Ormai c’è una consapevolezza diffusa in Italia che una giustizia civile lenta sia un freno alla crescita delle imprese italiane e che aziende di piccole dimensioni facciano più fatica a competere sui mercati internazionali. Ma finora non era stato possibile dimostrare l’esistenza di un nesso causale tra i due fenomeni. Ora però uno studio mostra che, a parità di altri fattori, con una riduzione della durata dei processi civili del 50 per cento, nel settore manifatturiero le imprese sarebbero in media più grandi di circa il 10 per cento.

 È opinione diffusa che la lentezza della giustizia civile possa costituire un freno alla crescita delle imprese italiane. A sua volta, l’esigua dimensione media è, secondo molti osservatori, un grande ostacolo per la competitività delle nostre imprese sul mercato internazionale. (1)

I COSTI DELLA GIUSTIZIA LENTAQuali sono i canali attraverso i quali la giustizia può ostacolare la crescita delle imprese? In generale, il suo malfunzionamento riduce il grado di tutela dei contratti (contract enforcement) e quindi disincentiva le relazioni contrattuali. Per le imprese, rende più rischioso (e quindi costoso) intrattenere rapporti con agenti esterni, quali ad esempio fornitori o prestatori di servizi. Da un lato, ciò potrebbe indurle a integrarsi verticalmente, con effetti positivi sulle dimensioni (ma non sul numero). Dall’altro lato, diversi fattori possono invece frenarne la crescita. Ad esempio, una giustizia inefficiente può determinare la rinuncia ad ampliare le relazioni commerciali e di fornitura. Gli imprenditori, infatti, non potendo fare affidamento sul sistema giudiziario, affrontano rischi maggiori nell’interagire con nuovi partner commerciali con i quali non hanno ancora costruito un rapporto di fiducia, nonostante questi possano offrire condizioni più vantaggiose o prodotti migliori rispetto a quelli con i quali hanno relazioni consolidate. Inoltre, l’inefficienza della giustizia può determinare un peggioramento delle condizioni di finanziamento, poiché i creditori sono meno tutelati a fronte di eventuali insolvenze e quindi richiedono un premio per il rischio più elevato. Infine, i costi e l’incertezza connessi alla risoluzione delle controversie relative ai rapporti di lavoro possono scoraggiare l’espansione dell’occupazione, qualora l’imprenditore tema che una causa per licenziamento possa protrarsi per anni prima di giungere a conclusione.

COMUNI CONFINANTI, MA TRIBUNALI DIVERSI

Finora, però, non era stato possibile mostrare empiricamente l’esistenza di un nesso causale tra la durata dei processi e la ridotta dimensione delle imprese italiane. Pur essendoci ampia variabilità tra tribunali nella lunghezza media dei processi, l’effetto di tale fattore è difficile da isolare da una moltitudine di altri aspetti, osservabili e non, del sistema socio-economico locale che possono contribuire alla mancata crescita delle imprese, quali ad esempio la qualità del sistema scolastico, l’accesso al credito, la disponibilità di infrastrutture, la dotazione di capitale sociale.
Per ovviare al problema di identificazione e quantificare l’effetto della lentezza dei tribunali sulla dimensione d’impresa, in un recente studio utilizziamo una tecnica di stima chiamata “spatial discontinuity”. (2)
La metodologia si basa sul confronto tra “strisce” di comuni contigui separati dal confine di una giurisdizione di tribunale (si veda figura 1). L’ipotesi di lavoro è che i fattori sopraelencati che non possono essere osservati siano sostanzialmente omogenei all’interno di ciascuna delle strisce di comuni identificate nella figura dallo stesso colore, o, perlomeno, la loro distribuzione non sia dissimile ai due lati del confine. Quei comuni, essendo molto vicini l’un l’altro, condividono le stesse infrastrutture, università, istituzioni locali. L’unico fattore sistematicamente discontinuo all’interno di ciascuna “striscia” è la durata dei processi nei quali le imprese lì localizzate sono potenzialmente parti in causa perché questa varia sostanzialmente all’oltrepassare del confine di tribunale. (3) A rafforzare questa ipotesi contribuisce la particolare configurazione della geografia giudiziaria italiana (prima della sua recentissima riforma), e segnatamente la non corrispondenza con altri confini amministrativi: ne segue che molti comuni localizzati nella stessa provincia e regione appartengono a giurisdizioni differenti.
Un esempio può aiutare a comprendere la tecnica utilizzata. I comuni di Segrate o Cernusco sul Naviglio, nell’hinterland milanese, si trovano all’interno del circondario di Milano. Per buona parte delle controversie che coinvolgono le imprese localizzate nei due comuni è competente il tribunale di Milano, dove, nella media 2002-2007, la lunghezza dei procedimenti civili è stata di oltre 700 giorni. I comuni di Brugherio o Cinisello Balsamo sono situati a pochi chilometri di distanza, nella stessa regione (e provincia); è quindi plausibile assumere che i fondamentali socio-economici (capitale sociale e umano, infrastrutture, e così via) siano molto simili tra i quattro comuni. Tuttavia, Brugherio e Cinisello Balsamo si trovano all’interno del circondario di Monza, dove nel periodo 2002-2007 i processi hanno avuto una durata media pari a circa due terzi rispetto a Milano. Essendo questa l’unica sostanziale differenza tra le due coppie di comuni, il confronto della dimensione media di impresa all’interno del gruppo di comuni contigui permette di quantificare l’effetto della lentezza dei processi.
I risultati che emergono dal confronto confermano che la lentezza della giustizia italiana costituisce un freno alla crescita delle imprese: a parità di altri fattori, le stime indicano che con una riduzione della durata dei processi civili del 50 per cento (raggiungendo quindi il livello dei tribunali italiani più virtuosi), nel settore manifatturiero le imprese sarebbero in media più grandi di circa il 10 per cento (in termini di numero di occupati). (4) I risultati sono confermati anche quando si utilizzano misure alternative per la dimensione d’impresa (ad esempio, il fatturato) e per l’efficienza della giustizia, oppure si introducono delle variabili di controllo per le caratteristiche socio-demografiche dei comuni. Sebbene non sia possibile analizzare direttamente i diversi canali attraverso i quali il malfunzionamento della giustizia civile incide sulle dimensioni, i risultati suggeriscono che gli effetti negativi – sugli investimenti, sulle relazioni commerciali e sulle condizioni di finanziamento – prevalgono sugli incentivi all’integrazione verticale; indicano, inoltre, l’assenza di effetti sulle dimensioni dell’elevata durata dei processi in materia di lavoro.
Quali sono le implicazioni di politica economica? Le stime evidenziano come i costi economici dell’inefficienza della giustizia civile in Italia siano tutt’altro che trascurabili, e possano almeno in parte spiegare la ridotta dimensione media delle nostre imprese nel confronto internazionale. I risultati suggeriscono quindi come l’efficienza della giustizia civile sia una delle principali criticità da affrontare per il rilancio della competitività del nostro paese.

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Figura 1– Comuni e confini di tribunale

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Nota: l’immagine riporta i confini dei comuni (in grigio) e delle giurisdizioni di tribunale (in nero) per il Nord Italia. I comuni colorati sono localizzati lungo un confine di tribunale.

Fonte: elaborazione degli autori su dati Istat e ministero delle Giustizia.

* Le opinioni espresse nell’articolo sono riconducibili esclusivamente agli autori e non coinvolgono le istituzioni di appartenenza.

(1) Si veda ad esempio A. Brandolini e M. Bugamelli (eds), “Rapporto sulle tendenze nel sistema produttivo italiano”, Questioni di Economia e Finanza (Occasional Papers) 45, Banca d’Italia, 2009; e “Decline and small”,The Economist, 3 marzo 2012.
(2) Silvia Giacomelli e Carlo Menon, “Firm Size and Judicial Efficiency in Italy: Evidence from the Neighbour’s Tribunal”. SERC Discussion Paper n. 108, May 2012, http://ideas.repec.org/p/cep/sercdp/0108.html.
(3) L’analisi di regressione controlla per le seguenti variabili osservabili a livello comunale : popolazione totale, percentuale di diplomati, percentuale di cittadini stranieri, aliquota Ici, incidenza della criminalità, numero di sportelli bancari, tasso di litigiosità. L’inserimento di tali variabili di controllo non ha comunque alcun effetto sul coefficiente relativo alla durata dei processi.
(4) L’analisi utilizza i dati dell’archivio Asia-Istat sulle unità locali attive per definire la dimensione media a livello comunale nel 2008 e i dati sui movimenti dei procedimenti civili del ministero della Giustizia nella media del periodo 2002-2007 per misurare la durata dei processi.

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