La riduzione delle accise significa la disponibilità della politica a sospendere l’azione climatica per evitare la stagflazione. È un messaggio negativo. La riforma fiscale annunciata dal governo dovrebbe invece aumentare la tassazione sule fonti fossili.
Autore: Marzio Galeotti Pagina 1 di 16
Professore ordinario di Economia politica presso il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università degli studi di Milano. Dopo la laurea in Discipline economiche e sociali presso l’Università Bocconi di Milano ha conseguito il dottorato in economia (Ph.D.) presso la New York University di New York. È Direttore della ricerca scientifica della Fondazione Eni Enrico Mattei, dopo essere stato in passato coordinatore del programma di ricerca in modellistica e politica dei cambiamenti climatici. È Fellow del Centre for Research on Geography, Resources, Environment, Energy & Networks (GREEN) dell’Università Luigi Bocconi e Visiting Fellow presso il King Abdullah Petroleum Studies and Research Center (KAPSARC). È Review Editor del capitolo 4 (“Mitigation and development pathways in the near- to mid-term”), Sixth Assessment Report (AR6), IPCC WGIII, 2021. È stato fondatore e primo presidente dell’Associazione italiana degli economisti dell’ambiente e delle risorse naturali, è membro del comitato scientifico del Centro per un futuro sostenibile e della Fondazione Lombardia per l’Ambiente. È componente del comitato di redazione de lavoce.info.
Il bilancio della Cop27 è magro: ben pochi i progressi su questioni cruciali. Fa eccezione l’accordo sul fondo “loss & damage”. Ma l’iniziativa non sembra in grado di dare un contributo concreto alla soluzione del problema dei cambiamenti climatici.
Le tensioni internazionali peseranno sui risultati della Cop 27. La stabilità geopolitica è infatti una condizione necessaria per progressi concreti sui cambiamenti climatici. Poco ottimismo anche sulla questione dei finanziamenti per la mitigazione.
Negli ultimi quindici mesi il prezzo netto della benzina e quello del petrolio sono quasi perfettamente allineati. Difficile ipotizzare speculazioni: ad amplificare la crescita della componente materia prima del prezzo netto dei carburanti è l’Iva.
La guerra di Putin contro l’Ucraina avrà riflessi sulle forniture di gas, anche al nostro paese. Prima di pensare ai costi più alti, si tratta di coprire un buco di 33 miliardi di Smc di gas russo, tra incremento della produzione nazionale e nuovi fornitori.
La crisi energetica di oggi sembra diversa da quelle del passato. A determinarla contribuiscono vari fattori, dalle mire imperiali russe alla transizione energetica cinese. Superarla richiede un sempre maggiore coordinamento, almeno a livello europeo.
Se la Cop26 sia stata un successo o un insuccesso dipende dalla prospettiva con cui la si giudica. Alcuni risultati importanti ci sono stati, anche se si tratta di annunci. Ma questa è la natura stessa delle Cop. Le decisioni concrete vanno prese altrove.
In vista della Cop 26 di Glasgow si moltiplicano gli appelli per interventi decisi contro il cambiamento climatico. Proprio per questo non è il momento di concedere sussidi alle fonti fossili, anche quando sono temporanei e motivati da buone intenzioni.
Il rapporto Ipcc dell’Onu lancia l’ennesimo campanello d’allarme sui pericoli del riscaldamento globale. Alcune considerazioni per mostrare che un approccio che garantisca lotta al cambiamento climatico e sviluppo economico è possibile.
Il G20 sul clima è stato deludente, nonostante la dichiarazione finale unanime. Ora le speranze sono rivolte alla Cop26 di Glasgow. Dove dovranno essere affrontate questioni fondamentali, prima fra tutte quella dell’adattamento ai cambiamenti climatici.