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Il prezzo del galleggiamento

La manovra sull’Imu si può sintetizzare in meno tasse sul patrimonio e più sull’abitare, meno certezze sulle entrate dei comuni e più tempo per il Governo. Aumentano anche le distorsioni e l’iniquità fiscale. Non è di questo che ha bisogno l’Italia.
SENZA PIÙ IMU
Il diavolo sta nei dettagli – ancora non del tutto chiariti – ma i provvedimenti fiscali varati dal governo nel Consiglio dei Ministri del 28 agosto non sembrano molto promettenti (tacciamo degli altri). In sintesi: meno tasse sul patrimonio; più tasse sull’abitare; meno certezze sulle entrate dei comuni; qualche incerto taglio di spese per coprire il mancato incasso della prima rata Imu; rinvio per le coperture della seconda rata; più tempo per il governo (i dettagli nell’articolo di Bordignon). Ignorate le raccomandazioni di Ocse, Bce (e buon senso economico) per una riduzione del cuneo fiscale sul lavoro al fine di riguadagnare competitività di prezzo sui mercati internazionali. Non un grande risultato per l’Italia, ma un discreto risultato per il Pdl. Forse anche per il presidente Letta che, di rinvio in rinvio, compra tempo di galleggiamento per il suo esecutivo almeno fino all’approvazione della legge di stabilità, che dovrà far quadrare i conti di tante e disparate misure di spesa e di minori entrate e garantire la cancellazione della seconda rata dell’Imu.
ABITARE DI SERIE A E DI SERIE B
La faccenda dell’Imu è, sotto molti profili, paradigmatica. Si tratta di una imposta patrimoniale che, in una forma o nell’altra, più o meno tutti i paesi civili hanno. In quanto imposta patrimoniale, sarebbe raccomandabile che avesse una aliquota unica (non troppo alta) proporzionale al valore del patrimonio (quindi indipendente dal fatto che le case di proprietà siano una, due o dieci). Il fatto che si prevedessero (e in molti paesi si prevedano) sconti anche forti per le “prime abitazioni” è riconducibile alla meritorietà riconosciuta all’avere almeno un tetto sotto cui ripararsi nel luogo in cui si vive. Merito che – per il principio di equità e parità di trattamento fiscale – andrebbe riconosciuto anche alle famiglie che vivono in affitto, prevedendo una parziale detraibilità (o deducibilità) fiscale dei canoni di locazione (per chi li paga, naturalmente). Abolire del tutto l’imposta sulla prima casa – senza introdurre alcuna detrazione o deduzione per gli affittuari è un ulteriore aggravamento dell’iniquità fiscale a favore del patrimonio e contro il reddito.
È legittimo attendersi che la nuova service tax finirà per compensare i comuni per le mancate entrate dovute all’abolizione dell’Imu sulla prima casa; inoltre si dovrebbe affiancare alla tassa sui rifiuti e dovrebbe essere commisurata alla superficie delle abitazioni, mentre certamente graverà anche sugli inquilini. Se ne deduce un’elevata probabilità che il combinato disposto di queste manovre si traduca in un aumento della distorsione e dell’iniquità del prelievo fiscale sull’abitare a partire dal prossimo anno.
I COMUNI NELLA CORRENTE DELL’INCERTEZZA
Intanto, i comuni continuano a vivere nell’incertezza sulle loro entrate (come verrà compensato il mancato introito dall’Imu sulle prime case?). Il Governo copre con 2,5 miliardi il mancato incasso della prima rata Imu  e concede una proroga al 30 novembre per la presentazione dei bilanci di previsione 2013, riconoscendo implicitamente di aver creato molti problemi alle amministrazioni comunali con i suoi rinvii. Ma il Governo stesso non sembra avvedersi di due altri problemi: uno di decenza e uno di credibilità. È certamente indecente che il bilancio di previsione di un ente locale possa (e nei fatti debba) essere presentato a un mese dalla chiusura dell’esercizio a causa delle indecisioni del Governo nazionale. Inoltre, il patto di stabilità interno  – da cui pure dipende in buona misura la capacità di rispettare gli impegni europei sul deficit – perde molta credibilità. Cosa si potrà dire ai comuni che presenteranno a fine novembre bilanci di previsione che sfondano i limiti del patto, avendo avuto certezze sulle entrate solo nel tardo autunno (se le avranno avute davvero)? E cosa si potrà fare se sfondamenti si verificheranno a consuntivo, visto che i comuni avranno avuto un solo mese per attuare manovre correttive? Non si danno così buoni argomenti alle amministrazioni locali che vogliono scrollarsi di dosso il patto di stabilità?
SOGNO RAZIONALISTA
Anche i rinvii, lo si voglia o meno, hanno un prezzo. Ma un prezzo ce lo ha pure la distorsione e l’iniquità fiscale (esodati, precari della PA, provvidenze a pioggia per mutui e affitti, ecc.),  i tagli di spesa quasi-lineari e il richiamo in servizio del discutibile principio dei “saldi invariati”. Sono questi prezzi compensati dall’accelerazione dei pagamenti dei debiti della PA nei confronti delle imprese (unica misura che promette di avere un impatto macroeconomico di qualche rilievo)?
Forse sarebbe il caso di pesare costi e benefici del galleggiamento per l’Italia (non per i singoli partiti o uomini politici) e vedere da che parte pende la bilancia. E poi decidere in base a questo se valga la pena o meno di mettere fine subito a un’alleanza governativa nata sotto una cattiva stella. Forse un sogno razionalista di fine estate…
 

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10 commenti

  1. Jeriko

    Interessante commento, un’overview realistica che mette in risalto le contraddizioni della politica economica di questo governo, che sembra fatta di copia&incolla di misure prese nei 30 anni passati (e forse più) e manca un approccio tecnico serio ed orientato (qui il ruolo della Politica) .
    Condivido il sogno razionalista

    • Antonino Di Lorenzo

      nel mio lavoro”razionalizzazione delle entrate e uscite dello stato”il pagamento delle tasse è un desiderio;nella storia dei popoli quasi sempre è stato un castigo.si è in un’altra dimensione

  2. Paolo M

    Rivoglio Monti, i politici sono tornati e si vede. E’ lampante l’abisso di modus operandi tra il governo precedente e questo, e non voglio infierire entrando nel merito delle scelte economiche, sarebbe sparare sulla croce rossa.

  3. AM

    AMLa tassazione degli immobili ha una componente perequativa finalizzata a colpire il patrimonio investito in proprietà immobiliari in Italia e una componente indirizzata a coprire i costi sostenuti dai comuni per i servizi offecherti. E’ indubitabile che di una parte di questi servizi (raccolta rifiuti, pulizia e illuminazione delle strade) usufruiscono solo coloro che abitano le case e fra questi ci sono gli inquilini.

  4. Leonardo

    Il prezzo del galleggiamento ce lo faranno capire i “mercati” fra non molto. Mi sembra di vedere un film già visto: quello che portò alla fine del governo Berlusconi. Non possiamo dire, se solo abbiamo un po’ di memoria storica, di non sapere quanto ci verrà a costare un governo che non governa. Siamo come una nave con due timonieri che si contendono il timone col risultato che la nave non fa che sbandare senza una rotta. Il bello è che i nostri politici chiamano questo modo di governare “larghe intese”.

  5. Jeriko

    siamo in due

  6. Jeriko

    Il prezzo del galleggiamento (non solo dell’ultimo anno) è stato sintetizzato bene nella trasmissione Presa Diretta di ieri sera.
    PS = sono Torinese, ma credo che la stessa situazione si possa riscontrare in ogni polo produttivo del Paese.

  7. Fla

    Articolo interessante. Vorrei sapere però, riallacciandomi al principio dell’articolo, di quanto l’Italia non sia competitiva in termini di prezzo sui mercati internazionali e di quanto, di conseguenza, dovrebbe essere ridotto il cuneo fiscale sul lavoro. Vorrei inoltre sapere quali voci del cosiddetto cuneo verrebbero tagliate, in quanto in questa voce sono inserite anche voci previdenziali degli stessi lavoratori. Un cordiale saluto.

  8. Marcello

    Vorrei segnalare, oltre alle incertezze di bilancio dei comuni, un’altra confusione che complicherà il rapporto proprietario-inquilino già abbastanza difficile. La situazione precedente, fra tanti difetti, era almeno chiara: l’IMU patrimoniale spettava al proprietario e la tassa rifiuti spettava a chi li produceva (inquilino). Adesso la patrimoniale viene sostituita da una tassa sui servizi che quindi dovrebbe essere pagata da chi ne gode (inquilino), tranne una quota, come per la portineria, a carico della proprietà (10%). Solo che la nuova tassa, nonostante ogni smentita, dovrà fornire il gettito dell’IMU e quindi per non dare una mazzata agli inquilini, si sta pensando di far pagare l’80% alla proprietà alla faccia di ogni logica.

  9. deluso PD

    Giancarlo. Sono proprietario di casa. Pagare le tasse dispiace. Vorrei pagare anche sulla prima casa. Ma non voglio essere massacrato. Se qualcuno dei favorevoli al mantenimento della IMU mi spiega coma io possa pagare 1.000 (leggasi MILLE) euro di IMU sulla mia prima casa di 160 metri situata in un piccolo comune del centro Sardegna, senza piscina, ne’ portinaio, ne giardino lussureggiante? Se oggi volessi vendere la casa incasserei a fatica 150.000 euro. Leggo che a Roma la media IMU e’ la meta’ di quanto pago io, ma a Roma un’abitazione di 80metri vale 700 mila euro. Ripeto, io vorrei pagare l’IMU ma non vorrei essere massacrato. Per riformare il catasto, dieci anni fa i politici dicevano che ci volevano troppi anni, ma se avessero iniziato il lavoro, oggi forse non mi esprimersi cosi’. E concludo. Tutte le (sofferte) proposte di mitigazione IMU del PD mi escludevano: a causa della rendita catastale stellare attribuitami risulto uno straricco, uguale a chi ha 70.000 o 100.000 euro di reddito mentre il mio reddito e’ di 30.000 euro.

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