Gli ambasciatori italiani guadagnano, al netto di tasse, quasi due volte e mezzo i loro colleghi tedeschi. Ma alla Farnesina nessuno sembra preoccuparsi di questa sproporzione. E la rete diplomatica italiana non è nota per la sua efficienza.
La tabella seguente riporta le remunerazioni mensili nette da tasse degli ambasciatori italiani (colonna 4) e tedeschi (colonna 5) in ciascuna delle capitali dei tre paesi più ricchi di ogni continente, più i rappresentanti all’Onu di Ginevra e New York. Sono remunerazioni teoriche, che assumono un ambasciatore senza moglie e senza figli.
GLI AMBASCIATORI ITALIANI GUADAGNANO (NETTO DA TASSE) DUE VOLTE E MEZZO QUELLI TEDESCHI
I dati italiani mi sono stati forniti direttamente da funzionari del Ministero degli Esteri(1), quelli tedeschi sono basati su fonti ufficiali scaricate da internet. In media, le remunerazioni nette italiane sono due volte e mezzo quelle tedesche (colonna 6). In Europa e in America del Nord sono quasi tre volte.
1: “A”: Ambasciatore; “MP”: Ministro Plenipotenziario; “C”: Consigliere
2: “ISE”: “Indennità di Servizio all’Estero”
In entrambi i paesi, la remunerazione totale di un ambasciatore si compone di uno stipendio metropolitano e di una indennità di servizio all’estero (“Ise” in Italia). Quest’ ultima varia secondo il costo della vita e la pericolosità della sede. (2)
Sia gli ambasciatori tedeschi sia quelli italiani hanno ovviamente diritto all’abitazione. A proposito di abitazione, Wall Street Italia riferisce che il rappresentante italiano alle Nazioni Unite di Ginevra, che già percepisce uno stipendio netto pari a quasi due volte e mezzo il suo collega tedesco, risiede in una villa a con 12 bagni da 22 mila euro di affitto al mese.
Gli ambasciatori italiani hanno diritto anche a un’ indennità per le spese di rappresentanza (non riportata in tabella, perché sottoposta a rendicontazione), che varia da 4 mila euro mensili a Pretoria a 22 mila euro a Tokyo. Essa può venire usata, tra l’ altro, per il leasing e la benzina della macchina di servizio, per viaggi di rappresentanza, per domestici, per ricevimenti, etc.. Nel caso degli ambasciatori tedeschi le spese di rappresentanza sono a carico della sede.(3)
VISTO DALLA FARNESINA È UN ALTRO MONDO
Nella primavera del 2012, una commissione incaricata di fare proposte per la razionalizzazione della spesa del Ministero degli Esteri in vista della spending review del governo Monti, così scriveva: “Va ricordato che il bilancio del MAE è composto per l’83,3 per cento da voci non rimodulabili (retribuzioni del personale) oppure rimodulabili solo parzialmente e comunque previa modifica di norme legislative (contributi obbligatori e Ise)[…]. L’obiettivo che la Commissione si è posto non è quello di creare ulteriore risparmio netto, dal momento che le risorse della Farnesina, anche sulla base dei citati confronti internazionali, non paiono ulteriormente comprimibili se non a prezzo di un drastico ridimensionamento della proiezione internazionale del Paese“. È proprio così ovvio?
*Roberto Perotti coordina un gruppo di lavoro della segreteria di Matteo Renzi sulla spesa pubblica. Il contenuto di questo articolo rappresenta le idee personali di Roberto Perotti e non è stato in alcun modo sottoposto alla visione né tantomeno al vaglio preventivo di alcun componente del gruppo di lavoro o della segreteria.
Ringrazio numerosi funzionari e dirigenti della Farnesina per la loro collaborazione, e due persone che preferiscono rimanere anonime.
(1) Mentre i funzionari con cui ho parlato sono stati gentilissimi e disponibilissimi, non si può evitare di notare come il sito del Ministero degli Esteri sia assolutamente oscuro per quanto riguarda i compensi del personale diplomatico fuori sede. Con i dati pubblicati sul sito non vi è alcun modo di ricostruire i compensi dei diplomatici all’ estero, neanche approssimativamente.
(2) La metodologia per calcolare la remunerazione degli ambasciatori tedeschi è la seguente
1 – scarica il file epl05.pdf all’ indirizzo http://www.bundesfinanzministerium.de/bundeshaushalt2012/pdf/2011/epl05.pdf
2 – a pp. 96 e 97 sono elencate tutte le ambasciate e consolati, con ila qualifica del capo missione: può essere B9 (la più alta), B6, B3 o A15
3 – al sito http://oeffentlicher-dienst.info/beamte/bund/ inserendo “b9” o “B6” o “B3” appare la remunerazione metropolitana lorda e netta di un ambasciatore appartenente alle categorie predette
4 – a questo indirizzo scarica il file Informationen zur neuen Auslandsbesoldung
5 – le ultime 5 pagine di questo documento riportano la “zona” (“stufe”) di ogni città estera.
6 – alla Tabella 1 di questo documento, vai alla colonna corrispondente alla remunerazione lorda dell’ ambasciatore, trovata al passaggio 3, e alla riga corrispondente alla zona trovata nel passaggio 5.
7. Moltiplica il numero così trovato per 1.025. Questa è l’ indennità di servizio all’ estero.
8. La remunerazione totale è la somma della remunerazione metropolitana netta trovata al passaggio 3 e della indennità di servizio all’ estero trovata nel passaggio 7.
La metodologia per calcolare l’ ISE italiana è approssimativamente la seguente:
1 – prendi l’ indennità di base di 1888 euro;
2 – moltiplica l’ indennità di base per il “coefficiente di sede” (Si noti che il coefficiente di sede per gli ambasciatori è diverso da quello che si trova su alcun siti web)
3 – somma le cifre trovate nei due passaggi precedenti
4 – moltiplica la somma così trovata la MRD (la “Maggiorazione di Rischio e Disagio”).
5 – sottrai le tasse e i contributi vari (solo il 50 percento dell’indennità di base di 1888 euro è tassabile).
6 – a questo va aggiunto lo stipendio netto metropolitano.
Non tutti i parametri per seguire questi passaggi sono disponibili su internet, per quanto mi risulta. Ho ottenuto i dati sull’Ise netta e sugli stipendi metropolitani netti direttamente dal Ministero degli Esteri, che ringrazio.
Lo stipendio netto metropolitano dipende dalla qualifica dell’ Ambasciatore: “Ambasciatore”, “Ministro Plenipotenziario”, o “Primo Consigliere”. C’è una piccola alea di incertezza sullo stipendio effettivamente percepito, a causa del fenomeno delle “promozioni bianche”: un ministro plenipotenziario promosso ambasciatore potrebbe conservare lo stipendio di ministro plenipotenziario. Questa incertezza non è risolvibile.
(3) Alla presa di servizio un ambasciatore italiano percepisce anche un’ indennità di sistemazione pari a circa una volta e mezzo l’Ise mensile (Art. 176 del DPR 5 gennaio 1967, No. 18); al ritorno dal servizio ha diritto a una indennità di richiamo dal servizio pari anch’essa a una volta e mezzo l’Ise mensile (Art. 199 del DPR 5 gennaio 1967, No. 18, così sostituito dal dl 31 agosto 2013, No. 101). Alla presa di servizio ha inoltre diritto a un contributo per le spese di trasporto delle proprie “masserizie” pari al 50 percento dell’ indennità di sistemazione se la sede dista meno di 1500 km da Roma; 75 percento se tra 1500 e 3500 km; e 100 percento se oltre i 3500 km. Al ritorno dal servizio ha diritto a un altro contributo per le spese di trasporto pari alle stesse percentuali dell’indennità di richiamo dal servizio ( Art. 175 del DPR 5 gennaio 1967, No. 18).
Leggi il commento di Pasquale Q. Terracciano Ambasciatore d’Italia a Londra
La replica di Roberto Perotti a Pasquale Q. Terracciano
Leggi la puntata precedente “Alti dirigenti pubblici, stipendi d’oro” o vai allo Speciale con tutte le altre puntate.
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AndreaReggio
Sempre notevole, Professore. Peccato sia inutile. Ha fatto più lei con qualche articolo che il Dott. Giovannini con la sua utilissima Commissione. E’ stato infatti promosso Ministro.
Giovanna
E’ possibile avere la tabella in formato Excel? Grazie
Giorgio Tonini
Lavoro certamente utile: la comparazione internazionale è la via maestra per darsi dei benchmark che possano orientare la spending review. Per un raffronto attendibile, mi pare tuttavia che bisognerebbe chiarire quali costi di servizio all’estero copra in modo forfettario l’Ise dei nostri diplomatici e quali costi siano invece eventualmente coperti dall’amministrazione tedesca con istituti diversi (ad esempio rimborsi a pie’ di lista). Altrimenti, temo, si rischia di comparare mele con pere.
Roberto Perotti
A questo indirizzo http://www.lavoce.info/wp-content/uploads/2014/02/2013-06-01Questions-on-Allowances_.pdf può trovare un documento che mostra come il trattamento fuori ISEdei diplomatici tedeschi non sia certo più generoso del nostro.
Però ci sono due cose che non riuscirò mai a spiegarmi. Primo, mi permetto di far notare che questo lavoro avrebbe dovuto essere fatto all’ interno del Ministero stesso, che ha certamente più risorse di chiunque altro per farlo. Il fatto che un componente della commisisone sulla spending review del ministero chieda ad un docente di macroeconomia di informarlo sul trattamento dei diplomatici tedeschi mi lascia – posso dirlo? – semplicemente esterefatto.
Secondo, c’è un’ aneddotica ormai infinita sulle spese pazze della diplomazia italiana, sulla sua mancanza di efficienza anche nel fornire servizi ai connazionali all’ estero, e sulle figure spesso imbarazzanti per il paese che essa fa in molti consessi internazionali. Alcuni aneddoti sono riportati nei commenti a questo articolo. Ma tantissimi altri blogs ne sono pieni. Possibile che tutti si inventino tutto? Perché non si vuole accettare il fatto che c’è qualcosa di profondissimamente sbagliato nelle remunerazioni e nell’ efficienza dei nostri diplomatici?
Giorgio Tonini
La ringrazio della segnalazione e accetto la critica. Rivendico a mio piccolo merito aver avviato (solo avviato) due anni fa, facendo leva sulla Commissione Esteri del Senato, un onesto lavoro di Spending Review al ministero degli Esteri, attraverso un gruppo di lavoro informale formato per metà di dirigenti del Mae e per l’altra metà di esterni all’amministrazione (come me). Vincere le resistenze interne a qualunque organizzazione è sempre molto difficile, in particolare quando si tratta di mettere in discussione status consolidati nel tempo. Il confronto aperto tra sedi istituzionali e libere voci nel dibattito pubblico è l’unico modo, credo, per fare passi avanti sulla via della trasparenza e dell’equità. La dirigenza politica del Mae (ministra Bonino in testa) ha preso da mesi l’impegno di portare in Parlamento una proposta di revisione radicale dell’Ise. Forse è la volta buona. Il pungolo esterno di voci libere e documentate come la sua è senz’altro di grande utilità.
Giorgio Tonini
Quanto al brano del rapporto della Commissione Spending Review del 2012 (della quale ho avuto l’onore di far parte), il senso del brano citato non è che non si possano fare economie nelle singole voci di spesa (ISE compresa) ma che queste economie nei costi di funzionamento della Farnesina, assolutamente possibili, necessarie, doverose e del resto ampiamente indicate dalla Commissione, debbano essere utilizzate nel bilancio degli Esteri per rifinanziare politiche oggi assolutamente sottofinanziate (dalla cooperazione allo sviluppo, al sostegno alla lingua italiana, fino alla promozione del Made in Italy), come dimostra proprio la comparazione internazionale.
Roberto Perotti
Sarà, però io il rapporto l’ ho letto attentamente e non ho visto accenni alla riduzione dell’ ISE per gli ambasciatori. E vi ho visto parecchi confronti internazionali, ma chissà perché non ho visto un confronto dei compensi percepiti dagli ambasciatori di diversi paesi, come quello che ho presentato in questo articolo.
Giorgio Tonini
Questo è il brano del Rapporto che riguarda l’Ise: “riesaminare la struttura dell’ISE, con l’obiettivo di una maggiore articolazione delle singole voci di spesa sostenute dai dipendenti (casa, scuole dei figli, compensazione per mancata possibilità di lavoro per il coniuge, etc.) e di rispondenza a principi di condivisione delle risorse (oneri di rappresentanza), in vista di obiettivi di risparmio definiti”; in sostanza, più trasparenza (deve essere un vero rimborso delle spese sostenute e non uno stipendio camuffato), in un quadro di risparmio complessivo. Non è pochissimo, se si considera che è stato il primo rapporto sulla spesa della Farnesina e che è stato redatto da una commissione per metà composta di diplomatici. È vero invece che mancano raffronti internazionali sul trattamento economico dei diplomatici (e questa è certamente una lacuna del nostro rapporto). Ma i raffronti devono essere accurati, a meno che lei non sia in grado di escludere che lo stipendio netto dell’ambasciatore tedesco non si accompagni ad altre forme di rimborso spese. Grazie della sua cortese attenzione.
Enrico
E’ proprio un mondo dorato: casa, scuole dei figli, compensazione per mancata possibilità di lavoro per il coniuge…vada per la casa, ma per la scuola dei figli riterrei di rimodularla come supporto alla frequentazione e non come pagamento della scuola (magari privata e con ottime referenze). Non è giusto che con le tasse degli italiani si paghino le scuole dei figli degli ambasciatori. La compensazione poi è fantastica: non puoi lavorare e quindi ti pago! Piuttosto mogli e mariti di diplomatici abbiano una linea preferenziale per accedere ad incarichi nelle relative ambasciate (salvo titoli e cv ovviamente), che almeno se li guadagnino. Ultima cosa: l’Ise del Cairo è basso; scommetto che con le primavere arabe ci sarà una rimodulazione per aumento del rischio, ovviamente molto rapida a dispetto delle riduzioni, su cui invece bisogna valutare, confrontare e poi valutare ancora e confrontare nuovamente e tenere conto delle eccezioni, etc.
carlo molteni
Senatore, dopo due anni dalla spending review, non siete riusciti a farvi dare dai tedeschi dati certi da comparare? Crede veramente che se i nostri diplomatici avessero dati che avvalorano la tesi che tutti prendono eguale stipendio non li avrebbero tirati fuori? I dati sull’Ise italiana del Professor Perotti sono addirittura in difetto.
Guest
Grazie
romborio
Mi è difficile credere, che per esempio, che l’Ambasciatore tedesco a Parigi percepisca solamente 8400 euro mensili. Qualcosa non funziona, insomma secondo me altri euro arrivano da altre vie, oppure alcune spese o indennità vengono riconosciute a parte.
Guest
http://www.bundesfinanzministerium.de/bundeshaushalt2012/pdf/2011/epl05.pdf
Sprechen Sie Deutsch? er gibt unglaubliche Summen aus!
Fuor di polemica, NON capisco il senso dell’intervento. Si chiama benchmarking.
Qualcosa NON funziona lato ITALIA, evidentemente…un Tedesco direbbe ‘Feudalismus’ o Feudalwesen. Un italiano (Fara, Eurispes, anno 2007 D.C.) direbbe NEO-feudalesimo.
Oppure, in realta’, Lei lamenta il fatto che un Tedesco percepisca ‘solo’ 8.4k mensili?
Roberto Perotti
Guardi che stiamo parlandi di 8400 euro mensili NETTI da tasse, per un ambasciatore senza moglie né figli. Il problema è che siamo talmente abituati a cifre esorbitanti che degli stipendi perfettamente ragionevoli e normali sono per noi “difficili da credere”.
carlo molteni
Ambasciatore tedesco a Roma: 8400 euro di stipendio (tassato) + 1926 euro di Ise + 426 euro per figlio + il 40% di 1926 euro per la moglie.
Ambasciatore italiano a Berlino: 10.000 euro di stipendio romano + 30.000 euro esentasse mensilmente + appartamento di servizio (+ altri benefits ) + aumento dell’Ise del 20% per la moglie e del 5% per ogni figlio (capitolo 1276 della tabella 6 del ministero degli affari esteri). Purtroppo è così che piaccia o no. Forse da queste cose capirà perché in Germania “per tutti ” le cose vanno meglio.
Augusto
Caro Dr. Perotti, purtroppo i suoi dati sono molto in difetto. L’Ise comprende anche la voce di indennità di rappresentanza che è almeno di 5000 euro al mese per un Ambasciatore. Lei non la considera nel suo calcolo. So per certo che un ambasciatore in una sede europea prende tranquillamente 22.000 euro solo di Ise, mentre un ragazzino di 25 anni entrato come Segretario di Delegazione può prenderne anche 8.000 di Ise. Lei non considera poi che ogni diplomatico prende 20% di Ise per coniuge a carico (che aumenta con i figli).
bielorussia
Provate a vedere come e’ messo il consolato italiano a Minsk.. con doppio console (marito e moglie con la stessa mansione) a 20.000 al mese..
Francesco Fransoni
In casi come questi occorre prendere in considerazione vari aspetti e non limitarsi ad isolarne uno o due, non collocandoli in un quadro d’insieme. Il caso delle retribuzioni dei diplomatici tedeschi lo conosco poco. Posso però dire che, apparentemente, i Diplomatici del servizio europeo, la Seae, all’estero guadagnano assai meno dei nostri. Ma, dettaglio importante, a Bruxelles guadagnano quasi altrettanto che all’estero, mentre i nostri un terzo o anche un quarto. Inoltre, l’indennità dei nostri è appunto un’indennità che non entra nel conto della pensione né della liquidazione (e considerate che un diplomatico trascorre circa 2/3 della sua vita professionale all’estero). Insomma, la questione è complessa. Un Ministro degli Esteri italiano definì le retribuzioni dei diplomatici un percorso a “montagne russe”. Ma se non si prendono in considerazione tutti i vari aspetti, all’estero e in patria, dei nostri e degli altri, siano essi tedeschi o Seae, si rischia, come ha ben detto Tonini, di comparare mele con pere.
Roberto Perotti
L’ indennità di rappresentanza (di cui parlo nell’ articolo) non fa parte dell’ ISE. Ed è tipicamente ben più di 5000 euro al mese (per esempio, a Tokio è di 22,000 Euro). La tabella mostra che un ambasciatore single e senza figli a Londra prenderebbe quasi 22.000 euro, come dice Lei. Infine, come ho precisato all’ inizio dell’ articolo, i dati si riferiscono a un ambasciatore single e senza figli sia per l’ Italia sia per la Germania. La maggiorazione dell’ ISE per il coniuge è del 40 percento (non 20 percento) in italia e del 20 percento in Germania.
Francesco Fransoni
Attenzione, forse e’ un refuso, non so in Germania ma in Italia la maggiorazione per il coniuge e’ del 20 non del 40%
Roberto Perotti
Ha ragione, grazie della segnalazione: ho invertito Germania e Italia. 40 percento per il coniuge in Germania, 20 percento in Italia
carlo molteni
Il 40% dell’Ise che è di 1.926 €. In Italia è il 20% di 25.000. Anche questa è una precisazione necessaria.
anon
Purtroppo la situazione è peggiore. Perotti giustamente considera l’input e nota una situazione abnorme. Il problema però riguarda anche l’output. La qualità della nostra diplomazia. Misurare la qualità di un servizio diplomatico non è facile. Lo sanno bene gli scienziati politici: valutare il successo o meno di una politica estera è assolutamente difficile. Ciò detto, negli anni ho visto una serie di situazioni paradossali. Racconto qualche episodio:
1) una delle principali sedi diplomatiche italiane affittata ad una scuola per fare la festa di fine anno degli studenti. Avete capito bene. Maggio 2008. Non cito la sede.
2) conferenza al MAE in vista di un vertice europeo:
– il documento presentato dall’italia scritto in un inglese da terza media. Itagliese puro.
– la conferenza inizia alle 8.30 del mattino. L’ambasciatore doveva svolgere il discorso di apertura e così tutti gli ospiti internazionali aspettano venti minuti che il personaggio arrivi (e faccia un discorso penoso in un inglese imbarazzante).
– a metà della conferenza salta fuori dal nulla un ambasciatore di carriera che impone un suo intervento, assolutamente fuori tema rispetto al tema della conferenza;
– discussione finale con interventi italiani sempre più prolissi e penosi dal punto di vista dell’inglese a tal punto che la chiusura, ad opera del primo oratore, pare svolta in un inglese decente.
3) missione permanente presso un organismo internazionale. Per un mese si attende una persona trasferita da Roma alla sede distaccata. Alla persona, ovviamente, paghiamo viaggio, trasloco, indennità. La persona arriva. Squilla il telefono nel suo ufficio. Non risponde. “Non può rispondere?”. “Io non parlo inglese.”
4) un console italiano, anni fa, aveva una villa. Ad un party nella residenza un diplomatico di un altro Paese disse, cito testualmente, “sapevo che i diplomatici italiani hanno un trattamento eccezionale, ma non ho mai visto nulla di simile.”
Neppure io.
Piero
Prof. Perotti è ora di convogliare tutte le sue ricerche, condivise al 100%, in un decreto legge che il governo dovrà attuare per ridurre i costi della politica! Renzi dovrà mettere il sigillo sulla proposta di decreto legge e via: in difetto di provvedimenti legislativi che sicuramente non è a Lei imputabile, si solleva solo l’indignazione del cittadino e alle prossime elezioni aumenterà il voto di protesta che non fa bene sicuramente all’Italia.
Carlo Molteni
Non sono giusticabili 20, 30 o 40 mila di euro al mese esentasse di indennità di sede con l’aggiunta dello stipendio romano che continuano a prendere. Inutile elencare tutti gli altri benefits. Se c’è un errore sulle prebende dei nostri diplomatici, da un piccolo calcolo effettuato in base alle leggi che regolano questi indegni elargimenti, è sicuramente per difetto. Professore questi prendono di più di quello che lei elenca. Molto di più.
ro
Grazie alle documentate analisi del Prof. Perotti, credo sia ormai ampiamente noto a tutti come in Italia non solo la politica ma anche gli incarichi di vertice nella pubblica amministrazione intesa in senso ampio (ivi inclusi suppongo quelli dei docenti universitari) siano remunerati in maniera ampiamente (ed ingiustificatamente) superiore rispetto a quelli di pari livello dei paesi europei.
Sarebbe adesso interessante leggere un’analisi comparativa tra le retribuzioni dei dipendenti pubblici dei comparti non dirigenziali e quelle dei pari livello europei. Mi sento di poter affermare con buona dose di sicurezza che le retribuzioni italiane risulterebbero di molto inferiori a quelle dei “colleghi” europei. Non pensa Professore che sarebbe opportuno dar corso, più che ad un mero taglio, ad una manovra di redistribuzione delle risorse destinate alle retribuzioni del settore pubblico sia per ragioni di equità sia soprattutto per favorire la capacità di spesa e dunque un incremento del tanto spesso richiamato Pil?
Rammento che nel pubblico impiego le retribuzioni sono congelate dal 2009.
Sergio Trabattoni
Rinnovo il ringraziamento al Prof. Perotti per l’impegno che dimostra nel voler fare chiarezza sugli stipendi d’oro. Sottolineo tuttavia che questo lavoro e i suoi sconcertanti risultati dovrebbero avere una eco maggiore di quanto non ne abbiano rivolgendosi ai soli utenti dei rapporti de lavoce.info. In altre parole se da un lato considero importante gettare il sasso nello stagno, dall’altro ritengo che le onde sollevate debbano essere portate a conoscenza di un più vasto pubblico. Le analisi sono indubbiamente importanti ma l’indignazione di pochi non riesce a rompere certe incrostazioni che si nascondono nel silenzio e/o nella confusione voluti dalle fonti ufficiali. Sono convinto che sia un diritto dei cittadini sapere come vengono spesi i denari pubblici, oltre che sulle grandi partite che normalmente fanno notizia (ad esempio l’acquisto degli F35), anche sulle apparenti piccole voci di spesa che nell’insieme però comportano rilevanti salassi per il bilancio dello Stato. D’altro canto non vedo nulla di strano (anzi penso che sia doveroso) nel rendere noti gli stipendi netti di ogni categoria dei dipendenti pubblici, come per esempio lo sono quelli degli insegnanti, senza nascondere nelle cosiddette voci accessorie emolumenti sottratti alla tassazione che, in molti casi, sono superiori allo stipendio dichiarato. Non credo che far conoscere quanto viene pagato un dirigente pubblico o un ambasciatore diminuisca la dignità di queste figure; credo invece che tale operazione sia utile per consentire di valutarne la congruità con le risorse del Paese, anche in un rapporto costi/ benefici.
Roberto Perotti
Qui troverà un documento sul trattamento extra-ISE dei diplomatici tedeschi: http://www.lavoce.info/wp-content/uploads/2014/02/2013-06-01Questions-on-Allowances_.pdf. Come vede, non certo più generoso di quello dei diplomatici italiani.
Francesco Fransoni
La ringrazio molto del documento, che vedo solo ora; me lo stampo ed eventualmente Le faccio sapere
Cordialmente
F.Fransoni
Giuliano
Oltre ai costi degli Ambasciatori ci sono altri costi molto elevati, anche in questo caso molto sproporzionati nei confronti dei loro “colleghi” tedeschi relativi al personale addetto alle ambasciate italiane. Questi personaggi oltre ad avere la “solita raccomandazione stile “italiano” di eccezionale potenza ( la raccomandazione) percepiscono retribuzioni incredibili sino 15.000 mila euro al mese anche solo fare qualche fotocopia. Con tutte le ambasciate italiane nel mondo sono milioni e milioni di euro a carico, come sempre, dei “poveri” contribuenti italiani””…………. manca poco al “baratro”
alberto bravo
La notizia della presentazione di un disegno di legge sulla Cooperazione allo Sviluppo era stata tenuta ben nascosta. Ma noi siamo riusciti a scovarla ed a spingere l’Amministrazione a renderla pubblica. Cosa contiene il testo del Ddl? Mentre il Governo conferma l’impegno ad aumentare i fondi per la cooperazione, cosa esce dal cappello della dirigenza politica ed amministrativa del Mae? Innanzitutto, il Mae si chiamerà Maeci (Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale), innovazione di cui si avvertiva un estremo bisogno. Ma, passando agli aspetti sostanziali del provvedimento, la novità più rilevante è l’istituzione di un’Agenzia, con personalità giuridica di diritto pubblico, che provvederà ad attuare le iniziative di cooperazione gestendo 200 milioni di euro messi a disposizione dell’Aps e che avrà costi di funzionamento e mantenimento di circa 20 milioni l’anno; i costi includono, fra l’altro, il trattamento retributivo di:
– 449 addetti (di cui 257 a Roma), che si aggiungeranno alle unità di personale del Ministero (circa 200) che continueranno ad operare presso la Dgcs;
– 58 dirigenti, con un Direttore Generale il cui stipendio si aggirerà intorno ai 300 mila euro l’anno (quanto il Primo Presidente della Corte di Cassazione);
– 4 autisti.
Al tutto occorre aggiungere oltre 7 milioni di Euro preventivati per ristrutturare le palazzine ex Civis.
A prescindere da considerazioni sull’opportunità, nell’attuale situazione economica del Paese di esternalizzare attività che l’Amministrazione potrebbe invece svolgere con i propri organici (da rinfoltire, magari, e questa poteva essere l’occasione giusta per ottenere una deroga al blocco delle assunzioni), si colgono molte vischiosità. Ad esempio, l’elemento di cogestione fra Dgcs e Agenzia che rischia di produrre sovrapposizioni e tensioni sin dall’inizio della vita giuridica e politica del nuovo modello. In particolare:
– non sono ben definite le responsabilità, soprattutto nella valutazione dell’operato dell’Agenzia;
– si rafforza il dubbio che la cooperazione finisca per essere molto utile alle imprese e poco ai Paesi destinatari degli aiuti.
Non vogliamo mettere in discussione le prerogative della politica nella scelta di un modello rispetto ad un altro, ma ci chiediamo: questo disegno di legge servirà davvero a far funzionare meglio la Cooperazione, a metterla al riparo da lentezze, burocrazia e sprechi? Quello che invece denunciamo e contro cui ci batteremo con forza sono i costi di questa operazione, specialmente considerando che l’analoga proposta della scorsa legislatura era a costo zero. E’ inaccettabile un Ddl che implica spese del genere mentre vengono chiusi 33 uffici all’estero, sono in vigore leggi che impongono di ridurre, non di aumentare, i posti dirigenziali e viene smantellato lo stato sociale e ferocemente attaccata la funzione pubblica.
Chiediamo al Ministro Bonino, al Vice Ministro Pistelli (con delega alla cooperazione), al Commissario Cottarelli (incaricato di ridurre i costi della Pa) e al Parlamento di bloccare questa iniziativa o quanto meno di fare una pausa di riflessione per capire in quale contesto, anche in questo particolare momento di vita del Ministero degli Esteri e del suo Personale, si andrebbe a calare. Chiediamo di essere coinvolti in tutti i processi decisionali che riguardano il futuro del personale di questo Ministero.
alberto bravo
Se si sapesse quali stipendi e privilegi girano al Ministero degli Esteri, dai diplomatici ai commessi. Per loro non c’e’ crisi. Sarebbe interessante sapere come i diplomatici e relativi affini giustificheranno davanti all’opinione pubblica le loro indennità Ise (indennità speciale estera) che non avendo natura retributiva ed essendo un compenso forfettario non è tassabile? Ma qui si parla di stipendi che partono da 35 mila euro esentasse fino ad arrivare ad un commesso che prende 9 mila euro esentasse (per 36 ore settimanali). Mi chiedo perché noi a 1200 euro al mese dobbiamo pagare di tutto e di più e questi non pagano sul proprio reddito e addirittura si arriva al paradosso che percepiscono pure lo stipendio metropolitano con l’esclusione di alcune voci e qui abbassando il reddito in Italia davanti al fisco pagano in Italia tasse inferiori. Conosco gente con la terza media ha risparmiato un milione e duecento mila dollari più quattrocento mila euro e in soli 12 anni di missione all’estero presso ambasciate e consolati facendo la bella vita (per tutte le agevolazioni fiscali ai sensi della Convenzione di Ginevra) imparando lingue e vedendo posti impossibili, il tutto a carico del contribuente italiano. Per non parlare degli Ambasciatori che non pagano affitto, acqua, luce, gas, telefono e chi più ne ha più ne metta. Addirittura poi ci sono contrattisti senza neanche la quinta elementare che per fare fotocopie o autisti o archivisti percepiscono nel loro paese stipendi da 6 mila euro al mese. Sarebbe interessante sapere come i prezzi delle residenze di prestigio che un normale impiegato dello stato non potrebbe mai acquistare: solo chi invece guadagna stipendi così e non viene toccato dalla finanziaria può appunto accedere a questo tipo di mercato abitativo. E noi paghiamo.
nian
Condivido molte delle sue osservazioni, ma per quanto riguarda i cosiddetti impiegati a contratto, tengo a precisare che le cose stanno diversamente. Forse le sue considerazioni, per alcuni aspetti, si potrebbero riferire, in parte, al passato ovvero prima del 1982. A partire da
quell’anno, tutti gli impiegati a contratto sono entrati con un regolare concorso che per gli stranieri prevede la conoscenza imprescindibile della lingua italiana, mentre per gli italiani quella del posto. In moltissimi casi si tratta di plurilaureati, di gente che nel loro attivo ha due o tre lingue. In molti casi hanno una buona retribuzione ma che non sfiora minimamente quella dei loro pari grado di ruolo, per non parlare della differenza tra la loro preparazione culturale e quelli di ruolo che risulta molto, ma molto più bassa.
elena
Un Segretario di Legazione non è un ragazzino di 25 anni, è un funzionario dello Stato – che potrà anche avere 25 anni se è stato brillante e tempestivo nel completare i suoi studi e nel risultare vincitore del concorso pubblico di accesso alla carriera diplomatica – che è chiamato a servire l’Italia all’estero nell’ambito delle funzioni che l’Amministrazione gli attribuisce e che per questo riceve uno stipendio e un’indennità personale commisurati all’attività che svolge e alla sede in cui presta servizio.
denis
Credo sia comprensibile un certo risentimento di alcuni lettori in merito alle notizie pubblicate. Credo anche però che debbano essere messi molti “puntini” sulle “i”, in quanto molte di tali cifre, semplicemente fornite prive di contesto, non riflettono la realtà delle cose – chiarissime invece a molti, come il sottoscritto, che vivono all’estero e conoscono e frequentano diplomatici ed impiegati del Ministero degli Esteri di ogni ordine e grado.
1) entrare al Ministero non è semplice. Il concorso statale è uno dei più difficili del nostro Paese e pochissimi sono i posti a disposizione. Le possibilità di “barare” (raccomandazioni) forse ci sono, ma credo siano infinitesimali considerati i quiz a scelta multipla, gli scritti e gli orali che devono essere superati per poter vincere. Chi entra al Ministero come diplomatico, almeno vedo quelli che conosco, ha sicuramente una preparazione di molto superiore alla norma e deve per forza conoscere bene almeno due lingue straniere.
2) alcuni entrano molto giovani e ottengono responsabilità di rilievo. E cosa c’è di male in questo? Ci lagniamo da anni che le nostre classi dirigenti sono ultraottantenni, ed ora ci lamentiamo se finalmente c’è qualche giovane? Mi sembra poco serio e, soprattutto, miope… dettato magari da invidia?
3) Ho visto come vive un mio coetaneo diplomatico in un paese scandinavo (non è Ambasciatore). Non nego che il suo stipendio sia significativo, ma esso è inclusivo di tutto. Parte da Roma con armi e bagagli ed arriva in una capitale straniera, dove deve arrangiarsi per trovarsi un appartamento che gli consenta di organizzare eventi economici, politici, culturali – e quindi un appartamento dignitoso, non un buco in periferia. L’appartamento se lo paga lui (oltre 3000 euro al mese), non è pagato dal Ministero o da una società privata. Come si paga direttamente lui con il suo stipendio le varie utenze e bollette: acqua, luce, gas, telefono. Come si paga lui la propria auto e la benzina, nonchè I viaggi di rientro in Italia. Se poi ha figli, deve pagare la loro scuola (sì c’è una maggiorazione nello stipendio…ma escono sempre decine di migliaia di Euro all’anno per ogni figlio, e non è una grande maggiorazione).
Certo, tutti noi paghiamo la scuola ai nostri figli (non io per fortuna, me la paga la società per cui lavoro). Ma una cosa è la scuola pubblica in italia, un’altra la scuola di un Paese straniero ( e ti va bene se sei in Europa…immagina in Africa o Asia). Mica puoi mandare tuo figlio ad ogni scuola pubblica straniera. Pensate prima di fare commenti! Mica tuo figlio può studiare lo Swahili per 2 anni e poi l’arabo per altri due e poi chissà quale altra lingua all’estero i figli si devono mandare ad una scuola internazionale, che è sempre privata e che costa migliaia di Euro al mese. (dimenticavo: tutte quelle lingue prima citate, i diplomatici che ho conosciuto se le sono imparate. Male, spesso, ma le hanno studiate, fuori dall’orario di lavoro e pagando di tasca propria. Certo molto di più della maggior parte di noi che fatica a spiccicare due parole d’inglese).
4) Eviterei di trattare l’argomento dei servizi agli italiani all’estero. Non tanto perchè vedo la maggior parte dei miei – nostri – connazionali lamentarsi come bambini viziati non appena mettono il piede fuori dall’Italia ma anche per le richieste assurde cui ho assistito: da un “accompagnatemi alla stazione che se no perdo il treno” a “potete tenermi I bambini mentre sono in città”, da richieste di pressioni sulla magistratura (!) ad arroganti pretese. Non nego che molti impiegati dei consolati siano indisponenti. Io pure ho avuto pessime esperienza, così come ho trovate persone umanissime e disposte a far bel oltre il loro dovere per darmi una mano nel vero bisogno. Riguardo agli orari di apertura, mai avuto grossi problemi: sono scritti ben in chiaro in ogni sito web, ci sono telefoni di emergenza (per quelle vere, mica per farsi dare consigli sul tempo). Una volta chiuso al pubblico, il consolato mica dorme di fronte alla TV: le pratiche vanno lavorate e spedite in italia, le telefonate vanno fatte, le email devono avere risposta…e quando si fa questo? il sabato e la domenica? suvvia, non siamo ridicoli….
5) Riguardo agli stipendi degli stranieri…magari alcuni guadagnano meno, ma trovano una casa arredata, pagata e con utenze coperte dal Ministero, scuole per I figli comprese, corsi di lingua preventive (provate a sentire americani ed inglesi)..credo che sostanzialmente ci si avvicini come quantità netta
Roberto Perotti
Grazie per il commento, ma le assicuro che lei e’ assolutamente fuori strada riguardo ai fatti. I fatti sono i seguenti (sono rintracciabili in parte nelle leggi e dpr che regolano la materia, in parte parlando con ambasciatori che preferiscono rimanere anonimi):
1) A un ambasciatore veiene pagata ua indenita’ mensile e mezza (30000 euro per l’ ambasciatore a Parigi) per al momento del trasferimeno, a latrettanto al momento del ritorno. Questo per “appoggiarlo” mentre si trova una casa.
2) Viene anche pagata un’ indennità per il trasporto dlle “masserizie” che varia coni chilometri, ma oltre i 3500 chilometri e’ ari anch’essa a un’ indennita’ personale, cioe’ ancora 30000 euro, sia all’ andata sia al rientro
3) L’a residenza dell’ ambasciatore e’ pagata dallo Stato, cosi’ come l’ 80 percento delle utenze (teelfono, gas etc.). Cosi’ come sono pagati dallo Stato i domestici (eventuali altri domestici l’ ambasciatore puo’ assumerli, caricandoli sull’ assegno di rappresentanza, che e’ diverso dall’ indennita’ personale e che e’ un rimborso spese da rendciontare,. Per esempio a Tokyo e’ di 22.000 euro)
4) Oltre all’ aumento dell’ indennita’ personale del 5 percento per ogni figlio, la legislazione prevede un uletriore contributo per la scuola privata in caso le scuole del paese siano particolarmente disastrate.
5) Si puo’ usare fino al 5 percento ell’ assegno di rappresentanza per finanziare corsi di lingue per la moglie.
Come vede, la sproporzione tra Italia e Gemrania esiste, e’ assolutamente impossibile negarlo.
Elena
Gentile Prof. Perotti, mi permetto di segnalarle che il commento del lettore Denis faceva riferimento al punto 3 della situazione di un diplomatico non Ambasciatore, come ben esplicitato. Mi risulta che i diplomatici che non hanno ruolo di Capo Missione si paghino le spese dell’affitto e le altre spese di cui nel commento citato si riporta. Conoscendo la serietà delle Sue analisi, riterrei molto interessante che il confronto tra Italia e Germania fosse esteso anche ai funzionari diplomatici che non sono Ambasciatori ma svolgono altre funzioni nelle sedi all’estero.
lettorelavoce
Professor Perotti,
lei ha perfettamente ragione. I dati che è riuscito a fornire, rompendo un tenace tabù, corrispondono alla crescita fuori controllo di un gruppo di potere che negli ultimi quindici anni si è isolato dalla realtà economica e sociale del Paese. Occupata una delle ultime nicchie della sovranità dello stato centrale escludendo ogni altra categoria di personale dai ruoli di vertice, i diplomatici si sono costruiti alla Farnesina una zona franca a misura dei propri interessi. Sottratti al controllo dell’opinione pubblica, i diplomatici hanno saputo curare molto bene i propri affari, sfruttando anche la debolezza del ceto politico italiano, spesso costretto a richiederne l’aiuto nelle sempre più numerose circostanze in cui si trova a svolgere attività all’estero. Il principale problema gestionale del Ministero degli Esteri, che è all’origine dei dati da lei pubblicati, consiste nel fatto che l’amministrazione della Farnesina è interamente affidata ai diplomatici stessi. Vige una sorta di autodichia impropria, che nessun organo di controllo ha voluto mai disturbare, per quieto vivere o per reciproco interesse alla dissimulazione del comune status di privilegiati. Come altre carriere dirigenziali dello stato, con cui i diplomatici coltivano interessati rapporti di buon vicinato, i diplomatici costano certamente moltissimo al contribuente italiano e producono risultati perlomeno dubbi, visto che nessuno è autorizzato a valutarli se non gli stessi diplomatici. Le remunerazioni dei diplomatici sono altissime in valore assoluto sia all’estero che in Italia, con la particolarità che i diplomatici sono l’unica carriera dello stato italiano che ha grado e stipendio da dirigente già dal giorno dopo l’assunzione, senza che sia richiesta alcuna esperienza di lavoro o alcun servizio nella pubblica amministrazione. Le promozioni ai gradi successivi della carriera sono governate da automatismi che non rispondono ad alcun principio meritocratico, come lamentato dagli stessi giovani diplomatici. Le nomine ai vertici della carriera diplomatica rispondono a logiche comprensibili solo ai pochi iniziati ai misteri della Farnesina, senza alcuna considerazione per i risultati effettivamente conseguiti dal personale in questione. La gestione delle risorse umane è affidata al personale diplomatico stesso, fatto che ha provocato la moltiplicazione degli incarichi meglio retribuiti, il rigonfiamento delle posizioni più elevate e la desertificazione dei funzionari non appartenenti alla carriera diplomatica, ormai in estinzione in un Ministero in cui moltissimi dirigono e sempre meno sono quelli che lavorano. Si aggiunga che anche l’Ispettorato interno è affidato a personale diplomatico e che il recente piano di chiusura dei consolati e degli istituti di cultura, considerato da tutti gli osservatori stranieri come incomprensibile, in realtà risponde alla logica della salvaguardia dei posti di lavoro dei diplomatici. I tagli alla spesa non toccheranno un centesimo ai diplomatici, omaggio offerto in pasto all’opinione pubblica. In realtà nessuna chiusura di posti diplomatici è prevista nelle sedi estere in cui è assegnato personale diplomatico, l’unico vero costo della Farnesina, per cui non vi sarà nessun vero risparmio. Si chiuderanno invece i servizi ai cittadini italiani, i corsi di lingua, le biblioteche con i libri italiani. Non si chiuderà nessuna inutile e costosissima ambasciata (vogliamo parlare di quella nel Principato di Monaco?), nessun taglio che possa turbare la vacua serenità di un cocktail serale nella residenza di Sua Eccellenza, alla salute dell’ignaro contribuente.Ora che i dati sono finalmente usciti, prepariamoci all’ondata comunicativa dei diplomatici, bravissimi nel giocare con le parole e nello sviare la discussione, e anche molto ben introdotti negli organi di informazione più autorevoli, quelli che non hanno mai osato scrivere una riga sulla questione. Bravo Prof. Perotti! Avanti così. Un suo affezionato lettore
frassica
Gentile professore, quando si scrivono articoli che poi vanno in pasto all’opinione pubblica bisogna cercare di essere il più possibile precisi, tanto più che Lei non è un giornalista in cerca di facile pubblicità ma un tecnico che si sta occupando della cosa dal punto di vista professionale e le cui decisioni potrebbero un domani incidere sulla revisione dell’Ise, data ormai per scontata.
Lei prende il caso di due Ambasciatori, italiano e tedesco, e poi da lì fa discendere una serie di considerazioni e conseguenze, aiutato anche dai commentatori del blog, sulla “diplomazia” italiana, non distinguendo fra le varie tipologie di personale espatriato presenti nelle Sedi all’estero, che si potrebbe con buona approssimazione distinguere in almeno tre categorie:
1. Ambasciatori; 2. Altro personale diplomatico 3. Personale amministrativo, consolare, culturale.
Per quanto riguarda le ultime due categorie, l’eventuale sbilanciamento del trattamento economico viene abbondantemente bilanciato dagli altri benefits, primo fra tutti il fatto sia il Seae che le Ambasciate dei principali Paesi europei forniscono o pagano l’affitto dell’abitazione, mentre il personale italiano deve provvedervi con la sua Ise. Per il coniuge a carico poi, esattamente al contrario di quanto da Lei affermato, i tedeschi ricevono il 40% dell’indennità, mentre gli italiani il 20% (ricordo che si tratta di persone che, “accolte” in quanto coniugi del personale inviato in missione, non possono svolgere per definizione alcuna attività lavorativa nel Paese di accreditamento).
Non parliamo poi del trattamento metropolitano, che, nel caso del personale non diplomatico, è perfino inferiore a quello degli altri ministeriali: circa 1.300 Euro mensili per un funzionario di area C con diploma di laurea (ossia meno della metà degli omologhi Ue o dei principali Paesi europei), che si riducono a meno di 900 quando si presta servizio all’estero e sui quali sono calcolati i contributi pensionistici di una vita lavorativa che come qualcuno ricordava si svolge per circa i 2/3 all’estero. Personale che, casualmente, è in genere il più penalizzato quando si elaborano piani di rimodulazione dell’Ise. Per cui attenzione a quando si spara “privilegi della diplomazia” senza alcuna specificazione, altrimenti si rischia di mettersi al livello dei vari articoli di tono più scandalistico che altro che escono con cadenza regolare. Se poi si vuole discutere di efficienza, produttività, gestione delle risorse, a partire da quella degli immobili (non sono infrequenti i casi di immobili demaniali non utilizzati a fronte magari di altri presi in affitto a costi esorbitanti), facciamolo ma possibilmente senza cedere al populismo imperante.
Anna Maria
Ho ascoltato con molto interesse la puntata di 24 Mattino di oggi e mi complimento con il Prof. Perotti per la sua chiarezza e per l’aplomb dimostrato, nonostante l’atteggiamento del suo interlocutore della Farnesina. Se fossi un membro del corpo diplomatico non sarei soddisfatta di essere rappresentata da qualcuno che attacca in maniera così poco “diplomatica” la controparte, senza rispondere nel merito ai dati presentati.
Luigi Di Porto
Ottimo articolo, come tutti gli altri: documentato e preciso. In generale però suggerirei anche di dare una misura dell’efficacia e dell’efficienza dei servizi gestiti da questi alti dirigenti dello stato. Sarebbe interessante conoscere, se ci sono, procedure di valutazione e quali siano i risultati di queste procedure: premi, penalizzazioni, licenziamento, tutte cose previste per i dirigenti di alto livello nell’industria privata e che andrebbero estesi anche al pubblico, dove sembra che chi vince un concorso è a posto per sempre, a prescindere dai risultati prodotti sul campo e dalle necessità organizzative.
colombo
Bravo Professor Perotti
Il suo articolo sui privilegi della diplomazia italiana ha colto nel segno e direi che il nervosismo e l’aggressività del rappresentante sindacale diplomatico durante la trasmissione radiofonica di ieri mattina a radio24 lo hanno ampiamente dimostrato. Egli, infatti, perdendo l’aplomb che dovrebbe contraddistinguerlo proprio per il suo ruolo, non è riuscito ne’ a confutare i dati pubblicati (d’altronde sono veri, anzi, anche in difetto!), ha tentato di mescolare le carte in tavola (dicendo per esempio che i diplomatici non hanno pensione, bugia: un ambasciatore oggi va in pensione con circa 8.000 euro al mese) e comunque non ha dato nessuna spiegazione sensata se non che nell’800 i diplomatici non venivano pagati e che il suo stipendio 30 anni fa era di 500.000 lire, insomma il suo argomento forte è stato l’ormai tristemente classico “lei non si permetta”. Un po’ pochino per l’esponente di una élite blasonata avvezza a gestire negoziati internazionali plurilingue…
Attenzione pero’, al MAE non ci sono solo Ambasciatori e diplomatici!
Occorre infatti segnalare che Il Ministero degli Esteri non è solo “la casa” dei circa 900 privilegiatissimi appartenenti alla carriera diplomatica ma è costituito da un’ossatura di 3.000 funzionari, le cosiddette “arree funzionali” dei settori consolare, commerciale, di promozione culturale, esecutiva (la grande maggioranza dei quali reclutati tramite concorso pubblico, con lauree, conoscenza di lingue straniere, ecc). Mentre la forbice di scarto con gli omologhi tedeschi ed europei, come ha giustamente rilevato Lei, è tutta in positivo a favore dei nostri diplomatici strapagati, per questi altri 3.000 impiegati la forbice si ribalta completamente. L’indennità che questi percepiscono all’estero, molto inferiore alle cifre diplomatiche (diciamo, rispetto alle cifre totali citate per gli ambasciatori circa un ottavo se non un decimo), bastano a coprire le spese di vita all’estero e servono a mettere da parte un po’ di soldi da usare quando si è in sede a Roma al Ministero, dove gli stipendi delle aree funzionali vanno da 1.000 a 1400 euro netti al mese tutto incluso, ovvero meno della meta’ degli omologhi tedeschi ed europei. Certo nessuno vuole piangere miseria, si tratta comunque di un mestiere, interessante, non privo di difficoltà ma anche di soddisfazioni. Pero’ per favore bisogna fare le debite distinzioni fra i diplomatici che guadagnano cifre esorbitanti , molto superiori alla media europea, e le altre categorie che guadagnano molto meno della media europea.
Riccardo Bottone
Finalmente un articolo che tocca questa “casta”. Mi permetterei di suggerire altre indagini: Cosa fanno a fronte di tali stipendi? Come lo fanno? Chi li valuta? Ed un suggerimento: Per avere dati piú concreti, intervistate gli Italiani all’Estero, sono sicuro che ne racconteranno delle belle..
stefano
grazi prof! e hanno anche il coraggio di replicare… senza parole… mi chiedo… non e possibile intervenire?
alberto bravo
Caro professore, Le allego il link di un diplomatico a 25mila euro in Nicaragua dove lo stipendio medio è di 200 dollari Usa: http://impreso.elnuevodiario.com.ni/2006/02/06/sucesos/12028. Vada pure avanti e se ha bisogno mi chiami pure io ho lavorato ben 30 anni al Mae.
frassica
Ma la finisca di sparare cifre a caso, ma quali 25.000 euro al mese, i suoi post trasudano risentimento ad ogni parola.
carlo renzi
Ho lavorato 30 anni al Mae e non dica che sparo cifre a caso. Sono pronto a discuterne in pubblico davanti alle tv, in radio o dove vuole lei e vediamo se c’eèrisentimento o dico la verità. Sono pronto a mostrare cedolini di stipendi, bonifici bancari fatti dal Mae a alla Bnl di New York e a Hong Kong o allo sportello Bnl Mae. Sono pronto a mostrare il mio contratto d’affitto e quanto incideva sulla mia indennità. Sono pronto a smontare le schede paese e quant’altro. Ho girato tra missioni fisse e temporanee oltre una trentina di paesi, ho conosciuto segretari di legazioni e li ho lasciati ambasciatori di rango. Parliamo in pubblico io sono pronto e teniamo i contatti tramite il prof. Roberto perotti. Ok? A presto
frassica
Effettivamente mi correggo: Lei non spara cifre a caso ma volutamente errate per sostenere una tesi che parte da preconcetti e risentimenti. Ad ogni modo, prestando io servizio nel Paese da Lei citato, il Suo bluff ha le gambe corte. Ovviamente sono disponibile ad inviare al Prof. Perotti, se richiesto, il mio cedolino Ise e quello dello stipendio metropolitano, da cui si evince la distanza a dir poco abissale fra le cifre reali e le Sue. Saluti.
carlo renzi
si invii pure il cedolino al prof. perotti. e poi verifichiamo e riscontriamo con i miei. se fosse vero quello che dice lei o e’ un contrattista o un centralinista o un commesso o addirittura un giardiniere. io non ho nessun risentimento l’unico e’ che sono nato nel 1940 ed e’ iniziato per me l’atterraggio ma prima di passare a miglior vita il mio desiderio e che ci fosse maggiore giustizia sociale e che convolga anche i miei figli con tanto di laurea e di master. non si affatichi molto….
MG
In Nicaragua si rischia la vita.
carlo renzi
La vita si rischia a roma con 1200 euro al mese. Controlla sull’Aire quanti italiani si ritirano lì in pensione perché lì con 1200 euro al mese fai il signore. Controlla dove si sono fermati in pensione ambasciatori come Foresti, Lopez Celly, Casagrande, Di Mattei e potrei scriverne almeno altri cento. Altro che rischiare la vita…
giulioPolemico
Io non me ne intendo, però non posso fare a meno di osservare che gli italiani che vengono rapiti all’estero sono quasi sempre dei tecnici, ad esempio ingegneri in campi petroliferi. Non ho mai sentito di personale delle ambasciate italiane rapito all’estero.
MG
L’intervista a colui che i diplomatici hanno eletto a loro rappresentante dimostra le capacità della nostra diplomazia. Invece di argomentare riferendo che le spese estere sono uguali per tutta al pubblica amministrazione a parità di livello (o fascia retributiva) avrebbe potuto riferire dei costi di spese mediche, viaggi e quant’altro che gli altri non hanno. Non ha saputo minimamente difendere la categoria figuriamoci come la categoria possa difendere gli interessi italiani. E’ di questi giorni la notizia dei problemi della ditta Salini che sta facendo i lavori del canale di panama. Che attività di mediatore è stata fatta dall’ambasciatore (che è quello per cui Lavitola chiese la promozione)?
carlo renzi
Le spese mediche vengono liquidate fino all’80 per cento dal minimo della salute. I viaggi vengono pagati dal Mae una volta all’anno o secondo la classifica della sede come Pd-d o normale per i titolari e relativa famiglia. L’unica differenza è per il capo missione che viaggia in pima classe. Si hanno a seconda della classifica della sede fino a 5 anni di contributi come previsto dal d.p.r. 18/67 e dalla legge 68/98. Possiamo anche affrontare i benefici della convenzione di Ginevra in partenza da Roma e al rientro compreso autovetture. Mi riferisco ai benefici fiscali. La rappresentanza viene fatta e quando si superano i 2500 euro si può richiedere il contributo per la spese in eccedenza. Naturalmente se si invita a cena la propria famiglia e ci si scambia con altra famiglia dell’ambasciata nessuno può o potrà saperlo: a buon internditor poche parole. Le scuola in europa sono gratis, quelle dell’obbligo e in alcuni paesi anche le superiori e l’università. Natualmente il Mae passa per ogni figlio il 5 per cento riferito all’assegno del primo segretario e credo siano più che sufficienti. Mia moglie è laureata e non percepisce il 20 per cento come la moglie dell’ambasciatore e quando mia moglie va dal parrucchiere paga con i suoi soldi che non sono quelli del 20 per cento. Io l’affitto di casa lo pago con il mio stipendio e non succede come a Pechino, dove la residenza viene pagata dal contribuente italiano ed è di circa 18.000 euro. Potrei argomentare fino all’infinito ma se uno è curioso basta che si legga il d.p.r. 18/67 e la legge 68/98 e troverà con meraviglia molte cose. Buona lettura
Roberto
Ho letto con interesse il suo articolo ed ascoltato l’intervento fatto a “Il mattino di radio24”. Consiglio al Prof. Perotti di essere più deciso quando viene ingiustamente denigrato da un sindacalista in palese difficoltà nel difendere i privilegi degli ambasciatori. Sono proprio quelle persone che, cercando di mantenere ingiustificati stipendi, rendono difficile una spending review in Italia.
Per questo motivo a queste persone va risposto a tono, a maggior ragione se hanno la faccia tosta di definire falsi i dati inseriti nel suo articolo.
carlo renzi
Guardi che se Lei fa un giro in centro e sud america di contrattisti a 6000 mila euro al mese .senza quinta elementare e con buonuscita da poco più di duecento mila euro è pieno. posso farle almeno 100 nominativi. Le assicuro che rimarrebbe molto male. E il tutto solo a 36 ore settimanali o a fare fotocopie o fare gli autisti o andare a fare la spesa. Ci sarà pure come dice lei gente preparata culturalmente ma almeno un centinaio non ha neanche la quinta elementare e questo per una legge fatta nel passato per cui chi poteva dimostrare di lavorare per il governo italiano poteva chiedere la cittadinanza e la conversione del contratto da locale ad italiano, passando così da 500 euro a 6000 euro. A casa loro dove lo stipendio medio è di 200 dollari.
francesco fransoni
Gentile Prof Perotti,
in un mio precedente intervento facevo riferimento, al fine di avere un quadro meno incompleto, all’opportunità di prendere in considerazione gli altri elementi che intervengono negli emolumenti dei diplomatici tedeschi. Al che lei mi ha cortesemente inviato un documento (http://www.lavoce.info/wp-content/uploads/2014/02/2013-06-01Questions-on-Allowances_.pdf) sui vari ulteriori benefici che spettano ai diplomatici tedeschi. In particolare, dalla lettura del Suo documento risulta che, oltre alla retribuzione che Lei riporta, essi beneficiano:
– di una “accomodation allowance”, cioè la casa “is paid”, con certi criteri naturalmente, ma è pagata per tutti;
– di una assicurazione sanitaria privata che il singolo si paga con una trattenuta dell’8,2%
– dei costi di trasporto; al diplomatico non viene pagato il trasporto dell’auto ma può portare fino a 100 m3 (che coprono tranquillamente l’auto) + 30 per il primo accompagnatore e 10 per ogni altra persona. Faccio presente che un Ministro Plenipotenziario italiano (grado corrispondente grosso modo a generale di divisione) in trasferimento da Capo Missione dalla Giordania, ha avuto pagati solo 27m3;
– un viaggio all’anno per l’intera famiglia, sia se uno sia a Parigi sia se è a Ouagadougou;
– è previsto addirittura anche il pagamento del viaggio di ricognizione prima dell’assunzione nel posto (!);
– le scuole all’estero sono interamente pagate;se i figli restano in Germania, gliele pagano lo stesso, fino ad un max dell’80%, max 1285 euro al mese – mica male!
– in alcuni paesi ci sono rimborsi per condizionatori, generatori, abbigliamento invernale/tropicale;
– la/il gentile consorte comporta un extra pari a +40% (non il 20 per i colleghi italiani), + un altro 6% per compensarlo/la della perdita di un reddito;
– per ogni figlio sono 184 euro in più (fino a due pargoli) in Germania, e all’estero ulteriori 135 – 400 a seconda del Paese.
Aggiungo un altro paio di dettagli. Da informazioni di fonte certa so che, qualche anno fa, a Bucarest l’ambasciatore italiano prendeva 11800 euro, quello tedesco 11200. Inoltre, il famoso povero ambasciatore tedesco a Parigi qui più volte citato, oltre agli 8000 euro netti in tasca ne percepisce altrettanti come rappresentanza di cui deve rendicontare solo il 60%. Ma il dato più importante è un altro. Non va considerato solo quanto uno prende in una sede, ma quando prende al rientro in patria nell’arco di una carriera che dura 40 anni. Nel caso del servizio diplomatico europeo Seae, un primo consigliere in una sede particolarmente disagiata può prendere 12.000 euro ed uno nostro quasi il 50% in più. Tuttavia, quando il diplomatico Seae torna a Bruxelles prenderà una cifra di poco inferiore 9-10.000, mentre il collega italiano scenderà drasticamente a 3000, circa 1/6 di quanto prendeva all’estero. Ecco perché occorre prendere in considerazione molti elementi per avere una quadro d’insieme che non faccia riferimento solo ai gradi apicali in certe determinate situazioni, isolandoli da tutto il resto.
Roberto Perotti
Buongiorno, ecco le mie risposte, interpolate sotto in MAIUSCOLO
– di una “accomodation allowance”, cioè la casa “is paid”, con certi criteri naturalmente, ma è pagata per tutti;
– di una assicurazione sanitaria privata che il singolo si paga con una trattenuta dell’8,2%
– dei costi di trasporto; al diplomatico non viene pagato il trasporto dell’auto ma può portare fino a 100 m3 (che coprono tranquillamente l’auto) + 30 per il primo accompagnatore e 10 per ogni altra persona. Faccio presente che un Ministro Plenipotenziario italiano (grado corrispondente grosso modo a generale di divisione) in trasferimento da Capo Missione dalla Giordania, ha avuto pagati solo 27m3;
– un viaggio all’anno per l’intera famiglia, sia se uno sia a Parigi sia se è a Ouagadougou;
– è previsto addirittura anche il pagamento del viaggio di ricognizione prima dell’assunzione nel posto (!);
– le scuole all’estero sono interamente pagate;se i figli restano in Germania, gliele pagano lo stesso, fino ad un max dell’80%, max 1285 euro al mese – mica male!
– in alcuni paesi ci sono rimborsi per condizionatori, generatori, abbigliamento invernale/tropicale;
– la/il gentile consorte comporta un extra pari a +40% (non il 20 per i colleghi italiani), + un altro 6% per compensarlo/la della perdita di un reddito;
– per ogni figlio sono 184 euro in più (fino a due pargoli) in Germania, e all’estero ulteriori 135 – 400 a seconda del Paese.
Francesco Fransoni
Lei, egregio Professore, continua a mettere insieme mele e pere, come Le ha ben detto da subito G.Tonini. Lei parla solo degli Ambasciatori e non di tutti gli altri; io parlavo di spese di trasloco, Lei di indennita’ di prima sistemazione; Lei dice che un Ambasciatore a Roma non prende solo 3000: certo che no, parlavo di un Primo Consigliere e Lei ha tagliato il riferimento nella Sua replica.
Mi sembra inutile continuare. Lei ha una tesi preconcetta. Tempo sprecato
Saluti
F.Fransoni
Giovanni Davoli
Caro Professore,
in riferimento al suo studio vorrei chiederle per quale motivo non ha fatto il diplomatico, visto che ci sono tanti privilegi. E mi chiedo come mai il concorso di accesso alla carriera diplomatica non ha, ogni anno, decine di migliaia di candidati come altri concorsi. Forse lei ha una risposta?
Non voglio entrare qui nello specifico del suo studio nel quale vengono presentati dati veri, ma parziali. Lei e’ un professore e dovrebbe sapere meglio di me la differenza tra propaganda e ricerca.
Vorrei solo raccontare che ho compiuto quasi 19 anni di carriera diplomatica, dei quali 13 passati all’estero lontano dai miei cari (tra cui mia figlia) e 10 in sedi dove, tra criminalita’ e guerre, diciamo che qualche rischio fisico l’ho corso. Non mi sto lamentando. Sono fortunato ad avere un lavoro fisso, per di piu’ il lavoro che sognavo da ragazzo e a non dovere faticare per arrivare a fine mese. Pero’, me lo sono guadagnato caro Professore; ho studiato e ho superato senza raccomandazioni un concorso difficilissimo che seleziona non piu’ di una ventina di ragazzi all’anno. Studiando, dopo l’universita’, tre anni, giorno e notte, letteralmente; la mia famiglia ha investito soldi in questi miei studi e ho corso il rischio, come capitato a tanti miei compagni di studio, di gettare al vento questo sforzo se non fossi riuscito a vincere il concorso. E quando sono entrato in carriera diplomatica ho iniziato a lavorare giorno e notte e non ho ancora smesso, assumendomi responsabilita’ e rischi che non sono comuni tra chi non e’ mai uscito dal paese.
Mi chiedo Professore quanto guadagna lei e se le piacerebbe che domani le contestassero il suo guadagno solamente perche’ e’ “troppo”, non si sa in relazione a cosa. Mi chiedo quali siano i suoi emolumenti di professore e di consulente, possibile che in realta’ lei guadagni piu’ di me. Peraltro, vedo nel suo curriculum che lavora anche per enti finanziati con soldi del contribuente. In realta’ non mi interessa, Professore, in quanto non sono abituato per carattere personale a farmi gli affari altrui, mi chiedo pero’ quanti anni di studi e sacrifici le e’ costato arrivare dove e’ oggi.
Sono, con la maggioranza dei miei colleghi credo, perfettamente disposto a guadagnare come il mio collega tedesco, o dell’Unione Europea, o francese, o di altro Paese G8: tutte diplomazie molto piu’ attrezzate delle nostre con almeno il doppio dei funzionari che non credo “brillino per efficienza” piu’ di noi. Sulla base poi di quali dati ci accusa di inefficienza, mi piacerebbe saperlo. Non mi sento certo un servitore dello Stato perfetto e di errori, io e i miei colleghi ne facciamo tanti. Eppure, sono ancora in grado di portarle una lunga teoria di attestazioni di persone e ditte che aiutiamo ogni giorno con risultati.
La prego quindi, Professore, di fare in modo che le mie indennita’ siano rese equivalenti a quelle del Servizio Europeo di Azione Esterna o della Germania. Le nostre persone e famiglie non ci perderanno nulla, magari ci guadagnamo pure finanziariamente, e di sicuro guadagneremo in serenita’. Lo Stato ci perdera’ perche’ dovra’ mettere un esercito di contabili al lavoro per pagarci residenze, scuole dei figli e quant’altro che ai tedeschi e agli europei vengono pagati dall’amministrazione di appartenenza direttamente. Ma tant’e’.
La saluto cordialmente.
alberto bravo
Egregio signore, prima di risponderle desidero, se lei lo ritiene opportuno, sottoporle alcune considerazioni che mi auguro siano meritevoli della sua attenzione.
1) sarebbe interessante conoscere che laurea ha ottenuto all’università e soprattutto sapere se l’università è pubblica o privata.
2) certo che il suo cognome non è di quelli che al Mae si ripetono da tre generazioni, e quindi sicuramente non rientra nella schiera dei raccomandati.
3) so per certo che ci sono funzionari con molti titoli come due lauree in università pubbliche, master in prestigiose università inglesi, dottorati di ricerca esami da procuratore legale e soprattutto molto giovani (nati nel 1967) ma sono solo una piccolissima minoranza.
4) le posso assicurare che chi ha le conoscenze al passo con i tempi e cioè studi adeguati non fa certo l’impiegato dello Stato ma o intraprende una libera professione o un lavoro presso aziende che veramente producono valore aggiunto per la nostra economia e che anche grazie a queste aziende si possono pagare indennnità come percepisce lei o chi presta servizio a Durban o a Zagabria o a Abdijan o a Caracas e negli Usa. Se lei ha assistito a qualche fenomeno difficile nel paese non credo che chi percepisce 1200 euro al mese con uguali o forse maggiori titoli non combatta dalla mattina alla sera per arrivare alla fine del mese (altro che rischi, guerre e criminalità!).
5) le ricordo che le università italiane sono pagate con i soldi dei contribuenti e chi percepisce l’Ise (compenso forfettario) non rientra nella schiera dei contribuenti italiani.
6) le fa onore aver studiato per tre anni notte e giorno per realizzare il suo sogno di ragazzo, ma le ricordo, se non lo sa, che ci sono ragazzi in italia che frequentano le scuole universitarie d’eccellenza che studiano notte e giorno per 5 ani e danno non 33 esami come un normale accademico ma bensì 66 i per ottenere laurea e diploma d’eccellenza, parlano e scrivonoo (certificate) 4 lingue e oggi sono costretti a lavorare per circa 1000 euro al mese. Come vede non ha fatto fatica solo lei, con la differenza però che la sua fatica e ben altrimenti remunerata.
7) anche se gli altri paesi tipo Brasile o Germania pagano indennità alla fine, indennità come la sua se non maggiori, e che l’italia secondo me non si può permettere più di pagare indennità del genere, quando al contrario ci sono milioni di pensionati che vivono con una pensione vergognosa di 580 euro al mese dopo 50 anni di onesto lavoro, certo non paragonabile all’enorme sforzo ”intellettuale” sostenuto da lei e da tutti i suoi colleghi.
8) ben venga un esercito di contabili almeno così si darebbe occupazione a molti giovani laureati con ottimi voti, anche se questo comporterebbe una piccola decurtazione alla vostra cospicua indennità e qualche ritocco alle spese di rappresentanza e anche se i parrucchieri locali non ne sarebbe contenti.
Cordiali saluti
Emanuele
Mi scusi, ma il suo punto 4 è viziato da molti luoghi comuni. “Le posso assicurare che chi ha le conoscenze al passo con i tempi e cioè studi adeguati non fa certo l’impiegato dello Stato ma o intraprende una libera professione o un lavoro presso aziende che veramente producono valore aggiunto per la nostra economia”. Io le posso assicurare che le cose non stanno esattamente come dice lei. Lo Stato, e più ancora le Istituzioni Internazionali, sono quanto di più alto la civiltà umana abbia prodotto, e chi ci lavora generalmente produce di più (anche se in modo difficilmente misurabile) e contribuisce di più al benessere generale rispetto a chi si chiude nella logica del profitto economico a tutti i costi (lecito, ma è un’altra cosa). Quasi tutti i dirigenti pubblici internazionali che conosco (io non sono tra quelli) potrebbero tranquillamente sostituire il management di aziende private, in quanto a capacità organizzative e conoscenze tecniche.
Se non cambiano lavoro, nonostante la possibilità di stupendi enormemente più alti, è perché credono in ciò che fanno a scapito spesso dell’interesse economico personale.
giulioPolemico
“Chi ci lavora generalmente produce di più (anche se in modo difficilmente misurabile) e
contribuisce di più al benessere generale rispetto a chi si chiude nella logica del profitto economico a tutti i costi (lecito, ma è un’altra cosa)”.
La sua opinione è legittima, ma non si offenda se le dico che chi legge la sua frase davvero pensa che si tratti di uno scherzo.
“Se non cambiano lavoro, nonostante la possibilità di stupendi enormemente più alti, è perché credono in ciò che fanno a scapito spesso
dell’interesse economico personale.”
Idem come sopra. Se non cambiano lavoro è semplicemente perché nel privato il posto non è garantito per l’eternità, nel pubblico sì. Oltretutto essere a buon livello nella macchina statale permette di piazzare la propria discendenza, capace o incapace che sia. Nel privato è molto più difficile, perché anche se sei figlio di qualcuno che ti può far entrare con la raccomandazione, il padrone guarda solo al suo interesse e se non sei capace non ti tiene e ti fa fuori. Quindi nel privato la raccomandazione serve per entrare ma per rimanere bisogna essere capaci, nel pubblico una volta entrato rimani lì per l’eternità, qualunque disastro tu combini.
Emanuele
Non mi offendo di certo, si figuri! Fossero tutte pacate come le sue, le critiche. Detto questo la mia non è un’opinione teorica, ma deriva dall’avere lavorato lungamente e ad alto livello in entrambi i settori. Questo anche per rispondere al lettore che si sente offeso: non si possono comparare le mele con le pere, io ho solo detto che alcune situazioni del pubblico (non tutte, qui però si sta parlando di diplomazia) hanno un valore molto più alto in termini di prodotto rispetto al normale settore privato. Che dire? Io avrò vissuto in un caso particolare, ma sulle centinaia di manager con cui ho lavorato come consulente direzionale, i meno quotati e più nepotisti erano quelli del privato.
Chi ha un’opinione diversa, è pregato però di fornire dati (quantomeno provenienti da esperienza e non da “sentito dire”).
Emanuele
Sono d’accordo anche con il suo commento.
Massimo Gandini
L’intervento del Sig. Davoli mi fa ricordare la retorica relativa ai “servitori dello stato”. Con tutto il rispetto a me sembra che siano i cittadini che servono coloro che si autodefiniscono servitori, una inversione dei ruoli a cui dovremmo essere ormai abituati. Ricordo che tra poco i cittadini italiani, ma chiamarli sudditi forse è piu consono, saranno alla fame e non in senso metaforico: certi discorsi dei “servitori dello stato” sono visti con noia e fastidio.
Betta
Caro Professore, sono una giovane diplomatica entrata in carriera poco più di un anno fa. Dopo
secoli di stage non retribuiti, contratti di enti privati solo promessi e mai realizzati, vani tentativi di entrare nel mondo accademico, è paradossale che l’unica porta che si è aperta di fronte al merito (senza cognomoni, senza costose università private) è stata proprio quella della “casta diplomatica”, non trova? Già questo mi pare un segnale non da poco: non si nasce Ambasciatori, ma chiunque può diventarlo se ha i giusti strumenti e preparazione. Nel passaggio da giovane disoccupata a vincitrice di concorso e funzionario diplomatico le assicuro che non ho cambiato fronte nella lotta per la meritocrazia. Per questo, se lei parte dal presupposto che la nostra diplomazia “non è nota per la sua efficienza”, io sarei anche più estremista di lei nell’affermare che allora anche 1000 euro lordi al mese sarebbero sprecati, o no? Il suo grande sforzo di scientificità, che apprezzo,
è infatti viziato dal giudizio di merito che sottende tutto il testo. Su che basi afferma che la diplomazia non è efficiente? Questa non è “scienza”, è un’opinione sulla quale peraltro non fornisce dati. Magari è un’opinione giusta, ma da verificare, non si può lanciare un simile giudizio contando solo sul “senso comune”. Non sono d’accordo su questo giudizio e possiamo davvero fornirle noi dati su quanti concittadini, imprese, università (anche la Bocconi) giovano dell’azione
diplomatica! Lei, inoltre, prende ad emblema dell’intera categoria dei diplomatici solo il top
management, perché? Gli ambasciatori rappresentano i gradi apicali di una
carriera fortemente gerarchica, per cui si passano continui step interni di promozioni, spesso anche in bianco, ovvero senza aumento di stipendio
nonostante le nuove responsabilità. E’ troppo semplice scattare una foto all’apice della carriera di qualcuno, senza considerare la strada che lì lo ha portato. La foto del suo matrimonio rappresenta per caso l’idillio di tutta una vita coniugale? Non credo ed è deviante farlo. Per parlare della situazione del corpo accademico della Bocconi, lei porterebbe ad emblema solo il Rettore o anche assistenti e ricercatori? Sa che lo stipendio che riceve un giovane manager in grandi banche di investimento a Londra, noi giovani diplomatici lo potremmo percepire solo in sedi belliche come Kabul, Islamabad, Tripoli? E la cosa bellissima è che siamo molto fieri di andarci! Non mi si dica poi che noi siamo a spese del contribuente e le grandi banche no, con tutti i bailout di cui hanno goduto! La nostra rete copre per circa 2/3 sedi disagiate, particolarmente disagiate, o in zona di conflitto, dove il rischio, i sacrifici familiari devono essere indennizzati. Non si guadagnano certe cifre certo stando in pieno centro a Roma, finché non si arriva appunto ai grandi apicali. Un professore universitario però sa che non è proprio di tutti avere le competenze e la capacità di diventare Ambasciatore a Londra o Parigi e sostenere le enormi responsabilità che queste posizioni impongono. Tutti poi, più o meno, nella nostra carriera si alternano fra sedi agiate e disagiate, non si passa tutta la vita in una grande capitale occidentale. Per questo, in un’analisi obiettiva dei costi della diplomazia andrebbe fatta una media ponderata su 10 anni almeno di carriera. Un’altra obiezione cui mi preme rispondere è quando si dice “con le nuove tecnologie a cosa servono i diplomatici?” Chi è giovane come me, sotto
i trenta (e non forzatamente “giovanilista”) è cresciuto con gli sms, messenger, le mail, i social networks e sa che mai nella vita nulla potrà sostituire la fiducia ed il rapporto personale che si instaura stando di fronte al tuo interlocutore ogni giorno. Mi sbaglio, forse? Il ruolo del diplomatico è cambiato molto negli anni, ma continua ad essere necessario per promuovere gli interessi del nostro Paese. E se si vuole continuare ad attrarre in una carriera tanto delicata persone valide (concorrenziali anche sul mercato privato), serve fornire il giusto incentivo economico, o no?
Detto ciò, se si ritiene che ci siano opacità, queste possono essere corrette, anzi è nel nostro stesso interesse farlo. Da quando sono entrata vedo ogni giorno che non c’è nessuna battaglia di retroguardia in atto a difesa di interessi insostenibili nel lungo periodo. Le difficoltà del paese sono anche le difficoltà della diplomazia, ovviamente! Con tutta l’enorme stima che ho per i colleghi tedeschi, non sono certa che siano più efficienti di noi, in quanto non è difficile scoprire che loro (come quasi tutti i colleghi di
altri paesi) sono molti più di noi (minore costo, forse, per ciascuno, ma moltiplicato per molte più teste). Come alcuni hanno già sottolineato nel caso tedesco tutti i diplomatici, non solo gli ambasciatori, godono di residenza
pagata dall’amministrazione direttamente, così come le scuole e le varie spese
di servizio. L’Ise italiana invece, sarà un sistema forse opaco, ma è un sistema pragmatico e flessibile che ha permesso all’Amministrazione di risparmiare enormi costi gestionali. Concludo dicendo che la sofferenza del paese, che vivo ogni giorno parlando con amici professionisti messi a partita Iva, deve essere l’occasione irripetibile per una riflessione comune su come è meglio gestire lo Stato, senza partire però da posizioni “precotte”. Siamo disponibilissimi a dimostrare nei fatti che non siamo affatto la casta che vive nella torre d’avorio.
Emanuele
Sono perfettamente d’accordo con il tuo commento. Tutta la serie di articoli del prof. Perotti ha lo stesso background ideologico di critica verso la funzione pubblica da cui partire per poi ricercare minuziosamente dati che possano validare l’ipotesi di partenza. Questo non è metodo scientifico, e mi lascia profondamente insoddisfatto. Ribadisco per l’ennesima volta che non risiedo in Italia e non lavoro per la funzione pubblica italiana. Vorrei solamente che le tesi seguissero i dati, e non viceversa. In molte circostanze le élites pubbliche sono molto più meritocratiche che non le caste delle aziende private, che generano sprechi di denaro pubblico (o peggio distorsioni nell’allocazione di denaro semi-pubblico) enormemente superiori alle tanto criticate aziende statali.
Roberto Perotti
Lei ha degli elementi per sostenere che i dati che ho usato non sono corretti? Ho sempre fornito le fonti dettagliate, la prego, mi illustri dove sono sbagliati
Emanuele
Ho solo detto che sono evidentemente scelti ad hoc per dimostrare una tesi che lei ha già in testa. Glielo hanno fatto notare in molti.
giorgio la bruna
Professor Perotti, lei ha perfettamente ragione. I dati che è riuscito a fornire, rompendo un tenace tabù, corrispondono alla crescita fuori controllo di un gruppo di potere che negli ultimi quindici anni si è isolato dalla realtà economica e sociale del Paese.
Occupata una delle ultime nicchie della sovranità dello stato centrale escludendo ogni altra categoria di personale dai ruoli di vertice, i diplomatici si sono costruiti alla Farnesina una zona franca a misura dei propri interessi. Sottratti al controllo dell’opinione pubblica, i diplomatici hanno saputo curare molto bene i propri affari, sfruttando anche la debolezza del ceto politico italiano, spesso costretto a richiederne l’aiuto nelle sempre più numerose circostanze in cui si trova a svolgere attività all’estero.
Il principale problema gestionale del Ministero degli
Esteri, che è all’origine dei dati da lei pubblicati, consiste nel fatto che l’amministrazione della Farnesina è interamente affidata ai diplomatici stessi. Vige una sorta di autodichia impropria, che nessun organo di controllo ha voluto mai disturbare, per quieto vivere o per reciproco interesse alla dissimulazione del comune status di
privilegiati. Come altre carriere dirigenziali dello stato, con cui i diplomatici coltivano interessati rapporti di buon vicinato, i diplomatici costano certamente moltissimo al contribuente italiano e
producono risultati perlomeno dubbi, visto che nessuno è autorizzato a valutarli se non gli stessi diplomatici. Le remunerazioni dei diplomatici sono altissime in valore assoluto sia all’estero che in
Italia, con la particolarità che i diplomatici sono l’unica carriera dello stato italiano che ha grado e stipendio da dirigente già dal giorno dopo l’assunzione, senza che sia richiesta alcuna esperienza di lavoro o alcun servizio nella pubblica amministrazione. Le promozioni ai gradi successivi della carriera sono governate da automatismi che non rispondono ad alcun principio meritocratico, come lamentato dagli stessi giovani diplomatici.
Le nomine ai vertici della carriera diplomatica
rispondono a logiche comprensibili solo ai pochi iniziati ai misteri della Farnesina, senza alcuna considerazione per i risultati effettivamente conseguiti dal personale in questione. La gestione delle risorse umane è affidata al personale diplomatico stesso, fatto che ha provocato la moltiplicazione degli incarichi meglio retribuiti, il
rigonfiamento delle posizioni più elevate e la desertificazione dei funzionari non appartenenti alla carriera diplomatica, ormai in estinzione in un Ministero in cui moltissimi dirigono e sempre meno sono quelli che lavorano. Si aggiunga che anche l’Ispettorato interno è affidato a personale diplomatico e che il recente piano di chiusura dei
consolati e degli istituti di cultura, considerato da tutti gli osservatori stranieri come incomprensibile, in realtà risponde alla logica della salvaguardia dei posti di lavoro dei diplomatici. I tagli alla spesa non toccheranno un centesimo ai diplomatici né a esperti di chiara fama e consulenti a vario titolo in giro per il mondo con i soldi dei contribuenti.
In realtà nessuna chiusura di posti diplomatici è
prevista nelle sedi estere in cui è assegnato personale diplomatico, l’unico vero costo della Farnesina, per cui non vi sarà nessun vero risparmio. Si chiuderanno invece i servizi ai cittadini italiani, gli Istituti italiani di cultura, i corsi di lingua, le biblioteche con i libri italiani. Non si chiuderà nessuna inutile e costosissima
ambasciata (vogliamo parlare di quella nel Principato di Monaco?), nessun falso esperto sarà rimosso, nessun taglio che possa turbare la
vacua serenità di un cocktail serale nella residenza di Sua Eccellenza, alla salute dell’ignaro contribuente. Ora che i dati sono finalmente
usciti, prepariamoci all’ondata comunicativa dei diplomatici, bravissimi nel giocare con le parole e nello sviare la discussione, e anche molto
ben introdotti negli organi di informazione più autorevoli, quelli che non hanno mai osato scrivere una riga sulla questione. Bravo Prof. Perotti! Avanti così. Un suo affezionato lettore.
santiago
Ho letto con attenzione il tuo intervento: potresti intanto dire che persone del tuo calibro non possono percepire meno di un contrattista locale a Washington. Loro percepiscono 6000 euro al mese per tutta la vita senza alcun sacrificio, senza pagare l’affitto, senza spostarsi da Lagos a Caracas, senza pagare le scuole internazionali e solo per fare qualche fotocopia e telefonata. Come sarebbe possibile pagare un diplomatico di meno? O sono pagati troppo questi “fortunati” (e credo che lo siano) o sono pagati troppo poco i diplomatici.
diplomaticus
Sono un diplomatico. Provengo da una famiglia che ha sempre fatto fatica ad arrivare alla fine del mese. Mi sono laureato con il massimo dei voti all’Università di Bologna (pubblica!) e ho conseguito un Master in relazioni internazionali
in una prestigiosa Università britannica.
Ho pagato il Master con una borsa di studio e accendendo un mutuo in banca. Ho
studiato inglese, francese e tedesco. Al terzo tentativo ho vinto, senza alcuna
raccomandazione, il concorso per la carriera diplomatica, che è da sempre uno dei concorsi più duri della Pa. Non mi sento di appartenere ad alcuna casta. Il Mae ha molto da migliorare, ma certe generalizzazioni sono da respingere. La
famosa indennità di servizio all’estero (Ise) è una somma forfettaria con cui il funzionario (e gli Ambasciatori con la residenza pagata sono in netta minoranza) deve pagarsi tutto, dall’affitto (in molte capitali, specie nei Paesi emergenti e in particolare in Africa) non si spende meno di 7-8000 euro per 100 m2) per una residenza che
abbia quel minimo di decoro che serve a rappresentare il nostro Paese, le scuole per i figli (in media 20.000 euro all’anno a testa), le assicurazioni mediche, etc. Una volta tolte queste spese, dell’Ise non rimane tanto e quello che resta compensa il disagio di stare lontano dalla madrepatria e dai propri cari, così come per tutti i professionisti all’estero con le loro famiglie. Altri paesi come Gran Bretagna o Germania pagano direttamente le spese d’affitto, mediche, le rette scolastiche, i trasporti, le automobili, anche l’idraulico dei propri diplomatici. Se si vuole adottare il modello britannico e se ciò può aiutare ad abbassare il livello della demagogia io ci sto, ma si sappia che ciò farà aumentare i costi amministrativi, a tutto danno dell’erario.
A chi chiede che i miei emolumenti siano portati al livello dei diplomatici dell’Unione Europea rispondo: magari! A quando questo insperato aumento? 13 anni fa scelsi di servire lo Stato rinunciando a meglio pagate opportunità di lavoro all’estero con importanti società del settore privato. Lo scelsi
per ragioni ideali che chi strumentalizza con livore dati parziali è ovviamente ben lontano dal capire. Ciononostante io continuo a lavorare, fiero di servire il mio Paese in un momento durissimo come questo. E adesso, se volete, insultatemi e diffamatemi, ma spero che almeno qualcuno possa cominciare a ragionare.
giorgio la bruna
E chi sarebbero questi funzionari in grado di cambiare con stipendi enormemente più alti? Certo che si e ci vorrebbero funzionari con attributi come
Rausi, C.Moreno, Siggia, M.Ricci, G.Grandi, F.Scammacca, E.Campo o Starace
Giovanni Caporaso Gottlieb
Vivo da sempre all’ estero: ci trattano male, da dietro un vetro, non ci tutelano e prendono un mare di soldi. http://www.paradisifiscali.org
Massimo Gandini
Mi sembra di capire che alla fine i diplomatici che sono intervenuti nei commenti si autoassolvono e si trasformano pure in vittime. Questo è l’esito di qualsiasi inchiesta del prof. Perotti, il problema risiede sempre “altrove”. Se il professore si dedicherà alla banca d’italia (volutamente minuscolo) o ad altre istituzioni il risultato finale sarà sempre il medesimo. Gli interessati mostreranno un’infinita indulgenza verso se stessi e l’organizzazione di cui fanno parte. Quando ci renderemo conto di essere un paese “povero” con cittadini “poveri” allora i “servitori dello stato ” si comporteranno di conseguenza. Leggo che si fa riferimento a fantasiosi altissimi stipendi nelle aziende private. Io mi occupo di ingegneria, questi favolosi stipendi privati sono una lontana leggenda ormai entrata nel mito, la realtà è ben diversa ma chi lavora nel pubblico mi rendo conto che non possa sapere di cosa si parla. Queste inchieste sono come i libri di Rizzo e Stella, ovvero molto interessanti ma inutili nella sostanza.
diplomaticus
A quando una bella inchiesta sugli Atenei italiani?
massimo gandini
Qualsiasi settore statale sottoposto a monitoraggio darà comunque gli stessi sconfortanti risultati. I diplomatici sono solo una goccia nel mare di una spesa pubblica il cui importo non ci possiamo più permettere, però nessuno si rende conto di questa evidente verità. Le aziende, che pagano le tasse che mantengono il lavoratore pubblico, stanno tutte chiudendo o emigrando in Carinzia e Slovenia e le poche rimaste in Italia sono soffocate dalle tasse. La spesa pubblica ha bisogno di un brusco ridimensionamento e ormai non abbiamo piu tempo per rimandare decisioni in tal senso.
Roberto Perotti
sugli atenei italiano ho scritto un libro intero, “L’ Universita’ truccata”, Feltrinelli editore, 2008.
Enrico
Certo che si autoassolvono ed i problemi sono sempre da un’altra parte. Non solo, ma se li meritano sempre i soldi che prendono, sono altri che non se li meritano. Mio caro Gandini, l’Italia è un Paese perfetto, perché nessuno lo capisce ?
Ora vado a pagare le tasse così nessuno resta indietro con lo stipendio, buona giornata.
alberto bravo
Caro professore, le allego solo una piccola parte (potrei continuare all’infinito) dei link dove potrà trovare l’alta professionalità dei nostri funzionari diplomatici e capirà finalmente così che l’Ise da oltre 20.000 euro è più che ampiamente giustificate. Buona lettura:
http://www.italiachiamaitalia.net/news/137/ARTICLE/4717/2007-05-31.html
http://www.lanotiziagiornale.it/furti-assai-poco-diplomatici-nelle-ambasciate-si-ruba/
http://www.giornalettismo.com/archives/25284/umberto-vattani-condannato-per-peculato-ministro-subito/
http://archiviostorico.corriere.it/2009/maggio/01/Telefonate_non_servizio_maxi_condanna_co_9_090501037.shtml
http://porci.altervista.org/blog/ruberie-estere-gli-enormi-stipendi-degli-ambasciatori-italiani-allestero/?doing_wp_cron=1392197557
http://diariopernondimenticare.blogspot.it/2010/02/cosi-di-girolamo-ottenne-la-residenza.html
http://palermo.repubblica.it/cronaca/2013/07/11/news/grandi_eventi_l_inchiesta_si_allarga_indagato_l_ambasciatore_moreno-62791444/
http://archiviostorico.corriere.it/1999/ottobre/14/Farnesina_inchiesta_interna_sui_due_co_0_9910143606.shtml
diplomaticus
Sono casi di cronaca (alcuni risalgono agli anni 90), alcuni conclusisi con l’assoluzione piena degli accusati, altri con il licenziamento degli interessati. La maggior parte dei fatti di cui ai link che lei cita sono venuti alla luce per mezzo di ispezioni interne, a dimostrazione del fatto che la Farnesina non ha paura di far pulizia al suo interno. E poi, scusi, che c’entra? Vogliamo iniziare con il dossieraggio, facendo scendere ulteriormente il livello della discussione? Io le posso mandare altrettanti attestati di stima e lettere di ringraziamento di aziende e connazionali. Potrei anche fare una ricerca su internet e mandare vagonate di fango su ogni categoria professionale, italiana e non. Suvvia, siamo seri! Piuttosto, se ci riesce, rimanga in tema con l’articolo del Prof. e cerchi di articolare una risposta alle valide argomentazioni che sono state sottoposte al forum.
Enrico
“Lo Stato, e più ancora le Istituzioni Internazionali, sono quanto di più alto la civiltà umana abbia prodotto”. Bellissima questa: visti i dati dell’articolo e fatti vari di cronaca (corruzione, etc.) ci andrei cauto. Sinceramente, come lavoratore del privato, mi sento offeso dalle considerazioni che espone. I lavori hanno almeno pari dignità e soprattutto i lavoratori dello stato dovrebbero provare più rispetto per quelli che pagano i loro stipendi (eh si, gli stipendi degli statali esistono grazie alle tasse pagate da chi insegue il vil danaro nel privato).
Dipingerli poi come dei missionari che pensano solo al bene del Paese mi sembra francamente eccessivo.
Emanuele
Lei ha mai lavorato nel pubblico? Se mi parla di fatti di cronaca, mi scusi ma la maggior parte della corruzione e dello spreco del denaro che altrimenti andrebbe ai lavoratori sta proprio nel privato!
giulioPolemico
Gli sprechi maggiori provengono dal pubblico, perché tanto paga Pantalone e i controlli sono quasi inesistenti. Sprecare nel privato è meno facile, perché sprechi i soldi del padrone, il quale potrebbe non prenderla tanto bene. Affermare che si spreca di più nel privato significa invertire l’evidenza delle cose, evidenza che è sotto gli occhi di tutti. Negli ultimi due anni la magistratura contabile ha percepito il cambio di clima politico e culturale del Paese e allora si è svegliata a individuare gli sprechi nella Pa. E allora saltano fuori i fatti di cronaca, quotidiani, di cui Lei parla, ma nelle Pa gli sprechi enormi esistono da sempre. Vogliamo parlare dei costi delle opere pubbliche, soprattutto prima di Tangentopoli, quando tipicamente un ponte veniva preventivato 700 milioni e poi tipicamente andava a costare 4 milardi e due anni dopo era da rifare perché era fatto male? Questo era ordinario nelle Pa. Come fa a dire che si spreca di più nel privato? E il nostro fantagalattico debito pubblico proviene proprio da lì.
Enrico
No comment
lettorelavoce
Professor Perotti, lei ha perfettamente ragione. I dati che è riuscito a fornire, rompendo un tenace tabù, corrispondono alla crescita fuori controllo di un gruppo di potere che negli ultimi quindici anni si è isolato dalla realtà economica e sociale del Paese. Occupata una delle ultime nicchie della sovranità dello stato centrale escludendo ogni altra categoria di personale dai ruoli di vertice, i diplomatici si sono costruiti alla Farnesina una zona franca a misura dei propri interessi. Sottratti al controllo dell’opinione pubblica, i diplomatici hanno saputo curare molto bene i propri affari, sfruttando anche la debolezza del ceto politico italiano, spesso costretto a richiederne l’aiuto nelle sempre più numerose circostanze in cui si trova a svolgere attività all’estero. Il principale problema gestionale del Ministero degli Esteri, che è all’origine dei dati da lei pubblicati, consiste nel fatto che l’amministrazione della Farnesina è interamente affidata ai diplomatici stessi. Vige una sorta di autodichia impropria, che nessun organo di controllo ha voluto mai disturbare, per quieto vivere o per reciproco interesse alla dissimulazione del comune status di privilegiati. Come altre carriere dirigenziali dello stato, con cui i diplomatici coltivano interessati rapporti di buon vicinato, i diplomatici costano certamente moltissimo al contribuente italiano e producono risultati perlomeno dubbi, visto che nessuno è autorizzato a valutarli se non gli stessi diplomatici. Le remunerazioni dei diplomatici sono altissime in valore assoluto sia all’estero che in Italia, con la particolarità che i diplomatici sono l’unica carriera dello stato italiano che ha grado e stipendio da dirigente già dal giorno dopo l’assunzione, senza che sia richiesta alcuna esperienza di lavoro o alcun servizio nella pubblica amministrazione. Le promozioni ai gradi successivi della carriera sono governate da automatismi che non rispondono ad alcun principio meritocratico, come lamentato dagli stessi giovani diplomatici. Le nomine ai vertici della carriera diplomatica rispondono a logiche comprensibili solo ai pochi iniziati ai misteri della Farnesina, senza alcuna considerazione per i risultati effettivamente conseguiti dal personale in questione. La gestione delle risorse umane è affidata al personale diplomatico stesso, fatto che ha provocato la moltiplicazione degli incarichi meglio retribuiti, il rigonfiamento delle posizioni più elevate e la desertificazione dei funzionari non appartenenti alla carriera diplomatica, ormai in estinzione in un Ministero in cui moltissimi dirigono e sempre meno sono quelli che lavorano. Si aggiunga che anche l’Ispettorato interno è affidato a personale diplomatico e che il recente piano di chiusura dei consolati e degli istituti di cultura, considerato da tutti gli osservatori stranieri come incomprensibile, in realtà risponde alla logica della salvaguardia dei posti di lavoro dei diplomatici. I tagli alla spesa non toccheranno un centesimo ai diplomatici né a esperti di chiara fama e consulenti a vario titolo in giro per il mondo con i soldi dei contribuenti. In realtà nessuna chiusura di posti diplomatici è prevista nelle sedi estere in cui è assegnato personale diplomatico, l’unico vero costo della Farnesina, per cui non vi sarà nessun vero risparmio. Si chiuderanno invece i servizi ai cittadini italiani, gli Istituti italiani di cultura, i corsi di lingua, le biblioteche con i libri italiani. Non si chiuderà nessuna inutile e costosissima ambasciata (vogliamo parlare di quella nel Principato di Monaco?), nessun falso esperto sarà rimosso, nessun taglio che possa turbare la vacua serenità di un cocktail serale nella residenza di Sua Eccellenza, alla salute dell’ignaro contribuente. Ora che i dati sono finalmente usciti, prepariamoci all’ondata comunicativa dei diplomatici, bravissimi nel giocare con le parole e nello sviare la discussione, e anche molto ben introdotti negli organi di informazione più autorevoli, quelli che non hanno mai osato scrivere una riga sulla questione. Bravo Prof. Perotti! Avanti così. Un suo affezionato lettore.
alberto bravo
Ottimo intervento, aggiungo solo una considerazione. Non solo il Principato di Monaco: veda per esempio il Centro e Sud America, iniziamo a contare i visti, i protocolli (mi riferisco a quelle pratiche che veramente hanno seguito e non i protocolli del tipo miscellanee che sono solo utili a far aumentare il numeratore ma finiscono per essere archiviate), contiamo i visti effettivi ed escludiamo quelli religiosi, contiamo i passaporti rilasciati (compresi passaporti e visti dell’ambasciata a Santo Domingo), contiamo il volume di commercio che sviluppano tra export e import. Dopodiché contiamo quanto ci costa e facciamo così due conti. Visto che il Ministero della Difesa è in sovrannumero perché non mettiamo ufficiali al vertice dell’ispettorato e dei cosiddetti uffici sensibili, perché non mettiamo dirigenti della funzione pubblica a capo del settore che gestisce il personale, perché non facciamo come altri paesi ed inviamo all’estero ambasciatori come fanno ad esempio gli Usa e la Svizzera o tanti altri (e non rispondiamo sempre che c’e’ il rischio degli incidenti diplomatici)? Perché non diamo tutti questi servizi all’estero ai patronati o ai consoli onorari e a ciò che può andare in rete diamo operatività? O ci vogliono far credere che la Fiat vende le automobili in Cina o in Brasile solo perché funzionano i settori commerciali delle ambasciate? L’Italia non si può più permettere queste cose e tiene pensionati a 580 euro di pensione dopo 50 anni di lavoro.
manfredi russner
Caro Alberto Bravo il tuo commento è molto convincente e approfondito. La nomina degli ambasciatori come nei paesi che citi dovrebbe essere in Italia considerato una risorsa per il rilancio dell’immagine nazionale. La beffa è che la legge del Mae (D.P.R 18/67) lo prevede: infatti in anni non molto lontani il generale Cappuzzo era Capo missione a Vienna.
giorgio la bruna
Ma la legge si può modificare o abrograre, come in passato è accaduto per modificare alcune parti del dpr/67. Solo che i politici non ci vogliono mettere mano perché pensano di aver bisogno attraverso le ambasciate di tenere i contatti con le varie istituzioni nei paesi esteri. Ci facciano sapere quanto sono utili ad esempio i consolati in Australia, in Europa, in Centro e Sud America e molti molti altri. Ci facciano sapere quante residenze e ambasciate sono di proprietà del demanio, quante residenze e ambasciate sono in affitto, il volume di affari che sviluppano quanto ci costano per mantenerli (segnalo che mi è stato segnalato che l’ambasciata d’italia in Honduras dopo una attenta e accurata analisi degli uffici del ministero verrà chiusa entro il 2014) anche se piccolo è già un risparmio. Speriamo che nel frattempo non ne aprono altre. Professor Perotti pubblichi pure quanto guadagna l’ambasciatore a Tokyo e a Pechino e quanto prende per il 20 per cento della moglie e il 5 per cento dei figli. Sarebbe interessante conoscere la somma così se si potrà fare qualche taglio anche i genitori di quel diplomatico ”diplomaticus” potranno ricevere qualche euro in più sulla pensione e vivere con maggiore serenità dopo anni di sacrifici per far studiare il proprio figlio.
manfredi russner
A proposito dei concorsi “durissimi” con cui si seleziona la carriera diplomatica. Intanto occorre sapere che ci sono corsi a pagamento tenuti dagli stessi membri delle commissioni d’esame. Si può immaginare il prezzo e il conflitto di interessi.
Poi, alcuni concorsi hanno prodotto, secondo la tradizione italica più tipica, figli e nipoti di ambasciatori in carica secondo la pratica dell’orientamento nella giungla concorsuale, ben nota anche nelle università. Se si facesse l’albero genealogico dei diplomatici oggi in servizio si vedrebbero molto incroci e coincidenze endogamiche. Vi sono stati poi famosi ripescaggi, stranamente tra i figli di ambasciatori in carica.
E anche quelli che sono passati senza alcuna raccomandazione si ricordino che ciò è una condizione necessaria per entrare al servizio dello stato ma non è sufficiente per percepire lo stipendio. Lo stipendio, favoloso nel loro caso già all’entrata per non parlare della pensione con contributi figurativi, deve essere collegato ai veri risultati, controllabili da tutti. invece, ovviamente tali risultati sono sotto gli occhi di tutti: la quota raggiunta è prossima allo zero.
alberto bravo
La legge come si è fatta così si può modificare o abrogare. Il problema è che i politici non ci vogliono mettere il naso perché pensano che questi uffici all’estero possono servire per tenere i contatti con le autorità locali. Ma è una balla grande come il mondo. Vorrei chiedere a cosa servono i consolati in Australia, le ambasciate in Centro America (l’ambasciata in Honduras mi dicono che entro il 2014 verrà chiusa) o in Sud America. Sarebbe interessante conoscere quante sono di proprietà del demanio e quante sono in affitto comprese le residenze, sarebbe interessante sapere quanto guadagna l’ambasciatore e tutto il resto del personale a Tokyo perché manca nella tabella sopra e facciamo così due conti e vedrà che poi anche i genitori di quel diplomatico che hanno fatto sacrifici per arrivare alla fine del mese, con qualche taglio si godrebbero la pensione con maggiore sicurezza. Ma i politici sono troppo impegnati in altre cose quando sono ricevuti in cene di gala offerte in queste fantastiche residenze dei capi missione. Sarebbe interessante conoscere quanto spende il contribuente per pagare queste cose. Io come laureato debbo pagarmi con 1500 l’affitto, le scuole inglesi di 80 ore (costo: 800 euro altro che 20000 euro) e mi devo pagare tutto e i miei cari è vero che vivono vicino a me ma si vergognano perché non possono fare neanche un regalo ai nipoti con 580 euro al mese. A buon intenditor poche parole. Noi paghiamo e ci vogliono far credere che il 20 per cento dell’Ise per la moglie serve perché per vendere l’immagine-Italia all’estero la moglie del capo missione deve andare spesso dal parrucchiere. Ma mia moglie i capelli se li lava a casa.
diplomaticus
Lettorelavoce scrive che i diplomatici sono bravissimi a sviare la discussione, ma vedo che qui sono altri che alzano la cortina fumogena e fomentano i luoghi comuni, il qualunquismo e l’acrimonia. Il concorso diplomatico è migliorabile? Certo! Fra i diplomatici ci sono incapaci e anche personaggi imbarazzanti, come del resto in tutte le professioni? Senz’altro! I criteri di valutazione dei diplomatici sono inadeguati a mandare avanti sempre i migliori? Senza dubbio! Ma da ciò non discende che dobbiamo chiudere le Ambasciate in Sud America (siamo seri) o corrispondere ai nostri rappresentanti all’estero 1.500 euro al mese, altrimenti dove sta l’incentivo a trasferirsi dall’altra parte del mondo? Torno in Italia e me ne sto vicino ai miei anziani genitori (a cui farà piacere quando dirò loro che sono citatissimi in questo forum).
Invece di attaccare questa o quella categoria, qui si tratta di rispondere alla seguente domanda: per pagare il costo della missione all’estero di un funzionario diplomatico (ma anche di una qualifica funzionale o di un addetto militare o finanziario) conviene continuare con L’ISE forfettaria, o, come fanno USA, Germania e Gran Bretagna, è meglio che casa, scuola, assicurazione, cellulare di servizio ecc. ecc. vengano pagate direttamente dall’Amministrazione?
Mi piacerebbe che i partecipanti a questo forum, smettessero di sparare cifre a casaccio, evitassero le tentazioni forcaiole tristemente diffuse altrove nel web e fornissero contributi utili a migliorare davvero la situazione.
CM
Vorrei completare gli interrogativi di diplomaticus. Qual è lo scopo di questo dibattito? Avanzare proposte? Fatene. Chiedere informazioni sulle reali finalità del servizio diplomatico e della proiezione estera per il nostro paese? Chiedete. Insomma, questi blog sono utili ad avvicinare istituzioni e cittadini, al di fuori di certi purtroppo esistenti rituali delle comunicazioni formali. Perché non lo usiamo per queste finalità? Sono anche io un diplomatico e non siamo affatto quelli che molti si immaginano, perditempo fra un cocktail e l’altro. Siamo onesti lavoratori, a parte qualche mela marcia che può esserci fra noi. Costiamo molto, poco? Devono deciderlo le leggi. Rendiamo molto, poco? Dovrebbero valutarlo coloro che ne sanno. I risultati dell’azione diplomatica non sono quantificabili, perché non si tratta di produrre oggetti ma di indirizzare nei paesi di accreditamento le possibili politiche italiane e indicare le opportunità conseguibili per il nostro paese. Perché non parliamo un po’ di questo? Le modalità di finanziamento della missione diplomatica possono essere in un modo o nell’altro. L’agente diplomatico è il terminale di un’organizzazione amministrativa e sistemica che è diversa da paese a paese, ma quello che costa ai propri contribuenti un ambasciatore italiano, tedesco, francese, inglese etc. (paesi analoghi) è più o meno lo stesso, fra europei, con diversi sistemi e malgrado differenze apparenti. Qualcuno è veramente così ingenuo da pensare che in Germania un ambasciatore costi un terzo che in Italia? Comunque ripeto, sarebbe utile se qualcuno avanzasse proposte e facesse domande volte a una migliore conoscenza.
Roberto Perotti
Ecco la proposta: dimezzare le remunerazioni degli ambasciatori.
Ate
Ma, al di là delle spese che è giusto che vengano rimborsate ai lavoratori mandati all’estero (come fanno anche le imprese) come alloggio, assicurazioni, scuole, doveri di rappresentanza…, Vorrei capire quanto si ritiene giusto che guadagni (parlo di guadagno, di remunerazione del lavoro prestato) un Ambasciatore, e in generale un funzionario dello Stato mandato a lavorare fuori d’Italia. Tutto qui, senza polveroni populisti o cortine fumogene difensive.
dipomaticus
Professore, lasci perdere gli ambasciatori. Per gli altri diplomatici, per i militari, per le qualifiche funzionali, per gli addetti della Banca d’Italia, per i dirigenti scolastici, per i carabinieri, per i funzionari interpol (tutti i succitati sono percettori di Ise) etc. Ise forfettaria o sistema anglo-americano-tedesco?
Arduino
Mi permetto di criticare l’articolo del prof. Perotti sia nel metodo che nel merito. Metodo: da un lato si acquisiscono dati, accurati, sull’Ise del personale diplomatico italiano e dall’altro, invece, ci si accontenta di quello che ha pubblicato il ministero degli affari esteri tedesco: c’è un’evidente asimmetria, che non porta ad alcuna conclusione, che non serve a niente. Chi critica o si stupisce dimostra nozioni superficiali di come funziona il lavoro dei diplomatici all’estero e la loro retribuzione: i diplomatici, e come loro tutti quelli che per conto dello Stato lavorano all’estero (militari, funzionari e dirigenti amministrativi, professori e dirigenti scolastici) devono sostenere il costo di trasferirsi, con famiglia al seguito, all’estero per lunghi anni, pagandosi l’affitto della casa, la scuola dei figli, etc. Trasferirsi all’estero è costoso, i figli nella stragrande maggioranza dei casi non possono andare in scuole pubbliche e devono iscriversi a scuole private che costano il triplo (se va bene), il coniuge o il compagno/a che segue la famiglia all’estero di fatto in moltissimi casi rinuncia a lavoro, contributi, etc. Solo chi non ha mai affrontato un trasloco da uno stato all’altro non sa quante spese ci siano. Se riduciamo l’Ise, chi mai si trasferirà più all’estero? Già molte sedi hanno posti vacanti perché economicamente non conviene, altri paesi non inseriscono il costo della scuola, dei contributi al coniuge, dell’assistenza sanitaria, dell’assicurazione di viaggio, della scuola, etc.nel loro Ise e per questo risultano stipendi molto più bassi. Se si dovesse seguire questa linea il costo per la Pa aumenterebbe moltissimo. Siamo sicuri? Chi parla di chiudere consolati, di affidare a patronati e uffici onorari i servizi consolari parimenti dimostra scarissima conoscenza delle prerogative, delle competenze e dell’imparzialità necessarie per erogare tali servizi (si pensi solo ai visti e ai passaporti): affidare tutto ciò a dei locali sarebbe una follia. Sicuramente il Mae può essere migliorato ma cerchiamo di apportare idee concrete e utili. L’Italia, unica nel mondo, ha un patrimonio inestimabile legato alla presenza di milioni di italiani fuori del proprio territorio. Vogliamo far fruttare questa risorsa oppure no? Noi che non abbiamo risorse naturali, ci dobbiamo affidare alla qualità dei servizi, alla conoscenza, alla cultura, alla piccola e media industria, tutti aspetti che vivono della circolazione di persone. Un Mae efficiente non può che giovare a tutti.
Ivano Zatarra Terzo
Mi scusi, ma quale parte di “[…] quelli tedeschi sono basati su fonti ufficiali scaricate da internet […]” non ha ben compreso?
Inoltre parla di trasferte, trasferimenti, traslochi e famiglie come se fossero solo gli ambasciatori, addetti e consiglieri italiani a farlo.
Le affermazioni che fa, vanno quindi a farsi benedire.
Roberto Perotti
Non ho letto tutto il lungo commento. Mi sono fermato quando ho letto una falsità evidente. Lei dice che i diplomatici si pagano la casa e il costo di trasferirisi. Il mio articolo si riferiva agli ambasciatori, e quello che lei afferma è assolutamente e totalmente falso per gli ambasciatori: NON si pagano la casa, e NON si pagano il trasloco. Anzi, l’ ambasciatore a Tokyo per esempio riceve circa 30.000 euro quando prende servizio, altri 30.000 euro quando cessa, piu’ cifre simili per il trasporot delle “masserizie” all’ andata e al ritorno.
Come molti altri prima di lei, lei usa la tattica di gettare ombre sui dati. Ma il dati italiani mi sono stati forniti dal MAE, e non sono MAI stati smeniti; quelli tedeschi sono su internet, e sono completi. Non e’ colpa mia se i tedeschi sono molto trasparenti, mentre il MAE e’ vergognosament eoscuro (sfido chiunque a ricostruire anche approssimativamente la remuneraizone di un diplomatico all’ estero dal sito del MAE)
alberto bravo
Caro professore Perotti, guardi che il trascolo non lo paga nessuno, dalle qualifiche funzionali ai diplomatici e meno che mai l’ambasciatore. Tutto a carico del contribuente. Inoltre quando UNfunzionario o una qualifica funzionale arriva nella sede ha una indennità chiamata assegno di prima sistemazione e alla fine della missione sia se va trasferito in altra sede o rientra al Mae a Roma prende ancora l’assegno di rientro o meglio indennità di sistemazione. Il trasloco è a totale carico del contribuente; se vuole le posso fare i nominativi delle ditte private che fanno i trasporti al Mae. Per i figli l’assegno è il 5 percento dell’indennità di segretario di legazione e per il coniuge il 20 per cento dell’assegno del titolare.
Tutti questi sacrifici dove li fanno questi laureati in scienze politiche? Si faccia fare i conti dal Mae su quanto costa uno scatto da segretario di legazione a consigliere d’ambasciata per esempio a Tokyo al contribuente italiano. Quando esce la lista di pubblicità si fa la corsa per aggiudicarsi una sede e ci parlano di difficoltà (guerre, malinconia e lontananza) ma proviamo a guardare quante sede difficili hanno fatto per esempio ambasciatori importanti come Cavalchini, Vattani, Sessa, Bradanini, Nelli, Feroci e molti altri. E l’adempimento previsto dal dpr18/67 nelle sedi particolarmente disagiate…
santiago
Gentile Professore, dovrebbe dare una occhiata agli stipendi del personale a contratto, per esempio quelli assunti negli Stati Uniti. Percepiscono tra i 6000 ed i 7000 euro al mese restandosene comodamente a casa loro. Non attacchi solo l’Ambasciatore che comunque visto quello che fa, non deve essere pagato come una segretaria che si limita a fare fotocopie e telefonate senza il disagio di spostamenti continui nel mondo, non dovendo sballottare i figli da una parte all’altra del mondo. Hanno la loro casa, i loro amici e non vi devono rinunciare come fanno tutti coloro che prestano il loro servizio alla Farnesina. Come mai questi individui vengono pagati molto e l’Italia se li deve tenere a tempo indeterminato, mentre i partners europei li prendono semestralmente e li pagano quanto si percepisce a livello locale, ovvero 2500 euro al mese? Questa ricerca andrebbe approfondita.
giovane arrabbiato
Ringrazio il Prof. Perotti per l’ottima opera di informazione che sfortunatamente verrà ignorata a Montecitorio. Vorrei giusto aggiungere una nota di come il Mae sia uno dei classici esempi di umiliazione e spreco della gioventù italiana.
Per uno studente normale (con voti eccellenti) lavorare per tale istituzione è possible solo ed esclusivamente tramite tirocini di 3 mesi non pagati (perché qualcun altro deve sguazzare, vedi articolo). Il tirocinio ovviamente non solo non serve a niente dal punto di vista formativo (quei ”fortunati” compagni di università che hanno partecipato si sono ritirati prima del tempo, onde evitare di sprecare soldi per vitto e alloggio), ma ovviamente non hanno nessuna utilità nemmeno dal punto di vista di eventuali assunzioni. L’assunzione è appunto l’altro punto dolente. Come ottenere un lavoro nei vari consolati? Solo ed esclusivamente essendo figlio di diplomatici. Esempio banale: una mia amica recentemente assunta all’ambasciata Italiana a Londra. Come ha ottenuto il posto? Tramite i presunti durissimi concorsi diplomatici? Ma neanche a parlarne, è figlia di diplomatici, cosi come lo sono i suoi due colleghi neolaureati assunti insieme a lei. Ed ora raggiungiamo l’oltraggioso: nel mezzo della crisi, dei tagli, delle tasse che fanno scappare Fiat ed Electrolux, qual è lo stipendio di una neo-laureata (triennale)? 4800 sterline al mese,, quasi 6000 euro. Stipendi del genere per un neolaureato a Londra non si vedono nemmeno in Investment Banking. Io intanto laureato con voti perfetti, con tanto di Master, sono disoccupato da più di un anno. Dopo aver sentito questa mia amica ho smesso di cercare lavoro in Italia. Non ho la minima intenzione di lavorare per questo paese, pagare le tasse e mantenere questo parassitismo statale. Meglio cercare in altri paesi dove i giovani vengono effettivamente tenuti in considerazione come futuro del paese. Onestamente meglio morto che rimanere qui. Non c’è giorno che non auguri la bancarotta allo stato per porre fine a questo scempio.
Stella
La Costituzione della Repubblica Italiana stabilisce che “ai pubblici impieghi si accede mediante pubblico concorso” (art. 20)
I tirocini di cui lei parla (regolati dalla Convenzione MAE – CRUI) non sono possono (né sono concepiti a tal fine) dare luogo ad assunzione alcuna.
Il caso da lei citato dell’Ambasciata di Londra (peraltro da verificare) riguarda l’assunzione dei c.d. contrattisti a legge locale a tempo determinato o indeterminato ma sempre previo pubblico concorso.
Queste unità di personale non percepiscono l’ISE perchè non rientrano nei ruoli del MAE.
Si tratta di una forma di assunzione oggi molto incentivata dal MAE per realizzare risparmi di spesa, evitando di inviare unità di personale da Roma e di corrispondere la famosa ISE.
Come si vede, quando si vuole criticare, si attaccano anche le riduzioni di spesa.
giovane arrabbiato
Ti ringrazio per avermi fornito il classico caso di occultazione tramite inutile linguaggio burocratico. La realtà tuttavia è evidentemente un altra. Posso darti anche il beneficio del dubbio riguardo il caso, ma potrei anche darti nome e cognome di questa persona che lavora all’ambasciata di Londra. E ti posso assicurare che il ”concorso pubblico” non lo ha fatto. Mi ha menzionato uno pseudo-esame con risultati immediati, idem l’assunzione, che tra l’altro dava per scontata, quindi una farsa. La stretta parentela con ambasciatori è vera, idem lo sproporzionato stipendio di 4800 sterline al mese.
Se questi sono le ”riduzioni di spesa”… ah, e i tirocini non pagati, oltre che illegali in Gran Bretagna rimangono una vergogna, visto che come dimostrato gli stipendi per neoassunti sono più che abbondanti. Ma non tutti sono figli di papà. Piuttosto che raccontare di Ise, contrattisti a legge locale etc., perché non mi porti le somme spese dalle varie ambasciate, gli stipendi con vari bonus, Ise, etc. per ogni posizione? Quelli sono difficili da reperire persino per Prof. universitari. Intanto leggo di imprenditori che si suicidano perché le tasse sono troppo alte, imprese che scappano o falliscono.
santiago
Cara Stella non credo che assumendo contrattisti a legge locale si risparmia ovunque. In India per esempio percepiscono 500 euro al mese e sono d’accordo con te, ma a Washington percepiscono intorno ai 6500 euro al mese e a questo stipendio viene anche aggiunta la spesa sanitaria. Inoltre va ricordato che possono fare solo telefonate, fotocopie ma niente che abbia a che fare con la sicurezza, i visti, la cittadinanza. Quindi il personale Mae si rende ugualmente necessario. Si ricordi che avendo percepito uno stipendio alto per tutta la vita avranno una pensione maggiore della sua. Le assunzioni sono state bloccate in Italia ma non si capisce come mai si continua ad assumere questo personale a contratto: poveri i nostri giovani italiani disoccupati, se sapessero di questi fortunati “stranieri” .
carlo colombo
La realtà è che l’intero apparato diplomatico di uno stato nazionale, ex media potenza, come quello italiano, è un retaggio del passato. Come quelle ghiandole o quegli organi, un tempo vitali, che poi nel processo evolutivo di una specie,a causa dei mutamenti ambientali, perdono ogni funzione, la diplomazia italiana è diventata inutile. Il corpo della nazione è arrivato ad una biforcazione evolutiva, da un lato c’è la metamorfosi e la fusione in un nuovo organismo più complesso, gli Stati Uniti d’Europa, dall’altro c’è la degradazione. Nel primo caso avremmo bisogno di diplomatici europei, capaci di curare gli interessi di una grande potenza mondiale e selezionati per merito tra tutti gli stati federati d’Europa; inutile sarebbe continuare ad avere diplomatici francesi o italiani o tedeschi. Nel secondo caso l’Italia, degradata a protettorato, non avrebbe più una politica estera. Nell’uno e nell’altro caso non abbiamo più bisogno di una diplomazia italiana. Siamo all’interno di questo processo storico, che non sarà fermato di certo da un migliaio di funzionari, per quanto ben abbarbicati nei loro privilegi. Il fatto che alcuni diplomatici italiani si oppongano al corso delle cose e cerchino di mantenere il proprio status lottando con le unghie e con i denti dimostra che la lotta per la sopravvivenza dentro gli apparati nazionali si inasprisce, le risorse diventano sempre più scarse, e tutti quanti sempre più affamati. Militari, diplomatici, prefetti, giudici, dirigenti generali dell’alta burocrazia: tutto l’apparato dello stato nazionale non avrà spazio se non come strumento d’ordine locale della vera élite cosmopolita di oggi, quella dell’uno per cento che governa a sua capriccio il destino del globo.
alberto bravo
Caro Carlo,
allora attenderemo l’elite cosmopolita che c’e da tre generazioni al Mae e ti cito solo alcuni cognomi:
colombo – vattani – quaroni – guariglia – bradanini – baldocci – falaschi – vigliar – cottafavi – baldocci – lonardo – archi – iannuzzi – vinci giugliucci – grandi – e …….cotinuo fino a domani………
CM
Il commento di Carlo Colombo è suggestivo, ma futuribile. L’Europa non esiste ancora come vera entità, e la cosiddetta diplomazia europea si occupa di temi molto limitati. Gli interessi e la proiezione esterna dei paesi nazionali, piaccia o meno, possono essere assicurati – proprio in un mondo che tende alla confusione, come quello descritto da Colombo – solo dalle strutture attuali (certo meritevoli di aggiornamento, modernizzazione, riconfigurazione) che comprendono anche la diplomazia.
Ma comunque torno a chiedere: quali sono le proposte, le richieste, i suggerimenti? Il dibattito si sta perdendo in una serie di lamentele, calunnie, spropositi, critiche, anche talvolta fondate, sfoghi di rabbia… Ma nessuna proposta.
Qualcuno è in grado di fare qualche proposta su cui si possa riflettere o rispondere con sensatezza?
O questo è troppo difficile, essendo invece più facile sparare enormità che lasciano il tempo che trovano?
Saluti.
Marco Gilardi
Ecco la proposta: dimezzare le remunerazioni all’estero degli Ambasciatori, ridurre di un terzo quelle dei consiglieri, di un quarto quelle dei primi segretari. Al Mae: abolire le direzione centrali e gli incarichi di coordinamento fasullo. Spostare in mobilità ambasciatori e ministri plenipotenziari in sovrannumero. Stiamo parlando di soldi pubblici, mica di altro.
diplomaticus
Allora riduciamo in misura analoga anche le indennità del restante personale di ruolo?
colombo
Mi scusi diplomaticus, e cosa vorrebbe ridurre al restante personale di ruolo non diplomatico? Gli stipendi metropolitani li conosce? Lo sa che molti suoi colleghi non hanno idea che lo stipendio metropolitano di un’area funzionale varia da 900 a 1400 euro mensili tutto compreso (e le assicuro che con questo stipendio c’è chi ha fatto difficili concorsi pubblici, 6000 persone presentatesi per 11 posti uno degli ultimi,,, e può controllare i master che fioccano fra i neoassunti). Lo sa che l’Ise di una terza area in Europa basta a malapena a coprire le spese? Allora si, per favore equipariamo gli stipendi e le indennità agli altri Paesi europei per tutti, il personale non diplomatico non aspetta altro visto che gli aumenterebbe tutto!
diplomaticus
Conosco le remunerazioni di tutte le categorie del MAE. Ma stiamo parlando di indennità. Lei lo sa che anche l’ISE di un Primo Segretario in Europa basta appena a coprire le spese? E allora? Dimezziamo solo quella del Primo Segretario? E Come giustifichiamo l’ISE di una Terza Area in Asia o in USA? Quale grande contributo fornisce all’interesse collettivo? E vogliamo parlare dei famosi autisti a Pechino? Vede che questi argomenti si possono ritorcere contro chiunque li proponga?
alberto bravo
Ottimo intervento.
Stella
Buon giorno Professore, mi permetta solo qualche considerazione: la Sua analisi è fuorviante perché (già dal titolo) esamina la posizione
economico/stipendiale dell’Ambasciatore per poi estenderla arbitrariamente a tutta la categoria dei diplomatici inducendo così il lettore a credere che ciascun diplomatico goda del medesimo trattamento economico, oltre che degli medesimi “benefits” (abitazione, etc.). Il grado di Ambasciatore costituisce il più alto grado della carriera diplomatica e andrebbe correttamente raffrontato solo con altrettante posizioni apicali di altre branche dell’Amministrazione Pubblica quali, a titolo meramente esemplificativo, quelle:
del Ragioniere Generale dello Stato ( 562.331 euro), del Governatore Banca d’Italia (495 mila euro post autoriduzione), del Dirigente apicale Presidenza del Consiglio (218.680 mila euro),
o di quello dell’Avvocatura dello Stato (274.977 mila euro), del Direttore Generale di Sapeinza Università di Roma (192.076,93) e del suo Rettore (€ 173.696,65) etc. Un raffronto operato su un arco temporale di 10 anni mostrerebbe una pressoché totale equivalenza delle retribuzioni delle figure apicali della Pa (tenendo conto dell’esenzione
fiscale dell’Ise vs natura lorda dei compensi degli altri Dirigenti; Ise percepita da Ambasciatori solo in servizio estero vs retribuzioni temporalmente stabili degli altri Dirigenti)? E’ assolutamente evidente di no: gli ambasciatori sono in servizio all’estero e
percepiscono l’ISE solo per periodi di tempo determinati e quando sono a Roma sono molto distanti dalle cifre dei colleghi dirigenti di cui
sopra! Tutti gli altri diplomatici pagano
con l’Ise (di importo assolutamente inferiore) casa, servizi, scuole, viaggi di spostamento, macchina, benzina, etc. Le scuole straniere non rappresentano un lusso ma una scelta obbligata e
costosa: in mancanza di scuole Italiane in tutto il mondo, i figli sono oggettivamente impossibilitati ad adattarsi alla scuola pubblica locale
di ogni Paese a causa della barriera linguistica.
Le rette scolastiche non sono rimborsate ma oggetto di contribuzione variabile che ammonta mediamente al 10% della spesa totale.
Infine: al MAE e presso le Sedi estere oltre ai diplomatici, lavorano anche funzionari e impiegati commerciali, sociali, amministrativi, contabili,
tecnici, della promozione culturale etc. che, pur percependo un’Ise di importo assolutamente inferiore, trasportano in giro per il mondo le
proprie famiglie anche in Asia, Africa etc., sopportando non pochi disagi. Gli Italiani del Mae all’estero (diplomatici e non) sono i soli a non
percepire il rimborso per le spese di abitazione e scolastiche dei figli a carico, in rapporto ai colleghi europei, americani, africani etc. Assolutamente gli unici.
santiago
Sono d’accordo. Il professor Perotti vuole allinearsi alla Germania (e condivido) ma non si vuole allineare ai tedeschi per quanto riguarda lo stipendio minimo base dello statale italiano che si aggira intorno ai 1500 euro. In Germania percepiscono sui 2500 euro al mese. Il Professore si dovrebbe preoccupare di abbassare gli stipendi del personale a contratto negli USA, in Svizzera, in Brasile visto che percepiscono tra i 5000 e i 7000 euro al mese, mentre i tedeschi non solo li pagano intorno ai 2500 euro ma li assumono solo per 6 mesi, 1 anno e non se li tengono per tutta la vita. O ci allineiamo ai partners su tutto o sembra inutile puntare il dito solo sugli Ambasciatori che svolgono un ruolo importante.
alberto bravo
Caro Professore, bisognerebbe aprire una finestra anche al ministero affari esteri; ad esempio perché uno che vive a Roma e viene trasferito all’ambasciata d’Italia presso Città del vaticano o alla Fao o al seguito del sindaco (vedi contratto ex Sindaco Vattani fatto al consigliere diplomatico) e altri, vivendo sempre a Roma, debba prendere un sostanzioso aumento dell’assegno mensile (riguarda sia l’ausiliare che il capo missione e in più i benefici per acquistare beni di prima necessità in esenzione presso il vaticano ad esempio). Bisognerebbe conoscere quanto spende per i contratti di collaborazione e se ci sono figure nel Mae che potrebbero assolvere queste mansioni e risparmiare così queste ”consulenze”. Bisognerebbe capire come vengono assegnate le quote del Fua e come vengono ripartite le quote in base agli incarichi (e soprattutto capire se i rincari che vengono assegnati sono reali e solo perché sei nelle grazie del capo e tu che non lo sei finisci per essere dimenticato) . Bisognerebbe sapere come vengono fatte le valutazioni in base alla legge brunetta sui dipendenti. Bisognerebbe sapere perché gli uffici sono intasati di autisti e al Mae svolgono i compiti di autisti i finanzieri e altri militari (non sarebbe meglio utilizzarli per i controlli sul territorio italiano?). I tedeschi e gli inglesi hanno una solo auto di servizio per tutto il ministero. Bisognerebbe conoscere il numero esatto e quanto costano quelle che sono al Mae e soprattutto quanti buoni di benzina utilizzano.
Confrontare tutte queste cose con l’operaio della f
Fiat di napoli che non riesce a rientrare a lavoro e viene trasferito in piemonte nello stabilimento dove si costruiscono le Maserati a 1.100 euro e si deve pagare tutto compreso il trasferimento della famiglia o fare il pendolare e unito al pagamento della stanza non rimane nulla alla fine del mese. Altro che 20000 euro per far studiare i figli o la lontananza dei propri cari. L’italia la deve finire con queste sciagure.
CM
Caro Professor Perotti, la sua proposta (dimezzare le remunerazioni degli ambasciatori) sarà anche frutto di acume e profondità accademica, ma sembra sopratutto brillare per disarmante semplicità. Però vi si possono trovare collegamenti storici. I dominatori spagnoli nell’Italia del XVII secolo, con paesi allo sfascio, nell’inadeguatezza e nella corruzione della dirigenza politica, fra le dissennate politiche intese solo a favorire chi stava al potere arrestavano i panificatori, perché vendevano a prezzo troppo alto. Illuminata politica! Il popolo era contento, e lo sfascio dei paesi continuava. Vorrei che lei si esprimesse in modo più articolato sui seguenti argomenti, possibilmente non con facili slogan ma a sua volta con argomenti.
– fermo restando che si possono discutere e anche modificare le modalità, resta il fatto che la missione diplomatica ha un costo, e che tale costo riflette le effettive esigenze delle finalità da perseguire. Ne conviene o no?
– la remunerazione di un professionista deve essere stabile
CM
Rispondendo alla mia richiesta di proposte, il Professor Perotti, certo dopo lunga e profonda meditazione accademica, e il signor Marco
Gilardi hanno proposto di dimezzare le retribuzioni dei diplomatici o solo degli Ambasciatori. Naturalmente è quello che mi aspettavo. Professore, utenti del blog, propongo i
seguenti argomenti, sui quali chiedo qualche riflessione e qualche commento che
non consista in semplici slogan, tipo “Dio e con noi!”, e tutti a far la guerra
– La retribuzione di un dirigente pubblico o
privato (nella sostanza, al di là delle modalità che possono essere queste o quelle e delle differenze apparenti) è un fatto di generale economia, organizzazione e sistemicità di un’azienda o di un servizio pubblico. Se uno prende tanto, e non meno, e non più, è perché quello che prende è il giusto per attrarre persone capaci, per
finanziare (come nel nostro caso) la missione diplomatica o (nel settore privato) i costi della permanenza all’estero di un agente, per sostenere la concorrenza retributiva di altre aziende o enti, per sostenere il confronto (come nel caso nostro o dei dirigenti di aziende private all’estero) con
interlocutori che sono grandi imprenditori o finanzieri, ministri, personalità influenti, al fine di costruirsi una rete di tipo lobbystico a sostegno
dell’azione professionale (gli affari dell’azienda privata, oppure, nel nostro caso, il sostegno degli interessi dell’Italia e degli italiani). Il livello
della retribuzione quindi andrebbe proposto sulla base di studi seri e di articolate argomentazioni. Professore, non mi dica che i tanti anni di suo
brillante curriculum accademico non la spingano a superare quel semplicistico “dimezziamo gli ambasciatori!”
– Nella società vi sono differenze di reddito, in
tempo di crisi certo inique e profondamente sgradevoli. Ma vorrei sfatare (insieme a lei, se è possibile) che il servizio pubblico “pesa” sui cittadini e gli altri no. In realtà tutti in qualche modo “pesano” sugli altri: i professionisti, che basano
i propri redditi sulle tariffe che applicano, gli imprenditori, che fanno profitto anche pagando gli operai tanto e non il doppio e così via.
Ricordiamoci che i privati producono per se stessi, il settore pubblico produce per la collettività. So benissimo che nella pubblica amministrazione molto vi è ancora da correggere, e anche al Mae molte cose si possono migliorare. Ma
allora il problema non è “dimezziamo”, ma lavoriamo meglio, e noi siamo i primi a provarci e a volerlo, a dispetto di risorse pari quasi a zero e di normative farraginose che non abbiamo fatto noi e di cui siamo le prime vittime. Professore, ha proposte? Dimezziamo il lavoro? Dimezziamo le normative?
– Il signor Gilardi propone anche lui di dimezzare
sic et simpliciter. Io potrei rivendicare a viva voce il dimezzamento dello stipendio dello stesso signor
Gilardi. Risolveremmo qualcosa? Ma (deve conoscere il Ministero) propone anche
di abolire i Direttori Centrali. Non è certo un costo terribile, ma perché no? E’ questione organizzativa, si tratta di rispondere il più agilmente possibile
alle esigenze del lavoro. Sull’eliminazione degli ambasciatori (mobilità) ricordo che abbiamo già tagliato ambasciatori e dirigenti del 20%, come
richiesto da uno degli ultimi decreti, come il resto della Pubblica Amministrazione. Ah, Professor Perotti, se non ricordo male i professori
universitari furono esentati da questa misura.
– Dice: ma sono soldi pubblici. E’ vero, ma è
pubblico anche il servizio. Il Ministero degli Esteri riceve in tutto, cooperazione compresa, lo 0,2 % del bilancio dello stato, e assicura all’Italia
una presenza estera del tutto analoga a quella degli altri partner europei, che hanno molte più risorse e più diplomatici. E’ come se una famiglia con un reddito di mille euro al mese spendesse due euro per assicurarsi il giusto posto nella società, nella sfera relazionale, per difendere i propri interessi, etc. Professore, che facciamo, dimezziamo a 0,1?
– Dice: ma tanto non fanno nulla. In un paese
estero recentemente un consorzio italiano ha vinto, grazie all’influenza politica interpretata e agita dall’ambasciatore, perché ci stavano facendo
fuori per via della concorrenza sleale e agguerrita di altri paesi, una commessa di circa quattro miliardi di euro, cioè duecentomila (200.000) volte
la cifra che il Professor Perotti attribuisce all’ambasciatore. Professore, quanti posti di lavoro in Italia sono in grado di salvaguardare quattro milioni di euro di lavori?
– Dice: ma sono inutili. Anni fa, in un certo paese
l’operato dell’ambasciatore ha permesso di tirar fuori sani e salvi cinque italiani sequestrati, laddove il locale governo aveva messo sul terreno tremila
armati con l’intenzione di eseguire un blitz distruttivo, in cui anche qualcuno dei cinque italiani si sarebbe, diciamo così, fatto male. Vale qualcosa questo e i tantissimi casi del genere che affrontiamo regolarmente? Che ne dice
Professore?
Perché, professore, non svolgiamo un dibattito intelligente su tutte queste cose, anche insieme agli utenti del blog?
alberto bravo
L’ambasciatore che ha fatto vincere una commessa di quelle dimensioni o ha salvato i 5 italiani ha fatto solo il suo dovere. Il problema è l’indennità che a Roma si chiama ”grana” che il contribuente paga. Il fatto che anche Germania, Inghilterra e altri pagano uguali o forse maggiori indennità non vuol dire nulla, perché per come è messa l’italia non si può più permettere di ”pagare” stipendi cosi alti! In italia (come dice diplomaticus) rischiano la vita 24 ore su 24 ore categorie come carabinieri, polizia di stato non per 1500 euro (come dice diplomaticus) ma per molto meno. E guarda caso mentre diplomaticus sta all’estero guadagnando euro il carabiniere in italia o il poliziotto vigila sulla sicurezza dei cari di diplomaticus e dei suoi beni che sicuramente saranno nella Roma centrale e forse c’è il rischio che neanche riescono a prendere gli straordinari o hanno difficoltà per i buoni della benzina per far girare le volanti.
Diplomaticus
La informo che non ho beni immobili né a Roma né da nessuna altra parte. Avendo fatto con coscienza il mio lavoro all’estero, la mia Ise è stata spesa nel servizio, nelle scuole dei figli, nell’assicurazione sanitaria, etc. per cui poco rimane per scialare a Roma. Confesso la mia delusione. Mi sono inserito in questo forum sperando di confrontarmi con accademici e persone razionali alla ricerca di soluzioni per migliorare un sistema che, lo ammetto apertamente, presenta molti difetti e margini di miglioramento. Ho trovato invece persone con tesi preconcette ed estremiste tipo chiudiamo il Mae, dimezziamo gli stipendi e i diplomatici sono tutti snob incapaci figli di papà. Il tutto mi ricorda certo sindacalismo becero che tanto male ha fatto alla Farnesina.
santiago
Sono d’accordo con te: l’Ambasciatore a Washington non deve guadagnare meno di una segretaria a contratto. Se lo stipendio medio di un contrattista è intorno ai 6000 euro, non possiamo dare un’Ise ad un Ambasciatore di simile importo. Il contrattista cosa fa oltre alle fotocopie ed alle telefonate? Parlo ovviamente riferendomi alla norma e quindi non possono occuparsi di materie classificate, visti e quant’altro. L’Ambasciatore deve invece tenere rapporti con il mondo internazionale e vendere la nostra immagine all’estero. Credo che tutti siano d’accordo.
Marco Gilardi
Dimezzare gli emolumenti degli ambasciatori all’estero significa semplicemente rientrare nei parametri europei. I dirigenti italiani sono immeritatamente i più pagati del mondo, e i diplomatici non fanno eccezione. Dimezzare gli emolumenti degli ambasciatori (includendovi Ise, indennità di prima sistemazione, indennità di rientro, 20% per il coniuge, 5% per i figli, indennità di rappresentanza, etc.) farebbe rientrare i costi degli ambasciatori nella media europea. Non c’è bisogno di aggiungere altro, ma si potrebbe parlare anche dei risultati raggiunti dai diplomatici italiani. Penso che i piccoli e medi imprenditori avrebbero molto da ridire in proposito e anche i cittadini italiani all’estero che devono recarsi in consolato. Bisognerebbe che lo stipendio dei diplomatici all’estero avesse una qualche connessione con la qualità dei servizi realmente forniti agli utenti. E’ questo l’unico sistema affidabile per collegare stipendi dei dirigenti e risultati e sperare che migliorino i secondi remunerando equamente i primi. Come è infatti possibile che gli stipendi dei diplomatici siano così alti e i servizi consolari così scadenti? E’ di pochi giorni fa l’ennesima notizia sui visti venduti nei consolati italiani, ma è forse altrettanto grave che non si riesca ad organizzare i servizi al pubblico in un modo decoroso. E perché dovremmo strapagare questi fantastici “lobbisti” dell’Italia? Quali risultati hanno portato al nostro paese? Vogliamo parlare degli investimenti diretti in Italia? L’Italia è al 36esimo posto dietro il Camerun. O delle quote di mercato che l’Italia ha perso negli ultimi quindici anni, proprio quando i diplomatici ottenevano nuovi contratti pubblici da favola, anche in Italia? O della proiezione dell’Italia in Europa e nel mondo? Siamo diventati marginali, quando non imbarazzanti e i nostri diplomatici hanno un ruolo sempre più decorativo nel concerto delle nazioni. Perché continuare a far finta di niente e mantenere un esercito di diplomatici largamente al di sopra delle nostre necessità. Perché continuare ad avere un centinaio di ambasciate per lo più autoreferenziali, dove i nostri fini analisti delle relazioni internazionali copiano il riassunto dei giornali locali e lo incollano nei dispacci per i ministeri? Cm dice una falsità quando sostiene che siano stati ridotti del 20% i diplomatici. Il Mae ha applicato i tagli voluti dalla spending review di Monti a modo suo, cioè lasciando al loro posto tutti gli ambasciatori e ministri plenipotenziari di grado, anche se in sovrannumero. Non c’è stata nessuna riduzione effettiva del personale diplomatico. CM dovrebbe darci dei dati, non delle opinioni, ci dica quanti ambasciatori hanno perso il posto, per favore, perché quel dato non si trova nel web del Ministero. Invece Cm la butta sul genere eroico-drammatico, cioè in un ambito retorico in cui si dovrebbe far riferimento a qualcosa di diverso dai soldi, magari al senso del dovere come ha già giustamente notato Alberto Bravo. Quanto al mio stipendio, caro Cm, è ampiamente al di sotto della media europea, quindi si regoli lei con quali stipendi occorre tagliare, quelli che sono la metà di quelli europei o quelli che sono il doppio di quelli europei? Gli stipendi di chi lavora producendo qualcosa di utile o quelli di chi non produce utilità?
Ci sono paesi che strapagano la classe dirigente e sottopagano gli altri. Si tratta di quelli che appartengono alla categoria dei paesi che non riescono a rompere il cerchio del sottosviluppo.
santiago
Miliardi o milioni? Bella differenza. Non se lo ricorda nel giro di poche righe? “Una commessa di circa quattro miliardi di euro, cioè duecentomila (200.000) volte la cifra che il Professor Perotti attribuisce all’ambasciatore. Professore, quanti posti di lavoro in Italia sono in grado di salvaguardare quattro milioni di euro di lavori?”
santiago
Egregio Professore, Egregi lettori, ho letto e riletto il suo articolo e soprattutto i commenti intelligenti e non pubblicati dai lettori. Abbiamo l’abitudine in Italia di passare da un eccesso all’altro. Il dipendente pubblico viene pagato generalmente troppo poco e questo ha creato la figura del nullafacente il quale si arrocca dietro la
certezza del posto di lavoro rifiutando giustamente di produrre a causa di un salario offensivo. Qualsiasi economista, lei ben sa, dimostrerebbe facilmente che maggiori sono le entrate maggiori sono le spese voluttuarie con conseguente
maggiore volume di denaro in movimento. Tornando all’oggetto del suo articolo, leggendo le cifre spogliate ed estrapolate dal contesto, non posso che darle ragione. Questi impiegati (non sono managers, né per titolo né per capacità ma sono alti dirigenti pubblici) vengono retribuiti con manica
troppo larga e tuttavia dobbiamo tenere conto che vi è una corrispondente piramide gerarchica. Il suo supposto taglio del 50% dell’assegno a favore di un Ambasciatore altro non produrrà che un effetto domino non potendo questi trovarsi a percepire meno dei suoi subalterni, anche se questi
hanno maggiori spese (scuole, affitto..). Ritoccando l’Ise a tutti i livelli, abbassandola quindi indiscriminatamente a tutti avremo come risultato un buon numero di dipendenti che non potranno concedersi il lusso e concedere il lusso all’amministrazione di portare la loro professionalità, affidabilità e capacità lavorativa all’estero. Qualcuno si riferirà come soluzione a quella del ricorso al personale a contratto da reperirsi in loco. Questo discorso funziona
solo per lavori di fotocopia, centralino ed assistenza basilare, ma non consente l’utilizzo di queste unità in servizi che presuppongono alta
affidabilità e soprattutto abilitazioni non concedibili a questi “sconosciuti”. Inoltre, e concludo, in molti Paesi quali gli Stati Uniti il piccolo travet percepisce circa 6000-7000 euro al mese di stipendio (come tale non riducibile) a tempo indeterminato. Immagino che il risultato dei
suoi suggerimenti non sia quello di arrivare al paradosso di vedere l’Ambasciatore d’Italia percepire meno della sua segretaria a contratto. Non sarebbe quindi meglio, Egregio Professore, chiedersi come si arriva a questi stipendi, quali sono i criteri di selezione e soprattutto in base a quale norma si deroghi una precisa disposizione di legge che vieta l’assunzione nello Stato di nuove unità lavorative? Queste assunzioni continuano tuttora senza soluzione di continuità con concorsi a dir poco semplici e che come risultato altro non
hanno che un enorme aumento della spesa pubblica. Negli Stati Uniti ad esempio
vi è anche il rimborso per la spesa sanitaria sostenuta. Nella nostra nobiltà d’animo tendiamo anche ad assumere malati, i cosiddetti “casi umani” che quindi oltre a costare 6000-7000 euro al mese incidono oltre che per la posizione previdenziale anche per i costi delle spese sanitarie sostenute. Per fortuna questa generosità del Ministero degli Affari Esteri è limitata a poche Nazioni che per purissima coincidenza corrispondono a grandi serbatoi elettorali. Non sarebbe il caso, Professore, sancendo la norma l’inaffidabilità di questi impiegati, ricorrere a contratti semestrali o annuali come fanno i
nostri Partners Europei a lei tanto cari?
Grazie e buon lavoro.
giulioPolemico
Veramente la figura del nullafacente pubblico può esistere solo perché in quel settore le garanzie e i privilegi sono troppi, perché se il nullafacente ne avesse di meno, sarebbe costretto a lavorare davvero per mantenere il suo posto di lavoro. Ad ogni modo, oramai da anni, è nel privato che si viene pagati meno, e non nel pubblico (e nel privato non c’è nemmeno il posto garantito eterno).
santiago
Il tuo commento non ha senso. Ora gli impiegati statali sono fortunati guadagnando 1200 euro al mese, molto meno di qualsiasi altro paese europeo? Forse ti riferisci al personale a contratto che percepisce 6000 euro al mese e non viene licenziato. Un Ministro guadagna meno a Roma di un contrattista e rimane nella propria sede romana per moltissimi anni con stipendi ridicoli. Il contrattista invece se la spassa guadagnando cifre da capogiro rimanendo sempre nel luogo di nascita.
giulioPolemico
Se vivono in Italia e se gli impiegati nel privato guadagnano meno di loro e a differenza di loro sono anche licenziabili (e a volte anche licenziati): sì, sono dei fortunati. Sul fatto che troppi privilegi creano poca voglia di lavorare, non si capisce proprio che cosa non abbia senso.
alberto bravo
Sei proprio fouri strada: facciamo un confronto davanti alla tv o davanti alla stampa magari coordinati dal Prof. Perotti. Buona permanenza in Cile.
santiago
Per me va bene: caso mai puoi portare uno statino da 7000 euro al mese, altrimenti lo porto io.
alberto bravo
No, ti sbagli: io porto uno statino di 14000 euro al mese. Poi porto il contratto d’affitto (di circa 400 euro al mese), poi lo statino dello stipendio che si aggiunge a Roma. Poi ti parlerò di tutti i benefici fiscali di cui in partenza e al rientro ho beneficiato e della quota risparmio. E vediamo che ne pensano e cosa rispondono gli spettatori.
alberto bravo
Caro diplomaticus, forse sarà pure vero che non hai immobili né a Roma né altrove, ma se attraverso il Prof. Perotti vogliamo fare un giro ti potrò far conosce alcune strade del cuore di Roma e potremo così scoprire insieme chi ci abita? Ti auguro ogni bene e soprattutto ti auguro buona fortuna (anche se credo che sia già fortunato occupando meritatamente un posto fisso a differenza dei miei figli laureati che all’età di circa 30anni ancora sono in cerca di un lavoro che gli possa far progettare la vita con maggiore stabilità).
Homo faber
Diplomaticus, a quali sindacati fa riferimento quando parla di sindacalismo becero? A quel sindacato che considera la remunerazione dei diplomatici una variabile indipendente? A quel sindacato che ha ottenuto aumenti stratosferici negli ultimi dieci anni in cambio di nulla? A quel sindacato i cui iscritti coincidono con i vertici dell’amministrazione ministeriale, cioè con i datori di lavoro, un giorno di qua e l’altro giorno di là dal tavolo, ma sempre a fare gli stessi interessi? Sicuramente è becero sindacalismo che tanto male ha fatto alla Farnesina. Che sindacato sarà? Ci aiuta a svelare l’allusione? Grazie.
cassandra
Ti aiuto a far ricordare a Diplomaticus. Ti sei dimenticato di aggiungere che quel sindacato è quello il cui capo via radio ha dato del “sedicente professore” a chi sta semplicemente pubblicando i dati, e gli ha detto pure che da diplomatico uno come lui, siccome ha percepito indennità esentasse, non avrà diritto ad includerle nella pensione, e pure che non considerava il metodo del “sedicente professore” una cosa seria, e altre amenità del genere. Il tutto con il solito tono del “come si permette?” e del “lei non sa chi sono io”. Bell’esempio di sindacalismo costruttivo.
diplomaticus
Sta emergendo quello che sospettavo. Questo forum, che potrebbe avere come risultato l’individuazione costruttiva (anche tramite polemiche, perché no?) di soluzioni innovative ad un sistema che, lo ripeto, presenta problemi e difetti, è stato preso in ostaggio da sindacalisti e personale della Farnesina, che lo usano per attaccare la categoria diplomatica, sparando i soliti luoghi comuni che sentiamo da decenni, sin dai tempi dei serpentoni. La mia provocazione li ha stanati.
Provo a chiedere per l’ultima volta: adottiamo il sistema britannico o tedesco con l’Amministrazione che paga direttamente la spesa della missione del funzionario inviato all’estero (anche delle qualifiche funzionali, cari amici del MAE)? Ci allineiamo al SEAE? In entrambi i casi io ci sto. Oppure ci rendiamo conto che il sistema forfettario, pur con tutta la sua opacità è pur sempre il meno peggio perché ci evita tanta ma tanta burocrazia? Ce la facciamo a discutere di questo?
alberto bravo
Caro diplomaticus,
quello che e’ stato fatto al Mae e’ noto e conosciuto da tutti (un vero e proprio…… delle risorse pubbliche).
Ora ci auguriamo solo che, anche con il contributo e l’alta professionalità del prof. Perotti e di questo nuovo governo, si metta definitivamente mano ad una situazione insostenibile che ripeto ancora una volta l’italia non si può più permettere.
Roberto Perotti coordina un gruppo di lavoro della segreteria di Matteo Renzi sulla spesa pubblica.
Buon lavoro e se presti servizio a Cuba, approfitta pure per farti un bagno a Varadero. Che noi qui in Italia sono giorni e giorni che piove. Beato te
CM
Ci stiamo intorcinando. Proviamo a trarre qualche conclusione. Il sistema di finanziamento della missione diplomatica è da cambiare? Moltissimi di noi sono d’accordo, credo che ci si stia pensando.
L’ambasciatore percepisce troppo? È da vedere sul piano di molteplici fattori retributivi, concorrenziali e sistemici. Continuare a parlare di tali temi, già ampiamente sviscerati è inutile. Oramai le diverse posizioni si sono chiarite.
Anarkikus
Caro Professor Perotti, la ringraziamo per la campagna antisprechi che lei ha intrapreso con entusiasmo e competenza. Vorremmo fare delle precisazioni. Ormai c’è un’aria nuova di pulizia antisprechi. E la trasparenza è obbligatoria. Le caste, tra cui quella diplomatica, che hanno sguazzato per anni sulla pelle dei lavoratori, sono al redde rationem. Speriamo nel nuovo Presidente del Consiglio Renzi, che possa iniziare una nuova politica antisprechi e antiprivilegi anche alla Farnesina, che sembra un mondo isolato nel feudalesimo, quando ormai la comunicazione è aperta e si vive in tempo reale. In Italia la casta diplomatica dovrebbe essere inglobata in quella europea e sottoposta al controllo di magistrati esterni, dal momento che è autoreferenziale.
santiago
Gentile Professore, attraverso la sua analisi riesce a far capire al pubblico come mai un impiegato esecutivo a contratto negli Stati Uniti percepisce 6000 euro al mese? Non si dovrebbe utilizzare il salario medio del Paese ospitante? Come mai i partners assumono contrattisti a tempo determinato con stipendi da 2500 euro al mese per contratti semestrali, mentre noi li assumiamo per sempre a stipendi nettamente superiori a quelli del loro dirigente una volta rientrato a Roma?
Un Consigliere di Legazione al Ministero percepisce meno di 3000 euro: mi sembra assurdo che si trovi a fare il Console e a firmare quindi il dispositivo di bonifico per la propria segretaria pari a 2 volte il proprio stipendio metropolitano. Forse sarebbe il caso di pubblicare qualche statino: un atto si spiega da solo.
alberto bravo
Giusto. E contemporaneamente il Professore dovrebbe chiedere attraverso i canali del Mae quanto guadagna un segretario di legazione ad esempio a Tokyo, quanto è lo scatto sempre a Tokyo da segretario di legazione a consigliere d’ambasciata confermato nella stessa sede.
Se a Tokyo per esempio c’è la possibilità del beneficio dell’art.84 D.P.R.18/67 o art.178 D.P.R.18/67 come contributi per la casa, quanti sono i benefici fiscali per i diplomatici sia in partenza e sia in rientro comprese autovetture, quanti biglietti hanno in sede Pd o D o normale per i titolari e le loro famiglie, quanti anni di scivolo ai fini contributivi si hanno in sedi Pd-D o normali.
Dopodiché, se lo ritiene opportuno, possiamo continuare con le domande
alberto bravo
Lettera per Diplomaticus, Cm e Santiago da una giovane laureata che risponde al nipote di Gianni Agnelli:
“Caro John Elkann,
quando l’altro ieri ho letto le sue parole ho sentito il bisogno di pubblicarle immediatamente su Facebook con una frase siciliana abbastanza volgare a commento. Mi sono scusata perché generalmente non amo esprimermi con certi termini in pubblica piazza, ma un’amica mi ha fatto riflettere che anche lei, con quello che ha detto riferendosi ai giovani disoccupati (il 40%, una cifra non da poco), è stato molto volgare, probabilmente anche più di me. Vede, caro Elkann, io ho 29 anni e vivo ancora a casa con i miei, che ringrazio per avermi dato la possibilità di studiare (dato che purtroppo ancora oggi, nel 2014, non è un diritto che appartiene a tutti) e di avere ogni giorno un piatto caldo a tavola. Il vivere con loro, per quanto li ami, non mi fa stare bene o a posto con la mia coscienza e la mia voglia di rendermi indipendente, né mi fa essere meno ambiziosa. Il mio vivere con loro è una fortuna e una necessità allo stesso tempo. Una fortuna perché, a differenza di molti, mi posso permettere una famiglia che mi sostenga e che mi faccia da ammortizzatore sociale in un Paese che non ne possiede molti; una necessità perché, nonostante mi sia laureata nel 2009, abbia un master, varie certificazioni, stage a volontà e brevi esperienze lavorative alle spalle, ancora non ho trovato un lavoro vero che mi dia la possibilità di abbandonare la casa dei miei e “costruirne” una mia. Già, perché il mio cognome è Rizzo: un cognome a cui sono fortemente legata ma che non rimanda a nessuna famiglia miliardaria, a nessun nonno fra i più importanti imprenditori d’Italia
(il mio era un contadino), a nessuna altolocata élite torinese. Sarà forse per questo che a 21 anni non sono stata inserita nel CdA di un’azienda che sta lasciando a piedi migliaia di lavoratori? Sarà forse per questo che non ho avuto la possibilità di fare esperienze di lavoro importanti in giro per il mondo? Sarà forse per questo che continuo a non poter scegliere il mestiere per il quale ho studiato e a dovermi invece accontentare di quello che passa il convento (pur di evitare di chiedere sempre soldi ai miei)? Sarà forse per questo che ho passato giorni davanti a un computer a pigiare un tasto nella speranza di poter accedere a un tirocinio bandito per i cosiddetti Neet per soli 400 euro al mese (ecco come ci aiuta lo Stato)? Sarà forse per questo che ho accettato un lavoro dove mi pagavano 2,50 euro all’ora, ho fatto volantinaggio vestita da Babbo Natale per un supermercato o la posteggiatrice per un giorno? No, ovviamente è perché sono una parassita che sta bene a casa di mammà e che non ha ambizioni. Come me milioni di persone, come me tutti quegli amici che, dalla Sicilia, con una laurea in mano e dei sogni mai realizzati, sono scappati in cerca di fortuna: c’è chi ha pulito i bagni degli ostelli scozzesi, chi si trova a Londra a servire ai tavoli, chi a Milano in cerca di stabilità, chi sta per partire perché ha perso il lavoro in nero e non ha più i soldi per pagare un affitto. Non mi sembra di raccontarle nulla di nuovo, perché questo accade ormai da anni a migliaia e migliaia di giovani. Però a questo punto mi viene da chiederle: quanti curricula ha mandato nella sua vita? Quante non risposte ha ricevuto? Quanti “grazie, la terremo in considerazione, ma al momento non assumiamo” si è sentito dire? Quante volte ha dovuto abbandonare la sua città, la sua famiglia e i suoi amici perché non riusciva a guadagnare abbastanza? Quanti lavoretti ha svolto per sostenersi gli studi? Quante volte ha dovuto accettare dei compromessi perché le serviva un lavoro per aiutare i suoi genitori in difficoltà? Quante volte ha dovuto rinunciare ai suoi sogni perché non si poteva permettere di sognare? Quante volte ha pensato “non ce la farò mai a costruirmi un presente, un futuro, una famiglia”? Quante volte è stato licenziato ed è stato lasciato solo? Quante volte è stato cassintegrato perché la sua azienda ha deciso di delocalizzare? Quante volte ha visto passare davanti a lei un raccomandato “figlio o amico di”? La prego di contare, sarà bravo dato che è un ingegnere plurititolato, e di dare una risposta sincera a tutti quei bamboccioni choosy che si ostinano ancora a voler vivere nel proprio Paese a delle condizioni che minano qualsiasi tipo di dignità, da quella emotiva a quella esistenziale, da quella lavorativa a quella morale. La prego di avere la decenza di chiedere scusa per le volgarità che le sono uscite dalla bocca, di non offendere chi ce la sta mettendo tutta e non ci riesce perché il Paese è pieno di “figli o amici di”, la prego di guardare alla sua immensa fortuna e ringraziare di essere nato nel posto giusto nella famiglia giusta. Perché, vede, forse al contrario suo sarò una bambocciona choosy, poco ambiziosa e che si culla nella casa di mamma e papà, ma almeno, a differenza sua, ho l’umiltà di riconoscere molte mie fortune (in un mondo pieno di disuguaglianze) e di non giudicare gli altri.
Claudia Rizzo”
CM
Condivido, come moltissimi, lo sdegno della ragazza che ha scritto a Elkan. E capisco dove lei voglia arrivare. Anche io, come molti miei colleghi, provengo da famiglia umilissima e senza alcun parente in posizioni particolari. Simpatizzo molto con i giovani o meno giovani che non trovano o hanno perso il lavoro. Condivido la necessità di cambiare le modalità di finanziamento dell’azione diplomatica e che siano necessari ulteriori miglioramenti al Mae. Ho avuto l’avventura di studiare, prepararmi, affrontare un concorso difficile e di superarlo brillantemente, senza alcuna forma di appoggio o raccomandazione, senza aver fatto (non sono l’unico) il corso di preparazione, perché avevo anche vinto la partecipazione ma sono partito per il servizio militare. Con tutta la comprensione per altri giovani bravi come me o più, dovrei forse vergognarmi come si chiede (in questo cado giustamente, per le sue affermazioni) a Elkan?
diplomaticus
Scusi, ma non vedo il nesso. Elkann, come spesso gli accade, ha perso una buona occasione per tacere, e questa ragazza gli ha scritto questa lettera sacrosanta che condivido parola per parola. Che c’entra con la questione che ci occupa? Anche io provengo da una famiglia che ha fatto mille sacrifici per farmi studiare e ho una figlia laureata e vari parenti e amici che non trovano lavoro in Italia. Lasci perdere. Le rinnovo piuttosto l’invito a cercare di rispondere alla domanda che ripropongo per l’ennesima volta: il costo della missione del funzionario (diplomatico, militare, finanziario, qualifica funzionale, etc.) secondo lei è meglio che lo paghi direttamente lo Stato come fanno tedeschi americani e inglesi, o è meglio un’indennità forfettaria, così come facciamo noi, i francesi e altri?
Stella
Sono d’accordo con Diplomaticus:
Posto che ci sono Sedi Estere dello Stato Italiano;
visto che in tali Sedi vi lavora del personale MAE;
considerato che il personale deve trasferirsi e vivere in loco e che di conseguenza lo Stato deve rimborsarlo;
considerato inoltre che tale personale va anche retribuito;
non resta che prendere atto del fatto che tali costi sono insopprimibili, li si sostenga:
+) con il metodo del rimborso totale
oppure
+) con il metodo forfettario
Tutto si può ridiscutere, purché si comprenda quali sono “i fondamentali” della tematica, al di là della propaganda.
Ci sono migliaia di dirigenti privati inviati dalle nostre aziende all’estero, funzionari del FMI, della banca Mondiale etc e sono tutti ben retribuiti, rimborsati e incentivati a lasciare le comodità di casa, non vedo perché ciò non debba valere anche per il Mae e anzi perché ci si scandalizzi tanto!
P.S.: nessuno ha ancora fatto rilievi sul raffronto tra gli emolumenti del Governatore della Banca d’Italia e quelli degli Ambasciatori! Attendo fiduciosa.
alberto bravo
Che sia giusto retribuire il personale inviato all’estero non ci piove ma l’errore è pagare un diplomatico dai 20 ai 30 mila euro al mese esentasse. come è ingiusto pagare un contrattista a contratto italiano (le posso fare oltre 100 nominativi senza neanche la terza media per 36 ore settimanali 6000 euro al mese nel proprio paese). E’ tutto da rivedere: dopo aver tagliato del 50 per cento tutte le indennità si può iniziare a discutere.
pierre robes
Ecco qui un’altra voce che si unisce al coro interessato dei diplomatici, che sono “costi insopprimibili” per le tasche dei cittadini italiani, più indispensabili del petrolio. Però ci lasciano scegliere – che buoni che sono i diplomatici! – possiamo scegliere se pagarli cash o dargli una carta di credito illimitata. E poi non basta la retribuzione, ci vogliono i rimborsi e pure gli incentivi. Ma quanto siamo disposti a sborsare per convincerli a trasferire il loro caldo focolare domestico altrove? Evidentemente devono essere assai riottosi a muoversi, perché per meno di 10.000 euro al mese esentasse non c’è verso di farli muovere. E poi occorre anche garantire loro i benefits di un Larry Allison, se no niente diplomazia per l’Italia. Chissà che brutta fine che faremo come paese. Sicuramente scenderà il nostro export senza i diplomatici. Invece con il loro fondamentale contributo è passato dal 4,5
per cento nella seconda metà degli anni novanta al 3 per cento nel 2011. Proprio mentre il loro stipendio saliva alle stelle. E chissà cosa succederà agli investimenti stranieri in Italia senza l’ingrata opera di seduzione che i diplomatici italiani svolgono verso il capitale mondiale. Un lavoro usurante, con gravi rischi per la salute legati a eventi perniciosi come i cocktail, che li espongono a liquidi micidiali come il Veuve Clicquot e a cibi fortemente allergenici come il caviale persiano. Non sia mai che l’Italia, grande potenza economico-finanziaria che di diritto siede nel G8, si privasse dei suoi diplomatici, perché potrebbe perfino scivolare al 35esimo posto della classifica mondiale nell’attrazione degli investimenti diretti. Mentre oggi l’Italia, anche grazie ai nostri bravissimi diplomatici, occupa il 36esimo posto. E avanti col coro “quanto sono bravi i nostri diplomatici, che servizio fanno al paese…”
alberto bravo
Grande sei stato bravissimo. Complimenti!
santiago
Prova a fare la contrattista in Svizzera o negli Stati Uniti; meglio se l’Italia assume i nostri italiani che non stranieri non fedeli alla Repubblica. Se dobbiamo pagarli 6000 euro al mese, cifra di tutto rispetto, si dovrebbe pescare tra i nostri disoccupati.
Giampaolo Cutillo
Gentile Professore, non so se altri ambasciatori siano intervenuti prima di me, ma io provo a farlo, firmandomi con nome e cognome: se qualcuno tra gli illustri anonimi di questo forum vorrà esercitarsi nel tiro al bersaglio, me ne farò una ragione. Di fronte all’accusa di appartenere ad una categoria strapagata ed inefficiente al tempo stesso, sarebbe tuttavia pavido rimanere in silenzio, a maggior ragione in presenza di argomenti che possono essere ignorati solo da chi è animato da malafede o secondi fini. Beninteso: io non rappresento né un sindacato, né la mia amministrazione, perfettamente in grado di esprimere i rispettivi punti di vista, ma semplicemente una voce libera e stanca delle generalizzazioni (su questo, come su altri argomenti) e della facile vulgata che continua a fare di tutta l’erba un fascio, per qualche voto o qualche like in più su Facebook. Pur avendo quattro anni di più del nostro Presidente del Consiglio incaricato, sono uno tra i più giovani ambasciatori italiani all’estero, e ai (veri) giovani che fossero ancor oggi interessati ad intraprendere la carriera diplomatica, mi sentirei di dare queste semplici risposte, frutto di esperienza ventennale e di ormai quattro sedi all’estero, tutte extra-europee, disagiate o particolarmente disagiate:
– la diplomazia non è una “casta”, cui si accede per misterioso diritto divino o per censo: ci si entra con uno dei concorsi più duri e selettivi della pubblica amministrazione, che impone, anche dopo l’università, di sacrificare diversi anni di spensierata gioventù (personalmente, essendo entrato a 23 anni, ricordo varie estati sui libri, mentre tanti miei coetanei se la spassavano tra mari e monti; io sui libri ho sgobbato, pur non essendo un “secchione”, innanzitutto perché non volevo, né potevo gravare troppo a lungo sui miei genitori. Diciamo pure, senza eccedere in particolari per motivi di privacy, che la mia famiglia la crisi economica l’ha conosciuta già negli anni ’80).
– Il requisito culturale (concorso) è condizione necessaria, ma non sufficiente: il servizio all’estero non è tutto cocktails e Ferrero Rochet (rinuncerei tra l’altro volentieri alle circa 200 serate all’anno che passo fuori casa, per puro obbligo, per stare magari un po’ di più con mia figlia). La vita all’estero è una scelta di vita, molto spesso gratificante, ma che richiede anche sacrifici, cui sono esposti soprattutto i familiari: sempre per stare al mio caso, ciò significa famiglia monoreddito, perché mia moglie non può lavorare (pur essendo straqualificata), traslochi ogni 2-4 anni, continui cambi di scuola e sradicamento per i figli, notevole spirito di adattamento, tanti rischi e logorio fisico (le assicuro che di rischi fisici ne ho corsi, con i miei familiari, davvero tanti, come la gran maggioranza dei miei colleghi).
– Se si sceglie dunque questo mestiere è perché si ritiene davvero di potersi conquistare il privilegio (e qui la parola è quanto mai appropriata) di rappresentare il nostro Paese all’estero, incluso benintesi i tanti cittadini che, anche in questo forum, continuano a pensare che il diplomatico sia un raccomandato in perenne e strapagata vacanza, a spese del contribuente. Un fine studioso quale Lei è sa benissimo che il 30% del PIL italiano viene oggi dall’export (l’Italia si regge innanzitutto così, nonostante tutto) e che qualunque individuo straniero in giro per il mondo (russi, cinesi, indiani, brasiliani, arabi, americani, giapponesi, etc.) che abbia superato un certo livello di cultura e di reddito considera l’Italia come un Eden inarrivabile di qualità di vita e di prodotti di eccellenza. Il diplomatico serve esattamente a coltivare ed incalanare questa “utenza”, al servizio del sistema Paese: se con un tratto di penna abolissimo il Mae e licenziassimo tutti i suoi dipendenti credo che non se ne accorgerebbe, in termini di risparmio, neanche il Ragioniere Generale dello Stato (zero virgola qualcosa del bilancio pubblico), ma ne sarebbe evidente il danno, anche economico, in termini di promozione e tutela dei nostri interessi nel mondo. Lo sapeva, ad esempio, che con i circa due milioni di visti rilasciati, la Farnesina porta a casa per l’erario ogni anno oltre 100 milioni di Euro? (le cito il caso di Mumbai, dove ero fino a pochi mesi fa, ma sono decine i consolati che producono risultati analoghi, incamerando in entrate erariali il doppio di quello che costano al contribuente, fitti, stipendi ed Ise inclusi). O ancora, ha un’idea di quanti imprenditori, instaurano contatti o concludono affari grazie al nostro operato? A volte penso, e lo dico senza ironia, che mi sembra di lavorare da mattina a sera (reperibilità h24 per contratto, sette giorni su sette, anche grazie ai benedetti smartphone), per far arricchire il prossimo, e, forse non ci crederà, ciò mi dà un sottile piacere ed orgoglio, perché penso che l’imprenditore di turno con quell’affare farà aumentare il Pil italiano, sul quale lo Stato riscuote delle tasse, che poi servono (anche) a pagare il mio stipendio, insieme a quello di tanti altri validissimi colleghi che ci rappresentano, nelle capitali più prestigiose o più remote, o in tutti quei fori multilaterali (esempio Ue o Onu), dove si scrive il nostro futuro di cittadini italiani o la nostra sicurezza di cittadini del mondo, o ancora di quelli che si adoperano per tirare fuori dai guai migliaia di connazionali che ogni anno si trovano coinvolti in situazioni in cui l’unica ancora di salvezza è rappresentata dal console di turno.
E vengo al punto: mi pagano troppo per fare il mio lavoro, e davvero il doppio dei miei colleghi tedeschi, di cui noi saremmo, a Suo avviso, notoriamente meno efficienti ? Io penso che ogni tentativo di razionalizzare e anche di risparmiare sulle nostre indennità sia non solo legittimo, ma anche benvenuto. Sinceramente, però, e mi perdonerà l’immodestia, sono davvero convinto di meritare quello che mi viene corrisposto, in base ad un criterio puramente meritocratico e di misurazione costi/benefici. Metterei la mia firma su qualunque provvedimento che liberasse la Pubblica Amministrazione da incompetenti e fannulloni e vorrei tanto che qualcuno si esercitasse con successo in questo esercizio (a proposito, auguri, se Lei dovesse fare parte del team!). Ciò che non accetto sono invece i pregiudizi, gli approcci tendenziosi, gli insulti anonimi, le mezze verità frammiste alle mezze bugie, le campagne denigratorie animate da risentimento.
1. In diversi interventi precedenti al mio, è stato dimostrato con argomenti e numeri che un diplomatico italiano (ambasciatori e non) non guadagna in media di più di un suo collega tedesco o di altri paesi europei, ancor di più se si guarda ad un’intera vita lavorativa, dall’inizio alla pensione.
2. Per poter confrontare l’efficienza (e l’efficacia) della diplomazia italiana, bisogna guardare alle risorse (umane e finanziarie) di cui dispongono i paesi nostri concorrenti. Ma Lei queste cose le sa benissimo, ed è inutile che gliele ripeta uno che è abituato quotidianamente a confrontarsi con ambasciate tedesche/francesi/inglesi etc. in media, ed a parità di interessi da tutelare, svariate volte più grandi e “staffate” delle nostre.
3. L’Italia può vantare una carriera diplomatica di professionisti: non si va a Parigi, o Londra, Berlino (o anche a Kabul, Baghdad o Tripoli) solo perché si è finanziata la campagna elettorale di qualcuno (vedi gli USA) e non dimentichiamoci che ciascuno di noi, dai primissimi gradini della carriera, è sottoposto ad uno stillicidio di note di qualifica, commissioni di avanzamento, promozioni (bianche: glielo spiega Lei ai tedeschi di cosa si tratta?), assegnazioni all’estero, controlli degli organi ispettivi e contabili. Nella mia vita professionale mi è capitato di imbattermi in qualche collega “impresentabile”, ma posso assicurarLe che, se dovessi fare un campionario delle migliaia di persone che ho incontrato all’estero per motivi professionali (politici, accademici, imprenditori, amministratori locali, etc.) non avrei esitazioni a rimettermi in spalla la croce della mia carriera, dopo aver a lungo scrutato, in altre categorie, percentuali non certo meno significative di impresentabili personaggi, talora anche altamente qualificati in patria, che però, per uno strano fenomeno, appena messo piede fuori dai confini appaiono un po’ come Totò e Peppino a Piazza del Duomo. Mi guardo bene dal generalizzare e non chiedo altro che si faccia lo stesso nei nostri confronti. Ci sono ambasciatori (o diplomatici), disonesti, o incapaci/inadeguati, che magari maltrattano i connazionali, non rispondono alle mail, negano appuntamenti alle imprese, sottraggono fondi all’erario, brigano per interessi poco chiari, o disertano semplicemente l’ufficio per andare a giocare a tennis? Benissimo, facciamo nomi e cognomi, e lo facciano soprattutto le migliaia di utenti che quotidianamente hanno a che fare con noi in giro per il mondo. Un sistema davvero efficiente è quello che incentiva chi fa il proprio dovere e penalizza gli incapaci, senza peraltro indulgere in generalizzazioni e muovendosi sui binari della responsabilità individuale, a tutti i livelli. Personalmente, credo proprio che non avrei nulla da temere, e come me la stragrande maggioranza dei miei colleghi, giovani e meno giovani. Mi creda, Professore, in venti anni di carriera ho già servito una decina di Governi diversi e, con il dovuto rispetto, mi è molto chiara la differenza tra un politico (eletto o meno) ed un funzionario dello Stato: di certo, mi è chiaro che quando si tratta di “tagliare i costi della politica”, è offensivo puntare indiscriminatamente il dito verso una categoria di servitori dello Stato, e ciò semplicemente perché noi svolgiamo un lavoro ed una funzione diverse, sulla base di un diverso sistema di selezione e valutazione. Di diplomatici, anche a fine carriera ed in età avanzata, reclutati dal privato in altissime posizioni manageriali (e quindi adeguatamente retribuiti, a riconoscimento della loro professionalità), potrei citargliene tantissimi, ma suppongo che Lei ne conosca già i nomi. Non so se qualcuno sarebbe così folle da reclutare persino me, ma, se si dovesse decidere che noi funzionari in servizio all’estero, o in Italia, siamo talmente inefficienti e costosi da doverci dare un’esemplare lezione, saprò correre anche questo rischio e sarei senz’altro pronto a lasciare il posto a gente più qualificata/produttiva (e meno costosa). Con cordialità, molte scuse per la lunghezza, e ringraziamenti per l’ospitalità.
Giampaolo Cutillo
alberto bravo
Caro Cutillo io sono assolutamente certo che anche non ci foste tu e altri tuoi colleghi così professionalmente preparati come tu dici la Fiat venderebbe ugualmente le autovetture sia in Cina che in Brasile. E se l’attuale capo della sicurezza italiana (con solo due sedi all’estero e una lunga carriera al passo con i politici di turno), viene sostituito da qualche alto funzionario militare del Ministero della Difesa il servizio a largo Santa Susanna continua ugualmente e forse anche meglio. Ma il problema non è questo: il problema è che l’italia non si può più permettere di pagare figli laureati in scienze politiche ”esageratamente”, e tenere altri figli tipo chi combatte per sconfiggere il male del secolo a 600 euro al mese capisci? E addirittura pensionati che dopo 50 anni di onesto lavoro ricevono una pensione di 580 euro al mese. Non si tratta di appartenere a quel determinato sindacato ma semplicemente dire che se si taglia di un 30-40 per cento la tua indennità compreso il 20 per cento e il 5 percento e si investono quelle risorse su persone non arrivano alla fine del mese, si potrebbe vivere meglio in Italia e tu con il restante 60-70 per cento che rimane fai una vita dignitosa e fanno altresì anche una vita dignitosa i tuoi familiari sotto tutti i punti di vista. Buon lavoro!
Massimo Gandini
Interessante il suo intervento, però non cada anche lei nella stucchevole definizione di “servitore dello stato”. Lo stato lo serve chi fa volontariato, chi ha fatto il miltitare di leva a 40mila lire al mese, chi dispaccia i pasti alla caritas e non chi ha emolumenti aurei. Le sue argomentazioni sono inficiate alla radice dalla considerazione che per un paese povero come l’Italia, con sempre più persone che non possono più permettersi le spese mediche e una dieta proteica adeguata, strapagare persone come lei è un lusso insostenibile. I servitori dello stato a 20mila euro al mese mentre i cittadini soffrono mi ricordano la burocrazia dei paesi sottosviluppati retti da dittature
santiago
Quello che avresti dovuto dire: come fa a percepire un Consigliere di Ambasciata solo 3600 euro al mese a Roma mentre la sua segretaria negli Stati Uniti percepisce 6700 euro al mese per tutta la vita? Questo convincerebbe chiunque che qualcosa non funziona. I periodi delle autocelebrazioni, dei grandi concorsi e della importanza del ruolo sono finiti. Si deve parlare con gli statini alla mano e mostrare quanto si spende di affitto, scuole che sono indispensabili, altrimenti si crede che si usi l’Ise solo per sciocchezze quali i domestici. Il dramma di spostare le famiglie continuamente dal Congo al Cile non viene affrontato dai contrattisti che per qualche telefonata o fotocopia ricevono uno stipendio altissimo e senza dover mai tornare a Roma, mentre ogni singolo diplomatico svolge un ruolo importante e sacrifica la propria vita e la vita dei propri familiari. Vogliono tagliare l’Ise? Va bene, ma devono pagare scuole ed affitto come fanno gli altri Paesi Europei, devono aumentare gli stipendi a Roma che sono ridicoli rispetto a quelli europei e devono diminuire lo stipendio ai contrattisti assumendoli come fanno i partners solo con contratto semestrale.
Farb
Dati alla mano (accetto correzioni motivate), il trattamento economico dei diplomatici italiani con famiglia di due figli ed oltre (la maggioranza relativa) è uguale o meno favorevole (se il numero di figli cresce) di quello di altri colleghi come quelli del servizio diplomatico europeo o dei tedeschi, perché l’insieme di misure a favore della famiglia in vigore per i colleghi di altri Paesi, in particolare il rimborso degli studi per i figli e delle spese sanitarie, rende quei trattamenti più favorevoli. E più costosi per quei contribuenti. Detto ciò, in un Paese in gravi difficoltà ci sta che tutti facciano dei sacrifici. Al riguardo va però ricordato:
1) quali tagli il Mae ha già operato sul proprio budget (considerevoli)
2) quanto l’Italia spende per il Mae rispetto ai propri partner (molto poco, in rapporto al Pil)
3) quale sarebbe l’effetto di un taglio drastico sui trattamenti di una categoria di servitori dello Stato che lavora nel silenzio e per la maggior parte su temi che il pubblico non vede, ad esempio la lotta alle minacce globali (andate a vedere a che categoria di servitori dello Stato appartiene il coordinatore dell’intelligence italiana), e per costruire una infinita tela di rapporti che spesso non è misurabile ma che è parte integrante della nostra presenza del mondo, la quale va ben al di là delle nostre simpatie o dimensioni. Un banale esempio: l’Italia è un Paese membro di G8 e G20, non certo per le sue dimensioni o perché siamo simpatici. Merito dei diplomatici? Esagerazione. Risultato indipendente dal lavoro della diplomazia/politica estera? Altrettanto, e più abbondantemente, un’esagerazione. In conclusione – retribuzioni più trasparenti e moderne (per tutti coloro, diplomatici e non, che operano all’estero e sono destinatari di queste indennità), in linea con gli standard europei, sì. Molta attenzione ai forconismi. La democrazia che demolisce le proprie istituzioni (sane) non si fa un favore.
colombo
Gli ambasciatori beneficiano oggi di indennità troppo elevate per le casse dello stato italiano. Alcune proposte:
– Indennità di servizio all’estero (Ise) molto alta: si può ridurre del 25% senza detrimento alcuno;
– indennità di prima sistemazione inutile perché l’ambasciatore ha casa pronta, arredata e pagata dallo stato;
– indennità di rientro vergognosa, tenuto conto di quanto l’ambasciatore ha guadagnato durante il periodo all’estero e tenuto conto de lauto stipendio italiano che lo attende;
– indennità del 20% dell’Ise per il coniuge, ingiusta perché troppo elevata in termini assoluti, per cui occorre stabilire un tetto massimo, per esempio 3.000 euro (oggi arriva anche a circa 6.000 euro per non fare nulla se non il coniuge spesso anche assente dalla sede);
– con la nuova normativa appena approvata i contributi per trasporto sono molto superiori rispetto ai costi reali: occorre ridurli a questi ultimi;
Agli altri dipendenti degli Esteri, a cominciare dal ministro consigliere e scendendo dalla scala gerarchica fino al grado più basso, occorrerà definire tagli proporzionali in modo da salvaguardare sia il principio gerarchico sia le necessità e la dignità di tutti i lavoratori.
Autisti di ruolo a Pechino o dovunque altrove, così come centralinisti, segretarie o factotum, devono essere reclutati localmente. Su questa specifica questione alcuni diplomatici di vertice devono farsi un’esame di coscienza, visto che hanno da sempre controllato il reclutamento di tutto il personale degli Esteri e probabilmente avevano piacere ad essere serviti all’estero dal personale di cui si fidavano in Italia. Sulla questione della retribuzione dei contrattisti ci sarebbe poi molto da cambiare, dato che ci sono stipendi favolosi per mansioni assai semplici. Ma anche qui, chi ha concesso a suo tempo tali elargizioni? Ancora una volta sono stati i capi missione. Meritocrazia: per favore si applichi veramente. Perché i diplomatici sono valutati immancabilmente come eccellenti, e sempre ricevono il massimo dell’indennità di risultato?
Perché sempre i diplomatici hanno incarichi dirigenziali ad alta retribuzione anche se in realtà spesso sono fittizi, come i fantomatici coordinamenti? Meritocrazia e progressioni di carriera devono valere anche per le aree funzionali. Per favore non s’incentivino i nullafacenti con l’idea che “tanto le aree funzionali sono un’indistinta massa di caproni”. Si abbia il coraggio di cominciare a licenziare i casi più eclatanti sia tra i diplomatici sia tra le aree funzionali. Un punto chiaramente iniquo: per la stessa funzione di capo-sezione il giovane diplomatico 25enne appena assunto percepisce una retribuzione che è dieci volte quella di un’area funzionale con esperienza trentennale. Eppure svolgono lo stesso lavoro. Non è discriminazione questa? Immaginiamo se uno fosse uomo e l’altro donna, si solleverebbero tutti i comitati delle pari opportunità e lo sdegno sarebbe unanime. Rimane il fatto, come ha dimostrato la ricerca del Prof. Perotti che i dirigenti italiani ricevono compensi molto superiori alla media europea indipendentemente dai risultati raggiunti, e i diplomatici non fanno eccezione (due volte e mezzo in più). Invece i funzionari italiani ricevono compensi assai inferiori alla media europea, senza progressione di carriera e senza incentivi a migliorare la produttività. La proposta è semplice: riequilibrare questa vistosa stortura. E’ chiaro che in questo momento drammatico per l’Italia chi ha di più deve dare di più.
alberto bravo
Carissima, hai perfettamente ragione e mi complimento. Brava!
Anarkikus
Caro Professor Perotti, la casta diplomatica dovrebbe essere ridotta. Così com’è non serve. E’ già soprannumeraria rispetto alle quote di legge. Sono tutti dirigenti i diplomatici, ma non dirigono niente se non se stessi e i loro stipendi. Non si capisce perché il concorso diplomatico si debba ripetere ogni anno, esistendo questo grande soprannumero. E’ bene precisare che moltissimi industriali di successo all’estero evitano come la peste ambasciate e consolati italiani, a detta loro inconsistenti e luoghi dove solo si perde tempo. Anzi, una proposta: i diplomatici che sono in soprannumero, che si considerano i migliori del bigoncio in senso assoluto, potrebbero rinforzare gli organici sguarniti di tribunali, comuni, agenzie fiscali, comunità di montagna, ospedali. Le loro multiple competenze possono essere messe al servizio di altre amministrazioni bisognose di intelligenze superiori.
diplomaticus
Vi risparmio il conto della serva e non entro nel dettaglio delle remunerazioni e indennità perché non sono uno specialista (ma non lo sono neanche tutti questi Soloni chestanno scatenando qui tutta la loro acrimonia e che mi vorrebbero appeso a
testa giù in qualche piazzale come tutti gli italiani che guadagnano più di
tremila euro al mese), non ho mai fatto i conti in tasca a nessuno; l’argomento in realtà non mi ha mai interessato e non desidero lavorare nella Direzione generale del MAE che si occupa di queste cose.
Quando ho fatto domanda per le mie sedi estere non mi sono mai interessato a quanto avrei percepito. Guadagno quello che mi pagano, adatto le mie spese a ciò che
guadagno, punto e basta. Ma le spese della mia missione all’estero vanno
coperte in qualche modo, questo lo si vuole capire sì o no???
Le spese della missione sono coperte per i funzionari dell’ENI, della Fiat, per gli inviati
dei giornali, per i docenti inviati all’estero, per i mangers delle banche e
delle multinazionali, insomma per tutti i c.d. expatriates, cioè professionisti
qualificati inviati all’estero dall’ente di appartenenza. Bisogna essere proprio
in mala fede per non capirlo!
Ci sono diplomatici che hanno fatto i soldi e si sono comprati la casa a Roma (udite,
udite, la casa a Roma, quale scandalo!!!)? Può darsi, ma non deve essere
facile per un diplomatico normale, poiché non ho mai visto colleghi che si
costruivano ville principesche. In ogni caso, non ho mai incontrato nessuno fra
i miei colleghi italiani, tedeschi, cinesi o sudafricani che abbia scelto di
fare questo lavoro per arricchirsi.
santiago
Ti ricordo che i 14000 sono temporanei e che una cosa è fare qualche fotocopia o telefonata ed essere entrati con un concorsino di poche persone, un’altra è vincere il concorso da diplomatico e doversi occupare di materie classificate.E non dimentichiamoci che questo personale a contratto non si sposta mai e ha quindi la fortuna di restare sempre nello stesso luogo ad uno stipendio invidiabile. A Roma noi invece quando non partiamo percepiamo solo 3500 euro.
alberto bravo
Li ho presi per oltre 25 anni e negli ultimi 12 ci devi aggiungere che il dollaro è sotto l’euro di molto e questa differenza è stata molto importante perché mentre ero nei paesi dove spendevo i dollari il Mae mi inviava gli Euro.
E solo con la differenza ho vissuto bene io e la mia famiglia.buon lavoro santigo del cile
Antonio Esteri
Il finanziamento per il Ministero degli Esteri dovrebbe essere ridotto dal Mef, dal momento che serve a finanziare i lauti stipendi dei signori diplomatici. Le varie Ambasciate in Europa eliminate e messe in vendita per diminuire il debito pubblico. Dal momento che ci sono rappresentanze europee queste possono rappresentare gli interessi anche dell’Italia, stato membro dell’Unione. I funzionari rimasti dovrebbero studiare seriamente i dossier e non parlare a vanvera. Ad esempio nella risposta all’articolo del Secolo XIX del 18.02.2014 firmata dal Capo Servizio Stampa si afferma che la diplomazia italiana ha evitato l’intervento militare in Siria. Le cose non stanno così. L’intervento militare in Siria è stato impedito dai due veti posti dal Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov al Consiglio di Sicurezza dell’ONU che aveva organizzato il Tavolo Ginevra 2.
Umberto Equo
Bisogna essere equilibrati e sereni nei giudizi e nelle valutazioni. A girare il mondo per tutta la vita, come mi sembra che facciano i diplomatici, si rischia qualche squilibrio psichico, magari persino di finire al manicomio. Per vivere un´esistenza da nomadi, per quanto di alto livello, bisogna pur essere adeguatamente remunerati. Altrimenti tutte le persone con talento ed intelligenza farebbero gli accademici, tranquilli sulle loro cattedre a lavorare per poche ore alla settimana nei rispettivi luoghi di origine.
carlo renzi
Pensa che fine fa quello che vive a 1200 euro al mese o quello che deve vivere con 580 euro al mese. È così duro fare il diplomatico che ci sono cognomi che si ripetono da tre generazioni.
Lucia Costantini
Gentile Prof.Perotti,
Mi permetto di intervenire nel dibattito da lei aperto sulle retribuzioni dei diplomatici italiani perché il suo articolo mi è parso fin dal titolo troppo
semplicistico. Ho sentito quindi l’esigenza di farle pervenire alcune considerazioni riguardo al suo approccio alla materia e al metodo da lei
utilizzato nel paragone con il sistema tedesco. Premetto che non parlo per sentito dire ma per esperienza personale. Sono italiana e sono sposata da 24 anni con un diplomatico tedesco. Come può immaginare ho spesso avuto occasione
di frequentare diplomatici italiani e di condividere con le loro famiglie momenti di vita, difficoltà e stati d’animo nei diversi paesi di destinazione. Insieme a mio marito ho, fino a questo momento, traslocato 8 volte tra sedi estere e ritorni in patria. Non le racconto questo per spiegarle cosa significhi per una famiglia cambiare ogni 3 anni casa, scuole, lingua, clima e via dicendo,
ma per sottolineare che dietro al lavoro dei diplomatici (e ai loro supposti privilegi) c’è anche questo. La sua analisi mi è sembrata riduttiva innanzitutto perché prende in considerazione solo gli ambasciatori. Non tutti i diplomatici sono ambasciatori e non tutti i capo missione hanno lo stesso grado. La funzione di ambasciatore
si può esercitare a vari momenti e livelli della carriera diplomatica secondo l’importanza
attribuita alle relazioni con il paese in questione, che può non essere la stessa per l’Italia e la Germania. L’alternanza di periodi all’estero e in
patria rende inoltre fuorviante basare un’analisi comparativa con il sistema tedesco solo sulle remunerazioni all’estero senza prendere in conto gli stipendi metropolitani. Il limite maggiore del suo intervento mi è sembrato, comunque, quello di mettere a confronto due sistemi di remunerazione
sostanzialmente diversi. Il trattamento economico dei diplomatici tedeschi non si riduce, infatti, alle due componenti da lei citate, stipendio metropolitano e indennità di servizio all’estero (Auslandzuschlag), ma comprende una serie di benefit e rimborsi che non possono essere tralasciati ai fini dello studio comparativo. Per darle un’idea delle cifre le faccio un esempio concreto, quello della retribuzione di mio marito durante la sua ultima missione all’estero quale Deputy Head of Mission (Gesandte) presso l’ambasciata in Israele, con il grado B3 nel sistema tedesco che corrisponde a quello di Ministro plenipotenziario in Italia. Ovviamente in questo caso si tratta di un diplomatico tedesco con moglie e due figli al seguito e non di un ambasciatore. L’accredito mensile, al netto delle tasse, si aggirava intorno ai
18.000 Euro. Esso comprendeva, oltre allo stipendio di base e all’indennità di servizio all’estero (Auslandzuschlag),un’indennità per le spese di rappresentanza (Aufwandsentschädigung)
soggetta a rendicontazione, un contributo per il coniuge (Ehegattenzuschlag), un sussidio volto a equilibrare la differenza di potere di acquisto (Kaufkraftausgleich), una maggiorazione per la conoscenza di una terza lingua straniera (da
certificare ad intervalli regolari con un esame) e, soprattutto, una indennità di alloggio (Mietzuschuss). Infatti, nel sistema tedesco, tutti i diplomatici (e non solo gli ambasciatori) hanno
diritto al rimborso di gran parte delle spese per l’affitto dell’abitazione. Naturalmente all’interno di un budget definito sulla base della funzione, della
composizione del nucleo familiare e del livello degli affitti nel paese e una volta che l’alloggio scelto è stato considerato idoneo dall’amministrazione. Ogni funzionario partecipa ai costi dell’affitto con una quota predefinita, che nel nostro caso ammontava a circa 1500 euro, mentre il resto è a carico del ministero. E questo indipendentemente
dal livello degli affitti che in alcuni paesi possono arrivare a cifre spettacolari. La stessa regola vale anche per gli ambasciatori. Naturalmente l’amministrazione paga interamente i costi dei traslochi all’estero e dall’estero in patria, fino a un volume di 100 metri cubi per il singolo funzionario più 30 per il coniuge e 10 per ogni figlio a carico. Paga per il trasporto delle auto. Paga i costi di una visita preliminare nella nuova sede per la ricerca dell’alloggio, i costi di intermediazione immobiliare e gli eventuali costi amministrativi per la stipula del contratto di affitto. Anticipa il pagamento della cauzione che può essere detratto dallo stipendio
senza interessi in 20 mensilità. Nel caso di periodi in cui la famiglia deve vivere separata per un trasferimento in altra sede estera, il funzionario
riceve un’indennità di separazione (Trennungsgeld)
e in generale il ministero paga entrambi gli affitti per il tempo necessario. Alla prima assegnazione ad una sede estera si riceve, una tantum, un’ indennità di sistemazione (Ausstattungspauschale) pari almeno al 70% della remunerazione mensile di base. A ogni trasloco si riceve un’indennità
di trasferimento forfettaria (Umzugspauschale).
Per gli ambasciatori che prendono funzione esiste un’ indennità forfettaria di arredamento (Einrichtungspauschale) pari almeno al 120% del salario mensile. E’ previsto persino un contributo per l’acquisto di nuovo guardaroba (Pauschale
für klimagerechte Kleidung) nel caso di trasferimento in regioni il cui clima sia diverso da quello dell’Europa Centrale! Oltre a contribuire alle spese per il trasloco e l’affitto, il ministero
degli esteri tedesco rimborsa anche il costo delle scuole internazionali che i figli dei diplomatici sono costretti a frequentare. E’ molto raro, infatti, che
i ragazzi all’estero possano frequentare le scuole locali. La rete internazionale delle scuole tedesche è piuttosto vasta, ma in tante sedi estere
si deve optare per altri e più cari sistemi scolastici. E’ stato il caso di nostro figlio che, in Israele, in mancanza di una scuola tedesca, è passato al
sistema americano. Il ministero ha finanziato sia la retta scolastica (che ammontava a circa 20.000 euro l’anno) che i costi di trasporto. Naturalmente la necessità della scelta di un sistema scolastico piuttosto che un altro deve essere adeguatamente motivata. Mi fermo qui ma l’elenco potrebbe continuare, prendendo in conto, per esempio, il particolare regime, valido per tutti i
funzionari statali tedeschi, delle spese sanitarie che sono coperte per la maggior parte dall’amministrazione con l’obbligo di un’assicurazione privata residuale
a carico dei singoli. La ratio del sistema tedesco non è quella di attribuire o perpetuare privilegi ma di compensare i disagi cui incorrono i funzionari (e le loro famiglie) inviati all’estero per servire e
rappresentare lo Stato e non per il loro piacere personale. Si compensano i potenziali rischi di sicurezza e di disagio materiale modulando l’ Auslandszuschlag in base al grado e al
livello di “difficoltà” della sede estera secondo una classifica dei paesi in 20 zone, aggiornata ad intervalli regolari. A titolo di esempio Parigi è
considerata di livello 1, Kabul di livello 20. Nel nostro caso Tel Aviv era considerata di livello 11. Si prende in conto il fatto che i coniugi e i
partner dei diplomatici devono spesso rinunciare ad una loro vita professionale. In un paese in cui tutti i cittadini hanno a disposizione una scuola pubblica gratuita si considera che anche i diplomatici abbiano il diritto a non spendere più dei loro concittadini per l’educazione dei figli
quando sono in missione all’estero per conto dello Stato. Stesso ragionamento per quanto riguarda il contributo alle spese di alloggio, in cui il singolo
funzionario paga di tasca propria più o meno la cifra corrispondente agli affitti metropolitani. Il vantaggio di questo sistema, rispetto a un’ ISE omnicomprensiva come mi sembra essere quella assegnata ai diplomatici italiani, è la sua totale trasparenza e il suo essere orientato ai bisogni effettivi. Tutte le spese rimborsabili devono essere
adeguatamente documentate e riconosciute come tali dall’amministrazione, con il risultato che lo spazio per abusi o malversazioni è praticamente inesistente. Last but not least non bisogna dimenticare che lo stipendio netto metropolitano dei diplomatici tedeschi è considerevolmente più alto rispetto a quello dei loro colleghi italiani. Nel caso di funzionari non sposati e senza figli a carico, ai tre livelli di carriera presi ad esempio
nella tabella comparativa del suo articolo (Consigliere, Ministro Plenipotenziario, Ambasciatore), corrispondenti, grosso modo, ai gradi B3, B6, e B9 nel sistema tedesco, le retribuzioni mensili nette in patria sopravanzano
quelle italiane di almeno 1000 euro. Alla luce di quanto sopra mi sembra come minimo azzardato proclamare senza mezzi termini che “ gli ambasciatori italiani guadagnano, al netto delle tasse, quasi due volte e mezzo i loro colleghi tedeschi”. Non è mio intento lanciarmi in un approfondito studio comparativo dei due
sistemi di remunerazione, che lascio a esperti dotati delle necessarie competenze tecniche. Il mio vuole essere un intervento basato sull’esperienza personale, un invito a non cadere nella tentazione della “caccia alle streghe”
e, soprattutto, a evitare eccessive semplificazioni nell’affrontare un tema tanto importante come quello della razionalizzazione dei costi della pubblica amministrazione.
Happy to discuss.
Antonio Esteri
caro Professor Perotti, la signora Costantini riferisce di un accredito mensile netto di 18.000 per un funzionario diplomatico tedesco numero due nel ranking dell’Ambasciata tedesca comprensivo di tutto, anche della indennità di rappresentanza. Invece il sistema italiano prevede oltre allo stipendio metropolitano, l’indennità di servizio all’estero, il 20% per il coniuge e il 5% per i figli, e l’indennità di rappresentanza a parte che può arrivare a 30.000 euro mensili per l’ambasciatore. Quindi il confronto non regge. Gli italiani nella diplomazia costano molto molto di più. Per le scuole dei figli la differenza esiste. Tuttavia alcuni si rivolgono a scuole internazionali, ma la spesa è ben inclusa nella generosissima contribuzione pubblica, che supera di molto il pur cospicuo parametro tedesco. Per il funzionario italiano diventa stellare. Nelle analoghe condizioni del marito della signora il costo italiano arriva a due volte e mezzo. Ma la differenza è ancora maggiore per l’ambasciatore, che gode anche di lussuosa residenza demaniale, con arredi preziosi naturalmente.
Apprezzo molto la trasparenza della signora Costantini, moglie di un funzionario tedesco. Mi piacerebbe sentire il parere altrettanto sincero di un coniuge di un ambasciatore italiano, comprese le cifre degli accrediti.
alberto bravo
Cara signora Lucia Costantini, lei dimentica che suo marito è retribuito da una paese che è locomotiva d’europa. Non ha quel debito che ha l’Italia non ha il fiscal compact non ha il 13 per cento della disoccupazione di cui il 42 per cento è giovanile e quindi loro possono l’Italia non si può più permettere di pagare laureati in scienze politiche 20mila euro al mese esentasse non si può più permettere di pagare fino a 6000 euro al mese per il proprio coniuge non si può più permettere di pagare il 5 per cento riferito all’ise del primo segretario per ogni figli e termino qui la lista. Lasciare in italia giovani laureati con il massimo dei voti a 600 euro al mese non si può più permettere di pagare pensioni da “fame” a gente che ha lavorato per oltre 50 anni.
Del resto il diplomatico italiano non è obbligato ad andare all’estero, molti di questi sono arrivati al grado di ambasciatore di rango facendo solo due sedi all’estero tipo belgio o francia o brasile e francamente se al ministero degli affari esteri ci sono cognomi da tre generazioni credo che tutte queste difficoltà di cui sopra evidentemente…
Maria
Buongiorno Lucia,
La ringrazio moltissimo per i suo contributo: è fonte di chiarezza e di preziose informazioni che ai più generalmente sfuggono, come del resto è accaduto all’ autore di questo studio comparativo.
Grazie!
Roberto Perotti
Gentile Sig.ra Costantini
Grazie per il suo commento, e mi scusi per il ritardo. La sua lettera che mi permette di fare ulteriore chiarezza sui miei dati. Qui di seguito rispondo alle sue considerazioni, una per una.
Le anticipo la conclusione: i diplomatici italiani guadagnano molto di più dei loro colleghi tedeschi. Il criterio che userò è uno solo, l’ unico che ha senso: alla fine del mese, quanti soldi rimangono sul conto corrente dei due ambasciatori, indipendentemente dal nome che si vuole dare alle varie voci (stipendio metropolitano, indenntià di servizio all’ estero, indennita’ di rappresentanza), e una volta dedotte le spese per salute, istruzione, affitto etc.?
E, sempre dal punto di vista della metodologia, noto che lei cita tante indennità e maggiorazioni, ma non ne citaquasi mai l’ ammontare. Quello che conta sono i numeri, non i nomi. Ma le dimostero’ ugualmente che le mie conclusioni rimangono valide, anzi vengono rafforzate.
Per ulteriori dettagli la rimando al nuovo ebook che puo’ scaricare dall’ homepage de http://www.lavoce.info
Nel fare questo, mi atterro’ semplicemente ai dati. Tralasciero’ tutta la parte sui sacrifici dei diplomatici, che francamente in tempi di discoccupazione al 13 percento mi sembra un po’ fuori luogo.
Trovera’ le mie risposte, IN MAIUSCOLO, interpolate fra le sue affermazioni, tra virgolette:
“La sua analisi mi è sembrata riduttiva
innanzitutto perché prende in considerazione solo gli ambasciatori. Non tutti i
diplomatici sono ambasciatori e non tutti i capo missione hanno lo stesso
grado.”
LE POSSO ASSICURARE CHE NE SONO CONSAPEVOLE. MA DA QUALCHE PARTE BISOGNA PURE INIZIARE. SEMPRE MEGLIO CONFRONTARE PERE CON PERE CHE PERE CON MELE.
“Il trattamento economico dei diplomatici tedeschi
non si riduce, infatti, alle due componenti da lei citate, stipendio
metropolitano e indennità di servizio all’estero (Auslandzuschlag), ma
comprende una serie di benefit e rimborsi che non possono essere tralasciati ai fini dello studio comparativo. L’accredito mensile, al netto delle tasse, si
aggirava intorno ai 18.000 Euro. Esso comprendeva, oltre allo stipendio di base e all’indennità di servizio all’estero (Auslandzuschlag):”
“un’indennità per le spese di rappresentanza
(Aufwandsentschädigung) soggetta a rendicontazione”:
ANCHE PER GLI AMBASCIATORI ITALIANI, CON LO STESSO NOME
“un contributo per il coniuge (Ehegattenzuschlag)”:
ANCHE PER GLI AMBASCIATORI ITALIANO, SEBBENE (UNICO CASO) LEGGERMENTE INFERIORE: 20 PERCENTO PER GLI ITALIANI, 30 PERCENTO PER I TEDESCHI. IN COMPENSO, IL CONTRIBUTO PER I FIGLI E’ DEL 5 PERCENTO PER GLI ITALIANI, 2,5 PERCENTO PER I TEDESCHI
“un sussidio volto a equilibrare la differenza di potere di acquisto (Kaufkraftausgleich)”:
QUESTO È INCLUSO NEI COEFFICIENTI DI SEDE CON I QUALI VENGONO CALCOLATE LE DUE INDENNITA’ ITALIANE
“ una maggiorazione per la conoscenza di una terza lingua straniera (da certificare ad intervalli regolari con un esame) “;
NON SO A QUANTO AMMONTI QUESTA MAGGIORAZIONE (SUPPONGO SIA MINIMA), MA SO CHE I CONIUGI DEGLI AMBASCIATORI ITALIANI POSSONO USARE FINO AL 5 PERCENTO DELL’ INDENNITÀ DI RAPPRESENTANZA PER PAGARSI CORSI DI LINGUA.
“ Una indennità di alloggio (Mietzuschuss). Infatti, nel sistema tedesco, tutti i diplomatici (e non solo gli ambasciatori) hanno diritto al rimborso di gran parte delle spese per l’affitto dell’abitazione…. Ogni funzionario partecipa ai costi dell’affitto con una quota predefinita, che nel nostro caso ammontava a circa 1500 euro, mentre il resto è a carico del ministero.”
PER GLI AMBASCIATORI (E NUMEROSI ALTRI DIPLOMATICI) ITALIANI LA RESIDENZA E’ A CARICO DELL’ AMMINISTRAZIONE. PER GLI ALTRI, L’
AMMINISTRAZIONE PAGA L’ 80 PERCENTO DELLA DIFFERENZA FRA IL 30 E IL 21 PERCENTO DELL’ INDENNITÀ DI SERVIZIO, CHE GIÀ TIENE CONTO DEL COSTO DEGLI AFFITTI.
“Naturalmente l’amministrazione paga interamente i costi dei traslochi all’estero e dall’estero in patria, fino a un volume di 100 metri cubi per il singolo funzionario più 30 per il coniuge e 10 per ogni figlio a carico. Paga per il trasporto delle auto. Paga i costi di una visita preliminare nella nuova sede per la ricerca dell’alloggio, i costi di intermediazione immobiliare e gli eventuali costi amministrativi per la stipula del contratto di affitto… Alla prima assegnazione ad una sede estera si riceve, una tantum, un’ indennità di sistemazione (Ausstattungspauschale) pari almeno al 70% della
remunerazione mensile di base. A ogni trasloco si riceve un’indennità di
trasferimento forfettaria (Umzugspauschale).”
IL SUO ELENCO È LUNGO E SUONA IMPRESSIONANTE. MA VENIAMO AI NUMERI, L’ UNICA COSA CHE CONTA. LEI SA CHE UN AMBASCIATOPRE
ITALIANO CHE SI TRAFERISCE IN UNA AMBASCIATA GIÀ PERFETTAMENTE E RICCAMENTE ARREDATA COME PER ESEMPIO QUELLA DI WASHINGTON PERCEPISCE CIRCA 60.000 EURO
QUANDO SI INSTALLA E 40.000 EURO QUANDO LA LASCIA? TUTTO IL RESTO SONO PAROLE.
“Per gli ambasciatori che prendono funzione esiste un’ indennità forfettaria di arredamento (Einrichtungspauschale) pari almeno al 120% del salario mensile. E’ previsto persino un contributo per l’acquisto di nuovo guardaroba (Pauschale für klimagerechte Kleidung) nel caso di trasferimento in regioni il cui clima sia diverso da quello dell’Europa Centrale!”
IO CREDO CHE 62.000 EURO SIANO PIÙ CHE SUFFICIENTI PER RIFARSI UN GUARDAROBA.
“Oltre a contribuire alle spese per il trasloco e l’affitto, il ministero degli esteri tedesco rimborsa anche il costo delle scuole internazionali che i figli dei diplomatici sono costretti a frequentare.”
QUESTA È L’ UNICA VOCE IN CUI IL SISTEMA TEDESCO È PIÙ GENEROSO DI QUELLO ITALIANO. IN COMPENSO, IL SISTEMA ITALIANO FORNISCE UNA MAGGIORAZIONE PER FIGLI CHE È DOPPIA DI QUELLA TEDESCA (5 PERCENTO CONTRO IL 2,5 PERCENTO).
“Le spese sanitarie sono coperte per la maggior parte dall’amministrazione con l’obbligo di un’assicurazione privata residuale a carico dei singoli.”
I DIPLOMATICI ITALIANI SONO ASSICURATi O HANNO LE
SPESE MEDICHE DIRETTAMENTE RIMBORSATE DALL’ AMMINISTRAZIONE. E LE SPESE SANITARIE DEI DIPLOMATICI E DEL PERSONALE, ADDEBITATE ALL’ AMMINISTRAZIONE,
SONO ENORMI, ANCHE SE STO DOCUMENTANDOMI PER OTTENERE LA CIFRA ESATTA E INOPPUGNABILE.
“Si compensano i potenziali rischi di sicurezza e di disagio materiale modulando l’ Auslandszuschlag in base al grado e al livello di “difficoltà” della sede estera secondo una classifica dei paesi in 20 zone, aggiornata ad intervalli regolari. A titolo di esempio Parigi è considerata di livello 1, Kabul di
livello 20. Nel nostro caso Tel Aviv era considerata di livello 11.”
ANCHE IN ITALIA ESISTE LA “MAGGIORAZIONE DI RISCHIO E DISAGIO”.
“Last but not least non bisogna dimenticare che lo stipendio netto metropolitano dei diplomatici tedeschi è considerevolmente più alto rispetto a quello dei loro colleghi italiani. Nel caso di funzionari non sposati e senza figli a carico, ai tre livelli di carriera presi ad esempio nella tabella comparativa del suo articolo (Consigliere, Ministro Plenipotenziario, Ambasciatore), corrispondenti, grosso modo, ai gradi B3, B6, e B9 nel sistema
tedesco, le retribuzioni mensili nette in patria sopravanzano quelle italiane
di almeno 1000 euro.”
SIGNORA, ANCORA UNA VOLTA, QUELLO CHE CONTA E’ IL
TOTALE CHE ENTRA IN CASA ALLA FINE DEL MESE. MI SEMBRA DI AVER DIMOSTRATO INOPPUGNABILMENTE CHE È PIÙ ALTO NELCASO ITALIANO.
Cordiali saluti
Roberto Perotti
carlo molteni
L’Ise è una cifra a seconda della posizione funzionale moltiplicata per un coefficiente che varia da paese a paese. Mediamente la differenza tra lo stipendio metropolitano e l’Ise è di 1:6 (esentasse)
ma ormai tutti abbiamo capito che i faraoni della pubblica amministrazione risiedono al Mae. Se ne faccia una Ragione.
alberto bravo
Chi li ha “visti”?
Kosovo, Tunisia, Ucraina, Cuba, India, Albania, Romania, Pakistan, Bielorussia, Filippine, Santo Domingo, Nigeria…
Purtroppo non è il giro del mondo in 80 giorni: è invece l’elenco (incompleto) delle rappresentanze
diplomatiche in un modo o nell’altro coinvolte – con arresti, indagini, sospetti – in attività illecite riguardanti
la compravendita dei visti.
Ma non finisce qui.
Zimbabwe, USA, Messico, Ghana, Svizzera, Senegal, Canada, Somalia, Francia, Israele.
Altro apparente giro del mondo in 80 giorni: e invece quest’altro è l’elenco (sempre incompleto) delle
condanne inflitte dalla magistratura contabile dal 2010 ad oggi, non solo per appropriazione di pubblico
denaro, ma anche per sprechi e spese “facili”.
Ed a fronte dei numerosi casi di corruzione e di cattiva gestione, accertati, intercettati, indiziati, che sempre peraltro hanno rilevanza presso l’opinione pubblica e la stampa, cosa fa l’amministrazione?
Si nasconde dietro ai 40 fogli del piano triennale di prevenzione della corruzione!
Nel documento è infatti scritto che “… nel 2013 sono stati avviati (e, per la maggior parte, conclusi) 70
procedimenti… [che] riguardano diplomatici, dirigenti e AAFF. I procedimenti disciplinari hanno ad oggetto
principalmente: irregolarità nel settore visti, irregolarità nel settore amministrativo-contabile…”.
Quanto ai contrattisti, “sono stati avviati 39 procedimenti disciplinari, dei quali 29 sono stati conclusi (con l’irrogazione di sanzioni di vario tipo, dal rimprovero verbale al licenziamenti)…”
Ma nello specifico cosa viene detto? Nulla!
A noi sembrerebbe invece opportuno essere informati su: fattispecie delle irregolarità rilevate e relative sanzioni comminate; quantità, suddivisa per categoria, di “diplomatici, dirigenti e AAFF” e relativi addebiti/irregolarità a loro contestati;
.quantità, suddivisa per categoria, di uffici centrali e periferici coinvolti e relativi addebiti/irregolarità
lì commessi; nomi e sedi del personale colpito da provvedimento giurisdizionale, di qualunque tipo e grado.
Abbiamo il diritto di sapere nel dettaglio il tipo di azione che si sta facendo per contrastare la corruzione, in un momento in cui da una parte ci sono sprechi e disonestà, e dall’altra si continua ad imporci sacrifici e tagli con la spending review!
L’Amministrazione deve essere intransigente con i dipendenti dello Stato, soprattutto con quelli d più alto livello, che invece appaiono sempre più casta protetta e svincolata dalle norme della disciplina, valide per i poveri cristi e non per la nomenklatura con la kappa.
Un’amministrazione forte con i deboli e debole ed acquiescente con i forti è fuori dalle regole della
democrazia.
Le Mele Marce Fuori Dal Mae!
Zenigata
Diceva Georges Clemenceau: “La guerra è una cosa troppo seria per lasciarla fare ai generali”. Il lavoro del Prof. Perotti fa venire in mente una parafrasi, e cioè che i tagli al bilancio dello Stato sono una cosa troppo seria per lasciarli fare a degli economisti, che magari saranno pure bravi a fare i conti ed a paragonare cifre e indennità (laute o meno che siano) elargite ai rappresentanti diplomatici nostri a paragone di quelli degli altri Paesi europei, ma lasciano convenientemente fuori dal conteggio ogni e qualsiasi indennità o vantaggio accessorio (anche di natura non pecuniaria) a cui hanno titolo i diplomatici stranieri (case pagate e ammobiliate, scuole internazionali pagate per i figli, etc.), in modo da poter convenientemente bollare gli appartenenti alla diplomazia italiana come una “casta” di privilegiati strapagati e inefficienti. Visto in quest’ottica, il lavoro del prof. Perotti sembra esser stato commissionato non tanto ai fini di una razionalizzazione della spesa pubblica, ma piuttosto per alzare un “polverone” mediatico ed aizzare l’opinione pubblica contro i supposti “privilegi” di alcuni servitori dello Stato, che per quanto ben retribuiti hanno comunque entrate paragonabili o persino inferiori a quelle dei nostri parlamentari e di altre figure professionali del pubblico impiego (magistrati, dirigenti ministeriali, alti ufficiali delle forze armate, dirigenti di imprese municipalizzate in grandi comuni, etc.). Chi scrive è un impiegato delle qualifiche funzionali del Ministero degli Esteri, in possesso di laurea quadriennale e con approfondita conoscenza di tre lingue straniere, con moglie e due figli a carico e quasi 30 anni di “carriera” alle spalle. Il mio stipendio mensile lordo è di circa 2.500 Euro. Vi sembra una retribuzione da “casta”? I diplomatici in servizio a Roma (esclusi ovviamente quelli dei gradi più alti ed investiti di incarichi di livello dirigenziale) guadagnano forse qualcosa di più, ma assai meno di quanto si presume. Questo al Prof. Perotti sembra non interessare, così come il fatto che i diplomatici italiani sono in numero assai inferiore a quelli della Germania e del Regno Unito e che l’intero bilancio del Ministero degli Esteri italiano pesa sul bilancio dello Stato per meno dell’1% della spesa pubblica totale.
marinella baesso
Il Commissario Straordinario per la revisione della spesa Carlo Cottarelli ha riconosciuto al Ministero degli Affari Esteri il primato dei tagli. “Tra le misure dei gruppi di lavoro ministeriali il contributo relativamente più elevato, rispetto al proprio bilancio, è stato dato dal Ministero degli Esteri (inclusa revisione indennità servizio all’estero)”. Siamo orgogliosi che il Mae sia in prima linea nello sforzo di far pagare ai suoi dipendenti gli sprechi della classe dirigente italiana. Anche se l’Amministrazione ci ha voluto tenere all’oscuro di tutto, è facile pensare che i diplomatici Mae chiamati a far parte dei gruppi di lavoro di Cottarelli abbiano scelto di sacrificare l’Ise, unica speranza di campare per le qualifiche funzionali, e di difendere strenuamente privilegi
e stipendi riservati ai diplomatici. Il Mae come al solito difende il ruolo dei diplomatici, e solo il loro, come anche recentemente sostenuto dal Segretario Generale, che ha difeso sulla stampa il concorso dei diplomatici ma non i concorsi degli altri dipendenti Mae, evidentemente considerati, come sempre, figli di un dio minore. Sta qui l’unica vera discriminazione al Mae! Prendiamo atto che l’Amministrazione ha deciso una fondamentale manovra di revisione e riduzione dell’Ise senza alcun autentico confronto con le parti sociali. Speriamo che ne prendano atto anche quelle parti sociali che amministrano tranquillanti via email agli iscritti. Sì, state calmi, non c’è proprio da preoccuparsi. C’è chi ai tavoli si occupa di noi. Fidiamoci dei nostri collaudati rappresentanti ai tavoli negoziali come abbiamo fatto nel 1999, quando ci hanno privatizzato così bene; nel 2001 quando ci hanno bloccato gli stipendi; nel 2003 quando il SndMae ha ottenuto aumenti strabilianti per i diplomatici e noi niente; nel 2009 quando hanno introdotto il triste carnevale della valutazione; nel 2010 quando si sono inventati le Direzione Centrali
per moltiplicarsi col turbo i posti; nel 2013 quando hanno sforbiciato il nostro organico. E ora, 2014, tocca all’Ise. Sarà toccata l’Ise di tutti? In che proporzioni? Sarà salvaguardato il principio fondamentale che chi ha di più deve dare di più? Se invece il modello che si userà per il ridimensionamento dell’Ise sarà quello adottato quest’anno per i traslochi sappiamo che ci sarà chi ci potrà guadagnare, cioè i gradi più alti della carriera diplomatica, e chi sicuramente ci perderà e molto: tutti gli altri. L’Ise è un’indennità che segue un modello distributivo relativamente meno iniquo di altri, visto che il livello più alto della scala gerarchica percepisce 3,65 volte l’Ise rispetto a quella del livello più basso. Si potrebbe pensare di ridurre questo divario tra minimo e massimo dell’Ise, ma sicuramente sono gli stipendi al Mae che sono assurdamente iniqui rispetto a tutti i parametri, anche quelli europei. Infatti il livello stipendiale più alto è 15 volte quello percepito dal livello più basso. E poi non c’è alcun rapporto tra stipendio e risultati. Cottarelli ha fatto rilevare, invece, che gli stipendi dei dirigenti apicali in Germania sono più equi: lo stipendio massimo è solo cinque volte il reddito pro capite tedesco. E poi i risultati per i cittadini in Germania sono visibili: servizi, sanità, scuola, etc. Chissà che brutta fine faremo come paese se ridurremo lo stipendio ai diplomatici. Sicuramente scenderà l’export nazionale perché i diplomatici saranno meno motivati. Invece, proprio mentre il loro stipendio saliva
alle stelle, con il loro fondamentale contributo l’export italiano è passato dal 4,5 % del 1998 al 3 % nel 2011. E chissà cosa succederà agli investimenti stranieri in Italia senza l’ingrata opera di seduzione che i diplomatici italiani svolgono verso il capitale mondiale. Non sia mai che l’Italia, grande potenza economicofinanziaria che di diritto siede nel G8, si privasse della spinta dei suoi diplomatici, perché potrebbe perfino scivolare al 35° posto della classifica mondiale nell’attrazione degli investimenti diretti. Mentre oggi l’Italia, anche grazie ai nostri bravissimi diplomatici, occupa il 36° posto.
Marco M
Se il livello degli stipendi dei nostri burocrati che guadagnano più dei Re e dei premier esteri è una riflessione delle loro responsabilità allora le responsabilità del Presidente degli Stati Uniti d’America Barack Obama, sono nulla se paragonate ad un qualsiasi Console o Ambascitore italiano.
A godersi i privilegi esorbitanti, non sono solo i nostri diplomatici di seconda e terza generazione dinastica del Mae ma tutto il nostro personale all’estero. Compresi gli autisti, così indispensabili al funzionamento delle sedi oltre confine che li trasferiamo dall’Italia a carissimo prezzo. Un semplice impiegato di ruolo, come un usciere o autista di livello B1, ha uno stipendio base in Italia sui 1200-1300 euro al mese, ma basta che riesca a farsi assegnare oltreconfine e può portare a casa dai 5 agli 8000 euro (netti) al mese in più, a seconda della sede e dei carichi familiari.
Stella
E come era facilmente prevedibile, l’attacco mediatico ha sortito il suo effetto: lungi dall’adottare il sistema tedesco del rimborso su cui il prof. aveva basato tutto il suo studio, e di ridimensionare l’ISE degli Ambasciatori, si sta procedendo nel senso esattamente opposto: quello dell’iniquo e semplicistico taglio dell’ISE tout court per tutte le categorie.
Esattamente come avvenuto recentemente con la nuova normativa sui traslochi: si è passati dal trasparente sistema del rimborso all’opaco sistema forfettario, che assegna a coloro che devono andare all’estero un contributo per le spese del trasloco pari ad una % dell’ISE variabile in base alla distanza della sede estera da Roma.
Tale contributo forfettario non copre tutti i costi del trasloco e non se ne comprende la ragione ma resta inalterato per gli ambasciatori che invece godono dell’uso della Residenza arredata.
E’ facile prevedere che così facendo, gli Ambasciatori (che sono solo 31) potranno sopportare la spending review perché possono pur sempre contare su di una base retributiva elevata, mentre a farne le spese saranno come al solito funzionari e impiegati delle qualifiche funzionali che non hanno possibilità di tagliare più nulla!!
La coerenza avrebbe imposto e imporrebbe l’adozione del sistema tedesco basato sul rimborso ma evidentemente non era questo che si voleva e che si vuole.
Maria
Salve,
Non essendo coniuge di capo missione, non mi appassiona affatto la difesa della categoria degli ambasciatori ma visto e considerato che il confronto erroneo di cui sopra è stato fornito alla stampa così com’è (La Repubblica del 4/42014) per alimentare il polverone mediatico in atto, intendo precisare.
Ebbene, lo stipendio di 8449,00 euro netti attribuito all’ambasciatore tedesco a Londra rappresenta solo lo stipendio base cui si aggiungono tutti i rimborsi cui i tedeschi hanno diritto a differenza degli italiani: casa, costo intermediazione immobiliare, scuole, coniuge, traslochi, disagio etc. (come chiarito dalla Sig. Costantini).
Quindi, a ben vedere, stando alla tabella di cui sopra, un confronto corretto tra Italia e Germania a Londra dovrebbe essere operato tra i 5.385,00 euro dell’ambasciatore italiano e gli 8.449,00 di quello tedesco; e proseguire poi confrontando i 16.404,00 dell’ISE italiana con le voci di rimborso tedesche che la tabella non riporta affatto.
E sta tutta qui l’infondatezza di questo “studio”, perché esso paragona un sistema forfettario e onnicomprensivo come quello italiano con un sistema a rimborso come quello tedesco che, in quanto tale, non consente di fornire a priori un dato numerico valido per tutti i Capi Missione, dipendendo evidentemente, l’entità del rimborso dal numero dei familiari, dal costo dell’abitazione, dal costo della scuola dei figli etc.
Alla luce di questo studio, si arriva addirittura al paradosso di ritenere che pur lavorando entrambi a Londra, l’ambasciatore italiano guadagni meno del collega tedesco! Soprattutto considerando che il sistema tedesco rimborsa analiticamente tutte le voci di spesa che incidono maggiormente quando si vive all’estero (dalle scuole, all’arredamento e in qualche caso anche all’abbigliamento!).
Con un sistema di rimborso capillare si arriva facilmente a coprire i 13.000 euro che gli italiani percepiscono in più rispetto ai tedeschi e, probabilmente, si corre pure il rischio di superarli!
A causa di questo confronto errato, si sono perse di vista le criticità del sistema italiano: glia ambasciatori godono di residenze arredate e pur tuttavia possono fruire anche dell’attuale contributo(prima rimborso) per le spese del trasloco; così come dell’integrale indennità di prima sistemazione che invece andrebbe loro sensibilmente ridotta, in considerazione del fatto che disponendo dell’alloggio, non sono costretti a sostenere spese di hotel e residence e di primo equipaggiamento dell’abitazione, in attesa che arriva dall’Italia il trasloco!
Si sarebbe potuto e dovuto dire che agli ambasciatori dovrebbe essere applicata la regola già esistente per i fruitori di alloggi demaniali (generalmente custodi, cifratori, etc) e che prevede una decurtazione dell’ ise nella misura del 20% in quanto fruitori di abitazione!
Queste erano le tre voci su cui incidere: eliminare il rimborso del trasloco, ridurre l’indennità di prima sistemazione e decurtare del 20% ISE grazie all’utlizzo delle residenze demaniali.
Ma ahimè, si è preferito il polverone mediatico, quello che alimenta le discussioni al bar e, con la tecnologia odierna, anche quelle poco edificanti sul web!
La verità purtroppo è tutta condensata in una frase pronunciata dal nuovo titolare del MAE dinanzi alle Commissioni Esteri riunite di Camera e Senato, giovedì 3 aprile scorso, quando, a proposito dell’imminente revisione del trattamento economico del personale all’estero, ha detto che essa sarà ispirata agli altri “modelli di servizio occidentali che non possono però subire “una trasposizione pura e
semplice, perché – spiega – sarebbero più onerosi per l’erario dell’attuale sistema”.
Le parole del titolare del MAE sono la conferma definitiva che il nostro sistema di ISE (sia pure onnicomprensivo e di conseguenza all’esterno opaco e poco comprensibile) é al di là di ogni dubbio meno costoso dei sistemi a rimborso quale, quello tedesco!
Questo “studio comparativo” è errato ma poco importa: oggi vanno di moda la demagogia ed il populismo.
marinella baesso
Egregio professore,
al MAE non è cambiato nulla le autovetture non dicasi non sono diminuite e sono sempre le stesse così come gli autisti militari finanzieri e appartenenti dell’arma dei carabinieri.
Sono sempre li e non vorrei che sono solo annunci (le autovetture sono 29 e non sono scese a 5 come Renzi ha detto) La prego di verificare.
MARINELLA BAESSO
Di bene in meglio caro professore. Buona lettura
http://www.casadellalegalita.info/archivio-storico/2014/11310-ambasciate-italiane-al-servizio-dei-latitanti.html
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/04/29/ambasciatore-arrestato-per-pedofilia-il-ritardo-della-farnesina-rispetto-ai-maro/967294/
alberto bravo
Per narrare la storia della dirigenza al Mae bisognerebbe scomodare Kafka, Buzzati, Ionesco, Sordi. Infatti come in Kafka al Ministero tutto è immobile, si è sempre in attesa di qualcosa, ma per la Casta va sempre tutto bene come nel film di Sordi, il marchese del Grillo. “Io sono io e voi non siete…”
Al Mae i diplomatici entrano già dal primo giorno dopo il concorso da dirigenti. Naturalmente con relativo stipendio ma senza compiti di responsabilità dirigenziale. In nessuna amministrazione pubblica o privata avviene questo. Si dirà, ma il concorso è ben duro! E anche qui ci sarebbe molto da dire. Vogliamo parlare dei corsi pre-concorso a prezzi stellari? Tenuti da chi? Inutile spiegarlo, per adesso. Ci ritorneremo. Quindi il Ministero strabocca di dirigenti-diplomatici apprendisti dirigenti sottodirigenti sopradirigenti. E’ un’ammuina generale. Dall’esterno ci cascano tutti. Il Mae è strapieno di direttori generali, direttori centrali, vicedirettori generali,
vicedirettori centrali, vicari, pre vicari, coordinatori, tutti con stipendio dirigenziale, retribuzione di posizione e risultato. Assurdo alla Ionesco. Il rapporto è di un dirigente a quattro e forse meno. In un’organizzazione sana il rapporto sarebbe uno a 20. Ma come è possibile che siano todos caballeros? Questi signori dirigono solo se stessi. Producono carte che producono altre carte. Risultati? Zero. Come è possibile, poi, che i mandarini per questi risultati ottengano in anticipo tutto? Niente controlli, è tutto dovuto! Al contrario, le altre carriere ricevono un contributo inconsistente chiamato Fua, in gergo l’assegno Caritas di circa 2.000 euro annui, quando va bene, due anni dopo! Mentre i diplomatici prendono tutto in anticipo. Quale grande azienda nel mondo potrebbe sopravvivere sotto il peso di un tale battaglione di Direttori Generali? Invece, le altre categorie al massimo sono incentivate con 4.000 euro annui nelle annate buone, ma sempre in ritardo di anni. La riforma Madia prevede la circolazione dei dirigenti nelle diverse strutture. C’è materia per l’intervento della Funzione Pubblica. Perché non mandare i nostri dirigenti generali, con feluca e bagaglio di titoli onorifici, nella sanità, negli uffici anagrafe, nell’amministrazione regionale, nel turismo, nei tribunali? Darebbero sicuramente buona prova di
sé e delle grandi esperienze accumulate nel mondo.
Il Segretario Generale è un ruolo obsoleto. Basterebbero pochi direttori generali, 4 o 5 come prima dell’assalto alla diligenza. Se si vuole un Segretario Generale, allora meglio farlo arrivare dall’esterno. Un manager vero oppure un alto magistrato abituato a gestire risorse umane e strutture in modo efficiente. Il vecchio sistema, Segretario Generale interno, è servito a perpetuare a senso unico il potere interno (vedi anche ultime contestabili promozioni). Un illustre precedente: una personalità proveniente dall’esterno, che ha guidato la Farnesina senza aver mai fatto il “divino concorso.” L’ambasciatore Francesco Malfatti di Montetretto. E poi perché anche gli ambasciatori non possono arrivare dall’esterno? Come negli Usa, in Spagna e in tanti altri grandi paesi. Alla Farnesina ci si nasconde dietro a leggine inconsistenti. Il DPR 18/67 prevede invece chiaramente anche la nomina di ambasciatori esterni. La politica estera italiana farebbe un salto di qualità. Alla Ministra Madia Filp Esteri chiede di riflettere sulla riforma della Pubblica Amministrazione. Gli italiani la vogliono moderna, razionale e sostenibile secondo la spending review. Da ricordare che il nostro premier Matteo Renzi
si sta battendo per questa modernizzazione e per l’urgente ricambio generazionale. Per esempio il dirigente unico, alla francese, sarebbe una soluzione. Noi lo appoggiamo. Diffidiamo l’uso del termine “Casa” per chiamare il Ministero degli Affari Esteri. Un abuso rivelatore di un’etica. Il Mae appartiene a tutti i cittadini contribuenti e a tutti i dipendenti che ci lavorano con grande dedizione.
marinella baesso
E a Montecarlo si festeggia e si banchetta ancora
in barba alla spending review. E’ sorprendente che nel Principato dei Grimaldi il Sig.Antonio Morabito con funzioni di Ambasciatore della
Repubblica italiana si diletti in cocktail con viste mozzafiato e tanti fiori della Riviera. Sorprendono anche le sue indubbie capacità camaleontiche. Aveva detto in passato che non conosceva i Matacena e familiari. Invece sul noto giornale politico nazionale “l’Unità” è trascritta una sua intercettazione telefonica che dimostra il contrario. Aveva detto di non conoscere altri parenti Matacena, invece si è saputo che la figliola Francesca Currò era di casa in Ambasciata in quanto stagista, selezionata evidentemente dall’Ambasciata e addirittura responsabile dell’agenda dell’Ambasciatore, promuovendo eventi vari con carta intestata.
In questa carrellata stupisce anche la grande festa del 2 giugno Il Presidente della Repubblica esorta alla sobrietà in tutti gli uffici e quindi anche all’estero e lui stesso ha imposto uno stile sobrio e misurato anche nelle festività ufficiali, consigliando di rispettare i criteri imposti dalle difficoltà di bilancio. Sulla rocca di Montecarlo in un albergo cinque stelle lusso, con vista mozzafiato, scelto sull’onda della nostalgia degli alberghi di Reggio Calabria, il funzionario diplomatico sfarfallava tra 1500 e più invitati. Si è poi difeso sostenendo che più di 800 si erano imbucati. A questo punto non era meglio tenere la festa nello stadio? Ma allora come vengono selezionati questi alti rappresentanti italiani? Siamo sicuri che il Vaticano, guardando il curriculum dell’ex seminarista quasi prete, l’avrebbe destinato ad incarichi minori. Invece la Repubblica gli spiana la strada dell’Ambasciata. Sarebbe opportuno richiuderla o ritornare al vecchio Consolato o al Consolato onorario come tutti gli altri stati europei, tranne la Francia.
E visto che siamo in tema francese, perché non intervenire anche chiudendo la Rappresentanza italiana presso l’Unesco, definita da un importante giornale un baraccone di lusso. Se ci teniamo tanto ad avere un faro culturale multilaterale per promuovere il nostro patrimonio culturale, sarebbe bene accreditare presso la nostra Ambasciata a Parigi un grande intellettuale come Magris o Bodei o anche Baricco e non oscuri burocrati, oppure le deleghe potrebbero essere conferite all’Ambasciata che si avvale tra l’altro dell’Istituto Italiano di Cultura.
Sarebbero questi due primi segnali che c’è la volontà di cambiare, come predica il nostro nuovo governo, al
messaggio di rinnovamento del quale noi diamo piena fiducia. In questi momenti difficili per tutti è bene ridimensionare queste feste, anche per non confermare le opinioni del pubblico che associa ormai inevitabilmente gli ambasciatori italiani alla tradizione dello spreco assoluto dei grandi visir dello splendore turco-ottomano.
COSIMO PIAZZA
L’invidia e’ una brutta cosa. Mi dispiace che lei sia cosi’ nullafacente da passare tanto tempo a mettere il naso nelle faccende private altrui. E poi che colpa ha un console se il panorama e’ mozzafiato bah. E per finire ma cosa ne sa lei degli alberghi di Reggio Calabria?????? Mah!!!!
alberto bravo
Gentile Professore, chi pagherà i danni per i licenziamenti che il Mae ha inflitto al personale delll’Ambasciata d’Italia a Santo Domingo e che poi la giustizia ha obbligato a riassumere? Sicuramente pagheranno i contribuenti Italiani e per giunta chi ha irrogato i provvedimenti, il Mae li promuoverà in carriera. Vuole scommettere? Eduardo avrebbe tuonato così: “e chiacchiere so cumme e chierche, ma so e maccarune che regnano a panza”
patrizia carlon
Egregio Giorgio Tonini,
Lei parla di riforma del MAE, di indennità ISE, di cooperazione e di altro, ma sono assolutamente certo che lei non è mai entrata in una Ambasciata né in un Consolato, si dovrebbe chiedere solo se è giusto che personale a contratto senza neanche la quinta elementare guadagni dai 5 ai 6 mila euro al mese per solo 36 ore settimanali e addirittura nei propri paesi, possiamo se vuoi continuare…
angelo savina
Caro professore,
basta non se ne può più di questa gente che guadagna cifre assurde e i nostri figli non trovano lavoro pur essendo in possesso di uguali e maggiori titoli di questi soggetti.
addirittura ci sono anche nelle stesse sedi mariti e moglie con doppia indennità, basta siamo alle corde e speriamo ancora di non peggiorare mi scriva pure così se lo ritiene opportuno possiamo fare due chiacchiere in privato. Buon lavoro e grazie, almeno Lei ci sta provando.
antonello ciccarelli
Gentile Professore,
Si dovrebbe prendere visione dei contratti della mensa MAE, verificare chi ne ha diritto e chi no e se chi non ha diritto questo va a discapito della qualità del servizio e del cibo.
Si dovrebbe prendere visione dei contratti che autorizzano il sevizio bar (4 BAR ci sono con tanto di salotto per consumare e chissà l’operaio che e’ alla catena di montaggio della FIAT ha tutti questi benefici) quanto pagano per l’affitto acqua luce gas etc etc. Veda Lei che finalmente ha aperto una finestra su un mondo chiusa da secoli, buon lavoro e buone vacanze professore!
carlo renzi
Furti assai poco diplomatici. Nelle ambasciate si ruba
Pubblicato da Redazione online il 25 novembre 2013
Nella sezione Cronaca, Home, Primo piano
di Clemente Pistilli
Ha utilizzato il denaro destinato all’ambasciata per giocare d’azzardo e, sostenendo che la sua è una patologia, ha cercato di ottenere l’assoluzione. La Corte dei Conti del Lazio ha condannato il vice commissario Teodoro Sgandurra, funzionario dell’ufficio diplomatico di Harare, nello Zimbabwe, a risarcire quasi 180 mila euro al Ministero degli affari esteri. Un caso che non è isolato. Nelle sedi diplomatiche italiane sparse nel mondo, dove si dovrebbe garantire l’immagine migliore dell’Italia, ruberie e sperperi abbondano. Il dato emerge dalle stesse condanne inflitte dai giudici contabili: 15 soltanto negli ultimi tre anni, più di una ogni tre mesi. Qualcosa nel sistema su cui si regge la Farnesina, al momento guidata dal ministro Emma Bonino, non va. L’ultimo poco diplomatico caso di furto di denaro pubblico, di cui si sono occupati i giudici contabili, è appunto quello del funzionario diplomatico Sgandurra. Dai controlli compiuti, gli inquirenti hanno accertato un buco nei conti dell’ambasciata africana di 178.719 euro, tra mancati versamenti di somme riscosse nel 2012 e somme prelevate dai cinque conti dell’ambasciata senza alcun giustificativo di spesa. Il vice commissario si è giustificato dicendo che aveva preso quel denaro perché vittima di una sindrome compulsiva da gioco d’azzardo, per cui ha anche esibito dei certificati medici. Per i giudici, sapendo di avere tale problema e non avendo detto nulla, la posizione di Sgandurra è da considerare ancora più grave. Il funzionario è stato così condannato a restituire i quasi 180 mila euro alla Farnesina. Ad essere accusato e condannato per aver fatto sparire denaro che il Ministero destina alle proprie sedi diplomatiche non è stato però soltanto il funzionario in servizio nello Zimbabwe. Guardando alle condanne inflitte dai giudici contabili dal 2010 ad oggi, i casi sono numerosi e dove non si tratta di ruberie pure subentrano sprechi e sciatteria. A settembre, in appello, sono stati condannati per spese “facili” di viaggio presso il consolato d’Italia a San Francisco, negli Usa, i consoli Francesco Sciortino e Roberto Falaschi. A maggio condanna confermata e aumentata a Fabrizio Calabresi, funzionario dell’ambasciata di Città del Messico. A marzo la condanna è arrivata per il capo missione all’ambasciata d’Italia ad Accra, nel Ghana, Luca Fratini. Nel 2012 è stata la volta del legale rappresentante della Img, Egidio Dino Bicciato, e dell’ambasciatore d’Italia a Berna, Giuseppe Mario Benedetto Deodato, sotto accusa per la discutibile gestione del denaro destinato agli ospedali in Africa. A settembre dello scorso anno condannato il capo cancelleria dell’ambasciata a Dakar, in Senegal, Antonio Trinchese, a gennaio il cancelliere del consolato a Montreal, in Canada, Benito Zarzaca, ad agosto 2011 stangata per il cancelliere della delegazione diplomatica per la Somalia con sede a Nairobi, Antonio Caminiti, nel giugno precedente per il funzionario Ludovico Maria Vaglio, in servizio a Ottawa, relativamente alla precedente gestione dell’ambasciata ad Antananarivo, a maggio per l’ambasciatore a Parigi Giacomo Attolico e a marzo per Marco Esposito, in servizio all’ambasciata italiana a Tel Aviv. Nel 2010, infine, condannati il vice console in Ontario, Raffaele Medaglia, e il funzionario Marcello Marcelli, in servizio a Dakar.
Anonimo
Tagli allo stipendio della pubblica amministrazione, riforme a qualsiasi costo, non molliamo di un centimetro, stop ai contratti.. tutte belle parole, parole parole… ma poi dell’invio di autisti da €7.000 al mese del Ministero degli Esteri nelle sedi dove non ci sono nemmeno autovetture di servizio da guidare non si fa menzione… Con quale logica si proroga un blocco salariale ad uno stipendio di €1.200 mentre si continua a pagare indennità (completamente esentasse) di €7.000 al mese ad un usciere, €9.000 al personale del ruolo amministrativo (nemmeno di concetto) o peggio ancora diplomatici appena assunti €15.000 al mese. Se lo stato dimezzasse queste indennità a partire da domani nessuno di questi signori diventerebbe indigente da un giorno all’altro. È sulle indennità del personale del MAECI che bisogna adoperare tagli seri non sullo stipendio misero dei dipendenti pubblici degli altri ministeri dello Stato che non sanno cos’è e nemmeno se lo sognano una retribuzioni da Nababbo come quello percepito all’estero dai dipendenti del MAECI.
anonimo
Caro anonimo, entro la metà di ottobre manderanno in onda in due programmi rai tv prima serata, due mie interviste dove parlero’ dettagliatamente dell’indennita’ e relativi benefici di questa gente che riesce ad occupare poltrone del Maeci da tre generazioni (evidentemente hanno un DNA i caratteri diplomatici).
Avendo conosciuto tante tante ambasciate e tanti consolati conosco bene la materia in tutti i dettagli.
aspetto solo che il personale faccia azioni legali e poi vedremo come andra a finire.
Anonimo
In rete si legge che il MAECI per trasparenza ha reso noto quanto costano gli affitti di uffici, istituti di cultura, consolati, ambasciate e scuole italiane all’estero: €17,285,686.90 .
Mi meraviglierei se il MAECI facesse la stessa cosa con l’ISE del personale inviato all’estero
oreste petruccetti
DOVE SONO I TAGLI DELLE AUTOVETTURE AL MAE???
MI RISULTA CHE I TAGLI CI SONO STATI SOLO NELLE QUALIFICHE FUNZIONALI E NELLA CARRIERA DIPLOMATICA A DIFFERENZA AUMENTANO SEMPRE PIU’ (VEDI DA ULTIMO CONCORSO DOVE E’ ENTRATO IL NIPOTE DELL’ONOREVOLE LEGHISTA CALDEROLI IL NUMERO CRESCE OGNI ANNO DI PIU’) E PER L’INDENNITA’ SA NULLA????.
Anonimo
Interessante lettura sul reintegro da €130.000 del Console fascio-rock per il quale la Farnesina ritiene che gli si “debba individuare per forza una funzione”. Eccovi l’articolo fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/11/28/console-fascio-rock-reintegro-130mila-euro-vattani-coordinatore-ue-asia/1238072/ – Katanga è tornato. Il “console fascio-rock” Mario Vattani ha ritrovato una scrivania alla Farnesina. Rientra in servizio dopo la sospensione che gli era stata comminata nel 2012 per la sua esibizione insieme a un gruppo rock neofascista durante una rassegna di Casa Pound. E ad attenderlo non è l’ultimo degli incarichi. Con un ordine di servizio datato 26 novembre, il direttore generale per le risorse, Elisabetta Belloni, l’ha infatti assegnato al settore “Mondializzazione e questioni globali”: Vattani sarà Coordinatore per i rapporti tra l’Unione Europea e i Paesi dell’Asia Pacifico. “Finalmente sono tornato a casa”, dice al fattoquotidiano.it. Dovrà occuparsi di mediare tra l’Europa e l’Estremo Oriente, “l’area del mondo che amo”, sottolinea commentando un reintegro che ha il sapore della compensazione.
veneziana
Caro Perotti, ti posso assicurare che il netto mensile in busta per gli Stati Uniti e’ notevolmente piu elevato dell’importo indicato nell’articolo. Parliamo di 20,000 per consiglieri con moglie e figli, 30,000 per ministri e vicino ai 50,000 per ambasciatori.
rocco
La Mongolfiera diretta nuovamente verso il Centro America sente forte puzza di
bruciato mentre passa sull’Ambasciata a San Salvador. Dall’intenso fumo che si
sprigiona sul tetto, apprendiamo cose davvero interessanti!
Da premettere che in già passato quell’ambasciata ha dato problemi e dunque,
per evitare il reiterarsi di situazioni scabrose e per la sua inutilità, ci sarebbe
soltanto una cosa da fare: chiuderla subito!
Guardiamo la situazione. Una stagista diventa esperta della Cooperazione a
6.000 euro al mese. Come credenziali: nessuna laurea. Di stagisti che fanno
carriera ci sono altri esempi illuminanti. Il precedente esperto fu individuato dal
capo missione in un club elitario. Il personaggio, conosciuto a San Salvador
come lo sfasciatore della macchina di servizio della Cooperazione, si aggirava senza controllo alcuno
per tutta l’ambasciata e si adoperava senza riserva per rappresentare il capo missione nelle riunioni
ordinarie. Non è quindi strano che costui sia stato indicato da “google” come il n. 2 dell’ambasciata,
probabilmente a causa della sua onnipresenza nel rappresentare l’Italia. Anche gli altri esperti-stagisti si
possono considerare favoriti dalla buona sorte: sono tutti accreditati e non si capisce a che titolo e con
quali strane note verbali, quando il personale di ruolo non figura in lista diplomatica, in un Paese così
pericoloso con El Salvador. Si vede che proprio quei giovani scapigliati suscitano tanta tenerezza e
hanno bisogno di più protezione.
La cancelleria consolare è relegata in una specie di ripostiglio senza finestre ma con tanti cavi elettrici
che s’intersecano ovunque. Sembra una centralina e ci lavorano pure tre impiegati. Pensate un po’
all’immagine si dà verso l’esterno! Invece gli spazi migliori sono riservati alla cooperazione. Vista la
situazione sarebbe opportuno cambiare il nome della rappresentanza: da ambasciata a ufficio
cooperazione. La responsabile della missione si prende il gusto di sequestrare i telecomandi dei
condizionatori con la conseguenza che gli impiegati sono costretti a lavorare in condizioni malsane: lo fa
per risparmiare, dice lei, prima e dopo i pasti. Proprio in tema di risparmio, ci piacerebbe sapere con
quali fondi vengono pagati 4 giovani poliziotti locali, prestanti e di bell’aspetto, che scortano la signora
responsabile al mare: li paga di tasca sua, o ci pensa San Pantalone?
La Cooperazione in San Salvador è fuori controllo e sembra come al solito un poltronificio per gli amici
più cari. Si assumono, a tamburo battente, 2 autisti e 4 segretarie. E pensare che il secondo direttore della
Cooperazione è stato fatto fuori per aver cercato di riportare la situazione in condizioni di legalità!
La casta è totalmente fuori da ogni regola. Dove sono gli organi di vigilanza interna? Come giustificano
i loro super stipendi? Direbbe un noto comico, signori è tutto un “laissez faire”. In un clima di
deplorevole rassegnazione, o peggio di allegria nel naufragio.
Adesso, però, bisogna dire basta! L’Ispettorato, la Direzione del Personale, la Direzione della
Cooperazione devono intervenire. E anche la Corte dei Conti. Chi ha il dovere d’intervenire e non lo fa,
si rende complice di tali situazioni. Basta con il mandarinato all’estero! Basta con lo spreco dei soldi
pubblici! Basta con lo spregio alle Istituzioni! Noi insistiamo col chiedere che ci sia un controllore
diverso dal controllato!
Roma, 24 febbario 2015 Ufficio Stampa
angelo
UN AMBASCIATORE AVALLA
UN CONCORSO STRANO IN CINA
Candidato Carabiniere
CINA- A Pechino nelle nostre istituzioni si fanno da tempo concorsi strani a proprio uso e consumo.
Dov’è la trasparenza? Dov’è la competenza? Dove sono i requisiti? La meritocrazia esiste o è pilotata? Il
nostro Presidente del Consiglio continua a ripetere fino a sgolarsi che l’Italia deve cambiare, i vecchi vizi
devono finire, l’amministrazione pubblica deve essere rivoluzionata.
Questa è l’ultima e viene ancora da Pechino. E’ stata pubblicata il 4 settembre 2014 la graduatoria
finale della procedura di selezione “per l’assunzione di numero 1 (uno) impiegato a contratto da adibire ai servizi
di assistente amministrativo nel settore SEGRETERIA/ARCHIVIO/CONTABILE”.
http://www.ambpechino.esteri.it/Ambasciata_Pechino/Archivio_News/concorso.htm
Un solo idoneo su sette candidati. Strano vero? Anche i punteggi sono alquanto singolari. Pure le prove
sono strane. Ben due prove di informatica (test e prova pratica) con una divaricazione di punteggi mai vista.
Le due prove di traduzione farebbero presumere valutazioni superficiali e incoerenti. In informatica invece,
tutti insufficienti tranne uno? Ma che razza di know-how informatico-pratico richiede l’Ambasciata di
Pechino? Servono super-hacker per carpire forse segreti tecnologici avanzatissimi da usare per rispondere al
telefono? O scardinare sofisticate banche dati per il rilascio di un timbro?
Si viene a sapere che il candidato vincitore è carabiniere in sez
angelo
Sorvolando le Ande la mongolfiera fa sosta in territorio venezuelano.
Appuriamo che in questo stato caribegno, nonostante sia trascorso tanto tempo,
permangono indelebili gli sprechi avvenuti senza limiti e con disprezzo verso i
cittadini contribuenti. A Caracas abbiamo pagato per anni un fitto stratosferico
al nipote – nascosto sotto mentite spoglie di una società ad hoc – di un
altissimo titolato della casta a riposo. Il fitto è stato sempre in valuta pregiata,
nonostante il divieto delle leggi locali. Con quell’affitto esorbitante in soli due
anni avremmo potuto comprare una palazzina dignitosa, funzionale e forse pure più bella. Nessuno
si è mai preoccupato di verificare, perché siamo sempre al solito mantra: “paga Pantalone”. Non si
esclude che la cuccagna continui ancor oggi: sarebbe opportuna un’inchiesta molto rigorosa! E il
recupero del danno può essere anche retroattivo. Abbiamo appurato, dalle solite tracce indelebili,
che a Maracaibo (perché non è ancora chiuso?) abbiamo pagato per anni il fitto della sede consolare
a una dipendente che, beffa delle beffe, lavorava da impiegata a contratto nello stesso consolato, di
sua proprietà. Casa, bottega e affari. La preveggente immobiliarista-contrattista non mancò di aprire
la porta alla figlia nella sua medesima posizione. Anche qui bisognerebbe accertare lo spreco
enorme, perché l’affitto in valuta era ben più alto dei prezzi di mercato in moneta locale. La
comunità italiana offesa ne parla ancora con sdegno e risentimento. Ritornando ora sull’est europeo,
a Minsk, abbiamo osservato dall’alto che qualche anno fa il reggente della sede (C2) fece andar via
un suo collega (C1) per far venire sua moglie C2. Che stranezza, due C2 per una piccola sede come
Minsk. Il tandem ha proseguito poi allegramente per Tripoli, anche lì con la stessa sovrapposizione
di funzioni. Ci piacerebbe vedere i curricula. Probabilmente sono esperti in arabistica islamistica
filologia semitica e letteratura berbera. Sarebbe bello chiedere al Personale perché. Ma sappiamo la
risposta: “superiori esigenze di servizio”. L’espressione più ipocrita e calpestata, buona ad ogni uso
per coprire illegalità e favoritismi, ma che tanto piace qui dentro. Quanto lavoro, per un giudice
volenteroso.… Vola col vento in poppa la mongolfiera verso l’Estremo Oriente. In Corea, si è
venuto a sapere che alcuni anni fa la sede dell’Ambasciata fu cambiata per un’altra a prezzo da
stratosfera, mentre c’erano sulla piazza immobili molto meno cari. Però non si volle dare un
dispiacere a un amico speciale recentemente acquisito. Ci fu danno erariale? Sarebbe da verificare
con un controllo a lente di ingrandimento potenziata e interessata a scoprire la realtà. Come ultima
tappa di questa tornata abbiamo avvistato i paesi baltici, dove abbiamo saputo che ci sono problemi
di proprietà dubbia con società creata ad hoc. Varrebbe la pena di fare una visita di controllo, come
si deve, da quelle. A questo punto, purtroppo, bisogna riconoscere che il nostro già glorioso
ispettorato, nobile ma oggi elefante stanco e decaduto che gira in frak tra l’indifferenza generale.
Occorrerebbe un cambio di guardaroba: dalla feluca diplomatica alla toga giudiziaria. Confidiamo
nelle autorità politiche affinché possano realizzare l’indispensabile passaggio alle toghe, come
promesso. Senza controlli, LA FESTA CONTINUA. Alla prossima trasvolata
Marinella
Riforma ISE
Fermi tutti….lasciate lavorare l’Amministrazione !
Con un messaggio “tempestivo” il Direttore Generale smentisce le proiezioni circolate relative al nuovo calcolo dell’ISE e invita a pazientare (fino a quando?) in attesa che vengano comunicati i calcoli che l’Amministrazione sta predisponendo sulla base di “coefficienti certificati”.
Nel frattempo prendiamo atto che per ridurre il capitolo ISE si intende procedere con riduzione del personale all’estero, con slittamenti nei trasferimenti e con riduzione dell’ISE individuale.
Se questi sono gli orientamenti non c’è da stare troppo tranquilli!
Apprezziamo la volontà espressa di contrastare la soluzione, prospettata da alcuni (indovinate chi), di lasciare invariata l’ISE diminuendo il numero delle strutture all’estero e la presenza del personale di ruolo (indovinate di quale personale si tratta).
Siamo però rimasti sconcertati dall’affermazione secondo cui la presenza del personale di ruolo all’estero è giustificata dalle “legittime aspirazioni del personale di poter servire all’estero” e non già dalla necessità di continuare a dotare la nostra rete all’estero delle professionalità e delle funzioni che esplica tale personale e che consente di rispondere alla forte esigenza di proiezione internazionale del Paese e alla richiesta di servizi qualificati da parte della collettività all’estero.
Il messaggio che voleva essere rassicurante non ha raggiunto il suo scopo.
Il personale rimane nell’incertezza e continua ad essere giustamente preoccupato.
Restiamo quindi ancora in attesa, ma la pazienza nostra e di tutto il personale è ormai agli sgoccioli, di conoscere il lavoro portato avanti dall’Amministrazione su una questione che riveste particolare importanza per tutti – per quelli che sono già all’estero e per coloro che intendono partire – e che in generale inciderà sul funzionamento della struttura del Ministero.
Roma, 26 febbraio 2015
angelo
Il Decreto legge 24 aprile 2014, n. 66 aveva un titolo impegnativo: Misure urgenti per la
competitività e la giustizia sociale. L’art. 5 bis fissa il costo del passaporto per i cittadini semplici a
116 euro, di cui 73,50 euro di contributo amministrativo più 42,50 per il costo del libretto.
Non sappiamo se il decreto abbia fatto crescere la competitività del sistema produttivo italiano. Di
sicuro sappiamo che ha fatto diminuire la giustizia sociale alla Farnesina. Infatti, passano pochi
giorni e la casta diplomatica si fa la sua leggina per evitare di pagare il passaporto, richiamandosi
ad un’antica possibilità prevista dalla legge n.1185 del 1967 nella quale è compreso l’art. 3 che
recita: “Il Ministro per gli affari esteri può stabilire che siano rilasciati passaporti diplomatici o di
servizio secondo un regolamento da emanare entro sei mesi dalla pubblicazione della presente
legge.” Sulla base di ciò ecco che lavorando tutto agosto la casta partorisce il nuovo regolamento
che ancora una volta avvantaggia solo i suoi membri. E’ il decreto ministeriale del 29 agosto 2014
che ha un titolo più che burocratico “ Disposizioni per il rilascio dei passaporti diplomatici e di
servizio”. All’Art. 5 comma 6 si dice che:
“Il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale può disporre che il passaporto
diplomatico sia mantenuto con validità decennale:
a) al termine del servizio, ai funzionari della carriera diplomatica che hanno raggiunto il grado di
ministro plenipotenziario o hanno svolto le funzioni di capo di rappresentanza diplomatica;
b) al termine del servizio, ai dirigenti di prima fascia del ministero degli Affari Esteri e della
Cooperazione Internazionale (MAECI: il famoso sternuto!);
c) al coniuge, anche superstite, dei funzionari di cui alle lettere a) e b)”.
In pratica con questo DM si riconosce che i diplomatici non sono cittadini come tutti gli altri, il
passaporto diplomatico è cosa loro e della loro famiglia anche se non esercitano più le funzioni
diplomatiche. Sono superiori persino al Presidente della Repubblica, cui il passaporto diplomatico
viene ritirato appena cessato dal mandato! Come si giustifica ciò?
Ora interviene la circolare n. 2 del 19 febbraio 2015 della Funzione pubblica firmata dal Ministro
Madia che si è proposta di favorire “il ricambio e il ringiovanimento del personale delle pubbliche
amministrazioni”. Niente più incarichi ai pensionati, come previsto dall’art. 6 della legge n. 114
dell’11 agosto 2014 che ha convertito il DL 90/2014. La legge d’ora in poi fa divieto di attribuire
incarichi ai lavoratori pubblici collocati in quiescenza. E allora perché dare il passaporto diplomatico
a dei pensionati? Che senso ha?
Il Ministro Gentiloni, però, ha ora l’occasione di esercitare un’azione moralizzatrice e di giustizia
sociale, proprio come vuole il succitato DL: non la lasci sfuggire ed eserciti il suo potere di ministro
degli esteri per NON concedere il passaporto diplomatico a chi va in pensione e per ritirarlo – a lui
ed ai suoi cari – a chi in pensione c’è già andato. Tra l’altro, se si ritira il tesserino di accesso al
palazzo ai pensionati parificandoli a soggetti estranei al MAE, a maggior ragione bisogna
ANONIMO
Chiamateli come volete: casta, oligarchia, nomenclatura, potentato, papaveri, mandarini, bramini. La definizione scelta da Corrado Giustiniani, per venticinque anni inviato speciale del Messaggero , è Dinosauri (Sperling & Kupfer): «Li ho chiamati così nella speranza che si estinguano. Ma poiché hanno 50 anni di media, credo che dovremo aspettare». In Italia, ci sono persone che diventano ricche coi soldi pubblici, che hanno bonus e privilegi pur non producendo risultati. E questo accade ovunque: nei soliti Camera e Senato, nei ministeri e a Palazzo Chigi, in Rai e alla Banca d’Italia, alla Corte costituzionale e nel parastato, nelle 19 Authority e nelle agenzie fiscali, nelle Regioni (la Sicilia in primis ) e in tutti gli enti locali dove si muova una scartoffia: 200mila dirigenti sulla carta, 70mila con compiti effettivi. Singolare che a promuovere l’aumento dei loro stipendi siano stati proprio due uomini di centrosinistra: Massimo D’Alema e Giuliano Amato.
Giustiniani la chiama «La grande abbuffata». Hanno in media 52 anni e sette mesi e guadagnano poco meno di 300mila euro l’anno. Succede, dunque, che nel ministero delle Politiche agricole un capo di gabinetto guadagni 275mila euro mentre l’omologo britannico 192mila (il 43% in meno). Che i nostri tre capi di dipartimento guadagnino in media 287mila euro a testa (il 70% in più che in Inghilterra). Che nel ministero degli Affari esteri il segretario generale della Farnesina prenda 301mila euro l’anno (il 15% in più dell’omologo britannico). Che il capo di gabinetto sia a 240mila e quello britannico a 151mila. Che i nostri otto direttori generali abbiano una paga media di 240mila euro mentre sempre in Inghilterra i loro tre ne guadagnino 164mila. Al ministero dell’Economia idem con patate: i 4 direttori generali percepiscono 289mila euro contro i 154mila degli inglesi. La media degli altri 57 dirigenti di prima fascia è di 176mila euro contro i 110mila dei 17 director general del Regno Unito. Al ministero della Salute il capo dipartimento oscilla attorno ai 240mila euro contro i 192mila dell’omologo britannico. I 14 direttori generali sono a 232mila rispetto 164mila dei soli 5 britannici.
Non parliamo poi della diplomazia extralusso alla quale Giustiniani dedica un capitolo. A parte la Rolls Royce con la quale l’ambasciatore d’Italia in Belgio va a fare shopping, il nostro Paese ha 127 sedi di rappresentanza nel mondo. Un bel carrozzone che ci costa un fottio di soldi. I diplomatici sono 1.019 per 185 ambasciatori con stipendi da 320mila euro l’anno. L’ambasciatore italiano a Tokyo guadagna 27mila euro netti al mese, quello a Washington 24mila 600, il plenipotenziario all’Onu 23mila 700.
Ebbene, Sandro Pertini nel 1975 si dimise da presidente della Camera quando seppe che il suo stipendio era inferiore di 200mila lire mensili a quello di un dattilografo di Montecitorio. Da allora è cambiato tutto. Sì, in peggio.
anonimo
Affari Esteri si compiace di aver smascherato l’ennesimo tentativo di colpo di mano della casta diplomatica per aggirare le leggi sul blocco dei concorsi e sistemare i propri cari nei dorati ranghi della diplomazia, tanto cara al contribuente italiano.
Gli emendamenti concepiti nell’ombra della DGRI e passati ai galoppini che pascolano in Parlamento sono stati tutti ritirati. Evidentemente qualcuno nella maggioranza ha capito che non si poteva concedere questa ennesima “marchetta” (copyright Commissione esteri della Camera) alla casta diplomatica.
FLP Affari Esteri vigila e insieme continueremo a batterci per nuovi concorsi delle altre carriere degli esteri, quelle delle aree funzionali, i cui organici sono ormai ridotti al lumicino e che occorre urgentemente far tornare a livelli minimi di sopravvivenza.
Il servizio pubblico ha bisogno del personale di ruolo, l’ossatura del MAE che garantisce il rispetto pieno delle leggi, la trasparenza della gestione, la funzionalità ai bisogni dei cittadini.
Marinella
Vi informiamo che l’Amministrazione ci ha riconfermato che la tassazione deriva non solo dalla modifica della natura del rimborso delle spese di trasferimento – che è ora un contributo – ma anche da quella della normativa fiscale che dal 2012 prevede la tassazione di queste forme di erogazione (rientrano nella categoria anche le indennità di prima sistemazione, di rientro, il contributo per le spese di alloggio) precedentemente non tassate.
Stiamo ulteriormente approfondendo la materia con il nostro avvocato di fiducia, ma da una prima analisi non sembra percorribile l’ipotesi di un ricorso.
E’ evidente che a questo punto – per quantificare la perdita complessiva sull’ISE (cash + tasse) – diventa fondamentale conoscere i coefficienti che l’Amministrazione utilizzerà per la rimodulazione e che, nonostante le ripetute richieste, non riusciamo ancora ad ottenere.
anonimo
Ormai c’è il boom del concorso per il personale a contratto all’estero. Tutte le ambasciate e i consolati stanno richiedendo concorsi a valanga. E, a noi, arrivano a valanga segnalazioni di malaffare. Valanga + valanga = catastrofe del debito pubblico e, soprattutto, fiera dell’illegalità.
L’illegalità più diffusa inizia aggirando le norme di pubblicità sui bandi. Scompaiono le date fissate come termini per riapparire dopo essere state modificate, i bandi vengono affissi dietro la porta dell’ufficio, porta che rimane sempre aperta e quindi… fate voi. Problema universale è poi la costituzione di una commissione indipendente e autonoma nelle valutazioni dei candidati. Tutti si conoscono: si lascia spazio al traffico di influenza e allo scambio di favori. Ci sono commissari o pseudo-commissari aggiunti con figli che partecipano e fanno bingo! Insomma, ci si trasmette il posto per vincolo ereditario, di generazione in generazione. Queste che sono irregolarità per noi e sorgono ad amene piacevolezze e serenità di vita per altri si verificano con una percentuale molto alta di casi, stimata intorno all’80%.
FLP Affari Esteri da sempre chiede, e non smetterà di farlo, che il concorso si tenga a Roma con commissioni vere, composte da membri competenti, autorevoli e indipendenti. E che tutta la procedura sia posta sotto il controllo dell’autorità nazionale anti-corruzione. Tanto per intenderci il dottor Raffaele Cantone, che svolge lo stesso compito per situazioni di analoga esposizione a fatti delittuosi. Questi concorsi infatti coinvolgono centinaia di persone e di posti e valgono centinaia di migliaia di euro. Quindi si tratta di una realtà importante, strategica per il Paese. Oggi un caso unico nella Pubblica Amministrazione dove tutti i concorsi e le assunzioni sono bloccati fino a tutto il 2016. In pratica è l’unica speranza di lavorare in un posto a tempo indeterminato che si apre per i cittadini italiani. In realtà però non è così, perché attualmente i cittadini italiani non possono concorrere non avendo il requisito della residenza.
A questo punto ragioni di legittimità e di opportunità politica portano a concludere che i concorsi per il personale a contratto si svolgano a Roma, con pubblicità online dei bandi e dei termini di concorso. Dove si possono misurare tutti in modo trasparente e così finalmente potrà emergere il migliore.
Ci sarebbe la meritocrazia, sempre invocata, ma al MAE sempre calpestata.
sergio
E’ stato ormai accertato che la nuova normativa che, da circa un anno, disciplina il contributo per le spese di trasferimento ha avuto, e avrà ancora, per diversi dipendenti una ricaduta, a dir poco, devastante sul piano economico.
Da un lato, l’esiguo contributo riconosciuto a quasi tutte le aree funzionali non copre mai per intero le effettive spese di trasporto delle masserizie che, è bene ricordarlo, il dipendente deve affrontare a seguito del trasferimento disposto dall’amministrazione e, per l’altro, le somme erogate che, nonostante la loro indiscutibile natura, costituisce inspiegabilmente reddito, esso contributo ad aumentare l’imponibile di ciascuno con effetti, appunto, devastanti. Basti accennare al fatto che certi dipendenti – per il mese di febbraio 2015 – hanno avuto 1 Euro (un Euro) in busta paga e ad altri è andata ancora peggio: ossia sono chiamati a versare al fisco somme che si avvicinano a 5.000.—Euro (cinquemila Euro) a titolo di conguaglio delle imposte sul reddito. L’amministrazione, in fase di informazione e di discussione sulla novellata normativa, si era assunta solennemente l’impegno di rivederla qualora essa si fosse rivelata inadeguata e, comunque, insopportabilmente penalizzante rispetto alla gestione precedente.
Ciò premesso, la FLP Affari Esteri chiede che, sulla materia, si riapra il dialogo e venga urgentemente avviato un costruttivo confronto tra l’amministrazione le organizzazioni sindacali al fine di individuare i necessari strumenti di correzione della normativa ora in vigore.
terribenni2@gmail.com
Gentile Professore, mi permetto di ricordarle il fatto che il MAECI ha sì applicato la spending review del governo Monti ma unicamente ai danni di lettorati, scuole e corsi italiani all’estero e tutto questo in maniera discrezionale: mentre la scure si è abbattuta pesantemente sul numero degli insegnanti statali (con la scusa che costano troppo…quando un qualunque usciere di consolato percepisce un’ISE superiore a quella di un docente…) Ridurre il numero degli insegnanti statali all’estero da 1054 a 624 non ha prodotto alcun risparmio per le casse dello Stato: si è infatti trattato di una semplice partita di giro. I soldi così risparmiati sono infatti stati girati agli enti gestori dei corsi di lingua e cultura italiana, enti locali che operano senza alcun controllo effettivo della qualità della didattica e che assumono personale in loco con criteri di puro clientelismo. Il tutto grazie ai referenti politici che operano in Parlamento e su cui nessun governo ha avuto finora il coraggio di indagare seriamente.
Anonimo
Gentile Professore,
mi riferisco alla sua segnalazione del 22/09/2014 in calce, circa i programmi Rai di prima serata. È poi riuscito a fare quest’intervista o la macchina dell’ostruzionismo diplomatico è riuscito a bloccarla prima ancora che rilasciasse l’intervista?
Se potesse farci sapere il link per visionarlo in rete Le saremmo grati.
ENRICO
Gli ambasciatori italiani peggio del sindaco di Roma, Ignazio Marino
I ventimila euro spesi più o meno allegramente dal sindaco di Roma Marino per le cene di rappresentanza sono certamente una cifra che ha impressionato molto la stampa e il pubblico. Ma che dire se la cifra fosse 12 milioni di euro?
E’ una cifra spaventosa per delle cene, da stomaci pantagruelici. Eppure, è esattamente quello che hanno speso gli ambasciatori in cene (o “colazioni”, come amano chiamarle loro) e altre rappresentative amenità nello stesso tempo in cui Marino mangiava con gli amici in trattoria. E’ tutto legale, intendiamoci, almeno così dicono i diplomatici italiani, che invece di ridurre i costi e le spese sono riusciti nel capolavoro di moltiplicarsi prebende e privilegi mentre tutti gli altri tirano la cinghia.
E i contribuenti italiani non potranno mai sapere, diversamente da quanto successo con Marino, come sono stati spesi tutti quei soldi. Tutto resta segreto dentro la chiusissima lobby della diplomazia italica. Non ci sono nemmeno le fatture, giacché con una leggina ad hoc – caso unico in tutta l’amministrazione pubblica italiana – il diplomatico si avvale del diritto a non dover produrre alcuna fattura. Basta la parola, la sua, e non c’è magistrato in grado di confrontarla con i fatti.
Eraldo
enrico
Vi è mai capitato di leggere, appunto nei “Fogli di Comunicazioni” che vengono pubblicati dal ministero con cadenza (quasi) mensile, quelle scarne comunicazioni di poche righe con le quali s’informano (a malincuore!) i dipendenti, che sono state accettate le dimissioni dall’impiego rassegnate dal tal consigliere o da un segretario di legazione?
Vi siete mai chiesti come mai alcuni appartenenti alla diplomazia, che hanno senza dubbio un impiego di grande prestigio e un sicuro e roseo avvenire, decidano, così, a metà della loro carriera (ma a volte anche prima) di “rovesciare il tavolo” alzare i tacchi e andarsene per dedicare le loro energie e le loro capacità ad altre attività?
Una risposta a questo interrogativo la si trova certamente leggendo il “Bestiario Diplomatico”, un libro scritto dall’ex consigliere di Legazione Valerio Parmigiani e pubblicato lo scorso febbraio, che descrive con dovizia di particolari – talvolta divertenti ma a volte anche scabrosi e agghiaccianti – com’è trascorsa la vita di un nostro rappresentante diplomatico, inviato in missione in due sedi diplomatiche piuttosto “periferiche” (nella fattispecie Nicosia e Lusaka).
L’esperienza è stata tale da convincerlo a rassegnare le dimissioni al termine della sua missione nella seconda sede, e cioè dopo appena 10 anni dalla sua entrata in carriera al MAE, e se avrete voglia di comprare il libro e la pazienza di leggerlo non vi sarà difficile scoprire il perché.
Noi abbiamo trovato nel libro la conferma di cIl primo:
“Se vogliamo procedere con ordine, questa storia ha inizio con un telegramma : Si sa che, in genere, la compilazione di certi testi incoraggia l’uso di soluzioni lessicali non comuni, ma lì eravamo davvero ai limiti del cuneiforme, e se la notizia non mi fosse già arrivata in precedenza attraverso il tam tam ufficioso dei compagni di corso avrei potuto credere che quel messaggio originasse da una dimensione parallela dispersa nello spazio interstellare. Certo, col senno di poi, è facile argomentare che un linguaggio così poco fluido e colloquiale nascondeva elementi sufficienti per mettermi in guardia su quanto mi aspettava”.
E il secondo:
“.
francesco
Caro prof., alla notizia delle tue dimissioni c’è stato un lungo applauso e qualcuno del Ministero ha stappato bottiglie. Tu sei andato via e l’unica voce che dava fastidio ora si e’ spenta definitivamente.
giovanni
La sorpresa spunta in un comma scovato dal sindacato Federazione lavoratori pubblici nelle pieghe della Legge di stabilità appena approdata al Senato. Che secondo i rappresentanti dei lavoratori aggirerebbe il divieto per la pubblica amministrazione di fare nuovi concorsi “in presenza di una graduatoria precedente e ancora valida”. Un “regalo per l’ultra-casta dei diplomatici”.
Obiettivo ufficiale, secondo Palazzo Chigi: «potenziare la rete diplomatica per far fronte ai sempre maggiori impegni internazionali». Vero disegno, secondo Flp: assumere «un numero esorbitante di diplomatici» scavalcando «le autorizzazioni previste dalla legge». Possibile? Assolutamente sì, secondo l’organo di rappresentanza. Perché «i concorsi devono essere autorizzati dalle competenti autorità amministrative, come la Funzione Pubblica, e controllati dai competenti organi contabili, come la Corte dei Conti», assicura il sindacato degli impiegati della Farnesina; solo che questo sembra venga praticamente bandito alla chetichella, tramite un oscuro comma della legge di stabilità che aggira persino il divieto per la pubblica amministrazione di fare nuovi concorsi «in presenza di una graduatoria precedente e ancora valida». E come stupirsene? Quella dei diplomatici è l’ultima, vera, grande casta della pubblica amministrazione italiana. E guai a chi ne tocca i privilegi.
stipendi d’oro! Tenetevi forte. Lo stipendio d’ingresso, con la qualifica di segretario di legazione, è di 62 mila euro lordi l’anno, ben 5 mila euro lordi al mese, contro i 1.200 netti di un impiegato medio della Farnesina. Basta diventare caposezione, e con un po’ di fortuna basta un anno, per guadagnare 81 mila euro. Da consigliere d’ambasciata si arriva a 181 mila, e da ambasciatore (purtroppo c’è il tetto, che vale anche per il segretario generale e tutti i vertici della Farnesina) a 240 mila. E il tutto senza nemmeno scomodarsi a metter piede fuori dall’Italia. Infatti, ben 370 diplomatici sui 932 (un numero di feluche in effetti ragguardevole se paragonato ad altri paesi) lavorano alla sede centrale di Roma, “non si sa bene a fare cosa”, secondo i(l) sindacati(o); All’estero ci stanno solo in 503, poco più della metà. Ma neanche loro possono lamentarsi del trattamento, che è principesco: per il nostro ambasciatore a Tokyo, con moglie e due figli, un volantino sindacale (ovviamente di FLP) rivelava un’Ise di 264.528 euro l’anno, a cui bisogna aggiungere la residenza gratis (con relative bollette e personale domestico), l’auto di servizio (con tanto di autista), e le spese di rappresentanza senza obbligo di rendicontazione. Se per Ignazio Marino è scattato l’impeachment per qualche migliaio di euro di cene di rappresentanza, per l’ultra-casta c’è invece una franchigia di 12 milioni: «E’ esattamente quello che hanno speso gli ambasciatori in cene (“o colazioni” come amano chiamarle loro) e altre rappresentative amenità», sostiene in un comunicato Eraldo Fedeli, coordinatore del Flp Affari Esteri. Ed è tutto legale, intendiamoci: «I contribuenti non potranno mai sapere, diversamente da quanto successo con Marino, come sono stati spesi quei soldi. Tutto resta segreto dentro la chiusissima lobby della diplomazia italica. Non ci sono nemmeno le fatture, giacché con una leggina ad hoc – caso unico in tutta l’amministrazione pubblica italiana – il diplomatico si avvale del diritto a non dover produrre alcuna fattura». Basta la parola: la sua.
Alla carica! L’ultra-casta, per l’appunto. Che non si esaurisce mai, nemmeno con la pensione. Ne sanno qualcosa tanti ambasciatori a riposo, da Giovanni Caracciolo di Vietri segretario generale dell’Ince, a Claudio Moreno che per le sue fatiche ha incassato 30 mila euro al mese per 26 mesi in aggiunta alla ricca pensione. E non è certo rimasto indietro Leonardo Visconti di Modrone, ex capo del Cerimoniale del ministero, chiamato ad occuparsi della «predisposizione logistica e protocollare degli eventi» per il semestre europeo guidato da Matteo Renzi.
giovanni
Nelle sedi americane è in voga, da parte di alcuni consoli, il pagamento dei canoni d’affitto in contanti:
ci domandiamo, cosa nasconderà mai questa stranezza? E, ancora: da chi viene controllato il contratto
del controllore? Aspettiamo, (invano?) risposte da coloro che hanno ideato la “splendida solo per alcuni“
riforma dell’ISE. Pensate che chi porta il demerito di cotanta riforma contava, seriamente, di essere la
destinataria di un riconoscimento tangibile: sembrerebbe che le sia andata male!
Finalmente, l’amministrazione sta mettendo mano alla già piccionaia per trasformarla in un box moderno
e funzionale, dopo che per due anni abbiamo ripetutamente segnalato l’indecenza di quella garitta. Meno
male, perché sanare la situazione stavamo per lanciare una raccolta fondi abbinata ad una lotteria!
Errata corrige: nell’ultimo numero della mongolfiera, dietro previsa segnalazione, avevamo messo in
dubbio – usando l’accorgimento del condizionale – le conoscenze linguistiche della persona risultante
vincitrice dell’ultimo concorso per contrattista a Vancouver: il presidente della commissione del
concorso ci fa sapere che l’informazione era errata. E ciò basta a convincerci che l’affermazione del
funzionario meriti più credibilità rispetto al nostra fonte primaria.
Proposte della FLP Affari Esteri:
giovanni
carissimo professore,
al ministero affari esteri non cambia nulla….solo operazioni cosmetiche e nulla più…vedasi quanto guadagna l’ambasciatore d’italia a tokio e si accorgerà che non è cambiato nulla……