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Perché le regole di voto sono così importanti *

La Polonia si oppone alla modifica delle regole di voto all’interno del Consiglio e all’introduzione del sistema a doppia maggioranza. D’altra parte, si tratta di una questione davvero decisiva. Non è possibile misurare direttamente il potere di un paese nelle decisioni dell’Unione Europea, ma se ne può trovare una traccia nei dati. Per esempio, esiste una evidente relazione positiva tra il “potere per abitante” e le risorse di bilancio ottenute dai diversi Stati membri. Insomma, si combatte per qualcosa di più dell’orgoglio nazionale.

La Polonia sta combattendo con le unghie e con i denti. Si oppone a una proposta che vorrebbe spostare l’Europa dall’attuale status quo delle regole di voto nel Consiglio dei ministri (deciso dal Trattato di Nizza) verso un sistema che dovrebbe riallocare il potere ai paesi più grandi, in particolare alla Germania (e alla Turchia, quando entrerà). La riforma di cui si discute – lo schema della doppia maggioranza – è stata proposta per la prima volta nella Costituzione da Giscard d’Estaing nell’ambito della Convenzione europea, senza alcuna discussione pubblica.
È questo il problema. Bisogna ricordare infatti che alla Convenzione i nuovi Stati membri come la Polonia erano sì presenti, ma non potevano impedire il raggiungimento di un consenso. Le soglie delle due maggioranze sono state rimesse in discussione dalla Presidenza irlandese a fine 2004, ma ciò è avvenuto in un’atmosfera di crisi e con scarsa analisi sistematica delle conseguenze, certamente niente di tutto ciò è avvenuto in pubblico.
Con questi precedenti, è facile comprendere perché la Polonia – l’unico grande paese tra i nuovi membri – è convinta di battesi per un altro principio morale.

La misura empirica del potere

Non si può misurare direttamente il potere di un paese nelle decisioni dell’Unione Europea, ma l’esercizio del potere lascia alcune “tracce” nei dati. Le allocazioni delle risorse di bilancio sono una manifestazione del potere che è sia osservabile sia quantificabile. Questa osservazione è la base per l’evidenza empirica sulla rilevanza delle misure del potere nella letteratura di teoria dei giochi applicata al voto.

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“Muscoli” e soldi

Circa l’80 per cento delle decisioni del Consiglio sono prese sulla base del voto a maggioranza. Il Consiglio decide su molte questioni ogni anno e non tutte stanno a cuore nello stesso modo agli Stati membri, che dunque tendono a scambiare il loro voto su materie considerate minori con il sostegno su altre che considerano maggiori, anche se totalmente scollegate fra loro. Questa sorta di attività naturale è indicata con espressioni colorite come “intrallazzo” o “mercato delle vacche”.
I cittadini degli Stati europei, o almeno alcuni di loro, ricavano benefici dal denaro che l’Unione spende nella loro circoscrizione. Così, i politici di successo, rispondendo ai desideri dei cittadini, usano la loro influenza politica per indirizzare il denaro sulla strada di casa.

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Le quote relative di voti in Consiglio spiegano molto dell’allocazione delle risorse di bilancio. L’asse orizzontale del grafico mostra un indice della “distorsione” nel “potere per abitante” di ogni Stato. In particolare, mostra il rapporto tra la quota di voti in Consiglio di ogni nazione con la sua quota di popolazione nell’Europa a 15: se i voti fossero assegnati rigidamente in base alla popolazione, dovrebbe essere sempre 1.0. Gli Stati con un rapporto inferiore a 1.0 hanno un minore “potere per abitante”.
L’asse verticale mostra una misura delle distorsioni nei fondi pro-capite ottenuti da ogni nazione. Di nuovo, per avere una scala comune, la misura precisa che utilizziamo è il rapporto tra la quota di spesa europea attribuita alla nazione e la sua quota sul totale della popolazione europea. Così come per la misura del potere per abitante dell’asse orizzontale, 1.0 sull’asse verticale è la media dei fondi ottenuti per abitante, prendendo l’Europa a 15 nel suo insieme.
Ciascun punto indica uno dei paesi membri dell’Europa a 15 (i dati sono riferiti al periodo di bilancio 2000-2006), ma non vi è incluso il Lussemburgo.
Il Lussemburgo è un caso estremo: il suo rapporto di potere è 20.1 e il suo rapporto di bilancio è 10.8, due dati che lo rendono il miglior esempio della formula “potere uguale denaro”, ma anche un caso così estremo da far saltare la scala del grafico. Ci si potrebbe chiedere perché lo Stato membro più ricco si aggiudica la maggiore allocazione di risorse per abitante, che per lo più arriva sotto forma di spesa per le istituzioni europee nel Gran Ducato. Mi sembra chiaro che negli anni i politici lussemburghesi hanno fatto bene il loro mestiere e sono stati molto abili nell’utilizzo del loro potere in Consiglio.
Il grafico ha due caratteristiche salienti. Primo, c’è una chiara relazione positiva tra il potere per abitante e le risorse ricevute per abitante. In altre parole, sembra che i politici utilizzino il loro potere per orientare la spesa dell’Unione Europea verso i loro paesi d’origine.
La seconda è che i paesi entrati a far parte dell’Unione nel 1994 – Austria, Finlandia e Svezia – sono molto al di sotto della media nella relazione tra potere e spesa. In altre parole, dato il loro livello di voti per abitante, la relazione tra potere e spesa che si osserva per i vecchi Stati membri (Europa a 12) suggerisce che dovrebbero ottenere più spesa europea per abitante. Forse questo riflette il fatto che i nuovi arrivati non hanno ancora imparato come utilizzare la politica europea a loro favore, oppure che non hanno avuto tempo a sufficienza per gli “intrallazzi”. Possiamo anche vedere che il Regno Unito è la nazione che riceve meno risorse per abitante di tutta l’Europa a 15. Ha anche uno dei più bassi rapporti di voto, ma non il più basso: questo onore spetta alla Germania.
Utilizzando la regressione del grafico, sarebbe semplice calcolare quanto denaro la Polonia perderebbe se accettasse la regola della doppia maggioranza. Ma non voglio fare questo calcolo: servirebbe a dare una falsa precisione alla ipotesi teorica. Tuttavia, è chiaro che la Polonia combatte per qualcosa di più del semplice orgoglio.

Leggi anche:  Perché il rapporto Draghi non è solo un libro dei sogni

Per ulteriori approfondimenti si consiglia la lettura dell’ articolo Weighting votes in the Council: towards a ‘Warsaw compromise’?

* Testo integrale e in inglese dell’articolo su www.voxeu.org

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Sommario 25 giugno 2007

  1. Matteo Villa

    Mi perdoni il traduttore di questo articolo, ma consiglio a tutti la lettura della versione integrale: qui la traduzione presente è imperfetta, confusa è la scelta dei brani, e il grafico chiarificatore è stato espunto.

    Il link presente al termine dell’articolo è sbagliato.
    Quello corretto è:
    http://www.voxeu.org/index.php?q=node/279

  2. Giacomo Dorigo

    Dall’articolo sembra che venga attribuita una relazione di causalità tra potere in Consiglio e denaro ottenuto.
    Ma è davvero così? Il grafico mostra che vi è una debole correlazione, ma vorrei far notare che in molti casi il maggior denaro ricevuto dagli stati membri (mi riferisco in particolare a Spagna, Grecia, Portogallo e Irlanda) era dovuto proprio al fatto che essi fossero più poveri!
    E questo potrebbe spiegare anche Austriaci e Scandinavi hanno così poco ritorno dal loro maggiore potere: anziché l’incapacità di grattare le altrui schiene è che probabilmente sono sempre stati percepiti come non bisognosi.

    I vantaggi di Belgio e Lussemburgo li si può spiegare alternativamente con delle ragioni logistiche, soprattutto per il Belgio (per il Lussemburgo sono disposto a concedere come uno dei fattori concorrenti quello del maggior potere di voto in Consiglio, ma non mi stupirebbe se vi fossero anche altre ragioni del successo dei lussemburghesi, per esempio un certo regime fiscale di favore che diviene fonte di “simpatia” nei confronti delle imprese “straniere” e così anche dei politici “stranieri”).

    Per quanto riguarda la Germania infine, mi chiedo se la debolezza nell’ottenere fondi non sia in realtà il prezzo pagato dai tedeschi proprio per mantenere in piedi l’Unione vantaggiosa per loro per altre vie, politiche prima (la CEE prima e l’UE dopo hanno sdoganato la Germania dopo la guerra) e commerciali poi (la Germania è una sorta di potenza regionale in Europa dell’est ora)

  3. Marco Solferini

    I pro e i contro delle battaglie che si fondano sugli ideali e sull’orgoglio fanno il bene dello sport, ma l’Unione Europea non gioca di squadra. Fatta l’Unione bisognerebbe fare gli Europei, ma noi di guerre ne abbiamo combattute molte, alcuni per cent’anni. E’ un anzianità ricca di storia, la nostra, ed è bello quando scoppietta vicino al fuoco, in un libro consunto perchè è stato letto, studiato e apprezzato. Ma non abbiamo una secessione appena trascorsa sulle spalle, bensì la spada di Damocle dell’ultima grande guerra e della follia totalitaria. In questo la riflessione e il paradigma del perchè in Europa tutti sanno bene leggere la storia, ma pochi sono in grado di scriverla. Le sfide si moltiplicano e i boyscout diminuiscono o si smarriscono, mentre crescono. O l’Europa trova se stessa, oppure dopo la Costituzione e i malumori delle lotte intestine, avremo le separazioni in casa. Occorre che i virtuosi facciano scelte coraggiose.

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