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GLI STRANI MECCANISMI REDISTRIBUTIVI DELLA FINANZIARIA

L’intervento a sostegno delle famiglie previsto nella Finanziaria si concentra esclusivamente sulla casa. Senza occuparsi invece della razionalizzazione degli aiuti al costo dei figli o dei servizi sociali ed educativi. Questo governo, come quelli precedenti, continua a utilizzare la leva fiscale per effettuare una distribuzione tra famiglie, dimenticando che nel nostro sistema fiscale l’imposta è a base individuale. E prendere a criterio di una prova dei mezzi il reddito familiare può produrre iniquità e redistribuzioni inverse.

Ignorare la famiglia, come avviene sempre in Italia quando dai dibattiti ideologici si passa alle politiche concrete, può fare brutti scherzi.

Solo la leva fiscale

Come è stato osservato da Daniela Del Boca e Alessandro Rosina (LINK) su queste pagine e da Massimo Baldini sul Sole 24Ore (1) la proposta di Legge finanziaria di fatto concentra esclusivamente sulla casa, e in particolare sull’alleggerimento dell’Ici, l’intervento a sostegno delle famiglie. E questo va a scapito sia della riforma del sostegno al costo dei figli tramite un unico trasferimento che razionalizzi e renda più equo un sistema ora frammentato e con molti buchi, sia del sostegno a quegli strumenti di conciliazione famiglia lavoro e di pari opportunità tra uomini e donne, tra minori e tra anziani fragili e non autosufficienti, che hanno il loro fulcro innanzitutto nei servizi, sociali ed educativi. Ma gli effetti negativi dell’aver ignorato la famiglia non si fermano qui. Inficiano i meccanismi redistributivi stessi che la Finanziaria mette in campo, appunto nel suo intervento sulla casa.
Con pervicace testardaggine, infatti, questo governo, come quelli precedenti, continua a utilizzare la leva fiscale per effettuare una distribuzione tra famiglie, dimenticando che nel nostro sistema fiscale l’imposta è a base individuale e non familiare. Perciò prendere a criterio di una prova dei mezzi il reddito familiare può produrre iniquità e redistribuzioni inverse.
Prendiamo il caso della detrazione dall’Ici per la prima casa, riservata ai contribuenti con un reddito individuale non superiore ai 50mila euro. Se un contribuente è l’unico percettore di reddito e guadagna anche un solo euro in più, non avrà diritto alla detrazione. Ne avranno diritto invece contribuenti con un reddito individuale inferiore, ma che non sono gli unici percettori di reddito e il cui reddito famigliare complessivo è ben superiore a quella soglia. Lo stesso vale per l’esclusione della proprietà della casa dal calcolo dell’Ise, che è una vera e propria beffa a danno di chi è troppo povero per poter impegnarsi nell’acquistare la casa, una condizione diffusa tra gli affittuari. Inoltre, a differenza che nel calcolo dell’Ise, non si tiene conto del numero dei componenti il nucleo famigliare: il tetto di 50mila euro vale per chi vive da solo e per chi ha quattro persone a carico. Un identico ragionamento si può fare per l’altrimenti ben più apprezzabile detrazione per il costo dell’affitto, pure legata al reddito individuale.
Solo nel caso dell’una tantum per gli incapienti il riferimento al reddito individale ha un senso, nella misura in cui le detrazioni altrimenti non fruite valgono per tutti i contribuenti, indipendentemente dal reddito.
Nonostante apprezzabili intenti redistributivi, per altro parzialmente disattesi dall’intervento sull’Ici come è stato più volte segnalato su queste pagine, proprio per la doppia cancellazione della famiglia – come destinataria di politiche e come ambito di composizione del reddito – con questa Legge finanziaria vengono confermati i limiti della capacità redistributiva del welfare italiano, da più parti evidenziati. Come segnalano due saggi nel volume Povertà e benessere. Una geografia della disuguaglianza in Italia (2) di prossima uscita per il Mulino, questa debolezza redistributiva dipende da un lato dal privilegiare i trasferimenti monetari rispetto ai servizi, dall’altro dal privilegiare, nei primi, i trasferimenti via imposte rispetto ai trasferimenti diretti.

(1) M. Baldini, "La casa spiazza i tax benefit", Il Sole 24Ore, 8 ottobre 2007, p. 5.
(2)Baldini M., Morciano M., Toso S., "Chi ha beneficiato delle riforme del nostro sistema di tax-benefit? Le ultime due legislature a confronto", e Baldini M., Bosi P., Pacifico D., "Gli effetti distributivi dei trasferimenti in kind: il caso dei servizi educativi e sanitari", in A. Brandolini e C. Saraceno (a cura), Povertà e benessere. Geografia delle disuguaglianze in Italia, Bologna, il Mulino, 2007 rispettivamente alle pp. 353-376 e 377-398.

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11 commenti

  1. luigi oliveri

    In effetti, si fanno i family day, la politica e la Chiesa si prodigano a parlare di famiglia, ma le azioni concrete ed efficaci di sostegno sono semplicemente inesistenti, oltre che inefficaci. Sull’ici non viene fatta, ad esempio, una considerazione banale ma ovvia: le detrazioni fondate sul reddito, oltre che per le ragioni bene messe in evidenza dall’articolo, sono inique perchè, ad esempio, le famiglie più numerose sono indotte ad acquistare case più grandi. Che risultano più onerose, in quanto al’Ici. Sicchè, ignorare la composizione del nucleo familiare costituisce un’evidente metodo per costruire disparità ed iniquità ulteriori.

    • La redazione

      Ciò che scrive conferma che occorre essere cauti quando si utilizzano criteri di reddito per effettuare redistribuzioni: se si intende sostenere il reddito di una famiglia è il reddito famigliare che va considerato, non quello individuale. Altrimenti si rischia di aumentare le disuguaglianze, invece di diminuirle

  2. Alfredo

    Anche in ambito previdenziale, la tanto sbandierata 14esima, applicata individualmente, sconta gli stessi limiti. Una famiglia composta da 2 anziani con pensione di 500 euro/mensili prende due contributi (600 euro). Un’analoga famiglia composta da due persone, una vedova con due piccole pensioni (una di reversibilità), di circa 750 euro complessivi, e figlio disoccupato, non prende alcuna 14esima. I secondi erano più poveri prima del bonus, lo sono ancor di più dopo il bonus. Quando invece il figlio disoccupato necessita di visite specialistiche, vale il reddito familiare, lordo. Quindi le deve pagare. Strano paese il nostro, governato da strabici, anche a sinistra.

  3. mirco

    Se uno ha figli li ha vouti e deve tenerseli con tutto quello che ne consegue. questo governo è papista e poco laico.Poi a proposito di denatalità e o aumento di popolazione e sviluppo economico penso questo: ce l’ha ordinato il dottore di puntare come paese ad un equilibrio di 60 – 70 milioni di abitanti con la distruzione di risorse ambientali? la Svezia ha la nostra stessa superficie, anzi un poco di piu ( 440000 km quadrati)e meno di 15 milioni di abitanti e stanno meglio di noi magari anche con meno immigrati. E’ sempre questione di scelte…alla faccia della Bindi e del papa tanto alla fine avrà sempre ragione Malthus…

    • La redazione

      Le faccio osservare che in Svezia, senza avere politiche esplicitamente pronataliste, e pur avendo tassi di occupazione femminile molto superiori a quelli italiani, il tasso di fendità è più alto di quello italiano. Perché politiche di pari opportnità tra uomini e donne e tra bambini, soprattutto attraverso l’offerta di servizi di buona qualità e non costosi, sostengono di fatto chi desidera avere figli. Aggiungo che avere figli è squisitamente una scelta individuale. Ma sono questi figli che avranno successivamente l’onere di garantire, tramite il loro lavoro, i loro contributi, le loro imposte, il benessere della società, incluso quello degli anziani. Percò chi ha figli assume oneri, anche economici, che andranno a vantaggio anche di chi non ne ha avuti.

  4. giuseppe

    Come si fà a non condividere le argomentazioni contenute nell’articolo?
    E’ palese l’iniquità del metodo redistributivo adottato.
    Ma, vorrei sottolineare, l’iniquità emerge ancora più evidente a causa del parametro utilizzato per fare redistribuzione: il reddito individuale dichiarato.
    Come si fà ad utilizzare come parametro credibile il “reddito dichiarato” anzichè il “reddito reale”, essendo noto a tutti (lo stesso Governo ce lo ripete ogni giorno) che il primo in Italia, purtroppo, è clamorosamente “falso” per effetto della spaventosa evasione fiscale tuttora esistente?

  5. Marino

    Vi ricordate la chiusura della campagna elettorale, con B. che annuncia l’abolizione dell’ICI fuori contraddittorio? La maggioranza si è messa a rincorrere le istanze della destra in cerca di popolarità, e tocca a Draghi tirar fuori la questione salariale. E’ pur vero che in un paese dove la proprietà della casa è così diffusa, è un modo "brutto sporco e cattivo" ma probabilemte efficace gi ridurre le tasse.

  6. Carlo Catalano

    Da anni assistiamo alla riduzione del potere d’acquisto dei redditi medi e medio bassi a vantaggio dei redditi elevati. La progressiva riduzione della massima aliquota marginale IRPEF associata al mancato recupero dell’enorme drenaggio fiscale che ha gravato sui redditi medi e medio bassi hanno generato quanto sostengo. Empiricamente il fenomeno è reso evidente dalla costante crescita dei consumi dei beni di lusso associata ad una generale stagnazione dei consumi. Io credo che per far ripartire l’economia nazionale occorra innanzitutto correggere questo fenomeno restituendo potere d’acquisto ai redditi medi e medio bassi, solo così si possono far ripartire i consumi. La crescente sperequazione dei redditi e delle ricchezze costituisce una tendenza generalizzata a livello mondiale che, sia sul piano etico che su quello economico, occorre contrastare. A tal proposito è assolutamente pertinente l’ottimo articolo del Prof. Colombino pubblicato sul Vostro sito e dal titolo "l’IRPEF è sulla strada giusta" nel quale si evidenzia come, nella teoria economica, il livello ottimale della massima aliquota marginale IRPEF si ponga fra il 51% ed il 90%.

  7. Claudio Resentini

    In questo periodo storico e con la temperie ideologica che lo pervade, in termini di immagine e di consenso per un governo è molto più vantaggioso tagliare le tasse rimettendo qualche spicciolo in tasca ai "contribuenti" piuttosto che implementare servizi capillari ed efficienti (un esempio per tutti: gli asili nido) che taglierebbero, magari anche drasticamente, costi (e rischi) sociali dei "cittadini". Diminuzione della spesa pubblica e alleggerimento del carico fiscale per i contribuenti appaiono ai più come obiettivi indiscutibili e inderogabili. La redistribuzione e l’uguaglianza dei diritti dei cittadini possono invece attendere.

  8. francesco

    Certo è che ciò influisce sulla crescita demografica. Riequilibrare la distribuzione del reddito dovrebbe essere l’obbiettivo di ogni esecutivo, dall’altro lato lobby categoriali impediscono ciò dilazionando i tempi di una riforma sempre più necessaria. Certo è che ogni sottrazione o aumento di risorse a questa o a quella categoria comporta un prezzo a livello di consenso elettorale. In una situazione come quella Italiana in cui i sondaggi imperversano giornalmente nei dibattiti politici in cui sembra di trovarsi in una continua campagna elettorale ogni manovra di riequilibrio se non mascherata bene diventerebbe motivo di elezioni anticipate; grazie alle lobby che sono avvallate dai media. Ma tutto ciò ha un prezzo che paghiamo ogni giorno noi popolo disorganizzato.

  9. Paolo Graziosi

    È incredibile e sconfortante vedere come, governo dopo governo, in campagna elettorale si facciano proclami, si descrivano programmi, di impegni concreti a favore della famiglia e poi in realtà non si faccia mai nulla, e senza alcuna tema di spudoratezza. Pure questo governo ha sbandierato grandi impegni, addirittura 2.500 euro a figlio! (anche se io avrei preferito il quoziente familiare come impostazione (ma tanto non fa differenza visto che non si fa né una cosa né l’altra), perfino mettendo in ballo uno specifico Ministero per la Famiglia, e poi?) Al momento in cui sto scrivendo sembra che l’aumento della detrazione ICI da 103 a 200 euro non sia più soggetto al vincolo di 50.000 euro di reddito, ma in ogni caso, si può forse considerare un incremento di 97 euro di detrazione per i proprietari di casa (siano essi single o genitori con figli) una misura a sostegno della famiglia? io non direi (senza parlare dei rischi legati alle prospettive di modifiche dei valori catastali delle abitazioni..).

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