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MA L’ITALIA NON PENSA AL CLIMA

Ormai tutto il mondo, America compresa, ha preso coscienza del problema dei cambiamenti climatici, che raggiunge dimensioni nuove per gravità e globalità. E molti paesi hanno improntato a politiche di sostenibilità ambientale anche i pacchetti di stimolo economico in funzione antirecessiva. Fa eccezione il nostro paese, che con una mozione approvata dal Senato, chiede di rivedere anche il cosiddetto pacchetto europeo 20-20. Nessuna proposta italiana di azione neanche per il G8 ambiente in programma nei prossimi giorni a Siracusa.

 

Il biennio 2008-2009 è cruciale per la causa del clima.
A fine 2008 è stato approvato il cosiddetto pacchetto europeo 20-20. Si tratta di un intervento politico che per articolazione, complessità, campo d’applicazione e protagonisti coinvolti non ha paragoni a livello mondiale: riconosce la stretta relazione tra energia e ambiente e articola l’intervento nel quadro di una strategia integrata tra i due ambiti; ricomprende, seleziona e declina in maniera specifica sia gli obiettivi che gli strumenti dell’intervento; avendone scelto i criteri, distribuisce gli oneri dell’intervento tra i partecipanti secondo obiettivi di equità spaziale e senza riguardo alla ripartizione dei benefici; i benefici riguardano soprattutto le generazioni future, realizzando così obiettivi eticamente più elevati di equità intertemporale; poggia sulla cooperazione, o meglio sull’azione coordinata, dei partecipanti all’intervento. Il pacchetto è stato adottato definitivamente dal Consiglio europeo pochi giorni fa, il 6 aprile 2009. (1)

IL CLIMA NELLA CRISI

A noi europei piace pensare che proprio la nostra azione degli ultimi quindici anni sul fronte della lotta ai cambiamenti climatici, unita alla crescente consapevolezza della serietà del problema favorita dal lavoro dell’Ipcc, siano stati i due fattori che hanno fatto maturare i tempi della politica americana, culminata con l’elezione alla presidenza di Barack Obama sulla base di un programma che ha messo al centro la questione energetica e climatica.
Sul finire del 2008 è però sopraggiunta la profonda crisi economica, eppure anche in questo caso la peculiarità del biennio all’insegna della lotta ai cambiamenti climatici ha influenzato l’azione di molti governi. Il rapporto “A Global Green New Deal”, redatto nell’ambito del programma ambiente dell’Onu (Unep), invita i governi a investire un terzo dei 2.500 miliardi di dollari, pari a circa l’1 per cento del Pil mondiale, previsti dai pacchetti di stimolo economico in misure volte a rendere “verde” l’economia, così da prendere i due piccioni della compatibilità con l’ambiente e della ripresa economica con una sola fava. Anche l’economista Nicholas Stern ha invitato i governi a spendere 400 miliardi di dollari nei prossimi diciotto mesi in una azione di contrasto della recessione economica che punti sull’efficienza energetica. (2)
Molti governi hanno improntato, almeno in parte, i loro pacchetti di stimolo fiscale all’ecosostenibilità. Un po’ a sorpresa, a guidare la classifica dei paesi “virtuosi” contenuta in uno studio di Hsbc, è la Corea del Sud, con l’81 per cento del valore dell’intero pacchetto, seguita dall’Unione europea con il 59 per cento e, significativamente, dalla Cina con il 38 per cento (Figura 1). Èappena il caso di osservare che tra i paesi più sviluppati, quelli del G7, gli ultimi della classe sono il Giappone con il 2,6 per cento e il nostro paese che destina solo l’1,3 per cento del proprio pacchetto di misure. (3) Lo scorso 16 aprile Europarlamento e presidenza dell’Unione Europea hanno deciso che i fondi del Piano per la ripresa economica non utilizzati alla fine del 2010 potranno essere impiegati per finanziarie progetti relativi a infrastrutture per gas ed elettricità, energia eolica off-shore e cattura e sequestro del carbonio (Ccs).
L’appuntamento cruciale del 2009 è la Cop15 di Copenhagen, a fine anno, che potrebbe vedere la nascita del nuovo regime internazionale in tema di lotta ai cambiamenti climatici. La nuova politica statunitense ha significativamente cambiato la situazione, aumentando la probabilità di un nuovo accordo, e proprio di questi giorni è la notizia, in un certo senso storica, dell’inclusione ufficiale da parte della Environmental Protection Agency della CO2 nella lista degli agenti inquinanti sancita dal Clean Air Act inquanto dannosi per la salute delle persone.

IL CLIMA IN ITALIA

È una notizia che arriva quasi in coincidenza con una sconcertante presa di posizione del Senato della Repubblica italiana. Quando ormai tutto il mondo prende coscienza dell’esistenza di un problema dalle dimensioni nuove per gravità e globalità, con una mozione approvata il 18 marzo, istruttiva da leggere nella sua interezza, la maggioranza il Parlamento della Repubblica italiana sostiene che non può essere data per scontata la responsabilità dell’uomo sul riscaldamento globale, che le forme di incentivazione delle energie rinnovabili decise da paesi come Cina e Stati Uniti, Francia e Giappone, sono “eccessive e affrettate”, che una parte consistente e crescente di studiosi non crede che la relazione tra un “peraltro modesto riscaldamento dell’atmosfera” sia da attribuire “prioritariamente ed esclusivamente” alla CO2, che non sia “affatto chiarita” la dipendenza della temperatura dalla concentrazione di anidride carbonica, che – anche quando vi fossero – i “conseguenti danni all’ambiente, all’economia e all’incolumità degli abitanti del pianeta sarebbero molto inferiori a quelli previsti nel Rapporto Stern e addirittura al contrario maggiori potrebbero essere i benefici”, per concludere come sia inutile avviare “un costosissimo e probabilmente velleitario sforzo di mitigazione” del riscaldamento globale in atto. (4)
È la risposta italiana ai risultati del congresso scientifico internazionale intitolato “Cambiamenti climatici: rischi, sfide e decisioni a livello mondiale”del 10 al 12 marzo, sempre a Copenaghen. Il convegno ha fornito una sintesi delle più recenti conoscenze scientifiche, tecnologiche e politiche necessarie per una efficace azione di contrasto dei cambiamenti climatici. Sono state presentate nuove evidenze di un’accelerazione del riscaldamento globale superiore a quanto indicato dalle proiezioni dell’Ipcc del 2007. E il valore massimo dell’innalzamento del livello del mare nel 2100 potrebbe essere compreso in un intervallo di circa un metro, o anche di più. Anche nella parte più bassa dello spettro, sembra sempre più improbabile che l’innalzamento del livello del mare sia nel 2100 molto inferiore a 50 centimetri . Questo significa che se le emissioni di gas serra non saranno ridotte velocemente in modo sostanziale, anche nel caso dello scenario migliore, le aree basse costiere, dove abita circa il 10 per cento della popolazione mondiale , saranno colpite duramente. (5)
È dunque la presenza di questa consistente rappresentanza di negazionisti e clima-scettici che ispira la politica italiana del clima, quella che invoca nel testo della mozione del Senato un’inesistente clausola di revisione del pacchetto europeo, chiedendo che il nostro governo faccia dietro-front sugli impegni da poco divenuti definitivi. Non male, davvero. A parte che una tale clausola, almeno nel senso dell’annullamento dell’accordo non esiste (6) e che – curioso lapsus – nella mozione del Senato diventa revisione del Protocollo di Kyoto, forse sono queste pulsioni che spiegano la politica ingessata del nostro governo, e in particolare del ministero dell’Ambiente, in fatto di clima. Proprio nell’anno in cui l’Italia è presidente di turno del G8, è ancora una volta Obama a prendere l’iniziativa scrivendo al nostro presidente del Consiglio per proporgli un Forum su energia e clima tra le maggiori economie del pianeta da tenersi in occasione del summit della Maddalena dall’8 al 10 luglio. Incassato l’avallo – non si sa quanto entusiastico – di Roma, il presidente Usa ha invitato i leader di Australia, Brasile, Canada, Cina, Unione europea,Francia, Germania, Gran Bretagna, India, Indonesia, Italia, Giappone, Corea, Messico, Russia e Sud Africa, nonché il segretario generale dell’Onu, Ban Ki Moon, e la Danimarca, in qualità di presidente della Conferenza Onu sui cambiamenti climatici. L’accordo che dovrebbe essere firmato alla Maddalena sarà preparato in una serie di incontri, il primo dei quali si terrà a Washington il 27 e 28 aprile presso il Dipartimento di Stato.
La risposta italiana è al momento affidata al G8 ambiente in programma dal 22 al 24 aprile a Siracusa. (7) L’iniziativa non si distingue per abbondanza di informazioni: consultando il sito è dato solo sapere che sono previste sessioni di lavoro su: 1) Tecnologie a basso contenuto di carbonio, 2) Biodiversità, 3) Le azioni per affrontare i cambiamenti climatici, e 4) Salute dei bambini e ambiente. Senza voler sminuire l’importanza degli altri temi, nei documenti preparatori che abbiamo visto sui due temi di più stretta attualità,  tecnologie low carbon e Climate change non compare alcuna traccia di una qualche iniziativa o proposta d’azione del nostro paese. Insomma, anche se il giudizio va rimandato a un momento successivo, non vorremmo ricordare il G8 ambiente a presidenza italiana soprattutto per la bellezza dei suoi eventi collaterali.

(1) http://www.euractiv.com/en/climate-change/eu-wraps-climate-energy-policy/article-181068.
(2) An Outline of the Case for a ‘Green’ Stimulus”: http://www.lse.ac.uk/collections/granthamInstitute/publications/An%20outline%20of%20the%20case%20for%20a%20’green’%20stimulus.pdf
(3) http://www.globaldashboard.org/wp-content/uploads/2009/HSBC_Green_New_Deal.pdf,http://www.euractiv.com/en/climate-change/eu-lagging-competitors-green-stimulus/article-181093
(4) http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Sindisp&leg=16&id=404347.Vale solo la pena di notare che i 52 autori che hanno redatto il Summary for Policy Makers del Quarto rapporto dell’Ipcc di cui parla la mozione del Senato in realtà si sono avvalsi del lavoro, nei sei anni precedenti, di più di 2500 scientific expert reviewers, più di 800 contributing authors, and più di 450 lead authors provenienti da più di 130 paesi (http://en.wikipedia.org/wiki/Intergovernmental_Panel_on_Climate_Change)
(5) http://climatecongress.ku.dk/newsroom/rising_sealevels/ e “A sinking feeling”, The Economist, 11 marzo 2009.
(6) Tutti i chiarimenti su quest’aspetto all’indirizzo http://www.climalteranti.it/?p=141.
(7) http://www.g8ambiente.it/.

Foto: da internet

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ITALIA MIA

17 commenti

  1. Prothea

    Nonostante la fondatezza delle argomentazioni proposte, ritengo che anche in Italia ci sono segnali interessanti e spesso tali segnali non vengono sufficientemente divulgati. Per quanto riguarda l’energia solare fotovoltaica l’Italia sta vivendo un vero boom e in seguito ai tagli delle tariffe di feed-in in Spagna e Germania e’ sicuramente il mercato piu’ interessante d’Europa. Dopo una prima fase di sostanziale importazione dei prodotti legati al solare fotovoltaico si sta osservando un aumento esponenziale, oltre dei MW di potenza istallata, degli impianti produttivi lungo l’intera filiera i.e. pannelli, inverter e compenentistica. Tendenze comparabili sono riscontrabili in altri settori legati all’energia rinnovabile i.e. biogas e biomasse. Sottolineare gli aspetti positivi di tali interventi e del mercato delle rinnovabili in Italia potrebbe facilitare l’ingresso di investitori ed operatori stranieri aumentando il nostro potenziale di crescita. E in un’ultima istanza favorendo il raggiungimento del 20-20 Europeo.

  2. Vittorio Cattaneo

    Ho un unico appunto alla vostra chiarissima analisi, sulla pochezza dei nostri governanti: perchè il nostro governo si prende la briga di fare certe figuracce? quali interessi si nascondono dietro le politiche energetiche di berlusconi? Vi leggo da tempo e vi stimo molto, e sarei lieto di avere notizie in merito. l’ambiente non è di destra o sinistra e solo il buon senso che ci può far scegliere una via o l’altra.

  3. Beppe

    Propongo qualche link diverso dal solito sul clima: http://sciencespeak.com/MissingSignature.pdf http://www.john-daly.com/index.htm http://wattsupwiththat.com/ http://www.engr.udayton.edu/weather/ C’è da leggere un po’ più attentamente che negli abituali semplici e categorici articoli ispirati dai professionisti dell’IPCC, ma d’altra parte la questione riguarda la nostra vita futura e meriterebbe un po’ di studio pima di prendere posizione. In ogni caso. Sia che la catastrofe climatica prossima ventura si avveri sul serio, sia che si riveli invece una colossale bufala. In questo secondo caso infatti, ci staremmo impegnando a buttare una quantità irragionevole di risorse preziose in tecnologie più inefficienti delle attuali e ancor più di quelle potenziali che potremmo sviluppare se il dibattito fosse libero e gli incentivi assegnati in base al merito. Questo è un esempio molto concreto delle conseguenze economiche e sociali di scelte politiche ispirate ai modelli matematici dell’IPCC piuttosto che ai dati sperimentali: http://www.bloomberg.com/apps/news?pid=newsarchive&sid=a2PHwqAs7BS0

  4. Marco Cavallero

    Prima di tutto faccio i miei complimenti all’autore per l’ottimo articolo che mette in luce i gravi ritardi del nostro paese. Non penso che la tematica ambientale possa essere affrontata solo in termini di convenienza economica ma il successo della cosiddetta "rivoluzione ambientale" passa necessariamente attraverso una rivoluzione culturale. L’ecological economics di Daly e tanti altri ha tracciato a mio parere la strada giusta ma finchè il mainstream userà la "variabile ambiente" come un vantaggio mercantilistico non andremo molto lontani. Non ritenete che in questo quadro l’Italia abbia un ritardo devastante?

  5. marco

    Due domande agli esperti: la prima: quanto autorevoli sono gli esperti del IPCC? se ben ricordo l’Italia e assai poco rappresentata e non da nomi prestigiosi. Come mai molti grossi nomi della scienza mondiale non fanno parte del panel e anzi sono molto critici sulle conclusioni del panel esposte in modo così assertivo? la seconda: il boom del fotovoltaico è drogato dagli incentivi governativi che rappresentano un costo rilevante per l’Italia (sono pagati da tutti gli utenti della rete elettrica). Non varrebbe la pena di rallentare questa incentivazione in attesa di tecnologie più efficienti promesse dalle ricerche e sviluppi in atto, anziché sprecare risorse con costi altissimi e risultati scarsi? Fra qualche anno probabilmente saranno disponibili tecnologie 10 volte più efficienti a parità di costi, magari potremmo per ora investire di più proprio nella ricerca specifica del fotovoltaico ad alta efficienza e sul solare a concentrazione.

  6. Andrea Molocchi

    A livello mondiale, l’Italia è uno dei paesi con l’intensità carbonica sul PIL (ppa) più bassi, ma invece di farne un punto di forza, cercando di trarne vantaggi competitivi, sposa posizioni di retroguardia sotto il profilo scientifico e politico. L’Italia dovrebbe essere in prima fila in ambito mondiale per chiedere standard internazionali che l’industria italiana è in grado di raggiungere ma che altri Paesi faticano a raggiungere (si pensi solo ai bassi rendimenti energetici e elevata intensità carbonica delle centrali termoelettriche USA, per non parlare di altri settori). Temo che il vero problema sia la mancanza di consapevolezza dei problemi reali e della posizione dell’Italia nel contesto UE e globale,e che a questa arretratezza culturale contribuisca la polarizzazione del dibattito politico, per cui l’avversario è attaccato a prescindere dal merito e l’avversario replica a prescindere dal merito. Si finisce per avere un dibattito fra ciechi del tutto controproducente, che trova un’inspiegabile cassa di risonanza nei media. Esempi sul pacchetto energia sono riportati su vwww.costiesterni.it. Forse dovremmo tutti fare un passo indietro e aprire gli occhi. Nel nostro interesse.

  7. Giuseppe Bottazzi

    "Sono state presentate nuove evidenze di un’accelerazione del riscaldamento globale superiore a quanto indicato dalle proiezioni dell’Ipcc del 2007"? Quali evidenze? I dati dell’ultimo decennio dicono il contrario. Si veda, ad esempio: http://hadobs.metoffice.com/hadcrut3/diagnostics/global/nh+sh/

  8. Michele F

    Ogni nuova teoria scientifica ha trovato duri oppositori, ma negare la responsabilità antropica nel riscaldamento globale è miope. Detto ciò,il valore del passaggio ad un’economia verde non risiede esclusivamente nella mitigazione del riscaldamento globale.Vorrei ricordare alcuni temi non innovativi, ma spesso dimenticati.Generazione distribuita:una maggior percentuale della popolazione in grado di staccarsi dalla rete grazie ad impianti stand alone,migliora la concorrenza e diminuisce i prezzi, indebolendo i monopoli. Economie di scala:monetarie e tecnologiche. Maggiori guadagni per imprese tecnologicamente innovative=più investimenti in ricerca=ulteriore sviluppo tecnologico=miglioramento dell’efficienza= ulteriore abbassamento dei prezzi.Economia positiva ed esternalità:il vero costo per Kwh prodotto non è quello di mercato.Quanto costa il depauperamento delle risorse naturali?Che impatto monetario ha l’inquinamento sul sistema sanitario nazionale? La faccenda è complicata, ma vi invito a riflettere. Come è stato detto "l’età della pietra non è finita per mancanza di pietre".

  9. angelo agostini

    Mi permetto di suggerire una risposta al quesito posto da Vittorio Cattaneo: questo governo, come i precedenti Berlusconi, punta decisamente sul nucleare perché, come per il ponte sullo stretto, privilegia investimenti di grandissima dimensione, ad altissima incidenza di capitale e know-how (che il sistema imprenditoriale/industriale peraltro non ha, tanto che in entrambi i casi comprerebbe know-how dall’estero anche se obsoleto…) perché questi possono essere gestiti solo da pochissimi, ben conosciuti soggetti molto legati ai personaggi di governo ed al loro entourage. Costituire pochi immensi budget di progetto accessibili a pochi selezionati soggetti amici degli amici significa poterli controllare e mettervi mano meglio ed in maniera più esclusiva rispetto ad un pulviscolo di progetti minori: qualcosa sfuggirebbe tra le dita. Se il monopolio del fotovoltaico o dell’eolico fosse nelle mani degli amici, ebbene lì sarebbe indirizzata la politica energetica dei nostri governanti…

  10. Andrea Marroni

    Il Governo ha rinunciato a Kyoto e Bruxelles sanzionerà Roma (il Protocollo è legislazione comunitaria vigente a pieno titolo); anni di sottovalutazione con la superficialità politica di chi, rispetto alla questione climatica, ha impostato campagne “ideologiche” (destra o sinistra) ricadranno fatalmente sui conti pubblici. Non si è compreso che la low carbon economy ha ricadute su energia, industria, tecnologia finanza e impresa. C’è poi l’aspetto geo-politico della indipendenza energetica. Il Governo non doveva firmare il “Pacchetto clima”, non credendo alla strada europea nè alla green economy. (In marzo u.s., Strasburgo ha adottato una risoluzione sulla strategia verso Copenhagen, prevedendo che il contributo dell’UE alla mitigazione ed adattamento dei pvs dovrebbe essere minimo di 30 miliardi € / a entro il ‘20.) Avrebbe dovuto prendere una posizione seria e trasparente, evitandoci il rischio di affrontare una serie di “non conformità”, che si declineranno in oneri finanziari per la collettività. E’ controproducente mettere la firma su qualcosa che sottosotto si pensa essere errata e che si cercherà di boicottare. La “reale” posizione italiana è nota ovunque.

  11. Vittorio Cattaneo

    Vorrei ricordare innanzitutto che la maggior parte dei soldi del CIP6 non sono destinate alle fonti rinnovabili, ma alle assimilate (termovalorizzatori ecc.). Ma a parte i soliti furtarelli all’italiana, vi do alcuni dati che vi possono servire a riflettere: – un impianto fotovoltaico con muduli in silicio cristallino produce l’intera quantità di energia necessario a produrlo, trasportarlo e ad installarlo in meno di cinque anni. – lo stesso impianto con le tecnologie a film sottile ci mette meno di due anni. gli impianti hanno una vita utile di circa 30 anni, quindi molto semplicemente l’impianto fotovoltaico produce da 6 a 15 volte l’energia spesa per metterlo in funzione; inoltre se messo su un tetto non consuma suolo, non inquina, migliora la qualità dell’energia della rete nella zona. Un edificio residenziale energeticamente efficiente può pareggiare il suo bilancio energetico con un investimento iniziale nel fotovoltaico che va dai 100 ai 150 € al mq di SLP. Analoghe considerzioni valgono per il solare termico, il termodinamico, l’eolico, la geotermia, il mare. Quello che accomuna tutte queste forme è l’efficienza che dobbiamo sviluppare nell’uso intelligente dell’energia.

  12. Rinaldo Sorgenti

    Complimenti a Beppe (Soluzioni per quale problema?) ed a Marco (Perchè sprecare risorse?). Interessante anche la nota "Sui non vedenti) anche se bisognerebbe domandarsi quali sono costoro! Ora, invece di pretestuosamente attaccare la chiara posizione espressa dal Senato, perchè non riconoscere che l’Italia è indubitabilmente, il Paese più virtuoso in tema di emissioni? Invece molti continuano a far finta di non vedere questa realtà e ad attaccare l’Italia perchè, finalmente, non vuole stare ferma e prendere legnate, interessate, dai cugini Ue che hanno fatto di tutto per nascondere la loro arretratezza ed opportunismo su questi temi. Purtroppo, da noi ci si affanna ad accodarsi al catastrofismo di comodo, ipotizzato da modelli non ripetibili, quindi sbagliati. Bisognerebbe davvero domandarsi "cui prodest" e perchè questi signori continuino a vezzeggiare iniziative tanto costose quanto inutili, anzi dannose perchè indirizzano ingentissime risorse nella direzione sbagliata, ma di interessi evidenti. E questo nonostante Germania e Spagna abbiano deciso di cambiare strada sugli incentivi, dopo aver ben avviato le loro speculative industrie del solare ed eolico. Perchè?

  13. Michele

    La questione relativa alle conclusioni degli studi IPCC è nota agli addetti ai lavori da diverso tempo. La grande confusione nei risultati e nelle conclusioni è legata purtroppo allo studio del clima come sistema fisico (mi spiace ma dopo tanti anni di studi abbiamo si è progrediti poco sulla bontà dei modelli climatici). L’assenza di conclusioni di rilievo rappresenta un grosso problema per la classe politica che sarà chiamata a fornire risposte su temi ambientali e di sostenibilità. In Italia siamo lontani da tutto questo, lo dimostra la scelta del nucleare (non abbiamo più mezzi e know – how per gestirlo) e la totale mancanza, da 20 anni, di una seria politica energetica volta alla diversificazione e alla ottimizzazione del sistema energetico nazionale. In attesa, continuerei ad incentivare il solare (che non ci salverà, ma è una delle poche "armi" che abbiamo a disposizione). Le nuove tecnologie, dieci volte più efficienti, saranno disponibili fra 3 – 4 anni. E sono una realtà…

  14. GIOVANNI R.

    L’articolo centra il problema dell’ostilità di questo governo e di parte della classe imprendiotoriale Italiana (nonostante le chiacchere sull’etica e sulla sostenibilità) alle problematiche dei cambiamenti climatici e allo sviluppo delle fonti rinnovabili. Vorrei segnalare all’attenzione quanto sta avvenendo in questi giorni sul problema della incentivazione delle fonti rinnovabili. Nel cosiddetto DL manovra si sta cercando di smontare uno dei capisaldi del decreto Bersani per l’incentivazione delle fonti rinnovabili e della cogenerazione e cioè l’obbligo per i produttori di energia elettrica da fonte fossile di incentivare l’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. Il costo dell’incentivazione sarebbe, in prospettiva, spostato direttamente sui consumatori finali come per il CIP6. Questa operazione va ad esclusivo beneficio economico dei produttori da fonte fossile che non sarebbero più obbligati all’acquisto dei cosiddetti Certificati Verdi e a discapito dei produttori da fonti rinnovabili tradizionali (idraulico, biomasse, cogenerazione) che saranno meno competitivi sul mercato elettrico. Risultato: vita più lunga per le fonti fossili inquinanti.

  15. Andrea Poli

    Volevo unicamente far notare che il sistema "feed in" adottato nelle legislazioni di Spagna e Germania è stato recentemente modificato, in Germania con un aumento sostanziale degli incentivi pubblici, operativo dal 1o gennaio, per il settore eolico a sostegno del re-powering degli impianti esistenti e dell’off-shore. In Spagna,dove il primo decreto del 2004 ha "regalato" in maniera scriteriata soldi al settore,successivamente modificato e migliorato nel 2006 con legge transitoria e poi emendato nel 2007,Zapatero ha esternato un mese fa l’intenzione di dare nuovo vigore all’industria delle rinnovabili con un nuovo piano di interevento pubblico, i.e. altri investimenti diretti e indiretti.

  16. Rinaldo Sorgenti

    Come non condividere quanto scrive Michele circa gli studi (ma soprattutto le sintesi per i politici) dei diversi Rapporti IPCC. Eppure, nonostante la manifesta alterazione dei dati, operata per fini speculativi, nelle sintesi dei vari periodici Rapporti, qualcuno ha avuto il "cattivo gusto" di assegnare loro uno svalutato nobel, ovviamente non alla scienza, ma ….alla pace! Circa l’Italia, invece, sarebbe ora di riprendere e formulare un serio P.E.N. dove la domanda logica in merito al nucleare potrebbe essere: Se Sì, non perdiamo altro tempo e superiamo l’ostracismo strumentale ed ideologico. Se No, provvediamo urgentemente a cancellare l’import (che, senza speculative prese in giro, proviene da questa fonte!) e sostituiamo quel 15% con nuove capacità produttive a casa nostra, ovviamente diversificando il "Mix", nell’interesse del Paese. Infine, una riflessione sugli incentivi alle FER è quantomai opportuna (come fanno in Germania e Spagna), con scelte più opportune e funzionali agli obiettivi da conseguire, appunto diverse dall’inconsistente solare FV.

  17. Vittorio Cattaneo

    Una news! La lobbie degli speculatori delle FER, della bioedilizia, e delle Passivehaus hanno ottenuto un’altra schiacciante vittoria al parlamento europeo! Entro il 2019 tutti gli edifici dovranno raggiungere un bilancio energetico pari a ZERO! E ragazzi senza un po’ di fotovoltico non si può fare. Ma dove sono gli scettici al parlamento europeo? Cosa hanno fatto i nostri europarlamentari scettici? probabilmente erano assenti! Il mondo va verso il risparmio e la decrescita del PIL, ognuno lo faccia come vuole ma non comprando centrali nucleari dai francesi! Almeno facciamocele da soli, compriamoci le miniere facciamo l’arricchimento e vendiamolo ad altre centrali nel mondo, questo è un business! Qualcuno di voi vorrebbe a 10 km da casa una centrale nucleare o un impianto di arricchimento?

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