A cinque anni dall’apertura del mercato, in Gran Bretagna le tariffe dell’elettricità e del gas per le famiglie a più basso reddito crescono più lentamente delle altre. Questi consumatori restano comunque più vulnerabili agli aumenti nei livelli generali dei prezzi dell’energia perché a questa voce di spesa destinano quote più alte di reddito. Ma a preoccupare è soprattutto il permanere del forte potere di mercato degli ex monopolisti. Un controllo sulle posizioni dominanti produrrebbe benefici per tutti i consumatori, ma in particolare per i più poveri.

La Gran Bretagna è stata uno dei primi paesi a introdurre la concorrenza nel mercato finale dell’energia. Il processo è stato facilitato dalla caduta mondiale dei prezzi dell’energia e dal fatto che il monopolista della fornitura di gas era penalizzato da contratti a lungo termine bloccati al di sotto del prezzo allora prevalente. Ora che i prezzi dell’energia tornano a salire, un mercato competitivo può peggiorare le cose per le famiglie a basso reddito? Ora che le tariffe regolate sono state eliminate, i più deboli finiranno per pagare le conseguenze maggiori? Se guardiamo ai dati, vediamo che la questione principale potrebbe essere quella del grado di competitività generale del mercato e non quella dei prezzi relativi praticati per i diversi consumatori, spesso al centro di precedenti preoccupazioni. (1)

Sconti ai più ricchi

Al primo affacciarsi della competizione, la risposta immediata dei grandi fornitori di energia era stata di riallineare i prezzi in favore delle persone a più alto reddito (quelli che pagano le bollette tramite domiciliazione bancaria “a consumo”). Le imprese sostenevano infatti che le altre tariffe non coprivano in modo adeguato i costi e dunque avevano bisogno di abbassare i prezzi di chi pagava le bollette tramite banca perché proprio a questi i nuovi entranti avrebbero offerto le condizioni migliori. E infatti le bollette di questi consumatori si sono ridotte – più di quattordici sterline in meno all’anno per il gas e quattro sterline per l’elettricità nel periodo tra le privatizzazioni e il 1996, anno di apertura del mercato. Le preoccupazioni maggiori riguardavano le famiglie dotate di contatori muniti di carte prepagate (“a forfait”), che avevano redditi ben al di sotto della media, che sono più costosi da servire e per i quali i prezzi erano saliti ancor prima che qualsiasi nuovo gestore entrasse nel mercato.

Quando il mercato si è aperto alla concorrenza, nel 1999, le varie società elettriche sono entrate ciascuna nei mercati locali serviti dall’altra. Nelle nuove aree le loro tariffe non erano regolate e dunque le società potevano scegliere una struttura dei prezzi che rifletteva i costi del servizio a ciascun consumatore, a seconda dei metodi di pagamento scelti. Rispetto ai prezzi praticati nel loro mercato locale d’origine, ove erano soggette a tariffe regolate, quando si proponevano come nuovi entranti, le società elettriche offrivano sconti maggiori per chi pagava tramite banca.
Questo non prometteva niente di buono per i consumatori a forfait una volta che i price cap fossero stati eliminati. E tra le associazioni dei consumatori – e non solo – era forte la preoccupazione che una volta cancellata la regolamentazione, sarebbero saliti anche i prezzi per i consumatori a forfait serviti dagli ex monopolisti regionali.

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Cinque anni dopo non va male…

Nonostante i timori, a cinque anni dall’apertura dei mercati e due anni e mezzo dopo l’eliminazione di tutti i price cap, scopriamo che non è vero che i prezzi a forfait crescono più velocemente degli altri, anzi il loro aumento è più lento. Una delle cinque maggiori società elettriche ha abbassato i prezzi a forfait relativamente a quelli a consumo nella sua regione d’origine, dove ha tuttora il 60 per cento del mercato, e le altre quattro società non hanno mutato i loro differenziali.
Ma le società sembrano aver cambiato il loro atteggiamento anche quando si propongono come nuove entranti. Tra il 1999 e il 2004, tre dei sei maggiori fornitori hanno ridotto i costi relativi delle tariffe a forfait, una li ha aumentati e le altre due non hanno fatto nessun cambiamento. Nel novembre 2004, Powergen ha annunciato un taglio generalizzato delle tariffe a forfait, pur nel contesto di un incremento generalizzato dei prezzi.
Forse i cambiamenti dipendono dal fatto che le società elettriche sono particolarmente sensibili alla potenziale pubblicità negativa che può derivare dalle autorità di regolazione, dalle associazioni dei consumatori e dalla stampa. Tutto questo può agire come un “surrogato” per il vincolo sui prezzi relativi imposto sulle tariffe utilizzate principalmente dai gruppi a basso reddito, in particolare nelle regioni dove il fornitore “tradizionale” è ancora quello dominante.

Anche se i consumatori a basso reddito non hanno sofferto quanto si temeva dal riallineamento delle tariffe nel mercato competitivo, restano comunque più vulnerabili agli aumenti nei livelli generali dei prezzi dell’energia perché a questa voce di spesa destinano infatti una quota più alta del loro reddito. Nel 2002 la spesa media in energia del 10 per cento più povero delle famiglie rappresentava il 6 per cento del loro reddito, mentre era del 2 per cento per il 10 per cento più ricco.
Energywatch stima che tre milioni di persone sono in una condizione di “povertà da combustibile” (spendono o dovrebbero spendere più del 10 per cento del loro reddito in energia). E Help the Aged sostiene che a ogni aumento del 10 per cento della bolletta elettrica, questo numero cresce di un altro mezzo milione di persone. Se eliminare le tariffe amministrate significa che i prezzi salgono più di quanto avrebbero fatto altrimenti, i poveri soffrono di più.

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… ma non sono solo rose e fiori…

Ci sono alcuni segnali preoccupanti che indicano il permanere di un sostanziale potere di mercato due anni e mezzo dopo l’eliminazione degli ultimi “price cap”. I vecchi monopolisti sono ancora capaci di strappare premi considerevoli sugli altri concorrenti. Il loro potere potrebbe essere ridotto se i consumatori davvero passassero a fornitori con tariffe più basse. Però molti sono convinti che gli ex monopolisti si adegueranno ai prezzi più bassi dei nuovi entranti e tra coloro che il cambio lo fanno, molti scelgono fornitori più cari. Tutti risultati che fanno pensare a un mercato dove la competizione non è certo vigorosa. Naturalmente, il rialzo delle bollette energetiche può spingere i consumatori a cercare contratti migliori, contribuendo così direttamente a una più efficace competizione.

Tuttavia, anche se i consumatori più attivi avessero successo nell’impedire agli ex monopolisti di praticare prezzi più alti dei nuovi entranti, potrebbero però non essere capaci di impedire un rialzo concertato dei prezzi. Nel mercato, gli attori significativi sono soltanto sei, e tre sono i leader. Condividono tutti l’interesse a tenere i prezzi ben al di sopra dei costi, e le condizioni del mercato glielo rendono possibile senza alcuna necessità di una collusione esplicita. Questo piccolo numero di società interagisce più e più volte nei quattordici mercati regionali dell’elettricità e nell’unico mercato nazionale del gas. Il prodotto è omogeneo e le società hanno dimensioni simili. Inoltre, sia l’obbligo a rendere pubbliche le tariffe per facilitare ai consumatori i cambi informati di fornitore e sia i periodici rapporti dell’autorità di regolamentazione sulla competizione nel mercato, permettono alle società di “tenersi d’occhio” facilmente. D’altra parte, il rialzo mondiale dei prezzi dell’energia offre alle società elettriche la scusa perfetta per alzare i prezzi delle tariffe, e infatti hanno espresso spesso l’intenzione di farlo nei loro comunicati sull’aumento dei costi.
L’autorità di regolamentazione continua a monitorare questi temi, mentre i prezzi continuano a salire. La vera fonte di preoccupazione è proprio, anche in Gran Bretagna, il controllo sulle posizioni dominanti, che produrrebbe benefici per tutti i consumatori, ma in particolare per i più poveri.


(1) Un’analisi più completa può ritrovarsi sulla newsletter del Centre for competition policy.

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