La notizia dell’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti è falsa. Con questa legge i partiti costeranno al contribuente da 30 a 60 milioni, poco meno di quanto costano ora.
(Questo articolo è stato modificato alle ore 21:30 di sabato 14 dicembre 2013, un’ora dopo la prima pubblicazione. La modifica riflette un’ incertezza nell’ interpretazione della legge. Questa nuova versione assume che il decreto legge – che al momento di scrivere questo articolo non è disponibile su alcun sito ufficiale – abolisca il cofinanziamento del 50 percento delle elargizioni ai partiti. La versione precedente assumeva che il cofinanziamento sia ancora presente, e portava a una stima dei costi pià alta).
GLI ANNUNCI DEL GOVERNO SONO UNA COSA LA REALTA’ UN’ALTRA
Il governo ha annunciato che il finanziamento ai partiti sarà abolito interamente a partire dal 2017. La realtà è ben diversa: i partiti continueranno a pesare sul contribuente, da 30 milioni a 60 milioni, poco meno di quanto costano ora. Il motivo è nascosto tra le pieghe della legge approvata dalla Camera il 18 ottobre e riproposta nel decreto legge del governo del 13 dicembre.
Con la legislazione vigente, i partiti avevano diritto a un massimo di 91 milioni di euro all’ anno: 63,7 milioni come rimborso spese elettorali, e 27,3 milioni come cofinanziamento per quote associative ed erogazioni liberali ricevute. Inoltre, il 26 percento delle erogazioni liberali ai partiti erano detraibili dall’ imposta dovuta.
LE NOVITA’ PRINCIPALI DELLA LEGGE
1) elimina i rimborsi delle spese elettorali dal 2017 (li riduce del 25 percento ogni anno fino ad arrivare a zero nel 2017)
2) innalza dal 26 al 37 percento la detrazione per le erogazioni liberali fino a 20.000 euro (la stragrande maggioranza)
3) consente al contribuente di destinare a un partito il 2 per mille della propria imposta.
L’ interpretazione universale è che, dal 2017, i partiti non prenderanno più un euro dallo Stato, e dovranno sopravvivere solo con contributi privati. Questa interpretazione è falsa: vediamo perché.
QUANTO RICEVERANNO ORA I PARTITI?
La prima cosa da notare è che i soldi ricevuti dai partiti attraverso il 2 per mille non sono un regalo deciso da privati: sono a carico di tutti i contribuenti. Il motivo è che il 2 per mille è di fatto una detrazione al 100 percento dall’ imposta dovuta. Se lo stato raccoglieva 10.000 euro in tasse per pagare sanità e pensioni, e ora un contribuente destina 1 euro a un partito attraverso il 2 per mille, tutti i contribuenti nel loro complesso dovranno pagare 1 euro di tasse in più per continuare a pagare pensioni e sanità.
L’ art. 12, comma 12 della legge autorizza una spesa massima per il 2 per mille ai partiti pari a 45 milioni dal 2017. E’ plausibile che venga toccato questo tetto? Gli iscritti totali ai partiti sono probabilmente circa 2 milioni (nel 2011 gli iscritti al PdL erano 1 milione, quelli al PD mezzo milione). Non tutti gli iscritti ai partiti pagano l’ Irpef, e non tutti sceglieranno il 2 per mille. Tuttavia, dall’ esperienza analoga dell’ 8 per mille sappiamo che, quando il costo è zero, una percentuale notevole dei contribuenti esercita la scelta. Una stima prudenziale suggerisce quindi che il gettito del 2 per mille potrebbe essere tra i 20 e i 30 milioni. (1)
L’ art. 11 della lege, comma 9, prevede che le detrazioni per erogazioni liberali siano di circa 16 milioni a partire dal 2016. Si noti che la legge consente di detrarre anche il 75 percento (!) delle spese per partecipazioni a scuole o corsi di formazione politicao. Nella colonna 1 della tabella sottostante assumo uno scenario prudenziale: le detrazioni saranno la metà del previsto, cioè solo 8 milioni, e il gettito del 2 per mille di 20 milioni. Il costo totale per il contribuente sarà di quasi 30 milioni.
Nella colonna 2 assumo uno scenario intermedio: la previsione del governo sulle detrazioni, 16 milioni, è rispettata, e il gettito del 2 per mille è di 30 milioni. Il costo al contribuente è in questo caso è di circa 45 milioni.
Nella colonna 3 assumo uno scenario normale: la previsione del governo sulle detrazioni, 16 milioni, è rispettata, e il gettito del 2 per mille è di 45 milioni. Il costo al contribuente è in questo caso è di circa 60 milioni!
IL TETTO MASSIMO DEL 2 PER MILLE
C’ è poi un meccanismo molto complicato, ed egualmente insensato (e quasi certamente non compreso neanche da chi ha scritto e votato la legge). Per il comma 11 dell’ art. 11, se le detrazioni per elargizioni liberali sono inferiori a 16 milioni, la differenza verrà aggiunta al tetto di spesa per il 2 per mille. Quindi di fatto in questo caso il tetto massimo del 2 per mille può arrivare a 61 milioni invece di 45. Poiché non sappiamo come reagiranno i contribuenti alla opzione del 2 per mille, questo è un modo per assicurarsi che, se c’è molta richiesta per il 2 per mille e poche elargizioni liberali, la richiesta del 2 per mille non vada “sprecata” dal tetto di 45 milioni.
Si noti infine che le detrazioni per erogazioni liberali sono pratica comune, ed esistono già anche in Italia. Ma i partiti si sono elargiti detrazioni quasi doppie di quelle consentite, per esempio, per le erogazioni a università e centri di ricerca (che sono al 19 anzichè al 37 percento). Inoltre questa legge, senza che questo sia stato notato da nessuno, innalza l’aliquota di detraibilità già presente nella legge Monti.
(1) Secondo Wikipedia, nel 2007 il 43 percento dei contribuenti ha effettuato una scelta ed il 37 percento ha scelto la Chiesa Cattolica, anche se la percentuale di praticanti è molto inferiore; lo 0.89 percento dei contribuenti ha scelto la Chiesa Valdese, quindi presumibilmente quasi la totalità dei contribuenti valdesi. E’ quindi probabile che la quasi totalità degli iscritti sceglierebbe di destinare il 2 per mille al loro partito, visto che il costo è 0. Per prudenza, diciamo 1,7 milioni. Di questi, non tutti pagheranno l’ Irpef. Supponiamo dunque che 1,3 milioni di iscritti ai partiti paghino l’ Irpef e destinino il 2 per mille al partito. Supponiamo che 700.000 simpatizzanti non iscritti facciano lo stesso. Nel 2011 l’ imposta Irpef netta è stata di 152 miliardi, con 31,5 milioni di contribuenti. Se i 2 milioni di contribuenti che destinano il 2 per mille ai partiti hanno la stessa composizione media dell’ universo dei contribuenti, il gettito del 2 per mille sarebbe di quasi 20 milioni. Se a devolvere il 2 per mille saranno 3 milioni, il gettito sarà di circa 30 milioni.
Leggi la puntata precedente “Piemonte e Veneto, così si esagera” o vai allo Speciale con tutte le altre puntate.
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Mirko
Non mi e’ chiaro a quanto ammonta l’attuale costo dei partiti. Il tetto e’ 91 milioni, ma leggo che alle ultime elezioni i rimborsi sono stati 56.3M di euro. Togliendo i 4.2 del M5S e comprendendo un ultima rata delle europee ed altre cose. Non e’ chiaro. Inoltre, con la nuova legge i partiti vengono finanziati ogni anno? O, come credo accada ora, per ogni elezione?
Mari
Chissà se anche questa volta Perotti sarà citato da Renzi.
Paolo Pozzani
Questa critica si applica ad ogni tipo di sconto ammesso dallo Stato in materia fiscale: 8xmille, 5xmille, detrazioni varie a finalità liberali… Quello che non pago io con le mie tasse deve essere coperto comunque in altro modo. Allora perchè criticare questo metodo in rapporto ai partiti e non in rapporto ad altri soggetti? La risposta è una sola: per il prof. Perotti i partiti non devono avere benefici pubblici di alcun tipo: chi li finanzia lo faccia per volontà propria e senza far pesare la propria scelta sull’erario.
Roberto Perotti
Buongiorno,
Lei ha perfetamente ragione. Personalmente sono contrario anche all’ 8 per mille e al 5 per mille, che si è trasformato in una grande mangiatoia. Ma sul finanziamento ai partiti:
a) c’è stato un referendum popolare che avrebbe dovuto chiudere la questione. Non conta più cosa pensa Perotti o chiunque altro.
b) il presidente del Consiglio ha annunciato che il finanziamento pubblico ai partiti è stato eliminato, e questo è semplicemente falso.
Zombola
Ma tolto chi ha una tessera di partito, non c’è un vizio sul nascere? Il voto e’ segreto o sbaglio? Addirittura dichiararlo sul 730… È follia.
Manolo3
Sono talmente folli che riescono solo ad ammucchiare una serie di leggi incostituzionali, approfittando del fatto che la corte costituzionale ha tempi biblici per esprimersi e passano quindi da una legge incostituzionale all’altra approfittandosene della lentezza del sistema… stanno calpestando le basilari norme su cui si fonda il nostro paese, se Pertini fosse ancora in vita vomiterebbe dalla mattina alla sera o forse si farebbe di nuovo rinchiudere in prigione.
philips
Se considera che il 5/1000 viene elargito anche ad associazioni di utilità pubblica così come l’8, l’unico a suonare dei tre é il 2/1000… Che utilità avrebbe?
zizulusa
Perotti dice il vero. La cosa sorprendente è che tutti i giornali parlano di “abolizione”,mentre è una solenne falsità. Evidente manipolazione dell’informazione. Poi si parla di Italiani pecoroni…
Riforme Istituzionali
L’articolo non coglie il punto vero della questione.
Mentre prima la contribuzione pubblica era astrattamente destinata, ora qualcuno deciderà chi finanziare e, per questo, riceverà delle detrazioni fiscali a carico di tutta la collettività, per cui, chi può finanziare e sceglie peserà sulle tasche di tutti.
Quindi, dopo il danno la beffa.
La politica che si finanzia da sé significa soltanto che lo Stato non si cura di garantire le pari opportunità.
Detrazioni per erogazioni liberali = mancato incasso per tutti, per finanziare, però, solo partiti scelti da chi può.
Piero
Mi meraviglio come si possa pensare che i partiti si tolgano i soldi, la cosa e’ impossibile, in primis eliminare dal 2017, non ha senso, fu fatto un referendum con il quale gli italiani abolirono il finanziamento a carico dei cittadini, quindi neanche il 2 per mille deve essere destinato ai partiti, poi vanno bene le contribuzioni volontarie, deducibili fino a max 2000/2500 dal reddito ( come le altre deduzioni) ma devono essere disciplinate con la trasparenza e con la pubblicità, il tutto sotto la certificazione della Corte dei conti, se viene data la possibilità di dedurle lo stato deve controllare.
Cosa ha fatto Letta una legge che rinvia a domani il problema e già dal 2014 prevede la contribuzione volontaria? Forse incassano di più, non ho letto la legge, ciò in base alla lettura dei giornali.
Sicuramente il Prof. ha di nuovo fatto centro, invito il Prof. oltre a scrivere su tali scandali a prendere posizione sull’impegno europeo dell’Italia e sulla politica monetaria attuata da Draghi, penso che il nostro paese sia arrivato ad un limite che oltre vi può essere la violenza, e tale governo non riesce a comprendere la gravità della situazione e il grado di esasperazione dei cittadini, non tanto per gli scandali dei politici, ma per motivi economici.
Daniele Perissi
Mi permetto di porre una domanda più generale che spesso perdiamo di vista: siamo sicuri che sia un bene abolire completamente il finanziamento pubblico ai partiti? (non mi si risponda il popolo ha deciso col referendum, lo so, ma mi pongo comunque la problematica). Richiamo solamente la vostra attenzione su un dato di analisi comparata: http://aceproject.org/epic-en/CDMap?question=PC12.
Vogliamo davvero far parte del gruppo di paesi che non prevedono alcun contributo pubblico ai partiti?
enzo
In Inghilterra il totale del finanziamento pubblico è di circa 2,5 milioni di €,
Daniele Perissi
Esatto…e infatti sono circa 10 anni che in Inghilterra stanno discutendo della necessità di incrementare la parte di finanziamento pubblico ai partiti come nella maggior parte degli altri paesi europei e non al fine di evitare l’eccessivo peso degli interessi privati nel processo elettorale… per vedere le ultime proposte al riguardo http://www.official-documents.gov.uk/document/cm73/7329/7329.pdf
Enrico
Ecco la differenza: in Italia prima li aumentano e poi “discutono” di abbassarli
Mirko
Come sempre accade su questioni da prima pagina, ogni tentativo di approfondimento o articolazione e’ bandito. Io ritengo che un finanziamento pubblico dei partiti sia garanzia di democrazia. Deve essere pero’ fatto con criteri di buon senso e a partire da una legge seria sui Partiti stessi, ed i loro bilanci. Altrimenti e’ solo una mangiatoia. In sostanza quindi, si ad una revisione del finanziamento e dei partiti, no invece alla sua totale abolizione.
Mariachiara-datalamppost
Sono assolutamente d’accordo. Da statistica, ho provato a raccogliere i dati legati al finanziamento pubblico ai partiti, compresi i rendiconti della Corte dei Conti sulle spese elettorali e i relativi rimborsi in Italia e la situazione mondiale descritta dall’ACE (http://datalamppost.altervista.org/finanziamento-pubblico-ai-partiti-rimborsi-elettorali-mondo/). L’impressione finale che ho avuto è che la retorica, tanto da parte della politica, quanto della stampa e dell’opinione pubblica, ha completamente scollato le parole dal loro significato. Il risultato è che abbiamo avuto anni di rimborsi elettorali che triplicavano le spese finendo per essere un finanziamento, mentre si lottava per abolire un finanziamento che legislativamente era già stato abolito (anche queste ultime dichiarazioni del governo, in quanto ad imprecisione, non hanno fatto eccezione). La riflessione non ha mai toccato il significato del finanziamento pubblico ai partiti, ed osservare che i principali paesi che non lo prevedono sono Venezuela, Botswana, Egitto, Pakistan, Myanmar e Zimbabwe, fa un certo effetto. Ma è sempre difficile portare la discussione su un piano più complesso, soprattutto in un caso come questo, in cui tra i sotterfugi della politica e la semplificazione degli slogan, la confusione regna sovrana.
Moreno Martelloni
Tutta l’argomentazione è basata sul 2/1000 e niente altro. Attendo con ansia che qualcuno mi spieghi perché va bene scegliere di dare 8/1000 delle proprie imposte a una confessione religiosa qualunque essa sia (come dice Perotti sono soldi di tutti, non di chi li destina), di dare 5/1000 a organizzazioni non profit in senso lato, compreso il Circolo del Bridge dell’Albaro (e anche questi sono soldi di tutti) e non si possa destinare il 2/1000 ad un partito di fiducia per evitare che la politica abbia soldi solo da miliardari come Berlusconi e Grillo. La stima di chi deciderebbe il 2/1000 ai partiti è poi ridicolmente alta rispetto all’immagine che hanno adesso nel paese.
Vedo piuttosto un tema grave di privacy, perché le opinioni politiche personali “in chiaro” allo Stato sono un potenziale pericolo, con tutti i “forconi” che girano.
philips
Lei parte dal punto di vista sbagliato. Nessuno le nega di sponsorizzare il suo caro partito (farebbe meglio a sponsorizzare il circolo di bridge), ma questa sponsorizzazione, se é vero che i vuole eliminare il finanziamento ai partiti, non dove incidere sui contribuenti in nessuna maniera perché allora c’é un bug logico nel legislatore . Vede, le associazioni che prendono il 5/1000 fanno, spesso, attività sociali importanti di volontariato senza chiedere alcunché allo stato e sostituendosi a questo per quanto concerne le loro attività (es. Assistenza, protezione civile ecc ecc..)
Alessandro
Il 2per mille di per sé non sarebbe un problema, sono le detrazioni quelle che fregano.
PS L’8X1000 alla Chiesa dovrebbe rivederselo un pochino, lo stato redistribuisce in proporzione anche il mio 8 X 1000 che che non destino a nessuno e dovrebbe restare allo stato, invece non è così
Fiore
Il m5s si finanzia con volontariato e piccole offerte dei cittadini, non da Grillo. Il m5s non ha capitali, ciò che avanza viene restituito alla cittadinanza
Ric
Certo certo, infatti la consulenza di Casaleggio (milioni di euro) viene pagata con le offerte. Oppure la prenotazione delle piazze italiane dei vari tour eccettera.
Grillo è un miliardario che può permettersi di pagare tutto questo.
Ivano Zatarra Terzo
Quand’è che il m5s pubblicherà la provenienza dei soldi con cui si finanzia?
Simona Zanoni
3000000 di elettori alle primarie del PD per 2 euro…in campagna elettorale basterebbero le donazioni degli elettori e avanzerebbero pure come gia’ dimostrato da altri, se poi si vuole invece mantenere un apparato da centinaia di milioni allora e’ un altro discorso,ma alla maggioranza degli italiani non interessa
DDPP
Il punto fermo è che c’è stato un referendum che ha espresso con precisione la volontà popolare: chi non è d’accordo ne proponga un altro che modifichi la legge aumentando il salario del Clero Politico.
Gli aristocratici francesi, presi come collettività, capirono che i tempi erano cambiati solo quando salivano i gradini del patibolo.
Non un minuto prima.
Enrico
Ma veramente ci si aspettava qualcosa di diverso?
Ric
Perotti, ho grande stima per lei ma onestamente non capisco il suo discorso sul 2 per mille.
Lei dice che non c’è alcun risparmio perchè se lo stato deve raccogliere X di tasse allora i cittadini verranno tassati di più per una quota pari ai soldi ai partiti per raggiungere quell’X.
MI pare un ragionamento che non sta in piedi perchè presuppone che il totale X sia fissato. Di più, che quei soldi sono dello Stato e lo Stato decide come impiegarli (partiti oppure servizi sociali). Invece quei soldi sono dei cittadini. Se i cittadini decidono di dare quei soldi ai partiti è giusto che sia così.
Forse per rendere tutto più coerente si potrebbe pensare di rendere l’inoptato come detrazione all’IRPEF. In questo modo chi non vuole dare i soldi ai partiti avrà indietro i soldi per poterli spendere come preferisce.
Roberto Perotti
Buongiorno, grazie per la sua email.
Il decreto legge prevede che i cittadini possano destinare fino a 60 milioni ai partiti attraverso il 2 per mille, ma non prevede riduzioni di spese corrispondenti sulle altre voci di bilancio. Quindi i soldi del 2 per mille dovranno essere recuperati in qualche modo.
Più in generale, il 2 per mille non è altro che una detrazione al 100 percento, quindi dal punto di vista del cittadino che la utilizza è gratis. Una detrazione al 19 percento, come per tutte le altre iniziative, significa che il cittadino sopporta pur sempre l’ 81 percento di ogni euro che destina a qualche “buona causa”, mentre gli altri cittadini sopportano il 19 per cento. Perché i partiti, le Chiese e le migliaia di enti che hanno diritto al 5 per mille (alcuni ovviamente meritevoli, altri palesemente ridicoli) danno diritto a una detrazione del 100 percento? Che diritto ho di imporre agli altri cittadini di sopportare l’ intero onere della mia preferenza per il partito X?
La sua proposta di rendere l’ inoptato come detrazione IRPEF è equivalente a rendere i contributi ai partiti completamente non detraibili.
Ric
Ho capito. La ringrazio della spiegazione. Credo che allora bisognerebbe puntare a rendere l’inoptato completamente detraibile (se non si vogliono prendere in giro i cittadini).
Oppure avere il coraggio di dire che comunque la democrazia merita delle spese (sebbene sotto controllo stretto della popolazione).
AM
L’annuncio dello stop al finanziamento pubblico dei partiti in un primo tempo mi aveva riempito di gioia, ma poi erano sorti i primi dubbi su questo arakiri dei nostri politicanti. Un plauso quindi all’Autore per aver tempestivamente smascherato questo ennesimo inganno.
Emanuele
Gradirei le prove di quanto afferma, visto che a parte il passaparola e qualche boutade giornalistica, il m5s si rifiuta di farsi certificare il bilancio. Per le informazioni che abbiamo, io potrei per assurdo affermare che i soldi se li sta tenendo Beppe Grillo.
Libero pensiero
Gli Italiani ancora credono che abbiano – terza persona filosofale:qualche ‘Veltro’ – abolito il finanziamento ( concretamente Gia’ abrogato) ai partiti.
Troppi avvocati, e giornalisti?
Certamente Galileo Galilei si rivolta nella tomba.
Andrea
Sarebbe utile un raffronto con l’attuale regime di finanziamento ai partiti. Da dove sono sempre provenuti quei fondi? Sempre dall’Irpef versato dai contribuenti. Quantomeno in futuro, quella quota non optata che prima era comunque riservata ai partiti, potrà invece essere utilizzata per fini più utili (speriamo!). Certo tutto è perfettibile. Se all’abolizione del finanziamento ai partiti fosse stata anche abbinata un corrispondente abbattimento del carico fiscale sui contribuenti sarebbe stato meglio di certo.
grillux, meo dux!
Basta dare ai partiti, anche se uno vuole di tasca propria. Bisogna impedirlo! Vuoi dare soldi al tuo partito? No, cavolo!
Solo Grillo al potere! Grillo capo di governo!
Un solo uomo che dice a tutti cosa fare e nel caso magna solo lui!
Massimiliano Grassi
Se ci sono le detrazioni di imposta non é di tasca sua è di tasca pubblica. Di tasca propria è quando, invece di andare al cinema 3 colte ci vai 1 e doni 20 €. Ed a salire secondo la capienza delle tasche. Diversamente è finanziamento pubblico ma forse il concetto è complicato data la natura del tuo commento…
Ivano Zatarra Terzo
Dico solo che saltare come un “grillo” da un’evasione fiscale milionaria che gli ha permesso e concesso di fare quello che sta facendo ora, all’eliminazione del finanziamento pubblico dei partiti c’è una sorta di mare sul quale occorrerebbe indagare e domandarsi. Perché invece non fa una battaglia contro l’evasione fiscale? Magari 135 miliardi di euro evasi farebbero ancora meglio dell’eliminazione del finanziamento ai partiti. A parer mio quella sul finanziamento è tutta fuffa. Siccome il malcontento che naviga l’onda populista e nazionalista s’è fatto più intenso, s’è pensato a qualcosa che in qualche maniera potesse riappacificare una classe politica oramai allo stremo. La solita pagliuzza nell’occhio che non permette di fare caso a travi ben più enormi che hanno ucciso il paese non certo da ieri.
rob
Diceva Mao Tse-tung “Grande è la confusione sotto il cielo, perciò la situazione è favorevole”. I numeri di Perotti sintetizzano per i partiti esattamente questo pensiero. I numeri non possono venire prima delle regole, le regole non possono sostituire il buonsenso, il buonsenso non esiste senza una cultura (anche e soprattutto civica). Credo che la società (Stato) deve aiutare affinchè un gruppo di cittadini (partiti) possono esprimere le proprie idee. Ma il buonsenso e le regole dicono che si esprime una idea alla luce di una maggioranza cospicua di cittadini (altrimenti il clan si sostituisce al partito). La gestione del Paese fatta da almeno sei poteri politici (Regioni. provincie etc) ha permesso che clan con 3-4% di elettori avessero addirittura tre Ministeri. Non parliamo dell’altra vergognosa fonte di “approvvigionamento” che sono i giornali di partito. Non faccio nomi ma ci sono e ci sono stati “giornali” che esistevano solo nell’atto del notaio, ma non vendevano una copia. Il suo sforzo professore è vano, mai come in questo momento c’è confusione.
Davide Filippi
non comprendo due cose:
1) su quali dati sono state fatte le stime. Gli unici che mi vengono in mente sono quelli delle donazioni degli anni passati, ma immagino siano costantemente aleatori in base al momento e al partito. Oltretutto, i 2 euro delle primarie contano come elargizioni detraibili? e le tasse di iscrizione al partito? E partiti come FI in cui non ci sono quasi donazioni, benché uno paghi di sicuro?
2) il 2×1000. Tralasciando volerlo o non volerlo. Se io lo destinassi alla chiesa cattolica o al partito comunista, allo Stato cosa cambia? Da quel punto di vista non dovrebbe esserci né perdita né guadagno per il cittadino.
Kurgan
1) interessanti domande, vorrei chiedere anch’ io delle risposte su questi temi
2) come spiega nell’ articolo “Se lo stato raccoglieva 10.000 euro in tasse per pagare sanità e pensioni, e ora un contribuente destina 1 euro a un partito attraverso il 2 per mille, tutti i contribuenti nel loro complesso dovranno pagare 1 euro di tasse in più per continuare a pagare pensioni e sanità.”
ovvero oggi non cambia nulla all’ irpef dovuta, ma appena lo Stato fa i conti e vede che tot soldi in piu’ sono destinati ai partiti, o li raccoglie con tasse in piu’ o togliendo soldi ad altre spese, per esempio sanita’ o pensioni
Davide
Riguardo al punto 1) non so dire nulla.
Riguardo al punto 2) invece posso provare a fare un po’ di chiarezza; provo con una storiella.
Io e la mia ragazza decidiamo di convivere. Entrambi guadagniamo 1000 euro al mese; dato che ad agosto vogliamo andare in vacanza, decidiamo di metter via nel cassetto del comodino 100 euro al mese a testa. Una volta in vacanza il fondo verrà messo in comune e le spese di entrambe pagare con esso Inoltre bisogna dire che io e lei tendiamo ad avere livelli simili di spesa quando siamo in vacanza, per cui il costo della vacanza sarebbe equamente distribuito. Però, dato che ci sentiamo un po’ in colpa ad andare in vacanza vista la crisi che investe la maggior parte degli italiani, decidiamo che prima di partire uno indipendentemente dall’altro/a può donare una parte della propria “quota vacanza”, pari al 8×1000 (lo 0,8%), alla parrocchia di quartiere. A conti fatti ad inizio agosto avremo risparmiato 1200 euro a testa. Ora gli scenari sono tre:
1) Nessuno dei due decide di donare l’”8×1000”, dato che siamo entrambi egoisti e smaniosi di spendere tutto una volta al mare. Il fondo sarà di 2400 euro, e verrà equamente suddiviso tra noi due.
2) Entrambi decidiamo di donare il nostro “8×1000” (approssimativamente 10 euro) alla parrocchia: il contributo di entrambi al fondo sarà questa volta di 1180 euro a testa per un fondo totale di 2360 (20 euro in meno); anche in questo scenario, una volta al mare verrà speso equamente tra noi due (1180 a testa).
3) Ora lo scenario più probabile: la mia ragazza, credente sfegatata, decide di
donare; io, ateo, decido di non farlo. Il mio contributo al fondo sarà dunque pari a 1200 mentre quello della mia ragazza sarà pari a 1180 euro. Il totale e’
di 2380 euro ed una volta in vacanza verra’ sempre diviso, 1190 euro io e 1190 euro lei.
Ora nota come nel terzo scenario io ho contribuito per 1200 euro al fondo vacanza, ma ne spendo 1190; allo stesso modo la mia ragazza che ha contribuito 1180, ha diritto a 1190. Donando parte della sua quota, (che appartiene ad un fondo comune) lei mi “costringe” a contribuire alla donazione alla parrocchia (anche se io non volevo) per un valore pari al 50% della sua donazione (50% perché siamo in 2; fossimo stati di piu’ con con percentuali diverse tra donatori e non donatori, la redistribuzione avrebbe avuto proporzioni diverse).
Questo accade con ogni forma di detrazione e deduzione. Il referendum che abbiamo votato contro il finanziamento pubblico ai partiti per essere economicamente coerente non deve contenere alcuna forma di redistribuzione del carico della donazione sulla collettività. Io non sono assolutamente d’accordo, ma il popolo Italiano è sovrano.
Luther Blissett
Riduzione costi della politica, eliminare i finanziamenti ai partiti… ma quanto si puo’ tagliare? il costo totale della politica con un milione di stipendiati, pare sia 23 miliardi di euro. Ma sapete quanto si paga di interessi sul debito pubblico? 90 miliardi, e da l’anno prossimo si arriva a 100. L’unica vera soluzione e’ il default sul debito, tanto prima o poi lo si fara’ comunque, al 130% del pil non e’ sostenibile (e per favore non mi fate l’esempio del Giappone, non siamo giapponesi e il governo giapponese possiede grandi investimenti finanziari, alla fine il loro debito e’ pari al nostro)
Ivano Zatarra Terzo
E pensa che stamane su rainews Giacalone si compiaceva del fatto che il nostro debito era tutto sommato non molto differente da quello di altri paesi. Naturalmente ha glissato sul fatto che l’industria italiana è ferma all’era cenezoica, che produciamo pentole, vasellame, porte, tavoli, sedie, librerie e quant’altro senza non guardare, ma addirittura pensare al futuro ma preoccupandoci solo e unicamente di un “made in italy” che ha perso senso non so più da quanti decenni.
Kurgan
E’ sicuramento un progresso che la scelta di destinare soldi pubblici passi da un automatismo (i cosiddetti rimborsi elettorali) ad una scelta individuale dei cittadini, sia pure su soldi pubblici
Chiamarla “abolizione del finanziamento pubblico” e’ una balla clamorosa.
Stefano Di Pinto
Ci stiamo accapigliando per 60 – 90 milioni di euro quando il costo di tutto l’apparato è di 2,5 MILIARDI di euro. Secondo me, si può diminuire (non abolire) il finanziamento dei partiti, ma occorre contemporaneamente abolire il senato (sostituito con un senato delle autonomie a costo zero), ridurre il numero dei deputati, dei consiglieri regionali e comunali, abolire le provincie, almeno nella parte ‘politica’ e ridurre gli emolumenti a tutti, cioè recuperare quel miliardo stimato da Boeri e appoggiato da Renzi.
Certo, se volete che i politici si autofinanzino (alla Craxi, complice il nostro egregio sistema giudiziario) siete padroni, ma io preferirei che contestualmente a quanto scritto sopra si facesse una seria riforma della Giustizia (non quella voluta dal Nano, una seria) che oltretutto sarebbe funzionale anche all’aumento degli investimenti italiani e stranieri in questo nostro povero paese.
Mario Robusti
Scusate la mia ignoranza, aiutatemi a capire:
Un decreto-legge nell’ordinamento giuridico italiano, è un atto normativo di carattere provvisorio avente forza di legge, adottato in casi straordinari di necessità e urgenza dal Governo, ai sensi dell’art. 77 della Costituzione della Repubblica Italiana (wiki).
Entra in vigore immediatamente dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, ma gli effetti prodotti sono provvisori, perché i decreti-legge perdono efficacia se il Parlamento non li converte in legge
entro 60 giorni dalla loro pubblicazione.
Quindi, mi sono perso dei passaggi: il decreto legge è stato votato? Se no, parliamo di aria frittissima. Ma pare pure che non sia nemmeno mai stato pubblicato in GU. Qundi siamo al livello delle masturbazioni mentali. O mi sbaglio?
A questo punto, basta dire che il finanziamento pubblico ai partiti non è stato ancora toccato.
Francesco Grappolini
In effetti si tratta di un artificio contabile piuttosto complicato ma dopo qualche ragionamento si riesce a percepire la Truffa orchestrata dai soliti azzeccagarbugli che dovrebbero rappresentare il cittadino nelle istituzioni… In breve lo Stato rinuncia volontariamente ad una parte del gettito fiscale a favore dei partiti politici! E come se avesse trasferito in parte della propria autorità impositiva ai partiti: Siamo veramente uno stato borbonico e feudale!
Angelo Summa
A questo punto mi chiedo perché tanto accanimento non si manifesta anche nei riguardi della Chiesa o di una qualsiasi associazione? Entrambi sono finanziati in modo simile. Con alcune rare eccezioni la politica è finanziata in tutte le democrazie, perché si vuole impedirlo solo nel nostro Paese? Siamo sicuri che sia “economicamente” vantaggioso?
Guido Pietrogrande
Buongiorno,
io penso che un partito politico, a condizione che:
– persegua l’attuazione di un programma politico che nelle
intenzioni sia volto alla migliore amministrazione possibile dello Stato
secondo le convinzioni di chi ne fa parte
– i membri, rappresentanti e candidati siano espressione di un processo
democratico (primarie, congressi),
– abbia bilanci certificati,
– non persegue la crescita della ricchezza per una famiglia o un
gruppo di potere
non sia un cancro da estirpare, ma faccia parte della democrazia.
L’alternativa ai partiti sono le camicie nere, casa Pound, i chip sottopelle, i forconi.
Ciò detto, il finanziamento di questi partiti non può essere ne’ automatico, ne’ a pioggia, ne’ elefantiaco.
L’attuale sistema dei “rimborsi elettorali un tanto al chilo” era sicuramente così.
Premesso che non sono esperto di economia e non sono in grado di contestare nel merito i meccanismi di detrazione, credo che per valutare la legge occorra partire dal presupposto che lo scopo del decreto non sia la fine dei partiti togliendoli ogni forma di finanziamento, ma sostituire la forma di finanziamento scandalosa attuale con una forma diversa.
E’ vero che il 2 per mille destinato ai partiti dovra’ essere compensato da qualche altra parte, ma così si può scegliere:
Il ragionamento di Perotti è: “se tante persone destineranno il 2 per mille, i partiti costeranno tanto”. Giusto, ma dove sta il problema?
Oggi funziona così: “indipendentemente da quello che vogliono i cittadini, i partiti hanno una valanga di soldi”.
Con questa legge dovrebbe funzionare che: “se tante persone decidono di dare soldi ai partiti, i partiti avranno quei soldi, se lo faranno in pochi, ne avranno pochi”.
Se poi con dei perversi giochetti di emendamenti e detrazioni questa legge riprodurrà nuovamente un finanziamento automatico, a pioggia, o elefantiaco, starà ai cittadini punire elettoralmente la parte che ne sia responsabile.
saluti,
Guido Pietrogrande
Rubini
Vedo come pericolosa quella detrazione del 75% sui corsi. In pratica, uno può pagare 1000 per un corso, farsi ridare 750 dallo stato e 250 dal partito stesso che rimane con un profitto di 500. Magari per un corso fantasma che non ha mai avuto luogo. Secondo lei, in Italia sarebbe impossibile?
Ivano Zatarra Terzo
ottimista 🙂
Carmelo Primiceri
Il problema è più sottile: un referendum ed una recente sentenza della Corte dei conti hanno stabiliti che il finanziamento pubblico ai partiti è fuorilegge. Destinare il 2xmille ai partiti resta un’operazione fuorilegge perché nel momento in cui si autorizza il cittadino a donare una quota anche minima delle sue tasse, quel denaro non è privato ma è già diventato denaro pubblico.
Guest
Riguardo al punto 1) non so dire nulla.
Riguardo al punto 2) invece posso provare a fare un po’ di chiarezza; provo con una storiella. Io e la mia ragazza decidiamo di convivere. Entrambi guadagniamo 1000 euro al mese; dato che ad agosto vogliamo andare in vacanza, decidiamo di metter via nel cassetto del comodino 100 euro al mese a testa. Una volta in vacanza il fondo verrà messo in comune e le spese di entrambe pagare con esso Inoltre bisogna dire che io e lei tendiamo ad avere livelli simili di spesa quando siamo in vacanza, per cui il costo della vacanza sarebbe equamente distribuito. Però, dato che ci sentiamo un po’ in colpa ad
andare in vacanza vista la crisi che investe la maggior parte degli italiani, decidiamo che prima di partire uno indipendentemente dall’altro/a può donare una parte della propria “quota vacanza”, pari al 8×1000 (lo 0,8%), alla parrocchia di quartiere. A conti fatti ad inizio agosto avremo risparmiato 1200 euro a testa. Ora gli scenari sono tre:
1) Nessuno dei due decide di donare l’”8×1000”, dato che siamo entrambi egoisti e smaniosi di spendere tutto una volta al mare. Il fondo sarà di 2400 euro, e verrà equamente suddiviso tra noi due.
2) Entrambi decidiamo di donare il nostro “8×1000 (approssimativamente 10euro) alla parrocchia: il contributo di entrambi al fondo sarà questa volta di 1180 euro a testa per un fondo totale di 2360 (20 euro in meno); anche in questo scenario, una volta al mare verrà speso equamente tra noi due (1180 a testa).
3) Ora lo scenario più probabile: la mia ragazza, credente sfegatata, decide di donare; io, ateo, decido di non farlo. Il mio contributo al fondo sarà dunque pari a 1200 mentre quello della mia ragazza sarà pari a 1180 euro. Il totale e’ di 2380 euro ed una volta in vacanza verra’ sempre diviso, 1190 euro io e 1190 euro lei.
Ora nota come nel terzo scenario io ho contribuito per 1200 euro al fondo vacanza, ma ne spendo 1190; allo stesso modo la mia ragazza che ha contribuito 1180, ha diritto a 1190. Donando parte della sua quota, appartenente ad un fondo comune lei mi “costringe” a contribuire alla donazione alla parrocchia per un valore pari al 50% della sua donazione.
Questo accade con ogni forma di detrazione e deduzione. Il referendum che abbiamo votato contro il finanziamento pubblico ai partiti per essere economicamente coerente non deve contenere alcuna forma di redistribuzione del carico della donazione sulla collettività. Io non sono assolutamente d’accordo con un’impostazione basata solo su contributi privati, ma il popolo Italiano è sovrano.
Carlo
L’esito di un referendum è vincolante per cinque anni, non per l’eternità. Non avrebbe davvero senso.
lavoceinfo
approvw
Il giorno 17 dicembre 2013 16:46, Disqus ha scritto:
emilio
L’articolo fa chiarezza sul contenuto della legge (se non capisco male trasposto nel DL approvato nei giorni scorsi dal Governo). Tuttavia il titolo mi pare fuorviante e per certi versi ingeneroso.
Comunque si passerà da un massimo di rimborsi di 91 milioni a legislazione vigente a una stima massima di 61 milioni. Il risparmio c’è, punto primo.
Punto secondo: non si può sottovalutare il fatto che oggi sono i partiti a decidere in Parlamento quanti soldi spartirsi, mentre da domani saranno i cittadini (iscritti o no ai partiti) a decidere quanti soldi devolvere con il 2 per mille o con erogazioni liberali.
Punto terzo: pensare che la politica si faccia gratis è una (pia?) illusione.
cordiali saluti
Paolo Candido
Ho cercato di fare un po’ di conti, però ho dovuto fare delle ipotesi interpretative, mancandomi alcuni dati. Ho ipotizzato che attualmente i partiti costano (in ml): 63,7 rimborso + 27,3 (cofinanziamento) + irpef sulle erogazioni liberali. Ipotizzo quest’ultimo a 8 ml (la metà di quanto ipotizzato dal 2016). Non ho inoltre capito se le riduzioni del 25%, 50% e 75% si applicheranno solo ai 63,7 o anche ai 27,3, ho ipotizzato la prima. Alla fine mi torna quanto segue: adesso costano circa 99ml e scenderanno a 83, 59, 49 per poi assestarsi dal 2017 al 60.
Se dovessi sintetizzare direi che hanno ridotto da 99 (o 91 se le mie ipotesi sono errate) a circa 60. Non è affatto un’abolizione, ma, dal 2015 è un taglio di un terzo, inoltre i cittadini possono dare indicazione sulla distribuzione.
Ovviamente come annuncio sarebbe stato molto meno “spendibile” e gradito rispetto alla “millantata” abolizione. 🙁
rob
sbaglierò ma leggendo certi interventi ultimi mi convinco che abbiamo fatto un mondo di “polli d’allevamento” dove l’attuale politico, oltre che scompisciarsi dalle risate ci sguazza alla grande.
mauben
Molto peggio: leggendo certi commenti vien da pensare che siano pennivendoli al servizio del sistema che continua a prenderci in giro restando impunito
savepan
Mi scusi Pof. Perotti, ma ancora non ho capito se questo 2 per mille e volontario o obbligatorio (come gli altri per mille).
Grazie
EzioP1
Bisogna riconoscere che comunque i partiti vengono finanziati
attraverso le tasse che pagano i cittadini. Prima il modello era
basato su un contributo per il numero di elettori, ma il contributo
era così elevato da apparire osceno. Ora l’alternativa proposta
attinge comunque, anche dopo il 2017, dalle tasse dei cittadini e
dalle libere donazioni, permettendo di scontare a chi offre una sua
quota di tasse, in questo modo come già altri hanno scritto queste
detrazioni vanno a scapito di tutti i cittadini, poiché i
conseguenti mancati introiti vanno a gravare sulla minore
disponibilità finanziaria per i servizi. Forse se si stabilisse di
pagare la politica solo con una percentuale sul PIL dell’anno da
ripartire in proporzione ai voti, le cose nella sostanza un po’
cambierebbero in quanto l’onere sarebbe di tutti e nessuno si
avvantaggerebbe del bonus dello sconto per l’offerta personale fatta,
per contro chi non volesse sostenere la politica non avrebbe modo di
evitare l’onere generalizzato su tutti. Questo modello, in assenza di
percentuali oscene, spingerebbe i partiti a fare cose costruttive per
guadagnare adepti, i loro voti e per ricevere di più, avrebbe anche
il vantaggio di commisurare il contributo in funzione dello sviluppo
del PIL del paese. Mi pare perciò che in sintesi il
titolo dell’articolo sia tra il troppo polemico e l’accusatorio, in
quanto in qualsiasi maniera questi finanziamenti siano fatti, questi
sono sempre un onere per tutti noi per i servizi che dalla politica
otteniamo.
Piero
Ho letto la relazione di accompagno al disegno di legge, una relazione scandalosa, si afferma che non si è ottemperato al referendum popolare di abolizione del finanziamento ai partiti, che non si abolisce immediatamente, anzi gradualmente e si sostituisce con contribuzioni volontarie, contribuzioni che al contrario non sono volontarie perché gravano ancora sulle casse dello stato, il due per mille e l’aumento delle deduzioni fiscali non sono altro che agevolazioni fiscali per i partiti superiori a quelle di altri settori, il limite viene superato quando ai partiti viene concesso in uso quasi gratuito i locali del demanio come sede dei partiti, si va contro la volontà popolare, il paradosso che nella relazione si afferma che non si può dare retta ai cittadini, in quanto i partiti sono fondamentali per la democrazia.
Ma vi è di più senza che sia un obbligo, i partiti devono avere uno statuto democratico, si afferma che un partito non si può organizzare come vuole, se quindi il partito e’ la massima espressione della democrazia esso deve essere disciplinato da un’altro ente nominato dallo stato, questo e’ un’ulteriore paradosso che è sfuggito al Prof. Perotti.
Stiamo precipitando nel burrone dove non vi sarà più la democrazia e non vi sarà più la possibilità di riemergere se non dopo una rivoluzione che cacci questa casta politica autoreferenziata.
Luigi
Siamo alle solite…! Dall’IMU al finanziamento pubblico dei partiti c’è sempre tanto chiacchierare e poca, pochissima sostanza. Il denaro che i partiti politici percepiscono è tanto o poco in base a quale parametro? Non esiste il dato “oggettivo”! È tanto proprio perché questa classe politica non vale nemmeno 1 mln di euro altro che 60! Occorre instaurare il principio di meritocrazia. Quando un giovane entra nel mondo del lavoro il suo guadagno è commisurato alle sue capacità, perché per la politica non dovrebbe essere così? Perché percepire denaro pubblico a prescindere dai risultati ottenuti o dalle capacità di fare qualcosa per la “collettività”? Io all’attuale decreto aggiungerei solo una cosa: elargizione dei rimborsi a scadenza annuale dietro approvazione del loro operato da parte dei cittadini!
alf franco
potrebbe spiegarmi il dottor Perotti come il pagamento delle pensioni in Italia sia finanziato dalle tasse. a me non sembra che sia così. grazie per l’attenzione
Roberto Perotti
E’ volontario, nel senso che se non indico alcun partito il 2 per mille delle mie tasse non viene ripartito proporzionalmente tra tutti gli altri partiti, ma viene ugualmente pagato in tasse allo Stato. E’ quindi equivalente a una detrazione al 100 percento.
gmn
Egregio Professore,
mi piacerebbe che il sistema del due per mille, cinque per mille e otto per mille, applicato a tipologie diverse di percettori, fosse uniformato nel senso di costituire un
sistema di raccolta fondi agevolato dallo stato, per finanziare attività utili alla coesione sociale, al progresso culturale e al benessere dei cittadini.
Ribadisco: sistema di raccolta fondi non finanziamento pubblico, sistema che sostituisce tutti i regimi precedenti.
Si destini il 10 per mille delle imposte sul reddito delle persone fisiche a questo fondo.
Gli enti ammessi alla raccolta e distribuzione dei fondi sono ONLUS, enti di ricerca pubblici, istituzioni culturali pubbliche, partiti politici, confessioni religiose, la legge definisce le caratteristiche di ammissione per ogni categoria.
Il contribuente può scegliere da nessuno fino a 10 enti cui destinare dall’1 al 10 per mille delle imposte che lui personalmente paga, in pratica può finanziare una
confessione religiosa con il 10 per mille o due partiti politici avversari con il 5 per ognuno o distribuire a sua discrezione le quote nelle proporzioni che ritiene opportune.
Alternativamente può optare per una detrazione d’imposta per erogazioni liberali ai medesimi soggetti per un importo corrispondente al 10 per mille della sua imposta nelle quote che crede.
Resta da definire la percentuale di credito di imposta sul totale della elargizione, comunque uguale per tutte le tipologie di ente.
L’ammontare totale resta invariato per le casse dello Stato.
Ogni altro finanziamento diretto al funzionamento di ONLUS, partiti politici e confessioni religiose è vietato, salvo che ONLUS e confessioni religiose possono ricevere finanziamenti pubblici su progetti di attività di coesione o di servizio sociale con durata definita nel tempo e soggette a revisione dei risultati e della gestione.
Enti di ricerca e istituzioni culturali pubbliche destinano i fondi così raccolti ad attività specifiche definite nel tempo e soggette a revisione dei risultati e della gestione e non al funzionamento ordinario finanziato dallo Stato.
Le quote del 10 per mille non optate sono obbligatoriamente versate ai comuni di residenza dei contribuenti e destinate a finanziare i servizi sociali e i servizi per l’infanzia.
Lo Stato è interessato alla coesione sociale, al progresso culturale e al benessere dei cittadini e sostiene, in modo totalmente neutrale le scelte dei cittadini, lasciando loro piena responsabilità ed autonomia nel decidere quali forme e quali organizzazioni meglio rispondano allo scopo.
Lo Stato si riserva di finanziare attività specifiche nel campo della coesione o dei servizi sociali, verificandone i risultati e, naturalmente, finanzia ordinariamente la
ricerca scientifica e l’attività culturale.
Le sembra ragionevole ed opportuno?
Cosa comporterebbe una ipotesi del genere nei conti che ha illustrato?
Cordialità
gmn
mario morino
Benissimo! Dopo aver discusso per un anno di Imu sulla prima casa (4 miliardi su 800 di spesa pubblica) adesso ci concentriamo sui 60 milioni ai partiti. Per le cene di Natale e Capodanno gli Italiani spenderanno mediamente a testa 40 euro. Il 25%, ovvero 10 euro a testa, andrà sprecato e finirà direttamente nell’immondizia. 10 euro per 60 milioni di italiani = 600 milioni di euro, 10 volte il finanziamento ai partiti. Ma che lavorino e facciano bene il loro mestiere! Se continuano ad essere populisti e perditempo, anche 1 euro di finanziamento è troppo. Premesso che se uno ruba, deve andare in galera e basta, non saranno gli 1 o 2 euro a testa per italiano che manderà il Paese alla rovina.
Roberto Tomaselli
Sarebbe bello anche ricordare che fino al 2011 il finanziamento ai partiti politici era pari a 364 milioni di euro. Nel 2012 è passato a 91 milioni e ora viene gradualmente ridotto a 61 milioni. Un taglio cumulato di oltre l’83%. Così almeno iniziamo a dire che il taglio c’è stato, c’è ancora e ci sarà e risulterà molto consistente. Fra l’altro, sarebbe bello paragonarlo a livello europeo: a parte il Regno Unito che non prevede finanziamenti pubblici, penso che oggi l’Italia sia il Paese col più basso finanziamento pro-capite.
Luca Cercola
Mi preme fare un’ osservazione all’articolo del dott. Perotti.
È’ senz’altro vero che il nuovo sistema di finanziamento ai partiti non elimina l’esborso di denaro da parte dello stato. Infatti il 2 per mille dell’ IRPEF viene “messo a disposizione” dei contribuenti che possono scegliere se destinarlo ai partito o se mantenerlo in capo allo stato. Inoltre con un innalzamento della percentuale di detrazioni IRPEF di elargizioni liberali lo stato rinuncia ad una porZione di gettito maggiore.
Tuttavia, occorre notare la svolta importante: non è più il semplice voto che legittima il partito a beneficiare del finanziamento, ma una scelta consapevole del cittadino, che si determina a versare parte del proprio reddito ai partito.
dragan
Perché vuole devolvere ai partiti parte della tassazione del suo reddito quando ci sono ben altre emergenze sociali da finanziare con i soldi del fisco e soprattutto perché deve essere possibile che si finanzinino i partiti con i soldi del fisco pena la necessità di aumento di gettito fiscale a parità di prestrazioni erogate o a prezzo della diminuzione delle prestazioni sociali stesse? Non sono soldi suoi, tantomeno sono soldi dei partiti. Sono soldi che servono per finanziare la cosa pubblica e i servizi che lo stato deve rendere. Se vuole dare i suoi soldi ad un partito li dia dei suoi, post prelievo fiscale, quelli che sono davvero solo suoi e dei quali può fare quasi tutto quello che vuole..
gmn
Non mi piace l’attuale sistema di finanziamento della politica ma se non ti prendi cura di come i cittadini si associano per competere al governo del paese non ti prendi cura del paese.
Dario Di Maria
Secondo me è molto più semplice: fanno affidamento sul 2 per mille di chi dichiara da 100.000 euro in su. Infatti inizialmente il tetto del fondo del 2 per mille era di 55 milioni di euro, e il 2 per mille di chi dichiara +100.000 è di 54 milioni. Poi, per essere sicuri, l’hanno abbassato a 45 mln, trasferendo i 10 mln come finanziamento indiretto (giornali, formazione politica, detrazioni fiscali, ecc..). Questo perchè chi ha quei livelli di reddito non è sicuramente un disoccupato, cassaintegrato, impiegato, operaio, ecc…., ma è un dirigente pubblico o di società quotate (livello medio), oppure un professionista o imprenditore, cioè tutti soggetti che direttamente o indirettamente, prima o poi prendono incarichi o appalti dalla Pa.
Per un’analisi più approfondita, cfr: http://www.leggioggi.it/2013/12/18/il-finanziamento-pubblico-ai-partiti-il-reddito-come-misura-della-partecipazione-politica/
Forza Professore, La seguo sempre con molto interesse!!!
Alessio Pieragnoli
Cambia che sul finanziamento ai partiti gli italiani si sono espressi con un referendum, chiedendone l’abolizione.
Giorgio
Con il Decreto Legge del Governo si è semplicemente passati da un sistema di finanziamento pubblico diretto, eccessivo nel quantum, ma chiaro nel suo metodo di calcolo, ad uno di finanziamento indiretto, molto più complicato e che, rispetto al 2 per mille, aveva già dato esito negativo quando un meccanismo analogo era già stato brevemente sperimentato qualche anno fa, sia pure con una diversa percentuale. Inoltre non si prevede l’abolizione del finanziamento della stampa di partito che rappresenta uno spreco e neppure una rigorosa limitazione del finanziamento dei gruppi politici delle assemblee elettive che sono alla base dei gravi e diffusi scandali emersi nei mesi scorsi, soprattutto a livello regionale. Non c’è motivo che i gruppi consiliari, oltre a sedi, personale e servizi già a carico degli enti, abbiano ulteriori risorse. C’è tuttavia un problema di fondo: è giusto o no abolire il finanziamento pubblico dei partiti? A me sembra l’unico mezzo per dare attuazione all’art.49 della Costituzione che prevede che tutti i cittadini possano partecipare alla vita politica, e non solo quindi quelli che hanno risorse proprie o riescano a mobilitare quelle altrui. Dubito poi che un sano sistema democratico possa mantenersi se i partiti sono condizionati dagli interessi dei privati che li finanziano. Già adesso la legge di stabilità è un coacervo di interessi particolari; non è difficile immaginare cosa succederà quando i parlamentari dovranno tener conto delle esigenze dei privati le cui donazioni saranno importanti per la sopravvivenza dei rispettivi partiti. Di gran lunga preferibile, quindi, un finanziamento pubblico contenuto nella sua entità, trasparente nel suo utilizzo ed erogato solo a partiti con statuti democratici, e controllato da organismi tecnici esterni.
Piero
questa è solo dittatura, in fine dei conti qual è il sistema dove chi ha i soldi non influenza la politica nel mondo? l’importanza è la trasparenza, in modo tale che i cittadini quando votano, esprimono un consenso informato; in Italia in presenza sia del finanziamento pubblico abbiamo avuto elargizioni segrete ai partiti, vedi tangentopoli, oppure privilegi vedi tutte le ditte di Carlo de Benedetti, scandali avuti con il finanziamento pubblico che di trasparenza in passato ne ha avuta poca, basta vedere l’utilizzo che ne ha fatto Di Pietro.
Oggi tornare indietro, non si può, via il finanziamento pubblico, si il finanziamento privato trasparente, con bilanci pubblici da dove emerge chia ha dato e chi ha preso. per quanto riguarda gli statuti democratici, chi stabilisce il grado di democraticità se alla fine il partito è la massima rappresentanza del cittadino? sicuramente in questo modo si vuole imbrigliare la politica, è sufficiente avere la trasparenza sui soldi, poi i partiti si possono organizzare come vogliono, anche a livello “dittatoriale” se richiesto dalla base.
alf franco
avevo posto una questione che, capisco, non è centrale nel tema affrontato dal professor perotti; ciò non di meno mi pare importante considerato che nell’articolo si parla di tasse che vengono pagate in italia per finanziare il fondo pensioni pubblico per i lavoratori dipendenti. al sottoscritto non sembra che sia così e, confesso, io nutrivo aspettative sul fatto che sarebbero seguite precisazioni tecniche del professore che chiarissero la faccenda.
Paolo Besso
I politici i media devono andare casa per casa a chiedere le sovvenzioni. Basta elargizioni pagate dai cittadini.
Il Faraone
se sarà un decreto truffa avranno per tutta la vita, la maledizione come gli scopritori delle piramidi!
stefo66
Vabbè allora facciamo pure la guerra a tutte le organizzazioni che prendono il 5 o l’8 per mille. Che significa? Se il cittadino decide di destinare volontariamente il 2 per mille a un partito, che lo faccia. Visto che in astratto un’utilità sociale dei partiti c’è eccome, visto che esistono in tutto il mondo, se un cittadino vuole destinare volontariamente una quota, che lo faccia. L’importante secondo me è invece, come negli altri paesi, una rendicontazione meno aleatoria che da noi. E non venitemi a dire che c’è stato il referendum. Io concorderei, ma allora vanno accettati gli esiti di tutti i referendum, anche ad esempio di quello che ha visto vincere il maggioritario.
giambuonomo
“leggi che hanno solo nominalisticamente ribattezzato «rimborsi elettorali» i finanziamenti pubblici. La natura elusiva delle norme vigenti è evidenziata dal fatto che nessun collegamento è instaurato tra il «rimborso» rapportato ai voti conseguiti (nelle varie consultazioni elettorali prese a riferimento) e le spese elettorali per le quali la legge n. 515/1993 impone l’obbligo di rendicontazione ad ogni candidato e ad ogni partito” : http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Emend&leg=16&id=666664&idoggetto=693590