Il 22 ottobre Lombardia e Veneto votano su un referendum che chiede più autonomia dal governo centrale. È un’operazione inutile dal punto di vista procedurale e costituzionale. Né è chiaro quali nuove competenze le due regioni vorrebbero attribuirsi.
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La lenta convergenza nei tassi di crescita rischia di minare l’Unione economica e monetaria. Perciò le autorità europee raccomandano l’istituzione di National Productivity Board. Per l’Italia, fanalino di coda della produttività tra i G7, è un’opportunità.
Si dice spesso che la nuova legge elettorale nazionale deve essere proporzionale perché così ha detto la Consulta con la sentenza sull’Italicum. Ma non è vero. La Corte non ha bocciato il ballottaggio. Anzi l’ha esplicitamente ammesso nel caso dei sindaci.
La legge elettorale in discussione in parlamento prevede il ritorno dei collegi uninominali seppure in un impianto complessivo di tipo proporzionale. Ma perché si crei un vero legame tra territorio, eletti ed elettori, servono alcuni accorgimenti.
La nuova legge elettorale italiana dovrebbe fondarsi sul modello tedesco. Che però è complesso e ha seri difetti di sostanza e di forma. In più, in Italia mancherebbe un elemento importante: la sfiducia costruttiva, che favorisce la stabilità dei governi.
Votare in ottobre significa iniziare l’iter della legge di bilancio con un governo dimissionario e senza certezze su quello futuro. Non è una questione da sottovalutare perché si riflette sul nostre processo di stabilizzazione delle finanze pubbliche.
I partiti maggiori sembrano aver trovato l’accordo sulla nuova legge elettorale. Dovrebbe ricalcare il sistema tedesco, ma se ne discosta su punti fondamentali. Tanto che candidati vincitori nei collegi uninominali potrebbero essere esclusi dal parlamento.
Una nuova legge elettorale è necessaria. Prima di tutto per evitare l’ingovernabilità. Le forze politiche sono profondamente divise, ma la soluzione di compromesso potrebbe essere un ritorno al passato. Quali sarebbero i vantaggi di un Mattarellum rivisto.
Una piattaforma di e-government permette ai cittadini di Udine di controllare l’attività e le decisioni di giunta e consiglio comunale e anche di monitorare le scelte dei singoli politici. Ma per ora non ha cambiato il modo di fare politica in città.