È surreale la scelta dei nomi per la nuova tassa sugli immobili. Il guaio è che dietro ad ogni nuova sigla c’è un diverso modo di calcolare l’imposta. Che quasi nessuno vorrebbe ma è vitale per il finanziamento dei comuni. Cerchiamo di ricostruirne la tormentata storia.
DALL’ODIATA ICI ALL’ODIATA IMU
Il 3 aprile del 2006, all’ultimo istante del confronto con il candidato del centrosinistra Romano Prodi, Silvio Berlusconi tirò fuori un coniglio dal cappello, annunciando a sorpresa “Abolirò l’Ici” sulla prima casa. La promessa non gli fu sufficiente, per poco, a completare la rimonta elettorale. Ma venne riproposta (e mantenuta) nella campagna di due anni dopo quando il centrodestra stravinse le elezioni.
Il valzer inizia qui. L’odiata Ici (sulla prima casa) scompare e getta nello scompiglio le casse dei comuni. Il Governo promette rimborsi che i comuni dichiarano insufficienti; inizia il rimpallo delle responsabilità. Poi la storia ricomincia. Nell’estate 2011 lo spread bussa alle nostre porte e sale fino alle dimissioni di Silvio Berlusconi. Nasce il Governo Monti che introduce un’imposta sugli immobili, l’Imu, in realtà già prevista dai decreti attuativi sul federalismo fiscale, che viene estesa anche alle prime case. Alle elezioni di febbraio, Silvio Berlusconi si ripete, promettendo l’abolizione dell’Imu sulla prima casa (che pure ha appena votato) con tanto di lettera autografata inviata agli elettori. Segue la straordinaria rimonta del centrodestra -almeno rispetto ai sondaggi- che pareggia al Senato.
GOVERNO LETTA E SOSPENSIONE DELLA PRIMA RATA
Il 29 aprile 2013 nasce il Governo Letta, o delle grandi intese, dopo vani tentativi di fare qualcosa di diverso (compreso eleggere un nuovo Presidente della Repubblica). Il primo atto del governo Letta è di sospendere il pagamento della prima rata dell’Imu, dovuta a giugno, in attesa dei risultati di un approfondimento sulla tassazione sugli immobili, rimandato a agosto. Renato Brunetta promette sconquassi se l’Imu non verrà abolita. Il 29 agosto mentre gli italiani tornano dalle vacanze, l’Imu (sulla prima casa) viene in effetti dichiarata abolita a partire dal 2014. Ma non ci sono soldi per garantire il rimborso ai comuni della prima rata dell’Imu e nel frattempo anche evitare l’innalzamento di un punto dell’Iva, previsto in modo automatico da Giulio Tremonti nel 2011 e più volte rimandato dal Governo Monti. Brunetta giganteggia minacciando fuoco e fiamme se la prima rata dell’Imu non verrà definitivamente abolita. Si decide dunque di aumentare l’Iva per finanziare la mancata Imu, anche se il momento non sembra dei più propizi, visto che i consumi stanno crollando.
IL NODO DELLA SECONDA RATA
Resta il problema della seconda rata dell’Imu, dovuta a dicembre. Brunetta ha, ancora una volta, i titoli dei giornali con le sue minacce se anche questa rata non verrà cancellata. Il Governo si impegna a non farla pagare. Ma non ci sono soldi per finanziarne l’abolizione. La ricerca della copertura impegna il Governo per buona parte dell’autunno. Infine, i soldi vengono trovati al fotofinish, a fine novembre, anticipando al 2013 parte del pagamento delle imposte dovute nel 2014 da banche e imprese, che non la prendono tanto bene. Nel frattempo, molti comuni non hanno ancora chiuso i bilanci del 2013, visto che non sanno ancora se l’Imu ci sarà o meno e nell’aspettativa che il Governo comunque li rimborserà per la seconda rata dell’Imu, decidono di portare l’aliquota sull’Imu della prima casa al massimo; tanto pagherà qualcun altro. Ma il Governo non ha i soldi per finanziare anche questi ulteriori aumenti, visto che i conti e le coperture sono stati fatti rispetto al gettito dell’Imu nel 2012. Dunque, si decide che una parte dell’Imu verrà pagata dai cittadini l’anno prossimo, anche se l’imposta non esiste più.
COSA METTERE AL POSTO DELL’IMU?
Nella bozza del decreto di agosto si parla di una non meglio precisata service tax che comprenderà la Tari (Tassa sulla raccolta dei rifiuti: imposta sulla gestione dei rifiuti urbani) + Tasi (tassa sui servizi indivisibili). La Tasi sostituisce l’Imu. Il presupposto è diverso, l’ottenimento di servizi da parte del comune piuttosto che la proprietà, ma la base imponibile è la stessa; sempre le rendite catastali. L’idea sembra essere che i cittadini pagheranno l’imposta più volentieri, anche se la pagano sulla stessa cosa, sapendo che la pagano per un motivo diverso. È vero anche che così ridefinita l’imposta peserà anche sugli affittuari che i servizi li consumano. Poi però si scopre che per la stessa ragione un’imposta sui servizi dovrebbe far pagare di più le famiglie più numerose, non di meno, al contrario dell’Imu che essendo un’imposta sulla capacità contributiva prevedeva una detrazione per i figli a carico. Si trova comunque una pezza nella legge di stabilità, in attesa della prossima sentenza della Corte costituzionale che la dichiari illegittima.
Il nome scelto per la nuova tassa Tari+ Tasi, a cui si attribuisce anche il finanziamento dell’abolizione della Tares che verrà pagata solo quest’anno, è Taser. Una scelta curiosa visto che Taser è uno storditore elettrico usato dalla polizia americana, ma poco importa perché la Taser avrà breve vita. Il 15 ottobre, e non è chiaro chi possa esserci dietro a una decisione del genere, la Taser cambia nome in Trise. Le lettere che compongono l’imposta sono all’incirca le stesse ma almeno in questo caso si evitano riferimenti ad armi dall’uso discutibile. Anche la Trise avrà breve durata al punto da non meritarsi nemmeno una voce su Wikipedia. L’11 novembre la Trise diventa infatti Tuc. Che è sicuramente un nome più simpatico e più facilmente pronunciabile, soprattutto da chi ha l’erre moscia. Però Tuc ha una voce su Wikipedia e indica un’abbreviazione della costellazione di Tucano, un codice della lingua Mutu, un cracker della Saiwa e il nome di una famiglia degli Hobbit. Si ignora chi volesse omaggiare l’oscuro decisore di acronimi. In ultimo -o meglio: per il momento- il 25 novembre la Tuc diventa Iuc, cioè un singhiozzo. Forse perché chi sceglie i nomi delle tasse ha singhiozzato dal ridere (o dal piangere).
In conclusione, Ici Imu Tari Tasi Tares Taser Trise Tuc Iuc. Non è uno scioglilingua. È ciò che passa il convento, pardon, governo.
Per chi se lo fosse perso, un riassunto cronologico basato sui titoli della prima pagina del Corriere della Sera
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serlio
i comuni sono parte integrante dello stato italiano entro cui viviamo e che ci sta massacrando di tasse. la finalità della singola imposta potrà essere anche lodevole, ma purtroppo colui che le paga ha una tasca sola, dalla quale escono i tributi pagati allo stato, alle provincie, ai comuni e a tutto il resto.
una volta infranto dal sig. M, il tabù della tassazione degli immobili oramai allo stato parassita rimane solo tassarci il pane e l’aria.
la patrimoniale sugli immobili non ha alcun rapporto con la reale capacità contributiva del proprietario, non genera reddito bensì solo costi (che lo stato parassita non considera).
se i comuni non hanno soldi, per prima cosa spendano meno e meglio, per seconda si accorpino (8800 sono un numero enorme), per terza cosa se li facciano dare dallo stato.
i soloni che ci guidano non comprendono che la tassazione che ci presentano a pezzettini, (sulla casa, sull’auto, e via dicendo) viene da noi che la paghiamo vista come una entità unica (sempre maggiore). alla moltiplicazione dei centri di spesa non ha certo corrisposto quelle dei redditi percepiti e i sevizi nonostante l’aumento vergognoso della spesa pubblica sono diminuiti come quantità e qualità.
non esiste alcuna giustificazione per ulteriori tasse, sopratutto patrimoniali. come pensate si possa riprendere l’economia se invece di spendere come voglio devo pagare tasse, coi risparmi accantonati per gli anni difficili?
meno stato e meno tasse è l’unica cura.
stefano
Quello che è successo con l’IMU è la dimostrazione più evidente del corto circuito in cui è caduta la nostra classe politica. Abbiamo unito al Governo due forze politiche che hanno pseudo politiche economiche (meglio dire hanno lobby diverse da soddisfare) per cui ora occorre trovare una sintesi su problematiche tecniche dove non è possibile fare una sintesi. In tutti i Paesi del mondo gli enti locali sono finanziati o con una quota di imposte sui redditi, o con imposte patrimoniali o sul consumo. La scelta dipende da motivazioni economiche. Per i grandi comuni è conveniente tassare sui redditi perché è lì che sono prodotti, mentre per i piccoli comuni dove vivono i pendolari conviene finanziarsi con le patrimoniali. Per il consumo dipende dove sono localizzati i grandi centri commerciali. In Italia non si è fatta nessuna scelta. Si sono applicati tutte le tipologie di imposte però a modo nostro: una patrimoniale con esclusione delle prime case (perché il PDL è contrario) una imposta di servizi (che è una patrimoniale di fatto) che tenga però conto dei redditi bassi (come vuole il PD), l’addizionale IRPEF è aumentata liberamente, tanto con l’evasione fiscale la pagano solo i dipendenti e l’IVA è restata allo Stato. Risultato il CAOS !!!
Michele Galeotti
Questi partiti ed i loro inviati in Parlamento, per 1000 ragioni, producono leggi che negano continuamente ciò che serve al Paese. E’ ora di mandarli a casa.
giancarlo
Sull’imu il PD rischia grosso. Non è in grado di trovare i miliardi mancanti. Incapaci. E vabbè la volta scorsa li ho votati ma ora sta venendo fuori la verità: sono il partito pro tassa e spendi. A loro non interessa se la sempre più devastata classe media paga già il grosso dell IRPEF, oppure se il 10% degli italiani ha pagato nel 2012 il sessanta-settanta % dell’imu prima casa, se poi quando andiamo all’ASL paghiamo fino all’ultimo cent visite mediche, medicine e ticket vari. Loro se ne fregano. Quando sentite uno di loro parlare dell’imu, il discorso è questo:”io l’imu la posso pagare e non è giusto che non la paghi perché ho il reddito”. E allora con questa tesi paragonano il loro reddito al mio, che, per carità, 2000 euro al mese di stipendio li ho, ma non sono un parlamentare come loro. Mentre a nessuno del pd balena nel cervello che le basi di calcolo ‘ le rendite catastali’ sono assolutamente inique e campate in aria. Addirittura su quelle rendite si calcolerà l’ISEE, in modo fasullo e tale da negare diritti a chi ha fedelmente accatastato la casa, per riconoscerli a chi ha le rendite anacronistiche su immobili in centro o di pregio. E vabbè caro PD, il mio voto l’hai definitivamente perso.
Confucius
E’ la dimostrazione lampante che siamo giunti alla frutta ( forse addirittura al caffè). Si ricorre a trucchi semantici per confondere il pubblico, contando sulla mancanza di memoria della gente e non potendo utilizzare trucchi contabili troppo smaccati sotto l’occhiuto controllo europeo di Ollie Rehn. Fa il paio con il versamento dell’acconto del 130% sulle tasse dell’anno prossimo (nota bene: solo su banche ed assicurazioni, come la “Robin Hood Tax” di Tremonti e per la gioia della Corte Costituzionale!), dimenticando che il gettito aggiuntivo del 2013 costituirà un “buco” nel 2014, che andrà a sua volta colmato. Mi pare di aver letto che in Cina ai tempi del Kuo Ming Tang, nel 1936, a causa di problemi di bilancio, si stava già pagando l’anticipo della tassazione per il 1972. Si sa che fine ha fatto il Kuo Ming Tang!
Pic
1- Mi potete gentilmente far sapere se si paga e quanto la tassa sulla prima casa in paesi quali Francia, Germania, Gran Bretagna.
2- Qualche economista ha valutato se i soldi spesi per cancellare l’IMU non sarebbero stati meglio spesi per altre voci tipo riduzione costo del lavoro?
3-Qualcuno ha valutato se l’abolizione dell’ IMU è nell’interesse della maggioranza degli Italiani? Sarà di necessità sostituita da altre tasse meno progressive dell’Imu.
Stefano
Risposte a Pic:
3) l’abolizione dell’IMU non è fatta nell’interesse degli italiani, ma per quei pochi che pagavano l’IMU perché la detrazione sulla prima casa era insufficiente.
2) gli economisti, gli industriali ed i sindacati lo hanno detto in tutte le salse che i soldi per l’IMU potevano essere spesi meglio, ma era una questione politica. Oggi per mantenere il Governo stiamo a mio avviso violentando tutto i principi costituzionali, economici, giuridici.
1) la tassa sulla prima casa esiste in tutti i Paesi del Mondo, come ha dimostrato l’indagine fatta dal Senato ed è la naturale soluzione imporre imposte patrimoniali dove la tassazione reddituale non arriva perché c’è l’evasione fiscale.
AM
Condivido il commento di Stefano con l’eccezione dell’ultima frase. Certo per lo Stato che mira solo ad aumentare le entrate un’imposta vale dl’altra, ma per i cittadini e per il sistema economico ci sono differenze e sofferenze diverse. Ricorrere all’imposizione patrimoniale a causa dell’evasione sull’imposta dei redditi è come in medicina ricorrere al salasso se mancano gli antibiotici. Epoi anche le imposte patrimoniali possono essere evase esportando capitali e acquistando immobili all’estero.
Stefano
Concordo che le tasse patrimoniali non devono essere la risposta alla lotta all’evasione fiscale, ma questo pensano i tedeschi degli evasori italiani, come pensavano dei depositi ciprioti della mafia russa. Se poi parliamo di IVAIE la si può facilmente evitare perché è stato proprio proprio il legislatore ad ammettere una tassazione patrimoniale sugli immobili acquistati all’estero da privati, che non sussiste se acquisto tramite società o fondi. Logiche sconosciute (anche all’Agenzia delle Entrate) hanno guidato la mano “invisibile” del legislatore nel scrivere la norma…
Pic
Molto bene: vedo che sei d’accordo. Mi spieghi allora perché nessuno ha evidenziato tutto questo chiaro e forte al momento della “uscita di Berlusconi” che gli ha permesso di non perdere le elezioni.
Stefano
Il problema è che sull’IMU è andato in crisi il sistema delle larghe intese e le “tecniche di bilancio” per entrare nell’Euro. Rispetto al primo punto, sulla tassabilità della prima abitazione vi sono due ottiche politiche non conciliabili tra chi vede nella 1casa come il giusto premio di una vita di sacrifici e chi pensa che per equità bisognerebbe vedere il valore della prima casa posto che spesso i redditi conseguiti per acquistarla non sono tassati progressivamente o sfuggono. Rispetto al secondo punto, lo Stato ha tagliato in modo feroce i trasferimenti agli enti locali (invece che tagliare la spesa pubblica) per recuperare risorse, fornendo ai comuni con il federalismo fiscale lo strumento per nuove imposte patrimoniali per autofinanziarsi.. se non vuoi tassare la prima casa devi reintrodurre i trasferimenti statali ai comuni senno falliscono.