Nella spending review compare anche il taglio dei dirigenti pubblici. Non ne deriveranno grandi risparmi sotto il profilo finanziario, ma si tratta di un segnale di razionalizzazione. Provocherà quasi certamente degli esuberi. Per queste persone si ricorrerebbe ai due anni di accompagnamento verso la pensione con l’80 per cento del trattamento economico. Sarebbe molto meglio, invece, abolire i cosiddetti incarichi dirigenziali a contratto, utilizzati dai politici per assumere persone di loro fiducia e i cui meriti professionali si limitano spesso all’affinità politica.
Una tra le grandi ideedella sedicente spending review, consiste in un per altro doveroso intervento di tagli alla spesa di personale. A partire, come altrettanto opportuno, da tagli alla dirigenza.
L’esempio è fornito dal recente decreto di riorganizzazione delle agenzie fiscali, che ha accorpato i Monopoli di Stato nell’Agenzia delle dogane e l’Agenzia del territorio a quella delle Entrate. L’obiettivo è fare in modo da assicurare un rapporto di non oltre un dirigente ogni 40 dipendenti.
NUMERI MAGICI: UN DIRIGENTE PER 40 DIPENDENTI
I dirigenti pubblici sono circa 230mila, 180mila dei quali dirigenti medici. I dipendenti pubblici sono complessivamente 3.250.000. Sottraendo i 230mila dirigenti, il rapporto è, dunque 3.020.000/230.000, cioè un dirigente ogni tredici dipendenti. Ma, molti dei dirigenti medici in realtà non gestiscono gruppi di lavoro, sicché la media risulta certamente falsata e il rapporto vero dirigenti/dipendenti può stimarsi molto più prossimo a 1/30.
Il contenimento della dirigenza non è, ovviamente, l’azione taumaturgica che può, da sola, contenere la spesa pubblica al punto di risanarla. Come molte altre idee, altro non è che un segnale o un simbolo, sul piano dei risultati finanziari concreti.
Tuttavia, non si tratta di un capriccio. Un razionale rapporto tra dirigenti e dipendenti implica unaltrettanto razionale organizzazione, che porta a ridurre le strutture di vertice a quanto necessita per le funzioni datoriali, organizzative e di coordinamento, ottimizzando anche gli staff tecnici.
Ovviamente, il rapporto 1 dirigente ogni 40 dipendenti non può essere perfetto. È chiaro che esisteranno sempre strutture dirigenziali con un rapporto più ampio o più ristretto, in relazione a cosa materialmente la struttura deve fare e, dunque, alla maggiormente calibrata dotazione di personale.
In ogni caso, appare evidente che l’ambizione di giungere al risultato di un dirigente in media ogni 40 dipendenti potrebbe sfociare in esuberi. Non a caso, il piano del governo, secondo le notizie che trapelano, parla di sfoltire i dirigenti con maggiore anzianità e vicini alla pensione, per applicare larticolo 33 del decreto legislativo 165/2001, che consente due anni di trattamento economico ridotto all’80 per cento di quello fondamentale (senza retribuzione di risultato), come accompagnamento verso la pensione. Operazione, questa, ovviamente resa più complicata dall’allungamento dell’età pensionabile.
DIRIGENTI DI FIDUCIA
I ragionamenti proposti dal governo non farebbero una grinza se non fosse che allo stesso duraturo ed efficace risultato si potrebbe giungere in modo più immediato con un’operazione estremamente più semplice: abolire da subito l’istituto dei cosiddetti incarichi dirigenziali a contratto, ovvero le assunzioni di dirigenti a tempo determinato al di fuori delle dotazioni organiche, spessissimo effettuate per cooptazione da parte del politico, che sceglie il dirigente (anche tra funzionari non aventi la qualifica dirigenziale, perché non hanno mai vinto il necessario concorso) tra le persone più meritevoli di fiduciae di propensioni politiche affini.
Se vi è un esubero potenziale di dirigenti, non pare avere molto senso lasciare in piedi disposizioni come l’articolo 19, comma 6 e seguenti, del testo unico sul pubblico impiego (Dlgs 165/2001) o l’articolo 110 del testo unico sull’ordinamento degli enti locali (Dlgs 267/2000), che consentono di attingere a piene mani all’esterno degli organici pubblici per assumere dirigenti, mentre contemporaneamente si afferma che di dirigenti ve ne sono troppi.
È chiaro che la dirigenza a contratto costituisce una sorta di apparato parallelo, che l’organizzazione amministrativa non può permettersi sia per ragioni di opportunità, vista l’eccessiva collateralità con la politica (a tutto svantaggio dell’imparzialità dell’azione amministrativa) e considerato che occorre comunque operare risparmi sulle spese del personale pubblico.
Nel solo comparto degli enti locali, stando ai dati della Corte dei conti, nel 2010 su 6.884 dirigenti di ruolo, ben 2.199 sono dirigenti a tempo determinato, per unincidenza pari al 32 per cento. (1) Aggiungendo anche i 902 dirigenti extra dotazione organica, l’incidenza sale al 45 per cento.
Quando si devono imporre riduzioni e tagli di spesa al personale, appare razionale e forse inevitabile partire proprio dalla chiusura dei rapporti flessibili, meno indolore e sicuramente efficiente. Solo successivamente si estendono i tagli al personale stabile.Tuttavia, di chiudere una volta e per sempre la discutibile esperienza dei dirigenti a contratto e gli elementi di spoils system che vi sono connessi (più volte considerati incostituzionali dalla Consulta a partire dal 2007), non si parla. Troppo comodo, evidentemente, disporre di una dirigenza almeno in parte (non piccola) allineata con la politica.
(1) Corte dei conti, Sezioni riunite, Delibera n. 13/2012/CONTR/CL Relazione sul costo del lavoro pubblico 2012.
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Giovanni Tilli
…e poi quando si parla di “casta” sarebbe giusto considerare anche il sistema indotto che sostiene e da cui è sostenuta.
Andrea Chiari
Mi è capitato anche questo. Un annetto fa vado a un convegno dove, fra gli altri relatori, figurava anche (leggevo dal programma) un altissimo dirigente ministeriale, con una qualifica roboante metà in italiano e metà in inglese che ricordava certi titoli onorifici fantozziani. Insomma, un burocrate assolutamente top level. Mi aspettavo di trovare un vecchio signore navigato, espertissimo e noiosissimo. Con mia sorpresa si presenta, proveniente da Roma con autista, una ragazza bellissima, fisico da modella, sui trent’anni. Prende la parola e dice due o tre sciocchezze assolute. Accortasi del gelo in sala si scusa dicendo che sono solo due anni che mi occupo di questo settore. Essendo persona cortese (e prudente) preferisco non dettagliare a quale ministero appartenesse la signorina e dove si svolgesse il convegno, ma assicuro che l’episodio è vero. Giusto per arricchire le riflessioni sullo spoil system con un episodio di vita vissuta. Ma forse ho dei pregiudizi di casta, essendo io un dirigente pubblico a tempo indeterminato.
Filippo Crescentini
Nesun dubbio che il ricorso ai contratti da dirigente con personale estraneo alla P.A. sia stato il modo con cui la “politica” ha reagito alla separazione dei poteri e delle funzioni tra dirigenti e componenti degli organi esecutivi stabilita dal D.Lgs. n. 29/1993. Stabilito, però, che questo istituto potrebbe essere a volte giustificato dalla carenza di personale interno avente i requisiti necessari e dall’eventuale mancato esito di procedure di mobilità, considero molto più “grave” il congferimento di incarichi dirigenziali a personale dello stesso ente appartenente alle qualifiche non dirigenziali. Su questo versante la mia opinione è che sarebbe necessario sancire l’illegittimità dei relativi contratti, dando un congruo periodo di tempo (non più di sei mesi) alle amministrazioni interessate per rideterminare la propria struttura organizzativa e bandire i concorsi che fossero eventualmente necessari per coprire le posizioni dirigenziali individuate non ricopribili con il personale interno già inquadrato con qualifica dirigenziale.
Giovanni Carullo
Dr. Olivieri, sono perfettamente d’accordo con lei: per la sanità l’equivalente dell’art 110 è il famigerato art. 15-septies legge 502/ che ha consentito di infilare nei ranghi della dirigenza personale più o meno cooptato sulla base di selezioni per lo più di facciata fondate su requisiti di partecipazione spesso modellati ad hoc sulla persona che “doveva” vincere la selezione
giuliano nozzoli
Il principale responsabile della nefasta norma che ha consentito di introdurre l’assunzione di dirigenti senza concorso è il prof. Bassanini. Da allora le amministrazioni si sono riempite di dirigenti il cui unico requisito era l’appartenenza politica immettendo nel sistema una pericolosissima distorsione. Da allora, infatti, anche i dirigenti di ruolo hanno dovuto adeguarsi: o ti allineavi o eri sostituito con uno più fedele. Altro che separazione della politica dalla gestione!
ugo
Com’è noto a tutti, quello che viene enfaticamente denominato spoil system nella P.A. italiana non è altro che la versione aggiornata e corretta del tradizionale sistema della cooptazione per appartenenza di clan, su base familistica o partitica, che ha sempre regolato i reclutamenti e le “carriere” nel Bel Paese. La principale responsabilità della confusione regnante tra l’opinione pubblica sull’argomento “inefficienza della P.A.” è del comparaggio omertoso di gran parte del “giornalismo” italico, sempre pronto a sparare nel mucchio delle inefficienze della burocrazia pubblica italiana ma alieno dall’approfondimento e dall’analisi, distinguendo ruoli, meccanismi e responsabilità dell’attuale elefantiasi del sistema P.A., connotato da quei costosi “duploni” (vedi ad esempio le irrazionali e perniciose sovrapposizioni tra Agenzie fiscali e GDF) già bersaglio di Luigi Einaudi nelle sue Prediche inutili e negli articoli di stampa raccolti nel Buon Governo (a proposito, segnalerei la lettura delle attualissime riflessioni ivi contenute al dott. Bondi, considerato che è alla spasmodica ricerca di buoni suggerimenti per la Spending review…)
mrb
Negli enti locali è il politico che nomina i dirigenti che sono suoi collaboratori di fiducia. La scelta viene fatta dal sindaco in verità anche per tutto il resto del personale già assunto che si rende disponibile per una mobilità interna. Ci dovrebbero essere delle graduatorie, ma di fatto è il sindaco che sceglie chi gli è più simpatico e lo mette dove vuole. Così il sindaco fa a maggior ragione per il dirigente che prima di tutto deve essere allineato con le sue idee e gli deve essere “simpatico”. Non ci sono dirigenti imparziali negli Enti Locali anche quando sono dipendenti pubblici e non incarichi dirigenziali a contratto
Giovanni
In merito al numero spropositato dei dirigenti pubblici, vorrei ricordare che ai tempi del ministro Berlinguer vennero promossi dirigenti i presidi e i direttori didattici, e ci potrebbe anche stare, ma pure i segretari amministrativi. Mi sembra un’esagerazione.
Dario Quintavalle (Twitter @darioq)
Quando ho letto del rapporto 1/13 mi sono fregato le mani: io ho almeno 10 volte tanti dipendenti, quindi forse posso sperare in un aumento. L’autore mette in evidenza alcune cose sensatissime: primo, il titolo di Dirigente è stata distribuito a tanti (medici, magistrati, diplomatici) che non dirigono alcunchè. “Dirigente” è una professione, non una semplice funzione, nè un livello, nè un titolo da mettere sul biglietto da visita. Secondo, che è venuto il momento di tagliare questi incarichi a contratto, un istituto fonte di favoritismi. C
Marco Cimini
Sia lo spoil system, sia il fenomeno dei dirigenti a contratto, sono frutto dellidea che per rendere più efficiente la PA fosse sufficiente fare un copia-e-incolla di istituzioni e regole tipiche dellimpresa, prendendo così una comoda scorciatoia rispetto alla più onerosa strada di riformare i principi, le regole e i processi delle nostre amministrazioni Da questa insana impostazione discende ad esempio lidea che sarebbe stata sufficiente una trasformazione in SpA per rendere efficiente un ente pubblico, o che il rapporto tra dirigenti e politici potesse essere assimilato a quello tra un dirigente privato e il suo amministratore delegato. Questa cultura ha fatto passare uno spoil system allargato ogni oltre ragionevole misura, il fenomeno della dirigenza a contratto, un forte grado di discrezionalità nella gestione degli incarichi dirigenziali e quindi un complessivo asservimento della dirigenza pubblica alla peggiore politica, e insieme la dispersione delle competenze tecniche delle amministrazioni, con perdita di autorevolezza, imparzialità ed efficienza. Così da una parte restano in vita sistemi ottocenteschi, dall’altra si opera in modo spregiudicato
michele
rabbrividisco nel leggere che in alcune amministrazioni il rapporto fradirigenti e non è pari a 1/13. In altre che già da tempo si sono impegnate a riorganizzarsi (ad es. INPS, INAIL…) questo rapporto è di 1/180, 1 /200. Spero che le azioni di spending review non siano una riedizione camuffata dei famigerati tagli lineari.
umberto carneglia
Questo governo si è posto in ritardo il problema fondamentale del sistema Italia: quello delle disfunzioni del settore pubblico centrale e periferico, totalmente pubblico o misto privato pubblico. Come è già stato sottolineato da alcuni commenti,la lottizzazione clientelare politica a tutti i livelli è il primo male del settore pubblico. Da questa lottizzazione nasce di tutto: ineficienza, corruzione e perfino collusioni con la mafia. I costi per il Paese sono enormi e sono la prima causa della crisi italiana, che non ha avuto per fortuna la crisi dei derivati. Le prime vittime di questo sistema sono i dipendenti pubblici,costretti ad essere docili strumenti nelle mani dei politici. La politica ha fatto di tutto per allargare la propria sfera di azione clientelare – vedi la già citata legge Bassanini. Occorre partire da questo prinicipio per risanare il settore pubblico,che deve essere affrancato dalla morsa dei partiti, deve avere regole basate sul merito e deve essere controllato da Autority indipendenti dalla politica di alto profilo. Inoltre ciò che non ha una buona ragione per essere pubblico va ceduto ai privati. Altro che Brunetta!
dvd
Forse ci voleva la paura della catastrofe economica e la Grecia che se anche ha per ora arginato il problema di fatto è fallita e penso che sia ora solo questione di tempo per la sua emarginazione totale dall’Euro, salvo folgorazione sulla via di damasco e licenziamento in tronco della quasi metà dei suoi pubblici dipendenti. Siamo solo all’inizio ma spero che i media e l’informazione in genere continuino a parlare della nostra PA da terzo mondo (politicizzata) e di come la si può smontare a pezzi e rimontare solo il necessario che è meno di quello che uno possa pensare. Spero che si dia sempre più spazio mediatico AL PROBLEMA ITALIA che non è quello del barbiere che anziche dichiarare 24ml euro all’anno ne dichiara solo 18ml …. anche quello però un problema, per me derivato dal primo !!! Forza dai iniziamo ad essere seri se vogliamo essere Europei se no facciamo un referendum e divemtiamo Africani o Mediorientali (Israele escluso) … !
Zubial
La dirigenza pubblica rappresenta da anni una vera beffa ai danni dei cittadini. Un tempo si dava lopportunità ai dipendenti, muniti di titoli idonei e anzianità di servizio, di accedere mediante concorsi interni alla dirigenza pubblica. Tale pratica, anchessa non priva di storture, considerando che le commissioni desame erano pur sempre composte da dirigenti-dipendenti e quindi le raccomandazioni fioccavano, aveva però una parvenza di equità nella corruzione, come sempre accade in Italia. Ora, con la prassi invalsa della nomina esterna di personaggi nominati dalla politica, molto spesso si assiste all assurgere al ruolo di dirigente, individui che non hanno mai maturato abilità, non solo di lavoratori, ma ancor più di organizzatori, ottimizzatori e gestori delle risorse umane.
Francesco
Nei Comuni che conosco io la dirigenza è composta per la quasi totalità di militanti di provata fede. Gli altri sono schierati anch’essi ma non sono di nomina intuitu personae, hanno vinto un concorso tanti anni fa. Sono comunque pochi e stanno per andare in pensione. Gli altri sono prima di tutto militanti di una fazione, alla quale devono tutto. E, dato che in Italia i soldi veri si fanno con la speculazione fondiaria ed edilizia e che i provvedimenti autorizzativi in quella sfera di competenze spettano ai Comuni, ecco spiegate tante cose.
GIGI BOLLATI
Sono anch’io un pubblico dipendente senza ambizione di diventare dirigente. Mi ha impressionato la testimonianza di Andrea Chiari e, purtroppo, non ho dubbi che sia vera…
marco
Dalla lettura dei commenti ho notato che sono uscite tante idee e osservazioni serie e acute da cui dovrebbe finalmente partire il governo. Mi limito ad aggiungere una sola osservazione in merito all’articolo- Non penso sia vero che la riduzione dei dirigenti e degli stipendi sia un qualcosa di solo simbolico all’interno dei bilanci statali. Se mettessimo un tetto sulle pensioni massime di 3000 euro risparmieremmo all’incirca sette miliardi all’anno con cui si potrebbero ritoccare al rialzo da subito le pensioni più basse- Se oltre cha a sfoltire l’apparato di finte consulenze e di baracconi pubblici gestiti in modo vergognoso dalla politica mettessimo un limite massimo di 6000 euro al mese netti per gli stipnedi pubblici quanti miliardi all’anno risparmieremmo? 10-15-20-30-40? Solo il taglio di tutte le Province potrebbe far risparmiare qualche miliardo all’anno…e le chiamiamo briciole?
Stefania Sidoli
Premetto: sono una dirigente ex art.19,non ho avuto spinte politiche,ritengo di essere un ” civil servant” ed a questo di dover rispondere: nell’Ente dove lavoro e fuori da esso. E non ritengo di essere una mosca bianca. Conosco dirigenti ” da concorso” usciti dalla Scuola Superiore della PA le cui caratteristiche e comportamenti tutto sono tranne quelli che ci si aspetta da un ” servitore delloStato”. Generalizzare non serve: ma è vero che la Dirigenza è uno dei nodi più importanti da sciogliere se si vuole che LE Pubbliche Amministrazioni funzionino. E certmente tra questi nodi c’è senza dubbio il rapporto dirigenza/partiti. Ma , mi dispiace per l’autore, nojn parte dall’eliminazione dei dirigenti a contratto la soluzione: certo molti sono parte del problema, ma non sono il problema. Mi piacerebbe che La Voce.info affrontasse con pragmatismo e spirito di verità il problema;è ora che qualcuno ci provi davvero. Personalmente sono sin d’ora disponibilre a dare il mio contributo. Nella chiarezza e senza pregiudizi. Perchè è davvero ora di parlarne sul serio e con serietà.
La redazione
Il punto focale dell’analisi non è se tra i dirigenti a contratto, invece che tra quelli di ruolo, vi siano persone capaci e competenti o meno.
Le osservazioni in merito sono almeno due e trascendono del tutto il problema, comunque importante, delle competenze.
La prima. La dirigenza deve assicurare imparzialità e parità di trattamento nei confronti dei cittadini. Dunque, va garantita come prima cosa la sua autonomia, del resto richiesta dalla normativa che ha introdotto il principio di separazione delle competenze della dirigenza da quelle dei politici. E’ un dato oggettivo che la dirigenza a contratto lede questo principio, visto che la politica cerca di reclutare, saltando le regole e le procedure selettive pur imposte da Costituzione e leggi, persone a sè affini, dunque di parte. Possano essere, poi, competenti o meno. E il caso di Parma, simbolico perchè dovrebbe rappresentare la “nuova” politica, è lì a dimostrarlo, con la vicenda della nomina del direttore generale.
La seconda: la dirigenza a contratto è considerata un vulnus all’organizzazione amministrativa, alla continuità dell’amministrazione e alla necessaria solidità che si impone per un organo tecnico indispensabile, dalla Corte costituzionale, con una serie di sentenze a partire dal 2007. Questa Costituzione non si concilia con la creazione di apparati dirigenziali paralleli, uno di ruolo, l’altro di provenienza politica.
In quanto ai dirigenti di ruolo non capaci, l’articolo 21 da sempre ne consente la cacciata. E c’è da precisare che mentre il dirigente di ruolo incapace rischia il posto, i dirigenti a contrtto come spesso sono paracadutati nelle loro funzione, altrettanto spesso godono del paracadute di poter rientrare nella loro precedente attività.
La questione vera, comunque, è semplicemente aritmetica. Non si capisce come si possa conciliare la constatazione che i dirigenti pubblici siano troppi, col continuo ricorso alla dirigenza a contratto. I due elementi dell’equazione non si conciliano.
Per sfoltire la dirigenza è piuttosto semplice chiudere gli incarichi flessibili. E’ una regola organizzativa banale.
In quanto agli incompetenti, se davvero si iniziasse ad utilizzare il sistema di valutazione come strumento di miglioramento continuo, non si porrebbe il problema.
Alessandro
Sono un dirigente di una società di consulenza che lavora con la PA da 15 anni.Ho visto di tutto di più.Ci sono dirigenti vincitori di concorsi pubblici, o dei corsi-concorsi, che non hanno un briciolo di competenza e alcuna capacità manageriale.Semplificare aiuta probabilmente a comprendere,ma solo superficialmente. Stralciare i dirigenti a contratto tout court non è la soluzione,così come non lo sono i tagli lineari delle spese. Occorre vedere cosa funziona e cosa no,chi ha capacità e competenze e chi no.Altrimenti si corre il rischio di rimanere con una mandria di brocchi per risparmiare in un anno i soldi che si buttano in un giorno di inefficienze.Non so quanto è saggio risparmiare sulla dirigenza dell’Amministrazione,preferirei il discorso fosse fatto sulle (in)competenze e che venissero cacciati i dirigenti inadeguati,che sono molto più dannosi (e quindi generatori di sprechi) di tanti a contratto
Maurizio
Finalmente si inizia lontanamente a parlare di pubblico impiego. Di questa categoria di parassiti che di fatto consuma poco, ruba tanto e produce il minimo dei servizi. Per addolcire la pillola iniziamo da quelli più attaccabili dai dirigenti che lavorano nulla, rubano di più della media ma mi sembra un girare attorno al problema. Qualcuno vuole dire all’Italia che è finita una era? Che non è più possibile avere un forestale per ogni albero? Che un milione di statali e pubblici impiegati deve andare a casa se vogliamo salvare la baracca? Chi ha la sfortuna di non essere tra questi privilegiati ha un unica arma l’obiezione fiscale chi può la applichi al massimo, d’altronde anche l’evasione di lavoro è continua ma ovviamente per loro è immorale l’obiezione fiscale mentre è passabile truffare ogni giorno lo Stato andando al bar o facendo la spesa durante l’orario di lavoro. Mentre si parla del forestale addetto all’albero dei suoi diritti, della sua dignità, del fatto che deve certezze, nessuno si occupa dei piccoli imprenditori tassati al 70%, che pagano con la vita le estorsioni (della mafia e di equitalia sullo stesso piano) o con i mezzi bruciati o con le ganasce fiscali.
marco
Ottimo articolo e molto interessante, anche i commenti. Ma fossero solo politici…. provate a contare le amanti piazzate nei ruoli dirigenziali, le mogli e parenti vari. E per i bortaborse qual’è il premio finale se non un ruolo da dirigente nella PA? C’è solo da sperare che questi dirigenti mettano la firmano su quello che devono e lascino lavorare gli impiegati che ci credono ancora.
PCG
Sono anch’io un dirigente a tempo determinato in un Comune. Negli enti locali la situazione è molto diversa da quella di ministeri ed enti pubblici. Nei Comuni nella maggior parte dei casi i dirigenti a tempo determinato sono funzionari, laureati, di solito abbastanza giovani ma già con esperienza e “provati” sul campo, a cui il Comune (con una selezione interna) dà solo la “differenza” tra lo stipendio da quadro e quello da dirigente, senza accollarsi per sempre un dipendente in più. Nel corso del tempo questi sono diventati la maggioranza. Già con le nuove norme sulle assunzioni i Comuni si stanno trovando in grosse difficoltà (e per questo è già stata leggermente “addolcita” la legge) non potendo di fatto utilizzare più questo sistema. Rimarranno solo quei pochi, già anziani, assunti molto tempo fa, ormai “spompati” in attesa di una pensione sempre più lontana. Come pensate potrà funzionare ugualmente un Comune?
s.s.
La ringrazio dottor Oliveri della risposta, che però ancora troppo semplifica e soprattutto considera una parte per il tutto. Possiamo anche decidere che il problema siano i dirigenti a contratto, ma abolirli non risolve il problema. Il problema sta in primo luogo nel considerare la PA come un unicum quando tale non è; nel non affrontare il nodo del ruolo della dirigenza e del dovere/diritto dell’assunzione di responsabilità della dirigenza ad ogni livello; delle modalità con cui si estrinseca il percorso dirigenziale; della non garanzia di imparzialità e di distanza dai partiti e dai loro rappresentanti ( più o meno espliciti) all’interno delle Amministrazioni offerte dagli attuali meccanismi concorsuali; dalla verifica dell’idoneità a svolgere quel ruolo non solo per conoscenza ma per competenze, formali e informali. Poi eliminiamo pure i dirigenti a contratto, ma non diciamo che così si razionalizzano i costi e si rendono le PA efficaci ed efficienti, per favore
Andrea Chiari
Considerato che l’episodio che ho raccontato ha destato un minimo di interesse vorrei correggere qualche errore dovuto alla memoria. L’altissima dirigente ministeriale non aveva un titolo metà inglese e metà italiano, ma tutto italiano anche se meravigliosamente immaginifico. E forse non era neppure trentenne. Dopo aver letto il suo (formidabile!) curriculum in Internet ho appreso che aveva cominciato la scalata a prestigiose poltrone già nel 1994 (toh, ma guarda!), quindi forse andava verso la quarantina. Comunque era bellissima, il che nei malpensanti potrebbe alimentare sospetti assolutamente ingiustificati. Confermo però che la stratosferica dirigente ministeriale ha detto nell’occasione delle sciocchezze cosmiche. Ed è questo che conta.
roberto s.
Sono dirigente in un ente pubblico abbastanza grosso, laureato, pervenuto alla dirigenza attraverso la “gavetta” e poi un concorso interno, abbastanza duro ma solo per me (non avevo protezioni). Ho lavorato bene e duro per anni ed anni, confidando nell’apprezzamento dei “superiori” (illusione: cerchiamo in loro una figura simile al “padre”; siamo solo “strumenti”). Ma sopra di me, come direttori generali (tanti; troppi) ho trovato una pletora di incapaci, entrati attraverso il letto o parentele interne od esterne o mafioso/camorristiche/politiche, che hanno ridotto l’ente al lumicino, compreso il segretario generale ed il presidente. Ecco, da questi soggetti si dovrebbe cominciare. Ed invece saranno loro, forse, a decidere sul mio “esodo”.
gino paolo sulis
Condivido la sostanza dell’articolo. L’azione di razionalizzazione dei dirigenti, eliminando quelli a contratto e circoscrivendo lo spoil sistem a funzioni particolari e specifiche dovrebbe essere accompagnata da una azione organica per la riqualificazione della funzione dei dirigenti che costituiscono un pezzo fondamentale di quella che viene definita la ‘classe dirigente’ del paese. In questo quadro bisogna scegliere a quale sistema ispirarsi, francese o americano, sono le due grandi opzioni..Lavoce farebbe bene a promuovere un incisivo confronto su questi temi.
maiden
Nella mia amministrazione, che pure è considerata una delle migliori di italia, i dirigenti a contratto sono una piaga. Sono arrivati a rappresentare il 15% del totale dei dirigenti e di questi una metà sono tizi presi dall’esterno senza la minima qualifica, l’altra metà funzionari chiaramente politicizzati. Oltre ai dirigenti a contratto, altro scandalo sono quelli con incarico speciale, in genere dirigenti trombati a cui vengono date mansioni di scarsissimo rilievo con evidente spreco di professionalità (e di denaro pubblico). Detto questo, è anche vero che la selezione dei dirigenti a tempo indeterminato non è, per usare un eufermismo, un processo della massima trasparenza e imparzialità
Antonio M.
Il mio comune è considerato virtuoso e da ex dirigente e cittadino non posso che essere soddisfatto. Eppure dò alcuni numeri che fanno pensare e rendono quanto mai attuale la problematica anche nei casi cosiddetti virtuosi. Dal 2006 al 2012 si è verificato una riduzione del personale dipendente non dirigente del 20,6% e del personale dirigente del 31,8% con una riduzione complessiva della spesa del 16,6%. Percorso virtuoso ma: – il peso dei dirigenti a tempo determinato è andato costantemente incrementandosi partendo dal 33% del 2006 al 45% del 2008 al 68% del 2010 fino addirittura all’80% del 2012. Forse il tempo per fare i concorsi da dirigente in sei anni ci sarebbe stato garantendo i principi costituzionali,
Luigi
La sostanza dell’articolo è certo condivisibile, ed anche alcuni commenti centrano il problema. Però il Italia mancano, ed anche in questo governo non se ne vedono, le personalità indipendenti capaci di intervenire con autorevolezza e competenza. Leggere, sono ormai anni, su questo sito e su altri proposte interessanti, ma a volte riflessioni anche banali che comunque cadono nel vuoto, è deprimente. Nel merito invito tutti a ripartire dagli articoli di Sabino Cassese sul “Sole”, oltre dieci anni addietro: tuonando contro i nuovi contratti dei dirigenti pubblici, senza mezzi termini parlava di “venduti per un piatto di lenticchie”. Le (eventuali) capacità manageriali del pubblico dirigente sono state frustrate dalla necessità di compiacere il dirigente superiore o generale, di solito prono ai voleri politici. I passacarte e gli yes-men hanno a questo punto avuto ancor più la meglio, e la consuntivazione del risultato consiste nell’evidenziare che si sono sparati cento colpi di cannone e mille di fucile, ma sull’esito della battaglia non c’è interesse alcuno, in nessun attore del processo. Sì, è deprimente.
fd64
Si continua con i tagli lineari anche con riferimento agli enti locali…il vero problema è riequilibrare le piante organiche …non è possibile che vi siano regioni e comuni che rispetto ad enti locali di egual natura con le stesse dimensioni hanno il doppio se non il triplo del personale sia dirigenziale che non dirigenziale…allo stesso modo non è concepibile un ricorso a dirigenti esterni fondato sull’appartenenza politica come non sono concepibili uffici di staff in piccoli e medio comuni…
Stefano Andreoli
Come possono essere così tanti i dirigenti a contratto nei comuni se l’art. 110 delTesto unico degli enti locali prevede che non possano superare il 5 % della dotazione organica ? Mi permetto inoltre di obiettare rispetto a quello che dice Giovanni: i segretari amministrativi delle scuole non hanno la qualifica dirigenziale. Non hanno né lo stipendio, né i requisiti di accesso, né i profili di autonomia e di responsabilità (la cd responsabilità dirigenziale) dei dirigenti. E non sono destinatari di incarichi a termine, con possibilità di avvicendamento o rotazione negli incarichi. Sono sostanzialmente dei “capi reparto” (coordinano la segreteria della scuola) con la specificità che se un dirigente scolastico non è contento del segretario che trova, non può fare altro che tenerselo, perchè in ogni scuola esiste soltanto un impiegato con il profilo da segretario.
Isabella
Sono un dirigente di carriera prima in ministeri vari e poi negli enti locali.ma quello che vedo è sempre uguale. Nei ministeri si chiamano 19c.6 negli enti locali si chiamamo 110 c1.si tratta sempre di persone che senza alcuna selezione – come giustamente rileva l’autore – accedono a posti dirigenziali apicali Spesso senza avere alcuna competenza. Abbiamo visto amici di ministri, affiliati di partito, preferite, ecc. Ecc. I dirigenti non generali per lo più interni lavorano spesso anche bene e sodo e i 19c.6 o 110c.1 si fregiano del titolo di direttore generale! E cosi la politica dopo aver riempito le amministrazioni di propri soldati ha scaricato le colpe di tutti i mali dell’italia sulla burocrazia facendoci diventare bersaglio di ogni invettiva. E ci ritroviamo stretti tra norme che ogni giorno ci danno qualche responsabilitá in più e livelli politici che spesso pretendono da noi il superamento di quelle leggi pena di essere accantonati perchè vecchi burocrati..è incredibile come non ci ribelliamo mai!
franco migliorini
Condivido giudizio negativo su dirigenti a contratto, spesso incompetenti frutto della fidelizzazione spinta imposta dai partiti: non conoscono la materia, impongono decisioni politiche ai sottoposti che invece conoscono la materia, frustrandoli. Ma c’è anche la pessima abitudine di assumere per chiamata giovani portaborse nelle segreterie degli assessori e poi avviarli alla dirigenza con prove risibili. Un esempio? Regione Veneto.
maurizio bortoletti
E’ la storia di una “asciugatura dei costi” che in 15 mesi ha portato ad un mancato spreco di circa 200 Meuro euro. Un risanamento di straordinaria ordinarieta’, elogiato dal Procuratore della Corte dei Conti, SENZA tagli lineari, SENZA risorse aggiuntive, SENZA chiudere nulla, A LEGISLAZIONE INVARIATA. IERI, Sabato 26.3. 2011, 16 mesi fa, gli avvocati dei creditori in ASL erano per pignorare gli stipendi; perdita corrente di 740 mila euro al giorno da anni; 1,58 miliardi di buco a bilancio; ogni trimestre aumentava di 1 mese il ritardo nel pagamenti gia’ fermi ad aprile 2010 (secondo la CGIA di Mestre, la 4^peggiore ASL d’Italia). OGGI, Venerdi’ 27 luglio, con giugno 2012 pagato alle farmacie e aprile 2012 ai rimanenti fornitori della sanita’ privata e cd. imdifferibili; gestione caratteristica nei primi 2 trimestri 2012 positiva per quasi 10 Meuro; weekend chirurgici negli ospedali che hanno le sale operatorie piene nella settimana per restituire ai cittadini i soldi non piu’ sprecati riducendo liste di attesa e sofferenza; pagate tutte le fatture, anche non scadute, ai propri fornitori colpiti dal sisma.