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ALITALIA, E ADESSO CHE FARE?

L’offerta della Cai è stata ritirata. Significa che Alitalia non ha alternative concrete se non la liquidazione. E’ una cosa grave. Diverse volte, abbiamo denunciato i costi elevati di questa operazione, anche se, probabilmente, il costo del fallimento è ancora più elevato. Lo scopriremo nei prossimi giorni. Quali sono ora le alternative? Intanto il Commissario deve decidere se continuare a far volare o meno gli aerei di Alitalia. Ha le possibilità di farlo. Ha anche le possibilità di attingere a risorse finanziarie specifiche e privilegiate, con garanzie particolari per chi fornisca queste risorse finanziarie. Auspichiamo che il Commissario decida di farlo. E’ possibile soprattutto su quelle tratte in cui Alitalia guadagna direttamente denaro, in particolare la Milano -.Roma. Un’analisi precisa di quali rotte sono vantaggiose la può fare soltanto Alitalia.  È chiaro che Alitalia non può chiudere domani. Bisogna anche decidere cosa fare dei suoi asset. Se la cordata italiana ha effettivamente chiuso i battenti le uniche alternative potranno essere all’estero. Le ipotesi più verosimili sono Air France o Lufthansa. A condizioni purtroppo ancor più penalizzanti di quelle ipotizzate per la Cai e ora rifiutate. La trattativa sarà difficile. Ora il pallino è in mano al governo e  “ai piedi” (per venire qui o andarsene) degli investitori stranieri. Non ci resta che sperare che siano ancora interessati al mercato aereo italiano che è ricco e può dare grandi soddisfazioni. Ci vuole ora un operatore serio e motivato, in grado di cogliere questa opportunità.

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CRISI FINANZIARIA, UNA DOMANDA A… MARCO ONADO

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VENTI DI DEFLAZIONE

26 commenti

  1. paolo-tr

    Non è affatto detto che il prezzo del fallimento o meglio della vendita ad un acquirente vero rischi di essere superiore al salvataggio da parte della CAI perché nelle analisi fatte non è stato portanto in conto l’elevato costo, diretto e indiretto (ovvero sotto forma di impediment alla concorrenza) che avrebbero avuto le (ovvie) compensazioni promesse agli ‘imprenditori’ della CAI stessa. Inoltre, come si fa a pensare che il futuro possa dipendere così tanto da lavoratori e sindacati? Questo grande potere di ricatto da parte dei piloti si spiegherebbe solo se fossero insostituibili, ma in questo caso sarebbe giusto che fossero pagati molto, come i campioni di calcio, altrimenti l’azienda potrebbe e dovrebbe fare come la famosa signora Thatcher coi minatori. Perché la CAI non l’ha fatto?

  2. Francesco

    Credo che dopo l’abbandono della C.A.I. il primo compito del Governo sia contattare immediatamente i governi tedesco e francese per raggiungere una soluzione politico-economica soddisfacente (Lufthansa o Air France). Non credo sia impossibile se l’Azienda Alitalia ha ancora attività redditizie tali da generare ricavi se liberata da pesi politici asfissianti; in caso contrario o si lascia l’Azienda a se stessa (e per il governo sarebbe una grave sconfitta come per tutta la nazione) o lo stesso Tesoro dovrebbe provvedere direttamente alla ristrutturazione di Alitalia con manager veramente capaci. Ci sono questi manager? Se lasciati liberi di agire sicuramente si! Solo una considerazione: finora si è sempre parlato di Alitalia. Ma quanti dei dipendenti di Air One sarebbero stati licenziati? A quanto ammontano i debiti di Air One e quale soggetto li avrebbe pagati?

  3. PierGiorgio Gawronski

    La frase: "Speriamo che compagnie straniere siano ancora interessate al mercato italiano" mi pare strana. Perché dove c’è domanda (gente che paga il biglietto) spunta sempre l’offerta! I costi del fallimento per la "comunità" (back of the envelope) paiono decisamente inferiori rispetto ai costi del piano CAI. Prospettive industriali – La cultura aziendale dell’Alitalia è un disastro: difficile rilanciare un”azienda così. Inoltre il mercato internazionale del trasporto aereo soffre da sempre di un eccesso di offerta e bassi profitti, per i sussidi che molti governi danno ai loro "campioni nazionali". Chi ci perde da questo fallimento non è l’Italia, ma la cordata CAI, e i politici abituati a piazzare i loro amministratori scadenti. Spieghiamolo o non si capisce la reazione dei dipendenti. E pensare che gli USA hanno lasciato fallire Lehman nel pieno di una crisi finanziaria sistemica (cosa molto più pericolosa del fallimento di un’azienda indistriale!). Hanno fatto bene? Non so: ma sarebbe ora che anche da noi si cominciasse a parlare di fallimenti come di una cosa normale; e i politici smettessero di ingannare i cittadini con la storia della ""italianità".

  4. Marco Giovanniello

    ANPAC e amici hanno rifiutato la proposta CAI, come avevano rifiutato quella di Air France. Spinetta commentò che per AZ ci vuole l’esorcista. E’ un problema di moral hazard, i piloti pretendono di continuare a mal-gestire l’azienda, sicuri che lo Stato ripianerà in eterno le perdite come ha sempre fatto, per decenni. E’ ora di farla finita, per Alitalia ci vuole il grounding. Aerei a terra e tutti a casa, evitando di sprecare ogni giorno milioni che appartengono ai creditori. Nemmeno è giusto che si sprechino denari del contribuente, offrendo l’80% dello stipendio per sette anni agli esuberi, in un Paese in cui il dipendente che non lavora per il settore pubblico o in una grande azienda paga le tasse, ma non ha alcuna protezione se resta disoccupato. Alitalia rappresenta il peggio del sistema economico italiano, è ora di seppellirla senza tante storie. L’Italia non può funzionare se la peggiore delle aziende viene mantenuta in vita qualsiasi schifezza faccia.

  5. graziano camanzi

    La trattativa è fallita ma non succederà nulla di traumatico. Anzi. Ci sarà un periodo di tensioni (finte quelle dei politici e vere quelle delle persone coinvolte) ma, in poco tempo, ci accorgeremo che, invece, dovremmo stappare champagne. Perchè? La parola magica attorno alla quale ruotano tutti i miei ragionamenti, quasi mai citata negli sproloqui dei politici sul caso Alitalia è: cliente. I clienti dei voli ci sono. La gente tende a muoversi sempre più rapidamente e sempre più spesso. Non è un mercato da inventare; sta crescendo, e in modo notevole. Certo la gente vuole comprare i voli con lo stesso approccio con il quale compra le altre cose: guarda al rapporto prezzo-prestazioni. Compara le offerte, e non solo all’interno della stessa tipologia d’offerta (nel senso che, per muoversi, non compara la linea aerea A solo con la linea aerea B ma, anche, con il treno, per esempio) e, poi, sceglie. E quando un mercato c’è ci saranno sempre imprenditori (quelli veri…) che avranno voglia di andarseli a prendere, questi clienti. Meglio, addirittura, un mercato senza regole (lo scrivo in modo paradossale…) che qualsiasi soluzione inventata dai politici.

  6. lucio

    Le scene di giubilio dei dipendenti dell’Alitalia per il ritiro dell’offerta della CAI sono molto indicative della pericolosa cultura che ormai fa parte del DNA della compagnia: è possibile chiedere qualsiasi cosa e difendere anche i privilegi più assurdi tanto alla fine interviene lo Stato e ripiana con i sacrifici di tutti i cittadini i debiti. Ma come si può pretendere che in una società, in questo caso l’Alitalia, c’è chi rischia con i propri capitali, pochi o tanti che sono, e chi pretende di discutere del piano industriale e della governace? Se la gestione dell’impresa rimane pesantemente condizionata dall’ANPAC non esiste alcuna possibilitgà di successo. Il commissario deve a questo punto smettere di dilapidare le risorse pubbliche e quelle della società e chiudere senza indugi la compagnia per evitare ulteriori sprechi e rimborsare qualcosa ai creditori. Poi siccome il mercato italiano è indubbiamente interessante ci sarà sicuramente qualcuno che ricomincerà su basi più sane.

  7. Giancarlo

    Tutti hanno detto che uno dei motivi -forse il più significativo- della cattiva gestione di Alitalia negli anni è stato costituito dalla continua "invasione" della politica nell’Azienda. Se questo è vero (e pare proprio di sì), direi che quel che è stato fatto ora da questo Governo, e da Berlusconi prima in campagna elettorale, è stata la più massiccia, scoperta e significativa "invasione" mai vista. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

  8. Stefano Roversi

    Ma non è fantastico che i commenti fatti da chi mi ha preceduto dicano, praticamente tutti, la stessa cosa?
    Il mercato, e niente altro!
    Siamo tutti stupidi?
    E’ solo una coincidenza?
    O non è, invece, come credo io, questa la strada?

  9. Giovanni

    Scusi professore ma le parole che scrive oggi non ben si sposano con quelle che ha sottoscritto ieri sul corriere della sera insieme a molti sui ororevoli colleghi. Ieri lei scriveva " Serve dunque un invito rivolto al mercato, aperto e senza riserve di sorta a presentare in breve tempo un’offerta e un piano industriale, assicurando che nel frattempo gli arei volino regolarmente" . Bene secondo lei in quale altro modo si poteva attuare questo da ieri in poi se non con l’abbandono della trattativa CAI? Io ho plaudito alla lettera del corriere, dato che non mi piaceva la soluzione CAI. Infatti ritengo che l’italia ed i Manager Italiani abbiano avuto la loro possibilità in passato di trasformare Alitalia in una grande compagnia (I francesi ci sono riusciti, i tedeschi anche) ma non ci siamo riusciti. Inoltre cosa vuol dire Italianità: avere la sede amministrativa in Italia (la Ferrero ha la sua in Lussemburgo mi pare, ma non i Italia, eppure nessuno dice che non è italiana), avere un management italiano o forse avere dei dipendenti italiani. Io spero che ora il governo sappia trattare con le compagnie estere per ottenere il massimo nella trattativa, come cliente e contribuente.

  10. Arturo Camillacci

    Uno dei miei detti preferiti è "chi è causa del suo mal pianga se stesso", e credo che in questo frangente si adatti a perfezione a quei dipendenti e sindacalisti dell’Alitalia che hanno continuato a sostenere posizioni irragionevoli e deleterie non solo per la ex compagnia di bandiera ma anche per se stessi. Pur non trovandomi d’accordo con chi dice che "i piloti pretendono di continuare a mal-gestire l’azienda, sicuri che lo Stato ripianerà in eterno le perdite", poiché la colpa del dissesto di Alitalia non è tanto ascrivibile ai piloti, che sono solo dipendenti della compagnia e non ne condizionano più di tanto le scelte strategiche, quanto a decenni di malagestione da parte di amministratori incapaci e strapagati, e a decisioni contrarie al più elementare buon senso (quale quella del "doppio hub" Fiumicino-Malpensa). Adesso la posizione di chi si augura che spunti all’orizzonte un "cavaliere bianco" che salvi i posti di lavoro rilevando l’Alitalia, sia esso Air France o Lufthansa, forse non si rente conto che il "provvidenziale" intervento fa pensare alla storiella di Trilussa del ragno che aiutò la mosca ad uscire dall’acqua calandole un filo…

  11. Disperato

    Sottoscrivo quanto detto da altri commentatori: Alitalia deve (purtroppo, per carità) chiudere e anche alla svelta. Le scene di giubilo dei dipendenti (che evidentemente non sanno di esserlo), i cori ultras, il comportamento della politica, delle varie parti sociali, di tutti, rende auspicabile la immediata chiusura e la fine dello sperpero immondo di danaro pubblico a qualsiasi altra opzione. Poi fra un anno o due chiederemo ai giubilanti di ieri un commento ex-post.

  12. antonio p

    Se il fallimento è la cura necessaria perchè tutti i lavoratoria siano tutti uguali e non solo potroppi /P.A. Scuola ed Alitalia-piloti/ hanno il diritto di esserre mantenuri dagli altri per fare poco o niente o che debbano essere pagati troppo. La concorrenza esiste ed io posso scegliere altre soluzioni esclusa la P.A.

  13. francesco piccione

    In primo luogo, e solo per amore della verità, bisogna dire che la trattativa con air france è fallita per l’affermazione di berlusconi – premier in pectore – che non avrebbe dato seguito all’accordo che il governo Prodi si acicngeva a concludere. le soluzioni oggi sono sotto gli occhi di chiunque le voglia vedere. Le condizioni poste con la modifica della legge sull’amministrazione straordinaria consentono di vendere alle condizioni già prospettae per la cai a chiunque altro. ma consentono – soprattutto – di vendere a condizioni più vantaggiose, quali quelle proposte da air france: meno esuberi, più rotte, più aerei, accollo dei debit e la presenza di un hub. ovvio che oggi air france non tornerebbe a fare una simile proposta, ma se la differenza fra le condizioni alle quali si impegnava e quelle di assoluto vantaggio proposte a cai è di 2.500.000.000 ci sono ampi margini per convolgere importanti operatori esteri. con l’unico risultato (non particolarmente invidiabile) che lo "straniero" oggi acquisterebbe spendendo molto meno. un vero successo del governo in carica.

  14. luigi zoppoli

    Francamente, pur spiacendomene, devo dire che il fallimento di Alitalia sarebbe un salutare bagno di normalità economica. Temo che non accada perchè in assenza di cavalieri bianchi e senza macchia, si presenterà qualche armata brancaleone. D’altronde l’aspetto più preoccupante sta nell’inadeguatezza mostrata da chi, dopo aver contrivuito a sabotare la trattativa con AirFrance, si è mostrato incapace di risultati positivi. Sindacati e CAI compresi. luigi zoppoli

  15. Guido

    Il governo affianchi Fantozzi con Domenico Cempella o Gianni Sebastiani (due manager esperti, credibili, che conoscono e hanno fatto bene in Az) con il compito di ridisegnare un perimetro aziendale appetibile (depurato di debiti, con esuberi quantificati e nuovi contratti di lavoro definiti ) e di individuare, come requisito per fare un’ offerta, standard di connettività funzionali al sistema Paese. Scommettiamo che sia LH che AF ci stanno?

  16. Maurilio Menegaldo

    Il consueto melodramma nazionale (strillo del soprano, romanza del tenore, aria del basso comico e ognuno ci metta chi vuole nei ruoli) è finito. Si prende atto di una realtà fin qui negata e nascosta dal denaro pubblico, della morte di un’impresa inefficiente e che per il concorso (meglio, la complicità) dei vari attori è stata mantenuta artificialmente in vita. A questo punto, pare sciocco cercare il colpevole, puntando il dito magari solo contro la CGIL. Questa, è vero, ha commesso il grosso errore di opporsi al piano Air France, alleandosi tatticamente con Berlusconi: ma condivideva la sostanza del piano CAI, facendo però presente che non si poteva andare avanti senza tenere conto dell’ANPAC e dei suoi veti che rischiavano di far saltare tutto, come alla fine è stato. Una brutta storia, insomma, tipica di un paese dove i monopolisti esaltano la concorrenza purché non sia fatta a loro e dove le corporazioni (anche sindacali) sembrano ormai essere le vere padrone della vita economica nazionale, naturalmente con l’opportuno ombrello politico.

  17. Simone

    Nel vedere le scene di giubilo da parte dei dipendenti quando CAI ha rinunciato alla trattativa Alitalia, suscita in me un sentimento di vergogna di essere italiana. Se devo seguire il mio istinto, dopo tutti questi anni di totale inefficienza di questa compagnia e di arroganza dei suoi dipendenti, mantenuti da noi contribuenti, direi che sarei molto contenta se si trovassero senza lavoro e senza alcun ammortizzatore sociale. E finalmente soffrissero perché non hanno un lavoro. Vorrei sottolineare la dignità dei dipendenti di Lehman Brothers che lasciano il loro luogo di lavoro senza fare commenti con gli scatoloni di cartone: imparino da loro! Il comportamento della CGIL (lasciamo stare per ora le corporazioni sindacali) porta a chiedersi ancora una volta se ha senso che un sindacato eserciti tanto potere. Nuoce a tutti (ai lavoratori, ai cittadini ed al paese) e con arroganza tiene in mano le sorti del paese contro il governo legittimamente eletto dai cittadini. Tutte le iniziative per modernizzare il paese si inceppano per via soprattutto della CGIL. Non è vero che i poteri sono 3: c’è il potere sindacale ed è a questo che il governo deve render conto!

  18. Massimo Molteni

    Leggendo i commenti sinora arrivati mi sembra che siamo tutti un’pò incazzati, sollevati e allibiti allo stesso momento: in particolare il commento "Alitalia deve morire" è fantastico. Non vi è dubbio, come ho letto, che se le rotte sono redditizie, soprattutto al Nord, qualcuno penserà a coprirle: non è questo il problema. Il vero dramma, oltre alle 16000 famiglie di Alitalia, tolte quelle dei piloti, è lo scenario che si apre per l’indotto di un intero comparto industriale, in particolare a Roma. La grossa questione politico-industriale non è più l’Alitalia ma è un intero sistema produttivo legato al trasporto aereo, è un pezzo di industria del paese. Possiamo lasciare nelle mani di 4 piloti e 2 sindacalisti il destino di un intero comparto produttivo? Che il governo intervenga per trovare una soluzione, possibilmente con la collaborazione della parte sana dell’opposizione, quella che non va a Fiumicino col megafono a fare sciacallaggio e spot elettorali. E che questo ennesimo guaio sia da insegnamento alla politica tutta; le scelte strategiche industriali della nazione non si lasciano in mano a qualche sindacalista protettore dei privilegi.

  19. Massimo GIANNINI

    Adesso si deve evitare l’accanimento terapeutico e lasciarla fallire in santa pace. Non se ne puo’ veramente più! E dire che é anche una società quotata in borsa. Dove sta scritto che non si possono perdere posti di lavoro? Il fallimento é il minore dei mali. Non si puo’ continuare in eterno a sussidiare direttamente o indirettamente un’azienda, che non esiste praticamente più, non ha mercato e non é nemmeno strategica. La riprova é stata che in Italia si puo’ prendere anche il treno. Investiamo su quello.

  20. marco sacmardella

    Forse non si è capito che la posta in gioco è lo strapotere dei sindactai del personale di volo in Europa. Air France Lufthansa e BA stanno facendo cartello con Berlusconi per spezzare le reni al sindacato. Dal punto di vista del mercato liberale ci si deve augurare che ci riescano. Il risultato sarà un trasporto aereo a meno costo per i passggeri, con possibilità di investire di più in nuove rotte ed aereomobili ed assumere più personale che lavori di più e sia pagato il giusto e non abbia compartecipazioni di stile mafiosetto nella gestione.

  21. Stefano

    Credo che le scene di esultanza dei lavoratori Alitalia alla notizia del ritiro della CAI vadano interpretate alla luce di alcune questioni di merito: – Dimensioni: la nuova Alitalia prospettata da CAI è molto piccola, e non può per capillarità e frequenza servire il turismo e l’economia italiana. – Valore degli asset ceduti: la vendita di tre soli slot su Londra Heathrow ha fruttato nei mesi scorsi alla compagnia 70 mln.$; inoltre se è vero che molti degli aerei ceduti hanno limitata appetibilità sul mercato (vedi MD-80), non altrettanto si potrebbe dire dei B-777, degli A-320 family, degli Embrair etc.. Basta un po’ di aritmetica per capire che i conti non tornano; – Contratti di taglio cinese: limitando l’analisi ad alcuni aspetti pratici (quelli economici – non citati per pudore – si trovano su http://www.centoxcentoav.it) della vita delle hostess:30 gg. di ferie annue che assorbono 10 riposi (cioè 20 gg. l’anno);1 solo giorno di riposo inamovibile su 8 al mese (e se si parte all’improvviso i figli dove si lasciano?); trasferibilità sul territorio nazionale con 30 gg. (20 se non si hanno figli, bontà loro) di preavviso (scuole, mariti, mogli?). Ancora sorpresi dei festeggiamenti?

  22. gabriele

    Il fallimento di Alitalia rientra nella logica più naturale del mercato. Se ne parlava già da diversi anni come l’unica possibilità per ripartire in modo più sano e libero dai condizionamenti politici. Chi ci perde è la politica che aveva in Alitalia un luogo sicuro dove pargheggiare i suoi fidi portaborse pagandoli in maniera spropositata (ne sa qualcosa il centodestra che a suo tempo aveva piazzato un presidente con uno stipendio e una buona uscita vergognosamente elevata) ora pur di mettere in pista i suoi campioni imprenditoriali (ma quali campioni, Colannino aveva forse portato Telecom nel gotha della telefonia europea, o si è servito solo per rivenderla guadagnandoci un bel gruzzolo?) più che imprenditori si dovrebbero chiamare finanzieri, dove Alitalia sta per una buona opportunità di guadagnarci rivendendola (certo dopo 5 anni ma prima o dopo la rivendevano) come è stato fatto con telecom e come faranno probabilmente con altri salvataggi miracolosi perpetrati dai nostri imprenditori con la i minuscola.

  23. franco

    Alitalia come del resto Cirio ,Parmalat e c., sono zombie aziendali. Cadaveri ormai putrefatti da tempo che se ne vanno ancora in giro a pubblicizzare quello che non sono. Aziende che non hanno onorato i loro debiti e hanno contribuito alla rovina di tante persone e alla distruzione del pubblico denaro, dovrebbero essere messe al bando e cancellate definitivamente. Per quel che riguarda poi Alitalia, grosse responsabilità spettano pure alle commissioni europee, che hanno consentito prestiti e rifinanziamenti fatti tutti con il denaro dei contribuenti, quando già era chiaro da anni che senza un radicale sconvolgimento dell’azienda, questo avrebbe prodotto solamente un prolungamento dell’agonia. Adesso, nonostante la farsa non sia ancora conclusa, (22/9), dovremmo finalmente assistere, tra qualche giorno, all’impossibilità di utilizzo degli aeromobili, per mancanza di carburanti, pezzi di ricambio e servizi che i vari fornitori in giro per il mondo rifiuteranno per inadempienza economica, e forse qualche aereo o magazzino verrà pure pignorato qua e là a garanzia di debiti impagati. Gran bella figura per l’italico orgoglio patriottico!

  24. Giovanni P.

    Scusate, ma qui e là ho letto una serie di notizie circa la mitica cordata, le quali parlerebbero di un coinvolgimento di Lehman nei finanziamenti, in particolare per le tranche "offerte" da Colaninno. Sarà poi un caso, ma l’ormai ex numero 1 di Lehman ha avuto un ruolo non da poco in SanPaolo-IMI – guarda caso, tra i primi attori di CAI c’era proprio Intesa-SanPaolo. Se tutto ciò fosse vero e corretto, ecco che lo sdegnoso ritiro di CAI all’indomani del crollo di Lehamn assumerebbe tutt’altro senso e sapore.

  25. daniele

    L’azienda Alitalia come la maggior parte delle aziende pubbliche dello Stato merita solamente di fallire, in quanto le Aziende di trasporto aereo europee quando uno dei loro vettori si rompe lo riparano mentre noi italiani (considerandoci più furbi degli altri ) lo cambiamo il vettore con uno nuovo. Questo è solo una piccola cosa rispetto alle paghe che prendono i piloti pur sapendo pilotare un solo tipo di velivolo e quindi se fossero stati assunti da altre compagnie si troverebbero un po’ in difficoltà a pilotare gli altri tipi d’aereo. altro punto è quello dell’AB di malpensa dove aveva sede l’Alitalia, non capendo che in un AB del genere qualsiasi tipo d’aereo dovrebbe partire decollare ed atterrare. Cosi si comportano i m,aggiori aeroporti europei e mondiali ,acettano tutti i voli possibili e dai loro Ab partono tutti ivoli possibili , soprattutto quelli che fanno scali internazionali, il Governo italiano con a capo l’ON.Silvio Berlusconi questo non l’ha ancora recepito, inoltre non si è capito che il cittadino prende un qualsiasi aereo di qualsiasi compagnia pur che sia sicuro, puntuale e che lo porti a destinazione con successo.

  26. francesco

    Rimango basito di fronte alle scene di esultanza ed alle urla proferite nei confronti della possibile nuova cordata, all’uscita dal tavolo delle trattative.La situazione mi dà molto di premeditato, studiato a tavolino dalle solite sigle sindacali e poco di concreto. Le cose sono due: o gli urlatori hanno accesso in rete alla discussione che avviene nei palazzi e quindi on-line sono al corrente di ciò che si dicono(cosa che ritengo poco probabile), oppure siamo di fronte alla solita lotta delle corporazioni protette e dei diritti acqisiti.Immedesimandomi da lavoratore, in una siffatta situazione, avrei ben poco da festeggiare e soprattutto ben poco da fischiare all’indirizzo di coloro i quali stanno cercando di mantenere il mio stipendio (seppur rivisto) ed il mio futuro. Spero che qualcuno non gli abbia messo in testa che il rumore delle loro urla possa coprire o attutire la deflagrazione del colosso.

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