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L’euro, la lira e il falso mito della sovranità *

Chi si oppone alla moneta unica contesta la mancanza di sovranità rispetto alle politiche monetarie ed economiche. Ciò che spesso non viene considerato è che la sovranità è un falso mito e che queste politiche sarebbero efficaci solo a determinate condizioni.

Questa tesi [Uscendo dall’euro si possono recuperare spazi di sovranità per la politica monetaria e per le altre politiche economiche. Si potrebbero così adottare misure efficaci a sostegno dei paesi membri] parte dall’ipotesi che prima dell’euro i paesi fossero pienamente sovrani nella conduzione della politica economica, in particolare quella monetaria. Questa ipotesi è certamente valida per la Germania. Rinunciando al marco, i tedeschi hanno accettato di non avere più il controllo sulla propria moneta. Per la maggior parte degli altri paesi, la sovranità monetaria era di fatto inesistente prima dell’euro, poiché mantenevano uno stretto rapporto di cambio tra le loro monete e il marco. Le decisioni delle rispettive banche centrali seguivano di pochi minuti quelle della Bundesbank.  Adottando l’euro, questi paesi hanno in realtà guadagnato – e non perso – sovranità, poiché hanno ora il potere di designare un membro del Comitato direttivo della Bce. Ritornare alla situazione precedente all’euro non garantirebbe dunque a nessuno, eccetto che alla Germania, di recuperare sovranità e di poter gestire la propria moneta in modo indipendente.

DEPREZZAMENTO DELLA MONETA

Disporre della propria moneta consentiva comunque di modificare il tasso di cambio, il che non è più possibile con l’euro. È però illusorio pensare che prima dell’euro le autorità monetarie potessero decidere autonomamente il rapporto tra le loro monete.  I tassi di cambio vengono determinati in larga misura dalle forze di mercato, che possono spingere le monete su valori non in linea con i fondamentali dei rispettivi paesi. Questo è il vero motivo per cui le autorità monetarie  sono spesso intervenute in passato con misure restrittive, per contrastare un deprezzamento considerato eccessivo della moneta, producendo effetti recessivi sul sistema economico. Per chi ha la memoria corta, basta esaminare l’evoluzione recente della politica monetaria nei paesi emergenti come la Turchia, il Brasile o l’India. La fuoriuscita di capitali, provocata in particolare dal cambiamento dell’impostazione della politica monetaria negli Stati Uniti, oltre alle incertezze politiche interne, ha determinato un forte deprezzamento del cambio con effetti sull’inflazione e sui rendimenti a lungo termine. Le banche centrali hanno dovuto aumentare i tassi d’interesse per arrestare l’emorragia di capitali, nonostante il rallentamento congiunturale in corso. In altri casi, tuttavia, come nel Regno Unito o in Svezia, il deprezzamento del tasso di cambio avvenuto durante la crisi  è stato contenuto e non ha dato luogo ad un aumento dei tassi d’interesse.

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L’ILLUSIONE DEL RITORNO AGLI ANNI ‘70

La svalutazione del cambio consente di recuperare competitività quando non dà luogo ad inflazione interna. La manovra è credibile se la banca centrale è indipendente, con un obiettivo ben definito in termini di stabilità dei prezzi. Inoltre, il mercato del lavoro deve essere sufficientemente flessibile da evitare che i salari vengano indicizzati all’inflazione importata, il che vanificherebbe gli effetti della svalutazione. La finanza pubblica deve essere infine sotto controllo, ed evitare il rischio di un avvitamento del debito.
In sintesi, una svalutazione del cambio può essere utile per far fronte a shock asimmetrici, che avvengono di rado, solo a certe condizioni. Non è efficace invece se viene usata ripetutamente per cercare di stimolare la crescita e finanziare il debito pubblico, come vorrebbe chi propone di uscire dall’euro. Esaminando con attenzione le tesi di chi in Italia chiede di uscire dall’unione monetaria, ci si accorge che l’intenzione è quella di tornare alla situazione precedente al divorzio tra la Banca d’Italia e il Tesoro nel 1981, quando la politica monetaria veniva usata come strumento per garantire bassi tassi d’interesse ai prenditori di fondi, in particolare lo Stato. In un contesto di integrazione finanziaria, con piena mobilità dei capitali, ciò non è più possibile. L’utilizzo della moneta per finanziare gli Stati darebbe luogo a svalutazioni successive e a fughe di capitali, con il risultato di far salire i tassi d’interesse su livelli significativamente più elevati, come era il caso poco prima dell’euro. Per tornare a una situazione come quella degli anni ’70, come desidera chi vuole uscire dall’euro, bisognerebbe ripristinare i controlli sui movimenti di capitale, per impedire ai cittadini di investire all’estero e obbligarli a usare i loro risparmi solo in titoli nazionali, anche se sono più rischiosi e con minore rendimento. Bisognerebbe, inoltre, costringere il sistema bancario ad acquistare titoli di Stato, imponendo vincoli di portafoglio come quelli che venivano usati in quegli anni. Queste misure non sono compatibili con l’attuazione di un mercato integrato come quello che è stato realizzato negli ultimi 20 anni in Europa. Chi propone di uscire dall’euro, e di ripristinare le condizioni istituzionali degli anni ’70 propone in realtà che l’Italia esca dall’Unione Europea.
La decisione di adottare una moneta unica è stata presa proprio alla luce dell’esperienza degli anni ’70 e ’80, quando i paesi europei si sono accorti che il concetto di sovranità monetaria era in larga parte illusorio. All’interno di una unione economica, con piena integrazione dei mercati, le politiche monetarie si condizionano a vicenda, e il ruolo predominante viene esercitato dall’economia più grande e dalla moneta più stabile.  Prima dell’euro era il marco la moneta di riferimento,  anche per gli investitori internazionali. Il valore delle altre valute era influenzato dalle decisioni della Bundesbank, prese in base agli interessi tedeschi. Il sistema monetario precedente all’euro era pertanto fortemente asimmetrico, e l’onere dell’aggiustamento ricadeva esclusivamente sui paesi in disavanzo.
In sintesi, è un’illusione pensare che fuori dall’euro un paese come l’Italia riuscirebbe ad un tratto a recuperare piena sovranità monetaria, senza pagare alcun costo.

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*  Dal volume in libreria in questi giorni “33 False Verità sull’Europa”, Il Mulino.

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94 commenti

  1. PhilipMichaelSantore

    Nessuno vuole tornare agli anni 70, ma bensì agli anni 90: fra il 1993 e il 1996, cioè quando la Lira fluttuava liberamente e la Banca d’Italia decideva la politica monetaria in base al quadro macroeconomico della nazione le cose andavano così male?
    Risulta poi a Bini Smaghi che la Banca d’Italia in quegli anni facesse shadowing della Bundesbank?

    • michele

      Il debito pubblico è figlio di quel periodo e pagavamo un botto di interessi sul debito.

    • Amegighi

      Beh, corrispondono esattamente agli anni in cui è maggiormente cresciuto il debito pubblico raggiungendo il massimo (ritoccato poi dopo il 2008 con le ben note conseguenze e il rischio default), in cui l’inflazione non si è per niente ridotta, e in cui la svalutazione avrà fatto bene a qualcuno (ricordo che il famoso “boom” del NordEst partì allora e, forse, o non solo, per motivi puramente di prodotti), ma non a tutti, visto che allora (come ora) dipendevamo fortemente dall’importazioni di materie prime pagate in dollari. Personalmente ricordo di essere andato in USA con la lira a 1200 e tornato con la lira a 1700. Veda Lei.
      Penso che in una economia globale strettamente interconnessa, dove le merci, soprattutto tecnologiche, sono sempre più spesso prodotte in più paesi, il trucchetto della svalutazione funzioni sempre meno.
      Funziona produrre beni di elevato livello tecnologico che non possono essere fatti nei paesi emergenti. Questa è la ricetta per ripartire. E ciò si ottiene con la Ricerca e lo Sviluppo, da una parte, e con “lavoratori” sempre più specializzati e di livello, dall’altra. Gli USA lo hanno capito, così come la Germania, e, in parte, l’UE con il sistema integrato della Ricerca Scientifica.Tutto il resto, a mio parere, è pura utopia, dal momento che: 1) in Cina, già ora, spendono il 5% del mostruoso PIL in Ricerca e Sviluppo 2) esisteranno sempre dei paesi che produrranno gli stessi beni di livello medio/basso a costi inferiori.
      Con le scarpe e le borsette non si tiene in piedi un paese, nonostante qualcuno pensi sia vero.

    • Mic

      Ma santo cielo, eravamo praticamente già nell’euro, in quegli anni, nel senso che i trattati erano già stati firmati e questo ci aveva “costretti” (per fortuna, aggiungo) a prendere provvedimenti serrati per rispettare i parametri previsti ed entrare a far parte della moneta unica. La “prospettiva” era quella, e i mercati (che comandano, volenti o nolenti, e se non ci va torniamo all’Italia autarchica di Mussolini, che ammetto era pur sempre Imperiale) ci stavano in qualche modo mandando segnali positivi, in vista appunto di una nostra possibile “redenzione” finanziaria. Poi, ovviamente, abbiamo fatto tutto fuorché approfittare dei vantaggi dell’Euro, e adesso, come sempre, tipicamente da italiani, diamo la colpa a tutto e tutti fuorché a noi stessi.

    • nextville

      Nessuno? Leggi gli argomenti dei no-euro e vedi che ogni problema viene risolto con “la banca centrale stampa moneta” e con le illusioni: di controllo del cambio e che gli altri restino fermi a guardare.
      Dal 93 al 96: la Bundesbank era la banca centrale dominante in Europa già da decenni. Se la Bundesbank alzava i tassi (perché queste erano le sue esigenze interne mentre, poniamo, quelle italiane potevano essere l’opposto) la Banca d’Italia era costretta a fare altrettanto, altrimenti accadevano le seguenti cose: risucchio di capitali verso la Germania, caduta della lira e spinte inflazionistiche.
      E questo è tanto più grave quanto più un paese è messo male in termini di alto debito e bassa produttività.

      Per una esemplificazione recente basta vedere cosa succede alle monete dei paesi emergenti quando la FED comincia il tapering: le banche centrali degli emergenti sono costrette ad alzare i tassi (con effetti recessivi) per non veder crollare la moneta. Evitare questo genere di caos è stata del resto la ragione che a suo tempo ha spinto verso Bretton Woods (1944-1971 cambio fisso col dollaro legato all’oro) dopo i disastri degli anni 30 (svalutazioni competitive a catena e dazi montanti che alla fine danneggiavano tutti): negli anni del miracolo economico l’Italia aveva un sistema di cambi fissi.

      In altre parole: è come illudersi di essere tutti più liberi in una situazione di anarchia. Non è così: nell’anarchia non c’è più libertà per tutti, c’è la legge del più forte. Solo il più forte è relativamente più libero che in un sistema di codecisione. E ricordo che il Governing Council della BCE ha oggi 24 membri: i 18 governatori delle banche centrali degli stati membri + 6 membri del direttorio, con presidente italiano. E in tale Governing Council la Bundesbank vale 1 voto ed è stata ripetutamente messa in minoranza.
      L’unico paese che ha veramente perso sovranità monetaria è la Germania, anche se certamente la cultura della BCE conserva un forte DNA tedesco di stabilità monetaria. Il che è garanzia per tutti noi di non avere la solita politica che spende e spande e frega il popolo bue con l’inflazione.

      • cala mar

        “Dal ’93 al ’96: la Bundesbank era la banca centrale dominante in Europa già da decenni.” Amico mio, la Bundesbank era la banca centrale di riferimento perché i cambi erano (quasi) fissi, e quindi se la Bundesbank alzava i tassi gli altri per mantenere il livello di cambio gli dovevano andare dietro. Fino a che lira e sterlina sono costrette a uscire dallo Sme.

        • nextville

          Amico mio, guarda cosa succede agli emergenti oggi: non hanno nessun obbligo di tenere la loro moneta legata al dollaro, ma se i capitali fuggono provocano un tonfo della moneta, sono costretti ad alzare i tassi anche a costo di andare in recessione, perché altrimenti i costi delle importazioni diventano insostenibili per l’economia e importano inflazione a go go.

          • PhilipMichaelSantore

            Andiamo al nocciolo della questione: se come dice lei prima dell’Euro la Bundesbank decideva il tasso d’interesse e le altre erano costrette ad andarle dietro, evidentemente oggi la BCE decide il tasso d’interesse e la Banca d’Inghilterra si comporta allo stesso modo, giusto? Oppure le cose stanno diversamente?

            Poi, come lei ha giustamente osservato, il problema di questo periodo capita ai paesi emergenti. L’Italia non lo è.

            E inoltre essi, fra loro la Turchia per esempio, tengono la moneta “legata al dollaro”. Già: ma allora perché la Turchia non tiene la sua moneta legata all’Euro? Dopo tutto la Turchia fa parte dell’unione doganale europea e il suo interscambio con noi è enorme. E l’Euro forte dovrebbe essere una moneta migliore cui ancorarsi del dollaro debole, dato che farlo farebbe scendere il costo delle importazioni delle materie prime, giusto?

            Il paragone con la Turchia può essere applicato all’Italia: perché dobbiamo ancorare la nostra moneta al Marco tedesco invece che al dollaro o alla sterlina?

          • cala mar

            E’ indubbio che una misura che andrebbe presa è il controllo sui movimenti dei capitali.

      • Lisa Stanton

        Che ogni problema venga risolto con “la banca centrale stampa moneta” lo dici tu. E’ ovvio che ci sono diverse fasi, quella iniziale comporterà un sostegno alle imprese perché la produzione (in specie expo) dovrà ripartire, poi ripartirà l’occupazione e la domanda interna e, solo a questo punto, si farà tutto quello che occorre per favorire il ritorno delle grandi aziende e delle Pmi che hanno delocalizzato, etc. Leggi Il tramonto dell’euro.

    • Lisa Stanton

      Perché gli anni ’70, nonostante l’inflazione, non registravano una crescita di diritti e di ricchezze che fece di noi per un certo tempo la 4a potenza industriale al mondo? In Italia la crisi (vera) si è vista subito dopo la guerra (per ovvi motivi), col primo aggancio allo Sme e nel ’96 con Ecu. Negli ultimi 15 anni abbiamo perso quasi il 30% di capacità industriale. Amen

  2. Arturo

    Ormai l’euro è destinato a scomparire. Tutti gli economisti hanno sempre concordato che l’uso della moneta a cambio fisso tra paesi organizzati diversamente, con economie diverse sarebbe stato un fallimento per i periferici ed un arricchimento per i centrali. Vorrei rammentare che il Sig. Napolitano, ns. presidente della repubblica, commentava che l’ingresso nello SME con il cambio fisso sarebbe stato per l’Italia un danno a favore della Germania. Quelli che difendono l’euro e ci dicono che ci vorrebbe più Europa, mi preoccupano così come un signore che si chiama Monti quando afferma che la situazione in Grecia ( popolazione che non accede alle cure, mortalità infantile in crescita, etcc. etcc.) è la dimostrazione del successo dell’euro. Una affermazione di tale gravità. Eravamo la quarta potenza mondiale e ci ritorneremo. La Germania perderà anche questa guerra.

    • Sono pienamente d’accordo: tutti oggi si dimenticano il passato. Napolitano, oggi ha fatto più danni di una guerra: il suo passato al parlamento europeo lo ha rovinato.

  3. Lisa Stanton

    Noto la presenza di lievi imprecisioni: basta guardare UK e sterlina nell’ultimo decennio per capirlo.
    L’utilizzo della moneta sovrana non serve a finanziare gli Stati, serve a far ripartire la domanda interna stagnante e, unitamente all’inevitabile aumento delle esportazioni, dare ossigeno alle PMI.
    Il nostro debito pubblico è assolutamente sostenibile, il nostro problema è il debito privato.
    Perché noi, storicamente votati all’export molto più dell’UK, dovremmo aver paura di una modesta svalutazione?
    Possibile che la sterlina ha svalutato del 30% nel 2008, bruciando oltre 1000mld in mano ai creditori esteri, e nessuno si è accorto di niente?

    • nextville

      Infatti la crescita del Regno Unito è tutta basata sul debito, sui consumi privati a debito e sul forte rischio di bolla: i prezzi delle case a Londra sono tornati a livelli folli. Queste sono le ricette che hanno portato alla crisi 2007-2008, pompata dalla Fed. Ma ovviamente la politica vuole sempre e solo la crescita a breve termine, qualsiasi cosa succeda poi nel lungo periodo.

      • Lisa Stanton

        Quindi anche la crescita di Polonia, Giappone, Ungheria, insomma di tutto il mondo tranne l’eurozona è colpa di casta, cricca e corruzione? Dovreste essere razionali con la mente rivolta alla verità.

    • giulioPolemico

      “Il nostro debito pubblico è assolutamente sostenibile” Per come la vedo io, il nostro debito pubblico, soprattutto per un Paese alla deriva come il nostro (corruzione, mafia, meridione arretrato, nessun interesse per la scienza e quindi nessuna speranza per il futuro) non è affatto sostenibile. E senza conti a posto non si va da nessuna parte. Alla fine se ne accorgeranno anche gli Usa, sebbene loro abbiano la supremazia nella scienza, cosa che permette loro di imbarcare debito pubblico (ebbene sì, essere più avanti degli altri pone in posizione di forza e bilancia debolezze, come quella del debito pubblico). Per tradizione storica in Italia è invece sempre stato il debito privato a essere sostenibile, perché in un Paese che non ha mai funzionato gli italiani hanno sempre risparmiato per supplire da soli alle carenze del servizio pubblico (ad esempio nella sanità).

  4. Marco Ruffini

    Dice ” Il sistema monetario precedente all’euro era pertanto fortemente asimmetrico, e l’onere dell’aggiustamento ricadeva esclusivamente sui paesi in disavanzo. ”
    (E certo, ma l’aggiustamento lo devi fare se tieni il cambio fisso! Non se lo lasci fluttuare)

    Ma soprattutto viene da domandarsi perché invece il sistema monetario con l’euro com’è?!
    Uguale! L’onere dell’aggiustamento ricade esclusivamente sui paesi in disavanzo.

  5. Prima dell’euro i paesi avevano la disponibilità della politica monetaria, basta vedere la rottura dello Sme, anche nel breve periodo dello Sme, i singoli paesi aderenti avevano il controllo della politica monetaria, dovevano solo garantire il cambio della loro valuta nella banda stretta o in quella più larga.
    In ogni caso l’esempio dello Sme deve fare riflettere, abbiamo avuto con lo Sme un’area valutaria con il cambio quasi fisso, è durata poco tempo; abbiamo oggi una area valutaria con il cambio fisso, stiamo vedendo cosa sta accadendo, si cerca di resistere con politiche di bilancio di rigore, si precipita sempre di più per salvare una politica di cambio fisso, che in questo momento fa felici solo le istituzioni finanziarie e le imprese multinazionali, ma non le imprese dell’economia reale. Il fatto di avere inserito un membro nella Bce non è una conquista, oggi la politica della Bce viene dettata dalla Merkel e ciò lo sa benissimo Smaghi.
    Ricordo che prima dell’euro la Germania era infastidita delle nostre continue svalutazioni, impediva loro di penetrare il nostro mercato e permetteva a noi di continuare ad esportare nel loro paese, con l’euro, basta vedere i conti la Germania è passata da un bilancio di deficit della bilancia dei pagamenti tra i paesi euro ad un surplus che ad oggi ha raggiunto la soglia di 1400 miliardi di euro, questa somma non è altro che esportazioni mancate dei paesi meridionali verso la Germania.
    Una politica monetaria espansiva sicuramente avrà effetti sul cambio della valuta, basta vedere il dollaro, la politica monetaria espansiva della Fed mantiene il dollaro ad un rapporto con l’euro sopra la parità, ricordo che all’inizio dell’adozione dell’euro si aveva la parità con il dollaro, la sua svalutazione sull’euro non è dovuta dagli scambi commerciali tra i paesi ma solo alla politica espansiva della Fed, mentre la Bce ha sempre sterilizzato tutte le politiche monetarie espansive ( sul punto basta vedere i passivi del bilancio delle due banche centrali, la Fed negli ultimi tre anni ha incrementato la base monetaria di oltre 3000 miliardi, mentre la Bce ha fatto solo gli Ltro sterilizzati che ha fatto crescere solo il passivo, ma non la liquidità).
    I sostenitori dell’uscita dall’euro, in primis sono quelli che vogliono cambiare la politica monetaria della Bce, la minaccia dell’uscita serve a fare cambiare la politica monetaria alla Merkel, basta vedere ciò che è successo in America o Inghilterra dove un vero allentamento della politica monetaria ha portato alla crescita del Pil e alla diminuzione della disoccupazione, ciò è quello che si vuole, tutti tengono all’Europa, ma nessuno vuole l’impero tedesco, naturale che la Merkel non vuole una politica monetaria espansiva, loro hanno il dogma della valuta forte, considerano l’euro come il marco ( a mio avviso dovrebbero essere loro che devono uscire dall’euro e tornano al loro marco forte).
    Con l’euro tutti i paesi dell’area euro hanno visto aumentare i loro debiti, ciò significa che è impossibile pagare il debito accumulato con la politica di bilancio, necessità del colpo di spugna della politica monetaria, alla fine ridurre di 5000 miliardi di debito pubblico in un decennio, acquistando sul secondario proquota i debiti statali dei paesi euro, sicuramente allenta la morsa del debito su tutti gli stati porta il costo del debito uguale per tutti gli stati, fa salire l’inflazione al 2% ( anche se vi è uno sforamento, l’importanza e’ che il tasso tendenziale rimanga al 2%, per rispettare il mandato della Bce). Tale manovra riporta ala parità anche il cambio dell’euro sul dollaro con tutti i miglioramenti dell’export sull’America.
    Draghi, cosa fa annuncia, nel 2012 ha detto faro tutto per salvare l’euro, ieri ha detto faremo un QE di 1000 miliardi, ma sono solo parole, si ha fatto una cosa ha cessato la sterilizzazione sugli acquisti fatti da Trichet nel 2011, ben poca cosa per la liquidità, oggi la liquidità e il freno dell’economia reale.

    • Maurizio Cocucci

      Ma è sicuro di ciò che ha scritto? Che la politica della Bce sia dettata dal governo tedesco è ridicolo, intanto perché la Germania è nota per avere da sempre un modello quasi unico dove la politica monetaria e quella fiscale sono nettamente separate. La Bundesbank ad esempio non era nemmeno prestatore di ultima istanza, ovvero non era tenuta ad intervenire nel caso un istituto finanziario fosse in difficoltà. Ha mai sentito parlare di modello Bundesbank? E’ quello che poi è stato trasferito alla Bce, ovvero una banca centrale che è completamente indipendente nelle scelte di politica monetaria. Questa era la condizione posta dai tedeschi all’ingresso nella moneta unica voluta in particolare dalla Francia preoccupata dalla possibile egemonia tedesca dopo la riunificazione. Infatti la condizione al benestare alleato (ma voluto più di tutti da Mitterand) alla riunificazione tedesca fu quello di introdurre anticipatamente rispetto ai tempi previsti la moneta unica e che la Germania vi aderisse. C’è voluto tutto il prestigio del cancelliere Kohl per far accettare ai tedeschi questa scelta, visto che gran parte di loro oltre ad essere fedeli del Deutsche Mark temevano che la nuova moneta potesse assomigliare alla lira. Dato che non ci furono obiezioni la Germania ottenne quanto richiesto e a garanzia, diciamo formale, ottenne che la sede fosse sul suo territorio. Tenga però conto che dal suo inizio attività non c’è stato un solo presidente tedesco, anzi ne abbiamo oggi uno italiano. E un altro italiano è ai vertici dell’Eba (l’Autorità Bancaria Europea), quindi è più verosimile se sono i tedeschi a dire che il settore monetario e finanziario europeo dipendono dagli italiani che non viceversa.
      Per ciò che concerne i dati sul commercio li riguardi bene, la maggior parte del surplus commerciale la Germania oggi lo effettua fuori dell’area euro e buona parte verso i Paesi extra europei. In Cina la Volkswagen ha venduto nel 2013 2,4 milioni di autoveicoli, Audi 470 mila, Bmw 374.000, Fiat 43 mila. Sarebbe dovuto all’euro questo divario?

      • Le idee sono personali, ognuno ha le due. Oggi pochissime persone credono che la politica monetaria non sia influenzata dalla Merkel, ma i dati dei surplus purtroppo non sono idee, sono dati da tutti criticati e condivisi: la Germania con l’euro nei rapporti tra paesi euro è passata dal deficit della bilancia dei pagamenti al surplus, i surplus in 13 anni di euro ammontano ad oltre 1400 miliardi. Se oggi la Germania ha un surplus verso i paesi extra euro, ben per lei: grazie a tutti i soldi che ha rubato ai paesi meridionali può permettersi tutte le politiche che vuole, anche quelle necessarie per aggredire i paesi orientali.

        • Maurizio Cocucci

          Per l’esattezza parliamo di fatti, fatti facilmente verificabili. Non entro in merito delle opinioni personali, opinioni che nel suo caso dimostrano come lei abbia un forte disprezzo verso i tedeschi. A me onestamente non interessa questo, probabilmente avrà le sue ragioni e io non farò certo il loro difensore, sono qui per commentare interventi in ambito economico. Detto questo se i tedeschi hanno un forte surplus commerciale è perchè vendono molto importando meno, per quanto il livello di queste ultime sia comunque molto elevato. Non penso che il motivo del successo dei prodotti made in Germany derivi dal prezzo, visto che notoriamente sono spesso tra i più costosi, ma piuttosto dall’elevato valore tecnologico, qualitativo e di affidabilità. Come vorrebbe intervenire sulla loro bilancia commerciale, ponendo un tetto alle loro esportazioni? Obbligando i tedeschi a importare di più? Dicendo ad un certo punto ad un cittadino italiano che intende comperarsi una autovettura tedesca che non può e che deve scegliere tra case alternative? Siamo seri. Soprattutto nell’affermare che chi fa concorrenza ‘rubi qualcosa’ ad altri per il fatto che ha più successo. Tra l’altro lei scrive spesso affermazioni prive di fondamento, per esempio in merito alla bilancia commerciale italo-tedesca: negli anni della lira con cambio variabile è sempre stata a loro favore e per importi maggiori di quelli odierni (in proporzione), il contrario quindi di quanto ha scritto. Tra l’altro anche noi abbiamo verso alcuni Paesi una bilancia commerciale nettamente a nostro favore, saremmo quindi anche noi dei presunti ‘ladri’ verso costoro?

          • Vincesko

            No, per ridurre il surplus commerciale eccessivo (che è già un obbligo quando supera il 6%, che va ridotto e reso cogente con sanzioni severe, anche se è la Germania!) basta fare ciò che stanno già facendo (vedi l’accordo politico Merkel-Spd): aumento dei salari –> aumento costi di produzione –> aumento prezzi relativi tedeschi –> aumento delle importazioni. PS: criticare l’arroganza della Germania, sulla base di un’analisi dei fatti, non equivale affatto a odiare i Tedeschi.

          • Dove sono le sanzioni?

          • Assolutamente nulla di personale contro i tedeschi, fanno i loro interessi, molto di personale contro Draghi che fa gli interessi dei tedeschi, il governo italiano potrebbe fargli pagare i danni che con la sua politica monetaria sta provocando all’Italia, non adempie la Bce al contratto stipulato.

          • nextville

            Draghi ci ha salvati almeno due volte: prima con gli Ltro 2011 e poi con l’Omt, sennò eravamo in default: stato e banche. Per non riconoscere questo ci vuole un qualche tipo di accecamento che non si spiega su basi razionali. Con il che non intendo affatto dire che Draghi abbia fatto un favore all’Italia a danno di altri europei: ha fatto ciò che era giusto per salvare l’unione monetaria – il transatlantico su cui tutti stiamo – ma lo ha fatto con un coraggio, una comprensione della psicologia dei mercati e una abilità di manovra politica che il suo predecessore non ha avuto e che nessun altro governatore centrale avrebbe avuto. Basta confrontare il successo dell’Omt rispetto al precedente piano Smp di Trichet: molti acquisti ma la crisi si riavvitava in continuazione. Draghi ha ucciso la crisi finanziaria: ha calmato i mercati. Il suo “Whatever it takes” è lo spartiacque della crisi. Da allora gli spread sono scesi, i rendimenti pure, le borse risalite, ecc.
            Questo è il massimo che la politica monetaria può fare: non può risolvere i problemi economici strutturali, può solo far guadagnare del tempo alla politica per fare la cosa giusta. E quando cerca di andare oltre questo, la politica monetaria produce sono droga e bolle, come ha fatto la Fed dell’ultimo decennio.

          • Gli Ltro hanno salvato le banche, al collaterale che le banche italiane hanno dato in garanzia per ottenere il prestito della Bce all’1%, il governo ha dovuto concedere la garanzia statale ossia di tutti noi, in sintesi con le nostre garanzie abbiamo salvato le banche, non è stato Draghi.
            Gli Omt sterilizzati non sono mai stati utilizzati, solo annunciati, la Spagna è stata furba ha utilizzato le risorse del fondo per fare la bad bank.
            Anzi di più Draghi ha bloccato gli Smp iniziati da Trichet, ci ha fatto sprofondare in una crisi di liquidità che si è propagata all’economia reale facendo numerose vittime, naturalmente parlo di aziende, ci vorrà oltre vent’anni per recuperare i danni fatti da Draghi in circa tre anni.

      • Veda i dati sul surplus tedesco tra i paesi euro dall’adozione moneta unica e faccia la somma.
        A dire che non vi sia l’influenza della Germania sulle decisioni della Bce è rimasto solo il Sig.Cocucc; l’unico Presidente che si ribellò alla politica tedesca fu Trichet quando fece la politica di acquisto titoli Smp, subito bloccata da Draghi.

    • nextville

      Abbiamo avuto il cambio fisso per tutto il tempo del miracolo economico: 1944-1971 (accordi di Bretton Woods)! E non c’è nulla che dimostri la superiorità dei cambi flessibili, ti riporto la letteratura citata in un altro articolo di questo sito: “Guardando al periodo post-Bretton Woods per 178 economie, Rose (2011)
      conclude che non c’è evidenza che i paesi con cambi variabili crescano a tassi diversi da quelli dei paesi a tassi fissi (Rose, A.K., 2011)”. “Exchange Rate Regimes in the Modern Era: Fixed, Floating, and Flaky”, Journal of Economic Literature, Vol. 49, No. 3, pp. 652-672. Conclusioni simili sono ottenute da altri lavori, quali Eichengreen B., Andrew K. Rose (2011). “Flexing Your Muscles: Abandoning a Fixed Exchange Rate for Greater Flexibility” NBER International Seminar on Macroeconomics Vol. 8, No. 1, pp. 353-391. Atish R. Ghosh, Anne-Marie Gulde, Jonathan D. Ostry, Holger C. Wolf, “Does the Nominal Exchange Rate Regime Matter?” Nber Working Paper No. 5874, January 1997. L’unica eccezione è un lavoro che trova che nei
      paesi in via di sviluppo tassi fissi tendono ad associarsi con crescita più bassa, mentre nei paesi industrializzati non emerge nessuna differenza: Levy-Yeyati, Eduardo, Federico Sturzenegger (2003). “To
      Float or to Fix: Evidence on the Impact of Exchange Rate Regimes on Growth.” The American Economic Review, Vol. 93, No. 4. pp. 1173-1193.

      • Bretton Woods fu utilizzato in un momento di sviluppo industriale post bellico, dove il dollaro aveva la convertibilità aurea, in ogni modo l’America ha stampato la moneta al di fuori della possibilità di convertire il dollaro in oro: tale politica monetaria espansiva ha permesso di mantenere Bretton Woods per un lungo periodo, mentre gli altri sistemi di cambi fissi furono il serpente monetario che durò due anni e lo Sme che ne durò 13. Se analizziamo criticamente, le svalutazioni dalla fine di Bretton Woods ad oggi hanno permesso la crescita dell’Italia fino ad arrivare ad essere la quinta potenza mondiale.

      • Frank

        Entro in punta di piedi perché non sono del campo e sento tante di quelle opinioni che mi sembrano tutte plausibili: che te ne pare di Bagnai?

        • Maurizio Cocucci

          Bagnai è uno di coloro che è fortemente critico e contrario alla moneta unica. Leggo i suoi interventi e alcuni dei suoi contenuti sono interessanti e anche condivisibili, ma altri invece non sono convincenti, spesso privi di fondamento o contraddittori. Peccato che arrivi ad offendere chi invece ritiene che l’euro non abbia tutte le responsabilità ascritte, nonostante non sia un progetto completo e che alcuni ‘aggiustamenti’ devono essere apportati. Questo, credo, nessuno lo nega. Ritengo che per un docente universitario sia preferibile invece confrontarsi apertamente, accettare obiezioni replicando serenamente e dimostrare con argomentazioni plausibili le sue tesi, così come fanno molti altri. Leggo difatti interventi di molti altri economisti anche stranieri e anche loro critici verso il progetto euro, ma nessuno ‘etichetta’ negativamente chi la pensa diversamente.

  6. Alberto

    L’economia appare presentata, dai più, come una legge della termodinamica. L’ideologia del pensiero economico attuale, perpetrata in Europa è però il frutto di quale credenza ? Vi invito a leggere un breve saggio “il pensiero unico in Europa” tratto da “Creare moneta per ridurre le tasse” di Giovanni Zibordi

    http://www.truccofinanza.it/economy/il-pensiero-unico-in-economia-che-affama-litalia/

    Grazie

    • nextville

      Sì, tra un po’ l’uscita dall’euro farà anche dimagrire di 1 chilo al giorno.

  7. Ma se invece di tornare a qualche decennio trascorso provassimo a entrare nei 2010’s?
    Pensiamo davvero di poter fare concorrenza a UE e Far East grazie alla Neolira, o cerchiamo solo il Far West?

  8. pierluigi

    Quindi secondo Bini Smaghi adottando l’euro abbiamo guadagnato sovranità? La sovranità monetaria è illusoria? Perché non lo chiedete agli americani o agli inglesi?

    • nextville

      Basta andare a vedere cosa è successo nel 1992 a Italia e Regno Unito quando la Bundesbank ha alzato i tassi. O cosa succede ai paesi emergenti quanto la Fed inizia il tapering e cosa invece *non* succede all’area-euro, che ha una potenza analoga. La dominanza monetaria tedesca è l’unica in grado di tenere testa a quella Usa. E l’euro, che l’ha ereditata, è l’unica moneta dentro a cui puoi stare al sicuro.

      • pierluigi

        E’ anche vero che un livello di eurodollaro a 1,40 come adesso non è sostenibile per la periferia europea ma solo per la Germania, quindi ben venga il Qe anche in europa se necessario per adesso Draghi ha fatto solo annunci vedremo giovedì.
        Se la Germania vuole un euro forte può uscire lei dalla UE e avere un marco a 1,60 per me almeno 1,20 dovrebbe stare a parità di tasso di cambio la competitività la fa la tassazione per questo la Germania ci ha mangiato fette di mercato perché lei può sostenere quel cambio noi no vedi cosa è successo alla manifattura italiana.
        E comunque ritornare alla sovranità monetaria non è un male anzi, e avere una banca prestatore di ultima istanza come la Fed non è un male anzi.
        Da Bini Smaghi che vi aspettavate scusate?

  9. Alex Dall'Asta

    Il dibattito è naturalmente complesso, ma resta vero secondo la mia opinione un fatto fondamentale: che un sistema monetario rigido che unisce economie molto diverse tra di loro difficilmente può funzionare. Funziona negli USA perché i cittadini si possono trasferire dalle zone più povere a quelle più ricche per cercare lavoro (lingua unica, enorme spazio per movimenti di massa). Gli italiani non si possono trasferire in massa in Germania se la loro economia è cronicamente inferiore
    a quella tedesca. L’unico sistema monetario possibile in Europa sarebbe un sistema flessibile che permettesse alle diverse economie di adattarsi alla situazione internazionale sulla base della loro competitività del momento.

    Diversi economisti tedeschi parlano oggi della possibilità di avere un sistema a doppia valuta, euro più valute nazionali. Quanto al fatto che nel SME la Bundesbank giocasse un ruolo predominante, l’argomentazione di L. Bini Smaghi è molto debole. Oggi la Germania gioca un ruolo ben più potente nell’area euro, e ne è dimostrazione il fatto che l’Euro non viene svalutato anche se Francia, Italia, Spagna e altri lo vorrebbero più debole. L’Euro ha portato a un predominio netto della Germania nella politica economica europea, e la Germania sta dimostrando in questi anni di avere grande lungimiranza nella sua politica interna ma una totale mancanza di visione nella politica europea. L’Euro potrebbe forse funzionare se la politica monetaria fosse decisa tenendo conto dei bisogni di tutte le aree dell’Eurozona, ma non è così. Avere un seggio nella BCE non permette a Italia o Francia di cambiare davvero la situazione, come l’esperienza di L. Bini Smaghi o (finora) di Mario Draghi dimostrano.

    E in ogni caso se si rimane nell’euro l’unica possibilità per le economie meno competitive di risultare più attraenti è una massiccia svalutazione reale di salari e prezzi (Hans Werner Sinn dell’IFO di Monaco parla di un 48% per l’Italia), del tutto impossibile per ovvi motivi. C’è poi un grande equivoco di base: l’idea che la competitività in Italia si possa recuperare in modo relativamente facile. L’Italia non ha più una grande industria, ha perso interi settori della propria economia negli scorsi decenni, e sopravvive oggi grazie a piccole e medie imprese il cui livello di produttività è assolutamente insufficiente. Ci vorrebbe un miracolo per portare la produttività italiana a livelli tedeschi o americani, e l’Euro forte non fa che deprimere un’economia già da anni in declino. Un declino la cui colpa è interamente italiana, sia chiaro. Ma questa è la situazione con cui oggi ci troviamo a fare i conti.

    • nextville

      Il problema italiano (come di altri paesi Ue: oggi Valls lo ammette esplicitamente per la Francia) è che la crescita degli stipendi ha ampiamente superato la produttività. In parole povere: si consuma più di quello che si produce. Non c’è moneta al mondo che ti possa consentire di andare avanti così! Non esistono soluzioni monetarie a questo problema. Ne puoi provare tante ma arrivi sempre allo stesso punto: o aumenti la produttività o adegui ad essa gli stipendi abbassandoli. Non c’è moneta filosofale che cambi questo stato di cose e se fai la follia di uscire dall’euro (a parte il cataclisma finanziario ed economico che ne deriverebbe, che ci stenderebbe al suolo per anni e anni) la gente la pagherà in termini di inflazione che mangia gli stipendi reali (e anche i risparmi). Del resto basta guardare a cosa è servita la sovranità monetaria e la gigantesca svalutazione al Giappone, il più grande esperimento mai compiuto in tal senso. L’Abenomics sta fallendo miseramente, cosa già chiara da mesi, dato che la svalutazione dello yen sta portando deficit commerciale, perdita di potere d’acquisto e deficit pubblico crescente.

    • La Germania non ha una visione europea, ha una visione imperialistica dell’Europa, dove al centro ci sono loro che dettano le leggi.

      • Vincesko

        Più che da imperialisti, da bottegai, che hanno imparato bene il detto napoletano del “chiagne e fotte”. Infatti si sono scelti da una decina d’anni una cancelliera “bottegaia” che sa difendere bene i loro interessi di bottega. Come dice l’Impresentabile: “Aridateci (lo statista) Kohl!”.
        Come accenno più sopra, tra l’Euro sì e l’Euro no, c’è una terza opzione: ridurre fortemente lo strapotere della Germania nell’interpretazione e nell’applicazione dei trattati. Ad esempio, 1) applicare in toto lo statuto attuale della Bce: non solo controllo dell’inflazione, ma anche crescita economica e dell’occupazione; e 2) modificare e rendere cogente la procedura di infrazione per surplus commerciale eccessivo, portandolo dal 6% (limite per giunta inapplicato dal duo Barroso-Rehn) al 3% o meno.

      • nextville

        Se così fosse, una ragione in più per tenerli legati con le regole europee e con le codecisioni di politica monetaria, perché nell’anarchia, nell’assenza di vincoli reciproci, non c’è altrettanta libertà per tutti, c’è solo la legge del più forte.
        La verità è che la Germania è più consapevole di altri della inevitabile dimensione europea del suo destino, del fatto che tra 20-30 anni nessuno stato nazionale europeo da solo entra nel G20, mentre gli Stati uniti d’europa si contenderebbero il primo posto con US e China.

        The Berlin Consensus, consist of seven pillars:
        – promotion of exports through innovation and technology
        – low corporate tax rates
        – low inflation
        – investment in productive infrastructure
        – cooperative labor-management relations
        – globally competitive labor costs and labor mobility
        – positive business climate

        Saving and trade, rather than borrowing and consumption, are the best path to growth. It is taking root in Europe: a farsighted blend of low inflation, sound money, positive interest rates. It has the potential to replicate the Germany’s “economic miracle” reconstruction after the Second World War on a continental scale. (The death of money)

  10. Maurizio Cocucci

    Il concetto di sovranità monetaria è indubbiamente allettante per la gente comune, induce a credere che lo Stato se ha necessità di soldi anziché tassare i cittadini provvede a stampare denaro. Ma è una mera utopia, intanto perché a quale livello vogliamo considerare il termine “sovranità”? Che il popolo si esprime tramite referendum per decidere se procedere a tassazione, a un taglio della spesa pubblica oppure, terza via, ad emettere moneta attraverso la banca centrale? Credo proprio di no, anche perché l’esito di un simile referendum sarebbe scontato. Allora attraverso le istituzioni i cui rappresentanti sono eletti dai cittadini? Ecco, già è più verosimile. Occorre quindi che la banca centrale sia alle dipendenze del governo il quale disporrebbe a nome dei cittadini della politica monetaria da attuare compresa quella di emettere moneta (tecnicamente base monetaria), anziché procedere in una riduzione della spesa pubblica o nell’aumentare la pressione fiscale. La dottrina economica ha ampiamente argomentato le ragioni che sconsigliano questa via e mostra il perché la politica fiscale e quella monetaria debbano rimanere separate. E’ così infatti per la tutte le banche centrali dei paesi avanzati. Purtroppo si fa confusione (oppure c’è un chiaro intento alla disinformazione) e si vuole far credere che in Paesi come gli USA, la Gran Bretagna o il Giappone vi sia quella sorta di sovranità monetaria che qui si invoca, ovvero una politica monetaria sottoposta al desiderio dei cittadini. Sono tutte sciocchezze, ciò che differenzia la politica monetaria della Bce da quella di altre risiede negli obiettivi che le sono stati assegnati: alla Bce il solo controllo sui prezzi mentre ad altre anche quello della crescita e dell’occupazione. Possiamo integrare queste variabili ma che non si venga ad invocare una presunta sovranità, che come correttamente scrive l’autore non esiste, se non nella fantasia. Ci siamo già passati infatti a suo tempo e purtroppo coloro che la evocano oggi, o non hanno vissuto quel periodo per questioni anagrafiche oppure hanno la memoria corta.
    Si cresceva certo, ma non perché si stampava moneta. Negli anni del dopoguerra si cresceva perché c’era da ricostruire un Paese intero stremato dalle conseguenze degli eventi bellici. Le nazioni con le quali ci confrontavamo erano più o meno al nostro livello, anzi, noi avevamo un costo del lavoro inferiore e altre caratteristiche che invogliavano molte aziende ad investire da noi. Poi un giorno c’è stato si l’ingresso nello Sme prima e nell’euro poi, ma c’è stato anche un altro evento che purtroppo molti non tengono in dovuta considerazione: il crollo di barriere politiche. Un crollo che ha aperto nuovi mercati, sia sotto il profilo di nuovi mercati da conquistare che di opportunità di investimento. Che interesse ha oggi una azienda straniera qualsiasi ad investire in Italia, in particolare per produzioni dal basso valore aggiunto, anziché in un altro Paese dal costo della manodopera di gran lunga inferiore oltre a quello della dalla pressione fiscale? Una casa automobilistica, o di pneumatici, o una industria siderurgica ad esempio. E lo stesso vale per molte aziende italiane che, o per trarre maggiore profitto o per non rimanere tagliate fuori hanno delocalizzato la produzione (si veda al settore del tessile ad esempio). E noi pensiamo che tornando ad una moneta propria queste produzioni tornino in Italia? Che le aziende straniere tornino ad investire qui piuttosto che in oriente o nelle nazioni dell’ex Comecon? L’euro non ha causato la crisi perché la crisi, almeno quella italiana, deriva da una perdita della domanda interna, non da quella straniera. Anzi, se non fosse per l’export che cresce costantemente saremmo davvero in una situazione drammatica.

    • nextville

      Va ricordato anche che nell’epoca del miracolo economico (1944-1971) avevamo cambio fisso col dollaro che era legato all’oro.

  11. Enrico

    Ho l’impressione che il discorso “euro sì” – “euro no” sia cercare soluzioni esterne a problemi interni.

  12. dino

    Agli inizi dell’euro il cambio era grossomodo 1€ = 0,9 $, adesso è 1€ = 1,39 $. Quali sono stati i benefici per l’Italia? Che andiamo a fare vacanza ai Caraibi spendendo meno? L’italia è un paese di trasformazione, non abbiamo materie prime. Dall’inizio dell’euro abbiamo subito il gioco degli americani. L’italia non può sfruttare la svalutazione per esportare e far lavorare gli Italiani in Italia. Non occorre essere dei superuomini della finanza per capire questo.

    • nextville

      Il cambio dell’euro cresciuto del 30% comporta che hai il 30% in più di potere d’acquisto quando acquisti prodotti in dollari (e la quasi totalità delle cose che compri ne è in qualche modo influenzata).

      Basterebbe capire che, proprio perchè siamo (e saremo sempre più: vedi “Catene globali del valore” o “Global value chains”) economia di trasformazione e poichè non abbiamo indipendenza energetica, è fondamentale poter importare a basso costo energia, materie prime, semilavorati e componenti (oggi le imprese fanno soprattutto un lavoro di assemblaggio di componenti sofisticati acquistati in giro per il mondo).
      Del resto, per capire gli effetti di una svalutazione pesante in una economia di trasformazione con dipendenza energetica esterna, basta che guardi il fallimento dell’abenomics: dopo la svalutazione il saldo commerciale giapponese è peggiorato, i salari reali sono scesi e la gente fa la tipica cosa di chi non ha più fiducia nella moneta nazionale e teme l’inflazione: corre a comprare oro. http://www.zerohedge.com/news/2014-03-28/japanese-prepare-abenomics-failure-scramble-buy-physical-gold

      • IC

        In realtà l’Italia non è in grado di importare energia basso costo, anche per il rifiuto dei rigassificatori. Quanto alla svalutazione della moneta, è vero che siamo un’economia di trasformazione, ma è anche vero che i nostri sindacati sono molto forti politicamente e quindi risulta impossibile in certi settori una riduzione dei salari per riacciuffare la competitività. L’unico modo per ridurre i salari sarebbe quello di agire sul tasso di cambio.

        • nextville

          C’è una via migliore: si chiama “competitività non di prezzo” ed è l’unica che conta nel mondo attuale: il tipo di competitività che deriva dalla qualità e dall’innovazione. Poi, per legare stipendi e produttività, occorrono riforme sul lavoro e contratti di livello aziendale. Guarda qui c’è un incredibile pezzo di Bagnai sul tema:
          http://www.sbilanciamoci.info/Sezioni/globi/La-rivalutazione-del-renminbi-fra-mito-e-realta-4744
          “Che la sottovalutazione del cambio (posto che ci sia) non spieghi tutto non è una grande novità. Già nel secondo dopoguerra Kaldor (1978) notava come la quota di mercato delle esportazioni tedesche e giapponesi era andata aumentando in concomitanza con una perdita di competitività di prezzo. Trenta anni di ricerche indicano che innovazione e ricerca (gli elementi che riassumiamo come “competitività non di prezzo”) incidono sulle esportazioni molto più del tasso di cambio reale (Fagerberg e altri, 2007).”
          Finisce con la proposta di una moneta sovranazionale mondiale.

    • giulioPolemico

      L’Italia non deve poter far lavorare gli italiani con il trucco della svalutazione. Questa è una mentalità sbagliata, tipica della nostra mancanza di serietà. Non è svalutando e regalando sottocosto i prodotti che si conquistano i mercati, è facendo prodotti validi, che siano apprezzati per la loro qualità. Che è quello che fanno i Paesi del nord, molto più seri e capaci di noi (Costa di più una Fiat o una VolksWagen? Una VolksWagen. Però VolksWagen anche in Italia vende di più di Fiat. Perché? Perché regala i suoi prodotti? No, perché sono di qualità migliore). Negli anni ’60 e ’70 i prodotti italiani si vendevano nel mondo perché erano prodotti di qualità, innovativi, che facevano tendenza, non perché la lira era svalutata rispetto alle altre monete.

  13. Paolo Pollicelli

    Ho letto l’ultimo libro di Bini Smaghi sulle risposte a particolari punti contro l’Euro, ma da impiegato di banca e seppur non professionista della politica monetaria mi chiedo come è possibile conciliare le esigenze di alcuni stati ad una espansione monetaria, per me necessaria alla loro ripresa economica e di controllare in primis l’alto rapporto Euro/dollaro , con le esigenze che ha invece la Bce di controllare la circolazione monetaria di antiinflattiva. La deflazione è avvertito come pericolo? Come conciliare all’interno della stessa banca esigenze di Stati diverse tra loro? grazie Paolo Pollicelli

  14. Vincesko

    Osservo, “collateralmente”, che non è vero che la BCE ha il compito esclusivo del controllo dell’inflazione. Essa ha anche quello di sostenere le politiche economiche generali dell’UE:
    “L’obiettivo principale del Sistema europeo di banche centrali […] è il mantenimento della stabilità dei prezzi”.
    Inoltre, “fatto salvo l’obiettivo della stabilità dei prezzi, il SEBC sostiene le politiche economiche generali dell’Unione al fine di contribuire alla realizzazione degli obiettivi dell’Unione definiti nell’articolo 3 del Trattato sull’Unione europea.”
    Il problema è che la Germania, oltre ad avere uno strapotere economico, industriale e commerciale, ha anche uno strapotere nell’interpretazione e nell’applicazione dei trattati.
    Faccio rilevare che, nel sito della BCE, c’è stata una modifica recente e del link e del testo relativo alle funzioni: la differenza tra le due versioni è costituita dall’aggiunta, negli obiettivi, del periodo seguente, nel quale – non a caso – viene enfatizzata anche per l’UE l’esigenza della stabilità dei prezzi:
    “L’UE si pone diversi obiettivi (articolo 3 del Trattato sull’Unione europea), fra i quali lo sviluppo sostenibile dell’Europa, basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un’economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale. Pertanto, la stabilità dei prezzi non è solo l’obiettivo primario della politica monetaria della BCE, ma anche un obiettivo dell’intera Unione europea. Il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea e il Trattato sull’Unione europea stabiliscono una chiara gerarchia di obiettivi per l’Eurosistema, rimarcando come la stabilità dei prezzi sia il contributo più importante che la politica monetaria può dare al conseguimento di un contesto economico favorevole e di un elevato livello di occupazione”.

    • Maurizio Cocucci

      E di fatti la Bce assolve questo compito, però all’interno dei limiti previsti dai trattati. Sempre che non intenda il finanziamento dei deficit degli Stati membri attraverso l’acquisto dei titoli del debito pubblico che è espressamente vietato dall’articolo 123 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea. La Germania non interpreta nulla di diverso da quello che è chiaramente ed esplicitamente previsto dai trattati.
      Venendo ad alcuni passaggi di quanto ha correttamente riportato le sembra che nonostante l’esplicito richiamo ad una economia sociale di mercato fortemente competitiva (attraverso liberalizzazioni) questo si sia fatto da noi? Sono anni che ci chiedono di procedere con le liberalizzazioni, ma poco si è fatto per resistenze ideologiche (vedere mercato del lavoro). Siamo il Paese Ue con il maggior numero di infrazioni commesse, infrazioni che comportano anche sanzioni economiche (vedi pagamenti della P.A.).

      • Vincesko

        Non sono un grande esperto, mi limito a formulare 3 obiezioni:
        1. E’ vero che la BCE non può finanziare i deficit comprando titoli pubblici sul mercato primario (ex art. 123 TFEU), ma può farlo (come peraltro ha già fatto) sul mercato secondario (anche se la Corte Cost. tedesca non è d’accordo e piange perché la Germania ha contribuito al MES in ragione della sua quota, esattamente come l’Italia in ragione della sua, senza prendere un Euro e aumentando il debito pubblico).
        2. La Germania (assieme alla Francia) non ha rispettato in passato il limite del deficit del 3% e pretese ed ottenne di non essere sanzionata, come succede oggi alla Francia ed alla Spagna, secondo il principio che la legge, cioè, si interpreta per gli “amici” e si applica per i “nemici”. Ora, l’Italia presenta il migliore avanzo primario in UE28, vedremo se l’UE a giugno accetterà di rinviare di 1 anno il pareggio strutturale di bilancio, limite stupido in recessione, stante per giunta un rischio di deflazione.
        3. Io sono, beninteso, per completare i compiti a casa nostra (in particolare, eliminando gli sprechi e varando una corposa imposta patrimoniale sulla metà del decile più ricco delle famiglie, a bassa propensione al consumo), ma ci sono anche vari modi di aiutare i Paesi in difficoltà, difficoltà create anche dalle asimmetrie effetto della moneta unica; ad esempio: a) introducendo gli EuroUnionBond (proposta Prodi Quadrio Curzio), oppure b) applicando severamente la procedura di surplus commerciale eccessivo (ora del 6%, inapplicata per soprammercato dall’ineffabile duo Barroso-Rehn), modulando intelligentemente il tasso di tolleranza, che, stante il mastodontico surplus attuale della Germania, ora dovrebbe tendere allo zero.

        • Maurizio Cocucci

          Nella prima parte è vero ciò che dice ma sono due diversi interventi che generano diverse conseguenze. L’intervento possibile, ovvero l’acquisto sul secondario, si rende necessario soprattutto per calmierare i mercati in caso di ‘febbre’ sui titoli del debito, che in questo momento non è presente. Il rendimento dei nostri Btp decennali ad esempio è ai minimi storici, così come per quelli di scadenza diversa. Sul secondario è di poco sopra il 3%, il differenziale con quelli tedeschi è di poco meno del 1,6% ma meno di mezzo punto percentuale (oggi circa 0,35%) su quelli inglesi (sarebbe lo stesso se avessimo la lira?). Non vedo quindi la necessità di eventuali acquisti da parte della Bce sotto il profilo della riduzione dei rendimenti. Lo potrebbe avere in un’ottica di dare liquidità al sistema bancario, liquidità che essendo a rendimento ‘zero’ invoglierebbe questo ad aumentare i prestiti ad aziende e famiglie. Il problema però è che le banche limitano i prestiti non perché abbiano problemi di liquidità, ma piuttosto di fiducia oltre al fatto che sono davvero poche le attività che oggi si rivolgono per un prestito per ragioni di investimento e non invece perché in difficoltà finanziaria. Consideri che dai dati dell’Abi dello scorso dicembre, nel 2013 i prestiti complessivi del settore bancario all’economia è ammontato a 1.851 miliardi di euro a fronte di una raccolta di 1.736 miliardi e con ben 147 miliardi di sofferenze (erano 47 nel 2007). Da qui si comprende come i prestiti vengano concessi con particolare attenzione nonostante il loro costo (per gli istituti di credito) sia oggi molto basso sia per i tassi previsti dalla Bce che quello interbancario. Per gli altri punti rispondo telegraficamente dicendo che tutti i Paesi hanno, chi prima chi poi, disatteso i parametri di Maastricht. Per gli eurobond ci sarebbe da fare un discorso apposito anche se in qualche modo ci sono già (vedi Erp) e mi meraviglia vedere che siano proprio coloro che invocano gli eurobond a scandalizzarsi di questo strumento. Aggiungo che affinché la Germania dia il benestare agli eurobond occorre che cambi la propria Costituzione (Grundgesetz) che al momento vieta la mutualizzazione del debito. Per la bilancia commerciale tedesca la soluzione va trovata nello stimolare le economie più deboli, non frenando quella più competitiva.

          • Vincesko

            Il Suo ragionamento non farebbe una grinza se ci trovassimo di fronte a un sistema a compartimenti stagni e non, invece, strettamente intrecciato come l’Eurozona, con nessi causali plurimi e complessi.
            1) Se la Bce (semplifico) fosse intervenuta sul mercato secondario fin dallo scoppio della crisi greca del 2010, forse ci saremmo quasi risparmiati a) l’attuale, terribile crisi economica-finanziaria, regalataci gentilmente dagli USA, che per giunta si sono messi bellamente a speculare sull’Euro, colpendo i PIIGS, e facendo salire esponenzialmente lo spread, per stornare i problemi dal dollaro e dai cittadini statunitensi; b) in Italia, un mastodontico risanamento dei conti pubblici, pari, nella scorsa legislatura, a ben 330 mld cumulati, destinati in gran parte a finanziare gli interessi passivi; e c) un calo della domanda interna più che proporzionale, che ha provocato crisi economica, chiusure e delocalizzazioni di migliaia di aziende e aumento della disoccupazione, nonché crescita delle disuguaglianze.
            2) Come si vede, Lei è severo con l’Italia e troppo gentile con la Germania: noi abbiamo cambiato la Costituzione, per inserire una misura stupida come il pareggio di bilancio (anche se nell’art. 81 si parla di equilibrio) strutturale; perché non lo potrebbe fare la Germania per mutualizzare una parte del debito pubblico (con adeguate garanzie, v. appresso) e finanziare gli investimenti in grandi infrastrutture, assumendosi così anche gli oneri di Paese leader, non solo i vantaggi? Inoltre, io ho apposta parlato di EuroUnionBond (proposta Prodi-Quadrio Curzio http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2011-08-22/eurounionbond-nuova-europa-201300.shtml ), che, proprio per tranquillizzare i “bottegai” tedeschi, contempla il conferimento a garanzia – garanzia! – dell’oro della Banca d’Italia e di azioni di aziende pubbliche.
            3) Infine, desta meraviglia che Lei non veda che proprio la politica economico-finanziaria troppo restrittiva imposta dalla Germania scarica il peso del riequilibrio tutto sui Paesi deboli, costretti a deflazionare, in particolare i salari, deprimendo i consumi, ed impedisce di attivare quel circolo virtuoso di crescita di cui possano beneficiare sia la Germania sia tutti gli altri Paesi.

          • Maurizio Cocucci

            È vero che sono severo (e molto) nei confronti delle responsabilità italiane, questo perché sono italiano e quindi mi interessa come le cose vanno qui più che altrove. Contrariamente a quello che potrebbe pensare sono stato severo nel condannare a suo tempo la decisione delle nostre autorità nel non condannare la Germania e la Francia quando non rispettarono i parametri macroeconomici fissati dal trattato di Maastricht e questo perché noi abbiamo radicata quella cultura che a volte è preferibile non applicare le regole se riteniamo che da questa scelta ne possa derivare un vantaggio anche futuro. Sono severo perché da quando andavo a scuola sono stato abituato a guardare agli studenti più bravi per cercare di capire se avessero qualcosa da insegnarmi circa il loro metodo di studio visto che molti non trascorrevano più tempo di me sui libri. Ergo non sono mai stato educato all’invidia ed alla ricerca dei possibili difetti in coloro che conseguono rendimenti migliori dei miei e questo è l’atteggiamento che mi spinge a studiare le ragioni del successo tedesco in campo economico ed in particolare al passaggio da ‘malata d’Europa’ a migliore del continente. Non condivido tutto ma gran parte di quanto loro hanno fatto lo ritengo di esempio. Sono severo perché non riesco davvero ad imputare ad una moneta o ai parametri restrittivi di Maastricht e/o del recente Fiscal Compact la situazione in cui versano grandi imprese come Telecom Italia, Alitalia, la fine dell’ex Enimont nel campo della chimica così come la fine che hanno fatto la maggior parte delle imprese nel settore alimentare, passato di mano a multinazionali e perlopiù non tedesche. Ma anche i servizi resi dalle nostre Ferrovie dello Stato, sebbene il bilancio sia stato di recente risanato. Sono severo in chi invoca più deficit senza rendersi conto che ciò significa più interessi da pagare e oggi l’ammontare medio annuo di quanto versiamo per tale voce corrisponde ad un 5,5% del Pil, direi che è anche troppo. Sono severo perché di imposte paghiamo qualcosa in più di quasi tutti gli altri paesi Ue ma siamo i soli, forse assieme alla Grecia, che con quanto versiamo non disponiamo di un sostentamento al reddito per chi si trovi in una situazione di disoccupazione. La Ue e la Bce hanno sì delle responsabilità in merito al tardivo e mal gestito intervento nella crisi finanziaria ma non ne sono responsabili. La Grecia ha ricevuto complessivamente aiuti per un importo superiore al suo Pil (!), ma non è ancora sufficiente, il motivo è che aveva un sistema completamente insostenibile perché se si fosse trattato del solo salvataggio del sistema bancario, come in Spagna ad esempio, sarebbe bastato un quarto di ciò che hanno ricevuto.

          • Vincesko

            Anziché rispondere nel merito, Lei indugia in una filippica contro i ben noti difetti italiani, tralasciando del tutto quelli tedeschi. Questo è un doppio standard rivelatore. Io condivido la severità nei riguardi degli Italiani (ed essendo meridionale e vivendo al Sud ho a che fare col peggio del peggio), e ne ho scritto spesso nel mio blog e in centinaia di commenti qui e altrove. Ma ciò non m’impedisce di dedicarmi anche ai difetti degli altri, quando sono gravi. E quelli dei Tedeschi nella gestione dell’attuale, terribile crisi e nella non assunzione degli oneri di Paese leader, lo sono. PS: Ho svolto altre considerazioni su questo tema in calce all’ultimo articolo di Massimo Bordignon.

  15. sante perticaro

    E’ vero che non sarebbe nemmeno prevista una procedura, per fuoriuscire dall’euro?

    • nextville

      Sì, l’euro è formalmente irreversibile. Qui è spiegata la questione legale nei trattati: http://wp.me/p2VnO2-ia

      • Assolutamente falso, gli stati sono sovrani, dichiarano di uscire e escono, con i costi a loro carico.

        • nextville

          Assolutamente falso che? L’euro è dichiarato fin dall’inizio irreversibile e non è prevista alcuna procedura legale di uscita. Leggi il paper linkato per tutti i dettagli. Poi uno stato può violare un trattato internazionale subendone le conseguenze, come un contraente può violare la legge nazionale o un contratto subendone le conseguenze.

  16. Tommaso Sinibaldi

    Tommaso Sinibaldi
    Vero: prima dell’euro c’era lo Sme e la sovranità monetaria era limitata: Ma infatti l’errore e i guai sono cominciati già con lo Sme (1980): Il nostro debito pubblico ad esempio è figlio dello Sme, che per venti anni quasi (dall’80 al ’98) ci ha imposto tassi di interesse mostruosi: per sostenere il cambio bisognava pagare tassi di interesse elevatissimi : e il debito cresceva. In sintesi : l’errore è stato ostinarsi ad instaurare per l’Europa un regimi di cambi fissi e poi superfissi (la moneta unica), quando tutto il mondo andava verso i cambi flessibili con grandi vantaggi.

    • giulioPolemico

      Il nostro debito pubblico è figlio dell’inflazione al 20% di quando c’era la lira, che è esattamente quello che accadrebbe se uscissimo dall’euro. I titoli di Stato e i buoni postali di allora dovevano rendere più dell’inflazione, perché qualcuno li comprasse. E allora venivano emessi molti titoli di debito (Btp), a cedole altissime. E tutto questo era un costo per lo Stato. Il nostro debito pubblico deriva anche dai milioni di posti sotto lo Stato, nullafacenti ma retribuiti e dalle pensioni regalate a poco più che quarantenni (caso che conosco personalmente). E deriva dagli sprechi e dalla corruzione: quando un ponte era preventivato 700 milioni, alla fine tra sprechi, tangenti, etc. costava 7 miliardi. Deriva anche dalla valanga di miliardi che la Cassa del Mezzogiorno ha inviato al Sud, senza riuscire a cambiare nulla. L’Italia ha contratto debito pubblico per questi motivi: perché era il Paese delle meraviglie, dove tutti succhiavano dalla mammella dello Stato, che non poteva fare altro che indebitarsi. Altro che Sme.

    • nextville

      Negli anni 1944-1971 (l’epoca del miracolo economico italiano) eravamo nel regime di cambi fissi di Bretton Woods.

      • Rodin

        Sì, con la differenza che durante Bretton Woods i flussi di capitali non erano liberalizzati. Lo Sme fu un problema proprio perché combinava il mantenimento di un tasso di cambio fisso con la libertà di circolazione dei capitali. Un cocktail letale. Infatti i Paesi uscivano dall’Erm in continuazione. Inoltre pur nella sua follia, l’Erm lasciava comunque margini per svalutare. Oggi ci troviamo nell’assurda situazione di non aver margini per svalutare, non aver politiche monetarie espansive, non aver un bilancio federale che redistribuisca e non avere simmetria nell’aggiustamento fra centro e periferia. Esattamente quello che Luigi Spaventa aveva predetto nel 1978.

  17. antonio gasperi

    Si calcola che le oscillazioni dei cambi valutari siano determinate per oltre il 90% dai movimenti speculativi (voce del c/ finanziario della bilancia dei pagamenti). Altrimenti non si spiegherebbe come mai paesi membri UE relativamente piccoli ma stabili politicamente ed economicamente (v. Danimarca) abbiano deliberato per l’opt-out quando si è adottato l’euro. Peraltro il signoraggio è un fatto storicamente accertato, che poche potenze mondiali possono esercitare anche per ragioni strategico-militari: il Regno Unito ai tempi del British Raj, ora gli Stati Uniti. Vedo che l’autore non ha citato i paesi ex-comunisti, ma in prospettiva ci sono la Cina (che può tenere sistematicamente sottovalutato il Renminbi) e, quando avrà risistemato l’assetto territoriale, la Russia. L’Italia in tale contesto non può essere nemmeno il classico vaso di coccio: se non capiamo che attualmente l’unica chance è restare agganciati alla valuta europea cercando di utilizzarla per una politica selettivamente espansiva, siamo definitivamente spacciati. Auguri

  18. Non vi sono codecisioni sulla politica monetaria, oggi solo la Merkel detta a Draghi la linea della politica monetaria, sono i tedeschi che hanno legato con la moneta gli altri paesi e non vogliono applicare il principio di solidarietà, anzi per loro i paesi meridionali sono brutti e cattivi e vanno puniti.

    • Ryoga007

      Sono i trattati e lo statuto della BCE a dettare la linea a Draghi, quello che fa la Merkel è non accettare (diciamo limitare) violazioni dei trattati stessi.

      • Assolutamente falso, il compito della Bce è mantenere la stabilità della moneta e tenere un’inflaziOne al max del 2%. Oggi Draghi non interviene perché, anche se il livello dell’inflazione è al 0,4%, tendenzialmente tornerà al 2%, quindi nessuna politica monetaria espansiva.
        Come si può vedere Draghi se vuole può fare tutto.
        In ogni caso il governo se vuole, oggi può chiamare Draghi ad una responsabilità personale per una guida della Bce al di fuori degli accordi contrattuali.

        • nextville

          Ma cosa ti fa illudere che sia così facile “fare tutto”?
          C’è chi autorevolmente ritiene, e secondo me hanno ragione, che, essendo il QE con ogni probabilità del tutto inefficace (come le stesse simulazioni fatte dalla BCE per 1 trilione di euro dimostrerebbero), l’unica via per abbassare l’euro e alzare prima l’inflazione (oltre il minimo margine di manovra che i tassi ancora consentono), siano manovre dirette sul cambio. Roba da currency wars, contraria agli accordi G7 e G20, su cui si dovrebbe trovare un accordo internazionale: bit.ly/1sdVdWX
          E c’è chi suggerisce addirittura di acquistare US Treasury, in accordo con la Fed: bitly.com/1ft1Z44
          Il che permette di apprezzare lo straordinario gioco di equilibrismo con cui Draghi ha finora tenuto buono l’euro solo con le parole: on.ft.com/1l35l0Y.

          • Il mercato ha bisogno di liquidità, non ha bisogno delle promesse di Draghi, che possono solo orientare i grandi speculatori, i soldi devono essere quelli veri, quelli che ti chiedono al supermercato quando una va a fare la spesa. La Bce in tre anni non ha aumentato la liquidità, ha sempre sterilizzato gli effetti delle politiche monetarie espansive fatte sia sugli Smp che sugli Ltro, invece la Fed non ha mai sterilizzati le politiche e ha avuto un su entro della liquidità di oltre 3000 miliardi.
            Tutto quello che dice Draghi è falso.

      • I trattati vanno interpretati e qualche volta come annunciato dalla stessa Merkel oggi sui giornali, non rispettati, lei stessa ha detto che non rispetterà l’art. 17 sulla nomina del presidente.

    • nextville

      In che modo la Merkel può dettare la linea a una banca centrale fatta di 24 membri (18 governatori nazionali + 6 membri dell’executive board: italiano, portoghese, francese, lussemburghese, belga, tedesco) con uguale diritto di voto, in cui il presidente è italiano, il vice portoghese e il chief economist è belga? I membri del board sono nominati per 8 anni: cioè con mandato molto più lungo di quello dei politici che li nominano. Tutto nella costituzione della Bce è fatto per renderla indipendente dalla politica. Non c’è banca centrale al mondo più indipendente per statuto. Inoltre 3 membri tedeschi si sono dimessi in pochi anni, i primi due (Alex Weber e Juergen Stark) per conflitto insanabile con la linea della Bce. E la Corte costituzionale tedesca ha deferito la Bce davanti alla Corte Europea di Giustizia! Poi basterebbe leggere i giornali tedeschi o i sondaggi dell’opinione pubblica tedesca sulla Bce per capire quanto poco la considerino una banca al loro servizio, in particolare da quando è arrivato Der italienisch.

  19. Draghi non farà mai il QE anticipato verbalmente, gli è stato già inibito dalla Germania, tuttalpiù si farà un acquisto di cartolarizzazioni delle banche, oppure un’altro Ltro.

    • Maurizio Cocucci

      L’annuncio di Draghi risale al 3 aprile scorso e faceva eco ad una dichiarazione di qualche giorno prima del presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, il quale dava la sua disponibilità ad un eventuale Quantitative Easing in caso di necessità. Questo annuncio risale al 25 marzo come può vedere dal seguente articolo, quindi la sua affermazione che vorrebbe l’autorità monetaria tedesca bloccare questa soluzione è del tutto priva di fondamento: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-03-25/il-falco-weidmann-non-escluso-quantitative-easing-bce–123733.shtml?uuid=ABQvTV5

      • Fatti non parole, la Germania ha ripetuto recentemente che non vuole finanziare gli stati, ritengono con la loro mentalità ottusa o furba che il Qe sia un finanziamento agli stati.

        • Maurizio Cocucci

          Il finanziamento agli Stati non avviene attraverso l’acquisto di titoli sul secondario. Acquistare titoli direttamente come si fece qui prima del divorzio Banca d’Italia-Tesoro per quanto riguardava i titoli invenduti è decisamente sbagliato. Non sono i tedeschi a dirlo ma la quasi totalità degli economisti tant’è che ogni banca centrale è indipendente dal governo.

          • Falsità. Basta vedere quello che dicono i veri economisti liberi, non quelli al servizio delle lobby finanziarie.

  20. Alessandro Pagliara

    Siamo al ridicolo. Per tenere insieme economie diverse si può solo:
    – prendere i soldi dai ricchi e distribuirli ai poveri
    – accettare un tasso di trasferimento elevato delle persone dalle zone povere alle zone ricche
    – avere un cambio flessibile
    – far emettere ai poveri debito che viene garantito (ed eventualmente pagato) dai ricchi
    Diversamente è solo questione di tempo: è una miccia accesa ed esploderà, iniziando dalle prossime europee con razzismo, intolleranza, sovranità nazionale, odio tedesco che inizieranno a prendere i posti del potere a quel punto non ci sarà più tempo e le conseguenze, quelle si, saranno irreversibili!

  21. Franco Guazzoni

    Ci sono due auto uguali, ma una è ben tenuta, ben oliata, ha subito tutte le sue manutenzioni in maniera accurata, e non ha caricato troppi bagagli; l’altra è trascurata, mal mantenuta e con un forte carico
    di bagagli. Quale consumerà meno carburante? Che poi lo si paghi in euro o in altra moneta, non sarà certo la moneta la causa del maggior consumo!

  22. Non occorre la previsione di uscita, vi è un solo contratto, oggi la Bce è inadempiente, non stampa la moneta, non sta svolgendo i compiti che contrattualmente si è obbligata, può essere chiamata a rispondere dei danni provocati al paese.
    La sovranità nazionale è ancora in piedi, basta che il governo sciolga il contratto per inadempimento dell’altra parte.

    • nextville

      Siete fuori del mondo. La Bce è una istituzione indipendente che non ha fatto contratti con nessuno. Ha un mandato di stabilità dei prezzi nel medio termine, e lo ha mantenuto meglio di qualsiasi altra banca centrale passata e presente.

  23. Basta vedere il ruolo che verrà assegnato a Draghi quando terminerà il suo mandato, sicuramente gli verrà lasciato un compito di elevata statura per i suoi servizi alla Germania.
    Oggi in presenza di un’inflazione dello 0,4%, ancora Draghi non da il via alla politica monetaria espansiva annunciata, dice che l’inflazione tornerà tra due anni al 2%, ha anche le doti di mago.
    In ogni caso, oggi, coloro che pensano che la Germania non detta la politica monetaria ne sono rimasti pochissimi, altro conto sono i trattati, ciò è naturale che non poteva essere scritto.

  24. Oggi stesso la Merkel ha detto che decide lei chi comanda in Europa.

    • Maurizio Cocucci

      Ho letto anch’io l’articolo pubblicato su Il Giornale, praticamente un insieme di sciocchezze tese a dare corda ai sentimenti anti-tedeschi prima (vedi richiamo al termine “kapò”) e anti- europei poi. E’ un peccato non conoscere almeno una lingua straniera e verificare quanta disinformazione sia diffusa tra i mass-media di casa nostra. Potrei comprendere (anche se non scuserei comunque) se apparissero su qualche blog o testata di portata locale, ma non su quelle a diffusione nazionale. L’articolo in questione riporta notizie del tutto infondate tant’è che nessuna testata straniera fa eco. Poi ci sorprendiamo della bassa considerazione che abbiamo a livello internazionale circa la libertà di stampa. Andiamo avanti così, con la cultura da tifo calcistico fatto di gemellaggi e rivalità tribali. Il Paese oggi ha proprio bisogno di questo.

  25. Maurizio Cocucci

    Se do l’impressione di non prendere in considerazione a sufficienza quelle che Lei definisce responsabilità tedesche è perché o mi sono spiegato male o differentemente perché non esistono. La Germania ha sottoscritto gli stessi trattati che abbiamo sottoscritto noi (e altri) quindi se li dovesse disattendere è giusto che sia messa di fronte alle proprie responsabilità e ne subisca le conseguenze. Se invece le accuse fanno capo ad una presunta posizione di privilegio allora rientrano in quelle che io sostengo essere accuse inesistenti. La Germania ha (ad oggi) 99 eurodeputati su 765 (12,9%), l’Italia 73, la Francia 74 e la Spagna 54. Nell’Eurozona sono questi i Paesi che sono in grado di esercitare una influenza concreta nelle scelte derivanti da Bruxelles, qualora non derivi da trattati internazionali di competenza del Consiglio dell’Unione Europea (capi di Stato o di Governo). Nel caso di Ue nel suo complesso va aggiunta la rappresentanza della Gran Bretagna pari a 73 eurodeputati e anche della Polonia con 51 eurodeputati. Queste cifre per dirle che in sede parlamentare Ue la Germania è molto distante dal fare ‘il bello e cattivo tempo’ a suo piacimento.
    Più verosimile pensare che abbia una posizione di influenza, di prestigio, in grado di condizionare quelle degli altri partner, ma solo fino ad un certo punto. Il Fiscal Compact, tanto per fare un esempio, non lo hanno sottoscritto a suo tempo 23 Paesi (Italia compresa) oltre a Francia e Germania che lo presentarono perché sia stato imposto da quest’ultima. Nè la Germania può essere accusata, altro esempio, per il fatto che la Ue ha preso la scellerata decisione (nel 2012 se ricordo bene) di ridurre i dazi per i prodotti ittici e ortofrutticoli di importazione dal Marocco, soprattutto se stando alle fonti di informazione la maggior parte degli eurodeputati italiani votò a favore. La Germania cura i propri interessi, sono i nostri rappresentanti istituzionali a dover difendere i nostri. Per il surplus della partite correnti tedesche che Lei menziona ho già scritto che ritengo utile promuovere politiche che migliorino la competitività degli altri Paesi invece che frenare quella tedesca. E infine per gli eurobond ritengo che questi siano uno strumento sopravalutato che e sarebbero solo in minima parte utili. Le aziende italiane delocalizzano per ben altri motivi, basta ascoltare le motivazioni che ripetono continuamente e che non vedono ai primi posti la moneta unica.

    • Vincesko

      Il Suo benaltrismo, quando si parla della Germania e dell’Italia, è commovente.

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