Il caso degli investimenti di F2i in impianti di produzione e reti energetiche offre l’occasione per una riflessione sulla regolazione che le deve accompagnare, per garantire equità e ragionevolezza dei guadagni e delle tariffe. Perché sono i cittadini che pagano il conto finale delle bollette.

IL CASO F2I FRA FINANZA E REGOLAZIONE

F2i è un esempio interessante di coinvolgimento della finanza in progetti infrastrutturali. E in una fase in cui le attività finanziarie sono state additate come responsabili della crisi con i loro eccessi e la distanza dalla cosiddetta “economia reale”, osservare flussi di investimento in impianti di produzione di energia e reti energetiche offre una angolatura diversa.
Agli investimenti, tuttavia, andrebbe affiancata una buona regolazione, in particolare a livello locale, dove si realizzano gli impatti socio-economici e territoriali più rilevanti, per favorire l’afflusso di capitale, dare stabilità ai piani finanziari e, al contempo, proteggere i consumatori da rendite e extraprofitti.
Costituita nel 2007, F2i – Fondi italiani per le infrastrutture Sgr spa – è una società che gestisce un fondo comune di investimento mobiliare di tipo chiuso, che annovera nel suo portafoglio partecipazioni in società operanti nel settore delle infrastrutture. Con 1.852 milioni di euro, attualmente quasi interamente investiti, detiene il primato di maggiore fondo italiano nonché di maggiore fondo infrastrutturale focalizzato su un solo paese.
I settori in cui F2i investe includono infrastrutture di trasporto persone e merci (porti, aeroporti, autostrade, interporti, ferrovie e terminal ferroviari), reti di trasporto e distribuzione di elettricità, gas e acqua, nonché depositi di stoccaggio, reti di telecomunicazione e media, impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e tradizionali, impianti per la gestione dei rifiuti (waste-to-energy), sanità, servizi pubblici locali e infrastrutture sociali.
Si tratta di settori interessati da livelli di regolazione ampi, a volte molto incisivi (energia), altre volte più labili (ciclo dei rifiuti e dell’acqua): su tutti, comunque, l’interesse dello Stato deve accompagnare alle esigenze di investimento quelle di tutela del consumatore. È quest’ultimo, infatti, che paga il conto finale della bolletta rifiuti, dell’acqua, della luce e del calore, per citare solo alcuni casi.

PLUSVALENZE E REGOLAZIONE

Nel dicembre 2012 Iren, multiutility italiana attiva nei settori dell’energia, teleriscaldamento, gas naturale, servizio idrico integrato e rifiuti, e F2i hanno acquisito dal comune di Torino l’80 per cento di Trm (Trattamento rifiuti metropolitani), la società per azioni che nel 2005 è stata incaricata tramite affidamento in house della progettazione, costruzione e gestione del termovalorizzatore di rifiuti urbani situato in località Gerbido. Le quote dell’inceneritore, il primo realizzato in provincia di Torino, sono state acquistate tramite la società veicolo Trm V spa, controllata al 75 per cento da F2i e al 25 per cento da Iren, per circa 126 milioni di euro, incassati dal comune di Torino assetato di risorse per ridurre la pressione del suo debito. Nell’aprile 2014 il consiglio di amministrazione di Iren ha deciso di esercitare l’opzione di acquisto del 24 per cento delle quote di Trm V detenute da F2i, che rimarrà comunque l’azionista di maggioranza con il 51 per cento delle azioni. Nel 2012 il 24 per cento delle quote aveva un valore di circa 30,2 milioni di euro, ma dopo un solo anno e mezzo F2i ha incassato 35,6 milioni di euro, con una plusvalenza di circa 5,4 milioni, un +18 per cento che, considerati i profili di rischio, è un risultato notevole.
È meno noto, tuttavia, che la plusvalenza avrebbe potuto essere considerevolmente superiore se a suo tempo l’autorità locale di regolazione del ciclo dei rifiuti (Ator) non avesse condotto una buona regolazione delle tariffe di ingresso dei rifiuti solidi urbani all’inceneritore di Trm, tariffa che costituisce il suo core business, e quindi dei suoi multipli di mercato. (1)

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RETI ENERGETICHE

Per un’infrastruttura che va, un’infrastruttura che viene. Nell’ultimo quinquennio F2i ha effettuato ingenti acquisizioni nel settore della distribuzione del gas naturale, diventando il primo operatore indipendente – occupandosi della sola distribuzione e non della vendita – nonché secondo operatore nazionale per quota di mercato “con quasi 4 milioni di clienti connessi alla propria rete e circa 5,8 miliardi di metri cubi di gas distribuito a circa 2.000 comuni e conta di accrescere significativamente la propria quota di mercato mediante la partecipazione alle future gare di distribuzione gas per ambito territoriale”, come recitano i comunicati stampa della società. L’obiettivo è creare “una holding delle reti, restituire i soldi agli azionisti che lo vorranno, e quotarla in borsa”, dichiarava l’amministratore delegato, Vito Gamberale, qualche anno fa.
La stagione delle acquisizioni ebbe inizio nel 2009 quando F2i Reti Italia, società controllata per il 75 per cento da F2i e per il 25 per cento dall’allora Axa Private Equity, acquistò da Enel Distribuzione l’80 per cento di Enel Rete Gas per 515,7 milioni di euro. In una sorta di campagna di “rinazionalizzazione” volta a riportare sotto il controllo italiano asset posseduti da società straniere, nel 2011 F2i Reti Italia acquistò il 100 per cento di E.On Rete (290 milioni di euro, circa 9mila km di rete con 600mila punti di riconsegna nel centro nord) e G6 Rete Gas controllata dalla francese Gdf Suez (772 milioni di euro, circa 15mila km di rete con un milione di punti di riconsegna distribuiti in tutto il paese e in particolare in Puglia).
Nel dicembre 2013, F2i Reti Italia, che al tempo possedeva l’85,1 per cento del capitale sociale di Enel Rete Gas, ha acquisito da Enel Distribuzione la quasi totalità delle quote residue (14,8 per cento) per 122,3 milioni di euro, rimborsando al contempo circa 177 milioni di euro di vendor loan, ricevuto in occasione della prima acquisizione, che sarebbe scaduto nel 2017. (2) Nel marzo 2014 Enel Rete Gas è stata ribattezzata 2i Rete Gas – gruppo F2i Reti Italia. Dal 2009 a oggi la società controllata da F2i e Ardian ha più che raddoppiato il fatturato “che, da 300 milioni, ha superato i 700 milioni e un Ebitda che da 160 milioni è arrivato a oltre 370 milioni”, sempre secondo il comunicato stampa della società”.
Pur disposto a lasciare F2i per la presidenza Telecom, “perché alle spalle c’è finalmente un vero e serio piano industriale”,ma sconfitto da Giuseppe Recchi, Gamberale per il momento continuerà a guidare la società, che a breve lancerà un nuovo fondo, di durata quindicennale, guardato con molto interesse anche da investitori del Medio Oriente. Per attrarre capitali esteri, l’ad di Fondi per le infrastrutture auspica la privatizzazione delle utilities in mano agli enti locali nonché la creazione di grandi utilities attive in singole filiere. (3)
I settori strategici su cui F2i intende puntare nel prossimo futuro sono la filiera del gas naturale, i servizi idrici e gli impianti waste-to-energy. Inoltre, F2i intende continuare ad avvalersi della partnership con Iren per “un più ampio progetto di collaborazione nel settore dello smaltimento rifiuti, che riguarda Trm e Iren Ambiente” al fine di espandere la presenza della multiutility in alcune aree del Centro-Nord, vale a dire Liguria, Toscana e parte del Piemonte e dell’Emilia-Romagna. (4)

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REGOLAZIONE LOCALE DA RAFFORZARE

Si tratta di sviluppi interessanti per le reti e le infrastrutture italiane, bisognose di forti investimenti per garantire le condizioni di contorno della produzione, della mobilità e della vita sociale. Al contempo, tali sviluppi richiedono uno sforzo di regolazione ulteriore per garantire equità e ragionevolezza dei guadagni e, quindi, delle tariffe. Sul fronte delle grandi reti di distribuzione (energia elettrica, gas naturale) siamo ben coperti dal lavoro dell’Autorità per l’energia elettrica gas e il sistema idrico, che nel servizio idrico integrato svolge anche un lavoro di regolazione generale da calibrare a livello locale con le Autorità d’ambito ottimale; tanto resta da fare, invece, nel settore dei rifiuti e della mobilità urbana.

 

(1) L’attività di regolazione tariffaria all’apertura dell’impianto di Trm fu condotta da Ator con il supporto di Fondazione per l’ambiente/Turin School of Local Regulation.
(2) Lo 0,05 per cento delle quote, soggette a diritto di prelazione, sono detenute da altri azionisti.
(3) Ardian è il nuovo nome di Axa Private Equity.
(4) Queste dichiarazioni sono tratte da http://vitogamberale.wordpress.com/2014/04/ e da http://www.atorifiutitorinese.it/images/Bandi_e_gare/Gamberale.pdf

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