Con gli incentivi al fotovoltaico si è caricato sulle spalle degli italiani un debito di quasi 90 miliardi, il 5 per cento di tutto il debito pubblico. Il costo per la collettività ha assunto dimensioni tali che appare inevitabile una stretta sulle nuove installazioni. Così, molti dei posti di lavoro creati nel settore andranno persi. E per un paio di decenni potremo investire ben poco nel fotovoltaico, rinunciando ai benefici delle innovazioni tecnologiche. Più saggiamente, altri paesi europei hanno deciso di spalmare incentivi e investimenti sull’arco di più anni.
Si stima che nel 2010 siano stati avviati impianti fotovoltaici per almeno 7.500 MW, inclusi quelli dichiarati finiti entro lanno, ma che verranno allacciati entro giugno 2011, con tariffe 2010. La nuova potenza è pari a sette volte il totale istallato in Italia sino a fine 2009, quattro volte il totale negli Stati Uniti, dieci volte quello in Francia.
QUANTO CI COSTA IL FOTOVOLTAICO
Ogni MW di potenza produce allincirca 1.250 MWh lanno (media nazionale) ogni MWh prodotto riceve dal Gse un incentivo che può stimarsi mediamente attorno a 380 euro (tariffe 2010). Dunque, per le circa 9mila MW di potenza totale istallata con tariffe 2010,, il costo complessivo da pagarsi in bolletta potrebbe arrivare, a regime, a 4,3 miliardi lanno (9.000 x 1.250 x 380) per i prossimi venti anni. Così, quasi alla chetichella, si è caricato sulle spalle degli italiani un debito di quasi 90 miliardi, il 5 per cento di tutto il debito pubblico, cui va aggiunto il debito per gli incentivi alle altre rinnovabili.
Con questi incentivi si sono attivati investimenti per circa 25 miliardi (stimando un costo complessivo di 3,2 milioni per MW), ma più della metà della cifra è stata spesa per lacquisto di pannelli, in prevalenza importati perché la nostra industria non era certo attrezzata a far fronte a un picco di tale di domanda. Per il resto ne hanno beneficiato soprattutto gli installatori (settore a modesta tecnologia) oltre ai tanti mediatori, finanzieri, proprietari di terreni. Quanti altri e quanto più efficaci stimoli alla domanda si sarebbero potuti attuare con una spesa di 60 miliardi (valore attuale del debito di 90 miliardi contratto con i produttori di fotovoltaico). E questo mentre è in atto una forte stretta della spesa pubblica per risparmi modesti anche in settori prioritari come ricerca e università.
Chi è responsabile di questa dissennata politica? Occorre risalire al decreto del 19 febbraio 2007 a firma Pier Luigi Bersani e Alfonso Pecoraro Scanio che ha determinato il decollo del settore introducendo tariffe particolarmente elevate. In vero, quel decreto stabiliva un limite massimo di 1200 MW di potenza incentivabile, ma poi lo vanificava dicendo che avrebbero avuto comunque diritto alle tariffe incentivanti anche tutti gli impianti entrati in esercizio nei quattordici mesi successivi al raggiungimento dei 1200 MW: in pratica si lasciava mano libera allinstallazione di potenze molto superiori, senza alcun limite. Negli ultimi due anni il costo dinvestimento si è dimezzato, ma il governo Berlusconi, invece di ridurre gli incentivi, è intervenuto con due leggi (41 e 129/10) finendo per riconoscere le tariffe Bersani-Pecoraro Scanio anche a tutti gli impianti dichiarati terminati nel 2010 e allacciati entro giugno 2011. Il disastro nasce dal legiferare quella che è in sostanza spesa pubblica senza porvi alcun limite, grazie al fatto che il costo è scaricato in bolletta invece di essere contabilizzato sul bilancio dello Stato.
LE CONSEGUENZE SUL FUTURO
Il costo per la collettività ha assunto dimensioni tali che una forte stretta sulle nuove installazioni è diventata inevitabile e infatti sono state appena varate dal Consiglio dei ministri nuove norme che riducono gli incentivi. Molti dei posti di lavoro creati nel settore andranno persi, dopo poco più di un anno. Per un paio di decenni potremo investire ben poco nel fotovoltaico, e quindi avremo assai meno benefici dalle innovazioni tecnologiche rispetto ad altri paesi europei, che più saggiamente hanno deciso di spalmare incentivi e investimenti sullarco di più anni. Peccato, perché linnovazione tecnologica è molto rapida e tra pochi anni i costi del fotovoltaico potrebbero avvicinarsi a quelli delleolico.
Il vantaggio ecologico del boom di investimenti sarà limitato: il peso del fotovoltaico sulla produzione elettrica totale salirà dallo 0,5 per cento nel 2010 al 3,5-4 per cento quando tutti gli impianti 2010 entreranno in funzione. Però, poiché i consumi complessivi di elettricità sono in diminuzione da vari anni, si determinerà un esubero di potenza con disattivazione di produzioni molto più efficienti. Si verificheranno anche rilevanti squilibri nelle reti di distribuzione, data lalta variabilità della produzione fotovoltaica. Già oggi si verifica che Terna debba interrompere il ritiro di energia di punta dagli impianti eolici, che continuano a essere remunerati anche quando non possono immettere energia in rete.
Lincidenza degli oneri di sistema sul costo medio dellenergia per il consumatore tipico (al netto delle imposte) è salito tra il primo e il secondo trimestre 2011 dal 10,9 al 13,7 per cento (dati dellAutorità per lenergia), percentuale destinata ad aumentare esponenzialmente quando entrerà a regime la nuova produzione fotovoltaica. Si tratta in realtà di unimposta occulta che pesa assai più sui poveri che sui ricchi.
E lincidenza di questi oneri è assai più elevata se la si rapporta, correttamente, ai soli costi di produzione, escludendo i costi commerciali, di dispacciamento e distribuzione. La produzione totale lorda di energia elettrica in Italia ammonta a 300mila GWh; il prezzo allingrosso dellenergia termica è di circa 65mila euro al GWh, quindi il valore di tutta lenergia prodotta, a quel prezzo, sarebbe allincirca 20 miliardi. Per gli incentivi al fotovoltaico si sono spesi 820 milioni nel 2010, si prevede di spendere quasi 3 miliardi nel 2011 e, a regime, si arriverà a oltre 4 miliardi lanno. Sommando gli incentivi delle altre rinnovabili e gli altri oneri di sistema si potrebbe arrivare a un carico complessivo vicino a 8 miliardi: non siamo lontani dallaumentare del 50 per cento il costo della produzione termica efficiente. Con ovvi riflessi sul tenore di vita delle famiglie e la competitività del paese.
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Antonio ORNELLO
Lo ammetta, Ragazzi, lei è prevenuto. Ma (hai visto mai?), ravvedendosi per porre mente alle altrui esperienze e massimamente a quelle tedesche, che datano almeno qualche anno in più rispetto alle nostre, potrebbe magari ammirare l’ampiezza di adesione entusiastica al fotovoltaico, che Lei – però – chiama costo per la collettività; potrebbe rendersi conto che proprio i benefici delle innovazioni tecnologiche stanno per rendere possibile – e non "inevitabile" – una opportuna diminuzione programmabile degli incentivi che non arrechi danni occupazionali. Ma ciò che la sua fede le impedisce di vedere, senza ragione, è che i più saggi investimenti sono frenati dall’ormai insostenibile aumento delle spese correnti per assunzioni clientelari e corruttele, alla faccia del merito e dello sviluppo.
Antonio Ornello
A distanza di 13 anni mi rispondo da me: Bravo Tonino, i fatti successivi ti hanno dato ragione.
gianni vincenzi
Premesso che nel novero dei costi non viene quantificato il risparmio ambientale nè viene valutato il vantaggio di una minor dipendenza dagli approvvigionamenti esteri, rimango comunque stupito dai dati forniti ma dò anche una semplice risposta: la mancanza di un concreto piano energetico nazionale.
Giacomo Vincenzi
Gentile Giorgio Ragazzi, le scrivo in risposta al suo articolo da giovane dipendente del settore. Innanzitutto le chiederei di verificare il dato sulla potenza installata: l’Atlasole del Gse, aggiornato quotidianamente, riporta 4.910 MW installati ad oggi; non vedo pertanto ragioni di utilizzare come dato di partenza 9.000 MW già installati, anche in considerazione del fatto che le stime con le quali il Ministero per lo Sviluppo Economico emanò a inizio marzo il decreto "ammazza rinnovabili" parlavano di 7.500 MW potenzialmente installati entro il primo semestre 2011. Se lei ha consultato i dati degli impianti in fase di allacciamento, non posso saperlo, ma comunque aspetterei ad utilizzare certi numeri. Secondo, le propongo un altro calcolo per capire quanti soldi stiamo "sprecando" negli incentivi al fotovoltaico.
Le propongo un altro calcolo per capire quanti soldi stiamo "sprecando" negli incentivi al fotovoltaico. Secondo Atlasole, l’impianto medio in Italia ha potenza di picco pari a 24,46 kW, pari al rapporto tra MW installati e n. impianti (alla faccia di chi crede che gli impianti FV siano solamente distese grige a coprire le colline): questo significa che in un’ipotesi molto ottimistica ogni impianto produce 30.000 kWh all’anno, per 20 anni, per 0,38 /kWh, per 200.000 impianti, significa 45 MLD di incentivi…. Avevo scritto una risposta molto più lunga, mi si è cancellata e ora non ho tempo di riscriverla! Quello che vorrei ribadire è che dimentichiamo in maniera ottusa il vero risultato della diffusione di massa delle energie rinnovabili: minor consumo, minor dipendenza dalla rete e dai suoi gestori (grandi gruppi come Enel o Hera), maggior consapevolezza energetica, maggiore attenzione a stili di vita energeticamente sostenibili. L’incentivo è una parte del guadagno, il resto è risparmio sulla bolletta, quindi "democratizzazione" dell’energia… Saluti http://www.mumbleduepunti.it
Luigi Calabrone
Ancora una volta si è avuta la dimostrazione che in Italia:
1) la "cosa pubblica" è "di nessuno"; il primo che ci si avvicina è stupido se non la fa sua. Nel caso specifico, i faccendieri – compresa mafia, camorra, ecc. – che hanno organizzato la concessione delle licenze, ed a cascata tutti gli altri che gestiscono gli impianti.
2) nel parlamento italiano, ed anche nel governo, tale è la secolare abitudine a falsificare i conti – dal tempo dello scandalo della Banca Romana a quello delle "svalutazioni competitive" degli anni ’70 – ’80 – che nessuno si preoccupa di farli veramente. La contabilità è considerata esercizio futile e degradante, da lasciare ai ai ragionieri e ai maniaci.
3) nel bagaglio culturale degli italiani non è ancora entrato il concetto che non esistono pasti gratis.
Date queste premesse, in Italia bisogna evitare come la peste qualsiasi intervento pubblico nell’economia, che si traduce sempre in enormi vantaggi per pochi e costi distribuiti per tutti gli altri. Qui, come dimostrato, per decenni. Poi, ipocritamente, ci si lamenta del livello del deficit/debito pubblico e della scarsa competività italiana dovuta al "costo dell’energia elettrica".
Salvatore
Come sempre in Italia, e in special modo con questo sGoverno, riusciamo a fare cose buone in malo modo. Vedi il famigerato CIP6. In sostanza le Leggi fatte (credo le ultime, fatte da questo Governo anche di CONDANNATI per corruzione), danno incentivi anche alle eoliche anche quando non producono. Grasso regalo agli "amici degli amici". Se si fosse ripresa la legislazione tedesca questo non sarebbe avvenuto ma si sarebbe pianificato 20 anni di lavori. Certo che quando non si riesce a "mangiare" con le centrali nucleari bisognerà pure "mangiare" da qualche altra parte…
maurizio
Essendo diventato proprietario di un appartamento in un condominio di nuova costruzione con un impianto fotovoltaico condominiale di 10kwp, ed avendo per questo minori oneri per le spese condominiali, spero che non prevalgano le sue opinioni. Non mi sento di far parte delle categorie che lei ha con disprezzo elencato: mediatori ecc.. Secondo me, farebbe meglio ad occuparsi dell’altro 95% del debito pubblico, di come si è formato e per finanziare quali nobili spese. Tra l’altro l’onere per gli interessi sul debito viene aggravato dalle decisioni di brillanti economisti monetari della BCE che alzano il tasso di sconto per riflesso condizionato da cani di Pavlov.
Stefano
Finalmente qualcuno che ha il coraggio di dire le cose come stanno! Pagheremo tutta la vita… per cosa? Riduzione dell’1% delle emissioni di CO2??
giovanna
Un’alternativa a redditi asfittici ricavati da piccole estensioni quali sono le aziende agricole del Sud era, appunto, il fotovoltaico. Il ministro Galan, per difendere l’agricoltura (sic) ha decretato che può destinarsi al fotovoltaico non più del 10% del terreno posseduto. E sui 5 ettari, che rappresentano la media delle aziende del Sud, il 10% fa 5000 mq sufficienti per alimentare qualche "lampada votiva". Grazie, ministro Romani, per essersi dato da fare per affondare, ancora di più, il Sud Italia. Sono sicura che, se potesse, oltre al fotovoltaico ci toglierebbe anche il sole. Non si permetta, però, di proporre l’impianto di centrali nucleari nelle nostre zone, sarò la prima a scendere in piazza per aizzare la ribellione!
Gianni Tanto
A) 1mw installato genera per lo stato un beneficio di cassa pari a quasi 1 milione di IVA, a cui vanno sommate tasse e balzelli di vario genere che gli operatori finiscono per pagare prima o poi. B) Il costo delle cd. rinnovabili, ovvero CIP 6, è ben superiore a quanto 9000 o anche 90000 mw installati di fotovoltaico C) Il costo in bolletta del fotovoltaico italiano è pagato in bolletta non dallo stato. Chi consuma di più paga di più. Gli energivori pagano di piu, quindi le aziende meno virtuose.Come tale, non è un debito potenziale dellle famiglie, ma delle aziende energivore che, in un mondo globalizzato, qui in Italia non hanno futuro. Lunga vita invece ai servizi, anche, quindi, ai disdegnati installatori. D) Oltre ai confindustriati energivori, il fotovoltaico "viene pagato da": 1) I produttori CIP 6 con cui si divide la torta delle "rinnovabili" (Enel, Edison, municipalizzate varie etc) 2) I produttori di elettricità con combustibile fossile che subiscono la diminuzione di prezzo dell’energia di picco (a mezzogiorno!) dovuto all’offerta di energia della produzione fotovoltaica.
Luca Aterini
Forse gli incentivi sono stati da subito troppo alti – anche se questo picco ci ha permesso di ridare slancio al settore – ed è sicuro che tali incentivi debbano decrescere progressivamente, per una grid parity prevista per il 2017. Come è certo che vada incentivata una filiera industriale completa tutta italiana. Non si può però certo parlare di dissennata politica. I costi citati nell’articolo, 90 miliardi, sono ingenti, ma da ripartire in ben 20 anni, che si traducono in soli 1,70 euro al mese di rincaro per ogni singola utenza. Questo, a fronte della costituzione di circa 120.000 posti di lavoro attualmente stimabili, di un giro d’affari per 110 miliardi di euro nel solo 2010 (col conseguente rimpolpamento delle casse statali, tramite tassazione), di un progressivo affrancamento dalla dipendenza ed importazione di combustibili fossili, di un perseguimento delle politiche europee del 20-20-20, un abbattimento di emissioni climalteranti, una democratica redistribuzione della produzione energetica ed un decisivo risparmio sui consumi, dato che un pannello fotovoltaico, una volta installato, produce elettricità per decenni, senza sborsare praticamente nient’altro. E scusate se è poco.
marco
Finalmente una voce libera! Quello che mi stupisce è che solo oggi emerga la verità sulla truffa fotovoltaica. Temevo che ormai fossimo tutti così assuefatti alle bugie ripetute di Verdi, politici, pseudo-esperti, da non lasciare speranze di sorta. Finalmente il governo ha deciso di ridurre gli incentivi folli per il fotovoltaico, incentivi assurdi per una forma di energia 100 volte più costosa del nucleare, inaffidabile perché aleatoria, distruttiva dell’ambiente, inutile per lo sviluppo interno perché al 60% importata. Insomma, un’incentivazione assurda più volte denunciata da pochi (diamo atto a Franco Battaglia del suo coraggio solitario), ma esaltata da tanti. Ma perché in Italia non vengono mai considerate le ragioni degli esperti? Forse questa storia dovrebbe fare riflettere anche gli anti-nuclearisti che parlano molto e conoscono poco. Enrico Fermi accese la prima centrale nucleare ma lo poté fare negli USA, fosse stato in Italia sarebbe finito come Ippolito, distrutto dai maneggi della politica…Quanto alla temuta riduzione dei posti di lavoro nell’impiantistica fotovoltaica, incentiviamo piuttosto il rifacimento delle rete idrica o gli impianti di geotermia!
Andrea
Sono completamente d’accordo con Ragazzi. Il fotovoltaico è sostanzialmente una tecnologia vecchia (nasce negli anni ’70 per alimentare i satelliti) e dal rendimento molto basso. 40 anni di ricerche non hanno migliorato sostanzialmente la situazione e la produzione di pannelli è quasi interamente in mani cinesi. Improvvisamente la politica si sveglia e decide di finanziare una tecnologia obsoleta. Quanti condomini centralizzati avrebbero potuto essere contabilizzati con risparmi energetici decine di volte superiori e spendendo cifre irrisorie? Quante metropolitane leggere, elettriche, avrebbero potuto distrarre dalla strada quei mezzi giurassici che sono le automobili, dal rendimento attorno al 10% (complessivo) con gli stessi incentivi? La verità è che del risparmio energetico non interessa nulla a nessuno, le priorità sono: a) alimentare una industria decotta, b) scaricare gli oneri sulle spalle degli utenti. Chi non vede queste contraddizioni sarà presto costretto a ricredersi.
Curzio
Ora che non vi è alcuna possibilità di spingere sul nucleare si è scelti la strada di chetare le acque e nel frattempo sminuire le energie alternative. L’articolo di Ragazzi ne è un esempio, tanto lucido quanto gli specchi su cui cerca di arrampicarsi. Criticare gli incentivi adombrando il debito futuro (leit motiv che ha sempre una certa presa sul pubblico più superficiale) è lecito se si propone un investimento migliore per le casse pubbliche. Oppure la proposta del Chicco Testa de Lavoce è di stare fermi ed aspettare?
Gianni
Sulla Germania si dicono un sacco di cose, tuttavia, a conti fatti, sono messi esattamente come noi, giacché noi abbiamo copiato le loro leggi. Entusiasti un corno. Sono tutti entusiasti perché col feed-in si fanno girare i soldi dei cittadini nelle tasche dei clienti e dei fornitori del fotovoltaico, ma, in pratica, meno dell’1% dell’energia tedesca è prodotta col solare. E’ una truffa pura e semplice. (conti sul solare in Germania)
gaspardo
Mi pare che Ragazzi sia un buon sostenitore del "nucleare" o, fors’anche, dei notevoli incentivi concessi ai petrolieri, dei quali non parla ed il cui peso ritengo sia maggiore. Come al solito ognuno sostiene le proprie verità. Certo, dopo i primi anni di avvio e con il miglioramento della tecnologia, si dovevano ridurre gl’incentivi, ma è evidente che non si tratta della solita incompetenza, c’è una chiara volontà di demolire il settore perchè non consente laute tengenti…
Giuseppe Radicati
L’autore dice che l’energia solari ci costerà circa 90 Miliardi di euro nei prossimi 20 anni. Ma non dice quanto ci costerebbe l’energia se venisse prodotta in altro modo. Un po’ di numeri: l’autore sostiene che il prezzo garantito al solare si aggira intorno ai 380 al MWh. Questo prezzo va confrontato ai prezzi sul mercato spot al momento dell’immissione dell’energia in rete, non ai costi medi di produzione. Il prezzo varia nel corso della giornata a secondo della domanda. Ha un picco proprio quando l’energia solare viene immessa in rete nelle ore centrali della giornata. Il prezzo di picco era 120 MWh in Aprile, 140 MWh a Marzo, ma non dimentichiamo che ha raggiunto 378 MWh nel 2006, prima del crollo della produzione industriale. Riflessioni: 1) i prezzi nel decreto Bersani del 2007 avevano un fondamento nel mercato; 2) con una ripresa della domanda, i prezzi di picco saranno molto più alti dei 100 MWh attuali, e il differenziale tra prezzo politico e di mercato diventerà più gestibile.
gvalbignasego
Credo ci sia almeno un errore rilevante nella sua trattazione: trascurare il fatto che gli impianti fotovoltaici producono energia elettrica nelle ore di punta quando questa ha il valore più elevato sul mercato. Va tenuto conto dell’effetto di calmiere sui prezzi di mercato da parte del fotovoltaico.
mirco
Si è parlato molto degli incentivi sul fotovoltaico in queste ultime settimane, ma non sono riuscito a capire, da profano, granchè. Mi spiego. Come privato cittadino ho pensato molte volte di installare sulla mia casa indipendente un impianto per ricavarne anche dei vantaggi in bolletta e, eventualmente, vendere energia all’Enel. Un ragionamento economico finanziario da fare molto semplice è il seguente: se spendo X per creare l’impianto dovrei, a fine ciclo di produzione, avere come ritorno X più Y sotto forma di rate, a loro volta interpretate come quota capitale piu interessi. Tutte le volte che mi sono rivolto ad un installatore, ho avuto la strana sensazione che io avrei messo il capitale e gli altri installatori compresi avrebbero avuto il guadagno. C’è del marcio in danimarca. Esistono a questo proposito dei contratti chiari e limpidi? O quando si parla di incentivi ci si riferisce agli incentivi che lo stato da ai produttori di celle fotovoltaiche escludendo i clienti finali?
Emanuele Gandolfo
Questo articolo sembrerebbe mettere in luce che alcuni dei costi del fotovoltaico non sono così "costosi". Rimango sempre colpito dalla mia ignoranza e dalle infinite possibilità di lettura dei grafici, dei numeri e delle tabelle. Cordiali saluti. (il fotovoltaico pesa davvero sulla bolletta?)
Davide
Sarebbe interessante vedere le stesse valutazioni sulla costruzione di inceneritori. Anche loro vengono pagati in bolletta tramite il CIP, ma sono tutt’altro che fonti rinnovabili e soprattutto pulite. La truffa è doppia in quel caso, perchè sono sovvenzionati e danneggiano la salute pubblica.
remo sobrero
Il mio commento è breve e si limita a quello che considero il lato più positivo dello sviluppo del fotovoltaico: quando lei afferma "Per il resto ne hanno beneficiato soprattutto gli installatori (settore a modesta tecnologia) oltre ai tanti mediatori, finanzieri, proprietari di terreni", forse non si è reso conto che stava parlando del ceto produttivo artigiano, quello che popola lo stivale, quello che vive e sopravvive e con le tasse del proprio lavoro sostiene l’intero apparato burocratico nazionale, che sostiene nel lungo periodo anche il suo lavoro di docente universitario e dei suoi colleghi ricercatori. Un ceto che non è e non sarebbe mai partecipe delle spartizioni clientelari delle grandi opere quali le centrali nucleari che portano notevoli vantaggi a pochi soggetti, i soliti. Pertanto abbia rispetto di questo piccolo difetto del fotovoltaico, che non può arricchire i bilanci di grandi aziende quotate, che possono permettersi anche di pilotare le opinioni di autorevoli esperti. Cordialmente.
S. Colloca
A me risulta che i MW instalati siano inferiori, ma pur ammettendo che i calcoli siano corretti, sarebbe giusto quantificare anche i risparmi economici ed ambientali: meno petrolio, meno gas, meno carbone, meno CO2 immessa nell’ambiente, meno polveri sottili, ecc. Si aggiunga inoltre che i 20.000 posti di lavoro creati sono un altro fattore da valorizzare.
michele
Gentil Prof Ragazzi, grazie per un articolo "di rottura".Tuttavia, da operatore del settore mi permetto però di segnalare alcuni passaggi molto deboli, se non sbagliati, della sua tesi.
1. Il conto dei 4.3bn è corretto, ma è azzardato dire che nei prossimi 20 anni questo importo corrisponder è sempre a un indebitamento (da cui i suoi 90mld). Questo succede oggi, con questo mercato elettrico, con questi prezzi e con questi mercati combustibili. Un esempio? In Francia, accade già che le tariffe per l’eolico siano "in the money", cioè allineate (se non inferiori) al prezzo del "normale" MWh. Non voglio scommettere su quando ci sarà la famosa grid parity, ma è certo che prioettare il 2011 per 20 anni è un errore.
2. Il primo conto energia è del 2005, governo Berlusconi. Attesero più di 4 anni per un decreto che arrivava tardi (nel frattempo tedeschi e spagnoli erano già industrialmente pronti a invaderci) e operava solo a valle. I decreti successivi consolidarono tutto ciò.
3. Dispacciamento: fotovoltaico ed eolico sono bestie molto diverse (specie in paesi col picco estivo).
In conclusione: ben venga un approccio critico, evitiamo però la caccia alle streghe.
marco
Qualsiasi vantaggio occupazionale dato dalle nuove tecnologie rinnovabili sarà vanificato dal possibile aumento del 50% del costo dell’energia attuale, già altissimo! Quanti posti di lavoro saranno persi per il costo abnorme dell’energia? Quanti punti di Pil perderemo? La posta in gioco è enorme e spero che da questa denuncia de LaVoce la politica tragga delle decisioni non influenzate dal "politicamente corretto".
Ruggero Revelli
Ho letto con interesse quanto scritto dal prof. Ragazzi, con cui sostanzialmente concordo. Quei 90 miliardi in venti anni destinati al fotovoltaico, anni 2000-2010, che pagheremo, tutti noi utilizzatori di energia elettrica, pensionati al minimo come industrie energivore, rappresentano uno spreco economico inaudito. Se fossero stati destinati alla ricerca energetica, pubblica e privata, avremmo avuto certamente migliori risultati. Negli investimenti energetici, occorre privilegiare, come in tutti i campi, quelli a miglior ritorno economico. In primis, l’isolamento termico delle abitazioni (27 milioni, all’ultimo Censimento, dato che in Italia non siamo in grado, anno per anno, di rilevare le nuove abitazioni ultimate (andate sul sito dell’Istat e controllate!). Prezzo della produzione elettrica nei momenti di maggior richiesta: chi può garantire che ad una certa ora, d’estate o d’inverno, la produzione fotovoltaica raggiunga certi valori? Affiancata alla potenza di picco fotovoltaica, occorre avere pari potenza di altra origine. Germania, produzione elettrica: ma seguiamola davvero, 35 % da nucleare e 40 % da carbone. Ruggero Revelli
marziano
Un pannello una volta installato va avanti 20 anni. Mi domando che posti di lavoro "produce" nel corso di questi 20 anni, direi nessuno. Noto poi che i sostenitori non spiegano mai il "costo" che dovremo sopportare a fronte di certi presunti vantraggi anch’essi tanto menzionati quanto inverosimili: i) quello della minor dipendenza dall’estero, con il 9% al picco da cosa ci liberiamo? da niente; qualche esempio? ii) quello del minore consumo, da dove si desume? e perché mai? l’unica cosa certa sono i costi, il resto è wishful thinking.
giuseppe
Perchè ultimamente voi economisti vi accanite tanto su questo 5 % del debito pubblico? Perchè non cosiderate mai le economie esterne che bilancerebbero abbondantemente i costi evidenziati? Perchè quando parlate di energia prodotta con centrali termiche non parlate dei tumori causati dalle polveri sottili che emettono? Perchè avete così paura a vedere che si tratta di una vera e propria rivoluzione, la cui sostanza deve essere percepita alzando lo sguardo dal pallotoliere e pensando al futuro dei vostri/nostri figli?
Michele Sementilli
Invito l’autore di questo articolo a rivedere quanto ha scritto e da Lavoce pubblicato. L’incentivo non è di euro 380 a Kw, ma caso mai euro 0,38 a Kw. Attenzione a "dare i numeri" si produce disinformazione.
Tommaso Sinibaldi
Qualche imprecisione nel “maneggiare” le grandezze (l’incentivo è di 380 per MWh e non per kW), ma se i numeri sono quelli esposti (e purtroppo temo che lo siano) la conclusioni sono sostanzialmente giuste e spaventose. L’incentivo riconosciuto col regime sin qui vigente (380 / MWh) è circa 6 volte il costo attuale da produzione convenzionale (60-70 / MWh) e sarà riconosciuto per venti anni e con diritto di priorità sul dispacciamento (la legge riconosce alle fonti rinnovabili questo diritto: tutta la produzione deve essere prioritariamente immessa in rete e quindi collocata). In sintesi (risparmio i calcoli) se davvero i MW che accedono a questo regime sono 9000, per un apporto alla produzione elettrica nazionale di circa il 3%, le bollette aumenterebbero di circa il 12% (il costo degli incentivi viene “ribaltato” sulle bollette e lo paghiamo noi, non dimentichiamolo!).
La redazione
Effettivamente nel testo c’è un refuso di cui non mi ero accorto, di cui mi scuso e di cui ringrazio il lettore per avermelo segnalato. Si dice: "ogni MWh prodotto riceve dal GSE un incentivo che può stimarsi mediamente attorno a 380 euro per kw (tariffe 2010)"…il "per kw" andava eliminato, l’incentivo è 380 euro ogni MW.
Cordiali saluti
Giuseppe Maghenzani
Quanto vale, per un italiano, non essere più succube di un ‘fornitore’ di energia? Quanto vale poter dire che l’acqua, come il sole, è un bene pubblico e non una ‘utility’ al servizio della ‘multiutility’ di turno? Per me 90 miliardi sono niente; avrebbero dovuto essere molti di più per capire che una rete di piccoli fornitori di energia è sempe meglio di una Enel che ha disperso quasi un terzo di quanto prodotto per 50 anni lungo le sue ‘dispersive’ linee elettriche ‘centralizzate’. Qualcuno ha fatto i conti sull’antieconomicità di un solo punto d’immissione rispetto ad un rete d’immissione d’energia? Se basta poi qualche pannello in più per avere qualche boiardo di stato in meno, il risparmio è più che garantito. Io non apprezzo i conti fatti a metà, con l’ambiente a costo zero, la serenità degli abitanti a valore zero, il futuro a sentimento zero. Vogliamo dirla tutta? Quanto costa e chi (vi) paga il ‘lusso’ di essere cittadini con l’abbandono del territorio montano e con i tir che vi devono portare la verdura tutti i santi giorni?
stefano zanzucchi
A naso sono pro fotovoltaico, ma sono pronto a turarmi il naso se mi si dimostra che non sta in piedi. Tre dati che mi paiono incontrovertibili. a. il vento può dare energia quando non ci serve, il solare no. Forse giusto a ferragosto. b. il CIP6 costa molto di più agli italiani di quell’1,70 euro a bolletta che si spendono per il fotovoltaico ma fa molto più male. c. se i consumi diminuiscono si possono diminuire i consumi di petrolio e abbassare la domanda. E ora due domande a cui, veramente, non so dare una risposta sicura. a. Sul Fatto di ieri si leggeva di un solare a infrarossi. Non so più dove ho letto di vernici fotovoltaiche. Sull’inserto scientifico del Corriere si leggeva due mesi fa di una foglia artificiale a energia solare. Non sono risultati dell’investimento nel settore? Sono altri settori? b. Mi risuta che Enel si stia mettendo appunto a produrre pannelli. È vero?
Cevena
Per abitudine rispetto le opinioni di ognuno (al netto degli errori tecnici ovviamente) ma sul fatto di poter risparmiare risorse economiche destinate ad incentivare le energie rinnovabili, per utilizzarle su altri fronti, vorrei far notare che dal lontano 1987 quando con un referendum decidemmo a torto o a ragione di rinunciare al nucleare, nulla di concreto è stato fatto per evitare di produrre energia elettrica da fonti di origine fossile. Quindi ben venga tutto ciò che possa costituire una svolta, fosse anche unicamente a livello culturale, ogni cifra investita per produrre energia elettrica da fonti rinnovabili determinerà inevitabili benefici futuri. Non voglio certo nascondere che l’energia elettrica rappresenta uno scarso 30% dell’energia totale consumata a livello globale e che il contrasto alle nostre abitudini energivore deve passare inevitabilmente da serie scelte di risparmio energetico… intanto però iniziamo con il fotovoltaico, fosse anche un sassolino lanciato lungo la china, auguriamoci che presto si traformi in valanga.
Tommaso Sinibaldi
Al prof.Ragazzi e a M. Sementilli che lo corregge. No, l’incentivo non è di 380 a MW (o di 38 cent. a kW), ma di 380 a MWh. La h in più è importante: ciò che consumiamo e paghiamo, l’energia elettrica che entra nelle nostre case, sono kWh (o MWh) : i kW (o MW) sono la misura della potenza delle macchine che producono i kWh. Non vorrei sembrare puntiglioso, ma essere precisi in materia attesta la serietà e attendibilità di ciò che si dice. Ciò detto, ho il timore che la proroga fino al 31 agosto dei termini per la presentazione delle domande con i vecchi incentivi scateni una corsa micidiale. Potremmo trovarci davvero non con 9000, ma con 23000 MW di fotovoltaico sul groppone? Che potrebbero rappresentare non solo un onere economico spaventoso per tutti noi ma – come dice giustamente il prof. Ragazzi – una situazione ingestibile per l’intero sistema elettrico. Ma perchè i tecnici competenti non parlano e si lasciano sommergere dalle sciocchezze di "esperti" improvvisati e velleitari? Forse, ahimè, non ci sono più!
Ecolinfa
Caro Dott. Ragazzi, investire implica una spesa da parte di qualcuno. Personalmente ritengo che ogni spesa, a livello nazionale, vada vista se si "muove" nella direzione giusta: certo sarebbe meglio pagare poco ed ottenere molto, ma la cosa che mi dispiace di più, in generale, è pagare per qualcosa che nel futuro non porta benefici. Nel mondo dell’energia se si punta al fotovolatico io credo che si vada nella direzione giusta, non sono utili esempi del tipo "li prima c’era un bel campo di grano" anche io sono per i bei campi di grano…. ma vi assicuro che c’è moltissimo posto sopra ogni casa, sopra i capannoni industriali, sopra le pensiline dei benzinai, delle stazioni etc etc tutti luoghi che possono essere sfruttati senza occupare spazio "buono". Altro punto fondamentale è che è una energia che possiamo produrre "in casa" e non essere dipendenti da altri stati, non ha necessità di essere "alimentata" con sostanze pericolose, se venissero sfruttati i grandi numeri (situazione in cui già dovremmo essere) il prezzo dei pannelli dovrebbe scendere drasticamente ma per alcune politiche non è così,…… è forse più bella una centrale a carbone o nucleare? Non credo!
Tommaso Sinibaldi
Propongo un rapido calcolo "a spanna" (sarò grato per ogni correzione o integrazione). Considariamo un "grande" impianto fotovoltaico da 1 MW. Per farlo servono circa 8000 mq di pannelli e la superfice occupata è di circa 3 ha (Per inciso: con una superfice di una decina di volte più grande si può realizzare un impianto termoelettrico convenzionale di una potenza 1000 volte ed una producibilità 5000 volte maggiore. Anche il consumo di spazio è ambientalmente rilevante: o no ? Chiuso l’inciso). Questo impianto potrà produrre circa 1200 MWh/anno per un ricavo (con gli incentivi sin qui vigenti di 380 /MWh) di 456.000 /anno. Con questa somma si ammortizza l’investimento, si pagano le spese di esercizio e manutenzione e si da un allettante canone al proprietario del terreno. Ma dopo vent’anni l’incentivo cesserà e l’energia elettrica prodotta dovrà essere venduta a prezzi di mercato, supponiamo 70 /MWh, per un ricavo quindi di 84.000 /anno. Bastano per la sorveglianza e l’esercizio? Per la manutenzione di 8000 mq di pannelli? Temo che nonostante l’impianto ammortizzato ed il sole gratis i conti non tornino. Avremo un Italia piena di rottami abbandonati?
Adriano Bellintani
Gli incentivi per le fonti rinnovabili pesano meno della metà del totale degli oneri nel 2010: 2,7 miliardi su 5,8. E’ quindi necessario fare un po di pulizia delle accise. Alcuni valori che hanno gravato le bollette nel 2010: 285 mln destinati all’eredità nucleare, 1,2 miliardi per il CIP6, 355 mln agevolazioni FFSS, 644 mln per i produttori di energia da fonti fossili che sono obbligati ad acquistare i Cerificati Verdi. Pertanto non trovo corretto aggredire il fotovoltaico che, a ben vedere, è forse la sola voce che dovrebbe gravare sulla bolletta, in quanto la gente ha già le idee confuse e, con articoli di questo tipo, sarà sempre più restia a passare a fonti rinnovabili.
Alberto Frattini
E’ stato girato in un gruppo di discussione l’articolo in oggetto sui costi del fotovoltaico.
Personalmente sono d’accordo con il significato che l’autore vuole dare nel suo intervento
allo spreco di denaro ingiustificato. Pero’ è molto probabile che le cifre riportate
siano del tutto inesatte. La tabella recentemente approvata e pubblicata sulla g.u. dice 0,38
euro per KW non 380 euro. E’ quella che andrà in vigore dal 1 giugno, non ricordo quella precedente, ma è impossibile che sia quella sopracitata. Ne consegue che tutto l’articolo
si fonda su dati scorretti. Potete dare una spiegazione in merito?
grazie Alberto Frattini
Dan Sax
Nell’articolo si parla di MW (1000 KW), quindi la cifra è esatta (0,38 x 1000 = 380).
Bastava leggere con un minimo di attenzione
Angelo Massetani
Nell’articolo si dice che contribuire per il 3/4 % alla produzione di energia è un beneficio modesto, ma attualmente l’Italia importa un 13/14% del suo fabbisogno energetico, ed allora il fatto di guadagnare così tanto dalle energie alternative, secondo me è già un bel risutlato. Bisogna anche avere un po’ di decisione quando si intraprende un cammino, allora la Francia che ha fatto tutte le centrali nucleari in pochi anni, si dovrebbe stracciare le vesti perchè così facendo le ha di vecchia generazione, e quindi meno sicure. Mi ricordate quelli che aspettavano il nuovo modello di computer, e quindi di fatto non lo compravano mai perchè c’era sempre un modello innovativo in uscita.
Davide Stracquadaini
Dalle informazioni in mio possesso sui finanziamenti alle fonti rinnovabili, so che i soldi provengono da una maggiorazione delle nostre bollette energetiche nella misura del 7%. Tali soldi quindi non costituiscono un debito nè per lo stato nè per i cittadini visto che vengono prelevati ogni bimestre, ma credo sia piú corretto dire che sono un costo. Inoltre di tali soldi meno della metá vengono utilizzi per un reale incentivo alle fonti rinnovabili, il resto vengono utilizzati per finanziare le cosidette fonti "assimilate" (I petrolieri e gli Inceneritori) e per finanzaire lo smaltimento delle scorie nucleari delle centrali che hanno smesso di funzionare 30 anni fa. Per conto mio sono contento di pagare un 7% in piú in bolletta se questo serve ad inquinare meno e a migliorare le prospettive per il futuro. Sono meno contento del modo in qui vengono utilizzati piú della metá di quei soldi. Sono comunque d’accordo con lei su una cosa: purtroppo in Italia anche quando si fa una cosa buona (incentivi alle rinnovabili) la si fa cosí male (non indago qui sui motivi) da rischiare di vanificare gli sforzi. Cordiali saluti Davide Stracquadaini