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CLIVE GRANGER, LA SEMPLICITÀ E LE COSE COMPLESSE

La morte del premio Nobel per l’economia 2003 Clive Granger riempie di tristezza chi ha studiato i suoi contributi all’econometria e chi ha conosciuto la sua dedizione alla circolazione delle idee e la generosità nell’incoraggiare studenti e colleghi più giovani. Ma offre anche un’occasione di riflessione su come attraverso la credibilità e la coerenza si possa costruire un dipartimento accademico di reputazione mondiale.

Clive Granger è morto a 74 anni il 27 maggio scorso allo Scripps Memorial Hospital di La Jolla in California, a poche centinaia di metri da quel Department of Economics che aveva contribuito a rendere famoso nel mondo.
Granger è noto per cinquant’anni di contributi alla letteratura statistica ed econometria su fenomeni osservabili nel tempo a intervalli regolari e quantificati sotto forma di dati numerici – dall’inflazione al livello di acqua in un fiume ai prezzi di un’azione –, le serie storiche. La loro analisi permette di studiare l’evoluzione dei fenomeni (se c’è regolarità di comportamento, lo si può estrapolare rispetto al futuro) e le associazioni che fenomeni diversi hanno fra loro nel tempo. Per i suoi contributi ha ricevuto vari riconoscimenti, fra i quali il premio Nobel 2003 per l’economia (insieme a Rob Engle) e il titolo di baronetto dalla regina Elisabetta nel 2004.

I CONTRIBUTI SCIENTIFICI

La lista di strumenti che portano il suo nome e che sono entrati nell’uso quotidiano dell’analisi economica applicata è molto lunga: causalità, cointegrazione, aggregazione, stagionalità nelle serie storiche, combinazione di previsioni, modellistica non lineare, volatilità, efficienza dei mercati finanziari, integrazione frazionaria, modelli a parametri variabili. In tutti emerge il suo partire da problemi concreti, dall’osservazione delle serie storiche del mondo reale alla ricerca di ricorrenze nei dati. Le osservazioni teoriche prodotte dai modelli statistici da lui proposti sono indistinguibili “a occhio” da serie corrispondenti a fenomeni effettivamente osservati.
Va citato innanzitutto lo studio della causalità in un’accezione che prende il suo nome. Su questa metodologia statistica che mira a verificare se i valori passati di un fenomeno sono di aiuto a prevedere i valori futuri di un altro sono scorsi letteralmente fiumi di inchiostro: dallo studio della relazione fra offerta di moneta e reddito, alla ricerca della cosiddetta neutralità della politica monetaria, la Granger causality ha pervaso il dibattito sulle interdipendenze fra variabili economiche (Clive commentava con una aperta risata lo studio su serie storiche di produzioni avicole che stabiliva che l’uovo ‘causava’ la gallina) e ha poi trovato un’espansione in campi diversi dall’economia, come le scienze neurologiche, i conflitti politici, le performance sportive.
Granger aveva scritto la sua tesi di dottorato sulla non stazionarietà, vale a dire la proprietà di alcune serie storiche di non oscillare intorno al proprio valore medio, ma di mostrare una tendenza evolutiva non deterministica nel tempo: per tali fenomeni il dato più recente risulta la previsione migliore per il futuro. La chiara indicazione era che un modello statistico adeguato a descriverne l’evoluzione dovesse riguardare non i suoi valori storici (ad esempio il Pil) ma i suoi tassi di crescita. Nel 1974 Granger pubblicò un contributo fondamentale mostrando che regressioni fra serie storiche non stazionarie potevano avere una rilevanza statistica anche se i due fenomeni erano indipendenti fra loro: le cosiddette regressioni spurie. (1)
La sua intuizione successiva fu che la considerazione congiunta di più fenomeni non stazionari può rivelare che essi non si distaccano mai “troppo” gli uni dagli altri e che quindi sapere dov’è l’uno aiuta a prevedere dove sarà l’altro (consumo e reddito, ad esempio). Alla base della cosiddetta cointegrazione che gli valse il Nobel, c’è dunque l’idea di una relazione di equilibrio intorno al quale le variabili tendono a oscillare nel lungo periodo. In tal modo, i tassi di crescita di consumo e reddito aggregati non solo dipendono dal proprio passato ma anche dalla distanza più recente che c’è fra consumo e reddito, con l’idea che se si stanno discostando c’è un meccanismo di equilibrio che porterà i due fenomeni a riavvicinarsi fra loro. L’esempio didattico più calzante è il percorso di un cane al guinzaglio di un uomo ubriaco. La posizione corrente è il migliore indicatore di posizioni future, ma il fatto che i due non si separeranno mai per più della distanza del guinzaglio aiuta a prevedere in che direzione si muoveranno entrambi.

IN DIFESA DELLE PREVISIONI ECONOMETRICHE

Nella grande bufera cha ha scosso la professione degli economisti e degli econometrici negli ultimi due anni, la previsione è stata al centro di aspre critiche. Granger però credeva alla non linearità dei fenomeni economici e quindi a una loro modellazione, magari a parametri variabili, che non è immutabile nel tempo. I contributi di Granger sulla combinazione delle previsioni sono fondamentali nel verificare diversi modi di elaborare informazioni in presenza di cambiamenti strutturali e la sua attenzione era rivolta all’inserimento di elementi psicologici nell’attività di previsione. Nel nostro lavoro del 2002 scoprimmo che nell’attività del Consensus Forecast (economisti che forniscono le loro previsioni aggiornate mensilmente su variabili a una data successiva) scatta un meccanismo di imitazione fra previsori tale che negli aggiornamenti successivi si tiene in considerazione quello che avevano formulato gli altri e in alcuni casi si converge a un valore molto distante da quello effettivamente verificatosi. (2)

LA RICETTA DI SUCCESSO ACCADEMICO

A chi interessa l’attrattività di talento come motore di sviluppo a livello locale, la lezione dell’università della California a San Diego è molto forte: si sfruttano alcuni elementi ambientali (il clima e le bellezze naturali), ma la sostanza è di non avere esitazioni ad attrarre persone di alto profilo e di creare un ambiente altamente interattivo. Clive Granger credeva fermamente nel contributo che potevano dare i colleghi in visita e a tutti offriva uno stimolo a pensare a problemi ancora insoluti. Un grande spirito di collaborazione e una grande generosità nel disporre del proprio tempo che ha portato lui e i suoi colleghi ad adottare un sistema nel quale alla fine del secondo anno di dottorato gli studenti dovevano scrivere un lavoro con un professore: l’embrione di grandi contributi alla letteratura, ma soprattutto un segno della grande fiducia concreta riposta nei giovani.
Sentiamo molto spesso inviti e raccomandazioni a “fare sistema”: la lezione di Clive Granger è che non occorre essere una top university per avere successo; la forza delle idee, lo spirito di collaborazione, l’apertura verso i giovani e verso i colleghi di altre istituzioni sono ingredienti di successo. La circolazione delle idee che genera altre idee. 
Ci accompagnerà la sua semplicità, quella che lo portava a bussare alla porta dell’ufficio del collega più giovane per invitarlo a fare una passeggiata per parlare di un’idea. E la sua ironia, quella che gli faceva raccontare aneddoti gustosi, ad esempio sulla sua maestra che disse a sua madre che lui non avrebbe mai avuto successo: a suo avviso un’ottima illustrazione della difficoltà di formulare previsioni a lungo termine sulla base di dati inadeguati.

(1) C.W.J. Granger e P. Newbold, 1974, “Spurious Regressions in Econometrics”, Journal of Econometrics, 1, 111-120.
(2)Gallo, G.M., C.W.J. Granger e Y.Jeon, 2002, Copycats and Common Swings: The Impact of the Use of Forecasts in Information Sets, IMF Staff Papers, 49, 4-21.

Foto: Clive Granger, dal sito dell’Università di Nottingham

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  1. Juri Marcucci

    Mille grazie a Giampiero per questa breve descrizione di un grande uomo semplice che tanto ha saputo dare alla professione e ai suoi studenti. Sono certo che sarebbe piaciuta anche a Clive. A giugno del 2008 e’ stata organizzata una conferenza a San Diego in occasione del sessantacinquesimo compleanno di Rob Engle. Quella e’ stata l’ultima volta in cui ho parlato con Clive. A quella conferenza, Clive ha presentato una visione tutta personale della storia del Dipartimento di Economics di UCSD. Anche a chi quella storia non l’ha vissuta personalmente ma che ha almeno un po’ di familiarità con l’econometria, ne consiglio la lettura. Si trova sul sito di Mark Watson http://www.princeton.edu/~mwatson/ef/537a.pdf

  2. Marco Reale

    Grazie Giampiero per questa bella fotografia umana e scientifica. Anche io sono sempre rimasto particolarmente colpito dalla sua attenzione nei confronti degli studenti per cui aveva rispetto e curiosita’ nelle loro idee. Clive era anche distinguished professor all’Università di Canterbury dove veniva per tre mesi l’anno senza obblighi didattici, tuttavia il suo ufficio era sempre aperto per gli studenti che volessero discutere con lui le loro idee di ricerca, era molto generoso con le sue idee ed era molto incoraggiante. Aveva una pazienza infinita, pochi mesi fa in occasione dell’ultima visita dopo aver dato un seminario di un’ora e mezza proprio sull’utilita’ di combinare previsioni diverse si creò una lunghissima fila di studenti che volevano farsi una foto con lui. Era visibilmente stanco e quando andai li per portarlo via mi disse "non preoccuparti, sono abituato" ed ha continuato fino all’esaurimento della fila. E’ una perdita incolmabile.

  3. Roberto Golinelli

    Dopo il bellissimo obituary di Giampiero e il commento di Juri, due persone che hanno avuto la fortuna di frequentare Clive Granger, aggiungo un aneddoto per illustrare il suo spessore umano. Inizi duemila, sto scrivendo un paper con Giuseppe Parigi in tema di previsioni economiche. Dato che il lavoro cita Granger più volte, su pressione di Beppe gli scrivo un e-mail per un parere (con poca speranza di risposta, dato che non ci conosce). Invece, dopo una settimana arriva la risposta: ci chiede di poter usare i nostri risultati (“citando le fonti”, precisa lui) per una invited lecture al FMI e allega precise indicazioni per sviluppare la nostra ricerca. Da allora, spedirgli i risultati dei nostri studi e leggere i suoi commenti era una piacevole consuetudine. Confesso che i referee report di quei lavori hanno spesso elogiato intuizioni che erano dovute ai suoi suggerimenti. Clive Granger era anche questo: un imminente nobel che aiutava a distanza ricercatori mai conosciuti prima. Grazie, Prof. Granger

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