Euroscetticismo e astensionismo derivano anche dall’incapacità dell’Unione europea di realizzare politiche che accrescano il benessere dei cittadini. Troppo spesso infatti le decisioni sono influenzate da lobby settoriali ben organizzate e finanziate. A contrapporsi ai gruppi di pressione per difendere gli interessi generali potrebbero essere le associazioni dei consumatori, soprattutto se sapranno svolgere un monitoraggio permanente delle principali politiche comunitarie di settore per verificare la loro compatibilità con gli interessi di tutti.

Le elezioni europee del 12 giugno ci hanno portato varie novità. Fra le più rilevanti, il forte avanzamento elettorale dei partiti “euroscettici” e la bassa percentuale di votanti nei nuovi paesi membri dell’Europa centro-orientale (Peco). Si nota una disaffezione crescente non tanto verso l’ideale di un’Europa unita, quanto verso le realizzazioni pratiche di questa Unione europea, perennemente dilaniata da conflitti di parte, nazionali e settoriali, che pregiudicano la sua capacità di essere fonte sinergica di maggior benessere sia per i propri cittadini che a livello globale.

Una politica europea contro l’interesse dei cittadini?

I responsabili delle decisioni politiche europee, eletti dai cittadini o ai quali sia stato conferito un mandato, in linea di principio dovrebbero garantire una politica sostanzialmente equa e nell’interesse generale, in sintonia con i trattati istitutivi dell’Unione. Purtroppo però, le decisioni da prendere in pratica sono spesso complesse, presentano aspetti economici, sociali, territoriali interconnessi, e l’analisi dei loro effetti è oggettivamente difficile. Le lobby settoriali, che sono di solito molto documentate e ferrate sui loro specifici problemi, possono facilmente mascherare, o quantomeno far sottovalutare all’operatore politico, gli aspetti più corporativi delle politiche da loro sostenute.
Se esistessero anche lobby in difesa degli interessi generali ugualmente forti e ben organizzate, capaci di controbattere punto per punto le argomentazioni di parte, il sistema potrebbe probabilmente funzionare in modo accettabile, nell’interesse generale. Purtroppo queste lobby “orizzontali” sono poche e decisamente non sufficientemente organizzate..

Esiste poi un sistema automatico che favorisce i gruppi di pressione che sostengono interessi di parte. Se una lobby di settore ha successo nell’ottenere privilegi o rendite per i propri membri, le sarà più facile ottenere da loro maggiori finanziamenti, che a loro volta le permetteranno di ottenere ulteriori privilegi e rendite.
Al contrario, se un gruppo di pressione “orizzontale” riesce, per esempio, ad ottenere un mercato più concorrenziale con benefici diffusi su tutti, non ottiene per sé alcun vantaggio diretto in quanto i cittadini sono molto numerosi, non organizzati, e di norma non si rendono conto dei benefici ottenuti come consumatori. Di conseguenza, non si instaura una “spirale virtuosa”, a favore di questi gruppi di pressione che possa contrastare la “spirale perversa” che favorisce invece chi opera contro l’interesse generale.

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Una politica dei consumatori?

Chi potrebbe dunque difendere gli interessi di tutti i cittadini creando un “potere contrapposto” alle lobby di settore in grado di contrastarle quando propongono politiche che generano benefici per certi gruppi di cittadini e costi molto più grandi per il resto della popolazione, abbassando il benessere sociale?
Le associazioni dei consumatori, ad esempio, potrebbero svolgere questo ruolo: rappresentano infatti tutti i cittadini perché ognuno di noi è anche un consumatore. In pratica però sono spesso poco finanziate, divise fra di loro, meno preparate sul piano professionale delle lobby di settore. D’altro canto, non dobbiamo dimenticare che molte di loro si propongono di difendere i consumatori su tutti i principali settori, ed è certo molto più difficile operare su un fronte a 360 gradi piuttosto che su una specifica politica settoriale.

Sul piano istituzionale le associazioni dei consumatori potrebbero sicuramente dare un forte contributo alla realizzazione del “Trattato che istituisce la Comunità europea”, che al titolo IX “Protezione dei Consumatori” recita: “la Comunità contribuisce a tutelare la salute, la sicurezza e gli interessi economici dei consumatori nonché a promuovere il loro diritto all’informazione, all’educazione e all’organizzazione per la salvaguardia dei propri interessi.” “Nella definizione e nell’attuazione di altre politiche o attività comunitarie sono prese in considerazione le esigenze inerenti alla protezione dei consumatori.”

Un monitoraggio permanente delle principali politiche comunitarie di settore per verificare la loro compatibilità con gli interessi di tutti i cittadini, rappresentati sul piano operativo dai consumatori, sarebbe sicuramente molto utile per migliorare l’intervento pubblico europeo e smantellarne gli aspetti più in contrasto con l’interesse generale. Molto probabilmente stimolerebbe anche una nuova fiducia dei cittadini di tutti i paesi membri verso gli ideali europei.

Cosa fare?

Purtroppo questo monitoraggio non è facile e dovrebbe comunque essere realizzato in concertazione fra le associazioni dei consumatori e la Commissione europea.
Da parte delle organizzazioni dei consumatori è necessario un impegno maggiore e una presenza costante anche sull’opinione pubblica. Se si volesse tentare la formazione di un partito dei consumatori, un serio e permanente lavoro di monitoraggio delle politiche europee sarebbe più convincente per gli elettori di apparizioni televisive dell’ultimo minuto per chiedere voti.
La Commissione Santer (1995-99) aveva istituito la Direzione generale XXIV per la “Politica dei consumatori”, che afferiva al gabinetto di Emma Bonino, e aveva delegato vari funzionari anche al monitoraggio delle politiche economiche europee di settore. (1)

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Successivamente questa Direzione generale è stata accorpata con quella della Salute (Sanco) e la protezione dei consumatori ha assunto sempre più le caratteristiche di tutela della salute dei cittadini e della loro sicurezza alimentare, senza che si sviluppassero parallelamente gli aspetti economici. Le decisioni sul sostegno dei prezzi agricoli ad esempio, pur essendo pagate da tutti i cittadini, restano saldamente nelle mani della Direzione generale agricoltura.
Monitorare questi aspetti di politica economica è certo più scomodo, in quanto mette in contrasto i consumatori con i gruppi di interesse che influenzano pesantemente le diverse politiche settoriali. Sarebbe però molto importante e utile a tutti i cittadini, oltre che richiesto dal Trattato che istituisce la Comunità europea.
Ci auguriamo che i nuovi parlamentari eletti in questi giorni affrontino il loro mandato di servizio pubblico nel modo migliore, evitando di aumentare il già troppo elevato grado di litigiosità fra le istituzioni e gli operatori politici europei, e concentrandosi invece nell’applicare serenamente ed efficacemente i principi contenuti nei Trattati.
In questo modo probabilmente alle prossime elezioni europee gli “euroscettici” saranno molto meno e l’affluenza alle urne sarà molto più alta, anche nei nuovi paesi membri.

 

(1) Il Comitato Europeo dei Consumatori approvò, ad esempio, un documento sulla riforma della PAC

 

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