I numeri smentiscono la diffusa convinzione che famiglie e aziende italiane siano oppresse dal caro-energia. Soltanto per il 3,8 per cento delle imprese il costo dell’energia elettrica supera il 3 per cento del fatturato. E il sostegno alle rinnovabili è uno dei pochi investimenti per il futuro.
UN MANTRA ITALIANO
Tra i temi più diffusi e ricorrenti nel dibattito pubblico italiano figura senz’altro il prezzo dell’energia: in Italia l’energia – questo l’assunto – costa moltissimo, comunque molto di più che nei paesi nostri vicini e concorrenti. Qui, si sostiene, risiede uno dei motivi che penalizzano di più la capacità competitiva delle nostre imprese e creano più difficoltà alle famiglie, qui l’effetto perverso del peso esorbitante sulle bollette degli oneri legati agli incentivi alle energie rinnovabili.
Più che di un giudizio argomentato, tali asserzioni hanno i caratteri di un mantra, di un assioma indiscusso che sui giornali e nelle dichiarazioni dei politici di ogni colore punteggia come un corredo inevitabile gran parte delle analisi sulle cause che impediscono all’economia italiana di imboccare la via della ripresa. Solo che confrontato con la verità dei numeri, il mantra si rivela per ciò che è: sostanzialmente un bluff.
Per cominciare, è importante distinguere tra energia elettrica (una parte spesso confusa con il tutto), spese per il gas, consumi per il riscaldamento e trasporti. E anche limitando lo sguardo all’elettricità vanno considerate separatamente le diverse categorie di utenti, perché il costo dell’energia elettrica non è uguale per tutti.
I cosiddetti “energivori”, cioè le aziende che consumano molta energia, beneficiano di sconti rilevanti, per cui pagano l’energia elettrica quanto i loro omologhi tedeschi, se non meno. Il confronto con la Germania è il più significativo, essendo il sistema industriale tedesco molto simile al nostro per l’alta incidenza delle produzioni manifatturiere: nella fascia di consumo tra 70mila MWh/anno e 150mila MWh/anno il prezzo dell’elettricità in Italia è inferiore del 15 per cento a quanto si paga in Germania (0,1234 c/kWh contro 0,1449 c/kWh, secondo i dati Eurostat primo semestre 2013). Così, da anni sentiamo ripetere da media, politici (anche autorevoli), sindacalisti che la chiusura dell’Alcoa in Sardegna dipende dal prezzo troppo alto dell’energia, quando in realtà l’Alcoa sarda pagava l’energia meno dei suoi concorrenti tedeschi.
Anche per le famiglie (per consumi sino a 2500 kwh/anno) l’elettricità costa meno in Italia (0,20 c/kWh in media con prezzi UE) che in Germania (0,31 c/kWh, sempre secondo i dati Eurostat primo semestre 2013). Mentre la categoria di utenti che in effetti paga l’energia elettrica più cara è quella delle piccole e medie imprese, vero tessuto portante della nostra economia: per consumi tra 500 e 2mila MWh/anno il costo italiano (0,1951 c/kWh) è superiore del 30 per cento alla media europea, anche se solo del 4 per cento rispetto ai prezzi tedeschi.
I NUMERI PER IMPRESE E FAMIGLIE
Ma confronti a parte, costa davvero “troppo” l’elettricità in Italia? Per rispondere correttamente alla domanda si deve tenere conto dell’incidenza relativa che il costo dell’energia elettrica ha sul fatturato delle imprese e sulla spesa delle famiglie.
Con Legambiente e Kyoto Club siamo andati a vedere i numeri.
Partiamo dalle famiglie (figura1): dai dati Istat si rileva che il costo dell’energia incide per il 5 per cento della spesa media mensile, ma meno della metà è attribuibile all’energia elettrica. E se dalle bollette sparissero d’incanto tutti gli oneri riferiti alle fonti rinnovabili, le famiglie italiane risparmierebbero niente meno che il 3 per mille al mese (7 euro su circa 2.500). Sono ben altri i costi energetici che aggravano i bilanci familiari, primi fra tutti quelli legati al riscaldamento e ai trasporti: oltre il 14 per cento della spesa media delle famiglie se ne va per l’automobile e i carburanti.
Figura 1
Marginale è anche il peso del prezzo dell’elettricità sui conti delle imprese manifatturiere, che pure pagano l’energia elettrica un po’ di più della media europea. Un recente rapporto di Climate Strategies mostra con chiarezza che le politiche europee per la decarbonizzazione dell’economia non sono destinate a influire negativamente sulla competitività del sistema industriale continentale. (1) In base ai dati di Climate Strategies, l’industria manifatturiera mondiale spende mediamente in energia solo il 2,2 per cento dei ricavi; in particolare in Germania, il 92 per cento delle imprese manifatturiere destina alla spesa energetica ancora meno, l’1,6 per cento dei ricavi, e solo per l’8 per cento delle imprese manifatturiere tedesche (pari all’1,5 per cento del valore aggiunto totale prodotto in Germania) i costi energetici assorbono oltre il 6 per cento dei ricavi. Del resto, vorrà dire qualcosa se l’Indice di competitività globale del World Economic Forum non considera il prezzo dell’energia come una variabile rilevante nel determinare la competitività dei singoli paesi; conta molto di più, per esempio l’ambiente innovativo, che pesa sull’Indice per il 15 per cento.
Poiché lo studio non fornisce numeri specifici per il nostro paese, siamo andati a vedere per l’Italia i dati di fonte Anie (la Federazione nazionale delle imprese elettrotecniche ed elettroniche aderente a Confindustria). Bene, come prevedibile (figura 2) la situazione italiana non è dissimile da quella tedesca: soltanto per il 3,8 per cento delle nostre imprese il costo dell’energia elettrica supera il 3 per cento del fatturato aziendale; per il 19,2 per cento incide per meno dello 0,1 per cento e per un altro 50 per cento non arriva allo 0,5 per cento dei ricavi.
Figura 2
Sarebbe dunque quanto mai opportuno smetterla con la litania sul caro-energia che strangola l’economia italiana, e concentrarsi piuttosto sui fattori che penalizzano davvero la competitività delle nostre aziende, dal peso del fisco alla burocrazia, dalla storicamente bassa propensione dei nostri imprenditori a reinvestire i profitti in azienda ai troppo scarsi investimenti in ricerca e sviluppo.
Anche quei 10 miliardi all’anno che destiniamo a sostenere le fonti rinnovabili non sono un’anomalia tutta italiana, sono invece parenti prossimi dei 20 miliardi spesi dai tedeschi in un mercato elettrico doppio del nostro. E non rappresentano un fardello insostenibile: al contrario sono stati e restano uno dei pochi investimenti “in futuro” realizzati in Italia negli ultimi due decenni; investimenti che certo si sarebbero potuti organizzare meglio, ma che in ogni caso hanno prodotto lavoro e ricchezza in questa lunga stagione di crisi.
Detto tutto questo rimane un timore: che nemmeno la forza dei numeri faccia cambiare idea a quanti – quasi tutti i politici, Confindustria, sindacalisti, commentatori vari – da anni hanno scelto più o meno consapevolmente l’attacco alle rinnovabili quale alibi comodissimo per continuare a non far nulla.
(1) Il rapporto, intitolato Europe’s path to a successful low-carbon economy, è stato realizzato da un pool di ricercatori del German Institute for Economic Research (DIW Berlin) e del Grantham Research Institute on Climate Change and the Environment (centro di ricerche della London School of Economics and Political Science).
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Diego Alloni
Spiace che lavoce.info non abbia adottato un’adeguata peer-review per questo scritto, che stimerebbe in 40.000 euro l’income familiare netto (condizione del quartile più alto delle famiglie) e pertanto irrilevanti i quasi mille euro all’anno di utenza elettrica che, invece, incidono fino al 10% presso la maggioranza delle famiglie, soprattutto più povere, ma non per questo esonerate dall’uso di elettrodomestici (anche in classe A).
Francesco Ferrante
Onestamente non capisco: 2500 euro al mese è la spesa media mensile delle famiglie secondo l’Istat. Discutiamo anche i dati dell’Istituto nazionale di Statistica?
visve
L’appartenenza al Kioto club non è un indicatore certo di obiettività!
Le famiglie italiane godono di un prezzo più elevato dell’energia elettrica; basta confrontarsi con la Francia ed altri paesi! Finanziamo la Cina che consuma carbone in casa e vende le celle a noi, poveri illusi!
Certo non è l’unico fardello che sopportiamo; siamo indietro nella produttività per tanti piccoli fardelli, tra cui il costo dell’energia.
D’altro canto abbiamo regalato tanti soldi alle rinnovabili, senza un adeguata politica delle rinnovabili. I componenti critici, le celle fotovoltaiche o i generatori eolici li importiamo. Noi ci limitiamo ad assemblarli ed impiantarli; lo facciamo volentieri dato il prezzo che ci regalano per ogni Mwh prodotto. Ottimo investimento non per l’ambiente ma per chi ha saputo approfittare della manna italiana.
Roberto Della Seta
1. L’investimento per l’ambiente è dato dal fatto che si produce energia senza produrre emissioni inquinanti e climalteranti, i cui effetti dannosi come si sa hanno un costo anche economico (sono esternalità negative).
2. Come dimostrano non le opinioni del Kyoto Club, ma i dati riportati nell’articolo, il prezzo dell’energia incide molto poco sulla produttività e sulla competitività delle imprese.
3. I pannelli solari, in molti casi importati, pesano per meno di un terzo sul costo del kilowattora fotovoltaico. Tutto il resto, a cominciare dall’inverter che è la componente tecnologicamente più avanzata, è quasi sempre italiano. Certo se l’Italia fosse partita prima con un sistema adeguato di incentivi, avrebbe difeso assai meglio anche la propria filiera industriale dei pannelli, dove siamo stati storicamente pionieri.
visve
10 miliardi di euro l’anno è il costo indicato per le rinnovabili, non una cifra piccola. E’ quanto Renzi vuol destinare a certe categorie di lavoratori. Quali i vantaggi ambientali se i grandi paesi, consumatori di energia, conservano le loro abitudini di addetti al carbone? Condivido l’ultimo comma. Manca sempre la politica industriale; così abbiamo perso la grande Olivetti, le grandi imprese di Tlc, la chimica. Ma questo è un altro discorso sulla desertificazione in Italia del manifacturing, forse ben più rilevante.
Rinaldo Sorgenti
Ammesso e non concesso che produrre energia con fonti convenzionali sia davvero e sostanzialmente “climalterante””, visto che il tutto finisce nella troposfera, a chi attribuiamo tutto quanto determinato dall’energia necessaria per produrre quei pannelli in Cina?
E le emissioni (certo non proprio proporzionalmente pari a quelle di un funzionamento a pieno carico) per gli impianti di “back-up” che devono rimanere accesi al minimo tecnico per garantire il sistema elettrico e prevenire i “black-outs”?
marco
Dati presi a un po’ a caso, una comparazione inadeguata (in Germania il dibattito sull’eccessivo costo dell’energia è feroce), un approccio che guarda a sottigliezze anziché al quadro generale.
Si guardi questo http://ec.europa.eu/energy/observatory/electricity/doc/20130814_q2_quarterly_report_on_european_electricity_markets.pdf
pagina 26 e 27… le troverà molto interessanti.
Francesco Ferrante
Non capisco perchè la comparazione con la Germania, che ha un sistema economico più simile al nostro in quanto a peso della manifattura in Europa, sarebbe inadeguato. E i numeri che riportiamo per confronto sono i più recenti disponibili di Eurostat.
Roberto Della Seta
Conosco questo Report, che non smentisce in nessun numero, in nessuna tabella e in nessun grafico i dati riportati nel nostro articolo (tutti di fonte Eurostat, Istat e Anie).
Lorenzo
Ottimo articolo Roberto e Francesco. Ora però cercate di renderlo utile e di spiegare anche queste cose a Renzi!
marco
Fra l’altro è assai bizzarro proporre tutta una serie di analisi numeriche quando basta andare qui http://www.autorita.energia.it/it/consumatori/bollettatrasp_ele.htm e fare una moltiplicazione per vedere che per l’utente domestico, nonostante l’abbattimento degli incentivi, ancora oggi il 18% circa della bolletta se ne va in incentivi alle rinnovabili (che so più di 100 euro a utente… in media)
Roberto Della Seta
In media ogni famiglia italiana spende per l’elettricità 500 euro all’anno. Gli oneri per incentivi alle fonti rinnovabili assorbono il 18% della spesa, cioè 90 euro, che corrispondono a circa lo 0,3% della spesa complessiva. Questi sono i dati Istat, il resto sono opinioni.
RiccardoG
Mi faccia capire: visto che parliamo dello 0,3%, e quindi 90€, parliamo di noccioline? La manovra Renzi sull’Irpef ha circa lo stesso effetto e parliamo di qualcosa di grandioso. Quando parliamo di politica energetica anche 1€ è importante. Per dovere di informazione, a quei 90€ sono corrisposti altrettanti sconti in bolletta (magari riducendo il prezzo energia)? Direi di no. Domanda: se il domestico paga 90€ secchi in più all’anno senza alcun beneficio perché dovremmo essere d’accordo con lei?
Quando lei mi dimostra con un’analisi costi-benefici che a quei 90€ sono corrisposti benefici per almeno 90+1€ allora saremo tutti felici e prenderemo atto che parliamo di noccioline.
Roberto Della Seta
I 90 euro in più promessi da Renzi a tutti i dipendenti con redditi annui fino a 25 mila euro sono al mese: 1.000 euro l’anno. Questi 90 euro sono all’anno. La differenza è da 12 a 1.
RiccardoG
Prendo atto che 90€/anno si possono benissimo sacrificare, pur senza avere evidenza di eventuali benefici.
Paolo
Ma l’ISTAT i dati sulla spesa per l’energia elettrica, dove li prende?? 500€ l’anno?? Ma come? Forse attaccandosi abusivamnte a un lampione stradale per una buona parte dei consumi !
Franceado Ferrante
Non capisco perché la comparazione con la Germania – il paese europeo con il sistema economico più simile al nostro in quanto speso dell’industria manifatturiera – sia inadeguato. E per quanto riguarda i numeri, gli oneri riconducibili alle rinnovabili pesano per circa 90 euro all’anno nella bolletta elettrica di una famiglia in media con i consumi: esattamente il 18% dei circa 500 euro l’anno che pagano per l’elettricità. Il punto però è che quella cifra – il peso delle rinnovabili – corrisponde esattamente al 3 per 1000 della spesa totale di una famiglia media: irrilevante appunto. I dati sono dell’Istat.
Luca Melindo
Un raro esempio di ben’altrismo….
Concordo con gli altri commentatori che non è stato reso un gran servizio informativo ai lettori de La Voce.
gb
Si, il problema è che quel 3,8% di aziende consuma complessivamente qualcosa come 60 TWh l’anno e si deve confrontare sui mercati internazionali.
Se poi sparissero di punto in bianco gli incentivi dalle bollette risparmieremmo mediamente 200 € pro capite…. perchè i maggiori costi dell’energia elettrica dovuti alle rinnovabili non sono solo quelli nelle nostre bollette domestiche, sono anche quelli delle aziende che paghiamo come sovrapprezzo nei prodotti che acquistiamo o nei servizi di cui usufruiamo.
Giancarlo Tecchio
Sempre il 3% sul fatturato sono i costi. Calcola quello che spenderai alla prima alluvione o frana o tornado che ti arriverà grazie alla scelta suicida di continuare a bruciare fossili. Calcola quanto ossigeno rubi agli altri per mantenere le combustioni nelle centrali. L’economia non è una scienza adatta a conservare la specie umana.
gb
No, si parla di aziende con costi per oneri pari ad almeno il 3% qui il dettaglio:
http://www.sviluppoeconomico.gov.it/images/stories/documenti/indirizzi_relazione_tecnica.pdf
E si parla solo di aziende servite in media ed alta tensione: chieda ad esempio al bar sotto casa se la bolletta elettrica incide per meno del 3% del fatturato.
Giancarlo Tecchio
Si caro GB, ma la bolletta elettrica è aumentata meno di quella del Gas o di quella petrolifera.
Le rinnovabili hanno un costo di impianto ma poi l’energia prodotta è a costo 0.
Io come azienda guardo quanto pago complessivamente, è abbastanza irrilevante saper che hanno abbassato da una parte e aumentato dall’altra. Stiamo tra l’altro diminuendo la nostra dipendenza dall’estero, non mi sembra poco. Le rinnovabili sono al 34% della produzione nazionale.
Rinaldo Sorgenti
@ Giancarlo Tecchio,
Qui nasce la bufala o la presa in giro!
La nostra Borsa elettrica, sulla base della quale (in minima parte, poi si determina il costo il Bolletta!) si basa sui “prezzi marginali” (non “pay as bid”) e quindi quotare zero è concorrenza sleale (visto che lo puoi fare perché super sovvenzionato (con i soldi degli stessi consumatori) con lautissimi incentivi (indotti ed avallati dallo Stato)! Proprio perché siamo già arrivati al 34% di Fer nel Mix di generazione elettrica (nessuno al mondo tra i Paesi G8 è arrivato a tanto (per fare un esempio, la Francia è al 16% e la Germania al 24%) saggezza vorrebbe (per evitare di uccidere l’industria manifatturiera tipica italiana, cioè Pmi e per non mettere davvero a serio rischio black-out la nostra rete elettrica nazionale!) che ci si fermasse, per non soffocare/collassare, in attesa che gli altri facciano i loro sforzi per raggiungerci. Solo dopo ripartiamo. Ma per questo non basta neppure Renzi!
Marco
Io sono d’accordo: non ho nulla contro le rinnovabili, dico solo che questo sistema di incentivi ci sta massacrando e che forse occorrerebbe risolvere il problema in qualche altro modo. Un esempio? Magari parlando di un piano energetico nazionale, dove si possano effettivamente stendere tutte le opzioni, o magari incentivando in un’altra misura o in un altro modo (magari assicurandosi che gli incentivi arrivino veramente o restino all’utente finale e non li prendano solo i fondi o le Sgr).
Giancarlo Tecchio
Il sistema per diminuire il peso degli incentivi è molto semplice. Basta togliere l’antidumping e gli altri ostacoli messi da Aeeg, Mse, Gse allo sviluppo degli impianti. L’Antidumpig ha aumentato del 20% il costo degli impianti quando era stata raggiunta la grid parity per molte aziende e zone del paese. Tutti gli impianti che vengono connessi oggi non percepiscono alcun incentivo e diminuiscono il costo dell’energia. Il 16 giugno dell’anno scorso per 2 ore l’energia in Italia è costata 0€ kW/h. L’incentivo ha raggiunto l’obiettivo di far diminuire i costi, è solo la nostra politica da Tafazzi che poi ha bloccato gli impianti una volta raggiunto l’obiettivo.
Rinaldo Sorgenti
Caspita, questa dev’essere la soluzione!
Il 16 Giugno 2013 ( solo “casualmente” una Domenica!) per 2 ore (?) l’energia in Italia è costata (? ooops, forse ha quotato, zero!), ma anche quella quota di elettricità ha poi preso il prezzo marginale (cioè quello più elevato quotato da altri), più i faraonici incentivi!
Però, un vero affare, … certo per taluni! Basta capire chi sono i …Tafazzi!
Giancarlo Tecchio
Caro Sorgenti a parte il 16 giugno se guardi il costo dell’energia sul GME in F1 è ormai stabile tra 60€ e 80€ al MWh contro i 120e-160€ di prima del FV. Leggiti il V° rapporto dell’IPCC e apri gli occhi. Di Battaglia ne basta uno su questo pianeta.
Rinaldo Sorgenti
Prima alluvione, frana o tornado che arriverà a causa delle fossili ?!?
Fantastico, un plauso alle fuorvianti ideologie dei sostenitori dei “Cambiamenti Climatici” causati dall’uomo! Quelli che ci sono sempre stati, anche nel lontano passato (quando l’influenza dell’uomo era certa neppure immaginabile) e che continueranno ad esserci anche in futuro perchè fortunatamente dovuti a fattori esterni al Pianeta.
Nel frattempo, 1,3 Miliardi di nostri simili non può ancora beneficiare degli enormi vantaggi che l’accesso e disponibilità dell’elettricità ha permesso ai Paesi avanzati del Pianeta nell’ultimo secolo, ed ai 2,4 miliardi di esseri umani che fanno ancora ricorso alle Biomasse (vegetali ed animali) per cucinare e riscaldare le loro abitazioni, stanno ringraziando i “saggi” che sperperano immani risorse economiche invece di investire per risolvere i veri problemi dell’umanità: fame e condizioni di vita di costoro.
rob
Per favore cita la fonte dei dati che pubblichi perché sono alquanto inverosimili. 200€ pro capite?
gb
La fonte più fresca è l’audizione Gse di ieri alla camera dei deputati. Per il Gse gli oneri gravanti sulla componente A3 (rinnovabili ed assimilate) nel 2014 saranno pari a 13,4 miliardi di euro (sono stati 11,8 nel 2013). Se si conta che nella A3 le fonti assimilate pesano per il 10% sono 12 miliardi di euro per le sole rinnovabili. 12 miliardi di euro/60 milioni di abitanti = 200 euro pro capite all’anno. Come già detto non devi guardare solo alla tua bolletta domestica ma anche a quanto paghi in più a causa delle bollette più elevate per negozi/aziende, costi che ricadono sui prodotti/servizi che acquisti.
Paolo Rossi
I clienti della nostra azienda sono tutte cartiere: lo vada a dire a loro che il loro costo dell’energia, in quanto aziende energivore, è come quello tedesco!
marco
10 miliardi l’anno sono una cifra spaventosa, uguale allo sgravio Irpef di Renzi che ha sollevato tante polemiche e dubbi. Inoltre è noto che i benefici maggiori sono finiti in mano ad aziende finanziarie fra le quali anche alcune in odore di mafia.
a.russol
Iniziamo dal paragone Italia-Germania. Quanto guadagna un lavoratore tedesco? quante persone lavorano nell’ambito della stessa famiglia? in base a questi dati si deve fare il raffronto sul costo dell’energia. Ed ancora, quanta energia si perde in italia nella rete? Quanta se ne produce senza che sia poi consumata? Quanta speculazione e quanta illegalità hanno causato le rinnovabili italiane?L’assistenzialismo statale è il cancro del nostro paese, una volta era la cassa per il Mezzoggiorno ora sono le rinnovabili: politici e affaristi di ogni genere che campano facendo i parassiti.
rob
In Italia purtroppo speculazioni ne facciamo ovunque, non dipingiamo le rinnovabili come unico male del paese. Io ci lavoro e a parte i pannelli il resto dei materiali (inverter, cavi, sistemi di fissaggio) è di produzione italiana e non ci sono solo i materiali ma molta progettazione e manodopera. Certo, quando sono partiti gli incentivi tutti si vantavano di avere un paese all’avanguardia nel settore delle rinnovabili, poi abbiamo scoperto che sono stati fatti male allora tutti ad additarli.
Marco
E poi pensate che 2.500 kWh/anno sia veramente il consumo medio delle famiglie medie da prendere in considerazione? Nessuno ci sta dentro, basta fare due moltiplicazioni; e quando si superano i 2.500 kWh/anno sono dolori. E poi sulle rinnovabili che avrebbero prodotto occupazione e lavoro ma per chi? Per i cinesi forse, che hanno prodotto i pannelli, per i tedeschi, che hanno piazzato in Italia le loro tecnologie (che sono ovviamente tutte di casa tedesca), non certo per gli italiani che hanno preso “due lire due” solo per la commercializzazione degli impianti. Senza contare che nei famosi “calcoli ed analisi di convenienza” che sono sempre stati spesi in favore del fotovoltaico, mai nessuno, dico mai, ha preso in considerazione i costi futuri di smaltimento dei pannelli (perché ci saranno anche quelli prima o poi, no?), che ovviamente rimarranno a carico nostro, come sempre. Ci restano sempre e solo i cocci, dopo che chi ha guadagnato (sempre gli stranieri) sono scappati via.
Francesco Dugoni
Il consumo medio annuo a carico di ciascun famigliare è attorno ai 1000 kW/anno, basta moltiplicare per il numero dei familiari e si trova il risultato.
Per i pannelli fotovoltaici lo smaltimento è obbligatoriamente a carico di consorzi già costituiti (es. PC Cycle) che ritirano il pannello posto in strada, da quel momento lo smaltimento è a carico del consorzio.
La produzione di energia elettrica da rinnovabili ha superato il 30 del fabbisogno nazionale, non male se si pensa che tra termico, elettrico e trasporti abbiamo un’autosufficienza complessiva del 15%. Tra i fornitori più gettonati per sopperire alle nostre carenze troviamo l’amico Putin. Complimenti lei ha vinto una gita premio in Ucraina !
rob
Scusa ma chi consuma 1000kW/h all’anno pro capite?
La media delle famiglie veramente è sui 2500-3000.
Noi siamo in 5 (2 adulti+3 bambini) e ti assicuro che gli elettrodomestici lavorano a pieno ritmo: la media degli ultimi 5 anni è di 3000kW/h e circa 600€ in un anno per la famiglia intera.
Marco
Ho solo detto che non è possibile consumare mediamente 2500 kWh/anno. Provo a dimostrartelo. Dividendo 2500 kWh per 365gg si ottiene all’incirca 7 kWh/g; vuol dire che chi consuma 2500 kWh/anno ha a disposizione 7 kWh al giorno. La maggioranza delle nostre utenze elettriche domestiche dispone di una potenza installata di 3 kW (spero ne converrai); quindi chi non vuole superare questo “tetto” dovrebbe utilizzare i propri 3 kW per poco più di 2 ore al giorno (7/3). Ti sembra possibile che nelle nostre case le famiglie seguano questo standard? Non direi. E sufficiente che tu faccia una lavatrice ed una lavastoviglie al giorno ed ecco che ti sei già “mangiato” 1.500 kWh/anno. Se poi ci aggiungi i condizionatori (ormai tutti li hanno) e i consumi per illuminare gli ambienti…. Questa è la realtà delle famiglie; e la realtà dice che siccome questa soglia dei 2500 kWh/anno la superiamo tutti la bolletta che paghiamo è assai alta, una delle più salate d’Europa. E veniamo ai pannelli. Non ho messo in dubbio dell’esistenza dei consorzi obbligatori; ho solo sostenuto che i costi che essi comportano non vengono portati in conto nei calcoli di convenienza. Stai tranquillo che questi costi, indipendentemente da chi li sostenga direttamente, prima o poi si scaricano sull’utente finale. Non sono assolutamente contrario alle rinnovabili, ma semplicemente critico sulla applicazione dei contributi, che hanno determinato e determinano un macigno sulle nostre bollette e che non hanno portato reale ricchezza alle nostre aziende.
Marco
Dimenticavo di aggiungere che con i costi assurdi delle rinnovabili a nostro carico stiamo mandando in rosso molte grandissime aziende (come Enel Produzioni) che non ce la fanno più a sostenere i costi “fuori mercato” di un prelievo prioritario ed obbligato dell’energia rinnovabile da una parte e di un ormai importante “fermo impianti” delle loro centrali tradizionali a basso costo dall’altra, tanto che ora qualcuno parla di rifondere loro (vedi Sorgenia) la perdita dovuta alla loro mancata produzione. Oltre il danno anche la beffa.
RiccardoG
Enel direi che soffre meno di altri avendo un parco generazione prevalentemente basato su carbone o idroelettrico e quindi pochi Ccgt. Chi soffre è chi ha fatto ingenti investimenti sui turbogas pressato da Fer e calo domanda.
Rinaldo Sorgenti
Infatti! Oltre a loro, a causa di errate scelte imprenditoriali che li hanno portati ad avere un Psrco di produzione eccessivamente sbilanciato e basato sul Gas, chi soffre sono tutti i consumatori domestici e le PMI che pagano l’elettricità a prezzo pieno, con un’incidenza degli incentivi sulle Bollette bimensili di oltre il 20% sul totale!
Massimo Matteoli
Grazie agli autori che ci dicono che “il re è nudo”
Tutti a lamentarsi del costo dell’energia e poi scopriamo che le imprese “energivore” la pagano meno che in Germania.
Il problema, però, non è che ci vogliono prendere in giro (è normale, vista la posta in gioco, la campagna di stampa contro gli incentivi alle rinnovabili serve solo a far passare gli incentivi per le centrali a gas), ma che l’opinione pubblica italiana ci casca sempre.
lucbach
Ma infatti gli sconti li hanno fatti solo alle aziende energivore (un elenco di 4 fogli a4) e non sull’energia, ma sulle tasse.
Francesco Dugoni
Vogliamo parlare anche delle agevolazioni riconosciute ai petrolieri o pensiamo che siano delle colombe innocenti che guadagnano senza alcun aiutino?
michele
Ma le aziende tedesche non sono accusate da UE di ricevere aiuti di stato dal governo, le aziende pagano meno il costo perchè ripartito sui privati: http://www.greenenergyjournal.it/index.php/green-link/42-notizie-green/1390-sconti-miliardari-sull-energia-pulita-per-le-aziende-tedesche#.UyanoM7sDGh
Di questo non si tiene conto
ING
L’articolo è ottimo, invece e chi non vuole accettare i numeri presentati lo fa per pregiudizio.
Marco
Non lo fa per pregiudizio, ma solo perché ha una opinione diversa. E le opinioni diverse, soprattutto quando sono documentate, danno fastidio.
Guest
A me non risulta. Fonte Enerdata 2012 (electricity prices for the industry, euro/KWH): Francia: 0.07; Germania 0.09; Italia 0.13=+37% rispetto alla media Ue 27. Poi ci sono la questione delle rinnovabili e delle sovvenzioni. Gli Autori potrebbero chiarire? Grazie
gb
Eurostat fornisce una vasta serie di dati sui prezzi dell’energia elettrica per utenze domestiche ed industriali. Per quanto riguarda le utenze industriali i prezzi vengono indicati per diverse fasce di consumo. Per ampliare un po’ il quadro riporto i prezzi nelle diverse fasce di consumo (comprendenti oneri e tasse) in Italia (IT), Germania (D) e la media europea (UE27) con valori in c€/kWh nel primo semestre del 2013.
Consumo annuo tra 20 e 500 MWh: IT 22,89; D 21,47; UE27 17,50
Consumo annuo tra 500 MWh e 2 GWh: IT 19,51; D 18,79; UE27 14,87
Consumo annuo tra 2 e 20 GWh: IT 17,22; D 17,04; UE27 13,25
Consumo annuo tra 20 e 70 GWh: IT 14,42; D 15,20; UE27 11,69
Consumo annuo tra 70 e 150 GWh: IT 12,34; D 14,49; UE2710,80
Consumo annuo > 150 GWh: dati non disponibili
Gli autori nell’articolo hanno esplicitato solo i valori numerici relativi alla fascia di consumo per cui la differenza di prezzo tra Italia e Germania è maggiore (70-150 GWh); per consumi inferiori la differenza cala e poi si inverte. La media europea dei prezzi è comunque sempre inferiore ad Italia e Germania ove si pagano pesanti oneri per le rinnovabili: i dati completi per gli industriali si possono trovare qui:
http://appsso.eurostat.ec.europa.eu/nui/show.do?dataset=nrg_pc_205&lang=en
Marco
Ottimo servizio. I numeri non hanno colore: teniamone conto tutti, se vogliamo confrontarci sui dati.
Francesco Ferrante
I numeri che citi non fanno altro che confermare ció che abbiamo scritto. E non poteva essere diversamente visto che la fonte è la stessa. Per chi consuma molta energia (e quindi quel costo avrebbe peso rilevante sul fatturato totale) il prezzo italiano e minore di quello tedesco. Per piccole e medie imprese ê invece superiore (come scriviamo anche noi). Ma resta il fatto che il costo dell’energia ha un peso molto basso sul fatturato aziendale. Questa la tesi. Dimostrata dai numeri
gb
Beh, bisognerebbe forse discutere se per arrivare alla tesi si parte da ipotesi corrette.
Tanto per dirne una: per l’Italia stiamo parlando di quel 3,8% di imprese energivore servite in media ed alta tensione, sono circa 4000 in numero e consumano 60 TWh/anno circa (diciamo un quinto del consumo nazionale). Per come sono strutturate le tariffe italiane (o meglio per come erano strutturate nel I semestre 2013) godono automaticamente di livelli di esenzione dal pagamento degli oneri di sistema se si supera un consumo di 4-8-12 GWh mensili. In Germania invece a valle del prezzo ‘base’ indicato da Eurostat nel 2013 le aziende energivore hanno consumato circa 96 TWh di energia. Per circa 10 TWh pagando solo il 10% della maggiorazione Eeg per le rinnovabili (pari a 5,277 eurocent/kWh). I rimanenti 86 TWh hanno hanno pagato solo l’ 1% dell’Eeg (0,05 cent per kWh, praticamente nulla). Quindi è tutto da discutere se poi nei fatti il prezzo per le imprese energivore italiane è inferiore a quelle tedesche. Ma ci sarebbero molte altre cose da dire su Pmi e domestici (la tariffa D2 non racconta tutto).
Rinaldo Sorgenti
Infatti. Sembrerebbe evidente nell’articolo l’intento di presentare una situazione che sminuisca quelli che sono gli evidenti enormi costi che con gli “incentivi” (per chi?) si sono caricati sul sistema elettrico e tutti i suoi consumatori, in particolare alla micro-piccola-media impresa che è invece la stragrande maggioranza del tessuto manifatturiero nazionale, mentre la Germania ha una struttura industriale diversa con una quota consistente di grande impresa.
Sarebbe quindi interessante fare analoga comparazione con Paesi importanti e strutturalmente più vicini al nostro, come Francia, Gran Bretagna e Spagna, per rendersi meglio conto di quale sia effettivamente la grave penalizzazione che influisce sul settore produttivo italiano.
Pier Luigi Caffese
L’articolo svia l’attenzione sul vero nodo dell’energia italiana che è il costo al Mw/h. Molti commenti cercano di difendere l’Enel o peggio il gas che come dice la Iea è morto e defunto in elettricità. C’è una soluzione? Sì: produrre a 20 euro al Mw/h con l’hydro modulare. Se mettiamo a 20 euro al Mw/h 1005 di ricarico esco in prima fascia sino a 6 Mw con 40 euro al Mw/h. Significa che il grosso delle famiglie e delle industrie paga il 50% in meno della tariffa attuale e riprende l’economia italiana e crea lavoro. Non c’è il bluff del costo ma c’è la truffa energivora che vidi applicata a Taranto e Sardegna per l’alluminio.Se il Mise concorda agli energivori la tariffa di 50 euro al Mw/h deve pagare 150 in più dalle casse statali ad Enel o Eni.La truffa sono i 150 euro al Mw/h perché se prendiamo l’energia fatta dal gas costa 100 euro a Mw/h se la prendiamo dall’hydro modulare che sono pompaggi moderni (non quelli di Enel, Terna o Assoelettrica) scendiamo a 20 euro al Mw/h e possiamo dare agli energivori tra 20 e 40 euro senza che lo Stato e noi ci sveniamo. Negli stoccaggi è la stessa cosa perché quelli proposti da Rse o Terna con batterie sono carissimi. Poi se ci sfidano sulle batterie, noi siamo 20 anni avanti con batterie flessibili e di flusso. L’Italia spreca in energia troppi soldi e negli stoccaggi non abbiamo la minima idea di come ridurre il costo al Mw/h. Pensioniamo il gas in elettricità e riconvertiamo le centrali a gas e carbone con reuse CO2. I progetti ci sono, ma sono ostacolati dall’Ue, da Gdf Suez, Eon, Rwe, Eni, Enel che hanno istigato la battaglia perdente gas contro le rinnovabili. Dato che il 30% di Eni ed Enel è nostro come Stato, vadano a casa i Ceo responsabili di scelte contro gli italiani.
Rinaldo Sorgenti
Davvero incredibile come si confondano le cose per sfuggire da dati inconfutabili, che stanno uccidendo la competitività dell’industria manifatturiera nazionale.
I faraonici incentivi riconosciuti alle Fonti Rinnovabili sono costati nel 2013 ben 13,7 miliardi di euro (Fonte Aeeg) e altrettanti continueranno a gravare sulle bollette dei consumatori italiani nei 20 anni di vigenza degli incentivi. Davvero una quisquiglia, vero?
Il costo dell’elettricità in Italia è mediamente del 35% superiore a quello dei maggiori Paesi Ue (basta dare una semplice occhiata al differenziale di prezzo dell’elettricità sulle maggiori Borse europee, dove tale differenziale è cronicamente maggiore in Italia di 25-30 € x Mw/h che, se moltiplicato per i circa 320 Tw/h consumati nel Paese fanno la bellezza di 10 miliardi di euro in più di costo per la nostra economia produttiva. E c’è chi ci dice che è una bufala?
Stefano
Vorrei approfittare dell’occasione data da lavoce per ringraziare l’ex senatore Della Seta per la sua denuncia sui veleni dell’Ilva di Taranto che Le sono costati la riconferma del seggio del Senato da parte del PD. Avrà sempre la stima di quei molti italiani che sanno riconoscere i politici onesti quando raramente ne vedono uno. Sul merito degli articoli non ho conoscenza diretta del fenomeno però concordo che le agevolazioni sulle energie rinnovabili sono stati l’unico investimento per il futuro fatto dal nostro Paese. Poi che come tutte le agevolazioni statali ci siano stati in alcuni casi sprechi, truffe, affari criminali questo è nella storia del nostro Paese, ma non deve farci perdere di vista il merito del progetto. Sul fatto che Confindustria abbia una posizione sul punto ho dei dubbi essendo divisa all’interno tra utilizzatori e produttori di energia, mentre dubito che i sindacalisti abbiano una reale competenza sul tema. Nel nostro Paese non si riesce più a fare una analisi oggettiva dei problemi senza dividersi in guelfi e ghibellini.
gnolle
In un recente lavoro ho ricostruito insieme a un ricercatore dell’Università di Tor Vergata la spesa energetica delle imprese manifatturiere (http://www.ceistorvergata.it/blog/?p=246); è vero che l’incidenza della spesa energetica è contenuta nella media (meno del 3% del fatturato), ma questa sta aumentando (più velocemente del costo del lavoro e più per le imprese di media dimensione) e poi per alcune imprese può superare l’8-10% del fatturato (come per le imprese che producono materiale da costruzione). Nello stesso lavoro noi troviamo una robusta risultanza statistica che l’incidenza dei costi energetici influenzi negativamente sia la capacità dell’impresa di generare valore sia quella di penetrare sui mercati esteri. La maggior diffusione delle energie rinnovabili è una strategia che il nostro pese ha intrapreso per migliorare la sicurezza degli approvvigionamenti, ridurre la dipendenza energetica dall’estero (e il suo impatto sulla bilancia commerciale) e l’impatto ambientale dei processi di conversione energetica. Non si può però negare che il loro finanziamento stia mettendo sotto stress famiglie e imprese già provate dalla prolungata crisi economica che il paese sta vivendo.
Rinaldo Sorgenti
Già! Il Paese non è riuscito a trovare i 4 Miliardi di Euro per cancellare l’IMU sulla 1° casa, ma ha fatto pagare ai cittadini nelle proprie bollette ben 13,4 Miliardi di Euro per gli incentivi a favore dei furbi e circuiti finanziari correlati!
Un equivalente “debito pubblico” immane (vista la durata di tali incentivi, il cui pagamento viene garantito – cioè imposto – dallo Stato), per assicurare una “rendita” solo a pochi noti!
Ho sentito dire che in Cina hanno istituito un giorno di festa e ringraziamento che i lavoratori cinesi faranno per rendere merito ai “ricchi e furbi” italiani, loro benefattori.
Se anche solo pensiamo agli incentivi 2013 per il solo Solare FV: 6,7 Miliardi di €, garantiti poi per 20 anni, equivale a 134 Miliardi di “debito pubblico” con addebito e riscossione garantita col prelievo forzoso dalle Bollette dei consumatori, nella stragrande maggioranza dei casi totalmente ignari, anzi, rabboniti facendo credere loro che l’Italia risparmiava non dovendo comprare il Gas che ne è rimasto spiazzato per fornire la parallela produzione intermittente fornita dai pannelli solari!
E la stessa SEN prevede che finanzieranno ulteriori incentivi per ulteriori 70 Miliardi di €
E gli ulteriori costi dovuti agli impianti convenzionali (che infatti chiedono ora il “capacity payment), che Terna chiede di rimanere accesi e tenuti al minimo tecnico per garantire la possibilità di pronto subentro quando il Sole non brilla ed il Vento non soffia a chi li dobbiamo attribuire?
Rinaldo Sorgenti
Caro Tecchio,
Verissimo. E secondo lei (te) questo è dovuto a cosa, alle Rinnovabili (Solare FV ed Eolico)?
I dati di tutte le Borse Elettriche d’Europa dimostrano che, pare, ci sia stata (e continui ad esserci) una grave crisi che ha fatto crollare i consumi a livelli di molti anni fa ed aver spiazzato molte fonti e tecnologie (prime fra tutte quella del Gas, anche nei mmodernissimi ed efficientissimi Cicli Combinati! I prezzi sono calati in tuaa Europa, causa la crisi e la recessione economica ed industriale.
Ora, nonostante l’Italia abbia “investito” (un moderno eufemismo!) una fortuna in incentivi (ai soliti noti), e diminuito sensibilmente i consumi, anche certo grazie all’efficienza energetica (che deve continuare ad essere perseguita, ma con strumenti finanziari e tecnologie che nulla hanno a che fare con le attuali Rinnovabili intermittenti!), continua a mantenere un differenziale di costo in Borsa dell’ordine di 25-30 € per MWh! Perché, visto che abbiamo investito più di quasi tutti (secondi solo dopo la Germania!) e produciamo più elettricità di tutti al mondo con il Solare FV???
Suvvia, un po’ di obiettività e di amor Patrio non guasterebbe, visto che si sta pescando nelle tasche dei cittadini, ignari, in un periodo di grave sofferenza, economica e sociale.
Anche quando offrono zero, quei kWh sono pagati al prezzo più alto riconosciuto all’ultimo entrante, più’ i faraonici incentivi!
Però, una pacchia, che non può essere anche usata per fuorviare l’opinione pubblica e sbeffeggiarla alle loro spalle! O no?
Rinaldo Sorgenti
Caro Tecchio,
Dato l’orario e la fretta (per via della cena che attende),
non avevo colto la “finezza” del tuo riferimento a soloni dell’Ipcc!
Non ho ancora letto il V° Assessment Report, perchè, come da “strana prassi” questo uscirà ora, mentre hanno ampiamente dato evidenza al solito “Summary for Policy Makers” (chissà perchè? e bisognerebbe anche sapere e domandarsi chi prepara questo Summary, non certo tutti gli scienziati che hanno contribuito a scrivere l’enorme volume!) e quindi sarebbe proprio utile che chi è in buona fede spalancasse davvero gli occhi e provasse a documentarsi con l’ampia documentazione disponibile (oltre alla storia, che forse vale un attimino più delle teorie – non dimostrate – dei catastrofisti! Il Prof. Battaglia è uno da cui c’è molto da imparare, se solo si avesse il buon gusto di seguire i suoi inconfutabili ragionamenti logici e le evidenze scientifiche che – quando gli viene concessa la parola – richiama all’attenzione.
Se non l’hai ancora fatto, suggerisco di leggere un paio di suoi libretti: es: “L’illusione dell’energia dal Sole”, oppure, se fai fatica a leggere il logicissimo essenziale Battaglia, suggerisco il libretto del Prof. Paolo Sequi: “Il racket ambientale”.
Poi, se vuoi documentarti anche su opinioni diverse da quelle Ipcc, suggerisco: http://www.sepp.org; oppure: http://www.climtemonitor.it;
Buon approfondimento.
Franco Bontadini
Bella discussione!
Rilevo che nessuno accenna al fatto che, grazie alla diffusione del fotovoltaico, si è praticamente annullata la differenza di prezzo per fascia oraria. Il prezzo notturno è aumentato con il prezzo del gas, ma quello del diurno no. Senza fotovoltaico anche il prezzo del diurno sarebbe aumentato. Non so calcolare se questo risparmio per le famiglie superi o meno il costo degli incentivi spesi per il fotovoltaico, ma sono certo che lo riduce in maniera consistente.
Marzio Contento
Come acquirente di energia elettrica vi pongo alcuni quesiti: 1) il peso delle rinnovabili sul costo totale di trasporto di una PMI supera il 50% e nessuno valuta se sia un contributo agli impianti oppure come penso io una rendita finanziaria mascherata almeno per parte degli introiti? 2) Mi spiegate perchè in Italia SOLO i consumatori di energia elettrica sono considerati energivori per legge e ricevono contributi pubblici mentre chi consuma metano ad esempio non può conteggiare tali consumi per raggiungere la soglia per beneficiare degli incentivi agli energivori? Se volete fare gli ambientalisti e penalizzare i furbi vi do io una soluzione: Si certificano i costi di impianto per ogni beneficiario di contributi e fino a concorrenza del costo globale dell’impianto non si tassano gli introiti. Una volta esaurito il costo storico dell’impianto le entrate successive sono tassate come rendite finanziarie al 26% + una imposta di bollo da definire come avviene per le obbligazioni o le azioni. Vediamo cosa mi rispondete. Marzio Contento da Pordenone