Chi ha accolto con sollievo l’abbandono della trattativa da parte di Air France dovrebbe capire che nel caso di Alitalia l’amministrazione straordinaria porta dritti al fallimento perché la compagnia, così com’è, non è in grado di generare le risorse necessarie a soddisfare i creditori. I sindacati del settore sono riusciti a perdere anche quel poco di credibilità che ancora avevano. Insieme ad alcuni politici hanno mostrato un’irresponsabilità insostenibile. Mentre la cordata fantasma resta tale.
La rottura della trattativa con i sindacati da parte del presidente di Air France, Jean-Cyril Spinetta, fa fare ad Alitalia un altro passo nella direzione dellamministrazione straordinaria. Sul cui significato e le cui conseguenze rimandiamo allarticolo di Lorenzo Stanghellini. Di certo cè che il miliardo di euro di aumento di capitale che Air-France-Klm si era impegnata a fare, e che poteva essere fatto in tempi abbastanza brevi, è adesso diventato una chimera.
MEGLIO IL FALLIMENTO? MA NON SCHERZIAMO!
Cè però almeno una cosa che i sindacalisti dovrebbero capire: lamministrazione straordinaria porta, nel caso di Alitalia, dritti al fallimento perché la compagnia, così comè, non è in grado di generare le risorse necessarie a soddisfare i creditori. Ma il fallimento implica un numero di esuberi di gran lunga superiore a quello previsto dal piano Spinetta. Anche nel caso, tuttaltro che scontato, che qualcuno trovi i soldi per far rinascere una nuova compagnia dalle ceneri di Alitalia, come accaduto in Belgio (dopo il fallimento di Sabena) e in Svizzera (dopo il fallimento di Swiss Air). E quel qualcuno non potrebbe essere lo Stato italiano. Una ipotetica Aeritalia nascerebbe inevitabilmente ridimensionata, e di molto, rispetto alla sua progenitrice, come assai più piccole sono risultate Swiss e Brussels Airlines rispetto a Swissair e Sabena. Altro che discutere se alcuni piloti debbano o non debbano andare in cassa integrazione (perché gli altri sì e i piloti no, poi?). Lamministrazione straordinaria, insomma, non è un risultato di riserva particolarmente appetibile per il sindacato (oltre che per il paese nel suo complesso) e quindi non costituisce una minaccia credibile nella trattativa.
LA CONVINZIONE CHE NON ANDRA’ MAI IN MALORA
Sembra che i difetti di comprensione non siano solo dei sindacalisti, se lassessore alle Infrastrutture della Regione Lombardia, Raffaele Cattaneo, secondo quanto riportato da Il Sole 24Ore del 3 aprile, è arrivato a dichiarare: Non mi dispiace che si sia evitata una scelta sciagurata, quale appunto la cessione di Alitalia ad Air France-Klm. Mi auguro che il no dei francesi sia definitivo (
). Ora inizia la parte più difficile, che va lasciata nelle mani del nuovo governo, senza prefigurare scenari apocalittici. Dal che si deduce che, per il candido assessore, Alitalia può andare tranquillamente avanti come negli ultimi anni (cioè in malora), finché il messianico nuovo governo sarà riuscito a evocare dal mondo delle ombre la mitica cordata del Nord, magari formata da una catena di fiches, lunga da Campione dItalia al Casinò di Venezia.
In fondo, dietro quanto Cattaneo dice e quanto ignora (o finge di ignorare) è anche quanto è dietro latteggiamento dei sindacati al tavolo della trattativa: la convinzione che non ci sia mai veramente unultima spiaggia; che ci sia sempre la possibilità per il governo, vecchio o nuovo che sia, di intervenire, mediare, aggiustare e
sborsare. E che la partita politica non finisce mai. Ma le trattative e le aziende private (perché Alitalia è unazienda privata, dopotutto) finiscono, eccome.
UNA PROPOSTA RIVELATRICE
Tra le varie proposte avanzate dai sindacati, cè nè una particolarmente rivelatrice di una cultura levantina e che, più delle altre ha spinto Air France-Klm alla rottura della trattativa. Si tratta dellidea di far conferire alla Nuova Alitalia la quota di Az Servizi detenuta da Fintecna (51 per cento). Insomma, si doveva smontare quella separazione avviata da Cimoli due anni fa e la cui inevitabilità sembrava ormai essere stata accettata. Il desiderio dei sindacati era che lo Stato, tramite Fintecna, partecipasse allaumento di capitale di Alitalia. Evidentemente, perché si contava, grazie al rientro dello Stato nella partita, di far digerire al nuovo azionista di maggioranza straniero il ritorno in azienda di una serie di attività strutturalmente in perdita, oltre che il mantenimento di altre attività (cargo aereo, rotte da e per Malpensa e chissà cosaltro) che, secondo il piano Spinetta, si dovevano dismettere per riportare la compagnia alla redditività. Peccato che le perdite generate da quelle attività non sarebbero rimaste a carico del solo azionista pubblico, ma anche e soprattutto di Air France-Klm.
Quel che è peggio, la stravagante proposta ha rivelato a Spinetta e ai suoi che i sindacati non avevano capito e/o non condividevano realmente il proposito di risanare Alitalia e volevano realizzare la più gattopardesca delle operazioni: cambiare tutto per non cambiare nulla, compreso il loro consueto modus operandi, consistente nello spolpare Alitalia fino allosso a spese dei contribuenti, con lavallo della politica.
SCRICCHIOLII NEL FRONTE SINDACALE
Non è chiaro se a spingere i sindacati a dichiarare, dopo meno di 24 ore dalla rottura di Spinetta, la loro disponibilità a trattare ancora con Air France-Klm ci sia più il desiderio di un altro giro di valzer sotto i riflettori, oppure la realistica presa datto di aver compiuto un errore madornale nel costringere lunico interlocutore rimasto ad alzarsi dal tavolo o infine la constatazione che la loro popolarità presso gli stessi dipendenti della compagnia è in rapida discesa. La esplicita rottura del fronte sindacale da parte degli impiegati di Alitalia a Roma, così come dei lavoratori di stanza in Francia e il loro dichiarato appoggio al piano di Air France-Klm sono il segno di una situazione che è ormai sfuggita al controllo delle pur numerose sigle sindacali attive nella compagnia.
Staremo ora a vedere se, come e quando le trattative riprenderanno. Ma certo i sindacati del settore sono riusciti a perdere anche quel poco di credibilità che era loro rimasta, mostrando insieme ad alcuni politici unirresponsabilità insostenibile, mentre la cordata fantasma ha dimostrato ancora una volta quello che tutti sanno: che i fantasmi non esistono (fino a prova contraria).
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AINOS
Non c’è il dubbio che i pezzi di azienda che verranno fuori possano essere venduti a spezzatino dopo? Non c’è il dubbio che qualcuno ci abbia già pensato? Areoflot per caso c’entra? Magari un po’ di turbativa di mercato nel frattempo per guadagnare un po’ di soldini ai soliti noti ? Sono un po’ cattivello, ma forse ci indovino.
Raffaele
I nodi stanno giungendo al pettine, come anche le responsabilità sull’intera vicenda! Quest’articolo inizia a mettere finalmente il dito nella piaga. I sindacati di Alitalia vivono di rendite di posizione ed hanno co-gestito l’azienda insieme ai politici di turno che governavano questo paese. Nessun management, benché io non voglia salvare nessuno.
patrizio
Ciò che è incredibile è che si continui a parlare di italianità, che i sindacati si lamentino e che i politici facciano gli innocenti. L’italianità ha condotto Alitalia a questo stadio, così come i sindacati ed i politici. Se chiude vanno a casa tutti. I raccomandati che non sarebbe male e i non.
simone roberto
Il libero mercato, la concorrenza leale, la meritocrazia (parole con cui tutti, da destra a sinistra, si riempiono la bocca) sono concetti che questo paese ha sempre rifiutato, anche grazie all’impegno di certe corporazioni e di alcuni politicucci nel difendere le (spesso indifendibili) posizioni acquisite anche a scapito degli interessi generali, e quindi in ultima analisi anche dei propri. Ma a essere troppo furbi molto spesso si finisce col diventare tanto fessi! E i sindacati, purtroppo, almeno in questo caso, non hanno fatto eccezione.
luigi
Air France ha abbandonato il tavolo delle trattative per lacquisto di Alitalia, ritenendo non accettabile la controproposta avanzata dai sindacati. Molto probabilmente, visto la piega che sta assumendo la questione, assisteremo nei prossimi giorni ad una gara fra i vari protagonisti della vicenda per non restare con il cerino in mano e, quindi, per non scottarsi. Pare che la frase restare con il cerino in mano tragga origine da ciò che accadeva nelle trincee durante la prima guerra mondiale al momento dellaccensione delle sigarette al buio. Il cerino acceso doveva essere tenuto dal più giovane dei soldati, il quale correva così il maggior rischio di essere colpito dal tiro dei cecchini che spesso orientavano il tiro guidati dalla fiammella del cerino stesso.
Massimo GIANNINI
Spero che anche il gruppo Air France Klm abbia tirato un sospiro di sollievo. Meglio stare alla larga piuttosto che investire in Italia con tali controparti. I sindacati si sono alleati praticamente a Berlusconi e sperano in una soluzione miracolosa con soldi altrui, il tutto messo nel tritacarne di una campagna elettorale pessima. Il tira e molla dei sindacati fa il gioco di Berlusconi che é battitore libero, e irresponsabile, e continua a soffiare sul fuoco del caso Alitalia a soli fini elettorali. Spettacolo indecente. E poi qualcuno tira fuori statistiche sugli investimenti esteri Italia e si domanda perché non arrivano o perché non abbiamo grandi aziende. Il caso Alitalia é da manuale, e non é questione di governo in carica. L’Italia é l’unico Paese dove gli stranieri son disposti anche a pagar penali contrattuali (KLM, General Motors, etc.) o abbandonare un affare una volta deciso che il matrimonio non s’ha da fare per impedimenti dirimenti.
antonio p.
Con tutte le trattenute sindacali rapinate ai lavoratori negli ultimi quarant’anni sarebbe ora che le organizzazioni sindacali le devolvano per risarcire i lavoratori stessi che rimarranno senza lavoro o in cassa integrazione ed eventualmente per entrare nel capitale sociale di Alitalia. Le Union Inglesi fallirono per finanziare uno sciopero ad oltranza contro la Thatcher.
Marco Giovanniello
Spiace che l’Autore non sia dell’idea che un’azienda irrecuperabile come Alitalia debba essere chiusa e che il commissariamento di Alitalia sia la cosa migliore che ci possiamo augurare. Da un commissariamento uscirebbe ancora più piccola che dal ridimensionamento voluto da Air France? Meglio, perché Alitalia effettuerebbe solo i voli in cui guadagna, lasciando il resto a concorrenti privati e seri che stanno sulle proprie gambe. Poiché nessun biglietto aereo è gratis c’è un motivo per cui Air France accetterebbe di mantenere anche voli in perdita ed è il do ut des con cui ad Air France si assegna la rendita perpetua sul mercato dei voli intercontinentali. A parte l’implicito patto di affossare Malpensa che ne deriva, anche tramite il mantenimento dell’esclusiva sui diritti di traffico verso il resto del mondo, non c’è nulla di buono ad assegnare ad uno straniero una rendita in cambio del mantenimento di voli e posti di lavoro finti, in perdita. Che si lasci a terra Alitalia e che si dia ad Air One e agli altri lo spazio che si sanno meritare sul mercato.
Paolo
Due brevi considerazioni: 1) La faccenda Alitalia ha "annoiato". Le posizioni sindacali, lungi dal generare slanci di solidarieta, vengono vissute per quello che sono o, meglio ancora, perquello che comporterebbero: altro spreco di preziose risorse. Evidentemente la mancanza di sostanziale solidarieta per i problemi di Napoli non ha insegnato nulla, ma il messaggio che si fa strada e ormai questo: chi e causa del suo male pianga se stesso. E soprattutto faccia vedere che ha capito l’errore. 2) Ho il dubbio che Air France abbia realizzato che con quella controparte (politico-sindacale) non ce futuro e che sia inutile trattare perche’ se tratta dovra trattare per sempre in un quadro da "amministrazione controllata".
Marietta Sentinella
Articolo chiaro anche per i non addetti ai lavori. Mi chiedo se è stato letto dai sindacati, dai politici, e da tutti quegli incapaci che continuano a dire che l’operazione Alitalia/Air France è stata frutto di irresponsabilità. E’ mai possibile che non riescano a discernere i problemi reali delle persone, delle imprese dalla propaganda elettorale alla Lauro? E che soprattutto non ci sia nessuno a ribattere punto per punto le sciocchezze che ci inondano?
Stefano Boccoli
Concordando pienamente con l’articolo di Boitani aggiungo l’amara – e purtroppo risaputa – considerazione che il liberalismo, quello serio, non parolaio, non ha mai allignato nel nostro Paese. E una domanda: allignerà mai?
Giuliano Ferrari
Anche col passare dei giorni il panorama non schiarisce, anzi. Il cittadino comune fatica a comprendere quale sia, nel coacervo attuale di dichiarazioni e colpi di scena, lo stato delle cose, la reale tempistica delle scadenze, chi ha facoltà e responsabilità di prendere decisioni. Ancor più preoccupante è il sentore che, oltre al comune cittadino, anche gangli importanti delle Istituzioni e dell’Economia siano allo sbando.
Giuseppe Izzinosa
Fra le cause che hanno portato a questa situazione ci sono i continui scioperi ed inefficenze del personale Alitalia. Nessuno ricorda gli equipaggi che si misero in malattia contemporaneamente causando danni incredibili ai passeggeri circa una decina di anni fa. Oggi si parla di errori manageriali, ma gli scioperi selvaggi da parte di tutto il comparto del volo (nevralgico per lo sviluppo del Paese), hanno tolto la prima grande credibilità che una compagnia aerea dovrebbe avere: l’affidabilità. Oggi, coloro che protestano, sono gli stessi che hanno causato danni irreparabili al Paese e ai passeggeri con la selva di scioperi fuori controllo degli anni precedenti. Non mi dispiace per loro, ma per quelli fra loro che hanno sempre fatto il loro dovere fino in fondo e oggi rischiano il posto di lavoro (con tutto quello che ne cosnegue). E’ penoso che la politica usi il loro dramma per accumulare voti. Ma si sa: il trionfo del male è sempre vano.
Mauro Coppola
Il problema è che la parte politica che aveva auspicato la rottura delle trattative con Air France-Klm è anche la stessa che, attraverso il suo leader, detiene il controllo di metà della televisione in chiaro in Italia. Televisioni di cui, soprattutto in periodo di campagna elettorale, fa un uso smodato al fine di influenzare il corpo elettorale. In un paese come l’Italia, in cui l’opinione pubblica non si forma dalla lettura dei giornali (che infatti gli italiani non leggono) ma dalla televisione in chiaro, emerge in tutta la sua gravità il problema irrisolto del conflitto d’interessi. E quindi l’anomalia spaventosa della democrazia televisiva italiana. Temo quindi che a pagare, alla fine, oltre ai lavoratori Alitalia saranno solo i sindacati. Questi ultimi sì, puniti per l’ennesimo errore strategico e la conseguente perdita di credibilità. I sindacati, a differenza di quella parte politica di cui sopra, non possono infatti godere di alcuna grancassa televisiva.
Franco
E’ fuori discussione che l’azione dei sindacati nei confronti di una politica debole ed ipocrita ha contribuito in modo determinante alla crisi dell’azienda, decotta ben prima dell’11.9.2001. Tuttavia, se circoscriviamo il problema all’abbandono di AF dalla trattativa, credo vada osservato quanto segue: a) lo Stato (il Governo) dopo aver indetto una mini asta dai contorni assai oscuri ha, di fatto, accettato un’offerta economica insignificante di AF e questo ci stava anche; b) non sono stati chiariti (anzi ci sono state dichiarazioni contradditorie) i motivi per cui Luftansa si è defilata; c) il progetto di Airone (che sembrava sostenuto da un primario Gruppo Bancario) non è stato reso pubblico; d) la proprietà dell’azienda (lo Stato/Governo) anzichè intervenire con autorevolezza e con la sua influenza nella trattativa con AF sul nodo principale della questione ha lasciato fare al sindacato di cui si conoscevano bene le (assurde) richieste; c) non credo esista una proprietà al mondo (statale o privata) che cedendo l’azienda si limiti ad attendere le decisioni del sindacato! (oppure si è deciso di fare cosi per un crearsi un bel parafulmine).
Paolo
Penso che uno dei problemi della nostra economia sia rappresentato dall’eccessivo potere del sindacato. Un conto è ascoltare, legittimamente, l’opinine dei lavoratori per il tramite del sindacato, altro è attribuire al sindicato un potere di veto sulle scelte aziendali, che spetta unicamente all’azionista. Vorrei ricordare che il sindacato non è un parlamento, in quanto non è eletto dai cittadini e non è un azionista in quanto non investe un centesimo nelle aziende.
alfonso negri
La cd compagnia di bandiera non poteva che finire così. Sono anni che questa società miete debiti e il maggior azionista lo Stato ha creato un carrozzone dove finivano tutti i vari raccomandati (sono 18000) e dove i sindacati -di tutte le sigle- sono stati degli irresponsabili che difendevano -oltre ai loro interessi mafiosi- gli scansafatiche loro associati. E’ cosa nota che nel libero mercato se una azienda non ha un piano industriale e manager non all’altezza capaci solo di pompare danaro è destinata al fallimento; allora se deve fallire fallisca e la magistratura faccia una volta tanto il suo dovere e ricerchi e colpisca i responsabili -politici e management- che nel tempo hanno portato l’azienda al disastro. I sindacati oggi versano lacrime di coccodrillo per il danno che subiscono i lavoratori in caso si chiusura dell’azienda e con il giuoco degli ammortizzatori sociali addossano alla collettività i costi della loro insipienza. Faccio una proposta che non è poi tanto peregrina: visto che i sindacati sono delle aziende attive che non pagagano contributi previdenziali ne imposte, considerate le loro svariate attività in tutti i campi riparino i danni.
federico
C’è di che essere costernati! I ns sindacati non cresceranno mai, non si rendono conto che siamo nella Ue e che non sono più possibili i vecchi giochetti. Il fallimento metterà in mezzo alla strada 17000 lavoratori, l’intervento di Spinetta ne avrebbe salvati i tre quarti, più o meno, e avrebbe rilanciato la società. Nessun imprenditore nostrano osa mettere le mani dentro l’Alitalia e si capisce perchè, solo una società straniera può farlo per chè al di fuori dei noti giochi e lacci .
Giuseppe Fumagalli
La vicenda Alitalia mi sembra più fantozziana che da politica industriale. Già una società aerea "appesantita" da una pletora di sigle sindacali credo fatichi a trovare la "leggerezza" per poter volare: ma quando tutti questi soggetti danno origine a una cacofonia di suoni, il risultato non può che essere quello sotto gli occhi di tutti. Aggiungiamoci qualche politico di grido che o non ha la più pallida idea dei problemi di business, manageriali e gestionali che ci stanno dietro e spara soluzioni a casaccio, o usa-e-getta Alitalia solo per bassa politica elettorale (ed in entrambi i casi la cosa si commenta da sola) ed il gioco è fatto! Tra tante irresponsabilità, speriamo solo di vedere un finale il meno tragico possibile per chi in Alitalia ci lavora, e magari pure con passione!
lodovico malavasi
Quella di A.F. ed Alitalia è una strana faccenda. Ricorda per certi aspetti la vendita di Alfa Romeo a FIAT. Resta il fatto che, così come si prospetta, è già un fallimento: cassa integrazione fino a 10 anni per i piloti, perdita di posti lavoro a Malpensa e nell’indotto di questo, perdita di lavoro per i servizi a terra, perdita di utili societari per l’Italia, diritti di volo preclusi ed altro ancora. A questo punto suggerirei di azzerare il valore delle azioni dai dieci centesimi ad un solo euro complessivo in cambio di condizioni migliori. E poi, possibile che non ci sia un altro acquirente a queste condizioni? Per molti addetti ai lavori il mercato italiano potrebbe e dovrebbe far gola a molte compagnie aeree.
luigi Teti
Si è creata una situazione dove i sindacati non possono far altro che far fallire la trattativa con Air France. Infatti il rischio politico è più importante del rischi fallimento dell’Alitalia, Immaginiamo che loro accettino gli esuberi e che poi il nuovo governo, Berlusconi, si opponga e faccia il paladino dell’italianità e dei lavoratori, per poi infine cedere con dolore perchè i sindacati lo hanno lasciato solo. Una situazione inaccetabile, naturalmente inaccetabile per tutti coloro che non hanno altra prospettiva di durare a se stessi.
Ing. Giovanni Rossi
Anche questa occasione, dimostra che in Italia la vera emergenza sia la corretta informazione; se i cittadini potessero comprendere in modo obiettivo, attraverso una lucida analisi dei fatti e dello stato delle cose, come fate voi, le conseguenza del Fallimento dell’ Alitalia, molti politici, politologi e sindacalisti dovrebbero sotterrarsi per terra dalla vergogna! Fintantochè i mezzi di comunicazione di massa, come TV e giornali saranno gestiti da giornalisti proni, servi dei politici e delle lobbies sindacal-imprenditoriali, sarà difficile che la gente comune possa capire e prendere coscienza. La vostra presenza è preziosa perchè tentate di porvi come strumenti al servizio di verità scomode ma assolutamente utili. Se nel prossimo futuro la rete verrà usata come strumento di informazione dalla maggioranza degli italiani, le cose potrebbe cambiare. Ma forse sarà troppo tardi!
pamico
Tra i lavoratori del settore, ci si chiede come un’azienda forte creditrice delle banche (Airone) possa acquisire un’azienda sull’orlo del fallimento. Sarebbe piacevole sentire un commento di uno di voi, esperti de lavoce.info. L’informazione ha fin’ora snobbato questo lato della questione, la reale floridità dei conti del gruppo Toto.
greg
Il sindacato dovrebbe tutelare i lavoratori, proteggerli. Sotto gli occhi di tutti la protezione che fornisce è quella di salvare 2000 persone per lasciarne a casa 20000. Sarebbe ora di riformare il sindacato, dal basso. Chi vuole fare il sindacalista deve lavorare otto ore come i suoi colleghi di fabbrica o di categoria. Poi nel tempo libero, perchè ci crede e non perchè gli fornisce il trampolino di lancio in politica, si incontra con le categorie di imprenditori o politici per discutere che politiche attuare a tutela del lavoro. Chi non vive nel mondo del lavoro non ha conoscenza delle effettive realtà.
rosario massimo carulli
E’ vero, i sindacati avranno adesso le loro responsabilità nel senso che cercano di salvare il salvabile, ma è anche vero che non possiamo cercare le responsabilità solo adesso e solo nei sindacati. Il "buco nero" è iniziato con un management che non ha saputo controllare la spesa, la componente governativa che non ha voluto controllare gli sprechi, con dei dipendenti che pensavano di "tirare la corda" all’infinito e via di questo passo. Certo Air France-KLM fa i propri interessi e non quelli degli italiani e spero che non sia vero che alcuni dipendenti avranno lo stipendio garantito per 7 anni pur non lavorando. Grazie dell’attenzione
Emanuele, Londra
Credo sia giunto il momento di trattare i rappresentanti dei sindacati dei lavoratori Alitalia per quello che sono, criminali. Criminali perche’ hanno la sfrontatezza di rivendicare le loro posizioni di privilegio, ormai da considerarti aristocratico, basando le possibili soluzioni sul sistematico delapidamento dei soldi dei contribuenti; questa e’ semplicemente estorsione con una parvenza di legittimita’ perche invocata per difendere il bene "comune" (dei propri iscritti, come se una cosca mafiosa rivendicasse il diritto di chiedere il pizzo in difesa del lavoro dei suoi appartenenti! ). Se continuiamo a chiamarli "rappresentanti dei lavoratori" diamo loro solamente legittimita’, chiamiamoli per quello che sono: organizzazioni criminali. Grazie.
Ernesto Vivione
La vicenda di Alitalia secondo me è contemporaneamente grottesca, imbarazzante ed emblematica di come questo paese sappia tirarsi la zappa sui piedi da solo. Il grottesco e l’imbarazzante derivano dall’atteggiamento di Berlusconi – che le spara sempre più grosse su questa "cordata" fittizia, brancaleonesca ed improbabile – e da quello dei sindacati, che non hanno capito un bel niente di quello che sta accadendo e si arrogano la facoltà di dettare le condizioni del salvataggio dell’azienda al suo salvatore (Air France). Salvo poi dover ritratratare, per la serie "..ma no, Monsieur Spinettà, stavamo scherzando..dove va? Torni…" Che stolti, questi sindacati. Ma ben gli sta. Hanno affossato l’azienda, con la complicità della politica, e questo si meritano, questa sonora figuraccia e sconfitta. Tralascio ogni commento su Berlusconi, perchè rischio la querela. Infine, mi limito ad osservare che conosco personalmente piloti Alitalia che -ancora in questi giorni surreali- se ne stanno settimane in malattia e poi girano il mondo in ferie col biglietto aereo pagato dalla loro società, e si portano pure appresso amici o parenti. A spese del contribuente.
Andrea Vanini
I tempi della politica italiana (perché allestero non è così, vedi Singapore Airlines) che ha sempre gestito Alitalia sono troppo lunghi per quelli del mercato. Lobiettivo di redditività oggi si scontra con quello di avere un ammortizzatore sociale ed occupazionale come Alitalia. Quindi, Air France vuole Alitalia? Bene. Esuberi? Ce ne saranno, per forza. Troppi? Meno dei 20.000 a cui si andrebbe incontro rifiutando o facendo miseramente cadere lofferta. E meno di quelli previsti dal Piano Cimoli del 2003 (3000 esuberi). Alitalia rischia di diventare un ala low-cost di AirFrance? Tempo fa, 16 anni fa, cera tempo di evitarlo e di far decollare l′azienda. Oggi non più. Per essere salvata, Alitalia deve poter essere flessibile anche a questo. Alitalia deve essere italiana? Cè ancora spazio per questi ragionamenti di fronte alleconomia globale? La Buitoni è Svizzera (Nestlè)! No, non cè spazio e nemmeno molto tempo.
FRANCESCO COSTANZO
Notizia di oggi su Tgcom: Berlusconi dichiara che la sua ipotetica cordata scenderà in campo solo quando Air France sarà andata via definitivamente… sottolineo, lo dice il sito internet delle reti Mediaset… Io penso che l’analisi di Boitani sia troppo generosa sui motivi per cui i politici fanno le loro "incaute" dichiarazioni… Berlusconi è tutto meno che uno stupido, e mi pare che non abbia il retaggio del politico "da economia pianificata", abituato ad essere protetto dalle infinite finanze statali… Ha invece un grandissimo senso dell’opportunismo, è capace di gettarsi al volo su un affarone come Alitalia (quando non ci sarà più una prospettiva in alternativa), per farne che cosa? Lo sanno solo lui e la cordata da lui sponsorizzata, se esiste… Ci attenderemmo che un’offerta seria, pubblicizzata per il tramite di un uomo di Stato (futuro Presidente del Consiglio?) che ha a cuore il destino del Paese e della sua compagnia aerea di bandiera, si manifestasse quando è ancora possibile valutare almeno due alternative… no? Se invece questo non succede, qualche sospetto viene, non vi pare?
chiara
…e pensare che Ichino aveva già descritto una situazione analoga nel suo "A cosa serve il sindacato". Bastava leggerlo e riflettere in modo critico sugli errori già commessi dai "rappresentanti" dei lavoratori. Invece temo che solo in pochi abbiano (davvero) letto quel testo.Pertanto aspettiamoci lo stesso finale, che si tradurrà in ammortizzatori sociali (Cigs e mobilità indennizzate, prepensionamenti) pagati – come sempre – dai contribuenti.
daniele nepoti
Trovo signolare che su questo sito si faccia leva sulla questione occupazionale (che pure ha la sua rilevanza). L’obiettivo del governo, però, non è mantenere un’azienda purchessia, ma garantire il miglior servizio aereo al Paese alle condizioni date. In questo senso la proposta di Air France (con la clausola del congelamento dei “dirittti di traffico”) è ciò che di più lontano ci sia dall’apertura del mercato e da una sana iniezione di concorrenza che sole potrebbero – a questo punto – favorire la crescita del servizio aereo. A queste condizioni meglio un’Alitalia commissariata e opportunamente dimagrita per lasciare spazio ad altri. Unica via, tra l’altro, per creare consizione per una crescita occupazionale e, dunque, per riassorbire competneze eventualmente espulse da Alitalia.
Cordiali saluti.
luigi zoppoli
Trovo umiliante che Air France abbia dovuto porre tra le sue condizioni quella dell’espressa accetazione dei sindacati. Dimostra che il management perde di credibilità. Ed i sindacati hanno dimostrato, secondo me, di eccedere dal ruolo inventandosi la faccenda Fintecna che non poteva che essere considerata insultante per Air France ed oscena: dimostra quale pochezza, quale supponente indifferenza al rispetto degli interlocutori, dei dipendenti e dei soldi dei cittadini costoro abbiano. E’ indegna la pretesa di costoro di non mollare la presa sull’azienda che hanno contribuito a devastare vieppiù perchè le inutili perdite di tempo costano 1 milione al giorno.
Luigi Zoppoli
lodovico malavasi
Quello che non apprezzo dell’attuale governo sono le prese di posizione di T.P.S, di Letta, di Damiano, di Bianchi o dello stesso presidente Prodi. Non sappiamo se siano stati fatti passi avanti sui " diritti di traffico" che portano un grado maggiore di libertà e crescita di investimenti ma si continuano a privilegiare aspetti sociali che nulla hanno a che fare con la vendita. L’insistenza su Air France, ricorda la vicenda SME, meglio il Commissariamento.
Fabio Vivian
Perchè ostinarsi a far sopravvivere un inutile carrozzone,oramai una barzelletta mondiale per la sua cronica inefficienza e inaffidabilità? Air France era disposta ad accollarsi il risamento di questo autentico buco-nero mangia-soldi e cosa fanno i sindacati? Si mettono a dettare le condizioni… Incredibile! L unica vera e risolutiva soluzione è il fallimento. Si avrebbero molti vantaggi: 1) L Italia per una volta si comporterebbe da paese normale, per parafrasare D Alema e soci. In un paese normale, infatti, una compagnia aerea già fallita di fatto porta i libri in tribunale. Chiari esempi non mancano: Swissair e Sabena; 2) La politica per una volta verrebbe rimessa al suo posto, senza interferire in vicende estranee al suo controllo. Inoltre, quando si materializzerà la fantasmagorica cordata italiana premessa dal Cavaliere? 3) La follia sindacale per una volta verrebbe limitata. Scherzano col fuoco e non l hanno ancora capito. Cosa serve a farli riatterrare sul pianeta terra? Le cannonate? 4) Colpirne pochi per educarne molti. A tutti i livelli, l Alitalia è il paradiso degli imboscati, raccomandati e scansa-fatiche. Avanti così, l ammaina bandiera è vicino!
Edoardo
Il commento di Boitani cade nel peccato di analizzare un problema semplificando, omettendo se non distorcendo una serie di fatti. Per esempio un commentatore attento non accuserebbe i sindacati di volere il commissariamento di Alitalia avendo ascoltato le dichiarazioni di tutte le sigle sindacali rilasciate dall’inizio della vicenda. Un commentatore scrupoloso non scriverebbe acriticamente che la separazione voluta da Cimoli era inevitabile perché i fatti dicono che questa separazione ha peggiorato i conti della compagnia invece di migliorarli. Le attività sono "in perdita" perché si è voluto che lo fossero, perché su Servizi sono stati scaricati una serie di costi di Fly senza contropartita. Un commentatore corretto poi non tirerebbe in ballo le rotte da e per Malpensa che non sono mai state sul tavolo della trattativa. Vogliamo poi parlare della "esplicita rottura del fronte sindacale" voluta e coperta dai vertici aziendali, con una manifestazione illegittima di due ore di circa 200 persone quando nei giorni precedenti più del triplo di dipendenti hanno espresso il loro dissenso verso la proposta AF rimettendoci di tasca loro?
Filippo
La credibilità del sindacato è quella che è ed a tutti dovrebbe essere chiaro che il fallimento è la sconfitta di un intero paese. Meglio allora Air France se non si è riusciti a trovare una soluzione alternativa. Però è possibile che il mercato italiano che faccia gola solo ai francesi?
tafanus
Trovo il vostro articolo molto interessante, come spesso mi accade. Domani lo pubblicherò sul mio blog, che da mesi segue con molta costanza il problema Alitalia, ovviamente citando la fonte. http://www.tafanus.it