PROVVEDIMENTI
1) Il decreto Bersani: elimina tariffe minime, ammette pubblicità e introduce patto premio – contingency fee – (onorario in proporzione a quanto si è vinto in causa) per i professionisti e quindi anche per gli avvocati.
2) Indulto
si veda:
– Sette mesi dopo l’indulto
– Crimini e misfatti a un anno dall’indulto
– L’economia dell’indulto
– Le regole dell’indulto
3) Riforma ordinamento giudiziario
si veda:
– Una riforma in attesa di giudizio
– Riforma dell’ordinamento giudiziario, la storia infinita
4) Class action
si veda:
– La class action nasce orfana
– La class action all’italiana non aumenta la responsabilità dei produttori
5) Avvio sperimentale della spending review sul settore giustizia – proposta avanzata nel Libro verde di modificare la geografia giudiziaria per aumentare la dimensione dei tribunali (e rendere così più produttivi i giudici).
QUANDO SI VEDRANNO GLI EFFETTI
Si tratta di riforme nella gran parte dei casi strutturali il cui impatto richiede dai due ai cinque anni per essere misurato.
OCCASIONI MANCATE
1) Implementare il Bersani eliminando l’attuale tariffa a prestazione degli avvocati – che favorisce congestione, lunghezza dei processi, e mancanza di trasparenza nel mercato dei servizi legali – con una tariffa a forfait: oltre a incentivare lo sveltimento dei processi, avrebbe reso realmente incisive le altre innovazioni introdotte dal Bersani I sulle professioni (pubblicità, contingency fee, tariffe minime) che così come sono ora rischiano di valere poco.
2) Portare a termine le proposte di revisione della scala dei tribunali. L’unica riforma che nel passato ha inciso, anche se poco, su questo, cioè la riforma del giudice unico, ha prodotto risultati evidenti di recupero di efficienza e abbreviazione dei tempi dei procedimenti.
Lavoce è di tutti: sostienila!
Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!
Marco Solferini
Quello delle tariffe forensi mi pare un argomento difficile da ricondurre ad un singolo prototipo d’esempio. Abbiamo una realtà assai pluralista. Dalla tariffa a tempo finanche a forfait. Abbiamo delle differenze per scaglioni di importi, fra minimi e massimi. Di certo ci sono costi esorbitanti di cancelleria e di burocrazia (a cominciare dal contributo unificato) oltre che un fortissimo esborso in tasse a carico dei liberi professionisti del Foro. Sinceramente mantenere una struttura con le spese per l’affitto, la stampante, la fotocopiatrice, per i computers, per le riviste del diritto, per i libri, per i servizi on line e molto, moltissimo altro ancora assorbe più del 50% dei ricavi. E’ con questo realismo che si dovrebbe riflettere su alcuni argomenti, primo fra tutti il fatto che in nessun caso deve essere il Cliente ad imporre il compenso, altrimenti si apre la stagione della caccia. Pensate cosa succederebbe se un impresa decide al posto dell’Avvocato. Devono invece decidere insieme. Questa è democrazia. Noi vogliamo la democrazia nelle scelte, in tutte, perchè la vera libertà non significa opporre un "no" o un "si" bensì il poter scegliere. Altrimenti attribuiamo un potere.
Avv. Mario Fiorella
L’affermazione che le tariffe forensi determinerebbero la lunghezza dei processi è totalmente errata e frutto di una evidente scarsa conoscenza delle norme processuali, oltre che della realtà. Quando, come in questi giorni, ci sono cause civili da me seguite che vengono rinviate al 2012 o al 2013, certamente non su mia richiesta, mi viene da chiedere all’autore di spiegare quale vantaggio io trarrei da questa assurda situazione, dato che negli anni che mi separano dalla prossima udienza non svolgerò alcuna attività e nulla potrò chiedere al mio assistito, anzi, riprendendo in mano il fascicolo dovrò studiarlo nuovamente. Gli unici beneficiari dell’abolizione dei minimi tariffari sono le grandi imprese, le banche e le assicurazioni, che già in precedenza erano in grado di imporre i minimi. Il normale cittadino non ne trarrà alcun vantaggio.