La Camera annuncia di “rinunciare” a 50 milioni dallo Stato. Ma se ne fa trasferire 40 da un altro fondo. Annuncia anche tante misure di risparmio: alcune sono minime, molte false. E tace sui tanti aumenti di spesa. Risultato: la spesa continua ad aumentare.
Carlo passa tutto il giorno al bar e non ha voglia di lavorare. Solo per sigarette e alcol spende 20 euro al giorno. E’ mantenuto dalla moglie Alice, che prima di andare a lavorare gli lascia 20 euro sul tavolo della cucina. Un giorno Carlo annuncia che ha capito di avere sbagliato, e che cambierà vita. Ma dopo tre anni Carlo ricomincia a chiedere 20 euro al giorno. Alice, costernata, chiede agli amici, e scopre l’ amara verità: Carlo non ha mai smesso di fumare e bere. Semplicemente, per tre anni si è pagato alcol e tabacco attingendo al fondo che lui e Alice avevano messo da parte per la pensione. Ora Alice si arrabbia davvero: non solo Carlo non ha “risparmiato” un bel niente, ma ha sprecato questi tre anni in cui avrebbe potuto imparare a disintossicarsi, invece di imbrogliarla con la favola del risparmio.
La Camera dei Deputati ha fatto esattamente come Carlo. Ha annunciato con grande fanfara di aver “risparmiato” 60 milioni rispetto all’ anno scorso, riducendo la richiesta allo Stato – la “Dotazione annuale” – di 50 milioni, e restituendo allo Stato 10 milioni “risparmiati” l’ anno scorso.
UN MISTERO NASCOSTO NELLE PIEGHE DEL BILANCIO
Tutti questi “risparmi“ sono sospetti, perché di fatto la spesa della Camera è destinata ad aumentare, secondo il suo stesso bilancio, tra i 10 e i 140 milioni, a seconda che si guardi agli impegni di competenza o ai pagamenti di cassa. La soluzione del mistero è nascosta nelle pieghe del bilancio della Camera. E ci dice che in realtà entrambi i “risparmi” del 2013 sono inesistenti.
Primo, la Camera chiede 50 milioni in meno di Dotazione annuale, ma si guarda bene dal dire che in compenso si fa trasferire 40 milioni dal Fondo di solidarietà fra gli onorevoli deputati – un fondo poco conosciuto che serve principalmente a finanziare le indennità di fine mandato, e che sono sempre soldi dello Stato, cioè del contribuente. Il risultato netto per il contribuente è ovviamente quasi zero. (Per inciso, la stessa “restituzione” è prevista per il 2014 e il 2015: dato che il Fondo aveva un patrimonio netto nel 2012 di 180 milioni, questi trasferimenti ben presto esauriranno il Fondo).
Secondo, il “risparmio” di 10 milioni restituito allo Stato è in realtà una cifra che era stata stanziata nel 2012 e poi mai effettivamente restituita allo Stato, e messa come residuo del 2012 (che si trattasse di un risparmio reale già nel 2012 stesso è dubbio, ma questo è un altro discorso).
LA STRANA ALGEBRA DELLA CAMERA
Dunque non ci sono “risparmi”: né potrebbe essere altrimenti, perché la spesa della Camera aumenterà. Eppure, si obietterà, la Camera ed il suo Presidente, On. Boldrini, hanno continuato a snocciolare esempi di minori spese. Il sito della Camera ha persino una intera pagina web dedicata a “Riduzione delle spese”. Per evitare ingiustizie, vediamo i due documenti separatamente, relativi a questa e alla precedente legislatura.
In questa legislatura, la Camera elenca sette provvedimenti di riduzione di spesa, che quantifica in totale a 8,5 milioni. Commendevole, e meglio di niente. Ma accanto a questi piccoli risparmi, vi sono tanti casi di aumento di spesa – a cominciare dall’enorme aumento di 20 milioni, che ho documentato nella seconda puntata, delle spese per informatica. La spesa totale, che è ciò che interessa al contribuente, aumenta.
Ma il problema è che a questo punto è difficile fidarsi di tutto quello che esce dalla Camera. Si prenda una delle sette misure, la “Soppressione dei fondi forfetari di rappresentanza previsti per i singoli titolari di cariche interne; riduzione del 50 percento degli stanziamenti complessivi per le spese di rappresentanza effettuabili per finalità istituzionali; obbligo di rendicontazione per queste spese.” Chiunque legga questo passaggio ha diritto di pensare che le spese di rappresentanza della Camera diminuiranno. Tuttavia, le spese totali per rappresentanza (dal capitolo 205 del bilancio) passano da 482.000 euro di impegni e 665.000 euro di previsione nel 2012 a 673.000 euro nel 2013. Qualcuno dovrà spiegare che algebra viene usata alla Camera.
Ugualmente, e forse più, fuorviante è il documento della Camera del 20 Dicembre 2012, quindi della precedente legislatura. Ecco i due “risparmi” principali.
“Riduzione dell’8,60 per cento della spesa per i deputati” (p. 5). Questi sono i numeri ufficiali:
La riduzione dell’ 8,6 percento si riferisce presumibilmente al raffronto tra previsione di cassa 2013 e previsione di cassa 2012 (1): ma se abbiamo già il dato effettivo del 2012, che ragione c’è di usare la previsione (rivelatasi sbagliata) per un raffronto? I dati rilevanti sono le ultime due righe: nel primo caso la spesa aumenta, nel secondo scende dell’ 1,5 percento. E come potrebbe essere altrimenti? Nessun provvedimento sostanziale è stato preso per ridurre la spesa per deputati nel 2013.
“Riduzione di circa il 25 per cento a decorrere dal 2012 del capitolo di spesa per la locazione di immobili (oltre 14 milioni).” (p. 9) Anche qui, i numeri ufficiali sono:
La spesa per locazioni aumenterà dunque di oltre 4 milioni. Riduzione del 25 percento?
Tutto questo non è una questione di puntiglio contabile. La politica italiana non si è resa conto che ci vuole un segnale forte: la Camera deve ridurre la spesa di 200 milioni, veri e subito. Non basta annunciare con squillo di tromba misure da 2 o 3 milioni, peraltro largamente incomprensibili come “la ridefinizione delle regole di utilizzo delle autovetture di servizio da parte di deputati titolari di cariche interne”. Se poi il risparmio non c’è del tutto, e anzi la spesa continua ad aumentare, allora per il cittadino al danno si aggiunge la beffa. E quando la corda si spezza, le conseguenze sono imprevedibili.
Leggi la puntata precedente “La Corte Costituzionale: uno scandalo nascosto” o vai allo Speciale con tutte le altre puntate
(1) La riduzione non è esattamente dell’ 8,6 percento presumibilmente perché all’ epoca della compilazione del documento (dicembre 2012) la previsione per il 2013 era diversa.
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Filippo Crescentini
Perotti, mi permetto di darle un consiglio: si dedichi anche agli stipendi dei dirigenti pubblici.
Tino
Li abbiamo visti oggi sui giornali: i dirigenti della PA italiana prendono stipendi pari ad oltre 3 volte la media OCSE: in media 650.000 euro contro circa 220.000 euro anno. Il nostro buon esempio viene dall’alto.
Piero
A mio avviso gli stipendi dei dirigenti devono essere legati ai risultati dell’azienda da loro gestita, e vi deve essere il controllo della corte dei conti, ai fini della congruità in rapporto ai risultati.
GiovanniS
Grazie Perotti! Non si fermi!
Pasquale
Io vorrei sentire i dati del Senato. Per me sono ancora peggio!!
Bruno Cipolla
Al senato c’è un questore del M5S, Laura Bottici, analista contabile.
Credo che i giochini da “larghe intese” li siano più difficili.
Vedremo.
EzioP1
Ma quando gli italiani si renderanno conto che così il paese non può andare avanti. Irlanda e Spagna hanno migliorato la loro situazione ed ora sono fuori dai piani di aiuti delle troika – IMF, BCE e EU -. Noi che siamo bravi invece non solo siamo ancora ad alto rischio, sebbene usciti dal monitoring EU, ma corriamo il rischio di non avere ripresa nel 2013 e chissà nel 2014. Ciò nonostante dai
dati OCSE risulta che abbiamo un numero di parlamentari e dirigenti della PA in eccesso rispetto agli altri paesi, e non solo, ma li paghiamo fino a tre volte quanto gli altri pagano i loro. Questo è un degrado politico e morale insito nel paese e nei personaggi di cui sopra che non mostra segni di ravvedimento. Forse solo una azione violenta, quale che sia, può cambiare questa disgraziata situazione.
Gianfausto
Mi sembra un ottimo lavoro, cosa ne dice la Presidente Boldrini ?
Maurizio
Chiedo scusa, vorrei dire la mia sui dati mostrati unicamente da un punto di vista contabile. A mio modesto parere perchè i dati siano confrontabili tra di loro e facciano emergere determinate valutazioni (oggettive) occorre che il confronto sia fatto sui medesimi documenti contabili. Ovvero il bilancio di previsione dell’anno n va confrontato con il bilancio di previsione dell’anno “n+1”; a sua volta il conto consuntivo dell’anno n va confrontato con il conto consuntivo dell’anno “n+1”. Ha senso confrontare il dato previsionale con il dato a consuntivo del medesimo anno per determinare il risultato contabile della gestione. Per quanto possa contare il mio modesto parere, confrontare i dati a consuntivo dell’anno n con i dati previsionali dell’anno “n+1” potrebbe far emergere dei dati fuorvianti. I dati alla base dell’analisi mancano purtroppo dei valori a consuntivo per il 2013 che, ovviamente, non possono ancora essere disponibili, atteso che l’esercizio è ancora in corso. Per concludere direi quindi di aspettare i dati di consuntivo riferiti al 2013 e vedere di quanto la spesa si discosta rispetto ai dati di consuntivo 2012 e dai dati previsionali riferiti all’anno 2013. A quel punto sarebbe difficile confutare determinate considerazioni e anche l’eventuale critica acquisirebbe maggiore autorevolezza.
loredana
La ringrazio, laddove si facciano verifiche serie si scopre che gli italiani sono puntualmente presi in giro e poi parlano di credibilità nelle istituzioni!
Giuseppe
Poi la Boldrini si pavoneggia per essersi ridotta lo stipendio del 30%. Credo che questa storia finira’ presto, un paio d’anni al massimo e una buona parte del popolo si ribellera’ mandandoli tutti a casa.
Piero
Dispiace dirlo ma Grillo ha ragione, non vi può essere nessun accordo con una casta politica che non risponde a nessuno. Il primo provvedimento che la casta dei politici può fare per salvarsi e’ la riduzione del loro compenso, almeno del 50%.
serlio
(possono i dipendenti della camera che guadagno più di un primario di ospedale oppure i politici stessi che si attribuiscono un lauto stipendio aggiuntivo per fare i questori della camera) e via dicendo.
Se per tutelare l’interesse generale (meno debito pubblico e meno tasse) occorre affrontare qualche sciopero di privilegiati, beh, poco male, lo si faccia e non mancherà l’appoggio di tanti italiani onesti.
Roberto Tomaselli
Ma il Fondo di solidarietà fra gli onorevoli deputati non è finanziato dalle indennità dei deputati? La voce “Introiti per quote di contribuzione” nell’attivo di gestione del conto economico del fondo farebbe così pensare. Non è quindi una sorta di fondo tfr pagato dagli stessi beneficiari? E’ come dire che le spese di ufficio pubblico venissero coperte coi soldi dei tfr del pubblico impiego, questi sarebbero comunque soldi dei contribuenti. Non dei lavoratori pubblici?
giulioPolemico
Il fatto è che comunque, gli “onorevoli”, una volta che vedranno il loro fondo di solidarietà prosciugato dai continui prelievi di cui l’illuminante articolo del prof. Perotti, tirando in ballo la dignità dell’alto ufficio a cui sono stati chiamati dal popolo elettore, l’alto compito istituzionale che svolgono, i timori circa una deriva non democratica, ecc., ecc., alla fine si faranno la solita leggina per rifinanziarlo. E come lo rifinanzieranno? Prendendo i soldi dall’Erario, cioè dai cittadini. Altri sistemi non ne esistono.
Il problema sta tutto lì: non riducendo le spese, pur usando detto fondo come cassa di momentanea compensazione, si tratta comunque di un prelievo (differito) agli italiani.
Enrico
Ho una domanda: questa situazione (aumento delle spese, relativa disinformazione), quanto può durare?
Qual è l’outlook del Paese dal punto di vista dei conti? Si riescono a mettere i dati tutti insieme ed avere una visione di dove si sta andando?
Scrillo
Ottimo articolo. Il solito disprezzo totale per l’intelligenza dell’italiano medio.