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MILANO DA BERE

Il comune di Milano vieta il consumo di alcolici in luogo pubblico ai minori di 16 anni. E motiva il provvedimento con la necessità di contrastare una epidemia di alcolismo fra i giovanissimi. Le statistiche citate dal sindaco, però, non sembrano dare una solida base all’inasprimento delle norme già esistenti. Anche gli effetti sulla salute dei ragazzi saranno modesti. L’ordinanza ha invece una plausibile giustificazione di costo-beneficio su un altro aspetto: mettere un freno alla movida giovanile. Dove il beneficio primario è quello dei residenti nelle aree interessate.

 

Il comune di Milano ha recentemente emanato un’ordinanza per regolare il consumo di alcolici per i minori di 16 anni: il consumo e la detenzione di alcolici in luogo pubblico da parte dei giovani è punito con una multa di 450 euro. L’ordinanza è complementare all’articolo 689 del codice penale, che vieta all’esercente di un locale pubblico di somministrare bevande alcoliche ai minori di 16 anni.
In questo articolo vorrei esprimere alcune riflessioni motivate dall’ordinanza. Premetto, per chiarezza, che sono astemio.

PROTEGGERE I GIOVANI

L’ordinanza milanese appare motivata da due obiettivi complementari. Primo, contrastare una apparente epidemia di alcolismo fra i giovanissimi: in una intervista, il sindaco Moratti ha dichiarato che “a Milano il 34 per cento degli undicenni ha già avuto problemi con l’alcol”. (1) Il secondo obiettivo, meno apertamente dichiarato, è contrastare aggregazioni giovanili turbative della pubblica quiete e decoro, la cosiddetta movida.
Partiamo dalla prima motivazione. Se è vero che il 34 per cento degli undicenni milanesi ha problemi di alcol, c’è sicuramente di che essere preoccupati. Il sindaco non ha rivelato la fonte del dato, quindi verificarlo è difficile. Una veloce ricerca però consente di indovinare. Nella stessa intervista, infatti, Letizia Moratti ha dichiarato che “in Italia i giovani minori che bevono sono oltre 750mila.” La stima di 750mila coincide con il numero dei minori “a rischio” secondo le stime dell’Osservatorio nazionale alcol. (2) Si noti che questa stima è basata sulla “definizione Iss” di minori a rischio, per cui qualsiasi persona di età inferiore a 15 anni che consumi alcolici in qualsiasi quantità è definita “a rischio.” Se la definizione di “rischio” usata da Letizia Moratti è quella Iss, l’unica cosa che vuol dire è che il 34 per cento degli undicenni di Milano hanno assaggiato l’alcol.
È poi anche tutto da dimostrare che l’alcolismo sia in Italia un problema sociale. Fra il 1970 e il 2000 il consumo annuo di alcol in Italia è diminuito costantemente, ed è passato da 16 a 8 litri pro capite. (3) Questo trend non è esattamente indicativo di un’epidemia di alcolismo.
Con questo non voglio argomentare che il problema dell’alcol per i giovani non sia grave. Magari lo è. Tuttavia, le statistiche citate dal sindaco Moratti non appaiono una solida base per giustificare un inasprimento delle norme già esistenti.
Una questione molto importante è quanto siano efficaci queste misure nel ridurre i problemi di salute legati al consumo di alcol. In questo settore, purtroppo, l’analisi empirica è generalmente di qualità modesta. Ma una ricerca attendibile mette in relazione l’avvento del proibizionismo negli Usa con le morti per cirrosi epatica. (4) Secondo lo studio, con l’avvento del proibizionismo, le morti per cirrosi epatica diminuirono del 10-20 per cento. Se si considera che, al contrario del proibizionismo, l’ordinanza milanese non proibisce il consumo in luoghi privati e si applica solo agli “under-16”, si può ragionevolmente immaginare che il suo effetto sui problemi di salute legati all’alcol sarà modesto.
Alcuni lettori obietteranno che, indipendentemente dai suoi pro e contro, l’ordinanza è paternalistica. E argomenteranno che le ragioni di un intervento pubblico possono essere trovate solo nel fatto che il consumo di alcol ha effetti negativi su terzi (esternalità negative): ad esempio guida in stato di ebbrezza che mette a repentaglio la salute di altri o schiamazzi. In assenza di queste esternalità, l’ordinanza non sarebbe giustificabile. (5) Certo, è vero, l’ordinanza obbliga i giovani a un comportamento diverso da quello che altrimenti seguirebbero. D’altro canto, è pacifico l’orientamento secondo il quale i più giovani siano meno responsabili delle proprie azioni, e quindi più soggetti a limitazioni del loro potere decisionale. E l’articolo 689 cp ne è appunto un esempio. Ma anche se agire paternalisticamente è legittimo, ciò non vuol dire che sia opportuno.

CONTENERE LA MOVIDA

La motivazione reale dietro l’editto sembra essere il desiderio di contenere la “movida” che invade alcune aree di Milano. Da un punto di vista economico, aggregazioni rumorose e incivili rappresentano un’esternalità sui residenti delle zone interessate. Su questa base, l’ordinanza sarebbe condivisibile anche dai libertari che aborrono il paternalismo. D’altro canto, è probabile che i partecipanti alla movida si diano a vicenda un’esternalità positiva: dopo tutto, i giovani  probabilmente traggono piacere dall’assembramento. Quale delle due diverse esternalità sia dominante è difficile da valutare. L’obiettivo di limitare gli assembramenti più sguaiati mi sembra ragionevole. Il desiderio di “stare tutti insieme” sarebbe meglio soddisfatto in aree non residenziali.
Gli stessi proprietari dei locali hanno reagito favorevolmente all’ordinanza, probabilmente perché la considerano un compromesso ragionevole di fronte alla frustrazione dei residenti.

CONSIDERAZIONI SULL’ENFORCEMENT E SUGLI EFFETTI COLLATERALI DELLA NORMA

Alcuni lettori penseranno che lo zelo nell’applicazione dell’ordinanza si spegnerà prima di avere instaurato la nuova norma sociale. Lo scetticismo può essere giustificato, ma vi sono numerosi casi in cui comportamenti anche più radicati sono cambiati. In Italia, per esempio, l’abitudine a non fumare negli aereoporti si è consolidata progressivamente, nonostante la carenza di enforcement. Lo stesso può dirsi per l’ordinanza “pooper-scooper” (“anti-cacca-dei-cani”) a New York, che ha cambiato la norma sociale, tanto che adesso tutti i proprietari dei cani raccolgono il “misfatto” con il sacchetto di plastica.
Sarebbe poi opportuno che il controllo sull’applicazione della norma fosse costante. Se è sporadico, chi viene beccato si sentirà perseguitato perché sa che tutti i suoi amici hanno ignorato l’ordinanza senza conseguenze, e maturerà un risentimento nei confronti dell’autorità. In questa ottica, è apprezzabile il processo descritto dal vicesindaco di Milano De Corato che annuncia un periodo di “enforcement informativo” (senza multe) prima di quello effettivo (con le multe).
Un probabile effetto collaterale dell’ordinanza sarà di spostare il problema della movida ad aree limitrofe al comune di Milano. Sarà interessante vedere se i giovani riusciranno a ri-coordinarsi in altre aree. Una ri-coordinazione che potrebbe essere relativamente rapida, grazie ai telefonini e ai social network. Se è così, ci si può aspettare che i comuni limitrofi vogliano contrastare il problema adottando ordinanze simili a quella di Milano.
Un altro effetto collaterale sarà spostare il consumo di alcolici dal pubblico al privato. Non è un problema dal punto di vista della movida, lo è però dal punto di vista dell’assuefazione all’alcol perché potrebbe portare a comportamenti meno visibili ma non meno dannosi. Un recente lavoro sull’effetto del divieto di fumare nei locali pubblici negli Stati Uniti dimostra che il “no smoking”  causa un incremento nel fumo passivo da parte dei non-fumatori, particolarmente i bambini. (6) La ragione è che i divieti di fumo spostano semplicemente il comportamento da locali pubblici a locali privati, nei quali i non-fumatori sono più esposti.
In conclusione, l’ordinanza approvata dal comune di Milano, per quanto mal giustificata, ha una plausibile giustificazione di costo-beneficio, dove il beneficio primario è quello dei residenti nelle aree interessate dalla movida.

 

(1) http://milano.repubblica.it/dettaglio/articolo/1676997
(2)Stime per il 2007 presentate da Emanuele Scafato, direttore dall’Osservatorio nazionale alcol e del centro Oms per la ricerca sull’alcol dell’Istituto superiore di sanità, in apertura dei lavori della prima Conferenza nazionale alcol a Roma. Disponibili a questo link
(3)Pierpaolo Pierani e Silvia Tiezzi, “Addiction and Alcohol Consumption: Evidence from Italian Data”, Università di Siena 23 febbraio 2007.
(4) Angela K. Dills , and Jeffrey A. Miron “Alcohol Prohibition and Cirrhosis.” Am Law Econ Rev 6 (2004), pp. 285-318.
(5) Convenzionalmente, gli economisti sono sospettosi di misure che limitano la libertà di scelta degli individui. Tali misure sono però riconosciute giustificabili nella misura in cui la scelta di Tizio ha un impatto sull’utilità di Caio. Tali effetti sono chiamati in gergo “esternalita”. Per esempio, se uno sforzo di Tizio (non buttare sigarette accese) ha un effetto su Caio (gli si brucia il bosco attorno casa), allora il comportamento di Tizio ha una esternalità su Caio. Siccome Tizio non avrebbe sufficiente incentivo a non buttare la sigaretta accesa, allora è giustificabile intervenire e imporre su Tizio una responsabilità legale.
(6) Jerome Adda and Francesca Cornaglia, 2005. "The effects of taxes and bans on passive smoking," CeMMAP working papers CWP20/05. La ricerca misura l’esposizione al fumo passivo attraverso la presenza nel sangue di cotinina, un metabolita della nicotina.

Foto: le colonne di San Lorenzo, Milano, da Flickr

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21 commenti

  1. travasino

    Studi clinici affermano che comunque il consumo di alcool è da scosigliarsi fino ai vent’anni età fino alla quale l’ipotalamo subisce gravi danni dall’assunzione di questa sostanza che è comunque un veleno.

  2. Bruno Stucchi

    Invito tutti gli scettici a venire con me un sabato sera, dall 22 alle 24 a fare un giro di certi bar e osterie. Poi ridiscutiamo. Di positivo -ma io sarei piu’ crudele- e’ la multa di 450 euro per baristi e osti di manica larga. 450 euro sono troppo pochi, corrisponde a malapena all’incasso di un quarto di giornata. Alzerei la multa a 2000 euro e 15 giorni di chiusura totale. Applicata con mirata crudelta’, (vigili, polizia e carabinieri sanno dove colpire) questa norma ricondurra’ a piu’ consapevoli comportamenti anche i piu’ refrattari. Punitene 1000 per educarne 2000.

  3. Diego

    L’ordinanza è paternalistica e sarà poco efficace. Inoltre non affronta le vere cause del problema (peraltro non così grave come si dipinge) anzi rischia di acuire il problema colorando il consumo di alcol in un’aurea di "tragressione" che non farà altro che mitizzare ancor di più l’abitudine. Soprattutto nei giovanissimi. Inoltre, l’ordinanza dimostra scarsa cultura considerando tutte le bevande alcoliche alla stessa stregua. Il vino (di cui l’Italia è il principale produttore al mondo) e la birra sono trattate allo stesso modo dei superalcolici per esempio. Naturalmente le affissioni e gli spot che celebrano le bevande alcoliche con tanto di giovanissimi e giovanissime non sono state vietate….

  4. armando

    1) Il provvedimento è illogico. Non si capisce allora perchè non estenderlo ai sedicenni e diciasettenni. 2) Non si capisce quale sia lo scopo. Gli under 16 costituiscono un così grave problema sociale con l’alcool? Meno di quanto invece non facciano gli orari di aperura e chiusura dei locali notturni (discoteche comprese). Pensate alle stragi del sabato sera. E qui si parla di maggiorenni che bevono. Per cui: secondo me l’unco provvedimento serio e non di faccaita potrebbe essere quello di modificare a livello nazionale gli orari di chiusura e apertura dei locali. Proprio per "regolarizzare" la "movida".

  5. Paolo Ermano

    Egr. Prof. Persico, Forse la Moratti non ha citato i dati giusti, ma basta leggere attentamente la relazione da lei citata per capire la gravità del fenomeno. L’aumento del consumo di superalcolici e degli amari ha ridotto il volume totale perché lo concentra. La relazione è: si beve male, ci si alcolizza peggio. Sono soprattutto i giovani (non solo quelli entro i 16 anni) a bere peggio: fuori pasto, spesso il sabato sera (concentrazione della quantità), spesso oltremisura. La situazione è grave: i SERT sono sempre più affollati da adolescenti (Tav. 38 della relazione). Fra le altre, il provvedimento rischia di favorire l’effetto sostituzione dell’alcool con la droga: è il famoso gateway effect, oggetto anche di uno studio pubblicato sul NBER (6348), che, in una città come Milano, dovrebbe preoccupare. Oltretutto l’Oedt nella sua ultima relazione mette in allarme per l’aumento dell’uso di droghe pesanti fra i giovanissimi. La movida, poi, è l’ultimo dei problemi in un società che ti concede quasi esclusivamente TV, computer e shopping. Semmai, è da chiedersi perchè sempre più giovani tendono a “sfasciarsi”. Ma su questo è un problema che non ci si vuole porre…

  6. Daniela Mancia

    Ho letto con interesse l’articolo di Persico e mi trovo d’accordo con lui su tutte le argomentazioni ad eccezione delle riflessioni che fa sui numeri del fenomeno. Io posso dire di aver toccato con mano in questi anni la crescita inaspettata e, apparentemente, inarrestabile del fenomeno, attraverso i racconti dei miei figli, che hanno ora 22, 19 e 16 anni (tutti e tre studenti liceali, 2 Classico e 1 Scientifico). Se alcuni amici del primo hanno iniziato a bere intorno ai 18 anni, e comunque senza quasi mai eccedere, molti compagni del secondo hanno iniziato a bere allo scopo dichiarato di ubriacarsi a 16. Quelli del piccolo bevevano birra già a 14 anni. L’escalation alla luce della mia esperienza è stata impressionante.

  7. Massimiliano Claps

    Mi sorge un dubbio sull’argomento presentato. L’assembramento di giovani sicuramente porta esternalità negative in termini di rumori, e magari qualche reato minore tipo distruzione di qualche arredo urbano, ma potrebbe portarne anche di positive; ad esempio nelle zone molto affollate da giovani potrebbe esserci una minore incidenza di reati più gravi tipo violenze sulle donne, rapine, etc. dato che ci sono molte persone a fare da testimoni. Quindi magari i proprietari delle case sui Navigli (tanto per fare un’esempio) potrebbero trovarsi di fronte ad un trade-off fra confusione e sicurezza personale.

  8. Luca Melindo

    Premetto che, a differenza dell’autore non sono astemio, e che sono padre di tre figli (di cui un 11enne che, secondo quanto infelicemente dichiarato dalla Moratti, "ha già avuto problemi con l’alcol" poiché ha in diverse ricorrenze bevuto mezzo bicchiere di Moscato d’Asti…). Ora, il provvedimento della Giunta di Milano (che pure mi sembra senz’altro sensato se riferito alla necessità di contrastare i comportamenti dei giovanisssimi che arrecano disturbo alla quiete pubblica) assomiglia alle Grida di manzoniana memoria e sembra nascere dalla necessità di strizzare l’occhio ad una platea sempre più vecchia e spaventata di elettori. Inoltre, per aver vissuto negli Stati Uniti da teenager, credo di poter affermare che l’efficacia di tali provvedimenti sarà molto modesta a cuasa della oggettiva difficoltà e onerosità del loro enforcement. Proclamarsi paladini del "Law and Order" senza essere poi in grado di dimostrarlo potrebbe infatti rivelarsi un boomerang in termini elettorali. Infine, ma dei ragazzi non dovrebbero preoccuparsi, in primis, i loro genitori? Mala tempora currunt….

  9. Gabriele Andreella

    Questo è il solito provvedimento-slogan i cui effetti, nel migliore dei casi, saranno quelli di limitare la movida (uno dei divertimenti popolari moderni). Si tratta dell’ennesimo (sebbene non il più grave) provvedimento illiberale di stampo autoritario che configura ancora una volta l’Italia come un penoso Stato Etico pseudofascista a cui ogni serio liberale si dovrebbe ribellare. Ed ora lasciamo pure che i telegiornali, a reti unificate, bombardino gli italiani con la solita bieca propaganda paternalistica infarcita di interviste selezionate a cittadini completamente ignoranti, che ci aiuteranno a giudicare in modo semplicistico ed emozionale quanto buono e bello sia questo penoso decreto illiberale.

  10. roberto

    Ieri sera ero al LIVING (locale della famigerata zona Sempione): 9 euro per un drink -e sino a qua nessun problema- ma totale mancanza di scontrini fiscali (né a me né alle persone che mi stavano intorno). Mi sono sempre chiesto perchè il comitato dei residenti non faccia mai presente la situazione, per esperienza diretta comune a tutti i locali della zona… che i residenti siano, come dire, un filino a disagio sulle tematiche pagamento tasse? Loro denunciano i proprietari dei locali, questi rispondono facendo presente la stranezza di persone "povere" con appartamenti vista Arco della Pace da 10.000 euro al mq (appartamenti ovviamenti intestati a società di comodo costantemente in perdita).

  11. Giulio

    In un gruppo di sedicenni, spesso, alcuni bevono (e spendono) e si ubriacano ma poi tutti eccedono nei comportamenti, anche i non ubriachi del gruppo. E negli eccessi possono risultare, un po’ perchè adoloscenti e un po’ per i pregiudizi degli adulti, più sgradevoli per gli altri avventori più facoltosi e farli allontanare. Ne segue che per un gestore di locale rappresentano un grosso costo e uno scarso beneficio. Più che al paternalismo (che comunque ha il suo successo) penserei ad un movente economico semplice: disciplinare la movida per ottenere il massimo profitto. Con ricaduta ulteriore di consenso, ovviamente, per chi ha ideato il provvidimento. Molto interessante l’articolo come i commenti, grazie.

  12. mirco

    Le ordinanze anti alcool o antiqualcosa in genere di solito contengono sanzioni di tipo amministrativo pecuniario e di solito sono molto bonarie con i gestori. Nel caso della vendita abusiva dell’alcool a minori dei 16 anni, è sufficiente l’art. 689 del codice penale.recentemente una sentenza di cassazione su un caso concreto ha confermato la condana di un barista per aver non solo venduto ma anche soministrato e qui sta la novità della corte, alcool ad un minore di 16 anni. Con questa sentenza d’ora in poi i baristi se hanno dubbi prima di vendere eversare alcol a giovani devono chedere la carta di identità e verificare l’età. altrimenti scatta la sanzione penale dell’art. 689 che presuppone la chiusura del locale.. Il resto le chiacchere, dei sindaci paternalistici.I giovani si educano con l’esempio e con la disciplina degli adulti non con i divieti. Se si sanzioneranno penalmente i baristi questi dibattiti su ordinanza si e ordinanza no spariranno con qualche barista in manette in piu, qualche locale in piu chiuso, la movida salva e i minori di 16 anni ancora in casa.

  13. AMSICORA

    Vorrei, se possibile, rispondere a chi mi ha preceduto. 1- A chi invoca "Punitene 1000 per educarne 2000" (slogan vagamente inquietante) proponendo di sanzionare con "mirata crudeltà" (testuale!) ovvero multa di 2000 euro e 15 giorni di chiusura totale per il povero barista che commette il gravissimo crimine di…dare una birra ad un ragazzino. Singolare paese il nostro in cui si è ipergarantisti con dipendenti pubblici ladri e/o fannulloni, salvo poi essere forcaioli con gli odiati commercianti, che, almeno, fino ad oggi erano accusati solo di evasione fiscale e non anche di "spaccio di alcolici", per cui dovrebbero scattere addirittura le manette evocate da altri. 2- Vorrei ricordare che l’educazione dei figli è un compito della famiglia, non dello Stato (tantomeno del Comune). 3- Infine, a proposito di esternalità, vorrei chiedere al professor Persico: più che fare gli "sbirri fiscali" sui mancati scontrini, come chi evidentemente ignora l’esistenza degli studi di settore, i residenti delle zone della "movida" non potrebbero essere indennizzati economicamente dai proprietari dei locali per essere costretti a subire i disagi?

  14. Elia Berdin

    Volevo solo commentare un dato che da giovane (quasi 24 primavere) mi lascia un po’ perplesso. L’autore cita una ricerca secondo la quale nel trentennio che va dal ’70 al 2000, la quantità di alcol consumato procapite nel nostro paese si è dimezzata, passando da 16 ad 8 litri. Non conosco i loro dati ne posso presentarne di miei, ma vorrei far riflettere sulla diversità del consumo tra gli inizi e la fine del trentennio in questione. Non credo mio padre bevesse molte caipirinhas o mojitos quando era giovane, cosa che invece sono solito fare io con i miei amici. Credo quindi che il dato vada visto sotto questo aspetto e credo basti andare in qualsiasi discoteca d’Italia per rendersi conto di come sono composti quegli 8 litri. Per il resto sono convinto anch’io che l’ordinanza servirà a poco, ma forse di una cosa si può essere relativamente ottimisti: qualcuno si è accorto che negli ultimi tempi si beve molto, anzi moltissimo! Lo dice uno che di anni ne ha 23 e non ha certo ambizioni paternalistiche. Concludo: se un modo c’è per limitare il fenomeno, lo si deve cercare in quell’effetto "parenting" che spesso manca dietro a quelle situazioni anche apparentemente normali di banale sballo adolescenziale.

  15. Sara Guerra

    Salve a tutti, in USA il consumo di alcolici e’ vietato fino ai 21 anni; ovviamente si e’ creato il mito della bevuta e dalla mia prima permanenza qui (12 anni fa, ultimo anno di liceo, Milano era gia’ glamour, le campagne del Kansas no) ho osservato che le ubriacature sono all’ordine della sera nelle feste private. E non c’e’ movida, Prada, Gucci e drink a 9 euro…il gusto del proibito esalta tutti. Apprezzo il decreto: responsabilizza gli adulti su un problema emergente (e + vasto della movida) che nessuno vuole vedere, ma per convincermi vorrei leggere qui tra un anno qualche dato rincuorante!

  16. Pietro

    Come al solito quando non si sanno risolvere i problemi si fa credere come nuovo qualcosa che già esiste come citato e, secondo me, poco evidenziato dall’articolo: l’art 689 del codice penale. Questa è una finta prova di forza. L’ordinanza non verrà fatta rispettare fino ad agosto, quando molta gente andrà via o i negozi (bar compresi) chiuderanno per ferie o per le crisi. O la problematica è urgente ed allora l’ordinanza va fatta rispettare subito o è l’ennesima bufala (vedi il caso ecopass per i diesel che viene rimandato ad oltranza). La questione poi è puramente di educazione che dovrebbe partire dalle famiglie e dalle scuole (invece che tagliare i fondi all’istruzione). Ma quando si ha un’oca che comanda al massimo si vede qualche starnazzo.

  17. Giuseppe Caffo

    Come medico padre di un adolescente ho studiato a fondo il problema, giungendo alla conclusione che l’alcol assunto (anche in quantità non eccessive) in età inferiore ai 18-20 anni provoca danni devastanti e irreversibili sul cervello. Ben venga quindi ogni iniziativa, ancorchè insufficiente, volta a contrastare questa allarmante diffusione dell’alcol tra i giovani. Quello che mi meraviglia è il comportamento del Capo del Governo che pur appoggiando e lodando l’iniziativa del Comune di Milano, non è sceso in campo per affrontare questa drammatica emergenza. E poi si fa un gran parlare che i giovani sono il nostro futuro.

  18. Assunta

    Il problema avrebbe a mio parere una soluzione più seria e duratura partendo dal presupposto che è la famiglia ad educare, e non lo Stato (come un precedente commento già accennava). L’ esponenziale abuso di alcool da parte dei giovanissimi si giustifica con la ricerca dello sballo, e non ha niente a che fare con la voglia di aggregazione. Ho "solo" 29 anni, e mi ci è voluto gran poco (grazie ovviamente all’educazione ricevuta) per capire che bere bene e con parsimonia è un piacere, oltre è solo stupido. Quindi il punto di partenza è (come sempre) la famiglia; in assenza, pene severissime ed esemplari.

  19. Gerardo Fulgione

    Scrivo solo poche righe: 1) Non esistono statistiche "serie" sul fenomeno alcol tra i giovani …. molte cifre sono solo sparate a raglio: non viene citato il campione rappresentativo, il periodo di riferimento etc… ed ho l’impressione che che questa "degenerazione sociale" sia piu’ che altro espressione di una società sempre piu’ mediatica; 2) qualsiasi repressione ha sempre prodotto effetti contrari: basti pensare alla Chicago anni’30: 3) diciamo la verità: dietro queste norme, così come la legge anti-fumo, non vi è nessuna intenzione di proteggere chi è colpito da esternalità (che non e’ detto siano negative) ma dall’intenzione di imporre una morale fondata sul "divieto di vizio" tipico di uno stato etico, forma di stato che, si sa, vuole imporre un comportamento morale tramite norme ai propri cittadini.

  20. martino

    Debbo rispondere a Roberto che dopo aver lamentato che al "LIVING (locale della famigerata zona Sempione)" ha pagato 9 euro per un drink in totale mancanza di scontrini fiscali accusa di ciò i residenti e il comitato. Il salto logico non torna. In primo luogo mi domando perché non l’ha chiesto lei, temeva di far brutta figura? Di passare per quello moralista? Ma poi quale sarebbe il nesso tra i residenti e il rispetto della disciplina fiscale da parte dei gestori dei locali? I gestori di questi locali sono evasori fiscali di professione e lo sanno tutti, dalla Guardia di Finanza ai vigili, al sindaco. Cosa centro io residente non mi è chiaro. Vuole che spari? Oltretutto è la prima cosa che il comitato e, comunque, i residenti, hanno fatto notare al Comune già oltre due anni fa in una riunione cui partecipai anche io. La approssimazione è nemica della ragione. I locali hanno gestione Altrettanto priva di senso è la frase circa la paura di ritorsioni. semplficando, faccio notare che "i ricchi" qui sono quelli che gestiscono i locali e quelli che li frequantano. Non certo i residenti del comitato che non possono affatto permettersi aperitivi da 9 euro (fatti anche male, si dice..).

  21. Andrea

    Ok, no agli alcolici di notte nelle grandi città. No al rumore nei centri abitati. Poi i giovani per divertirsi devono prendere la macchina e andare fuori città. E poi accadono le stragi del sabato sera. In alcune città francesi in cui ho vissuto locali e discoteche si trovavano in centro città, era ben insonorizzate (così non danno fastidio al vicinato) e stragi del sabato sera non ce n’erano. Perché?

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