L’interpretazione dei risultati eccezionalmente positivi registrati dalle entrate tributarie nel 2006 è molto controversa. Tuttavia, qualche risposta si può dare guardando all’andamento del gettito Iva. Ciclo economico e manovre tributarie spiegano meno del 50 per cento dell’aumento. Mentre il miglioramento della tax compliance è confermato da diversi indicatori. E per la prima volta il livello di efficienza nella raccolta del tributo è in linea con quello degli altri paesi europei. Ma solo un impegno costante può garantire che sia un risultato duraturo.
Linterpretazione dei risultati eccezionalmente positivi fatti registrare dalle entrate tributarie nel 2006 è molto controversa. Non ne sono interamente chiare né le cause né il carattere strutturale o meno. Tra le cause vi sono certamente la crescita delleconomia e il successo di alcune misure introdotte da questo governo e da quello precedente. Non è invece chiaro se lincremento di gettito segnali anche una maggiore propensione dei contribuenti a pagare le imposte, e cioè se la lotta allevasione iniziata dal governo Prodi stia già dando frutti visibili e se questi saranno duraturi. Il gettito Iva nel 2006 Con i dati oggi disponibili, è possibile avanzare qualche risposta guardando allandamento del gettito Iva cui si deve gran parte delle maggiori entrate registrate nel 2006. Il ruolo limitato della crescita economica e delle manovre tributarie Dietro la forte crescita del gettito Iva nel 2006 vi sono vari fattori. I più ovvi, il ciclo economico e le manovre tributarie, ne spiegano tuttavia meno del 50 per cento, lasciando un ampio residuo da interpretare (tabella 1). Lextragettito e il miglioramento della tax compliance Il miglioramento della tax compliance dellIva nel 2006 è confermato da diversi indicatori. La strutturalità del miglioramento di gettito Sulla base delle informazioni disponibili, non è comunque possibile concludere che il miglioramento della tax compliance per lIva registrato nel 2006 sia un fenomeno strutturale e duraturo. Nel 2006 si è creato uno scalino nel livello del gettito Iva e i tassi di crescita sostenuti registrati nel primo trimestre del 2007 (pari al 6,4 per cento per lIva sugli scambi interni) segnalano che il fenomeno continua. Tuttavia, non vi sono informazioni per analizzare la reazione dei contribuenti ai mutamenti economici, istituzionali, legislativi e della strategia di accertamento realizzati nel corso dellultimo anno per capire se il miglioramento delle entrate sarà duraturo. Lesperienza dimostra che i miglioramenti nel comportamento dei contribuenti possono avere durata limitata. Ad esempio, alla fine degli anni Novanta si era registrato un miglioramento nelladempimento come risultato dei forti interventi di contrasto allevasione dellamministrazione. Tuttavia, quel miglioramento si è dimostrato temporaneo e una volta interrotta lazione di miglioramento nei primi anni del 2000, gli indicatori di evasione (ad esempio, la differenza tra base dichiarata e potenziale) sono peggiorati, annullando i progressi fatti in precedenza.
LIva è la seconda imposta del nostro sistema tributario e nel 2006 il suo gettito è cresciuto dell8,8 per cento, con un aumento di 9,3 miliardi rispetto al 2005. Limposta sugli scambi interni è cresciuta del 7,8 per cento, ben al di sopra dellandamento dei consumi interni, cui è direttamente riconducile, che sono cresciuti di solo il 4,3 per cento. Cosa ha determinato il differenziale di crescita tra gettito e base imponibile?
Solo un impegno costante potrà garantire che i mutamenti recenti siano duraturi. Se ciò non si verificasse, aumenti di spesa finanziati dalle maggiori entrate di oggi potrebbero condurre a maggiori deficit futuri.
(1) Il gettito stimato è ottenuto utilizzando serie trimestrali per il periodo 2001-2005, regredendo il gettito Iva rispetto ai consumi interni e usando dummies trimestrali per catturare gli effetti di stagionalità.
(2) La stima delle entrate della manovra di bilancio è basata sulle valutazioni contenute nelle relazioni tecniche di accompagnamento ai provvedimenti, aggiustate, laddove disponibile, per il gettito effettivo.
(3) I dati di contabilità nazionale per settore di attività non sono ancora disponibili e non è possibile effettuare unanalisi più dettagliata dellandamento del gettito Iva per settore rispetto alle rispettive basi imponibili.
(4) Dati tratti da elaborazioni del dipartimento per le Politiche fiscali.
Nel 2006, il gettito Iva in Italia è cresciuto più velocemente dei principali aggregati di contabilità nazionale grazie a un significativo miglioramento della tax compliance. Questo ha portato a un notevole incremento nellelasticità del gettito Iva al Pil e a un aumento nel livello di efficienza nella raccolta del tributo (Efficiency ratio) che oggi è, per la prima volta, in linea con quello degli altri paesi europei Sale il gettito sugli scambi interni Nel 2006, il gettito Iva è cresciuto su base annua dell8,8 per cento, con un aumento di 9,3 miliardi rispetto al 2005. Andando a esaminare le due principali componenti del gettito, quella sugli scambi interni e quella sulle importazioni, lIva sugli scambi interni è cresciuta del 7,8 per cento a fronte di una crescita annuale dei consumi interni di solo il 4,3 per cento (tabella 1). La differenza tra landamento del gettito e la dinamica dei consumi è stata particolarmente ampia a partire dal secondo trimestre: il tasso di crescita cumulato del gettito è infatti passato dal 4,6 per cento in marzo al 7,9 per cento percento in giugno (grafico 1). Un confronto con lEuropa Il positivo andamento del gettito Iva nel 2006 non è stato un fenomeno solo italiano, ma ha interessato anche altri paesi europei: ad esempio, in Spagna e Germania è cresciuto, rispettivamente, del 9,6 e del 5 per cento. Tuttavia, prendendo a riferimento la dinamica del Pil, nel nostro paese lincremento è stato molto più marcato: lelasticità del gettito rispetto al Pil è stata in Italia il doppio di quella registrata in Spagna e un terzo più elevata di quella della Germania (addirittura 5 volte in più rispetto alla Francia). Questi confronti internazionali ovviamente includono leffetto di misure di politica tributaria che potrebbe alterare i risultati dei vari paesi, ma sono indicativi del differenziale di crescita registrato in Italia.
Diversa è la storia per la componente sulle importazioni (che rappresenta circa il 13 per cento del gettito totale), cresciuta invece del 15,9 per cento su base annua, in linea con la forte crescita delle importazioni extra Unione Europea (+ 13,7 per cento), trainate verso lalto dallaumento dei prezzi internazionali dei prodotti energetici e minerari. Comunque, dato il suo peso limitato, il contributo dellIva sulle importazioni alla crescita totale è stato solo di 2 punti percentuali.
È dunque il gettito dellIva sugli scambi interni che presenta unanomalia. Un primo dato è che la crescita è comune a gran parte dei settori di attività economica. Commercio, costruzioni, attività immobiliari, professionali e imprenditoriali e servizi alle famiglie presentano una crescita del gettito superiore all8 per cento (tabella 2). Questi settori nel loro insieme spiegano circa il 60 per cento della crescita complessiva del 2006. Il gettito del settore elettricità e gas è cresciuto di circa il 30 per cento, e spiega un altro 15 per cento della crescita. In questo caso, tuttavia, il forte aumento è da attribuire, oltre che alla buona performance del settore elettrico (si stima che il volume daffari sia cresciuto di circa il 15 per cento), a un motivo tecnico: alcuni dei maggiori contribuenti avevano esaurito nel 2005 buona parte dei crediti Iva, con leffetto di ridurre i versamenti nel 2005 e, in questo modo, aumentare surrettiziamente il tasso di crescita del gettito lordo nel 2006.
Uno degli effetti del positivo andamento del gettito è stato un aumento dellelasticità dellIva rispetto Pil al di sopra del trend storico: nel 2006, è stata pari a 2,4, con un aumento del 25 per cento sul valore registrato nel 2005 e addirittura del 240 per cento rispetto al 2004 (grafico 2). Questo risultato è eccezionale anche quando si compara con il valore del trend storico dellelasticità che è pari a circa 1.5. (1) Occorre tornare molto indietro nel tempo, al periodo 1998-2000, quando però vi fu un aumento dellaliquota legale, per ritrovare valori dellelasticità che superano il valore di trend.
Va notato come questi andamenti abbiano portato lItalia ad ottenere nel 2006 livelli di efficienza nella raccolta del tributo in linea con quelli registrati in altri paesi europei, recuperando un gap storico che non si riteneva facilmente colmabile. In particolare, lefficiency ratio (il rapporto tra gettito in percentuale al Pil e aliquota standard Iva), spesso usato nei confronti internazionali per comparare la capacità di raccolta relativa dei diversi paesi, è aumentato di due punti rispetto allanno precedente, raggiungendo un livello pari a circa il 39 per cento. In pratica, per ogni punto percentuale di aliquota, nel 2006 è stato raccolto lo 0,39 per cento del Pil.
(1) Simili risultati si ottengono se si considera lelasticità rispetto ai consumi interni.
Lavoce è di tutti: sostienila!
Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!
Paolo Poli
Auto importate: Iva evasa per 1.000.000 di euro al giorno!
Una situazione paradossale: per mettere fine alle frodi di tanti operatori del settore auto, basterebbe applicare la legge, ma l’apparato burocratico non dà il via libera ormai da sette mesi ed è già stato deciso uno slittamento ad Ottobre 2007.
Sapete che il Fisco dal settore auto può recuperare almeno 365 milioni di euro evasi ogni anno? È sufficiente che lo Stato metta in pratica una legge già esistente. Invece, è tutto fermo e le frodi continuano. Proprio così: ci sono moltissimi operatori del settore italiani che, importando auto, evadono l’Iva (Imposta sul valore aggiunto, del 20%) per un totale di almeno milione di euro al giorno; una semplice norma eviterebbe levasione di quei soldi ma, almeno per ora, manca solamente l’ok dell’apparato burocratico. Non ci credete? Leggete qui.
UNA PACCHIA DEI TRUFFATORI
L’anno chiave è il 1993, quando a livello comunitario viene introdotto il regime transitorio dell’Iva e, al contempo, viene abolito il controllo doganale per le operazioni intracomunitarie. Da qui prendono origine le frodi Iva. Infatti, la legge comunitaria stabilisce che le cessioni all’estero a un altro Stato membro devono avvenire al netto dell’Iva. Non soltanto: l’imposta va versata nel Paese di destinazione dove il bene viene utilizzato. A oggi questo regime, inizialmente previsto fino al 1997, è ancora in vigore, perché le aliquote Iva dei Paesi membri non sono state armonizzate. Col risultato che nell’Unione Europea si evadono 250 miliardi di euro l’anno nei vari settori merceologici. E proprio il settore auto è uno dei più flagellati dalle truffe.
-Come è potuto accadere tutto ciò?
-Come si spiega che tutti erano a conoscenza da anni di questo fenomeno e nessuno è intervenuto ?
-Come si spiega che soprattutto Italia sia uno dei paesi maggiormente colpiti da questo fenomeno?
bruno pellicelli
La spiegazione dell’aumento è facile. Con l’obbligo dell’invio fatture clienti/fornitori, il giochetto delle fatt. fornitori finte è finito.
Alessandro Simonetta
Pur non avendo esaminato attentamente i dati ritengo che l’aumento di gettito sia attribuibile alle modifiche normative effettuate sugli studi di settore. Non si tratta della revisione degli stessi quanto delle modifiche introdotte a partire dalla finanziaria 2005 che ha esteso anche agli esercenti attività d’impresa in contabilità ordinaria l’accertamento automatico in assenza di congruità dei ricavi, in precedenza escluso. Con la Finanziaria 2005 infatti si è prevista l’applicazione dell’accertamento quando in almeno 2 periodi di imposta su 3 consecutivi i ricavi risultassero inferiori al valore dello studio. In seguito tale norma è stata ulteriormente inasprita prevedendo, con il Decreto Visco-Bersani, l’applicazione dell’accertmento in presenza di una sola annualità di non-congruità. Le imprese, i lavoratori autonomi per evitare l’accertamento automatico ed un difficile contradditorio con il fisco, o peggio il contenzioso, hanno preferito correggere i ricavi , aggiustando i bilanci o adeguandosi in sede di dichiarazione dei redditi evitando in questo modo le eventuali sanzioni cui sarebbero sicuramente incorsi in sede di accertamento. Quindi niente tax compliance ma un forzato adeguamento non lontano da meccanismi già visti di minimum tax .