La diminuzione di offerta di servizi pubblici e la privatizzazione dei servizi in atto in molti comuni sarà compensata dai voucher per l’uso delle baby sitter, come proposto? Ancora da chiarire. Ma per le famiglie, che pagano pesantemente crisi e austerità, si può fare di più.
Per le famiglie con figli la situazione è decisamente peggiorata negli anni della crisi. Per i genitori di figli piccoli, i tagli dei fondi alle Regioni spingono molti comuni a ridurre l’offerta di servizi pubblici, asili nido, scuole a tempo pieno, assistenza agli anziani e disabili. Per i genitori di figli adulti, la disoccupazione dei giovani che vivono in famiglia imporrà ancora più lavoro alle donne anziane che, in seguito alla riforma delle pensioni, dovranno conciliare lavoro e famiglia per un numero maggiore di anni.
CHE COSA È STATO FATTO E CHE COSA RESTA IN SOSPESO
Per le famiglie con figli, la riforma del lavoro prevede due interventi da attuare in via sperimentale a favore della maternità e paternità, a valere per il triennio 2013-2015 (articolo 4 comma 24).
Il primo riguarda i congedi. Nell’ottobre del 2010 il Parlamento europeo aveva approvato una legge per proteggere le donne dal licenziamento a causa della maternità e per garantire anche ai padri almeno due settimane di congedo obbligatorio. La riforma italiana introduce congedi di paternità obbligatori di un giorno soltanto (comma 24, lettera a). La proposta va nella giusta direzione di ridurre le ancora fortissime asimmetrie nelle coppie in Italia e difendere la continuità delle carriere femminili, ma in questa forma è troppo limitata.
Si può fare di più: una strada potrebbe essere quella di incentivare congedi part-time per ambedue i genitori, sull’esempio di Svezia e Norvegia. In questo modo, si ridistribuiscono su ambedue i genitori i costi della nascita dei figli sulle carriere lavorative.
Il secondo intervento proposto nella riforma sono i voucher per l’uso delle baby sitter (comma 24, lettera b). Si tratta di un intervento utile perché può contribuire a far emergere parte del lavoro di cura sommerso. Un testo emendato in seguito ha introdotto anche la possibilità di utilizzare i voucher per far fronte alle spese dei «servizi pubblici per l’infanzia o dei servizi privati accreditati».
Tuttavia, non è chiaro se quest’ultimo intervento possa compensare la diminuzione di offerta di servizi pubblici e la privatizzazione dei servizi in atto in molti comuni. I tagli alle spese per i nidi implicheranno una minor occupazione (femminile) sia per gli effetti diretti (le educatrici assunte) sia per gli effetti indiretti (più mamme con difficoltà di conciliare famiglia e lavoro), nonché effetti sui risultati cognitivi e non dei bambini stessi, dalla socializzazione per i figli unici agli esiti scolastici ed effetti di lungo periodo. La privatizzazione o esternalizzazione dei servizi può avere implicazioni negative di qualità (riducendo il rapporto operatore bambino per esempio). Si tratta di sostenere i comuni in un processo di riorganizzazione dei criteri di accesso e delle rette che consenta di affrontare i costi crescenti di gestione.
Tuttavia, queste norme non sono state ancora attuate. La definizione dei criteri di accesso e le modalità di utilizzo delle misure sperimentali, nonché del numero e dell’importo dei voucher sono in attesa di un decreto del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, di concerto con il ministero dell’Economia e delle Finanze.
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