arco del mese, la tassazione potrebbe scattare oltre i 200 € di prelevamenti in contante. Qualche perplessità sui recuperi. Non dimentichiamo che il rilascio della carta di credito ha un costo, che il “normale” correntista lavoratore potrebbe anche valutare di non sostenere, preferendo comunque l’utilizzo del contante. Ovvero potrebbe non essere intestatario di alcun c/c. Vedo invece con maggiore potenzialità di successo la tanto attesa “crociatura” dei dati nel prossimo cervellone dell’Agenzia delle Entrate. Concordo, con la persona che suggeriva di verificare meglio gli infiniti “giri contabili” di società che consentono una cospicua canalizzazione dei capitali illeciti. Infine, ricordiamo che in nero spesso non si pagano soltanto i dentisti o i ristoratori (non me ne vogliano gli onesti professionisti), ma anche i proprietari di case locate a studenti, stranieri, ecc. Il fenomeno è complesso e richiede, a mio avviso, un’analisi su più fronti.

  22. giancarlo

    Una efficace lotta all’evasione, così come una costruttiva critica alla lotta stessa, dovrebbe necessariamente avere riguardo ad una conoscenza dell’evasione stessa: si sente parlare sempre più spesso di evasione e di ammontare di evasione ma non ho mai sentito (e/o letto) di come vengono costruiti i dati aggrregati dell’evasione. Una qualsiasi stima, per essere attendibile, dovrebbe esplicitare il procedimento logico-statistico ed il periodo di osservazione, oltre che le fonti, che hanno condotto al risultato evidenziando, in modo omogeneo per aree geografiche e settori, i vari tipi di evasione ed i relativi ammontari cosicchè possano essere maggiormente efficaci le azioni di contrasto.( ho provato a cercare le fonti/ analisi italiane di tali stime ma non ho trovato nulla) Mi sembra che molto spesso l’evasione sia confusa con elusione, abuso di diritto, attività criminali/ riciclaggio: non tener conto o non evidenziare adeguatamente tali differenze, oltre adottare azioni di contrasto sulla base di stime/ analisi non attuali, potrebbe portare ad assumere decisioni o dare informazioni non solo non efficaci ma, in alcuni casi, anche dannosi e/o solo propagandistiche.

  23. ruggero

    Abbassiamo le tasse al 30% ,portiamo in detrazione tutte le spese, ma colpiamo duramente ed efficacemente chi evade

  24. Fabio

    Nessuno tiene conto di piccole realtà, come i tabaccai, le ricevitorie e via dicendo che verrebbero massacrate da una soglia così bassa. I bancomat hanno un costo e i pagamenti? Se uno vince 550 euro al totocalcio o al superenalotto come lo paghi? Insomma, prima bisognerebbe sentire chi lavora sul campo anche prima di fare leggi e leggine che rischiano solo di mettere in difficoltà, invece di risolvere.

  25. dvd

    Si finisce sempre per parlare del “falso problema” pur di non volere prendere il “toro per le corna”. Va bene andiamo avanti così, vorrà dire che i plurisegnalati per l’utilizzo distorto del denaro saranno per lo più le persone anziane e i nullatenenti: chi perchè non si abitua o non vuole avere i suoi soldi più distanti del loro braccio, chi perchè deve pagare la badante in nero (si badi bene che l’ultimo non è l’evasore incallito fonte di ogni male Italiano, ma solo una persona bisognosa per le faccende di casa e cura personale e costretto a dare soldi a nero dalla stessa badante sotto la minaccia dell’abbandono) e chi perchè non ha nulla da perdere. Ecco per me la normativa porterà a questo. I faccendieri che movono denaro sporco e illecito di sicuro non hanno questo problema tutto Italiano della “tracciabilità” …! La vulgata dice che questi dati serve agli OO7 del fisco per “stanare” gli evasori. Mi pare di avere sentito da Befera che utilizzeranno un “software” (?) che elabora dati per lo scopo (forse è di nuova generazione e cioè di tipo “intelligente”, autonomo che non necessita dell’intervento umano)! Va beh continuiamo così a farci del male…!

  26. Maurizio

    Per risolvere una volta per tutte il problema dell’evasione propongo di predisporre un braccialetto elettronico per autonomi e artigiani con i quale controllare tutti i movimenti che fanno durante la giornata. Alla fine della giornata potrebbero poi consegnare il ricavato a tre dipendenti pubblici (uno incassa, l’altro annota e il terzo controlla) che una volta trattenute le tasse potrebbero depositare il ricavato su un conto corrente dove previa autorizzazione di altre tre funzionari il lavoratore potrebbe chiedere di addebitare le spese di sopravvivenza. Perché non si usa la tecnologia e le risorse umane già disponibili per risolvere una volta per tutte il problema dell’evasione fiscale?

  27. Dorian

    Fatto 100 il valore totale dell’evasione nel nostro Paese la ripartizione e’ cosi’ scomponibile: 1/3 dell’evasione e’ fatta dalla criminalità’ organizzata, quindi difficilmente recuperabile. Dei 2/3 restanti il 65% e’ scomponibile in parte pressoché simile tra grande impresa e istituti bancari. Il 35% rimanente si suddivide tra autonomi-commercianti-artigiani-liberi professionisti e dipendenti con doppio lavoro. Mi spiega Signor Milani perché concentrare la lotta all’evasione sempre e solo sul 35% e mai sul 65%? O e’ convinto che banche e grandi imprese evadano utilizzando i contanti? Infine sarebbe il caso di parlare seriamente di riforma del sistema fiscale e smetterla di fomentare solo invidia sociale tra classi che sono tutto fuorché’ considerabili come “ricche”.

    • bob

      Dorian chi parla è gente con il culo al caldo….talmente al caldo che ha perso il senso della realtà quotidiana. Nessuno dice che questà assurda regola ( Germania e Austria sono paesi incivili) ha prodotto esattamente il contrario di quello prometteva: maggior nero, maggior numero di cancellazioni di artigiani, professionisti finanche avvocati dai ruoli, minor gettito per lo Stato, distruzione di interi comparti economici, vogliamo parlare dei porti o delle attività di frontiera . Una regola la cui ricetta è : 50% idea del burocrate teorico e 50% di una riminiscenza di lotta di classe di una burocrazia sterminata inutile. La moneta nasce con il concetto più alto di libertà per una persona vogliamo tornare al baratto?

  28. f.m.parini

    Io proporrei un approccio diverso; abolirei tutte le detrazioni per carichi di famiglia e per il lavoro/pensione ed introdurrei la possibilità di detrarre al 30% tutte le spese sostenute in funzione sia del reddito sia del numero dei componenti e dell’età. La certificazione potrebbe avvenire sia mediante luso del bancomat/della carta di credito/delle carte prepagate/della carta dei servizi/della classica ricevuta fiscale e la verifica mensile, trimestrale, annuale affidata sia ai caaf sia ai datori di lavoro. I risparmi sarebbero notevoli e l’emersione del nero compenserebbe i costi. Il vantaggio sarebbe legato alla possibilità di dedicare gli operatori alle verifiche dei grandi gruppi.

  29. Carlo Turco

    Caso di scuola. Ci sono proprietari di case (una o anche più) che non sono titolari di conti correnti, bancari o postali che siano. L’inquilino è quindi costretto a pagare in contanti l’affitto, che potrà essere quindi superiore alla soglia di tracciabilità. Che si abbia un’auto di lusso con un reddito inadeguato è, giustamente, indizio di potenziale evasione. Ma è plausibile che un proprietario di casa – per la quale dovrà pagare bollette di servizi pubblici, tassa sui rifiuti, imposte, e via dicendo – non sia titolare di un conto corrente? Sarebbe una intollerabile violazione della libertà individuale imporre che i proprietari di immobili siano titolari di un conto corrente?

  30. nicola

    Singolare che l’agente di riscossione, tra l’altro comandato dallo stesso direttore dell’agenzia delle entrate, applica sistematicamente il frazionamento dei pagamenti in contanti per i debiti esattoriali sopra soglia. A distanza di pochi mesi dell’entrata in vigore di questa giusta norma pensata per combattere l’evasione fiscale stanno arrivando segnalazioni di persone che si presentano presso gli sportelli Equitalia per pagare le cartelle di pagamento sopra i mille euro con mezzo del contante e sistematicamente gli viene applicato il frazionamento del pagamento sotto soglia.

  31. Andy Mc TREDO

    C’è molta confusione. Provo a far chiarezza su alcuni argomenti…
    Innanzitutto l’identificazione: tutti coloro che si recano in bancavengo identificati (sempre) qualunque operazione effettuino (anche solo un estratto conto, figuriamoci il cambio di una banconata da 100/200/500).
    Il bollo sull’e/c delle carte di credito è effettivamente una boiata (ma irrilevante, ben peggiore quello sul c/c) : effettivamente disincentiva (o comunque penalizza) uno strumento di tracciabilità che andrebbe invece sostenuto! Nessuno preleva contante dal bancomat o direttamente in banca con una carta di credito: costa troppo ( anche il 4% ), inoltre il prelievo giornaliero tramite sportello bancomat è quasi sempre gratuito o con una commissione fissa (1-3 euri): da qui il successo della tessera bancomat in Italia. Bisogna poi ricordarsi che incassare tramite tessera in Italia è costoso per l’esercente : 2/3% sull’incassato con carta di credito, zero-virgola qualcosa con bancomat (più il costo della telefonata, più il costo della riga sull’E/C, più il canone fisso se il POS non è di proprietà, ecc ecc : costi che sono difficilmente abbattibili (anche le banche hanno stipendi e centri elaborazione dati da pagare…). Una “tassa” dello 0,5% sui prelievi? non farebbe che allontanare il contante dalla banca: con gli interessi allo 0,05% non c’è convenienza economica al deposito ! Ed infine smettiamo di criminalizzare a priori commercianti e professionisti ed occupiamoci di altre situazioni !

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