In tutto il mondo, grandi gruppi industriali possiedono giornali e televisioni. Così come in molte nazioni lo Stato ha la proprietà di almeno un canale televisivo. Lanomalia italiana sta nel fatto che è di proprietà pubblica il 50 per cento delle televisioni, mentre la quota di media in mano allindustria è decisamente superiore a quanto avviene negli altri paesi. Molto più alto della media è anche il livello di concentrazione del mercato pubblicitario. Se vogliamo comprendere il ruolo che i media svolgono nell’informazione economica dobbiamo concentrarci su due aspetti fondamentali: l’assetto proprietario di giornali e televisioni e la struttura competitiva nella quale operano. La proprietà Sul primo punto, la proprietà, è interessante notare che esiste una differenza tra stampa e televisione. Fonte:Djankov, Simeon, Caralee McLiesh, Tatiana Nenova, Andrei Shleifer. 2001. “Who Owns The Media?” NBER Working Paper 8288 Fonte:Djankov, Simeon, Caralee McLiesh, Tatiana Nenova, Andrei Shleifer. 2001. “Who Owns The Media?” NBER Working Paper 8288 Nota: I dati sono presi da Adage Global, November 2000, “The World’s Marketing Elite” based on data from ACNielsen. questo per i primi 10 inserzionisti. I restanti dati sono presi da World Press Trends 2002, pubblicato by World Association of Newspapers.
Da un’analisi di dati elaborati a livello internazionale, emerge che lo Stato non detiene quasi mai la proprietà di nessuno dei principali cinque quotidiani. E l’Italia in questo non fa eccezione. Esiste invece un legame tra proprietà dei giornali e industria nei paesi che hanno una lunga tradizione di concentrazione industriale in grandi gruppi. Ma se nella media internazionale la presenza di interessi industriali nei primi cinque giornali è intorno al 30 per cento, in Italia raggiunge invece il 100 per cento, una quota che condividiamo con Cile e Singapore.
Il discorso cambia per la televisione, ma di nuovo l’Italia rappresenta un caso estremo.
In molti dei principali paesi, lo Stato è proprietario di uno o più canali televisivi: in media possiede il 38 per cento dei principali canali, in Italia la percentuale sale al 50 per cento.
Se guardiamo invece alla proprietà di televisioni in mano ai gruppi industriali, senza dunque considerare i canali di proprietà pubblica, la media si attesta sul 30 per cento, mentre in Italia raggiunge il 100 per cento. In questo caso, ci fanno compagnia la Russia, la Spagna e la Francia.
Il mercato pubblicitarioAnche sul secondo punto, la struttura competitiva, l’Italia presenta alcune anomalie rispetto alla situazione che caratterizza gli altri paesi. In un paese come l’Italia dove la struttura industriale è estremamente frammentata, il mercato pubblicitario è fortemente concentrato: i primi cinque inserzionisti coprono il 21 per cento del mercato pubblicitario, mentre la media internazionale si attesta sul 15 per cento.
È evidente che maggiore è la concentrazione del mercato pubblicitario, minore sarà l’indipendenza di giornali e televisioni dai grandi gruppi industriali.
In conclusione, dunque, grandi gruppi industriali possiedono giornali e televisioni in tutto il mondo.
In Italia, però, la quota di giornali e televisioni in mano all’industria è decisamente superiore a quanto avviene negli altri paesi. Così come molto più alto della media è il livello di concentrazione del mercato pubblicitario.
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antonio fiscarelli
Nella prima griglia, relativa alla proprieta’ dei giornali, non scorgo i dati di diversi paesi. In partciolare, sarei curioso di sapere quelli di USA e UK, non so se sono io che non capiscono o appunto quei dati non ci sono. Mi spieghereste meglio?