Se la Bce dichiarasse di acquistare azioni europee, si avrebbe una riduzione immediata del costo del capitale e all’economia reale arriverebbe la liquidità necessaria per una crescita più forte. Benefici per le banche e condizioni più vantaggiose per l’avvio di piani di privatizzazione.
TITOLI DI STATO O AZIONI?
In un articolo sul Financial Times di oggi Nikhil Srinivasan (chief investment officer del Gruppo Generali) lancia una proposta interessante: l’arma potenziale per combattere l’inflazione da parte della Banca centrale europea non è tanto mimare la politica monetaria non-convenzionale attuata dalla Fed, che consiste nell’acquisto di titoli di Stato, quanto piuttosto quella di comprare direttamente azioni europee.
È evidente che un programma di acquisto di titoli di Stato da parte della Bce dovrebbe concentrarsi su quelli emessi dai governi periferici che pagano tassi di rendimento più elevati (in quanto più rischiosi). Ovviamente, l’attuazione di una simile politica causerebbe problemi evidenti di distorsione degli incentivi al rientro da situazioni debitorie elevate. D’altra parte, le politiche finora utilizzate dalla Bce per iniettare liquidità nell’economia hanno avuto effetti limitati sulla crescita perché quella liquidità si è fermata nel sistema finanziario e non è passata all’economia reale.
Ipotizziamo che la Bce dichiari di acquistare lo Emu market portfolio in cui l’indice di ogni paese viene acquistato con un peso che riflette la capitalizzazione. La mossa comporterebbe una riduzione immediata del costo del capitale e farebbe arrivare direttamente all’economia reale la liquidità necessaria per promuovere una crescita più robusta. Le banche avrebbero benefici diretti (sono parte degli indici) e indiretti (possiedono azioni delle aziende produttive). Non ci sarebbe inoltre il problema della riduzione degli incentivi a politiche fiscali virtuose, anzi si creerebbero probabilmente condizioni più vantaggiose per l’avvio di programmi di privatizzazione.
Il programma avvantaggerebbe direttamente le aziende quotate, ma avrebbe effetti indiretti sulle piccole e medie aziende non quotate, che costituiscono l’indotto delle aziende più grandi. Una importante obiezione è che dal punto di vista della asset-allocation le azioni diventerebbero preferibili ai titoli di Stato e si potrebbe realizzare un rialzo del costo del finanziamento del debito pubblico. In realtà, esiste la possibilità che l’effetto sui rendimenti obbligazionari di spostamento della domanda relativa di attività finanziarie sia compensato da un abbassamento del premio per il rischio richiesto per detenere titoli di Stato che calerebbe per le migliori prospettive di crescita, per la riduzione del rischio di deflazione e per una maggiore propensione al rischio da parte degli investitori.
Questo tipo di politica monetaria, nota Srinivasan, sarebbe certamente non-convenzionale, ma non senza precedenti: ad esempio, è già stata adottata nel 1998 dall’autorità monetaria di Hong Kong. Forse vale la pena di rifletterci un po’ sopra.
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Roberto Perotti
ma il professor Favero ha per caso investito pesantemente su azioni europee recentemente?
carlo favero
Prof Perotti la mia era una discussione accademica, si ricorda che anche lei da giovane si dedicava a questa attività 🙂 ?
Ivan Berton
Buongiorno, sono d’accordo anche io con il suo articolo, e come ben sanno anche alla Bce , era ovvio che i famosi miliardi dati all’1% avrebbero fatto la malsana fine di entrare nel circolo vizioso della fanta-economia della borsa (mica tanto fantasiosa, dato che a parte le aziende smaterializzate tipo google e compagnia cantante, il resto è fatto da azioni di aziende con persone che producono qualcosa), che di sicuro serviva per salvare la capra —- ma i cavoli ce li siamo tenuti tutti noi alla fine, noi che siete voi, che sono i signori della Bce che sono i signori che detengono la più cospicua parte di azioni delle aziende che vanno male (Dipende da quanto male le vogliono far andare, per esempio in Italia vanno tutte male, se si spostano a Londra vanno tutte bene, motivo? ), e se le loro aziende vanno male che fanno? (Notare bene che per gli azionisti che non siano i vecchi Padri padroni che avevano il cuore e l’anima dentro l’azienda, quando un’azienda va male è perchè ci sono pochi dividendi) tagliano le buste paghe etc… etc…, rialimentando il ciclo, d’altronde se io non prendo cash, col cavolo che compro l’auto nuova il vestitino di Armani etc. etc…
Stiamo giocando un pò troppo con il fuoco secondo me, in tutto il pianeta un pò di pepe lo hanno messo dentro, quando toccherà a noi? Oppure aspettiamo (anzi ormai ne sono certo che sia cosi) che ci arrivi il mare di soldi che hanno sparato nelle loro economie l’America ed il Giap ? Ecco quella è la risposta giusta, tenendo conto delle idee di mercantilismo europee era ovvio anche a chi come me non è un esperto che la storia era questa.
Adesso che arrivano i dindi degli altri, magicamente sbottonano qualche dindo in più per sfruttare la leva… e la scia ideale.
Spero di averci azzeccato , altrimenti non penso ne verremo fuori molto bene.
Piero
Che la Bce acquisti partecipazioni delle imprese operanti nell’economia reale sarebbe una cosa stupenda, però è solo un esercizio di fantasia, visto lo statuto della Bce e le modalità di gestire la politica monetaria da parte della Merkel.
Al contrario la soluzione che la Bce potrebbe percorrere a mio avviso sarebbe la seguente: un programma di acquisto per i prossimi 10 anni di 500 miliardi annui di titoli governativi dell’area euro, acquisti da fare sul secondario proquota per tutti gli stati, al fine di portare il loro debito/Pil al 50%.
In fin dei conti, oggi abbiamo per tutti gli stati il fiscal compact e il pareggio del bilancio, tale misura per l’Italia porta ad un risparmio di oltre 100 miliardi annui che potrà destinare alle politiche di sviluppo per infrastrutture e diminuzione delle tasse per le imprese e per i lavoratori. Le banche saranno alleggerite dai titoli statali e potranno ritornare a fare il loro mestiere, prestare i soldi all’economia reale. La cosa e’ semplice, basta un annuncio di Draghi in tal senso, la Bce con tale politica di acquisto conseguirà degli utili elevati, naturale che non dovrà sterilizzare gli effetti di tale politica monetaria non convenzionale.
Piero
Naturale che il 50% debito/Pil si riferisce ai titoli che restano sul mercato, naturale che i titoli acquistati dalla Bce saranno quelli di più lunga durata, naturale che alle scadenze tali titoli a mio avviso dovranno essere assorbiti dagli eurobond.
Se si vuole l’Europa unità, si deve vedere il Pil europeo, esso potrà aumentare anche con investimenti in infrastrutture in Italia, se i paesi europei non fanno squadra non si va da nessuna parte, chiaro che l’assorbimento di tali titoli con gli eurobond, vuole dire mutualizzare il debito, ma se l’Europa e unita, forse anche parte del debito può essere unito, ricordo a tutti che la Germania con l’euro e passata da deficit della sua bilancia dei pagamenti nei rapporti tra paesi euro ai surplus attuali, deve essere tutto riequilibrato, i tedeschi devono capire che i paesi meridionali rinunciando alla sovranità monetaria gli hanno permesso di essere creditori nei loro confronti, oggi non devono opporsi a strategie di unione che coinvolgono anche le loro tasche, alla fine ciò è successo con la riunificazione della Germania.
Guest
Proposta interessante. A patto che si tengano sotto controllo i “moral hazard”, come segnalato (magari mediante controlli incrociati, per prevenire speculazioni da parte dei paesi più indebitati)
Non è neppure la sola con focus su Main Street circolata (da: “helicopter money”, ad altre ancora intorno all’art. 123 Trattato di Lisbona). Alta propensione marginale al consumo vs. carry trade (e diciamolo) sorprendono (ma sorprende davvero?) solo la celerità e i tempi di reazione. Tutti temi ultranoti, da Spinelli a Sen. Ma, ancora, cosa si aspettava? Inoltre, quando un modello tipo Fed per la Bce? Oppure, perché non prevedere direttamente un sistema di incentivi a comportarsi bene?
1 Economia molto aperta
2. Elevata flessibilità di prezzi e salari (invece la
stickiness dei salari è un assunto centrale per i keynesiani di ieri e di oggi, e anzi una conquista da tutelare per i cosiddetti post-keynesiani de noantri)
3. Poco welfare e trasferimenti fiscali (che disincentivano l’aggiustamento dei
salari e la riallocazione della forza lavoro in aree dove l’offerta di lavoro è maggiore)
4. Forte disciplina fiscale
5. Alta capitalizzazione del sistema bancario
6. Mantenimento di bilanci attivi delle banche con la banca centrale
7. Bassa leva finanziaria nel settore immobiliare residenziale
8. Bassa leva finanziaria nel settore immobiliare commerciale, che indirettamente limita l’indebitamento delle ditte private
Maurizio Cocucci
La proposta è sicuramente interessante e preferibile all’acquisto di titoli del debito, ma non credo che per l’Italia possa dare risultati soddisfacienti perchè il quadro che si vorrebbe descrivere è di un sistema bancario che non presta soldi alle imprese che sono ansiose di investire. Sappiamo che non è così, le banche verso le attività sane che presentano piani di investimento interessanti prestano senza difficoltà denaro, diverso il discorso verso quelle che lo richiedono per far fronte alle imposte, alle retribuzioni o ai contributi da pagare e non possono farlo con i mezzi propri. Per andare subito al punto il problema di fondo è la carenza di domanda aggregata interna, non la mancanza di liquidità. A dicembre 2013 il totale degli impieghi è stato di 1.845,4 mld di euro a fronte di una raccolta di 1.730,6 mld ma con un 4,08% di rapporto tra sofferenze nette e impieghi (si veda l’ultimo rapporto mensile ABI), è ovvio quindi che le banche valutino con estrema attenzione la condizione del cliente che si presenta presso le filiali. La soluzione è quella che sappiamo ma che facciamo finta di dimenticarcene e che l’Europa ci ripete da anni: ridurre e ottimizzare la spesa pubblica, contrastare la corruzione e l’evasione fiscale al fine di ridurre e distribuire meglio la pressione fiscale così da ridare respiro ai consumatori. Ridurre il costo del lavoro, gli incentivi per l’assunzione di giovani o gli incentivi, anche finanziari, alle imprese servono a poco se manca la figura determinante: il consumatore.
Marcello Esposito
Io avrei una proposta più radicale. La ECB sottoscrive un gigantesco aumento di capitale a favore del sistema bancario europeo. In questo modo, tutti passano l’AQR a pieni voti e si pongono le basi per far ripartire il credito in Europa. Inoltre, la presenza di una “BCE put” sul CT1, ridarebbe animo agli sfiduciati credit officer e l’effetto sarebbe moltiplicativo. Visto che l’obiettivo è far ripartire il credito e poi godersi i lauti dividendi che ne seguiranno, suggerirei alla ECB di rinunciare ai diritti di voto per non diluire gli azionisti attuali che stanno guidando con perizia le aziende creditizie in questo difficile momento congiunturale …. Costo del capitale azzerato per le banche, ne deriva credito infinito per l’economia.
Ugo detto Piero
Una cosa non ho mai capito al di là di tutti i giochi di prestigio: perché una parità euro-dollaro come si desiderava alla nascita dell’euro e come era intorno agli anni 2002-2003 non è augurabile? Se guardo poi i grafici dello spread con i Bund vedo che man mano che l’euro si valuta esso aumenta. Una parità non porterebbe a scongiurare il rischio (quasi certo) della deflazione? Chi teme questo e perché?
Piero
Per ridurre il valore dell’euro occorre una politica monetaria espansiva, ciò che la Bce non vuole fare: fino ad oggi ha sempre sterilizzato gli interventi
Francesco
Allora perché non finanziare direttamente le famiglie con una mega prestito Bce all’1%?
MG_in_Progress
Alla grazia della discussione accademica, c’è una Corte tedesca che dice già che l’acquisto da parte della Bce di bonds non rientra nel suo mandato (in effetti è come se si fossero creati by proxy degli eurobonds e io dico ben vengano ma i tedeschi non se ne erano accorti) e c’è chi discute addirittura di azioni. Qualcuno deve aver scambiato la Bce per una banca d’affari o d’investimento.
Paolo Vitale
Un’alternativa sarebbe creare un mercato equivalente a quello statunitense per il commercial paper. Se non ricordo male nella prima parte del 2009 la Fed è intervenuta pesantemente in questa componente del mercato monetario Nord-americano a fronte della crisi di liquidità di molte imprese statunitensi.
bellavita
Bhe…sarebbe forse il momento di creare un IRI europeo: dove oltre ai soldi immettere capacità manageriali. Sottoscrivere azioni di aziende che si sa non sono gestiti da potenziali bidonisti, discendenti incapaci di dinastie imprenditoriali, gruppi di controllo che prima di tutto si rifanno del capitale investito rubando sulle forniture ai danni degli azionisti di minoranza (che pensa che parli del capitalismo italiano ha ragione) sarebbe una bella opzione per i risparmiatori, e selezionare dirigenti non provinciali, idem
VDL
Quale sarebbe il criterio per determinare quali azioni acquistare? La capitalizzazione? Comprare in base alla capitalizzazione vorrebbe dire
comprare 1/3 in azioni francesi, altrettanto in azioni tedesche, un 10% in azioni spagnole e altrettanto in azioni olandesi: così facendo con le azioni di
questi 4 paesi si comprerebbe l’85% di un indice Emu. Inoltre i principali indici Emu sono costituiti da titoli di aziende di grosse dimensioni che hanno
rapporti multipli con le banche e soprattutto che emettono normalmente sul mercato obbligazionario. Quindi il problema dell’accesso al credito e del suo costo non verrebbe risolto per le Pmi di paesi a bassa rappresentazione negli
indici (Italia in primis).
M.G.
Condividendo i dubbi espressi su tale proposta, vorrei invece segnalare quella del 2010 di Dimitri Papadimitriou.
“The second possibility? Achieving a more perfect union. Immediate relief could be provided by the European Central Bank, which would create and distribute 1 trillion euros across all eurozone nations on a per capita basis. Each nation would be allowed to use this emergency relief as it saw fit. Greece, for example, might choose to purchase some of its outstanding public debt; others might choose fiscal stimulus packages. Over the longer term, a permanent fiscal arrangement, through which the central eurozone authorities could distribute funds to member states, would be necessary. Ideally, this should be overseen by the equivalent of a national treasury responsible to an elected body of representatives (in this case, the European Parliament). This arrangement would relieve pressures to adopt austerity measures, and limit the necessity of borrowing from financial markets in order to finance deficits”.
Guest
“Lessons from Hong Kong for the eurozone”
By John Greenwood and Paul Temperton (currency board system di HK), Ft, July 31, 2011
Sotto dettaglio degli 8 bullet:
http://www.ft.com/cms/s/0/ebe41752-b6b4-11e0-ae1f-00144feabdc0.html#axzz2siLFjsUh
nextville
Consiglio a tutti di dare una letta alla decisione interlocutoria della Corte costituzionale tedesca di ieri sulle Omt ( http://bit.ly/1l6lgO5 ). La Corte chiede la pronuncia incidentale della Ecj sulla legittimità delle Omt, ma non si astiene dal dire subito la sua opinione in merito: non solo le Omt sono una manifesta violazione del divieto di finanziamento agli stati (ex art.123 Tfeu), ma travalicano la politica monetaria per realizzare fini di politica economica decisi dalla stessa Ecb, cosa che è fuori dei legittimi poteri della Ecb.
“The mandate of the European Central Bank is limited in the Treaties to the field of monetary policy (Art. 119 and 127 et seq. TFEU, Art. 17 et seq. ESCB Statute). It is not authorised to pursue its own economic policy but may only support the general economic policies in the Union (Art. 119 sec. 2, Art. 127 sec. 1 sentence 2 TFEU; Art. 2 sentence 2 ESCB Statute)”. La posizione della Corte tedesca è ultra-dogmatica, appiattita sulle posizioni della Bundesbank e criticata dai suoi stessi due giudici dissenzienti, ma rende l’idea di quali siano le zucche con cui lo stesso governo tedesco deve fare i conti.
Piero
Il vero problema è che manca la liquidità in Europa, naturalmente nelle imprese e di conseguenza nelle famiglie; tutte le manovre fatte dalla Bce sono state sterilizzate, ultimamente la Bce non ha attuato la sterilizzazione e ha affermato che ciò avrebbe aumentato la liquidità nel sistema di 170 miliardi. La Fed al contrario ha aumentato la liquidità nel sistema da oltre due anni di 80 miliardi mese e da ultimo di 70 miliardi mese. Come già affermato in precedenti commenti, ciò è verificabile dal passivo dei bilanci delle due banche. Ciò viene imposto dalla Germania che vuole l’euro forte com’era il marco, dalla parità con il dollaro dall’adozione abbiamo toccato 1,50 e oggi 1,35, questo fatto non è spiegabile se non con la mentalità tedesca, che attualmente sta imponendo la sua politica monetaria, non si tratta di amor di patria come afferma il Sig. Cocucci ma di prendere atto della realtà, ultimamente Draghi non sta escludendo anche gli Smp come da me richiesto da due anni, non si esce da questa crisi se la Bce non acquista almeno la metà del debito pubblico dei paesi euro (proquota del Pil o della partecipazione alla Bce come affermato da qualcuno), naturalmente deve essere un programma da svolgere in dieci anni, basta annunciarlo e iniziare, tutto ciò sul secondario.
Piero
L’acquisto diretto delle azioni non produrrebbe gli stessi effetti dell’acquisto dei debiti statali per le seguenti considerazioni:
1) nei mercati borsistici non vi sono solo azioni di società europee.
2) alcuni paesi europei sono strutturati con le Pmi che non sono presenti in borsa, a loro non arriverebbe mai il denaro, esse non sono su fornitori delle imprese quotate, almeno non lo sono in Italia.
3) la Bce è proprietaria di pezzi di società private, dovrà esercitare il diritto di voto, dovrà gestire la partecipazione, quale sarà la sua ottica, di speculatore oppure di cassettista: nel primo caso si creerebbe un mercato instabile, concentrare su un unico proprietario una rilevata quota di azioni di molte società può essere pericoloso, se al contrario fa il cassettista, il mercato borsistico non avrà più il flottante necessario.
4) si tornerebbe all’incrocio imprese/banche che, almeno in Italia fu considerato molto pericoloso per il risparmio.
5) i titoli statali sono sicuri, vengono acquistati dalla Bce e quindi vengono tolti dai bilanci bancari, in tale modo le banche hanno più liquidità per le imprese e più patrimonio di vigilanza (oggi i titoli sono quotati sotto la pari creando minusvalenze che hanno ridotto il patrimonio di vigilanza).
Ugo detto Piero
Se non vi fosse l’euro la Germania con il marco forte avrebbe dovuto intraprendere altre vie per stare sul mercato: ora per i tedeschi è troppo comodo giocare con il banco.
Piero
Con il cambio fisso dell’euro i tedeschi hanno migliorato i surplus nei confronti dei paesi euro e hanno evitato le continue svalutazioni delle monete europee che danneggiavano le loro esportazioni.
Guest
Nessuna correlazione tra (punto 5) ” i titoli statali sono sicuri” e “le banche hanno piu’ liquidita’ per le imprese”. Con la moneta ci si può fare ciò che si vuole. Meglio sarebbe avere prodotti e servizi competitivi o innovativi.
Piero
Se le banche vendono i titoli statali alla Bce tramite il mercato secondario, le banche hanno liquidità che possono prestare alle imprese.
Guest
Le banche Italiane (national in death) fanno carry trade, to-date. Vede, il tema non è solo il credit crunch. Il tema è che il made in Italy filosofale non tira più molto. R&D; aggregazione ed internazionalizzazione dei distretti di eccellenza, etc. Vada a pagina 16 della relazione finanziaria Fiat per l’anno 2012. Il rapporto di redditività Usa vs Italia è di 5 ad 1 (ossia, paese avanzato vs. emergente). Come mai?
Guest
Tesi un po’ rigide. Nel 2012 il trade deficit Germania è stato di 27 miliardi di euro con Russia, Libia, Norvegia, quello del Giappone di 4.7 miliardi di euro, quello della Cina di 11.1.
27.1% di contribuzione alle garanzie Esm (+claims Target 2) e 190% di debito. Con la moneta, ci si può fare ciò che si vuole. Meglio sarebbe occuparsi di R&D, internazionalizzazione dei distretti di eccellenza, giovani, donne, Sud, competitività del Paese.
Si guardi la competitività del Paese (Gci), ormai un’emergenza. Oppure la relazione finanziaria di Fiat S.p.A. dell’anno 2012 (pagina 16). Lì trova confronti interessanti in termini di redditività per area geografica: Usa battono Italia 5 a 1. Manca la liquidità (pronuncia: sovvenzioni statali per imprese decotte)?
Maurizio Cocucci
Replico brevemente in quanto l’argomento dell’articolo è un altro, ma francamente quando leggo che la Germania vuole per chissà quale motivo una moneta forte cerco di capire le ragioni che sostengono questa affermazione. La Germania ha tra i pilastri della sua politica monetaria non un valore alto della propria moneta ma la stabilità dei prezzi e questa è assicurata da una moneta stabile, ovvero non soggetta a deprezzamenti (o svalutazioni) perchè diversamente si avrebbe appunto un incremento dei prezzi. La Germania ieri e l’eurozona oggi hanno una moneta cosiddetta ‘forte’ perchè il saldo della bilancia dei pagamenti dell’eurozona è positivo (154,6 miliardi di euro al 30 settembre 2013, mentre quello USA è negativo per circa 300 miliardi di dollari), è questo che sta alla base della forza o meno di una moneta. Poi ci possono essere interventi delle autorità monetarie per influire sul corso dei cambi ma nel caso della BCE questo è escluso nel senso che loro lasciano che sia il mercato a fare da regolatore, principio che se vuole è proprio dei tedeschi. In ogni caso non hanno anche loro alcun interesse ad avere un euro così alto, ergo un deprezzamento rispetto alle altre valute farebbe comodo sicuramente anche all’export tedesco.
Piero
La rivalutazione dell’euro (del marco) ha permesso la riunificazione della Germania.
Se la Germania voleva un euro stabile doveva con la politica monetaria mantenerlo alla parità con il dollaro: fu il cambio in cui venne adottata la moneta unica. Se per i tedeschi l’euro vale il doppio del dollaro sono tutti contenti.
Piero
Il credit crunch sta uccidendo tutte le imprese: aumenta la disoccupazione, aumentano i suicidi per motivi economici (l’ultimo è avvenuto ieri: l’uomo ha ucciso anche due figli). Penso che vi debba essere un’azione di responsabilità da parte dei politici, l’Italia non ha più tempo, deve agire subito: il primo problema è il credito. Naturalmente anche tutti gli altri problemi sono importanti: fisco, costo della politica, efficienza della pubblica amministrazione, etc.
Guest
Condivido. Cuneo fiscale giù, pressione fiscale (via Irap) giù, previa razionalizzazione della spesa pubblica. Ho fatto un po’ di benchmarking con la Germania: si spendono, relativamente, circa 40 miliardi di euro all’anno in più. Se si allineasse la spesa, si potrebbe eliminare l’Irap funesta, abbassare Irpef, etc.
gioele
Considerato che il prossimo parlamento europeo vedrà una consistente presenza di euroscettici trasversale in tutti i paesi membri, offro al dibattito una proposta per salvare l’euro e l’Europa.
fase 1 – Tutti i paesi membri inseriscono in costituzione il pareggio di bilancio
fase 2 – Tutto il debito di ciascuno degli stati membri viene trasferito in una bad bank gestita dalla Bce che ripagherebbe i creditori mediante svalutazioni dell’euro come sta facendo la Fed (attualmente il dollaro è svalutato del 40 per cento rispetto all’euro)
fase 3 – La Commissione dovrebbe creare un’agenzia di rating europea che sarebbe incaricata di certificare i bilanci degli stati membri e intervenire severamente sugli eventuali deficit tassativamente vietati.
fase 4 – I risparmi di bilancio annuali (per l’Italia si tratta di 50 miliardi di euro) dovrebbero essere destinati alla riduzione fiscale per il 50 per cento e agli investimenti strutturali per il resto.
fase 5 – Tutti gli stati membri dovrebbero armonizzare rapidamente i regimi fiscali in modo da impedire delocalizzazioni al ribasso sia per i lavoratori che per le imprese e riformare le agenzie del lavoro sul modello nordeuropeo.
Piero
Sarebbe il massimo, si pagherebbe il debito con l’inflazione, si avrà il trasferimento della ricchezza dalla classe della rendita a quella dei lavoratori e delle imprese. Purtroppo la Germania non accetterà mai questa soluzione che al contrario è ottima, rimane la rottura dell’asse valutario in Europa due/ tre aree valutarie, è l’unica soluzione, già l’Olanda comincia a fare i conti dei costi di uscita dall’euro e dei guadagni che se ne deriva. Basta che parta un paese, poi tutti vanno a ruota, l’euro rimarrà solo per la Germania, tanto per loro non è cambiato nulla con il marco. L’euro farà la fine dello Sme, non vi potrà mai essere una moneta unica se non vi è una gestione accentrata di risorse per almeno il 15/20%, quindi non vi potrà mai essere una moneta se non vi sarà uno stato almeno federale. I danni provocati dall’euro sono sotto gli occhi di tutti, povertà e morte, almeno negli stati meridionali, anche nei paesi nordici comincia la crisi, se si fermano i consumi in Europa crolla tutto, mentre il mondo stampa la moneta l’Europa sterilizza gli interventi espansivi, l’idea è avere una valuta forte per fare cosa? Solo per l’ideologia tedesca, vero che ciò ha fatto la Germania l’economia più forte dell’Europa, ma non è questa la soddisfazione di un’Europa politica, uno stato non deve crescere sulle macerie dell’altro. Questo è successo in Europa, basta vedere la Fiat, che è andata in Olanda e Inghilterra per le tasse che purtroppo in Italia non si possono ridurre grazie si vincoli imposti dal fiscal compact europeo: naturale che le imprese che possono vanno altrove, le imprese devono crescere e non possono essere stritolate dai vincoli europei sullo stato italiano, se una persona è libera secondo voi dove fa un investimento immobiliare, in Italia o altrove, quando in Italia viene minacciato un giorno si è uno no l’adozione di una patrimoniale per ripagare il debito?
gioele
Piero, è vero, non sarà facile convincere la Germania ma ormai tutta l’Europa meridionale è schiacciata dall’impoverimento determinato dall’austerità tedesca. Credo che il prossimo Parlamento sarà molto più ricettivo sui temi della condivisione ed è importante fare circolare idee di solidarietà condite da garanzie di buona amministrazione