Il dibattito sulle strategie industriali intraprese dalla Fiat negli ultimi tempi è stato ed è molto intenso. Ci si concentra, in particolare, sulla scelta di limitare l’immissione sul mercato di nuovi modelli di automobili.La visione dell’amministratore delegato della casa torinese, Sergio Marchionne, è che l’attuale fase economica italiana non è favorevole al lancio di nuovi modelli: i potenziali ricavi ottenibili non sono infatti sufficienti a compensare l’ingente mole di investimenti collegati alla realizzazione di nuove autovetture. È quindi necessario attendere un miglior contesto macroeconomico prima di lanciarsi su questa strada, da cui segue l’accantonamento del progetto Fabbrica Italia. Molti autorevoli commentatori hanno però criticato la scelta di Marchionne ritenendola perdente. Per Fabiano Schivardi “la strategia di «passare attraverso la crisi in apnea», rinviando l’introduzione di nuovi modelli a tempi migliori, rischia di portare l’impresa all’asfissia per apnea prolungata”. Diego Della Valle ha sostenuto che “la competitività è fondamentale e parte dall’innovazione. Servono prodotti nuovi. Con accortezza, ma bisogna innovare. Non mi occupo di auto, ma vedo cosa fanno le case automobilistiche importanti”.
Quale tra queste due opposte visioni risulta essere più fondata? Per cercare di fare luce su questo dibattito l’unica strada percorribile è quella di analizzare i dati disponibili per valutare se le case automobilistiche che hanno recentemente varato un maggior numero di nuovi modelli siano state, o meno, premiate dai consumatori italiani.
NUOVI MODELLI E MERCATO ITALIANO
In assenza di fonti statistiche sulle capacità di innovazione delle diverse case automobilistiche, indicazioni, seppur grezze, su questo fronte possono essere desunte dal motore di ricerca del sito di Quattroruote, dove è possibile ricavare il numero di nuovi modelli di automobili, con i relativi diversi allestimenti offerti, presenti sul mercato italiano.
Dal ministero dei Trasporti è poi possibile ottenere desumere l’informazione inerente la variazione del numero diimmatricolazioni, classificate in base alla casa produttrice, nei primi nove mesi del 2012 rispetto al corrispettivo periodo del 2011 (tabella 1). Ebbene, tra queste due grandezze risulta esistere solo una leggera relazione positiva (correlazione del +20 per cento), oltretutto guidata essenzialmente dalla performance molto brillante registrata dalla casa automobilistica Kia. Quest’ultima, infatti, ha osservato un incremento delle immatricolazioni in Italia pari al 43 per cento nel periodo considerato, a fronte dei diciassette nuovi modelli/allestimenti offerti. Al netto della casa coreana, la relazione è pressoché nulla (grafico 1). In altri termini, aver introdotto nuovi modelli/allestimenti di autovetture sul mercato italiano nell’anno in corso non sembra, in generale, un fattore che ha consentito di aumentare le vendite, o quanto meno di limitarne la flessione.
La Fiat, nello specifico, risulta aver perso il 20 per cento delle auto immatricolate nei primi nove mesi dell’anno in corso dopo aver immesso sul mercato sette nuovi veicoli: la nuova Panda nei suoi diversi allestimenti. LaVolkswagen, la casa automobilistica che sul mercato italiano ha immesso il maggior numero di nuovi modelli/allestimenti (venti per l’esattezza), ha subito una flessione del 17 per cento, quindi non molto distante da quella della Fiat.
Molte sono poi le case automobilistiche che non hanno prodotto nuovi modelli (15 su 30 circa) ottenendo performance molto diverse: dal -80 per cento della DR al +40 per cento circa della Land Rover. La Lancia, inclusa nel novero dei marchi che non hanno introdotto nuovi modelli, ha subito una flessione del 14 per cento, quindi meno profonda rispetto a quella della casa madre Fiat. Più marcata è stata invece la flessione dell’Alfa Romeo (-30 per cento), nonostante l’introduzione di quattro nuovi modelli/allestimenti.
In conclusione, i dati illustrati sembrerebbero avvalorare la strategia di Marchionne, almeno con riferimento al mercato italiano (andrebbe appurato se la medesima relazione è verificata anche negli altri mercati europei, dove la Fiat sta perdendo quote). Il successo, o quanto meno la minore flessione delle vendite rispetto ai concorrenti, può quindi essere attribuito più alle caratteristiche in termini di qualità-prezzo dei mezzi venduti, piuttosto che al fatto di poter disporre di modelli innovativi. Se una colpa va attribuita a Marchionne e alla Fiat, quindi, è quella di aver immesso sul mercato, negli anni passati, vetture che non sono state in grado di intercettare i favori dei consumatori.
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luigi zoppoli
solo oggi ho letto l’articolo. Ritengo confacente l’analisi proposta. L’analisi del mercato europeo presenta nel suo complesso una forma che è stata felicemente definita a clessidra che vede nella parte superiore le marche premium o quasi, nella parte inferiore le auto low cost e nella parte media a le marche cosiddette generaliste che, accanto a FIAt, sono i francesi di Renault,PSA, i tedeschi di Opel e Ford Europa. Mi permetto aggiungere che, attingendo ai dati immatricolativi europei disponibili su ACEA e sui siti istituzionali dei costruttori, FIAT, sia pure con i suoi non enormi volumi, in mercati cruciali quali Germania, Francia, Inghilterra Spagna ed altri, ha migliorato volumi e quote.