La proposta ABC (Alfano-Bersani-Casini) per un nuovo sistema di finanziamento della politica si limita ad aggiungere qualche regola di trasparenza. Non basta. Anzitutto bisogna capire qual è il livello adeguato di risorse necessarie, se è vero che i partiti hanno speso negli ultimi 15 anni circa un quarto dei finanziamenti ricevuti. Trattandosi di rimborso spese, tali spese vanno documentate e i fondi vanno ripartiti in base ai voti ricevuti dalle liste. Se non bastano, dovranno provvedere iscritti e simpatizzanti stabilendo però un tetto alle singole donazioni.
È difficile dire se la proposta dei partiti della maggioranza sul nuovo sistema di finanziamento della politica produca più rabbia o più sgomento. In un momento difficilissimo per il paese, in cui rischiano di prevalere le forze più demagogiche e populiste, sembra che i partiti cosiddetti responsabili siano strenuamente impegnati nel fare tutto il possibile per aumentare il proprio discredito agli occhi dellopinione pubblica. La proposta si limita, infatti, ad aumentare la trasparenza sullutilizzo dei soldi pubblici, cosa ovviamente più che giusta e necessaria, ma evita completamente di affrontare il problema vero, la dimensione delle risorse pubbliche messe a disposizione del sistema dei partiti. Eppure il problema è relativamente semplice e potrebbe essere affrontato semplicemente anche allinterno del sistema corrente.
UN RIMBORSO MOLTIPLICATO PER CINQUE
Come prima cosa, si tratta di capire qual è il livello adeguato delle risorse necessarie. I dati della tabella qui sotto indicano che le cifre spese dai partiti per la campagna elettorale del 2008 ammontano a un quinto dei finanziamenti ricevuti. Questo significa che il finanziamento pubblico dovrebbe essere ridotto di quattro quinti.
Secondo, il finanziamento deve essere commisurato ai voti ricevuti, non agli elettori potenziali, per evitare la spinta alla moltiplicazione dei partiti inutili.
Terzo, un rimborso spese, è un rimborso spese. Si esige in cambio della presentazione di ricevute attestanti le spese sostenute nelle fattispecie consentite dalla legge per svolgere determinate attività, non ex ante.
Quarto, il rapporto fra i voti effettivamente raccolti e il rimborso massimo consentito deve essere stabilito prendendo come riferimento il partito che ha ricevuto più voti in rapporto alle spese elettorali. È lo stesso principio di efficienza che si vuole applicare nelle spending review e che ispira la definizione dei costi standard nelle prestazioni sanitarie. I partito devono dare il buon esempio. Vediamo come questo principio può essere applicato alle elezioni del 2008.
UN ESEMPIO: LE CIFRE DELLO SPRECO PER LE ELEZIONI DEL 2008
Come si vede dalla tabella qui sotto, alle ultime elezioni politiche nel 2008 il partito che segna il rapporto più basso tra spese elettorali accertate dal Collegio di controllo delle spese elettorali e numero di elettori è la Lega Nord. Ogni voto leghista costa effettivamente 0,52 euro. È il costo unitario più basso rispetto agli altri maggiori partiti italiani. In termini di rimborso effettuato dalle casse dello stato, però, ogni voto della Lega Nord costa ben 7,30 euro. Ciò significa che alla Lega Nord sono andati 38,4 milioni in più di quelli necessari a rimborsare le spese elettorali. Se il fine della legge è rimborsare le sole spese elettorali, allora è ragionevole che i rimborsi non superino una soglia ottenuta moltiplicando per 0,52 i voti effettivamente ricevuti da ogni partito. Se applichiamo questa regola alle elezioni del 2008, troviamo che si potevamo risparmiare più di 440 milioni di finanziamento pubblico ai partiti in questa legislatura. Non pochi di questi tempi.
UN TETTO ALLE DONAZIONI
Quinto, i partiti sono associazioni volontarie di cittadini e tutti possono liberamente donare a delle associazioni volontarie, purché queste donazioni siano scrupolosamente documentate e rese trasparenti.
Sesto, però, per evitare che qualche signore ricco o qualche ricco gruppo di pressione abbia uninfluenza eccessiva sulla politica, è necessario che esista un tetto massimo e fatto scrupolosamente rispettare, delle donazioni che individui, imprese o associazioni possono fare ad un partito. Lavoce.info funziona così da sempre ed egregiamente. Forse è opportuno che i partiti la prendano ad esempio.
Note
La tabella con gli open data è accessibile a questo link.
L’elaborazione dei dati è basata sulle seguenti fonti:
- dati del Ministero dell’Interno
- dati della Corte dei Conti, “Collegio di controllo sulle spese elettorali“, aprile 2008
- Gazzetta Ufficiale della Repubblica del 30 luglio 2008
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Salvatore
Condivido tutto eccetto il fatto che siccome chi vota è il cittadino, il contributo deve essere del cittadino e non di una azienda. In special modo quando l’azienda è pubblica o partecipata da un qualsiasi ente pubblico.
luca
direi che manca solo il cavallo in senato e poi cadrà la repubblica tanta è la distanza tra il comune sentire e i dirigenti dei partiti/parassiti alle esatte considerazioni di Boeri e Bordignon aggiungerei che l’esenzione della tassa più odiata dagli italiani per i partiti dovrebbe essere eliminata (esenzione dal pagamento dell’IMU per chi avesse l’imbarazzo della scelta), perchè sono degli enti di malaffare finalizzati allo sfruttamento del lavoro altrui e non certo degli organismi indispensabili alla democrazia. perchè poi, lo abbiamo visto, tra Lusi e collusi, rubacchiano allegramente e pensano anche di essere delle brave persone….
nello
Credo proprio che questi Signori sono oramai talmente abituati a fare quello che piu’ fa’ i loro interessi , da non accoggersi quando si è superato il Limite . E’ risaputo che tutto ha un Limite oltrepassato il quale si rischia il caos Sociale, con tutti i problemi da gestire nella Societa’ Italiana ed Oltre, dove penserebbero di continuare a prendere i denari per farsi Ricchi, le Masse Sociali sono quasi alla fame , con enormi problemi di lavoro, di sicurezza, per il futuro dei loro Figli , spero sinceramente che capiscano cosa sta’ rischiando la nostra Societa’
Giuseppe Moncada
La proposta è da condividere in toto, e tuttavaia occorre che i partititi si diano una personalità giuridica. solo in questo modo può garantirso una effettiva democrazia interna ad essi I cittadini potrebbero essere invogliati a concorrere , così come recitta l’art 49 della Costituzione , a determinare la politica nazionale. E , tuttavia i dubbi sono molti se si pensa che Fassino , che è stato segretario nazionale del PDS nel 2005 scrisse una prefazione molto bella ad un libro pubblicato da Carocci su ” Il finanziamento dei partiti fra tradizione e innovazione” e nulla oggi propone su detto argomento. Anche la fondazione di D’Alema ha dibattuto sull’argomento e anche lui tace.
carlo
Mi chiedo una cosa molto semplice: è un’utopia pensare che i controlli dei bilanci vengano fatti dalla finanza? Oppure quest’ultima dovrà intervenire solo a seguito di esposti.
Filippo
leggendo la proposta sul finanziamento ai partiti scaturita dal “brain storming” di ABC è difficile non cedere alla tentazione della demagogia e del populismo.Manca solo di doverli ringraziare quotidianamente perchè responsabilmente hanno fatto un passo indietro (dopo averci fatto arrivare sull’orlo del baratro…)lasciando il posto ai grandi Professori.Allora questi se la cercano,ogni giorno i giornali sono costretti a informarci sul crescente numero di chi vede nel suicidio l’unica via di uscita da queste sabbie mobili economiche.Gli italiani sono pazienti,ma non si può continuare a prenderli in giro da queste persone che nella loro ipocrisia non hanno nemmeno il coraggio di chiamare le cose con il loro nome anzi con un colpo di genio i finanziamenti ai partiti sono diventati rimborsi.Come giustamente fate notare se le parole hanno ancora un significato si tratta di due cose estremamente diverse….che schifo.
lucio sepede
Concordo su tutto tranne che sulla determinazione della quota di spesa massima rimborsabile basata sul costo per voto più basso registrato tra i vari partiti concorrenti. Penso che per evitare di parametrare il costo unitario su partiti concentrati in territori limitati (non a caso nella vostra tabella la Lega ha quello più basso), sarebbe meglio prendere come base la media, non tenendo conto del costo più alto e di quello più basso, salvo rimborsare, all’interno della spesa massima determinata, soltanto i costi ammissibili e documentati.
Guido Di Massimo
Rimborsare spese documentate significa invitare a spendere. Penso che al finanziamento pubblico dei partiti dovrebbe essere posto un limite basso abbastanza da permettere solo la sopravvivenza di un francescano ufficio centrale. Oltre questo minimo dovrebbero intervenire i privati: chi crede nelle proprie idee e le vuole sostenere può benissimo dare un contributo compatibile con le proprie entrate; e, come giustamente detto nell’articolo, entro un limite tale da non “comprarsi” o influernzare il partito. Purtroppo essendo noi fondamentalmente statalisti pensiamo sempre e solo ai finanziamenti pubblici (cioè ai soldi dei contribuenti). Ma un finanziamento che sosterrei con molta decisione è un finanziamento attuato con il sistema del 2-3 per mille da indicare allatto della denuncia dei redditi. Chiaramente è un sistema osteggiato dai partiti perché con la fama che hanno rischierebbero la fame; ed è per questo che ritengo poco probabile che questa proposta, avanzata tempo fa anche da lettere ai giornali, sia attuata.
Giorgio Massarani
Partendo dalla constatazione che il governo Monti è nato per fare ciò che i partiti non riescono a fare, in quanto la prospettiva elettorale li intralcia, potremmo finanziare i partiti in base al fondamentale criterio del merito nellambito del bene pubblico compiuto nellattività di governo pregressa. A chi dunque attribuire tale finanziamento? Solo a quei partiti che nei passati decenni sono stati al governo del Paese. In che misura attribuire tale finanziamento? In misura proporzionale allincremento del bene pubblico, misurato questultimo con parametri oggettivi di statistica nazionale e quindi in primo luogo il tasso di incremento annuale del PIL, di riduzione del rapporto Debito Pubblico/PIL, di riduzione della disoccupazione ed altri parametri dellindice di sviluppo umano quale listruzione, la salute, lincidenza della povertà. In secondo luogo in funzione di parametri di credibilità e stimabilità nazionale, quali la percezione della corruzione, della criminalità, della funzionalità della giurisdizione etc. Si potrebbe sostenere che questo tipo di finanziamento sia essenzialmente conservatore, impedirebbe cioè a nuovi soggetti che non siano stati al governo di emergere, m
Piero
Il rimborso spese elettorali fatto con soldi dei cittadini deve essere erogato ai partiti dietro presentazione di regolare fattura nei limiti spettanti ad ogni singolo partito in base ai voti ottenuti, in tale modo i flussi dei soldi vengono tracciati, nessun tesoriere puo’ prelevare a suo piacimento e non vi possono essere residui attivi da investire anche all’estero, i rimborsi spese non possono generare dei residui attivi. I partiti che non rilevano i rimborsi entro un anno ne erodono il diritto. Non mi pare che e’ difficile fare una legge in tale senso.
Marco Amadori
Condivido appieno la vostra analisi e la vostra proposta che mi sembra simile al modello tedesco (internazionale.it), soprattutto in un periodo come questo dove sono richiesti sacrifici ai cittadini, i partiti dovrebbero dare l’esempio. Perchè non attivate una raccolta di firme on line?
Riccardo Lucatti
Un mio amico (tedesco) gestiva una splendida goletta di legno sul Garda, la “Siora Veronia” (senza nessun riferiomento alla Signora Lario).. Egli prescriveva agli ospiti (paganti) di non andare in giro per il ponte (di legno) della barca con pizzette o altro cibo in mano: infatti, se parti di cibo fossero cadute sul ponte, avrebbero insozzato le tavole di teck alle quali egli teneva tanto. Una signora gli disse: “Non si preoccupi. Le suggerisco io un ottimo smacchiatore”. Lui rispose: “Centile Signora, Lei non ha capito: io non voglio pulire, voglio che non si sporchi”. Prevenire è meglio che reprimere. Ammesso e non concesso l’ “an pecunia debeatur”, in ogni caso diamone molti di meno di pecunia ai partiti. E comunque, che a stabilire il “se”, il “quanto” e le “regole di controllo” non siano i partiti stessi, per favore! E poi, i partiti sono previsiti dalla Costituzione) A maggior ragione che siano controllati dalla Cortte dei Conti, una buona volta! E basta con le Fondazioni che ci stanno … affondando”
Marco S.
In una Repubblica parlamentare l’inutilità di un partito politico può deciderla il corpo elettorale, non votandolo o non dandogli voti sufficienti (e qui conta il sistema elettorale). Spetta quindi al combinato disposto tra regole di voto e comportamento degli elettori premiare i partiti più convincenti. Ci sono poi in alcuni paesi, per ragioni storiche importanti, partiti vietati. Il concetto di “voto utile” non è un granché, perchè per chi pratica clientelismo politico, utile è il voto che “dà il lavoro”, a prescindere da ciò che si studia e dal merito acquisito senza tessere. Mentre per chi vorrebbe un’Italia migliore utile è il voto che rende meno corrotta e clientelare la società e lo Stato, non dimenticando tutto ciò che è prioritario come, ovviamente, le politiche di sviluppo e la stessa occupazione. Non si può dire che non conti il lavoro: ma il come si crea occupazione, pubblica e privata, per alcuni (fosse anche una minoranza idealista della società italiana) conta. Spetta ai Partiti dimostrare che non operano solo lottizzazioni, che sono capaci di capire e correggere i propri errori, che rappresentano anche coloro ai quali il termine “pragmatismo” non basta.
barbara
Non riesco a capire bene una cosa. Risulta una differenza enorme fra le spese accertate ed i contributi stanziati dallo Stato: questa somma enorme è stata comunque erogata e spesa dai partiti in assenza di qualsiasi causa giustificativa (una specie di regalo a forfait sulla “fiducia”) o è rimasta nelle casse dello Stato come somma non spesa? Grazie
Gambino Pietro
Mi chiamo Gambino Pietro e sono un ex dirigente di Intesa che ha scelto di vivere il resto della sua vita a Toronto, Ontario. Essendo italiano, seguo quotidianamente e con interesse le vicende italiane e mi stupisce la quasi totale assenza dal dibattito (qualunque sia) dell’esempio delle esperienze canadesi. Per quanto riguarda il finanziamento pubblico dei partiti, mi permetto di allegare un documento preso da Wikipedia che descrive il sistema di finanziamento esistente in Canada a livello federale. Vi prego di leggerlo con attenzione e di evitare la facile battuta che l’Italia è diversa. L’Italia non è diversa, gli italiani non sono diversi – sono dei conservatori (sinistra radicale compresa) che non vogliono cambiare. Arrivederci. Pietro Gambino Federal political financing in Canada – Wikipedia, the free encyclopedia
Giuseppe
Quando finirà questa forsennata corsa ad ingozzarsi da parte dei partiti politici sfruttando e spremendo i cittadini ! Ho letto che un partito è recalcitrante a rinunciare alla fetta di milioni di luglio prossimo per aver già fatto programmi di investimenti su quella somma , ed una rinuncia lo farebbe trovare sfasato nella sua organizzazione! Ma che investimenti articolati avrà mai fatto, visto che il rimborso che ha avuto è sproporzionatissimo alle spese documentate ? Ed io ho votato per quel partito.
rosario nicoletti
Giudicando dal modo con il quale la nostra classe politica ed il trio ABC affrontano il delicato problema del finanziamento ai partiti, possiamo essere quasi certi del disastro al quale andrà incontro il Paese. E dire che basterebbe – come si dice nell’articolo – che i rimborsi elettorali fossero semplicemente tali e che l’ordinaria vita dei partiti fosse assicurata da donazioni (deducibili dalle tasse) da parte di privati.
pierfranco parisi
Concordo. Fate quanto possibile perchè i media pubblichino questi dati e ABC siano costretti a tenerne conto
enzo de biasi
Com’è noto la Costituzione prevede (prevedeva) fin dal 1948 la disciplina con legge ordinaria e dell’assetto e funzionamento dei partiti ed anche dei sindacati. Segnalo alla pubblica opinione che trascorsi alcuni decenni (64 anni) ed al mutare delle sedicenti rectius per volontà del popolo sovrano, classi dirigenti nulla è stato fatto. Nella prima parte della storia repubblicana i partiti storici ebbero le loro risorse vuoi dagli USA poi dai petrolieri oppure dall’URSS e cosi venne fatta la legge sul finanziamento per evitare accapparamenti impropi, si disse è meglio che sia lo Stato (tutti i cittadini) a contribuire. Cio non servi a nulla e quindi il popolo sovrano, sull’onda di tangentopoli, per la quale sono trascorsi inutilmenti vent’anni, aboli il finanziamento. La classe dirigente -furba come gli italiani che li eleggono- creo il “rimborso elettorale”, cose da non credere! Giunti a questo punto, non ritengo sufficiente la proposta avanzata da lavoce.info, va abrogata qualsiasi tipo di contribuzione pubblica e ogni cittadino possa contribuire liberamente dalla propria dichiarazione, avendo cura di fissare unicamente un tetto massimo a valere come credito d’imposta.
Alfredo
Ma qual’è lo scopo del finanziamento pubblico ai partiti? E’ quello di consentire a tutti i cittadini, ricchi e poveri, di partecipare alla competizione elettorale per il rinnovo degli organi istituzionali elettivi? Allora perchè parametrare l’entità dei contributi al numero dei voti ottenuti nella precedente tornata elettorale? E perchè finanziare il partito e non, invece, il singolo candidato? Ritengo, infatti, che alle nuove competizioni elettorali, tutti i cittadini candidati dovrebbero presentarsi nelle stesse identiche condizioni di partenza, ottenendo un identico rimborso elettorale pubblico, adeguatamente certificato e documentato, non superiore ad un tetto massimo predeterminato per legge. Voi che ne pensate?
Massimo Matteoli
In un paese in cui un multimiliardario è “padrone” del secondo partito italiano, che fino ad ieri era il primo, parlare dei costi della politica senza vedere i rischi della plutocrazia – ed anche qui in senso letterale – significa buttare via il bambino con l’acqua sporca. Berlusconi non ha nessun bisogno delle “donazioni”, può spendere del suo e in TV ci va anche gratis ! Per quelli come lui non si tratta di spese, ma di un investimento. Il finanziamento pubblico alla politica è indispensabile se vogliamo evitare che essa diventi ostaggio di chi ha i mezzi economici per influenzarla. La critica rigorosa va perciò sempre acccompagnata da proposte che sappiano distinguere tra chi ruba e chi no (perchè non tutti sono uguali !)ed il finanziamento agli strumenti della democrazia rispetto alle ruberie. Perchè se non ve ne siete accorti qui non si sta discutendo dei partiti che ci sono e dei loro molti difettti, ma dell’idea stessa di partito e di rappresentanza sociale. Cerchiamo di mantenere uno stretto collegamento tra critica rigorosa e difesa degli strumenti di democrazia.
Paolo Rosselli
Finalmente date un giudizio chiaro sulla pseudo proposta dei 3 segretari sul problema dei soldi ai partiti. E dato che avete accesso alla Tv forse dovreste dirlo più forte rivolgendovi direttamente al pubblico. Un po’ di coraggio…
Melina
Ciò che mi domando è come sia possibile in uno Stato democratico lasciare massima libertà di utilizzo dei fondi ai partiti, riservando alla Magistratura la discrezionalità dell’intervento per fare le relative verifiche sul loro uso. Discrezionalità che significa poter colpire qualcuno e non altri. E allora che si stabiliscano regole certe per tutti, e sopratutto che i bilanci siano passati al setaccio da un organismo costituzionalmente rilevante…in definitiva: mettere al fianco dei bilanci della politica un Magistrato per ogni partito. I partiti non possono non solo permettersi di usare fondi per la famiglia, ma nemmeno per investimenti impropri o per diventare soggetti che anzichè fare politica, si propongono come agenzie immobiliari…ed una ulteriore cosa da evitare è quella secondo la quale parte di questi soldi dovrebbero andare in beneficienza. Sono soldi pubblici e ciò che indebitamente è sottratto al popolo, non può trovare strade diverse se non quelle di un ritorno alla casa madre. Se poi i cittadini vorranno farne un uso di tipo benefico, saranno loro a deciderlo e non i partiti con l’imput di qualche Don Gallo alle spalle.
FDG
Secondo la proposta, il partito che dimostra di esser più efficiente nella spesa dei contributi ricevuti definirebbe il parametro in base a cui definire il livello di rimborso elettorale per elettore per tutti i partiti. Qualcuno appartenente ad una formazione politica definita spesso “demagogica”, potrebbe dire: “ci va bene, tanto noi non spediamo nulla (o quasi)”. Uso questo esempio per far notare che l’applicazione di una tale regola metterebbe le forze politiche a rischio di subire un gioco al ribasso al fine di inficiarne la capacità di sostenere una campagna elettorale. Poi io sono convinto che il sostegno vero dovrebbe arrivare dal basso e non per legge. Per cui questo gioco al ribasso potrebbe anche non dispiacermi.
Aldo
Per quanto riguarda i controlli non capisco perchè Il presidente Luigi Giampaolino si dice disponibile al posto di un Authority ma come mai? perché? forse i controlli non si potevono fare prima? E perché il Consiglio d’Europa interviene solo ora?
Fabrizio
A me pare che sfuggano alla discussione fondamentali premesse che bisogna riaffermare: la trasparenza, l’indipendenza della politica dal denaro, la partecipazione democratica. Quindi qualsiasi legge volta a regolare il modo in cui un movimento politico possa portare avanti le proprie attività non può prescindere da queste premesse, obiettivi fondamentali per il risanamento della politica italiana. Come ottenere una politica più sana invogliando la gente a partecipare, separando interesse personale da interesse comune e garantendo strumenti di controllo efficaci? Ufficialità e trasparenza dei bilanci? Limiti alle donazioni? Partecipazione volontaria diffusa? Più che un finanziamento pubblico, perché non dare strumenti a disposizione di chi voglia fare attività politica in modo da ridurne i costi? Perché non studiare dei casi reali, positivi e negativi (meno filosofia, più scienza)?
Roberto A
Scrivete che il rimborso elettorale deve essere dato in base ai voti ricevuti. No, se si tratta di rimborso elettole,va dato a tutti i partiti che hanno partecipato alle elezioni, in base alle spese documentate e al numero di candidati presentati alle elezioni. Quando si va a votare,tutti devono essere messi nelle stesse condizioni di gareggiare, indipendentemente dai voti che prenderanno o da quanti ne hanno presi in passato. Si mette un tetto di spesa massimo per candidatura e si rimborsano le spese documentate sostenute per ogni candidato, indipendentemente dai voti presi e dal fatto di aver avuto qualche eletto o meno. Altrimenti non è un vero rimborso elettorale che serva a rendere il sistema sempre più democratico e aperto.
salvatore
5 x 1000 al partito di propria scelta. Ogni anno. Se non fanno quello che promettono…
Stefano
Concordo in toto. E non ci vengano a raccontare che i finanziamenti servono per impedire che i partiti diventino “ostaggi” di chi è in grado di finanziarli: i fatti dimostrano che il più che lauto sistema di finanziamento in atto non è affatto garanzia di tutela degli interessi dei cittadini. Se i partiti non sono in grado di fare fronte agli impegni finanziari assunti, incomincino a mettere sul mercato il proprio (esorbitante) patrimonio.
AM
Ottimo articolo che analizza sena reticenze una situazione scandalosa e antidemocratica (in sostanziale violazione della volontà degli italiani espressa in un referendum) e formula ragionevoli proposte.
Gambino Pietro
Vivo a Toronto e desidero esplicitare il sistema canadese, per portare a conoscenza un sistema che funziona: i partiti politici canadesi dispongono di 4 vie per finanziarsi: 1.Contributi politici da individui, finanziato tramite credito dimposta. 2.Sussidio per ogni voto ricevuto. 3.Rimborso di spese per campagne elettorali, con rimborso tra il 50% e 60% 4.Fundraising. Se si considera la spesa per le elezioni 2009 per i 5 principali partiti, il totale della spese pubblica per le prime tre voci ammonta a C$ 112 milo, così ripartite: (1) contributi da individui 27% , con massimo di C$ 1100 e un credito dimposta massimo pari al 54% del contributo. (2) sussidio per voto 24% , a C$ 2.04 per voto (indicizzato al costo della vita), per un partito che riceve almeno 2% del voto popolare a livello nazionale o almeno il 5% del voto nella circoscrizione in cui si è presentato. (3) rimborso di spese elettorali 49%. (4)) Il totale di fundraising lordo generato dai tre principali partiti nel 2009 è stato C$ 30 milioni. Per quanto riguarda il fundraising, non so se è usato in Italia, ma onestamente chi vorrebbe pagare magari Euro 500 per una cena, in cui loratore è DAlema o La Russa?
Giargia Franco R.
Ho esaminato con attenzione il punto sopra descritto di Boeri e Bordignon. Condivido appieno quanto da loro illustrato. E’ semplicemente VERGOGNOSO lo spreco dei soldi pubblici in questo frangente. E’ ancora più vergognoso il fatto che i rappresentanti dei primi tre partiti facciano orecchie da mercante nel momento in cui si parla loro della riduzione del contributo stesso.
luisa viarengo
I politici non hanno ancora capito che corrono un pericolo serio, perchè gli italiani sono esasperati e siamo vicini a una rivoluzione, fomentata da arruffapopolo come Grillo e Di Pietro. La proposta di La Voce è un’occasione da non perdere!
mimma
molto semplicemente: i partiti sono Democrazia per garantirla è corretto che si possano utilizzare fondi pubblici ma … i controlli devono essere stringenti e fatti da terzi (CdeiC per es.) così anche le attività che si chiede di finanziare devono essere lecite, trasparenti, motivate e naturalmente giustificati nei modi dovuti. mi sembra una cosa così semplice e quasi scontata, dove sbaglio? non trovo corretto confrontare il vostro tipo di finanziamento con quello di un partito, perchè vengono svolte funzioni differenti. grazie
Mazzoleni
Mi piacerebbe che qualcuno rispondesse ad una semplice domanda, sul problema chiave della crisi ,ma che in nessuna trasmissione televisiva o giornale incredibilmente viene affrontato e discusso: Perchè Monti , visto che ci attaccavano ed attaccano per lalto debito pubblico, invece di ricette da macelleria sociale, non ha affrontato subito la causa del problema italiano invece di tamponare gli effetti (pareggio di bilancio). In altri termini: perchè non ha messo in campo manovre atte ad abbassare il debito pubblico (con patrimoniali, dismissioni pubbliche e di riserve aurree, tassazione capitali evasi, tassazione transazioni finanza ecc ecc) portandolo ad es. sotto quello tedesco e spagnolo?. Si continua invece a fare manovre tampone di pareggio di bilancio senza risolvere alla radice il problema di fondo.
Giuliano rosciglione
Ho una piccola società di consulenza che lavora con fondi pubblici (EU). Da noi quando si parla di rimborsi si intende la possibilità di fare delle spese definite eleggibili, ognuna delle quali ha delle regole e un tetto massimo. Poi si fanno le spese, si anticipano i soldi, si raccolgono le ricevute si realizza un audit esterno certificato e a quel punto si invis una richiesta di rimborso all’UE. È così anche per piccolissime somme, non sarebbe semplicissimo applicare un meccanismo simile? Altrimenti che rimborsi sono?
franca Ventura
rimborso elettorale è “una delle tante vergogne” di cui quasi la totalità dei partiti usufruisce. La proposta di dare il rimborso elettorale, solo in base ai voti ricevuti, mi sembra un’ottima idea. Questo uno dei tanti sprechi che il Governo Tecnico dovrebbe affrontare. Altrimenti non è credibile. Come non lo sono i partiti che credono di rappresentare gli elettori, se votano contro alle proposte di abolire gli sprechi del danaro pubblico.
Maurizio
I partiti dovrebbero essere libere associazioni di cittadini e come tali autofinanziarsi con contributi e donazioni di simpatizzanti e con una quota dei compensi degli eletti. Se proprio si omesse ritenere indispensabile un contributo elettorale questo l’avrebbe avere un tetto e coprire solo la differenza fra quanto già nella disponibilità del partito e quanto speso realmente. Per poter accedere a tale contributo il partito non dovrebbe disporre di alcun patrimonio mobiliare o immobiliare. I patrimoni dei partiti devono essere confiscati dallo Stato e destinati alla riduzione del debito pubblico o delle tasse.
Danilo Malquori
Perché non viene fatto un controllo, o quantomeno richiesto un giustificativo, sulla differenza tra quanto elargito dallo stato come rimborso e quanto accertato come spesa. Riterrei ragionevole richiedere indietro quanto non coperto da giustificativi di spesa, nel caso che questo non avvenisse si accerterebbe un uso improprio del denaro pubblico con impossibilità di quella coalizione politica di ripresentarsi alle elezioni.
Stefano Bandiera
Il maggiore difetto è che se i partiti ricevessero in contributo quanto fatturato (rimborso) avrebbero incentivo a spendere quanto più possibile, con un susseguente incremento dei costi legati al rimborso: in assenza di risorse pregresse insufficienti, potrebbero per esempio ottenersi anticipi bancari a fronte della garanzia del rimborso prestato dallo Stato (non penso che le banche rifiuterebbero una queste occasioni). Serve quindi che sia identificato un tetto massimo alla spesa ed al relativo rimborso. Un altro problema di questo meccanismo è che ci sarebbe un incentivo alla sovrafatturazione: rimborsi per spese elettorali non sostenute e contestuale vantaggio per il finanziatore che potrebbe vedersi riconoscere deducibilità per gli importi maggiori (è la comune pratica adottata dalle società sportive per ricevere finanziamenti da vari soggetti: fattura di 1.000 per contributo di 400). Attenzione: la revisione del bilancio è molto difficile che riesca ad individuare questa eventualità, quindi non si adduca come rimedio la certificazione di bilancio. Soluzione: un registro certificato dei contributori/simpatizzanti con la possibilità di poter monitorare i contributi degli stessi.
Tommaso
Riguardo ai rimborsi elettorali,oltre alla riduzione dei 4/5 da Voi proposto per il futuro,ci sarà il recupero del pregresso visto che ne hanno preso in eccesso e non sanno cosa farne?
Controcorrente
Non mi stupirei più di tanto visto che hanno concordato anche il porcellum 2 alla faccia della democrazia, per non parlare degli altri accordi tra caste. Per questo serve andare al più presto a votare sperando che la sinistra vera prevalga e cio’ puo’ avvenire solo dando più forza a SEl, IDV e movimenti. E’ l’unico modo per costringere il PD a mutar rotta,oltre che per liberarci di un governo fallimentare tecnocratico-finanza e banche.
Gianni Giovani
Perchè non legare la retribuzione di parlamentari ed eletti in genere al PIL? Di tanto cresce il PIL, di altrettanto cresce lo stipendio del parlamentare. Di tanto diminuisce il Pil, di altrettanto diminuisce lo stipendio del parlamentare. Per evitare autoreferenzialità, potremmo prendere a riferimento il Pil calcolato da Eurostat per l’Italia.