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LA SOLITUDINE DELLE FAMIGLIE ITALIANE*

I dati confermano che nel nostro paese il peso dell’assistenza alla popolazione che invecchia ricade quasi del tutto sulla famiglia. O meglio, sulle donne e in particolare sulle figlie adulte. Che sempre più ricorrono ai servizi delle immigrate. Ora le nuove norme sull’immigrazione sono un’ulteriore conferma che lo Stato italiano è poco attento ai veri problemi delle famiglie. Non solo le abbandona sostanzialmente a se stesse Ma rende anche più difficile e complicato il ricorso alle risposte che, con difficoltà, tentano di darsi da sole. Per esempio, tramite le cosiddette “badanti”.

 

Più che altrove le famiglie italiane sono sole: sono meno aiutate dalle politiche sociali, e quindi più sovraccariche di responsabilità nei confronti dei propri membri più deboli, e spesso sono anche maggiormente indotte a fare un passo indietro rispetto a importanti scelte di vita. È, del resto, un dato di fatto ampiamente riconosciuto che siamo uno dei paesi avanzati con sistema di welfare più obsoleto, meno in grado cioè di proteggere dai rischi e di promuovere scelte virtuose nella popolazione. Non a caso ci troviamo con occupazione giovanile tra le più basse e una delle peggiori combinazioni nell’area Ocse tra fecondità e partecipazione femminile al mercato del lavoro.

LAVORO FEMMINILE COME RISPOSTA ALL’INVECCHIAMENTO

La persistente denatalità dell’ultimo quarto di secolo ci ha fatti diventare uno dei paesi al mondo con maggior invecchiamento. Siamo però anche meno attrezzati a rispondere alle sfide che tale processo pone, proprio per la fragilità del nostro sistema di welfare e la bassa occupazione di giovani e donne. Svezia e Francia, ad esempio, hanno livelli di longevità simili ai nostri. Il cruciale rapporto tra anziani inattivi su occupati è però notevolmente peggiore nel nostro paese: uno su due, contro una media Unione Europea a 15 del 38 per cento. La causa è la nostra più bassa fecondità, che rende più pesante il numeratore, unita alla minor partecipazione femminile al mercato del lavoro, che rende meno corposo il denominatore.
Questo significa che le famiglie italiane, già tradizionalmente sole, si trovano con un crescente aumento della domanda di cura e assistenza dei propri membri anziani non autosufficienti. E che la spesa per protezione sociale, già ora molto squilibrata, è destinata a essere ancor più sbilanciata verso pensioni e sanità.
È ampiamente riconosciuto che una delle risposte principali all’invecchiamento della popolazione passa attraverso l’aumento dell’occupazione femminile, indispensabile per rendere più sostenibile il sistema delle finanze pubbliche da un lato, e più solido il benessere economico delle famiglie, dall’altro.
Ma proprio la combinazione tra accentuato invecchiamento e gravi carenze del sistema di welfare pubblico rischiano di comprimere la partecipazione femminile al mercato del lavoro. (1)

LE BADANTI COME RISPOSTA ALLE CARENZE DEL SISTEMA DI WELFARE

L’indagine Galca, Gender Analyses and Long Term Care Assistance, realizzata nell’ambito di un progetto promosso dalla Commissione europea e coordinato dalla Fondazione Giacomo Brodolini, ha confrontato Italia, Danimarca e Irlanda, analizzando costi, strutture e responsabilità familiari. Nei primi due paesi, più del 90 per cento degli anziani viene assistito a domicilio o in appartamenti attrezzati, mentre l’Irlanda registra una quota di assistiti in “istituti” – case di riposo o residenze sanitarie – superiore al 20 per cento. Quando l’assistenza è a domicilio, però, in Italia è quasi esclusivamente un familiare, prevalentemente donna, che si fa carico degli anziani, mentre in Danimarca è il servizio pubblico.
I dati confermano come nel nostro paese il peso dell’assistenza alla popolazione che invecchia ricada quasi per intero sulla famiglia, o meglio sulle donne, e in particolare sulla generazione delle figlie adulte. Queste ultime si avvalgono sempre più dei servizi delle immigrate. In Italia troviamo infatti il maggior numero di lavoratori stranieri impegnati in quelli che statisticamente vengono chiamati “servizi alle famiglie”: il 10,8 per cento del totale, contro l’1,2 per cento del Regno Unito e l’1,9 per cento degli Stati Uniti.
Secondo stime prudenti, le sole badanti (escluse le colf) sono complessivamente 700mila, delle quali almeno 300mila senza permesso di soggiorno. Va detto che larga parte degli stranieri che lavorano nel nostro paese, a causa dei vincoli della legge vigente, entra comunque in Italia in modo irregolare. La successiva regolarizzazione per chi trova un impiego presso una famiglia non è però né semplice e né scontata. Una condizione che rimane quindi problematica e instabile, a svantaggio di tutti. Molte famiglie si trovano da un lato con un problema apparentemente risolto, ovvero con una persona che svolge l’attività di cura necessaria, ma dall’altro con un nuovo problema, ovvero la lunga e complicata procedura per sanare la situazione di irregolarità della colf o badante attraverso la lotteria del decreto flussi che fissa quote limitate. Ora, il Ddl sicurezza rende le cose, se possibile, ancora più dolorose e complicate con la norma che punisce a titolo di reato l’ingresso e il soggiorno illegale degli stranieri.
A perderci sarà la parte più virtuosa dell’immigrazione, le famiglie italiane con maggior necessità di assistenza, ma anche il sistema paese nel suo complesso. Supponiamo infatti che i cittadini italiani decidano di osservare rigorosamente la nuova legge. In tal caso, crollerebbe il sistema di welfare informale e precipiterebbe ulteriormente l’occupazione femminile. Un disastro, tanto più in una fase di recessione come l’attuale.
Una delle tante conferme che lo Stato italiano è poco attento ai veri problemi delle famiglie: non solo le abbandona sostanzialmente a se stesse e tarda a mettere in campo quelle riforme strutturali al sistema di welfare che consentirebbero al paese di crescere di più e ai singoli di vivere meglio, ma rende anche più difficile e complicato il ricorso alle risposte che le famiglie tentano, con difficoltà, di darsi da sole.

(1)Per una analisi approfondita vedi Daniela del Boca e Alessandro Rosina Famiglie Sole Il Mulino 2009.

* Articolo presente anche su www.neodemos.it

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20 commenti

  1. ERIO DA RIMINI

    Una mia proposta: lasciamo stare permessi di soggiorno e così via, dovrebbe essere lo stato a prendersi carico del problema dell’anziano, nel senso di reclutare direttamente la badante e pagarla compresi contributi, nel caso in cui poniamo il reddito di eventuali figli e famiglia sia inferiore a 15.000 euro netti pro-capite. A quel punto non avremo più praticamente mercato irregolare e clandestino delle badanti. A quel punto il problema del permesso di soggiorno sarebbe superato.

  2. Lina Dinestore

    Mi ritrovo da tre anni ad con il doloroso problema di assistere mio padre 84 anni affetto da alzheimer e mia madre 83 anni cardiopatica, diabetica con femore rotto non operabile, dopo 3 anni di tribunale è stato riconosciuto l’accompagno, per ora solo di mio padre, che ancora non percepisco. Ho dovuto sospendere il mio lavoro perchè comunque non mi avrebbe consentito di pagare una o più badanti come richiedono per assistere entrambi. Sono single e non posso contare su aiuti di altri famigliari. Per ora sono grata ad una piccola assistenza domiciliare di 6 ore settimali. Lo Stato mi ha praticamente scaricato il problema dell’assistenza dei miei genitori senza sprecare una lira…alle badanti sarebbero riconosciute costo orario , ferie, riposi..permessi di sogggiorno ..contributi arretrati e probabilmente uno stralcio di pensione, noi figli vittime di un’assistenza statale che non c’è non abbiamo diritto a lavorare…al tempo libero….a vivere.

  3. Gennaro Tedesco

    Nell’analisi fatta mi ci ritrovo anch’io con tutta la mia famiglia: sono abbandonato al mio destino, essendo disoccupato di lunga durata (faccio fatica a trovare un lavoro, malgrado sia laureato ecc…), moglie anch’essa inoccupata e due figli a carico. Le famiglie in difficoltà, oggi, sono abbandonate a se stesse dalle istituzioni e dalla c.d. società civile. Vita, scuola, lavoro, giustizia fiscale, immigrazione, sono temi importanti e prioritari, e i politici e i governanti devono attuare il dettato costituzionale e recepire le istanze più autentiche della popolazione costituita maggiormente, mai come oggi, dalle famiglie in crisi esistenziale ed economica. Ma le fasce deboli, chi veramente oggi le protegge? Per il Governo noi siamo invisibili!

  4. chiara fabbri

    Nel valutare le ricadute di questo provvedimento mi sono trovata a pensare: a chi è rivolta questa propaganda? Non alle famiglie con anziani, disabili o minori da accudire, per le quali la risorsa degli immigrati è fondamentale per fare fronte alle drammatiche inadeguatezze del sistema di welfare. Non alle imprese per le quali senza la forza lavoro a basso costo costituita dagli immigrati la situazione sarebbe ancora peggiore. E allora, chi si giova di questi provvedimenti? A mio avviso, la base politica di riferimento è costituita dai diretti competitors degli immigrati, italiani senza specializzazioni che però non sono, in realtà, disposti, a svolgere i lavori – colf, badante, operaio non specializzato – per i quali ci avvaliamo degli stranieri. Ma il motivo per cui non ce ne avvaliamo è perchè, sebbene non sia piacevole dirlo, i nostri connazionali non sono capaci di lavorare ed è per loro più facile aggredire l’immigrato che non rimboccarsi le maniche e cominciare a lavorare. Anche da badante se necessario.

  5. Giuseppe Oliverio

    Non esiste una soluzione semplice per un problema così complesso e purtroppo drammatico. Ma ciò non deve scoraggiare nella ricerca di una soluzione, o quanto meno iniziare a trovarla. Priorità assoluta è senza dubbio una riforma (finalmente!) del sistema del welfare, ponendo al centro del sistema la famiglia definita secondo il contesto socio-economico attuale. La riforma del welfare sulla base delle considerazioni poste dalla commisione Onofri del 1997 potrebbe essere un punto di partenza come l’introduzione del reddito minimo d’inserimento con le necessarie correzioni, ed in sostituzione di molti altri strumenti di lottà alla povertà che discriminano i cittadini in base a criteri che non hanno nulla a che fare con la condizione di povertà.

  6. Paolo Rocca

    Cosa c’entra la denatalità con l’invecchiamento della popolazione? Cioè, ci sarebbe un rapporto tra l’allungamento della vita media e la diminuita propensione alla procreazione? A me sembra che siano due fenomeni concomitanti ma non legati da un rapporto di causa ed effetto.

  7. Disperato

    il problema è enorme, a mio giudizio è però iniquo e fondamentalmente solo opportunistico intraprendere percorsi di regolarizzazione "ad hoc" per le badanti. Se esiste un problema di welfare si deve risolverlo a monte, non regolarizzando a pioggia centinaia di migliaia di persone che una volta entrate in un mercato del lavoro regolare (o vogliamo tenerle tutte in nero per sempre? -motivo per cui "costano poco" ma questo è un altro problemone di cui nessuno vuole occuparsi-) sarebbero immediatamente senza occupazione e a carico (oplà!) del già moribondo welfare nazionale. Anche qui troppa (anzi, solo) demagogia buona per il titolone del momento e nessun serio provvedimeno basato su prospettive di lungo periodo.

  8. irma

    Chi fa felice un provvedimento così? Fa felice chi non ha problemi di soldi. In Italia gli anziani e i disabili sono tanti: le badanti rappresentano manna e respiro per chi non ha tanti aiuti e tanti soldi. Perchè lo Stato non se ne preoccupa? Perché manda solo provvedimenti ciechi per fini elettoralistci che vogliono l’immigrato inferiore, ladro, sporco, ruba lavoro. Tanta gente cadrà nella disperazione ma tanto che importa, L’importante è rimanere attaccati alla poltrona, chi paga poi non tocca i leader che legiferano. Povera Italia…

  9. Gianfranco Salvioli

    Il welfare privato domina l’assistenza (e cura) alla popolazione anziana sempre più numerosa, più vecchia e con disabilità complesse; sono state necessarie soluzioni improprie come le badanti; ciò per la carenza di adeguati piani socio-sanitari di long-term care. Le badanti sono in numero probabilmente superiore a quello riportato nell’articolo; non si deve dimenticare che per 12 milioni di anziani ci sono in Italia solo 170000 posti letto in strutture e il numero di assistiti a domicilio è uno dei più bassi d’Europa. Le cure all’anziano (geriatria) soffrono di ageismo e gli interventi del servizio sanitario nazionale non sono adeguati; chi è interessato può trovare alcuni articoli sul tema al sito.

  10. Stefano Matteini

    Sono un disabile, invalido al 100% (sclerosi multipla). Io preferisco chiamare assistente chi mi aiuta piuttosto che badante, comunque il punto non cambia. Non avete idea di quanto sia drammatica la mancanza o l’insufficienza d’assistenza per chi (come me) ha un "reddito" ridicolo (la pensione d’invalidità più le varie "toppe"). L’insufficienza di quello che viene chiamato "welfare" è pesantissima ed il ricorso a soluzioni a pagamento è pressoché impossibile.

  11. Flavia De Paoli , Asparetto di Cerea VR

    Sono daccordo con l’autrice dell’articolo, se poi le figlie adulte devono vedersela anche con i fratelli maschi che ritengono la casa di riposo un luogo disdicevole per una mamma con Alzhaimer che non ci riconosce nemmeno. Infatti basta un figlio che attua tutte le strategie compresa la violenza fisica e verbale affinché non ci sia ricovero in istituto della mamma, per farci perdere la pazienza, la serenità e le ore di lavoro e di svago . Noi siamo 4 sorelle dai 48 ai 59 anni e ci dobbiamo turnare a seguire l’Assistente familiare" la casa, la spesa, le visite mediche, le notti e i giorni. Di aggiunga poi che uno dei fratelli ha un disturbo della personalità, che nessuno riconosce poiché lo esprime solo nei confronti di noi sorelle femmine. dove è il welfare ?

  12. Giovanni

    Il Paese è al collasso, la classe politica è incapace di assumersi le proprie responsabilità di fronte alle sofferenze e ai bisogni delle fasce più deboli della popolazione: di fronte a questo quadro desolante giunge l’ennessimo nota grottesca….l’ex ministro Mastella, campione di clientelismo, passato tra i ranghi del Pdl per le europee, dice che i circa 6000 euro al mese di stipendio per fare l’Euro-deputato sono "una miseria"…. Sono stato male nel leggere queste parole: ho pensato a mio padre, che a 74 anni e con una forte invalidità che da quasi cinquant’anni lo costringe ad usare scarpe ortopediche, percepisce un"onorevole e dignitosa" pensione di 760 €/mese dopo aver comunque lavorato per 40 anni…Peccato però che l’inps si sia accorto che mio padre ha usufruito in passato di detrazioni d’imposta superiori al dovuto… ( perché io ho cambiato resisdenza) e di colpo -senza uno straccio di comunicazione scritta- gli abbia decurtato la pensione per due mesi consecutivi….Avete ragione ..siamo sempre più soli…..

  13. Anita

    La denatalità è una delle concause dell’invecchiamento dell’età media della popolazione, semplicemente perche’ implica che ci siano meno giovani a far da contrappeso agli anziani. Ed in una logica di welfare, questo vuol dire tante persone alle quali spetta la pensione, ma pochi giovani lavoratori che siano in grado di creare la ricchezza necessaria a pagarle.

  14. Antonio Parisi

    L´Italia, come altri paesi europei del resto sta iniziando a pagare a livello previdenziale le conseguenze del cosidetto "Baby boom" del dopoguerra. A differenza di altri paesi peró, in Italia la natalità si è contratta in modo cosí pronunciato da non permettere altro che improvvisazione. In altre parole credo che la cultura italiana (a breve termine) abbia creato il problema. Lo stato non ha investito in famiglie (aiutandole finanziariamente in funzione del numero dei figli) ma in contribuenti single creando un sistema che avrà come unica uscita il cosmopolitismo forzato e di basso livello di badanti e simili. Spero assai di sbagliarmi per coloro che vivono in Italia ma il cambio etnico in atto è il maggiore dai tempi della migrazione dei popoli (IV e V secolo). Ricordo che quella "melange" ha trascinato l’Italia in un tunnel medievale di un millennio.

  15. marina cosi

    Grande rilievo allo studio di Bankitalia sull’incidenza positiva del lavoro degli immigrati "che consente alle donne di poter lavorare". Mi sarà sfuggito, ma non ho letto nè ascoltato commenti su chi paga il prezzo della surroga. Gli anziani, come pure i figli, sono "proprietà" solo delle donne? Soprattutto: sono una proprietà privata da pagare di tasca propria? Ovvio e scontato, direte. Ma finchè non produce conseguenze la sottolineatura è tutt’altro che ovvia e scontata. Complimenti per l’ottimo lavoro. Tuttavia mi farebbe piacere leggere qualcosa su questi "prezzi". Magari rispondendo a domande del tipo: se la badante all’anziano la deve pagare la/il figlio, se gli asili costano sino a 700 euro al mese, su cosa risparmia la famiglia in cui la donna lavora? Per esempio sui lavori domestici delegati (tintoria, rosticceria, pulizie domestiche… sostituiti da lavoro femminile serale e domenicale di cucito, stiro, cucina e giustappunto pulizie in casa)?

  16. Luis

    Ho 50 anni e ricordo che nelle famiglie dei miei nonni, una operaia, l’altra contadina, non ci fu alcun bisogno di badanti perchè fino alla loro dipartita (avvenuta negli anni 70-80) essi erano naturalmente accuditi dai figli, o più esattamente delle figlie, salvo intervento estemporaneo di qualche infermiera professionale per cicli di iniezioni. A quei tempi affidare i propri genitori a terzi, o ancor peggio farli ricoverare in gerontocomio, era considerato deplorevole oppure da ricchi. Adesso arrivano le badanti straniere perchè i figli si rifiutano di adempiere direttamente agli obblighi di assistenza ai genitori anziani, preferendo pagare terzi, atteggiamento comunque preferibile all’internamento in gerontocomio, ma che dimostra un maturato egoismo e un’accresciuta disponibilità economica delle nuove generazioni.

  17. elisabetta addis

    Avete perfettamente ragione. Le famiglie sono lasciate sole ad occuparsi della cura, il che significa sostanzialmente che le madri sono lasciate sole a occuparsi dei pochi figli e le figlie adulte sono lasciate sole a occuparsi dei genitori anziani. Ma il mio problema è il seguente: queste cose le diciamo almeno dal convegno organizzato nel 1975 a Firenze da Livia Turco. E in trenta anni, nei quali hanno governato destra e sinistra, cattolici e liberali, non è cambiato quasi niente nell’impianto strutturale del welfare italiano e nelle sue carenze. Spero che il fatto che ora lo diciamo con dati ed equazioni aiuti a cambiare, ma francamente, non vedo proprio da chi e da dove possa provenire oggi e in un domani prossimo la forza politica per il cambiamento che auspicate. Comunque auguri.

  18. stefano

    E sopratutto, chi non se le può permettere, come fa? Chi oggi guadagna 1000 euro al mese come farà in futuro? E chi ha la pensione minima? E chi arrivava giusto giusto a pagare la badante ora che deve metterla in regola come farà? Continuerà a pagarla in nero, ovvio, ma cosa si credono questi, che siamo tutti miliardari come loro? E basta!

  19. angela

    Dicono che la crisi è passata ma non è cosi perché mia mamma vive in sardegna e non riesce ad arrivare alla fine del mese mio padre è disoccupato, mio fratello pure e mia mamma ritira 700 euro al mese e se mangia non paga i debiti e se paga non mangia e nessuno li sta aiutando: hann chiesto aiuto alle istituzioni ma nessuno li aiuta. Come fanno a dire che che la crisi non c’è più?

  20. Assunta

    Sono figlia unica e la mia vita è stata sempre condizionata dalla non autosufficienza di mia madre(dal 1982). Sono insegnante ma non ho potuto mai realizzarmi nel mio lavoro. Ho fatto supplenze brevi,rifiutando incarichi annuali,barcamenandomi tra lavoro e famiglia. Sono sposata, ho quasi 50 anni; mio marito mi ripete che devo lavorare per avere diritto alla pensione,ma mia madre non vuole badanti. Perchè mia madre non può "assumermi" versandomi i contributi per le ore che le dedico? Non sarebbe una cosa legittima, visto che io abbandono la mia casa e la mia famiglia per stare al suo fianco per buona parte della giornata? E poi, che controsenso: devo lasciarla nelle mani di un’ estranea (stipendio e contributi ) per andare a fare un lavoro fuori casa. Ci sto io, mi mette i contributi, mia madre è serena, al mio posto a scuola assumono un’altra e tutto va a posto! Il Governo potrebbe fare una legge in tal senso per agevolare le figlie costrette a rinunciare ad una carriera solo per amore verso i genitori, invece di pensare solo alle badanti straniere. Forse non avremmo più bisogno di loro! Che ne pensate? Potete dirmi se esiste già una legge in tal senso?

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