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L’EGOISMO DEI POLITICI

I politici italiani sono riusciti ancora una volta a evitare una riduzione di stipendio, pur nel momento in cui approvavano una manovra con pesanti effetti sui cittadini. Non è che l’ultimo esempio della scarsa qualità della nostra classe politica. In un paese a democrazia matura, gli stessi elettori dovrebbero automaticamente punire i comportamenti devianti, costringendo così i partiti a selezionare con maggiore attenzione i candidati. In Italia è soprattutto la legge elettorale che lo impedisce.

C’è un’interessante letteratura, al confine tra la teoria economica e la scienza politica, che si domanda quale sia la retribuzione ottimale dei politici. Politici meglio pagati avrebbero maggiori incentivi a comportarsi bene; e un buon stipendio eviterebbe che la politica resti un mestiere solo per chi se lo può già permettere. D’altra parte, alte remunerazioni potrebbero attrarre persone di bassa qualità, professionale e morale, che vedono nella politica una possibilità di affermazione che gli è negata nel più competitivo settore privato.
Come spesso succede nelle scienze sociali, l’evidenza empirica è inconcludente: ci sono elementi a favore sia dell’una che dell’altra ipotesi.
In questi giorni, però, il comportamento di alcuni nostri parlamentari, in particolare del centrodestra, ha offerto un contributo illuminante al dibattito, facendo propendere nettamente per la seconda ipotesi, almeno nel nostro caso.

DEPUTATI IN AZIONE

Mentre varavano una manovra dagli effetti pesantissimi sui cittadini, sostanzialmente blindata per consentirne la rapida approvazione, i politici nostrani sono comunque riusciti a intervenire all’ultimo secondo, per depotenziare di fatto le norme che seppure dalla prossima legislatura, avrebbero ricondotto i loro stipendi alla media europea. Due emendamenti notturni, uno dello stesso relatore (pidiellino) e un altro di due deputati siciliani, sempre del Pdl, hanno infatti prima riportato lo stipendio dei parlamentari italiani a quello medio dei principali sei paesi europei, e poi aggiunto l’ulteriore condizione che la media deve essere ponderata rispetto al Pil. Con l’effetto che la retribuzione dei parlamentari italiani, quasi dimezzata nella proposta originale, viene ora ridotta in misura marginale, se non del tutto.
Con la stessa noncuranza, due giorni prima, quando il Presidente della Repubblica metteva in campo tutta la sua autorevolezza per invitare alla coesione nazionale in un momento drammatico per il paese, ventidue deputati-avvocati del Pdl, con il sostegno dal ministro della Difesa, non hanno trovato niente di meglio da fare che minacciare di non votare la manovra se non si fossero revocate le norme che riducono i privilegi della “casta” degli avvocati: uno spettacolo che resterà a imperitura memoria nella mente di tutti i cittadini italiani e degli osservatori stranieri.

NON SI VIVE DI SOLO STIPENDIO

Naturalmente, lo stipendio dei parlamentari è solo l’ultimo dei nostri problemi. Numerose inchieste giudiziarie stanno mettendo in luce che per molti, di nuovo soprattutto nel centrodestra, la carriera politica è diventata solo un modo per accedere agli affari, conquistando posizioni di potere che consentono di scambiare con il settore privato favori e prebende. Per questi, la vera remunerazione della politica è la tangente, la consulenza ben pagata, l’affitto o la casa pagata, piuttosto che lo stipendio, e dunque se non si risolve questo problema, anche un taglio netto nelle retribuzioni dei politici servirebbe a ben poco per migliorare la qualità del personale politico.

LE ARMI DEI CITTADINI

Purtroppo, non si può neanche fare molto per cambiare la situazione. In un paese a democrazia matura, gli stessi elettori dovrebbero automaticamente punire i comportamenti devianti, costringendo così i partiti a selezionare con maggiore attenzione i propri rappresentanti. Ma l’evidenza accumulata in decenni suggerisce che l’elettore italiano sia singolarmente incapace di svolgere questa funzione; prontissimo ai moti di piazza contro la casta, ma poi incapace di trasformare le prese di posizione in una selezione accurata dei propri rappresentanti, anche laddove sia ancora possibile, cioè nelle elezioni locali e regionali.
Comunque, qualche suggerimento ne deriva. In primo luogo, agli argomenti tradizionali che nella teoria economica si avanzano per decidere se una particolare funzione debba restare nell’ambito privato e pubblico, si dovrebbe aggiungere anche la possibilità che una determinata collocazione ne aumenti la capacità di controllo da parte della politica disonesta. Un ritiro massiccio della politica da tutte le funzioni non proprie parrebbe una delle soluzioni da perseguire. E sarebbe utile anche semplificare la struttura dei governi, eliminando livelli ulteriori di intermediazione politica che possono condurre a maggiori tangenti. In secondo luogo, bisognerebbe migliorare la capacità di selezione dei propri rappresentanti da parte dei cittadini. Gli italiani saranno anche ideologici e poco propensi a scegliere; ma togliergli del tutto questa possibilità, trasformando i parlamentari in “nominati” dalle segreterie dei partiti, non aiuta certo a migliorare la qualità del personale politico. La riforma della legge elettorale è dunque un elemento essenziale di una strategia di riscatto da una crisi che, con tutta evidenza, è più morale e politica che economica.

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11 commenti

  1. Giannino Francesconi

    Dopo avere letto l’articolo l’unico commento da fare: al peggio non c’è mai fine, ho speranza che tutto ciò finirà perchè sta salendo l’indignazione della gente che spera in una classe dirigente capace.

  2. giuseppe, pensionato

    La mortificazione subita dai cittadini da parte dei politici per i fatti esposti nell’articolo, si evidenzia nell’impotenza di eliminare questi politici, radicati come sono al sistema di comodo da essi stessi creato- Spero tanto in una seria iniziativa popolare che possa cancellare i privilegi di cui tutti i politici godono, non conoscendo alcuno che abbia rinunciato ad essi- Se poi a questi privilegi si aggiunge la sfrontatezza di comportamenti illegali che la prepotenza della casta attua senza alcuna remora, il disgusto, il disprezzo per i politici è ancora poco.

  3. Gian Lorenzo Spisso

    “[…] argomenti tradizionali che nella teoria economica si avanzano per decidere se una particolare funzione debba restare nell’ambito privato e pubblico, si dovrebbe aggiungere anche la possibilità che una determinata collocazione ne aumenti la capacità di controllo da parte della politica disonesta.” Implicitamente si sostiene che il privato sia meno disonesto rispetto al pubblico. Ma la privatizzazione del settore idrico in Gran Bretagna mostra come invece, in presenza di asimmetrie informative significative, lo stesso profitto che motiva il politico alla disonestà può ben portare il privato sullo stesso sentiero. Spostare le funzioni al privato acuisce, anzichè diminuire, il problema, generando strutture di regolazione inutili ed inefficienti. Si veda lo studio di Hans e Lobina.

  4. Luca

    Sono abbastanza stanco di leggere ovunque commenti di gente che si aspetta che cambi “qualcosa” (notare la forma grammaticale impersonale), o che proclama al mondo la sua indignazione. Chi dovrebbe cambiare e cosa si dovrebbe cambiare? e con quali strumenti? Non so, aspettate il solito uomo o evento della provvidenza, quando Mussolini, quando Mani Pulite, quando Berlusconi, Di Pietro, Grillo, Vendola e via a proseguire, che vi faccia cadere dall’alto, non si sa come e senza la vostra partecipazione, la società “giusta” che meritate per il solo fatto di essere al mondo e lavorare? E quand’anche “qualcuno” vi offrisse ciò, pensate che sia il caso di lasciarlo lavorare, senza esigere che abiti in una casa di vetro, senza stargli col fiato sul collo tutto il giorno anche dopo le vostre 8, 10,12 ore di lavoro al giorno? Ma cosa credete che avvenga se qualcuno si indigna? Che va in strada coi cartelli? Avete visto, sì, cos’è capace di fare un regime “democratico” quando ha voglia davvero di bloccare le cose? Genova, G8, ricorda niente?

  5. d. valvano

    Concordo pienamente con quanto esposto ma non è il vero problema a cui la politica deve mettere le mani, il vero problema da risolvere e quello del signoraggio bancario che genera il debito pubblico, questo è il nocciolo del problema..argomento di cui nessuno parla apertamente e invece dovrebbe fare la prima pagina di tutti i quotidiani e telegiornali spiegando agli italiani come la classe politica a permesso che istituti privati si appropriassero dei loro soldi. Che io sappia due persone hanno tentato di risolvere il problema, uno era un certo J.F.K. vedi ( ordine esecutivo 11110 ) L’ altro Abraham Lincoln. Forse e per questo che non se ne parla. Certo e che uomini di tale fatta sono rari. Noi chi abbiamo? Finisco con una citazione di J.J.Rousseau: La parola finanza è una parola da schiavi e sconosciuta in uno stato veramente libero, in questo se veramente libero i cittadini fanno tutto con le loro mani e nulla col denaro.

  6. Gian Lorenzo Spisso

    Signor Valvano, le consiglio di informarsi meglio. Il signoraggio è l’inevitabile conseguenza della sovranità di uno stato espressa nella politica monetaria (per noi europei delegata alla BCE, scelta problematica, ma che come si suol dire “è un altra storia”). Se non fosse possibile per un paese battere moneta, e quindi assegnare a un pezzo di carta del valore di pochi centesimi il suo valore monetario (che viene consacrato incamerando valore REALE dai mercati finanziari tramite le operazioni di mercato aperto), semplicemente non ci sarebbe moneta. Lungi dal generare debito il signoraggio genera valore per gli stati riverberando sui tassi di interesse e sull’inflazione delle varie economie. Nessuno ne parla perchè non c’è niente di cui parlare, e quella che circola su internet è una bufala che trae sostentamento dalla scarsa comprensione che i profani hanno della materia.

  7. Roberto Fiacchi

    Va a finire che anche tutti i privilegi dei Parlamentari sono colpa dei cittadini poco attenti! Non penso si tratti di egoismo dei politici, ma del normale egoismo dell’uomo, che, se non sottoposto a regole e ad una adeguata cultura civica, quando può, ne approfitta. Ed i Parlamentari hanno il 100% delle occasioni, visto che sono loro a decidere tutto su se stessi. Pertanto la prima cosa urgente sarebbe togliere dalle loro mani le decisioni sui loro privilegi.In quanto alla legge elettorale è un falso problema, quando mai non decidono i partiti che verrà eletto?All’egoismo naturale poi si aggiunge il menefreghismo, ovvero l’assoluto disinteresse a migliorare le condizioni dei cittadini.Mi sembra si sia tornati indietro, abbandonandosi alla legge naturale del più forte; ma l’intelligenza non è forse presente nell’uomo,affinchè possa distinguersi dalle bestie.Certo non è un solo personaggio “illuminato” che può migliorare la situazione.Forse la cultura vera potrebbe dare una buona mano ( anche guardando la storia ), ma le recenti vicende non hanno forse evidenziato che la cultura non interessa gran chè. Allora? Forse dovranno esserci ancora molte lotte per ritrovare la giusta strada.

  8. ferdinando

    In Grecia stanno scovando coloro che esercitano il mestiere del politico e li puniscono con lo yogurt. In Italia questi superprivilegiati devono essere puniti con uova fradice , specie quando vanno con le auto blù.Questa orda famelica non ha nessun ritegno alla propria ingordigia e non si preoccupa della situazione che sta precipitando. Il saccheggio sistematico della ricchezza del paese non viene avvertito appieno dalla opinione pubblica, finora. I privilegi che si sono ritagliati sono scandalosi, è un banchetto senza fine. Eletti o designati superpagati, annidati in tutii i consessi, utili o inutili. Mazzette camuffate da consulenze, regioni speciali che guazzano nell’abbondanza, enti inutili tenuti in vita per le poltrone, organizzazioni che godono di esenzioni scandalose, 8 per mille miracoloso, una burocrazia arrogante e cattiva. Allegria, un radioso avvenire è alle nostre spalle.

  9. d. valvano

    A chi dice, se non fosse possibile per uno stato battere moneta. E proprio questo il punto se e possibile perchè non lo fa? Se lei fa una approfondita ricerca constaterà che sia la Federal Reserve, sia la Bce come la Banca d’ Italia sono istituti privati che battono moneta per conto dei rispettivi governi secondo domanda ed esigenza dei mercati in cambio di un corrispettivo. Le faccio notare che le quote di partecipazione al capitale della Banca d’Italia sono detenute per il 94,33% da banche e assicurazioni e per il 5,67% da enti pubblici Inps e Inail.(Fonte Wilkipedia Banca d’Italia ) Una SPA che sicuramente mette al primo posto gli interessi dei suoi azionisti. E i cittadini? Chi a provocato questa crisi? Alle banche interessa solo battere cassa ( in questo caso battendo moneta). La Banca d’Italia dovrebbe essere un istituto di diritto pubblico come stabilito dalla legge bancaria del 1936 ribadita anche dalla corte suprema di cassazione.

  10. massimo marini

    Non vedo perchè chi fa politica – che secondo me è pura missione – non debba continuare a prendere lo stesso stipendio del lavoro che svolgeva e che svolgerà di nuovo finito l’impegno politico. Poi sicuramente devono essere rimborsati di tutte quelle spese “vive” che sono sostenute per vivere fuori casa, per spostarsi. Chi decide volontariamente di utilizzare le sue capacità per il bene del proprio Paese deve sapere che si tratta di grande impegno ma non di sistemazione finanziaria per tutto il resto della vita. E’ vergognoso continuare così.

  11. Claudio Buriani

    Sintesi del problema legato alla riduzione del costo della politica: è dificile che i tacchini preparino un buon pranzo di Natale ! Secondo me sono troppi i politici, occorre ridurre il numero, oltre che procedere alla razionalizzazione del sistema. Poi, last but not least, non ce li togliamo più dai piedi, continuano, una volta decaduti/trombati, ad occupare posti (di regola inutili) ed acquisire prebende.

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