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LO STRANO CASO DEI FEDERALISTI ANTI-ICI

L’Ici garantisce quasi il 60 per cento delle entrate tributarie dei comuni. Eppure, il nuovo governo si accinge ad azzerarla, almeno sulla prima casa. Certo, trasferire il carico fiscale dalla proprietà alle attività produttive può procurare un vantaggio elettorale, ma rivela una notevole dose di miopia, dei governi e degli stessi elettori. L’abolizione dell’imposta è contraria ai principi di base del federalismo, renderà i comuni meno virtuosi, avvantaggia soprattutto i contribuenti più ricchi e sarà un ulteriore freno alla modernizzazione del paese.

Si può essere dei veri federalisti, come proclamano i politici della Lega e il prossimo governo Berlusconi, e proporre l’azzeramento dell’Ici sulla prima casa?
L’imposta garantisce quasi il 60 per cento delle entrate tributarie dei comuni. La sua abolizione, anche se compensata da un corrispondente trasferimento dallo Stato, limita notevolmente l’autonomia fiscale dei governi locali ed espone i cittadini al rischio concreto di dover pagare nuove tasse nel futuro. Il disavanzo pubblico non può essere ulteriormente aumentato e i trasferimenti necessari a compensare l’abolizione dell’Ici potranno essere coperti solo da un aumento di qualche atro carico tributario o dalla riduzione di qualche servizio. Come diceva Milton Friedman, non esistono “pranzi gratis”.

L’IMPOSTA PIÙ IMPORTANTE PER I COMUNI

Anche se volessimo credere che i pranzi gratis esistano veramente, ci sono altre considerazioni di cui un vero federalista dovrebbe tenere conto.
In primo luogo, la proposta potrebbe incentivare i comuni ad aumentare le imposte locali pochi giorni dopo l’azzeramento forzoso dell’Ici. Se i partiti che governano un comune sono riusciti a vincere le elezioni quando gli elettori pagavano l’imposta, gli stessi partiti penseranno che, dopo l’abolizione dell’Ici, gli stessi elettori saranno disposti ad accettare l’aumento di qualche altro tributo. Di conseguenza, la pressione fiscale complessiva potrebbe aumentare.
Uno dei capisaldi del liberalismo è che i governi possano procurarsi risorse pubbliche solo mediante la tassazione del reddito o della proprietà di cittadini-elettori. In democrazia vince il partito politico che, a parità dei servizi offerti, riesce a tassare di meno. Si tratta di un importante principio di responsabilità ed efficienza. Ma se il livello di tassazione è sottratto alla responsabilità dei governi, questo principio viene meno. I governi possono spendere di più, e in modo ingiustificato, perché i costi di queste spese ricadono su un’entità esterna (il governo federale).
La proposta di Silvio Berlusconi di abolire l’Ici è un classico esempio di cattivo federalismo. L’Ici è la tassa più importante per i comuni. Senza l’Ici, i costi della cattiva politica locale sono trasferiti al governo nazionale.

PERCHÉ TASSARE GLI IMMOBILI

Forse Berlusconi vuole abolire l’Ici perché ritiene ingiusta o inefficiente la tassazione degli immobili? Che sia inefficiente tassare gli immobili è contrario alla più elementare logica economica. Se tassi il lavoro o le attività finanziarie, la gente lavora di meno e investe all’estero. Se tassi gli immobili (ai livelli attualmente vigenti in Italia) gli effetti negativi sull’offerta sono nettamente inferiori: una modesta riduzione degli investimenti immobiliari e qualche cittadino che trasferisce la residenza in un altro paese. In tutte le nazioni sviluppate esistono tasse sui patrimoni, oltre che sul lavoro e sui consumi. In Italia la pressione sui patrimoni è tra le più basse tra i paesi Ocse: preferiamo tassare il lavoro e i profitti d’impresa. Dovremmo fare il contrario: nel nostro paese lavorano troppe poche persone e le imprese sono troppo piccole. Negli Stati Uniti, la tassa sugli immobili serve ai governi locali per finanziare scuole, infrastrutture e programmi sociali. Uno dei motivi principali per delegare alle giurisdizioni locali la tassazione della casa, è proprio il fatto che questo bene è meno mobile di qualsiasi altra forma di ricchezza. Un’altra ragione per cui l’abolizione dell’Ici dovrebbe suscitare l’opposizione di chi crede nel federalismo.
Va poi ricordato che la Finanziaria del 2006 ha trasferito la gestione del catasto ai comuni. La misura è evidentemente ispirata a una logica di decentramento, con l’obiettivo di migliorare i servizi ai cittadini e la qualità dei dati catastali. È vero che la Finanziaria 2007 ha ridimensionato le competenze sull’aggiornamento degli estimi, lasciando ai comuni soltanto un ruolo di collaborazione e riportando questa funzione in capo allo Stato: ma quale incentivo avranno comunque a svolgerla se la prima casa non sarà più tassata?
Berlusconi è un politico abile. Ha capito che l’Ici è la tassa più odiata dagli italiani. Non perché sia troppo elevata. L’ultimo governo Prodi ne aveva già ridotto l’importo oltre il necessario. Forse perché l’80 per cento degli elettori possiede una casa e solo il 60 per cento degli italiani in età lavorativa svolge un’occupazione?
Trasferire il carico fiscale dalla proprietà alle attività produttive può procurare un vantaggio elettorale, ma rivela una notevole dose di miopia, dei governi e degli stessi elettori. L’abolizione dell’Ici è contraria ai principi di base del federalismo, renderà i comuni meno virtuosi, avvantaggerà soprattutto i contribuenti più ricchi e sarà un ulteriore freno alla modernizzazione del paese.

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37 commenti

  1. Massimo GIANNINI

    Come al solito in Italia si fa sempre quello che altri paesi non fanno e/o che la logica economica suggerirebbe di non fare. Non solo l’ICI é una tassa "federalista" ma é anche un tassa il cui gettito é certo e di facile riscossione, principi sacri per un’efficiente tassazione. Certo che andrebbe rimodulata con una revisione della rendita catastale. Al limite se proprio il governo si vuole far carico di questa tassazione comunale eliminandola, si faccia come si fa in altri paesi europei. La rendita catastale opportunamente rivalutata la si porta in dichiarazione dei redditi e l’ICI pagata non sarebbe che un’acconto sulla tasse IRPEF da pagare. D’altra parte la Finanziaria 2008 con l’introduzione del codice tributo "3900" denominato «ulteriore detrazione Ici per abitazione principale a carico del bilancio dello Stato (cf. legge 24 dicembre 2007, n. 244», operativo dal 12 maggio 2008) va in questo senso. E si potrebbe dunque inserire un elemento importante di progressività della tassazione sugli immobili. Certo che se dopo aver eliminato l’ICI i comuni aumentano l’addizionale IRPEF o la TARSU o altro si é fatto una semplice partita di giro, anzi di presa in giro di certi politici.

  2. Giorgio Antonello

    Concordo al 100%. Possibile che non ci si accorga che se tolgono da una parte (che vediamo e percepiamo) mettono dall’altra (dove ci prendono i soldi e non ce ne accogiamo?). Se io vedo chi mi chiede soldi (il comune attraverso l’ICI) e vedo cosa ne fa, sarò spronato a usare bene il mio voto; per questa via si riuscirà a costruire un rapporto virtuoso contribuenti/eletti, con i primi che attraverso la leva fiscale sono incentivati a controllare meglio i secondi. Secondo me si dovrebbe: 1) definire l’ICI "metodo attraverso cui i cittadini contribuiscono ai costi del proprio comune"; 2) far si che lo Stato lasci tutte le entrate da immobili ai comuni. 3) togliere più possibile imposte indirette quali il bollo sull’estratto conto (che sembra venga pagato alla banca e non ad uno spenditore pubblico, come in realtà avviene… solo che non sappiamo chi spende quei soldi!!!!).

  3. Roberto Al

    Buona sera, quello che mi lascia perplesso è che oltre a togliere l’ici vuole abbassare le tasse, aumentare gli stipendi tramite varie detassazioni, diminuire il carico fiscale alle aziende, aumentare i posti di lavoro e magari reinserire il bonus per chi rimane al lavoro dopo i 60 anni. Sinceramente sono perplesso

  4. Renato Foresto

    Se non ricordo male l’istituzione dell’ ICI iniziò nel ’93 con l’ISI (Imposta statale sugli immobili) che divenne con l’anno successivo Imposta Comunale sugli Immobili. Si disse allora che il gettito iniziale ammontasse a 14.5 mila miliardi di £ e che doveva essere il primo passo verso il disimpegno finanziario dello Stato verso i Comuni ammontante allora a circa 30 mila mdi. L’attuale gettito ammontante (mi pare) a circa 9 miliardi di € (circa + 40 % del gettito iniziale, suppergiù quanto i tasso inflattivo) é buon testimone del fallimento di quest’imposta perché boicottata mica dai sindaci ma dall’Anci nazionale a cui era stato affidato il compito di amministrarla. In altre parole l’Anci ha sempre contrastato l’autonomia impositiva dei Comuni, ieri come oggi, é meglio vivere di rendita. Renato Foresto

  5. Fabrizio Pauri

    Giustissimo, ma difficile che abbia presa sull’elettore medio. Sarebbe stato meglio fare dell’ICI una tassa di scopo (cioè associata a servizi ben definiti): in questo modo sarebbe stata meno odiata (avete mai visto qualcuno contestare la tassa sui rifiuti?). Inoltre ci vuole maggiore trasparenza sulle uscite degli enti locali: perché non metterle su internet, come le consulenze dei Ministeri? Non ci può essere democrazia senza controllo (da parte dei cittadini).

  6. Carlo

    "Se tassi il lavoro o le attività finanziarie, la gente lavora di meno e investe all’estero". Ma siamo proprio sicuri? Per quanto mi risulta, un cittadino italiano, residente in Italia, e’ comunque tenuto a dichiarare i redditi prodotti all’estero, che siano derivanti da lavoro, investimenti finanziari o altro. Inoltre, la tassazione sulle plusvalenze e’ molto piu’ bassa in Italia che in tanti altri paesi. Per quanto riguarda il lavoro, l’equazione "piu’ mi tassi, meno decido di lavorare" credo valga solo nei mercati perfetti e ideali ipotizzati dai libri di economia. Nella situazione italiana attuale, col mercato del lavoro disastrato che ci ritroviamo (anzi, che vi ritrovate, perche’ io da 2 anni lavoro all’estero), secondo voi quante persone finirebbero col lavorare di meno se aumentassero le tasse?

  7. Luca Azzoni

    La difesa dell’ICI sulla prima casa non mi convince. Intuisco che il prelievo fiscale sia l’insieme di diverse misure da dosare con cautela e che in ogni misura fiscale si cerchi di contemperare equita’ (es. la progressivita’ del prelievo) e fattibilita’. Capisco altresi’ che in redditi, patrimoni e consumi si cerchi di prelevare cio’ che sia piu’ semplice da accertare e riscuotere (lavoro dipendente, casa, energia). Tuttavia, per me, cio’ che si tassa non e’ solo neutra fonte di risorse da trasferire ma anche bene, a cui si attribuisce un valore non solo materiale. Personalmente percepisco l’imposta sulla prima casa e l’eredita’ come inique. Ritengo invece eque quelle sui grandi patrimoni immobiliari e sulle rendite finanziarie. Iniquo mi pare il livello di tassazione delle rendite finanziarie assai inferiore aquello di ad altri paesi OCSE, forse per non danneggiare la collocazione di titoli di stato. Il principio di responsabilita’ ed efficenza della spesa sottendono ad un ridimensionamento del fabbisogno, a partire dalle amministrazioni locali. Cosi’ la vedo dall’Egitto, ove risiedo. Grazie a lavoce per l’oppotunita’ che mi offre di approfondire e riflettere .

  8. Federico

    Condivido l’80% di quello che è stato scritto ma sono convinto che sfugga un dettaglio nella sua analisi: la prima casa per molti è frutto di lavoro e di sacrifici, non è giusto che chi ha pagato un mutuo per anni si trovi con una tassa da pagare e chi ha sperperato capitali e non si è comprato una casa si trovi un aiuto per affitti onerosi. La cosa giustamente andrà a capovolgersi, cioè meno tasse a chi ha la casa e meno aiuti a chi non ha voluto farsela. I comuni possono fare a meno di fare molte cose che non gli competono, saranno costretti a tagliare su sociale, associazionismo, manifestazioni, ecc. Sentendo gli addetti ai lavori questa è l’aria che tira, sinceramente preferisco non pagare l’ici che avere un concerto in piazza. Federico

  9. david

    Sono d’accordo sull’analisi, un po’ meno sul trovare "strana" l’abolizione dell’Ici, infatti il centrodestra, da sempre, tende a favorire i redditi da patrimonio rispetto a quelli da lavoro. L’abolizione dell’Ici va appunto in questa direzione, riducendo il carico fiscale patrimoniale: l’inevitabile recupero del gettito da parte dei Comuni a questo punto non potrà che spostarsi verso l’addizionale comunale che verrà aumentata di conseguenza. A chi? Ovviamente a tutti coloro che pagano tasse sul reddito, indipendentemente dal fatto che posseggano immobili o vivano in affitto. Di quanto? Questo dipende dalla bontà dell’amministrazione locale che dovrà eventualmente dimostrare di saper tagliare i costi per ridurre l’impatto sui redditi. L’aggravio su tutti i redditi da lavoro ovviamente sarà differentemente ripartito in base anche all’efficacia delle misure che il governo metterà in atto per ridurre l’evasione fiscale, altrimenti potrebbe capitare (caso ovviamente di scuola), che un evasore fiscale investa il denaro non versato all’erario in beni immobiliari, esenti da ICi, che verrebbero poi affittati in nero ad un lavoratore dipendente con addizionale maggiorata.

  10. Paolo Zappavigna

    Un aspetto da considerare, a mio avviso importante, è il fatto che la riscossione diretta dell’ICI da parte dei comuni rende chiaro verso i cittadini il loro ruolo nel peso impositivo. Invece le addizionali locali, che vengono riscosse nella busta paga, non rendono altrettanto evidente il ruolo autonomo e quindi la responsabilità degli Enti locali in campo fiscale. Se anche queste tasse venissero riscosse direttamente a livello locale probabilmente si avrebbe un deterrente rispetto a un facile innalzamento delle aliquote.

  11. Mauro Alcantara

    Onestamente non capisco tanto stupore e meraviglia: il fatto che garantisca il 60 per cento delle entrate tributarie dei comuni non significa che debba essere mantenuta ciò che a tutti gli effetti rappresenta, ossia una patrimoniale (seppur nascosta). Infatti ad essere tassato non è più il reddito, bensì la proprietà. L’abolizione dell’ICI prima casa ammonterebbe ad euro 2.2 MLD, un governo serio di centro-destra dovrebbe provvedere ad abolire tutta l’ICI e non solo quelle sulle prime case. Basterebbe razionalizzare meglio la pubblica amministrazione e le municipalizzate ed il conto torna.

  12. Simone Nom

    Ma possibile che ci sia gente che si lamenta quando si parla di abbattere parte del carico fiscale che grava su noi contribuenti ? I dati Istat, Banca d’Italia, etc.., hanno certificato una pressione fiscale oggi pari al 43% circa, in aumento di oltre un punto e mezzo nell’ultimo sciagurato biennio Prodi. E cosa abbiamo avuto in cambio ? Forse più servizi ? Più spesa sociale? Più assistenza ? Più sanità? Non mi pare proprio. Bisogna invertire la tendenza, riducendo la tassazione (diretta, indiretta) iniziando dai cittadini per arrivare alla imprese. Caro Dr. Reichlin di questo si deve parlare e di come ottenere questo risultato, cioè riducendo le tante spese correnti inutili che comuni regioni e provincie ogni anno sostengono e delle quali nessuno parla.

    • La redazione

      Caro Sig. Nom,
      sono d’accordo con lei: la pressione fiscale in Italia e’ troppo alta specialmente se rapportata alla qualitaà dei servizi e delle
      infrastrutture. Tuttavia, per abbattere la tassazione bisogna ridurre la spesa pubblica. Il federalismo fiscale puo’ essere d’aiuto se rende i Comuni e le Regioni piu’ responsabili ed efficienti. Se invece passiamo dalle imposte sui patrimoni alle imposte sui redditi, togliamo autonomia impositiva agli enti locali e rendiamo la vita difficile a chi lavora e a chi cerca di portare avanti un’impresa. Tutto qui.

  13. lodovico malavasi

    L’affermazione ” non si può, in ogni caso essere federalisti……” così perentoria mi sembra ideologica.
    In svizzera, ad esempio, la regolamentazione dei diversi cantoni e comuni prevede anche la non tassazione degli immobili. Sono cattivi federalisti?

  14. F. Detomi

    Una tassa in meno non può dispiacere a nessuno. A patto che non si dia con una mano quello che vien tolto con l’altra. Ma anche in questo caso, l’abolizione dell’ICI – prima casa può rappresentare un grazioso omaggio di 100 € a chi abita un mono-bilocale, di 3-500 € a chi abita un bell’appartamento, 3-5000 € a chi abita attici e ville ecc. Anche la "villa di Arcore" è prima casa di un nostro concittadino piuttosto benestante. A quanto ammonta il grazioso omaggio che lui stesso si concede con questa innovazione fiscale?

  15. Franca

    Ed io che non ho la casa propria, pago l’affitto e non potrò mai permettermi una casa (allo stato attuale delle cose, vista l’impossibilità di accedere a mutui favorevoli), sono una dipendente di una piccola ditta nel privato, sarò costretta a pagare di piu’ le tasse (vedi addizionale comunale) e ricevere meno servizi solo perchè l’ 80% degli Italiani possiede una casa propria, frutto di sacrifici e lavoro, per carità, ma quei tempi, cioè ai tempi dei miei genitori, era piu’ semplice costruirsi una casa. Dal mio punto di vista, molto personale, basandomi solo sulla mia esperienza , l’ abolizione dell’ Ici è solo una ingiustizia e favorisce chi già ha e possiede. Su di me tale promessa elettorale non ha nessun appeal ..

  16. Pietro Gambino - Toronto

    Sono d’accordo sul fatto che ICI e federalismo vanno di pari passo. Io vivo a Toronto e pago l’ICI sulla mia casa al Comune di Toronto che usa gli introiti per spese locali (scuole, ecc.). Il mio controllo sulla qualita’ della spesa avviene al momento del voto per il consiglio comunale, tutto chiaro, semplce e lineare. Onestamente, viste da lontano, molte delle discussioni italiane sembrano fuori dal mondo.

  17. Alberto Lusiani

    Nonostante l’ICI, non esiste in Italia federalismo responsabile a causa dell’effetto deresponsabilizzante dei trasferimenti statali basati di fatto sulla spesa storica e sul rimborso a pie’ di lista. Solo se i trasferimenti statali fossero fissi e uguali per tutti pro-capite si potrebbe parlare di federalismo responsabile. Dietro l’ICI c’e’ l’ideologia deprecabile per cui il possesso di un bene primario ma "al sole" consente allo Stato di imporre una tassa, per questo ritengo sia un bene che venga abolita. Le imposte comunali dovrebbero essere o sui redditi come in Svizzera, oppure di scopo come la TARSU, giustificata da servizi reali percepiti. La TARSU dovrebbe essere commisurata al complesso dei servizi comunali percepiti, e dovrebbe essere dedotta o dal reddito o dalle tasse IRPEF pagate. Piu’ ancora dell’ICI comunque dovrebbe essere eliminata l’IRPEF sulle rendite catastali della casa di abitazione.

  18. luigi

    D’accordo per non colpire i più deboli basterebbe aumentare la detrazione sulla prima casa. Credo però che non sia stato valutato l’effetto che l’ici ha avuto sulle politiche comunali ovvero incentivare le costruzioni di nuovi immobili, soprattutto industriali, anzichè agevolare il recupero degli immobili più vecchi, con l’effetto sul territorio che ognuno può vedere.

  19. grazia tonello

    E’ vero che non è piacevole pagare la tassa sulla prima casa, il problema invece è che si sta facendo pressione per ridurre i problemi dell’inquinamento attraverso l’informazione nelle scuole dove si deve dire di non sprecare l’acqua, di essere più civili con il discorso dei rifiuti: cosa succede? I bambini in mensa buttano via chili di cibo che potrebbero sfamare il terzo mondo. "non mi piace" e si butta. A cosa serve parlare tanto se poi si buttano via i soldi in tanti piccoli sistemi? E gli ins? Bastonati dal governo e perfino da qualche stupido direttore. Io sono di parte perchè vivo nella scuola ma, la sanità e il resto? cosa ci vorrebbe? Mi sembra che l’ ICI sia veramente la punta dell’icerberg dei problemi.

  20. Giorgio Antonello

    Questa imposta esiste in Canada, (come scritto in un commento), Stati Uniti, Belgio. E tra gli altri anche dal Giappone, che dal 1945 è govrnato dal centro destra (visto che c’era un commento incui si diceva che questa è una buona cosa di centro-dx). Il fatto è che l’ICI funziona, crea il giusto rapporto cittadino/sindaco. Basterebbe che lo Stato rinunciasse totalmente a tassare poi a sua volta gli immobili.

  21. AGOSTINO FRAU

    Concordo con la tesi dell’autore. Abolire l’ICI sulla prima casa è in netto contrasto con il dichiarato intento di realizzare il federalismo fiscale e di conseguire, così è scritto nel programma del PDL “la massima trasparenza ed efficienza nelle decisioni di entrata e di spesa, così da permettere il controllo della collettività sulle politiche fiscali e di spesa delle amministrazioni locali”. Trovo che sia una proposta demagogica, e proprio per questo motivo temo che riscuota larghissimi consensi tra i cittadini, che evidentemente non hanno il dovere di essere esperti in finanza pubblica. Esaminiamo due casi concreti, ipotizzando che il Comune applichi una aliquota ICI del 5 per mille e la detrazione di € 103,29: CASO 1 – Valore catastale 40.000 euro ICI pagata nel 2007 = 172,00 euro CASO 2 – Valore catastale 100.000 euro ICI pagata nel 2007 = 692,00 euro Il provvedimento annunciato, oltre a indebolire pesantemente l’imposta “federalista” più importante che abbiamo in Italia, è palesemente iniquo perché concede i benefici fiscali più sostanziosi ai possessori di fabbricati di maggior valore. Nel primo caso il cittadino avrebbe un risparmio fiscale di 172,00 euro l’

  22. Guido

    Perchè l’abolizione dell’Ici, limitata alla prima casa, quella per la quale già vi sono scaglioni di riduzione dell’aliquota e di diversa gradazione della riduzione per abitazione principale, dovrebbe avvantaggiare i cittadini più ricchi? Chiedo venia ma mi sembra una contraddizione in termini logici. Lo farebbe se venisse abrogata tout court l’Ici, per cui chi ha 100 immobili verrebbe davvero agevolato ma in questo modo, senza entrare in merito alla congruità della scelta con le istenze federaliste di chi la promuove, viene avvantaggiato chi possiede solo la casa dove vive. Non dimentichiamo che l’Ici è nata nel 1992 come Isi, laddove la “s” al pocto della “c” stava a significare “straordinaria”. Si trattava cioè, nell’intento del legisltaore di allora, di una imposta di tipo straordinario, una tantum, che poi dall’anno seguente è stata istituzionalizzata e posta come ennesimo odioso balzello sulle spalle del cittadino. Sono un elettore di sinistra (quella vera!), lavoratore dipendente, davvero stufo della imposizione fiscale italiana strisciante, surretizia, invadente senza che vi sia un feed back reale e significativo in termini di servizi. Non c’è più spazio.

  23. Mauro

    Detesto l’ICI sulla casa di abitazione, almeno quanto l’impossibilità di portare in detrazione dall’imponibile fiscale l’intero affitto versato da chi vive in locazione. L’ICI sulla prima casa mi appare come una vessazione nei confronti della proprietà, frutto di posizioni ideologiche vetero marxiste. Ma peggio di ogni altra cosa è l’ICI sui terreni edificabili, il cui effetto perverso è quello di spingere i Comuni a svendere il territorio rendendo edificabili quanti più terreni possibile. Non solo, ma stanti le assurde sentenze della giurisprudenza tributaria, l’ICI si paga nel momento in cui una previsione urbanistica è anche solo adottata (dunque non ancora approvata!), col bel risultato che mai più un sindaco si sognerà di recedere da una previsione anche se territorialmente nefasta. Sì quindi alla morte dell’ICI, sulla prima casa e sui terreni. Meglio una forte imposizione fiscale sulla rendita fondiaria ed immobiliare, praticata sulla compravendita dei terreni resi edificabili o degli edifici sugli stessi realizzati.

  24. padanus

    Buongiorno, Gianfranco Miglio agli inizi degli anni 90, quando l’Imposta Straordinaria sugli Immobili fu introdotta (poi venne sostituita dall’Ici ed assegnata ai comuni) scrisse il libricino "disobbedienza civile" poichè appare chiaro alle menti liberali che tassare la casa dove si abita (prima casa) è contrario alle più semplici norme etiche, tanto contrario da poter essere la molla per sucitare addirittura un moto di disubbidienza alla norma. Vi rimando al suo libro, breve ed agile, (fortunatamente ristampato da "Libero" nei mesi passati) per maggiori dettagli. Certo è che Miglio, federalista convinto, avversava l’imposta e questa sua posizione l’ha ben motivata. L’ingegno italico, del "divide et impera", oggi ha legato l’odiosa imposta ai comuni, confondendo un’imposta ingiusta con l’essenza del federalismo fiscale. ci è riuscito così bene che anche LaVoce è caduta nella trappola!

  25. AGOSTINO FRAU

    Il proposito di abolire l’ICI sulla prima casa è assurda ed iniqua anche verso i Comuni. Infatti più un Comune ha finora tartassato i cittadini con questa imposta, applicando una aliquota alta, più lo Stato dovrà “rimborsare” a questo Comune!! Alla faccia del Comune virtuoso che invece è stato attento nelle spese ed ha finora applicato una aliquota bassa! Tutto ciò è palesemente assurdo. I Comuni virtuosi verranno penalizzati, mentre verranno premiati, con maggiori trasferimenti i Comuni che hanno tassato molto ( e quindi speso molto … e spesso male). Tutto è chiaro per quanto riguarda il mancato introito dei Comuni rispetto a quanto pagano oggi i cittadini sugli immobili adibiti a prima casa: lo Stato centrale corrisponderà “trasferimenti” di pari importo, prelevandoli dalla fiscalità generale, in modo tale che i Comuni non perderanno nulla e quindi non si troveranno costretti ad aumentare le altre tasse o imposte comunali o a tagliare i servizi forniti ai cittadini. Ciò che assolutamente non è chiaro è quel che succederà per il futuro, per i mancati introiti per i fabbricati che verranno adibiti a prima casa. Si tratta di nuove costruzioni, di immobili ristrutturati e di imm

  26. Prof. Massimo Saraz

    Come sociologo esperto di lotta contro la povertà delle famiglie, ho letto con stupore l’intervento di Reichlin contro l’a bolizione dell’ICI che avvantagerebbe i contribuenti più ricchi. E non l’80% delle "famiglie" italiane (non parliamo più per favore, dopo i guasti denunciati dal mio Studio e da lavoce sulla spesa sociale individuale sprecata dell’ultima Finanziaria, e soprattutto per il bene collettivo casa, di "individui" in una sorpassata ideologia vetero marxista) o singoli contribuenti che posseggono solo una prima casa, nè villa nè castello o palazzo, e che in media sono a basso -medio reddito dovuto anche ai sacrifici economici, tasse,mutui,ecc per la primacasa. Abolizione ICI e successione quindi per tutte le prime case, semmai , per i bilanci comunali(ma qui prima basta sprechi, assunzioni a gogo, aziende municipali,consulenze ,notti bianche e simili)^nel corso di 3-5 anni, come avevo proposto al Parlamento e come hanno già fatto Formigoni e Moratti in Lombardia, in forma graduale iniziando dal 2007 dalle famiglie più povere con reddito complessivo sotto i 30000 euro. Grazie dell’opportunità!

  27. Marco

    E’ vero, l’ICI è la tassa più odiata e in linea teorica quest’odio non è nemmeno tanto ingiustificato: la casa è basilare nella vita di ogni persona, un tetto ce lo devono avere tutti e perchè allora deve essere tassato il godimento di un diritto tanto fondamentale? Lo sbaglio quindi è da ricercare in primis nell’istuzione di questa tassa. Ciò premesso è da dire che proporre la sua abolizione oggi è veramente impensabile, andrebbe sopratutto a discapito dei bilanci dei comuni che si vedrebbero rimborsati dallo Stato per i mancati introiti dovuti all’abolizione, solo per l’80% dell’ammontare complessivo. Quel restante 20% se si vuole, in primo luogo, mantenere la solita qualità dei servizi offerti, il comune dove li prenderà? E lo Stato dove prenderà tutti questi soldi da mandare ai comuni stimati attorno al miliardo e mezzo di euro? E questo aumento di spesa pubblica come verrà compensato per non aumentare il già gravoso deficit pubblico? La risposta a queste domande è una sola: dalle nostre tasche, con nuove tasse o alzando le vecchie.

  28. Giorgio Antonello

    A chi trova disdicevole pagare una imposta sulla casa di proprietà, casa costata sacrifici e mutuo, vorrei ricordare che pagano imposte senza accorgersi (IVA) anche su pane, latte e medicinali! L’ICI c’è ovunque, in tutti i paesi sviluppati… anche in quelli governati dalla destra dal 1945 in poi (Japan).

  29. paolo

    Ogni anno sulla casa in cui abito gravano 800 euro di ICI. Sto ancora pagando un mutuo di 500 euro al mese (erano 1000 fino a quest’inverno, per fortuna uno dei muti fati per comprare e per ristrutturare è finito). Se il prossimo governo mi toglie l’ICI posso solo ringraziarlo, perchè disporrò di 800 euro per la mia famiglia, visto che il saldo fra entrate e uscite è zero, oggi. Poichè abito in un paese sufficientemente ben amministrato, Verona, le giustificazioni contro l’abolizione dell’ICI sulla prima casa non si applicano ne a me, ne a tutti i cittadini di questa città: trasferire dall’ICI alle imposte questi 800 euro non sposta una virgola "federalisticamente" parlando.

  30. Beppe

    Ho posseduto per alcuni anni una casa in Francia. Pagavo la Taxe Foncière, l’ICI francese, per un ammontare circa quadruplo rispetto al comune dove abito in Italia, a parità di valore dell’immobile. Una cosa che, da italiano, mi ha sbalordito quando sono arrivato là è stato il notiziario trimestrale del comune. Vi era descritto, in 3 pagine perfettamente comprensibili, come il comune avesse rischiato il commissariamento, evitato solo dopo il cambio di amministrazione (politicamente opposto al governo di allora!) e la presentazione a Parigi di un rigoroso piano di risanamento finanziario. Erano precisate le nuove tasse comunali aumentate a livelli niente affatto trascurabili, con le previsioni di durata (circa 3-5 anni) e le motivazioni del provvedimento (entità e tempistica dei prestiti statali e provinciali da restituire). Tutto molto chiaro e preciso: come contestarlo? Assolutamente sbalorditivo: pareva di aver a che fare con qualcuno che deve rendere conto a me di ciò che fa con i miei soldi… Sono d’accordo con Reichlin: sono ben altre le tasse da ridurre o eliminare, non certo l’ICI.

  31. AGOSTINO FRAU

    Se facessi parte del 20% circa di italiani che non è proprietario della propria casa di abitazione mi arrabbierei non poco, sapendo che parte delle mie tasse vanno a finanziare l’abolizione totale dell’ICI di coloro che sono proprietari, mentre a noi, oltre a pagare un affitto salato, non danno neppure la possibilità di detrarre l’affitto dalla denuncia dei redditi! Mi pare del tutto illogico, soprattutto alla luce del fatto che quel 20% di cittadini è composto prevalentemente da persone meno abbienti che non hanno potuto acquistarsi la casa. Voglio almeno sperare che non vengano esentate dall’ICI le abitazioni di lusso. Demagogico per demagogico, ho una proposta da fare: ma perchè il nuovo governo, anzichè togliere una tassa comunale non toglie una tassa statale?? In campagna elettorale Berlusconi non ha promesso che avrebbe eliminato il bollo dell’auto? Allora lo tolga: sarebbe più semplice da attuare ed accontenterebbe ancor più persone, comprese le tante che sono costrette ad usare l’automobile, per mancanza di mezzi pubblici, per andare ad lavorare.

  32. Marco

    Ma è davvero credibile un politico che dice di abbassare le imposte (ICI, bollo, detrazioni irpef, detassazione degli straordinari e in generale del lavoro dipendente) senza abbassare la spesa pubblica, che per la maggior parte è formata da spese difficilmente riducibili (es.gli stipendi dei dipendenti pubblici) e anzi si sente già parlare della riapertura di molti cantieri chiusi, che di certo non l’abbassa? Senza ricadere per l’ennesima volta nel deficit di bilancio, a me le lezioni di economia politica hanno insegnato di no.

  33. Mazzarino

    Dissento rispetto alla linea pro-ICI dell’autore. Come è stato detto , a) l’ICI non colpisce il reddito, ma il patrimonio (per esempio una persona a basso reddito può aver ereditato un immobile di notevole valore) ed è dunque iniqua. b) è una tassa moralmente ingiusta, perché colpisce un bene primario (la casa) di rilevanza assoluta, indispensabile da punto di vista umano e sociale. Rattrista e preoccupa la rassegnazione con cui gli Italiani guardano le tante tasse che li attanagliano. In quest’ottica, le spese sono sempre una variabile indipendente, sacra, intoccabile, insindacabile. Mai che venga in mente di passare al vaglio le spese locali e magari proporsi di recuperare soldi tagliando le spese inutili e razionalizzando quelle necessarie, come si fa nelle migliori famiglie (partendo dal numero dei Comuni, dai carrozzoni delle municipalizzate, dal patrimonio immobiliare locale, etc) : i Comuni non sono quei gioielli di oculatezza finanziaria che dicono di essere. Ben venga quindi l’abolizione dell’ICI, sarà l’occasione per una bella inversione di tendenza. Dopo di che potremo prendere in considerazione eventuali meccanismi compensativi (es: una % dei gettito IVA).

  34. Antonio

    Sono perfettamente d’accordo con il senso dell’articolo di Reichlin. Anzi sarebbe opportuno aumentare l’ICI invece che abolirla per concedere sgravi sui redditi da lavoro e sulle famiglie mantenendo invariata la pressione fiscale complessiva. Questo creerebbe maggiore giustizia sociale nei confronti di tutti quelli, soprattutto giovani, che la casa non ce l’hanno e con stipendi spesso di 1000 euro al mese devono fronteggiare ben altri problemi che pagare poche centinaia di euro all’anno di tasse. Un’ICI più corposa realizzata in questo modo allontanerebbe anche la speculazione sulle case che cmq in questi ultimi anni sono raddoppiate in valore rendendole più accessibili ai giovani e alle classi meno abbienti E’ giusto che siano i cittadini che hanno beneficiato di queste enormi plusvalenze in capitale (grazie all’introduzione dell’euro) a contribuire al risanamento dei conti pubblici. Lamentarsi delle tasse è diventato in Italia un leit motiv che denota quanto sia diventato gretto e disinformato l’italiano medio, che sa solo ripetere slogans, e non si documenta sul fatto che nei maggiori paesi capitalisti (USA, GB e Germania) le tasse sono alte e si pagano fino in fondo.

  35. stefano monni

    Sull’argomento ritengo che l’abolizione dell’ICI sia giusta perchè tale imposta colpisce un bene che considero primario per tutti i cittadini, siano essi ricchi o poveri. Altra cosa è abolire l’imposta senza prevedere entrate compensative per gli enti locali destinatari della stessa imposta. In questo caso i benefici derivanti dall’abolizione dell’imposta verrebero azzerati da una probabile riduzione dei servizi pubblici locali.E’ possibile pertanto ipotizzare un inasprimento dell’ICI sulle seconde, terze ecc. case che ritengo rappresentino, queste sì, non solo un patrimonio ma anche e soprattutto una fonte di rendita e uno strumento spesso di speculazione.

  36. Claudio Cintioli

    La smentita della tesi "essere anti ICI significa essere antifederalisti" pare contenuta nel corpo stesso dell’articolo. L’ICI e’ odiata (vero) dai cittadini nonostante il suo importo oggettivamente basso (vero) proprio perche’ ha rappresentato visibilmente il "pranzo gratis" per la classe politica locale che poteva creare disponibilita’ finanziarie semplicemente tramite il sistema di concessioni edilizie; senza alcun legame con il reddito effettivo dei cittadini e con la qualita’ dei servizi locali offerti. Che l’autore sia dovuto andare a pescare "gli Stati Uniti" per portare un esempio di imposta patrimoniale destinata a programmi sociali mi sembra "terribilmente" significativo. Dovranno essere aumentate le altre imposte locali (ossia l’addizionale IRPEF dei comuni)? Bene. Valuteremo i nostri amministratori locali sulla base di cio’ e sulla correlata qualita’ dei servizi. Gli andamenti della spesa pubb. locale, inoltre, sono quelli apparsi piu’ fuori controllo in questi anni (si veda tabella contenuta sul sito La Voce- credo alla sez.Vero e Falso);che l’lCI imponga particolari "virtuosismi" ai nostri amministratori locali, quindi, pare affermazione quantomeno esagerata.

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