L’Ucraina entra nel Wto. Ma le sue relazioni internazionali, così come la sua economia, continuano a intrecciarsi con quelle della Russia. Senza dimenticare le incertezze della politica interna. Eppure la risultante di questa instabilità è una crescita economica costante da almeno otto anni, ora minacciata da inflazione, indebolimento della crescita globale e calo dei prezzi dell’acciaio. L’Ucraina è il tipico paese sulla frontiera sia del mercato sia della democrazia. “Mercato e democrazia” è il tema del Festival dell’Economia che si apre tra pochi giorni a Trento.

Febbraio 2008, il Wto approva il protocollo dell’adesione ucraina. In agosto Kiev diventerà a tutti gli effetti il 153° socio del club che regola gli scambi tra le nazioni. (1) Uno smacco per Mosca che ora è costretta a negoziare l’ingresso nell’Organizzazione mondiale per il commercio proprio con Kiev. (2)
Aprile 2008, al vertice Nato di Bucarest il Cremlino sbarra la strada all’ingresso dell’ex “paese fratello” nel Map, il piano d’azione in vista dell’adesione nell’Alleanza atlantica. Due date che fanno capire l’intreccio politico, economico e strategico delle relazioni tra Russia e Ucraina. Un percorso frastagliato nelle relazioni internazionali, cui Kiev deve aggiungere l’incertezza della sua politica interna. Paradossalmente la risultante di queste instabilità è una crescita economica costante da almeno otto anni.

I NUMERI DI KIEV

La crisi finanziaria che ha colpito la Russia alla fine degli anni Novanta si è riflessa pesantemente anche sull’economia ucraina. Nel 1999 il Pil di Kiev era il 40 per cento di quello del 1989. La ripresa, iniziata nel 2000 al ritmo del +7,4 per cento l’anno fino al 2007, è ancora in corso e il Pil del paese oggi è al 70 per cento del valore che aveva prima del crollo sovietico.
Il reddito pro capite ucraino, 2.200 euro, è ancora tra i più bassi della regione. Non solo la Polonia, con 8mila euro, ma anche Russia, 6.300 euro, e Bielorussia, 3.400, distanziano Kiev. La sostanza non cambia se si considerano i differenti livelli dei prezzi. Ecco, per il 2006, il reddito calcolato a parità di potere d’acquisto: Polonia 12.500 euro, Russia 10mila, Bielorussia 7.400 e Ucraina 7mila euro. (3)
Il boom economico di Kiev è dovuto a privatizzazioni e riforme importanti, quella fiscale su tutte, ma hanno avuto un ruolo importante anche fattori esterni. Innanzitutto, la svalutazione della grivnia, la valuta ucraina, avvenuta, come per il rublo russo, con la crisi finanziaria degli anni 1998-99. Il conseguente aumento dei prezzi al consumo e dei beni di importazione, ha colpito i consumatori e parte dell’imprenditoria. L’industria locale invece è riuscita a riappropriarsi di una cospicua fetta  del mercato nazionale. Non meno importante è stato il boom delle materie prime che ha comportato l’aumento del prezzo dei metalli. Nel 2002-04, triplica il prezzo dell’acciaio, una merce che costituisce il 40 per cento dell’export ucraino. Infine, parallela alla crescita ucraina vi è quella russa, importante partner commerciale di Kiev. Mosca fornendo a Kiev energia a prezzi inferiori a quelli di mercato avvantaggiava l’industria pesante nell’Est del paese.
Tutto ciò ha svolto un ruolo positivo per la domanda interna di consumi privati e beni di investimento cresciuta, tra il 2000 e il 2006, dell’11-12 per cento all’anno. Le condizioni favorevoli del mercato dei capitali internazionali permettevano l’accesso di banche e imprenditori locali al credito globale.
Come per Mosca, anche per Kiev il 2007 è stato segnato dall’inflazione: il livello dello scorso anno, 16,6 per cento, è stato uno dei più alti registrati nello spazio post sovietico. Fenomeno che si spiega con prezzi dei generi alimentari, il 60 per cento del paniere ucraino, crescita dei salari, rapido aumento della massa monetaria e politica fiscale espansiva. Senza trascurare il ruolo di Gazprom: il monopolista energetico russo ha portato il costo del gas dai 95 dollari per mille metri cubi del 2006 ai 130 del 2007, fino ai 179,5 dollari attuali. In futuro, il consumatore ucraino pagherà per l’oro azzurro, tolti i diritti doganali e le spese di trasporto, quanto il collega europeo.
Anche se questi handicap sono stati finora neutralizzati dall’aumento dei prezzi delle merci ucraine destinate all’export, acciaio e prodotti dell’industria chimica, la notevole crescita delle importazioni e l’inflazione faranno sentire il loro effetto negativo sulla bilancia delle partite correnti. Un deficit valutato attorno al 5-6 per cento del Pil, cui Kiev potrebbe contrapporre l’aumento degli investimenti diretti esteri e l’accesso al credito globale.

  2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007
Prod.Ind.var.% 13,18 5,6 15,1 12,0 3,8 6,0 10,2
Pil var.% 9,6 12,1 2,6 7,3 7,3 5,5 5,0
Riserve valutarie (Mrd€) 5,3 7,0 16,1 16,5 21,8 25,5 28,8
Inflaz. var.% 5,2 9 13,5 9,1 12,8 16,5 9,7
Tasso di disoccupazione(variaz.%) 9,1 8,6 7,2 6,8 6,5 6,4 6,3

Fonti: Derzhavnij Komitet Statistiki Ukrajni, (http://www.ukrstat.gov.ua/)
UkraineAnalysen; (http://www.laender-analysen.de/ukraine/ )

SFIDE DA AFFRONTARE

Difficoltà finanziarie che si estendono all’economia reale, aumento del costo dei capitali internazionali, indebolimento della crescita globale, difficoltà economiche russe e calo dei prezzi dell’acciaio, ecco gli scenari temuti da Kiev.
L’Ucraina ha finora tratto profitto dalla forte liquidità internazionale e dalla diminuzione dei timori degli investitori. Nel 2005-07 gli investimenti diretti e, soprattutto, quelli di portafoglio sono affluiti copiosi nella casse nazionali. Attraverso l’emissione di titoli di Stato, simili per rendita a quelli tedeschi o americani, il paese ha potuto attrarre valuta pregiata sul mercato dei capitali internazionali.
Le ultime frizioni interne, che hanno avuto ripercussioni negative sui giudizi delle agenzie di rating e sulla valutazione del rischio, unite alla crisi del mercato immobiliare Usa e alle sue conseguenze di minore liquidità e recessione economica strisciante, rallentano la crescita di Kiev. Il fatto però che i titoli ucraini in valuta pregiata continuino ad avere rendite maggiori di quelli di paesi comparabili vuol dire che gli investitori continuano a ritenere affidabile il paese.
Affidabilità economica e politica sono dunque la vera sfida per l’Ucraina. Se venisse meno la fiducia, le tendenze negative osservate nel 2007 nel settore degli investimenti diretti, potrebbero consolidarsi.
Non promette nulla di buono perciò quanto accade a Naftohaz. L’azienda energetica di Stato, responsabile del trasporto del gas verso l’Europa occidentale, è sull’orlo della bancarotta dopo che ha ritardato di un anno i pagamenti di eurobond pari a 500 milioni di dollari scaduti il 1°gennaio 2008 ai titolari delle obbligazioni, senza neppure sottomettere ai suoi creditori, rappresentati dalla banca di New York, il consuntivo di fine anno. (4) Per fugare i timori, Kiev dovrebbe dare ora esplicite garanzie. Se non sarà così, o se ci fosse un nuovo ritardo, ne soffrirebbe non solo l’economia, ma anche il processo di coesione istituzionale del paese.
Diversificazione delle esportazioni, miglioramento degli investimenti, finanziamenti alla piccola e media industria, lotta alla corruzione e aumento dell’efficienza delle istituzioni sono le questioni che l’Ucraina deve affrontare. Soprattutto perché l’ingresso nel Wto non avrà effetti immediati su crescita e ricchezza nazionale. (5)
Se export, acciaio e industria chimica se ne avvantaggeranno, i prodotti locali, alimentari, tessile e indotto dell’automobile soffriranno invece per loro scarsa capacità concorrenziale. L’introduzione di migliori standard di produzione in consonanza con le linee guida del Wto, offrirà però chance anche a questi settori.
Sui rapporti con l’Europa e sulla sottoscrizione del trattato di libero scambio, pesano le pessimistiche previsioni demografiche dell’Onu. Nel 2020 la popolazione ucraina dovrebbe passare da 46,6, a 41,7 milioni di abitanti. In questo caso le spese del sistema previdenziale, ora il 14 per cento del Pil ucraino, salirebbero a livelli insopportabili. Aumento dell’età pensionabile, ora rispettivamente 55 e 60 anni per donne e uomini, e prolungamento del periodo di pensione minima, sono le soluzioni allo studio. In caso contrario bisognerebbe rafforzare le politiche di immigrazione.

(1) “Kiew im Rausch des Wto-Erfolgs”; Neue Zürcher Zeitung del 7.2.2008
(2)Ukraina otmjetilas’ v Vto;http://www.gazeta.ru/financial/2008/02/05/2625701.shtml
(3)Мakroekonomichjeskije Pokazatjeli v Ukrainje. (Statistika i analitika);www.macrostat.nm.ua
(4)“Der ukrainische Energiekonzern Naftogaz in der Krise”;Neue Zürcher Zeitung del 4.1.2008
(5)Der Erdgaskonfl ikt zwischen Russland und der Ukraine; Ukraine-analysen 35/08

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