Lavoce.info

Autore: Desk Pagina 125 di 188

Il desk de lavoce.info è composto da ragazzi e ragazze che si occupano della gestione operativa del sito internet e dei social network e delle attività redazionali e di assistenza alla ricerca. Inoltre, sono curati dal desk il podcast e le rubriche del fact checking, de "La parola ai grafici" e de "La parola ai numeri".

LA RISPOSTA AI COMMENTI

Ringrazio anzitutto per l’attenzione. L’articolo per sua natura è un testo breve, e non può affrontare la questione se non superficialmente, e con diverse lacune. I due commenti ne indicano giustamente alcune. Prima di rispondere nel merito desidero però ribadire l’oggetto fondamentale del mio intervento: le condizioni economiche e politiche attuali sono tali che -a mio parere- ha scarso senso, in termini economici, continuare a puntare su una strategia che voglia garantire un posto fisso ad ognuno, dove con posto fisso intendo un’occupazione nella stessa azienda o anche solo nello stesso settore produttivo. In particolare, non intendevo indicare i dettagli di specifiche misure di politica economica (come il reddito minimo garantito o la provenienza dei fondi con cui finanziarlo), ma suggerire l’obiettivo che la politica dovrebbe darsi, per dibattere sugli strumenti in maniera più ordinata.
Sui numeri: iniziamo con quanto l’Italia già spende. Dovremmo anzitutto distinguere tra reddito minimo e sussidio di disoccupazione. La prima è una misura residuale, che vuole impedire che chiunque abbia un reddito inferiore una certa soglia. Per la povertà l’Italia spende 11€ pro-capite, dunque letteralmente non ci sono cifre di cui parlare.
I trattamenti di disoccupazione hanno invece lo scopo di sostenere temporaneamente il reddito dei lavoratori, nel passaggio da un’occupazione ad un’altra. Per ciò l’Italia spende circa lo 0.5% del PIL, contro una media europea dell’1.8%; mentre per le politiche per il lavoro complessivamente l’1.3% contro il 2.2% europeo (dati Eurostat). Senza bisogno di paragoni con la solita Danimarca, è di tutta evidenza che i 3 punti di PIL in più che dedichiamo alla spesa per pensioni in qualche maniera ci impediscono di fare tante altre cose (così come la grossa spesa per interessi sul debito pubblico). Non sono tra quelli che credono dovremmo sempre imitare l’estero, ma proporre uno scambio tra quanto si può risparmiare in previdenza, e quanto in più si può dedicare al Welfare State mi sembra un’idea ragionevole.
Oltre i livelli di spesa, dovremmo parlare anche di come spendiamo: da un lato, come detto nel testo, il sostegno al reddito riguarda attualmente solo categorie di privilegiati (coloro che accedono alla Cassa Integrazione, semplificando un pò). D’altro lato, questi fondi sono concessi senza alcuna condizione a chi li riceve (in teoria ci sarebbe il divieto di rifiutare un’offerta di lavoro “congrua”, ma di fatto non c’è sanzione). Inserendo l’obbligo di partecipare ad attività di formazione e reimpiego, non solo favoriremmo la capacità del sistema di adattarsi continuamente agli sviluppi economici e sociali, ma introdurremmo limiti temporali alla durata del beneficio (pari al massimo alla durata dei programmi) ed eviteremmo disincentivi al lavoro, dunque complessivamente risparmiando risorse.
Desidero concludere notando che alcune misure possono intanto essere introdotte, in misura minore a quanto idealmente auspicabile, come prima risposta a situazioni insostenibili. Considerando ad esempio il numero di lavoratori veramente “precari” (gli iscritti alla Gestione Separata dell’INPS, a parte professionisti, amministratori e sindaci di società, membri di collegi e commissioni), è stato presentato in Senato un emendamento alla Legge Finanziaria che quantifica il costo di un sussidio di disoccupazione pari a 300€ al mese per 6 mesi, per un costo complessivo inferiore (sotto ipotesi pessimistiche) agli 800 milioni di euro l’anno. Una cifra non impressionante: più o meno quanto le Regioni nel periodo 2001-2006 hanno accumulato in fondi europei non spesi (Fondo Sociale Europeo).
Insomma, a volte l’inazione politica deriva da non condivisione degli obiettivi, e non da mancanza di mezzi. Ad esempio, alcuni partiti legittamente aspirano all’abolizione completa della flessibilità del lavoro, come fine ultimo. Così facendo finiscono però per agire, per le concrete condizioni di vita dei lavoratori flessibili, molto meno di quanto sarebbe possibile.
Per quanto attiene le differenze regionali, non c’è dubbio la questione merita un approfondimento. Non posso qui discutere delle cause del sottosviluppo del Sud, e non ne avrei le competenze. Per quanto riguarda l’occupazione, noto solo che l’analisi a volte deve astrarre da fattori pur rilevanti, ma non oggetto di indagine al momento (ad esempio, il mio ragionamento astrae anche dalle differenze di genere, certo non meno rilevanti per il mercato del lavoro).
Per quanto riguarda la contrattazione, ribadisco solo che si tratta di scegliere tra una strategia che punti a sopravvivere riducendo i costi (che io considero fallimentare di fronte ai giganti emergenti, ma si tratta di una scommessa), e una che invece punti a competere favorendo l’accumulazione capitalistica e l’innovazione tecnologica.
Anche per questo condivido l’osservazione finale: se le imprese usano permanentemente contratti temporanei, evidentemente non cercano flessibilità, ma bassi costi (a parte la libertà di licenziare e il ricatto che ne deriva). Qui però entriamo nel problema degli abusi delle forme contrattuali flessibili, che va distinto da quello sull’esistenza della flessibilità, quella vera. A tal proposito, noto solo che alcune imprese sostanzialmente sopravvivono nel mercato (e fanno profitti) solo grazie a tali abusi: vale dunque l’ultima osservazione del mio testo, sull’opportunità di liberarsene, ma anche una necessaria prudenza nei modi e nei tempi, trattandosi pur sempre di posti di lavoro (di bassa qualità, ma posti di lavoro).

SCALFARI E LA FALANGE MACEDONE

Caro Boeri,
ho incassato la vostra risposta collettiva. Francamente non sapevo che foste tanti a lavoce.info e me ne congratulo, tanto più che non tutti marciano in falange macedone. Approfondire i vostri testi consultando lavoce è un’impresa impossibile se estesa su cinque anni; impossibile per me che data l’età mi affatico rapidamente e per chiunque abbia anche altri impegni obbligatori. Perciò ti credo sulla parola: avrete sicuramente fatto il vostro lavoro critico anche nel quinquennio berlusconiano che, spero me ne darai atto è stato dal punto di vista economico e finanziario assai più nefasto dei diciotto mesi prodiani.
Ho comunque voluto fare un sondaggio e l’ho fatto soltanto su di te, che sei il  più intelligente e aperto di tutto il gruppo. Ho scorso i tuoi titoli su lavoce ho scartato gli articoli che parlavano di altro, immigrazione etc, e mi sono concentrato sui testi finanziari. Gran parte parlano di pensioni che è un argomento certamente importante ma ben delimitato. Ho ritrovato in quelle pagine la nostra polemica di allora e credo, a rileggerla oggi, che tu avessi parzialmente ragione. Avevi ragione certamente sul problema che la permanenza al lavoro degli anziani non penalizza necessariamente i giovani (ma Giavazzi se l’è presa  con Fabiani che toglie lavoro ad un più giovane eventuale); ma insisto sull’idea che l’assistenza è una cosa e la previdenza è un’altra.
Comunque è acqua passata.
Vengo ai tuoi articoli durante il quinquennio berlusconiano. Ne ho trovati non più di tre o quattro: le critiche alla Finanziaria 2003, le critiche alla finanziaria 2004, le critiche al Dpf 2004/5. Altro non ho trovato. Le critiche erano severe quanto basta. L’anima è salva. Il martellamento non c’è stato. Nei diciotto mesi prodiani tu avrai scritto a dir poco 30 articoli contro la politica economica e finanziaria di questo governo. Lo squilibrio è palese.
Questa è una lettera privata nel senso che non esce su Repubblica. Sarebbe carino se uscisse sulla Voce. Se ho trascurato qualche altro tuo articolo perché non l’ho visto me lo puoi segnalare.

Un caro saluto

 

"Caro Scalfari,

i conteggi non vanno fatti solo sugli articoli di Tito Boeri, ma su quelli dell’intera redazione. Possono cambiare, infatti, le funzioni assegnate ai singoli redattori. Alcuni degli economisti che, durante il Governo Berlusconi, si erano occupati di conti pubblici, non hanno più scritto di questo tema con il Governo Prodi in carica, in virtù di incarichi istituzionali nel nuovo Governo. E’ una scelta redazionale che avevamo applicato ad altri redattori durante il Governo Berlusconi. Questo ha fatto sì che Boeri dovesse occuparsi di più di conti pubblici in questa legislatura. Una misura più accurata delle posizioni espresse sul sito viene dai sommari che riassumono i contenuti di
ciascun aggiornamento del sito. Nei primi 17 mesi di Governo Prodi ci sono stati 105 aggiornamenti con sommari in 26 casi critici nei confronti del Governo. Dunque uno su quattro. In un periodo di tempo comparabile con il Governo Berlusconi (i 17 mesi da fine settembre 2004 a fine febbraio 2006) ci sono stati 90 aggiornamenti, di cui 28 critici. Quindi in più del 30 per cento dei casi.
Sarebbe stato meglio forse fare queste verifiche prima di accusarci ingiustamente di parzialità. Ci fa piacere, comunque, la grande attenzione che Lei dimostra nei confronti del nostro lavoro e speriamo in futuro di potere essere anche di maggiore aiuto al suo lavoro.

La Redazione de lavoce.info

PRIMO CENSIMENTO DEI SENZATETTO A MILANO

Il comitato scientifico dell’edizione 2007 delle Borse "Ricardo Faini", promosse dall’associazione "ERE – Empirical Research in Economics, ha deciso di aggiudicare l’intero ammontare dell’iniziativa al progetto di raccolta dati "I senzatetto nell’area metropolitana di Milano", presentato dalla Dott.ssa Michela Braga e dalla Dott.ssa Lucia Corno (entrambe iscritte al programma di Ph.D. in Economics dell’Universit?occoni).

Le motivazioni di questa decisione possono essere riassunte in pochi elementi: 

-        l’indubbio interesse del tema, dato che il progetto consentir?i realizzare sia il primo censimento completo della popolazione dei senzatetto in un’area metropolitana italiana sia una dettagliata indagine campionaria per studiare le caratteristiche e le problematiche della popolazione censita;

-        il fatto che i dati che si intende raccogliere potranno essere facilmente utilizzati da altri ricercatori, una volta messi in rete dall’associazione ERE; 

-        la qualit?el progetto presentato, in cui tutte le fasi della raccolta dati sono descritte con grande precisione e competenza tecnica;

-        la capacit?i integrare i fondi messi a disposizione dall’associazione ERE con l’aiuto e il contributo di altri soggetti del mondo dell’associazionismo.

Per l’iniziativa si cercano volontari. Il loro ruolo sar?uello di girare per le strade di Milano per due sere consecutive: la prima per il conteggio dei senzatetto, la seconda per intervistarli.

Tutti gli interessati all’iniziativa possono mandare una mail a

redazione@lavoce.info

michela.braga@unibocconi.it

lucia.corno@unibocconi.it

La risposta del Ministro Giulio Santagata

Gentile Redazione,

ieri, sul sito lavoce.info e ripreso dal quotidiano La Repubblica, Tito Boeri e Pietro Garibaldi hanno emesso una sentenza lapidaria sul disegno di legge finanziaria appena approvato dal Governo Prodi: la loro opinione è che il 2007, dal punto di vista del risanamento finanziario, rappresenta l’anno della grande occasione sprecata. Ma ne siamo certi?

Rispetto a poco più di un anno fa le finanze pubbliche italiane sono pienamente tornate sotto controllo. Dopo quattro anni consecutivi di sforamento dei parametri europei, nel 2007 il disavanzo pubblico è finalmente rientrato sotto la soglia del 3% del PIL, su un valore (2,4%) che risulta essere il migliore risultato da sette anni a questa parte. Anche più contenuto di quanto recentemente concordato in sede europea. L’avanzo primario – il saldo di bilancio al netto della spesa per interessi – praticamente annullato dal precedente Governo, risale al 2,5% del PIL. Il debito pubblico rispetto al PIL, dopo due anni di aumenti, riprende a calare. Quest’inversione di tendenza netta è frutto di un serio e costante lavoro di contrasto all’evasione fiscale e di un rinnovato controllo sulle spese. Certo, se non avessimo restituito ai cittadini più poveri parte dell’extra gettito o se avessimo limitato le spese per investimenti, i saldi per il 2007 potevano essere ancora migliori. Nella costruzione della manovra, però, abbiamo tenuto conto di una fase congiunturale che non consigliava un intervento di finanza pubblica orientato unicamente in senso restrittivo, della necessità di sostenere i redditi più bassi e di investire sul futuro concentrando più risorse sulle infrastrutture.

Boeri e Garibaldi valutano l’andamento delle spese in relazione al forte recupero di gettito fiscale e considerano realizzata la loro previsione che «le maggiori entrate avrebbero finito per legittimare nuove spese». Dalla tabella da loro riportata (sul sito www.lavoce.info) emerge chiaramente, invece, che nel 2007, a fronte di una pressione fiscale salita di 0,8 punti (a parità di aliquote e esclusivamente grazie al recupero di evasione), le spese correnti primarie sono rimaste immutate al 39,9% del PIL. Le maggiori entrate si sono tradotte in un aumento dell’avanzo primario: proprio come ogni buon libro di economia suggerirebbe.

Facciamo un passo indietro: nella scorsa legislatura la spesa corrente primaria è cresciuta inesorabilmente anno dopo anno dal 37,3% del 2000 al 39,9% del 2005. Ridurre progressivamente e soprattutto riqualificare le nostre spese pubbliche, rendendole più rispondenti alle esigenze di lavoratori, famiglie e imprese, costituisce un obiettivo centrale del Governo. Essere riusciti a fermare una dinamica di aumento insostenibile (e quasi incontrollata) delle spese è un primo risultato importante. E anche l’intervento sui residui passivi previsto dalla finanziaria – che affronta una delle questioni centrali della capacità di spesa effettiva delle amministrazioni, sottolineata dalla presenza nel bilancio pubblico di residui passivi per decine di miliardi di euro – comporta una riduzione strutturale dei volumi di spesa.

Secondo i due economisti, «se il provvedimento a favore delle famiglie più deboli può essere desiderabile e opportuno, è ipocrita classificarlo come riduzione di tasse». E perché mai regole contabili europee sistematicamente utilizzate in altri paesi dovrebbero non essere applicate all’Italia?

Per concludere: nella nuova finanziaria vi sono misure strutturali di semplificazione e razionalizzazione sul piano fiscale (riduzione delle aliquote Ires sulla base di un modello già sperimentato anche in Germania). Un autentico esempio delle tanto invocate riforme strutturali i cui effetti positivi sullo sviluppo saranno assai più chiari ed evidenti di quanto oggi possano ritenere Boeri e Garibaldi.

Corsi e ricorsi: Via l’Ici sulla prima casa?

A volte ritornano. Dal governo in affanno riemerge la proposta dell’abolizione dell’Ici lanciata, prima delle elezioni, dall’allora Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Giusto quindi ricordare quanto scrivemmo in quell’occasione.”

Dossier: l’Opa europea

L’Italia recepisce la direttiva sulle offerte pubbliche. Arriviamo con un anno di ritardo rispetto al termine posto da Bruxelles e dopo che tutti gli altri paesi europei hanno già provveduto a cambiare i loro ordinamenti. Ma anche dopo un dibattito vivace in cui si sono confrontate proposte di riforma e difesa delle norme del Testo unico della finanza che (una volta tanto) sono fra le più liberali d’Europa. Ecco gli interventi su lavoce.info di Filippo Cavazzuti, Salvatore Bragantini, Marco Onado, Alfredo Macchiati, Renzo Costi.

Sommario 11 settembre 2007

Il Libro verde sulla spesa pubblica del ministero dell’Economia è una ammissione di impotenza nel tagliare la spesa pubblica. Bene allora chiedersi come verranno coperti i 14 miliardi di spese eventuali. Speriamo che non ci siano nuove una tantum.
Sta per essere recepita la direttiva europea sull’Opa. La Spagna ci ha preceduti a luglio, con un provvedimento che merita di essere preso ad esempio. Borsa Italiana ha appena introdotto nuove regole per ostacolare i gruppi piramidali. Ma immediatamente una società ha varato un’operazione che aggira la norma. Forse l’unico strumento efficace, in questo caso, è quello fiscale.
Come mai la Gran Bretagna può diventare un paradiso fiscale per Valentino Rossi e per altri campioni dello sport? L’elusione delle imposte si basa sulla distinzione tra residenti e residenti non domiciliati. Ma il fisco italiano ha qualche strumento per contrastarla.

Aggiornamento: Il buon maestro è severo di Stefano M. Iacus e Giuseppe Porro; Scuole, voti e competenze di Valentino Dardanoni, Salvatore ModicaAline Pennisi.
Il “taglia e duplica” del Ministero dell’Ambiente di Giovanna Landi.

La crisi nata dai Subprime

Pubblichiamo una raccolta di interventi pubblicati in seguito alla crisi dei mercati finanziari innsescata dai subprime. Interventi di Luigi Spaventa, Francesco Vella, Tommaso Monacelli, Tito Boeri e Luigi Guiso, Stephen Cecchetti, Marco Onado.

Sommario 5 settembre 2007

A poco più di un anno dall’ultimo indulto documentiamo un forte incremento dei crimini: le rapine in banca sono aumentate fino al 70 per cento. Non è la prima volta. Alle scarcerazioni per sovraffollamento delle prigioni segue inevitabilmente un forte incremento dei crimini; poi le carceri tornano rapidamente a ripopolarsi. Se non si vogliono costruire nuove carceri, si pensi almeno a essere più selettivi nelle scarcerazioni, non estendendole a crimini e detenuti recidivi. Chi sono i terroristi? Il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso dalla mafia 25 anni fa, aveva capito che i terroristi sono tutt’altro che dei disperati. Si tratta di fanatici, sospinti dall’ideologia. L’analisi delle biografie dei terroristi in molti paesi conferma questa intuizione.
Gli incendi devastano il nostro paese non solo perché il patrimonio forestale è stato abbandonato, ma anche perché serve a fare aumentare gli addetti e la burocrazia della forestale. Poi, come in Sicilia, queste strutture vanno in vacanza proprio nei mesi degli incendi.
L’esenzione dall’Ici crea un privilegio un privilegio per la Chiesa in contrasto con il Trattato dell’Unione Europea e con la politica della Commissione di Bruxelles sugli aiuti di Stato. Perché in Italia nessuno ne parla?
In Francia si discute come riformare il mercato del lavoro. Ecco una proposta in quattro punti per ridurre la disoccupazione e stimolare la crescita economica. Alcune indicazioni sono valide anche per l’Italia.

Sommario 29 agosto 2007

L’altra faccia della crisi finanziaria: il popolo dei subprime, coloro che non hanno requisiti di solvibilità, sottoscrivono contratti con clausole molto penalizzanti senza saperlo. Importante investire non solo nell’alfabetizzazione finanziaria ma anche nell’assistenza e consulenza nei confronti dei mutuatari. La crisi sembra di tipo estensivo-benigno: un rischio limitato sparso su un grande numero di paesi ed investitori. Le iniziali reazioni dei mercati forse segnalano la novità della crisi piuttosto che la sua oggettiva gravità. Anche se le banche potrebbero essere piu’ esposte di quanto si ritenga perche’ fino a 200 miliardi di dollari di loro crediti (per lo piu’ a private equity) sono a rischio.
Come i fondi pensione possono servire allo sviluppo di un mercato finanziario: l’esperienza dell’Australia. Bene prendere nota. Cresce la concentrazione e il potere di mercato nell’editoria scientifica. Così nonostante le innovazioni tecnologiche che abbattono i costi, i prezzi continuano a salire.

In ricordo di Bruno Trentin, scomparso nei giorni scorsi, riproponiamo un suo dialogo con Pietro Ichino di grande attualità.

Aggiornamento: Ici, Chiesa e privilegi, di Andrea Carinci e Thomas Tassani 

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