Non c’è dubbio che gli inceneritori inquinano. Come tante altre cose. Il punto è capire quanto, se più o meno delle altre alternative disponibili e con quali conseguenze. Inoltre, non è né solo una centrale elettrica né solo un impianto per smaltire i rifiuti, ma è le due cose insieme. E la valutazione va fatta tenendone conto. Tanto più che lo stesso riciclaggio spinto all’estremo comporta emissioni comparabili. In altri termini, sia il bilancio ambientale che quello energetico sono molto più equilibrati di quanto si pensi.
Nellimmaginario comune, gli inceneritori sono costose macchine di morte. Tanto più odiosi, in quanto basterebbe un po di buona volontà e oplà i rifiuti sparirebbero senza lasciare traccia, chiudendo il cerchio ecologico e senza lasciare debiti con la natura. Prendi San Francisco, per esempio, antesignana della politica rifiuti zero, dove già oggi riciclano i due terzi dei rifiuti. E vogliono salire al 75 per cento. Ma le cose stanno davvero così?
MA QUANTO INQUINANO?
Che gli inceneritori inquinino, non cè dubbio. Ma tante altre cose inquinano. Il punto è capire quanto, e con quali conseguenze.
Si citano studi riferiti a vecchi impianti, costruiti con tecnologie obsolete, presso i quali sono stati effettivamente riscontrati effetti non trascurabili sulla salute. (1) Oppure studi riferiti alla concentrazione di polveri sottili e ultrasottili, nanoparticelle, microinquinanti vari non, si badi bene, necessariamente prodotti da inceneritori ma praticamente ubiqui; studi abbastanza contrastanti, ma comunque allarmanti. Peccato che invece manchino studi riferiti al reale impatto di un inceneritore moderno. Se è vero che emette nanoparticelle e microinquinanti, non è affatto dimostrato che il suo contributo sia determinante nel modificare in modo significativo le concentrazioni già presenti per mille cause diverse. I pochi tentativi di misurare il dato, ad esempio a Bolzano, sembrano mostrare che i livelli di concentrazione ne risentono poco o nulla.
Le migliori tecnologie sul mercato consentono emissioni comparabili con quelle di qualsiasi altro impianto industriale nel quale avvengano processi di combustione. Che in città laria sia più inquinata che in alta montagna, lo si sapeva. Ma vivere vicino a un inceneritore, a una centrale elettrica, a un altoforno, a un cementificio o a un incrocio con semaforo fa pochissima differenza. Se proprio vogliamo preoccuparci di qualcosa, preoccupiamoci della qualità malsana dellaria che si respira negli edifici, a cominciare da quelli in cui abitiamo. (2)
Ovviamente, gli impianti vanno fatti bene, le migliori tecnologie bisogna poi usarle e anche pagarle. Altrettanto ovviamente, bisogna anche controllare cosa ci viene bruciato. In tutta Europa parliamo di Austria, Svezia, Germania, Olanda: paesi a cui coscienza ambientale e rigore normativo non fanno difetto questi impianti si costruiscono in prossimità delle zone residenziali, anche per meglio sfruttare la cogenerazione di calore per il teleriscaldamento. In questo ultimo caso, poi, le emissioni dovrebbero essere calcolate sottraendo quelle risparmiate negli impianti di riscaldamento domestici, e il risultato potrebbe sorprendere. Per molti inquinanti può essere addirittura negativo: le emissioni aggiuntive sono più che compensate dalla riduzione di quelle preesistenti.
Non basta dire che linceneritore inquina, ma bisogna valutare se inquina più o meno delle altre alternative disponibili. Lo stesso riciclaggio spinto allestremo comporta emissioni comparabili con quelle del camino di un inceneritore (si pensi solo ai mezzi impegnati nella raccolta differenziata porta a porta). In questi termini, sia il bilancio ambientale che quello energetico sono molto più equilibrati di quanto si pensi.
Gli scenari a rifiuti zero (non proprio zero, ma insomma), così di moda, sono praticabili in determinati contesti, non in tutti. In ogni caso, rifiuti zero implica che i flussi di materiali buttati via finiscano da qualche parte, con impatti non necessariamente minori. Anche nella ridente Treviso, spesso citata come esempio, cdr e compost non vengono recuperati, ma finiscono in qualche discarica autorizzata per rifiuti speciali. Il famoso centro recupero di Vedelago ricicla, è vero, tutti i rifiuti che gli vengono conferiti, ma non tutti i rifiuti di Treviso possono essere conferiti a Vedelago. Se posso scegliere quali rifiuti ricevere e quali no, sono capace anche io di riciclare il 100 per cento.
Gli strateghi delliper-riciclaggio dovrebbero avere lonestà di ammettere che i loro schemi logistici hanno una falla: se i materiali avviati ai vari cicli di recupero poi non trovano mercato, come finora è capitato a tutto ciò che risulta dalla selezione meccanica del rifiuto indifferenziato, diventano rifiuti speciali che dovranno a loro volta essere smaltiti o pseudoriciclati. Ma siccome per i rifiuti speciali non vale il principio di autosufficienza, ma solo lobbligo di rivolgersi a un operatore accreditato e autorizzato, dovunque collocato, questi materiali, che nessuno vuole, prendono la strada delle discariche sparpagliate in mezza Italia. Ecco spiegato,almeno per quel che riguarda gli urbani, il cosiddetto scandalo dei rifiuti del Nord inviati al Sud. (3) E comunque, visto che poi tra un passaggio e laltro non si sa mai bene dove si va a finire, ecco spuntare anche, in modo insospettabile, dietro le anime belle del no allincenerimento, lombra della camorra, secondo un meccanismo del tutto simile a quello per cui i proibizionisti finiscono oggettivamente per remare a favore dei trafficanti di droga.
COME FARE LA VALUTAZIONE
Linceneritore non è né solo una centrale elettrica né solo un impianto per smaltire i rifiuti, ma è le due cose insieme. La valutazione va fatta considerando quattro voci di ricavo:
– quelli derivanti dallenergia recuperata e ceduta alla rete
– le tariffe pagate da chi riceve il calore per il teleriscaldamento
– le tariffe pagate da chi conferisce i rifiuti
– gli eventuali sussidi forniti alla generazione di energia da fonti alternative al petrolio.
Le prime due voci dipendono dal mercato energetico e riflettono indirettamente anche il costo del combustibile: più costa il petrolio, più vale lelettricità. La terza, che è in genere quella decisiva, dipende anche dal costo delle modalità alternative di smaltimento o recupero: più costa la discarica, più convengono altre soluzioni.
Sullopportunità dellultima si può discutere, come anche della forma con cui corrisponderla (contributi Cip6, certificati verdi eccetera). In ogni caso, anche il riciclaggio viene sussidiato, sebbene il cittadino non se ne accorga: i contributi che le imprese produttrici pagano al Conai o ai vari consorzi obbligatori finiscono ricaricati sui prezzi di vendita dei prodotti. Per fare i conti in modo asettico e valutare la convenienza relativa bisogna, da un lato, fare piazza pulita di tutti i sussidi, non solo quelli al recupero di energia. Dallaltro, includere nella valutazione anche i costi esterni, legati allinquinamento, alloccupazione di suolo e così via.
Unanalisi di questo tipo ci rivela che la soluzione migliore sta nel mezzo e che non si devono mettere tutte le uova nello stesso paniere. Ci serve un sistema equilibrato, orientativamente con un 30-60 per cento di recupero diretto. (4) Mentre limpianto di incenerimento del rifiuto tal quale (non pretrattato) si giustifica se si riescono a raggiungere scale elevate (1.500 t/giorno), altrimenti occorre prima trasformarli meccanicamente per bruciarli con maggiore convenienza in un impianto ad hoc, o trasformarli ulteriormente in cdr, destinato ai cementifici: inquina ugualmente, ma almeno si risparmiano combustibili più pregiati a parità di emissioni .
In conclusione, sugli inceneritori grava un clima di sospetto in buona parte ingiustificato. Se sulle loro emissioni si concentrano da trenta anni studi epidemiologici di ogni genere, se il legislatore impone standard estremamente accurati, molto più severi che per altri impianti industriali, altrettanto non può dirsi per le altre forme di smaltimento: se si volesse fare loro il pelo e il contropelo come per gli inceneritori, si sfaterebbero molti pregiudizi. Le varie soluzioni hanno pari dignità. Tutte inquinano un po, nessuna causerà stragi. Finiamola di parlarne come se si trattasse della lotta tra il Bene e il Male.
* Le affermazioni contenute in questo articolo si fondano in buona parte su una ricerca, tuttora in corso, effettuata dal Centro di ricerca Iefe in collaborazione con il Politecnico di Milano e le Università di Piacenza, Bologna e Trento.
(1) Unesauriente rassegna di studi epidemiologici è contenuta nella voce dedicata allincenerimento su wikipedia.
(2) A. Massarutto, a cura di, La valutazione economica dellinquinamento indoor, Quaderni di ricerca Iefe, Università Bocconi, 2000.
(3) Cosiddetto scandalo perché si tratta di un accorgimento legale, o almeno non illegale, anche se forse il legislatore non pensava proprio a questo.
(4) I valori della forchetta variano a seconda dei casi, per esempio in funzione della densità abitativa così come della effettiva capacità di far funzionare la raccolta differenziata.
La risposta audio di Antonio Massarutto ai numerosi commenti
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Enrico
Come tutti gli estremismi anche quello concernente il riciclaggio distorce la situazione. Per esempio, non tutti i materiali possono essere ricliclati con la stessa efficenza. Comunque sia non riciclare carta e plastica, che sono tra i materiali piú facilmente riciclabili, sfiora il criminale. (Da notare che sono anche tra i materiali che producono piú calorie per tonnellata tramite incerenimento) Secondo il mio punto di vista il principale problema dell’incerenimento deriva dall’alto investimento iniziale. Una volta avviato un impianto, per mantenerne la redditivitá, bisogna mantenerlo attivo a pieno regime. Questo potrebbe favorire la produzione di rifiuti o almeno ostacolare la diminuzione degli stessi. La raccolta differenziata, invece, si adatta alla variabile produzione di rifiuti e i costi sostanzialmente sono propozionali alla quantitá. Potenzialmente puó favorire un ciclo virtuoso di riduzione dei rifiuti. P.S il contributo Cip6 per l’incenerimento, dal mio punto di vista, è scandaloso.
Andrea Moreal
Credo che l’articolo del Prof. Massarutto mostri in maniera chiara due aspetti che finora sono stati sottovalutati da ogni politica che si è occupata di smaltimanto di rifiuti. In primo luogo non è ancora presente nel nostro paese una chiara e corretta informazione sulle modalità di smaltimento dei rifiuti, in particolare per quanto riguarda l’analisi dei costi – benefici economici ed ambientali di ogni modalità di smaltimento; piuttosto che affidarsi a convinzioni di tipo ideologico – di qualunque tipo esse siano – sarebbe meglio impostare delle politiche che si fondino su studi e ricerche che mettano in chiaro quali siano le modalità di smaltimento preferibili per ogni territorio. In secondo luogo credo che una seria politica sui rifiuti non possa essere impostata e costruita senza l’apporto di tutti i soggetti interessati alle sue possibili conseguenze/risultati: non puo certamente essere il decisionismo dall’alto, tanto spesso evocato, a risolvere situazioni come quella della Campania quanto invece il protagonismo e il coinvolgimento degli attori locali che, meglio di ogni altro, conoscono il territorio..
Matteo Piolatto
Scusate, ma le ceneri tossiche che fine fanno? Sono messe in apposite discariche. questo non è un costo elevato dato che sono rifiuti altamente tossici? Ed ancora invito a riflettere sul fatto che i grand paesi del mondo (es. Germania) non stanno più costruendo inceneritori ma attuano politiche di forte riciclo. oppure cercate le ricerche fatte sul latte delle vacche nei dintorni di brescia per scoprire che tasso di diossina e schifezze varie contengono. Ancora una volta si pone il problema: salute dei cittadini/energia. tengo a precisare che i grandi inceneritori italiani (vedi Brescia) funzionano grazie a enormi finanziamenti statali. Non è forse questo il più grosso dei costi da sostenere?
giuseppe orlando
Egregio Prof. Massarutto, le scrivo da ignorante quale sono per farle alcune domande sul suo articolo. 1) E’ vero o falso che gli inceneritori emettono diossina? 2) E’ vero o falso che per minimizzare la produzione di diossina gli inceneritori devono bruciare rifiuti ad altissime temperature? 3) E’ vero o falso che a causa delle altissime temperature vengono prodotti inquinanti super pericolosi detti nanoparticelle? 4) E’ vero o falso che l’energia prodotta da un inceneritore e’ minore di quella richiesta per il suo funzionamento? Se la risposta e’ affermativa saprebbe indicare di quanto il bilancio energetico risulta negativo?
Enrico Marchesi
L’idea di confrontare i costi delle differenti soluzioni di smaltimento dei rifiuti a livello complessivo, includendo anche i costi esterni, è sicuramente affascinante dal punto di vista teorico, ma presenta una complessità tale da rendere molto difficile la sua implementazione. La quantificazione dei costi esterni non è univoca e conseguentemente l’elemento di soggettività o se vogliamo, di pregiudizio, è solamente rimandato. Il valore del danno ambientale per l’autore dell’articolo potrebbe essere molto differente di quello percepito da un cittadino che vive nei pressi di un inceneritore. Quando l’incertezza prevale è molto difficile imporre delle soluzioni alla collettività ed è fondamentale confrontarsi con i pregiudizi (supposti tali) delle persone, perchè forse sono solo dei pregiudizi differenti dai nostri. Per quanto riguarda i sussidi credo che togliergli sarebbe molto importante, perchè creano delle distorsioni enormi nella scelta della soluzione ottimale. Senza CIP 6 gli inceneritori non sarebbero la gallina d’oro che sono e l’interesse per questo tipo di soluzione diminuirebbe molto. Facciamo pagare gli inceneritori a chi li utilizza, non al settore elettrico.
david
Scusa sai, ma i camion girano lo stesso anche per raccogliere i rifiuti indifferenziati. Il fatto poi di bruciare un materiale, poniamo un kg di plastica, che si è prodotto con tre kg di petrolio, e ricavare (energia elettrica + teleriscaldamento) 0.4 kg equivalenti di petrolio, non mi sembra un grosso risultato. Se si ricicla quella plastica, (o alro materiale) si evita di bruciare quei tre kg usati per produrlo. Anche l’inceneritore usa spazio, e piu’ è grande, piu’ i rifiuti devono venire da lontano, inquinando. Semmai si tratta di migliorare al massimo la raccolta differenziata e ridurre il suo impatto (?) economico al minnimo, visto che non è ancora una tecnica collaudata e matura, ma che già adesso dà enormi risultati in termini di abbattimento degli inquinanti, mentre gli inceneritori sono ormai una tecnologia giuìnta al capolinea (tecnologia matura). Solo un’affermazione: dove vengono portati gli scarti dell’inceneritori (il 25% del conferito)?
Ugo Vallauri
Purtroppo questo articolo non documenta con dati concreti le presunte inefficenze del sistema della raccolta differenziata. Mi sembra un po’ troppo facile lanciare frasi come "Lo stesso riciclaggio spinto allestremo comporta emissioni comparabili con quelle del camino di un inceneritore" – se non sono accompagnate da dati chiari. Nel caso la ricerca che lei sta svolgendo analizzasse i problemi del riciclaggio nel dettaglio, saremmo in molti a volerla leggere. Non sono un economista, ma – pur essemdo d’accordo che spesso le politiche di riciclaggio non vengano analizzate in modo critico – penso che riuso, riciclaggio e politiche di riduzione dei rifiuti alla fonte (packaging) vadano assolutamente sottovalutate.
boccia andrea
L’unica cosa che mi trova d’accordo è sull’ uso della parola inceneritore, correttamente usata a posto del termine " termovalorizzatore" che adesso va tanto di moda. Riferito all’articolo del dott. Massarutto mi preme avvisarlo che esistono, purtroppo, studi accurati sulle disastrose conseguenze degli inceneritori, pubblicate tra l’altro sulle più accreditate riviste scientifiche mondiali. La strumentazione necessaria per effettuare questo tipo di controlli non è in dotazione alle Arpa regionali o altri istituti nazionali che invece dispongono di tecnologia che non può garantire la veridicità di queste ricerche:il principio di precauzione viene salvaguardato dalla Costituzione Italiana.C’è poi il rammarico di leggere la giustificazione al fatto di dover costruire inceneritori come se si trattasse di un bilancio d’esercizio: la salute della gente vale molto di più delle 4 voci di ricavo valutate da questo studio. Il prof. Stefano Montanari che da decenni lavora sugli effetti delle nanopatologie potrà chiarirle ogni dubbio, visto che io, semplice cittadino, non ho le capacità per farlo.
Carlo Reggiani
Mi risulta che l’Italia sia l’unico stato mondiale nel quale i rifiuti sono considerati "fonte rinnovabile" e quindi sovvenzionabili dalle finanze pubbliche (i citati CIP6) e per questa ragione ci siamo gia’ beccati una bella sanzione dalla Commissione Europea. Mi risulta anche che in altri stati europei chi brucia rifiuti deve pagare una sovratassa per compensare i danni ambientali. Sempre dall’Europa arriva la notizia(!) che i rifiuti non esistono piu’ ma si tratta di materiali post-consumo, da trattare e rimettere nel ciclo produttivo. Partiamo da qui. Dopodiché se qualcuno vuole aggiungere qualche bella emissione in atmosfera magari nella salubre Pianura Padana (uno dei posti piu’ inquinati della Terra!), speriamo non abbimao figli o nipoti in grado un giorno di chiedergli conto di certe scelte scellerate. Su Vedelago vale la pena andare a visitare il sito, magari grazie al contributo video disponibile qui: http://pervillafranca.wordpress.com/2008/05/23/il-rifiuto-e-una-risorsa/ Sul fatto che il porta a porta inquini come un inceneritore, questa sì che è una notizia! grazie. Carlo Reggiani – Villafranca di Verona
SuperLuke
"Lo stesso riciclaggio spinto allestremo comporta emissioni comparabili con quelle del camino di un inceneritore (si pensi solo ai mezzi impegnati nella raccolta differenziata porta a porta)" Forse i rifiuti per gli inceneritori camminano di propria spontanea volontà verso la combustione? I mezzi impegnati per la raccolta differenziata porta a porta non inquinano forse in modo identico ai mezzi impegnati per la raccolta non differenziata di una pari quantità di rifiuti? Comunque già che parliamo della raccolta di rifiuti esistono mezzi di trasporto con emissioni "pulite" (elettrici/metano: pulite tra virgolette, ma considerando la fonte di energia molto probabilmente più pulite di quelle di un inceneritore!
SuperLuke
Linceneritore non è né solo una centrale elettrica né solo un impianto per smaltire i rifiuti, ma è le due cose insieme. La valutazione va fatta considerando quattro voci di ricavo" Scusate, ma una valutazione fatta in questo modo a me sembra francamente ridicola… Se consideriamo il semplice conteggio dei costi e dei ricavi economici, perdiamo di vista un tassello importante: il costo/vantaggio ambientale! Utilizzare una fonte energetica che nuoce alla salute dovrebbe farci riflettere: salvaguardare la salute delle persone dovrebbe avere la priorità rispetto alla ricerca della fonte energetica più economica! Per non parlare poi delle conseguenze economiche di queste malattie: costi delle cure, giorni di malattia, etc etc… Perché tutti questi costi "occulti" non vengono mai considerati quando si confrontano i costi dei vari tipi di energie?
Massimo GIANNINI
L’analisi dell’autore sembra non tener conto di quello che è ormai (dal 20 ottobre 2008 http://register.consilium.europa.eu/pdf/en/08/st03/st03646.en08.pdf ma lo era già dal 1997) l’accordo europeo sull’approccio in 5 punti per smaltire i rifiuti, dove i 5 punti sono in ordine strettamente "gerarchico" e le analisi-costi benefici e d’impatto ambientale sono già state fatte… Questo è l’ordine: 1. Prevenzione (opzione preferita); 2. Riuso; 3. Riciclo; 4. Recupero (incluso con recupero energetico degli inceneritori), e; 5. Discarica (ultima possibilità). Non si dovrebbe comparare ancora l’opzione 4, inceneritore, con le altre quando non si è fatto tutto il possibile per 1,2 e 3. Senza contare che in Italia non sempre si riescono o si vogliono applicare le ultime tecnologie e controlli affinché 4 si possa fare senza problemi e con la necessaria (ora requisito legale) alta efficienza energetica.
Marco Catellacci
Numerosi studi confermano l’aumento dei rischi di tumore per chi vive nelle vicinanze di inceneritori, la magistratura negli ultimi giorni ne sta facendo chiudere diversi, sembra che l’autore venga da un altro pianeta. Tanti sono gli argomenti su cui si può contestare, ma questo non è lo spazio adatto. Cito solo l’incentivo alla produzione di rifiuti che l’incenerimento comporta (più rifiuti brucio, più profitti realizzo), e il considerare l’inceneritore come un impianto qualsiasi , difendendosi dietro un "tanto l’aria è già inquinata", discorsi veramente poco lungimiranti. Se dal punto di vista economico e di breve periodo la scelta inceneritore può essere conveniente, non lo è affatto dal punto di vista ecologico e di lungo periodo.
ing.Leonardo Recchia
Sono un professionista di Ferrandina (MT) consigliere comunale da anni, ex-sindaco, aderente ai VERDI. Condivido impostazione e contenuto dell’articolo. Troppa gente parla senza conoscere i problemi, troppi amano le notizie allarmistiche perché fanno audience, troppi fanno i talebani dell’ambiente. A Ferrandina la raccolta differenziata non supera il 5-6%, il traffico è selvaggio, la discarica (esaurita) raccoglie di tutto (cartoni, carta, vetro, metalli, medicinali, batterie, pezzi di elettrodomestici e di mobili), nelle nostre contrade si trova di tutto (batterie, pneumatici, RAEE, inerti di demolizione ecc.), l’efficienza energetica dei nostri edifici pubblici e privati è inesistente, la cementificazione dei suoli urbani ed agricoli è inarrestabile, parte degli oli usati domestici e non finiscono nella fogna, il nostro bosco (circa 600 ha) è malato; ma di tutto questo nessuno si preoccupa, neanche gli "ambientalisti", subito pronti ad alzare barriere contro un termodistruttore o una centrale turbogas o a biomasse : l’estermismo ambientalista fa male all’ambiente come quello operaio ha fatto male ai lavoratori.
Arnaldo Capozzi
Senza però dimenticare che lo stato di salute di una popolazione è inversamente proporzionale al livello di corruzione e quanto più questo è elevato tanto più le conseguenze si riversano sulle sue componenti più fragili. Le sostanze tossiche e nocive non sono meno pericolose una volta uscite dalle fabbriche o dai luoghi di produzione ma la ricerca esasperata del profitto e dello sviluppo industriale – a scapito della qualità di vita – non può che avere tragiche conseguenze.
gioegio
il punto non è se gli inceneritori servano o meno. servono finché non si riuscirà a riclicare tutto. e la volontà polica non c’è. il punto è se serva o meno continuare a costruirne ovunque. E’ questo il problema. Gli inceneritori vengono costruiti e quindi non si avvia la differenziata. Perchè inceneritore=tanti soldi e tanti appalti. Ricordate che gli inceneritori esistono già e sono sparsi per tutta italia. Il business è costruirne di nuovi e di nuovi ancora….
Peppe Dantini
L’autore dice: "Peccato che invece manchino studi riferiti al reale impatto di un inceneritore moderno. …non è affatto dimostrato che il suo contributo sia determinante nel modificare in modo significativo le concentrazioni già presenti per mille cause diverse." Se l’italiano non mi inganna questo significa che i dati per valutare oggettivamente gli effetti degli inceneritori mancano; mancano per condannarli e mancano per assolverli. L’articolo è un bellissimo gioco di equilibrismo, in cui si sostiene che la giusta via sta nel mezzo, che non bisogna essere radicali, e così via; principi con cui è fin troppo facile essere d’accordo. Peccato che poi il messaggio forte che passa, e passa molto chiaramente, è che gli inceneritori servono e che non fanno poi tanto male. O i dati ci sono, e allora si deve spiegare chiaramente cosa dicono, oppure non ci sono e allora si possono fare solo congetture. Invece i dati di Massarutto sono insufficienti per sostenere la nocività degli inceneritori, ma più che sufficienti per sostenere il contrario.
Mauro Molari
"Nellimmaginario comune, gli inceneritori sono costose macchine di morte." A dire il vero nell’immaginario collettivo non sono proprio visti cosi. La campagna mediatica che parte con il cambiamento del nome in "Termovalorizzatori" è massicia e presentata sempre come la soluzione di tutti i mali. Dell’inquinamento, del fatto che abbattono solo una parte dei rifiuti, lasciando un residuo che non può più essere trattato come rifiuto normale, che ricevono contributi destinati alle energie rinnovabili si trova solo qualche accenno sulla Rete. Si sta ripetendo la storia dell’amianto. Prima di riconoscere l’effettiva pericolosità e inutilità di questi impianti, si lasceranno morire migliaia di persone, per consentire i guadagni di pochi.
massimiliano sezanne
Il problema è, come avviene quasi sempre in Italia, che non è possibile accedere a dati certi e certificati, e che si ha il sospetto (che spesso diviene certezza), che i dati vengano nel tempo alterati artatamente. Mi spiego: pensa che esistano organismi di controllo che nel tempo assicurino il mantenimento dei livelli di performance degli impianti, ottenibili a loro volta solo con adeguate manutenzioni?
michelangelo
Francamente l’articolo non mi ha convinto molto. La premessa è che "gli inceneritori inquinano, non c’è dubbio". Mi lascia perplesso: ci dobbiamo abbandonare all’idea che l’unica via per coesistere con l’ecosistema è quella di inquinare oppure esistono soluzioni alternative che sono perseguibili e vanno approfondite? E’ una questione di mentalità e non di essere realistici. Continuando: "Se è vero che [l’inceneritore] emette nanoparticelle e microinquinanti, non è affatto dimostrato che il suo contributo sia determinante nel modificare in modo significativo le concentrazioni già presenti per mille cause diverse. […] Ma vivere vicino a un inceneritore, a una centrale elettrica, a un altoforno, a un cementificio o a un incrocio con semaforo fa pochissima differenza". Ci sono invece scienziati che affermano il contrario riportando dati geografici sull’aumento delle leucemie e dei tumori:chi ha ragione? Nel dubbio faccio una proposta provocatoria all’autore dell’articolo: se è così sicuro che un inceneritore non alteri il livello di nanoparticelle e polveri sottili allora si compri una casa affianco ad uno di essi e ci vada a vivere con i suoi figli appena nati. Lo farebbe davvero? "Le migliori tecnologie sul mercato consentono emissioni comparabili con quelle di qualsiasi altro impianto industriale nel quale avvengano processi di combustione". Rifacendomi al primo punto ripeto che secondo me ci dobbiamo sforzare di andare più in là della realtà industriale basata massicciamente sulla combustione: pensare di rimanere in questo ambito non aiuta il cambio di mentalità e quindi la spinta a investire in soluzioni alternative. "Tutte [le varie soluzioni] inquinano un po, nessuna causerà stragi. Finiamola di parlarne come se si trattasse della lotta tra il Bene e il Male". E qui si arriva addirittura alla banalizzazione dell’argomento trattandolo come fosse un qualcosa da sdoganare. Andiamo oltre agli inceneritori, andiamo oltre a questa mentalità perdente e così poco lungimirante. Mi scuso per il mio tono che a tratti può sembrare aggressivo; niente di personale ma l’argomento mi tocca molto.
leonardo re
Sono d’accordo con quanto indicato. In paricolare è giusto sottolineare il paragone con soluzioni alternative che comportano anche loro livelli notevoli di inquinamento (trasporti, lavorazione del prodotto, produzione di prodotti di basso livello e con difficoltà di mercato), iin Italia abbiamo una situazione molto disomogenea: al Nord ottimi impianti ,fra i migliori in Europa. La situazione crolla dalla Toscana (inclusa) al Sud dove l’interessi dei poteri illegali prevale ed impedisce di fatto ogni soluzione . In generale poi una informazione distorta e tecnicamente impreparata prevale portando a dire che dall’Italia si debba insegnare qualcosa agli altri paesi. Cerchiamo invece di imparare! Leonardo Re
Marco
L’unica riga dotata di logica è la prima: gli inceneritori inquinano. Per fortuna Lavoisier non è vissuto invano, "nulla si crea e nulla si distrugge". L’UE ha una politica precisa riguardante i rifiuti che si basa su 4 punti, da svolgere nell’ordine stabilito: 1) Riduzione. In Italia siamo a livelli bassissimi: fette di prosciutto imbustate una ad una, acqua in bottiglia in un Paese ricco di corsi d’acqua, rarissimi casi di vuoti a rendere (detersivi, latte, ecc.). 2) Riutilizzo. Ormai non si aggiusta più nulla e stanno scomparendo le competenze per il riuso. Meglio buttare via e ricomprare, così sale il PIL. 3) Riciclaggio. Svolti i primi due punti, sarà in forte diminuzione il quantitativo dei rifiuti da trattare, con conseguenti risparmi energetici sulla raccolta anche porta a porta. La ragione per cui oggi non c’è mercato è che i rifiuti siano un bene tutt’altro che scarso. 4) Recupero energetico. E’ l’ultimo anello di una catena che in Italia non è mai partita. E non è partita per una precisa scelta industriale, spalleggiata da politici pagati o compiacenti: gli inceneritori vanno alimentati, se i rifiuti prodotti diminuiscono drasticamente i 77 inceneritori italiani basterebbero.
Donty
Io ho smesso di comprare prodotti che arrivano dalle zone limitrofe agl’inceneritori esistenti, dato che risultano con livelli di diossina 6-8 volte superiori a quelli stabiliti per legge (…), starò tranquilla ancora per un paio di annetti, fino a quando il nuovo ecomostro del Gerbido (alle porte di Torino) non entrerà in funzione, poi non saprò più dove andare a comprare. Sto seriamente pensando di cambiare Paese, dato che qui tutte le cose scoperte all’estero sono ignorate, gli errori fatti dagli altri sono imitati ed i desiderata dei cittadini deliberatamente e sistematicamente calpestati. Ho ridotto di molto i miei rifiuti, a prescindere dalla raccolta porta a porta effettuata da un paio d’anni nel mio comune (Rivalta di Torino), cercando di comprare meno imballi, prendendo il latte, i corn-flakes, i detersivi ecologici alla spina, autoproducendo detersivi e yogurt, nonché un po’ di verdura e frutta d’estate in quel fazzolettino di giardinetto che mi ritrovo. Ritengo che la popolazione – in assenza di amministratori illuminati – dovrebbe darsi da fare a livello individuale/di gruppo, ma si sa che in Italia contano di più calcio e reality show idioti che i problemi veri.
Massimiliano Claps
Ci sono alcuni punti del post su cui vorrei sollevare dubbi. 1) Il ciclo di riciclaggio a rifiuti zero inquina, perché servono camion per la raccolta porta a porta. Vero, ma ciò si basa su due ipotesi "a bocce ferme": a) i mezzi di trasporto per la raccolta porta a porta sono gli attuali camion a motore diesel, probabilmente se avessero propulsori ibridi, o elettrici non avrebbero lo stesso impatto (anche se poi i motori ibridi, o elettrici hanno un impatto ambientale maggiore quando si consideri la produzione ed il riciclaggio degli stessi); b) i siti di riciclaggio a rifiuti zero sono attualmente pochi, quindi i viaggi dei camion più lunghi 2) La soluzione a rifiuti-zero inquina anche perché non c’è mercato per tutto. Vero, ma anche questo non considera che un mercato per il riutilizzo dei materiali non sarà mai esaustivo e trasparente, fino a quando i produttori dei materiali non saranno responsabilizzati per il riutilizzo, come avviene ad esempio per gli imbottigliatori di bevande (Conai). 3) non tutti i rifiuti di Treviso possono essere conferiti a Vedelago. L’argomento mi sembra circolare: non ci sono abbastanza siti per riciclaggio, allora costruiamo inceneritori?
Stefano
Come previsto il suo articolo è uno dei più commentati tra quelli del sito, purtroppo non perchè interessi a molti impostare un dibattito scientifico sul bilancio ambientale ed energetico degli inceneritori, ma perchè si è ormai diffusa in rete la paranoia catastrofista anti-inceneritori. Su questa paranoia ci speculano in molti, da Grillo ai tanti pseudo-scienziati che hanno scoperto nell’argomento rifiuti-inceneritori la loro miniera d’oro (a dimostrazione di questo provate a cercare su google i nomi di qualcuno tra questi: troverete solo siti italiani, segno che solo in Italia essi vengono presi sul serio). Ancora una volta, quindi, si dimostra che in Italia trovano più ascolto "stregoni" e predicatori, piuttosto che scienziati ed economisti. Io, però, sto dalla parte di questi ultimi.
raffaele
Il professor Massarutto fa una valutazione da economista, non da medico e né da esperto di nanoparticelle, probabilmente sottovaluta alcune cose. Invito i lettori a visitare http://www.stefanomontanari.net.
alessandro demontis
E io per compensare le ambiguità diffuse da Montanari rimando i lettori qui:
http://ademontis.wix.com/tecnologieambientali#!m04-inceneritori-cancerogeni/cmia
Francesco T
Aggiungo alle già esaurienti osservazioni precedenti, che gli studi dimostrano come l’inceneritore diventa conveniente dal punto di vista sia del risparmio energetico che economico, solo quando brucia materiali che dovrebbero essere destinati al riciclaggio, in particolare quelli plastici. Inoltre bisogna sottolineare che promuovere l’incenerimento come possibile soluzione sia di smaltimento che energetica, al di là dello stato emergenziale, vuol dire promuovere fisicamente e psicologicamente lo status quo dell’attuale sistema produttivo e di consumo (ed anzi incrementarlo, facendo pericolosamente passare l’idea che i nostri rifiuti siano risorse energetiche da incrementare), quando l’unica soluzione possibile è proprio agire su di esso smettendola una volta per tutte di far passare attraverso i media il messaggio che benessere e consumo siano sinonimi, o che il secondo sia l’indicatore esatto del primo.
montix
Che logica e’: tanto il mondo e’ gia’ inquinato, un po’ in piu’ un po’ in meno che cambia? Con questa logica possiamo giustificare qualsiasi sfregio all’ambiente. Riusa-riduci-ricicla deve essere la regola. L’inceneritore inoltre produce ceneri che vanno smaltite in maniera idonea. Cosa che ha dimenticato di dire. L’inceneritore inquina e si puo’ evitare, evitiamolo.
Danilo
Concordo con lautore solo su un punto: Preoccupiamoci della qualità malsana dellaria che si respira negli edifici, a cominciare da quelli in cui abitiamo. Segnalo che i cementifici bruciano rifiuti e mischiano il cemento con le ceneri dellincenerimento, considerate rifiuti speciali. Stiamo, quindi, costruendo le nostre case con i rifiuti speciali! Questo grazie alle belle anime del Sì allincenerimento, che si guardano bene dallandare a vivere vicino ad un inceneritore o a un cementificio.
Giorgio Vergnano
L’argomento "inceneritori" viene affrontato considerando come "valido" l’attuale sistema di gestione dei rifiuti. Mi sembra opportuno invece smontare lo schema razionale di riferimento e apportare nuove idee per la soluzione dei problemi. L’articolo inoltre è privo di dati statistici di riferimento, forse perchè l’autore ha verificato che i dati disponibili non sono "accurati"? Le normative europee in materia non vengono rispettate, nessuno si chiede il perché! Nessuno si chiede perché, dal momento nessuno paga il costo ambientale, anzi nel momento in cui si chiede di pagarlo ( KyoTo) si mettono in discussione i metodi di calcolo (Italia vs UE). L’ operazione "rifiuti Zero" viene liquidata in modo molto superficiale. Rifiuti zero significa anche coinvolgere le aziende perchè producano imballaggi minimi e la parte non riciclabile dovrebbero riprendersela per riutilizzarla nel processo produttivo. Faccio un esempio: quanto costa mangiare in un Fast Food in termini rifiuti prodotti? Nei Bar e ristoranti dovrebbero essere vietati oppure tassato l’uso di piatti, posate e bicchieri di carta o plastica.
Simone Grassi
In generale l’approccio non preconcetto va sempre bene. Ma l’idea che l’Inceneritore faccia male per forza è ancora in minoranza. Solo da poco si stanno divulgando studi e opinioni scientifiche forti contro gli Inceneritori. Rammento che ai sostenitori degli Inceneritori viene dato ampio spazio in TV e nei media, come Veronesi che dice bugie affermando che gli Inceneritori provocano "ZERO" danni per la salute. Quindi in una piccola parte della rete é vero che l’Inceneritore ha preso un marchio negativo, ma questo marchio negativo da cosa é nato? Non mi pare da credenze popolari, associazioni internazionali di medici hanno ufficialmente preso posizione contro di loro, dato che tantissimi studi hanno portato a dire che danneggiano la salute. Alcuni di piú alcuni di meno. Non chiedete poi uno studio epidemiologico per un Inceneritore costruito 2 anni fa, servono 10-15 anni per uno studio serio. Cosa facciamo ne facciamo morire altri per 20 anni poi vediamo cosa dice lo studio? O usiamo piú cautela e le vie alternative disponibili. Gli Inceneritori hanno giá bruciato 30miliardi di Euro, basta è ora di fare ricerda su fonti rinnovabili.
Donty
http://www.comunivirtuosi.org Si possono leggere tutte le iniziative adottate in quei Comuni italiani un po’ meno miopi degli altri e meno inclini a farsi prendere in giro da tutti quegli eminenti "scienziati" al soldo delle lobby che costruiscono gl’inceneritori e sperano in un aumento dei rifiuti per poterli poi mantenere attivi. Tali personaggi dichiarano che gl’inceneritori moderni non emettono sostanze inquinanti (e dove vanno queste, spontaneamente sulla Luna, dato che nulla si crea e nulla si distrugge nell’Universo e molte sostanze – soprattutto quelle derivate dagl’idrocarburi – si sa che emettono veleni durante la combustione?)
Michele De Cesco
Smaltire i rifiuti recuperando i materiali che li compongono è ormai lunica strada sostenibile. Quanto allincenerimento dei rifiuti, i cui aspetti negativi sono ormai sufficientemente noti, basti dire che investimenti per sistemi che prevedono la distruzione di materie prime per recuperare solo una piccola parte dell’energia spesa per produrle sono oggi difficilmente giustificabili. La frazione secca residua del rifiuto è oggi ritenuta erroneamente irrecuperabile e quindi inevitabilmente destinata allincenerimento o alla discarica. La soluzione: 1) intervento a monte per ridurre progressivamente la produzione di materiali non riciclabili (prevenzione, UE), 2) miglioramento continuo della RD, 3) aggiornamento/riconversione degli impianti a valle che non devono produrre CDR ma recuperare ulteriormente materia prima. Si deve tendere al riciclaggio totale dei rifiuti (Rifiuti zero) attraverso la Raccolta Differenziata effettuata in funzione di una successiva lavorazione della frazione residua dei rifiuti che diventa, quest’ultima, il termometro dellevoluzione virtuosa nella gestione dei rifiuti. Coordinamento Provinciale Strategie Gestione Rifiuti – PN
Armando Pasquali
Articolo interessante, ben fatto e persuasivo, ma che alla fine non convince. La tesi fondante, infatti, è che con un inceneritore al massimo si aggiunge una fonte di inquinamento in più in mezzo a tante altre, e neppure particolarmente pericolosa o invasiva. Ma il problema fondamentale è proprio ridurre i tassi di inquinamento, cosa che non si fa e non si pensa neanche lontanamente di fare. Allora si finisce in una diatriba tipo quella degli Ogm, se siano utili o no. E’ probabile che lo siano, ma all’interno di un sistema agricolo che ha creato e sta creando danni immensi e che potrebbe essere sostituito da un sistema che tali danni li riduce di più di un ordine di grandezza. Quindi, anche il discorso sull’impatto delle soluzioni alternative, ben fatto ma dal quale non sembrano emergere vantaggi clamorosi per l’adozione di un inceneritore, risente di questa impostazione che fotografa l’esistente. Impostazione inevitabile, tipica della scienza economica, che giustifica il mondo così com’è perché plasmato dalle forze di mercato. E il mercato – tranne rare eccezioni – non sbaglia.
alessandro demontis
L’ inceneritore non aggiunge inquinamento, anzi diluisce l’ inquinamento esistente. Si chiama ‘legge delle diluizioni’. Glielo spiego con i dati ISPRA del 2005 (quelli attuali son ancora migliori). Le PMx prodotte dal traffico romano medio erano 74 ton/a mentre le tonnellate prodotte dall’ inceneritore di Ama erano 0.44 ton/a.
Gli NOx del traffico erano 1022 ton/a, mentre l’ inceneritore ne produceva 26 ton/a. Le SOx sono la frazione più inquinante nell’ incenerimento, e anche qui avevamo valori di 4.4 ton/a per il traffico e 2.2 per l’ inceneritore.
Qui trova tutti i dettagli:
http://ademontis.wix.com/tecnologieambientali#!m03-inceneritori-inquinanti/cgb9
raffaele
La combustione dei rifiuti non sfugge alla legge di conservazione della massa. In questa ottica, qual è la sorte in termini di massa della massa dei rifiuti? Dovendo, per motivi puramente tecnici, aggiungere al rifiuto pari quantità di materiali (acqua, bicarbonato, ammoniaca, ecc.), qual è il bilancio totale, avendo raddoppiato la quantità entrata in bilancio? Quando si fa un ragionamento scientifico e il risultato contrasta con quello aspettato a rigor di conoscenze, ci si pone dei dubbi sulla metodologia applicata. Il professor Massarutti si è posto la domanda? È noto che la combustione trasforma molte sostanze in sostanze più tossiche di quelle originali. Come si armonizza questo fatto con la tecnica dell’incenerimento? L’efficienza dei filtri è valutata solo sulle polveri primarie filtrabili e non sulle polveri primarie condensabili o le polveri secondarie, ambedue soverchianti rispetto alle prime menzionate. Inoltre, l’efficienza si valuta in massa e non per numero di particelle. Così, se il filtro blocca una particella da 10 micron di diametro e ne lascia passare una da 0,01 micron, l’efficienza risulta essere del 99,99999999%, mentre nei fatti ciò che è passato è enormemente più aggressivo di ciò che è stato bloccato. Poiché le particelle da 0,01 micron passano pressoché in toto, come si armonizza questo fatto con la tecnica dell’incenerimento? Qual è la sorte del particolato arrestato dal filtro? Avete mai caratterizzato il particolato che esce da un inceneritore (e non da altre fonti) dal punto di vista sterico, dimensionale e chimico? Avete mai cercato lo stesso materiale all’interno di tessuti patologici?
Tarcisio Verdini
L’incenerimento dei rifiuti è assimilato alle pratiche di produzione di energia da fonti rinnovabili. I rifiuti, solo in Italia, sono considerati fonti assimilate per il Cip6, cosa che consente di accedere a tariffe agevolate per la produzione di energie elettrica sostenute dalle nostre tasse. La letteratura scientifica dimostra che bruciare i rifiuti rappresenta uno spreco di risorse se confrontato con i risparmi derivanti dal riciclaggio dei materiali. La termovalorizzazione è una favola dimostrata anche dallo scarso recupero di energia elettrica ottenibile con l’incenerimento che non va oltre il 18/20% del loro potenziale calorifico totale. Per tutto questo gli inceneritori non convengono economicamente. Chi accusa di pregiudizio i sostenitori del no è in malafede e poco trasparente nei ragionamenti
alessandro demontis
1) “La letteratura scientifica dimostra che bruciare i rifiuti rappresenta uno spreco di risorse se confrontato con i risparmi derivanti dal riciclaggio dei materiali.”
Non si può paragonare un guadagno con un presunto risparmio Il presunto risparmio da dove verrebbe? Dall’ utilizzare minore materia prima? Questo é un vantaggio solo teorico perchè se si prende la briga di guardare il trend di materia prima per le varie frazioni é sempre in aumento, anche con alti livelli di riciclo. Inoltre il riciclaggio coinvolge molte più persone rispetto all’ incenerimento, quindi provoca più spesa (materiali, salari, tassazione).
2) “La termovalorizzazione è una favola dimostrata anche dallo scarso recupero di energia elettrica ottenibile con l’incenerimento che non va oltre il 18/20% del loro potenziale calorifico totale”
Se noi ricicliamo i rifiuti non recuperiamo energia da essi, se li bruciamo, anche se ne ricaviamo solo il 10% (e gli inceneritori attualmente viaggiano su una media di 24% solo elettrico) é già vantaggioso. Vorrei citarle l’ inceneritore di Amagerbakke in Danimarca, che brucia 450.000 t/a e alimenta energia a 65000 famiglie. L’ inceneritore di Brescia tratta 800.000 t/a e alimenta 200.000 famiglie.
Alberto Cibin
Chiedo questo perchè è da qualche mese che non se ne parla più, ed ora nascono articoli pro-inceneritore come a voler far crescere l’attenzione verso questo metodo di smaltimento rifiuti. Guarda caso, questo articolo oggi viene presentato in prima pagina sul Gazzettino di Pordenone, città che sta discutendo per un impianto di incenerimento ad Aviano, di dimensioni notevoli. Alcune osservazioni: "I pochi tentativi di misurare il dato, ad esempio a Bolzano, sembrano mostrare che i livelli di concentrazione ne risentono poco o nulla." E’ ovvio che i livelli di concentrazione ne risentano poco o nulla. Le nanoparticelle sono una frazione pericolosissima (che come dimostrato riesce a penetrare in tutto il corpo umano) ma infinitesimale rispetto alle altre polveri sottili, nel senso che quest’ultime particelle pesano anche mille volte di più. Poichè il livello di concentrazione si misura a peso è logico che un raddoppio della concetrazione di di PM2.5 avrà risibili impatti sulla misurazione, ma non sulla salute umana. Per quanto riguarda il riciclaggio ed il relativo costo, un dato: per produrre una lattina di alluminio ex novo si utilizza un’energia 20 volte superiore rispetto al riciclo!
Piccinini Riccardo
Lultimo progetto elaborato dal Cnr in collaborazione con Assing spa, chiamato progetto Thor (acronimo di Total House Waste Recycling), ovvero riciclaggio completo dei rifiuti domestici attraverso cui è possibile recuperare i rifiuti e trasformarli in materiali riutilizzabili e in combustibile, e tutto questo anche senza la necessità di una preventiva raccolta differenziata. Il primo impianto in funzione è quello in Sicilia, che è in grado di trasformare fino a otto tonnellate di rifiuti allora. Attraverso un processo di raffinazione meccanica dei rifiuti il meccanismo è in grado di separare le componenti utili dalle sostanze dannose o inservibili. Limpianto, infatti, riduce i rifiuti a dimensioni di circa dieci millesimi di millimetro, ottenendo come risultante un materiale omogeneo purificato dalle sostanze nocive e da quelle di contenuto calorifico. Questultime in seguito potranno essere utilizzate come combustibile, che, come spiega linventore di Thor, Paolo Plescia, potrà essere usato con qualunque sistema termico, compresi i motori a biodiesel, le caldaie a vapore e i sistemi di riscaldamento centralizzati..
f.m.Parini
Zero waste è matematicamente impossibile; piuttosto si deve tendere al massimo reciclo, usando anche gli incentivi o le cauzioni e incenerire la frazione rimanente. L’inceneritore è un impianto tecnologicamente complesso come un sito nucleare. Deve essere progettato e gestito al meglio con le migliori BAT.
ing. Andrea Trenta
Pongo all’autore dell’articolo e ai lettori il seguente quesito. Con il previsto recepimento della direttiva Reach, vengono posti dei vincoli sulla produzione e commercializzazione di diversi prodotti chimici secondo il principio "no data, no market"; poiché i processi di combustione di migliaia di sostanze, ancorchè ad altissima temperatura, generano diversi composti, una parte dei quali non noti e in quantità tali da essere soggetti alla direttiva, non siamo in presenza di una tecnologia in contrasto con gli obiettivi di Reach?
Cristian Bellucci
Quali sono i dati scientifici sui quali lautore si basa? La ricerca (tuttora in corso e lei già ne ha le conclusioni?) del centro ricerca IEFE la trovo al link http://portale.unibocconi.it/wps/wcm/connect/Centro_IEFEen ? Quali sono le migliori tecnologie sul mercato consentono emissioni comparabili con quelle di qualsiasi altro impianto industriale nel quale avvengano processi di combustione ? E sicuro che vivere vicino a un inceneritore, a una centrale elettrica, a un altoforno, a un cementificio o a un incrocio con semaforo fa pochissima differenza ? Come sono gli impianti fatti bene, di grazia? Quandè stato costruito lultimo impianto in Austria, Svezia, Germania, Olanda? Lo stesso riciclaggio spinto allestremo comporta emissioni comparabili con quelle del camino di un inceneritore (si pensi solo ai mezzi impegnati nella raccolta differenziata porta a porta) .. E i dati? I numeri? anime belle del no allincenerimento-ombra della camorra Su questultima affermazione nessuna domanda: laccostamento di chi si oppone agli inceneritori con la camorra si commenta da solo.
Salvatore Acocella
Innanzitutto, non si chiami termovalorizzatore un inceneritore, che comunque, produce combusti (quindi CO2 ed altri gas) inquinando e facendo crescrere il "Global Warming". Cip6: non si compari l’inquinamento e l’aumento di entropia dell’inceneritore con l’inquinamento visivo o acustico di una "pala eolica" o linquinamento e aumento entropico dovuto alla costruzione di un "pannello fotovoltaico" o "solare"termico che durano qualche decina d’anni con quelli prodotti dalla "produzione termica" e dalla costruzione di un inceneritore (circa della stessa durata o minore).
raffaele
Ho letto ed ascoltato la risposta. Innanzi tutto mi spiace molto per le volgarità rivolte al prof. Massarutto. Dal momento che sono stato io che ho tirato in ballo il dott. Montanari ed ho affermato che il prof. Massarutto non è un medico, chiarisco alcune cose. Un bel giorno accendo la televisione e vedo Veronesi, ministro o già ex ministro, non ricordo, che dice che dagli inceneritori non esce niente. Niente! E’ ovviamente un’assurdità. Una figura istituzionale e accreditata, un celebre oncologo, entra nelle case per dire evidenti assurdità. Allora, cercando su internet, ho trovato il sito del dott. Montanari, scoprendo che sta lavorando ad un progetto europeo sulle nanoparticelle, che prima non sapevo cosa fossero. Vedo delle segnalazioni sul suo blog, vado su youtube: cè Piero Angela che dice altre evidenti assurdità sparate in tv (da guardare! Incredibile!). Allora ho posto delle semplici domande a Montanari, che mi ha risposto subito consigliandomi due libri: Il girone delle polveri sottili e Lo stivale di Barabba, dove riporta concetti chiari, logici e soprattutto credibilisenza ritenerlo depositario di nessuna verità assoluta.
Rodolfo
L’articolo cerchiobottista va letto con molto senso critico, il quale mi porta a ritenere che gli inceneritori sono stati un prodotto industriale non dirò mortifero, ma perlomeno fraudolento (è verosimile ritenere che senza contributi pubblici nessuno li avrebbe neanche costruiti) e antieconomico, perché nei costi/benefici andrebbero sempre inclusi costi socio-sanitari nel lungo periodo, smaltimento ceneri (ma vi pare possibile che mischino le ceneri tossiche, pur trattate, al calcestruzzo per costruire scuole, case,ospedali?) filtri e dismissione impianti. Occorre un calcolo globale, che nessuno fà. I clan di interesse citano sempre e solo i (pochi, e solo per loro) benefici legati all’immediata combustione ed eventuale produzione di calore. Sciocchezze, perché anche bruciando copertoni in mezzo alla strada si produce calore, soltanto che non si può fare. Facendo leva sulla sostanziale ignoranza degli italiani in fatto di cultura scientifica, e sull’oscurantismo esercitato dai nuclei di interesse industriale e partitico anche attraverso i mass media, si vuol far credere che magicamente i materiali bruciati spariscano,come un tempo si faceva sotterrandoli. La logica non cambia: i materiali permangono,anche se in forma diversa e assai più mortiferi. La soluzione?Un approccio sistemico che includa una revisione culturale e industriale dei materiali. Sinora però poco o niente pare sia stato fatto e si gioca ancora troppo sull’ignoranza diffusa, fomentando perlopiù tifoserie.